La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 31 - 30 luglio 1961

Domenica 30 luglio 1961 Gabriel Marcel e iL mestiere del critico * LA FTERA LETTERARIA ][ AGGI DI DINO DJEJL BO * L'ora del teatro Lesorti ~ellavita * di FRANCl:tSCO GIUSI "Gabriel Marce.I'', !crhe ~1. Da,~ nel suo stu• dio /,e Philosopi1e. 11i- 11ua11t Gabriel \farce.I ( Fla111- marion, Paris). • non ha mai cessato d'essere nel con.:rc10 e 'nell'umano•· .Qucst'as::.l.!I"Zione po~siamo nprcndcrln a proposito di tutta l'opera di ~tare~: ,;;fa che si 1r.itti delle sue cpcrc filosofiche, ::.ia che si traili dei suoi drammi e dei ::,uoi numcro::,i articoli di critica tca1ralc, di cui una prima raccolrn t'He.ure th,•citrale. {Pian, Paris), appare proprio m questi giorni. Chi co_nosce la filosofia e il teatro di ~larccl da La Grl1ce e /.A! Palais de sable., -.critti quand'ancora il giO\·anc ;i.\ar– ccl si dibatte, a Ira le ~pire d'una fìlo::,olia che non riu– scfra a soddi<:farlo, a I.e Qua– mor en fa diC:,e e L'frano– cltl.)te, in cui già si not:.1 l'an– sia d'attini;ere un'csorc.s~io– nc ch'esorbiti dagli schc,ni in , oga, a i.A Chapelle ardente, Le ,\fonde cassi e Le Uard, che segnano un approdo de– finitivo delle sue concc-zioni artistiche <! filosofiche c s,e– lano un im,olito biso~no di reazione .t all'ingiustiÌÌ::abile teatro d'adulterio'"· fino ai più recenti la\'ori com~• Les Coeurs avides, U Seu,: m1 i- ~h~\t~l~;tatn E~~~~~. r~;:i~; 1 i~{ du Gard, Clouard hanno. man m:mo, salutato come il teatro più nobile del no~tro tempo, chi conosce sopr:.n– tu110 il teatro di MarcC"I,non JL Jfi: cli LIJIGI CASTIGLI01\E può non apprezzare que.~to "-UO recente \'Olume di criti– ~a 1catrale. do\'e ogni 'a\'oro e nobilmente esaminato (o 1iesaminato) p1oprio nel mo– men{o in cui ,·iene incarnato sulla scena, nel momento in cui diviene 1111bblico, nd suo 111omcn10: direbbe ~lart·el. esisten1iale. In ogm pagina, è ,·ero. (a capolino il filosofo di Lc..ç llommes contre l'li1111wi11, del Journal 111étaphisiq11e, di Pre– sence et lmmortalitO:.. ma in fondo è scn.pre il dramma– turgo che parla di drarr.ma – turghi, recitando am:i:cmpo un umile mca culpa • nel caso in cui• i suoi confralclli che fanno oggcllo del ,o!ume • dm·cs<tero costatare che, ,en7a ,·oli!rlo. li abbia tr.1dili o malcomprcsi •. Secondo 11 suo ~iudizi.:,, ie opere che , algono sor..o quel– le che stimolano più c:1,trgi– camentc la rìilessione, quelle che non ci lasciano tranquil– li. quelle con le quali dob– biamo lottare. A questa contesta1ione irri– tante ed angosciante, • si po– I rcbbe opporre, scri,•e, quella specie di contentezza che ci lascia l'opera compiuta. quel– la che sembra non at11_nder nulla da noi e che noi dob– biamo considerare. Tuuavia (çom·cngo che questa è una professione di fede) ho dei dubbi. lo confesso. quanto alla possibilità, nel nostro terribile mondo à'oggì. J'ope– re soddi~facenli e chi!. di conseguenza, s'impongono du- rc\"Olmcnlc a noi. Mi Sl!mbra che la soddisfazione conce· pita a questo modo non è forse nemmeno possibile nel c.impo delle arti plastiche, ma è d'altronde in questo :-cnso che si possono giusti– ficare \:IÌ eccessi e le defor– maziom che carnuerinano l'arte conlemporanca. Ma quesl 'ossen·azione è , era a fortiori del teatro in quan– to pretende essere una pit– tura dell'uomo attuale,., • Non credo che il dram– maturgo, aggiunge infalli più a\'anti, possa dispensarsi di rapprcsenlare gli uomini, non dirò come li vede, ma come sono presenti nella sua più intima esperienza; mi sem– bra però che questa rappre· sentazione ,·a ine,·itabilmente al di là di se stessa, che ad un certo punto d'intimità e d'angoscia si trasformi i:i una messa in discussione, in un appello. Une oe11v.redr~ma- 11q11eco11tempora111e. 014 ce se11ti111et1t-Ià fait défmll, q11el– le que soit sa per/ection tecl111iq11e, e.si ,· sur le pla11 le plus élevé, à pe11près 111- sig11ifiat1te. ;\la è giustamen– te su questo piano che do– vrebbe realizzarsi questo mi– sterioso rapporto - frater– no - tra il critico, l'.:iutore o più esattamente i suoi per- ~~~aigi a!:ol~~~~ee~~cp~~~~~~ sibile considerare come un elemento neutro e semplice– mente estraneo• (Ava11t• propos, XI, XII). Realmente. questo difricile JD' A\ J6~T JB: * problema dei rapporti tra ~~~bJico, d~~;:''è"s\i~~o ~~i l .,olto e, forse, nemmeno po· ,10 in maniera perfettamen– te soddisracente. Il tentati– vo di Marcel è quindi un bel contributo alla sua solulione, anche se in partenza - mo– desti::l? - egli afferma che non è del lutto sicuro che simile problema possa essere risolto • autrement que par approximation •· Sfilano, cosl sollo la sua penna luminosa, dinanzi a noi, tra gli altri. le Maitre de Santiago, Cellcs qu'ou vre11d dans ses braç, Mala– testa d'Henrv dc Monther– lanl; Tessa, Electre, Ondine, U1 Folle de Cl,aillot di Gi– raudoux: le l'oyageur sa11s bagages, La Suavage, tl11ti– go11e,Roméo et Jemmette di Jcan Anouilh; Caligula, Les Justes di Camus; Le ,llou– ches. Huis-clos, Le. Diable. et tè 8011 Die11 di Sartre ... li ,•olume contiene in tutto cinquanta bre, 1 i saggi, palpi– tanti d'attualità e soffusi di quella grazia parlicolare, che orna la penna di Gabriel Marcel. Quello che più conta però è il suo giudizio nitido cd equilibrato, la valutazione impeccabile e coscienzosa che· d'o(mi la,oro dà, correggen– dosi ca, 1 allerescamente quan– do, in occasione di ripresa clci Ja,·ori, s'accorge d'a,·cr sbagliato o d'aver ceduto troppo ad un primo impulso. l N U A conforen1.a pro– nunciata subito dopo la guerra 1915-18, Luigi S1ur– zo afferma'"a che • quella co– scienza colletti,a addormen– tata e costretta a tacere che sopravvive nelle gcnera;:ioni che ci inseguono e che ha per base la razza,_ la storia, la lingua, la religione si n– s,·eglia all'urto formidabile degli a\'\'enimenti e crea uno s1a10 d'animo nuo\"o, diffu~o e valido, che 1en1a le ~orti della vita con la fo17.a indo– mita e fatale del destino•· E, con questa tematica e con altre argomentazioni, Stur-.,:o ,·oJe,·a indicare da una parte il superameoto di detl!rmi– na1e direttrici ideologiche che a,·e,ano definito il se– colo dt..-cimonono e i primi anni del ,•entesimo e, dall'al– tra parte, prospettarè lince orientath·e di rinnornmento e di conquista. Dino Del Bo che, m un ceno senso, può anche essere consideralo un discepolo del– lo Sturzo, preoccupato an– che lui delle cose nuo,·e che vanno delineandosi per la di– sciplina, l'ordine, il progres– so e la funzionalit!l delle co– munità nazionali e mlerna– zionali, prende la frase del maestro le. sorti della vita e, quasi Come simbolo, la pone come titolo di una raccolta di saggi pubblicati, in questi giorni, dall'editore Gar?.anli. Questi saggi nati come stu– di e come riccn:he scienti– fiche per la • Rassegna di politica e di storia• (la ri– visla di cui Del Bo e direl– tore da sette anni) e per le lezioni di diritto dell'orga- J[N J[ T A\ L JL .P,.\. nizzazione internalionale che lo stesso Del Bo s-\"Olgepres– so la lacoltà di statistica dell'univcrsita di Roma, si articolano e si sviluppano ciascuno in una \"ita auto– noma, indipendc-nte e slega ta dagli altri saggi. I problemi d1e, in · ogni sinii]:olo saggio, Del Bo af~ fl'onta non sono quelli co– siddetti di • occa-sione (come potrebbe pensarsi trattando– si di tt-mi politico-storici) ma ~ono, in\'ece, problemi di • impegno•: non nas<:ono d,1 una urgenza st.orica 1appor- 1ata categoricamente a situa– zioni nazionali e intern.uio– nali ma dalln esigema di in– didduare talune inalterate costanti e pers11aders; del come da 1111a serie t/1 specr– {,clte cause derivi ,ma serie di altri specifici efletti (wdi capitolo sul nominalismo). Naturalmente Del Bo, consa" pc,·ole dei pericoli insiti in qucSta posizione aprioristica (pericoli che ,·anno dalla tco· licità alla astrazione). ha la preoccupazione di leggere - quasi sempre con fdicc ri– sultato - le posizioni di principio con la dinamica della storia con l'intento di attuare, in tale modo, la ne– cessaria sintesi tra pensiero e azione attraverso uno stu– dio analitico che, senza s,·a– lutare i falli, nbbia l'accor– tezza di inquadrarli e d1 in– dicare le maniere con le quali alfro111arlie i mezzi co11cui ridurli ad 1m com1me e de– finitivo va11taggio. I temi trattati non resta– no, quindi, nel limbo della teoricità e, senza rinettere tu11a,•ia l'immediatezza del dato politico e di cronaca, subiscono una carica di at– lualità e di aderenza concre– ta all'esperienza culturale e politica e una sollecitazione problematica. Unaiorcia d'acquaper Villa Ne è conferma, tra l'ailro, il saggio dedicato alla • Si– tuazione degli intellcttuah • nel quale lo scrittore, dopo essersi chies10 la causa che fa assegnare agli stc-ssi in1cl– lettuali pesami respo11sabilita e dopo avere affermato, sen– zn mezzi termini, che gli in- 1elle11uali, oggi, soffrono del– la tentazione di acce11t11are la loro distanza, di restrin– gersi in 1111asso/mo isola– mento, di palesare i11differe11- za o, in alcuni casi, d1spre:.zo 11erq11ellavita sociale di cui essi tlovrebbero costituire il maggiore e insostilflibile fer– me1110, esamina analiticamen– te la situazione politico-so– ciale-spirituale degli intellet– tuali nel continente europeo (ser\'endosi, anche e giui.1a– mente, del metodo eh con– fronto tra stati di struttura democra1ica e stati di ispi– razione marxista) per con– cludere con i doveri che si impongono agli stati demo– c1-atici e con i do,·ci-i che si riferiscono agli intelle11uali. S IAMO arri,ati sulla roton– da del Lido di Cénide, dove :.i distribuivano i premi di letteratura e di pit– tura, che par\a,a il sindaco di Villa San Giovanni: • Que– sta cittadina, perla dello ~:;~~1g, '", sb~~~i~~ cvaqi~~-a~~i Cali - un calabro m1lancs1z– zato, che ogni anno cala a Villa a distribuire, estha be– fana. alcuni milioni 1-cr una manifest.azione culturale - scorgendo sul suo , bo u~ mal dissimulato senso d1 sopportazione; all'inciso dd sindaco, egli ha fatto una piccola istinti,·a smorfia: segno evidente che non gli piace la retorica. ch~c~r~c~~~n~ie~u•a~Jiif1 ~~i~ è di,erso dai tanti dd Sud che mancano delle cose es– senziali e ,,h ono nella mes– sianica a11esa che tutto \'en– ga dall'alto, come la manna dal cielo. Difatti un po' pri– ma, al bar dell'alberghetto modernissimo costruito dal Cah. l'amico pittore Giu:::.cp· pc Marino a Ciarda, a mc- e a qualche altro a, rcbbe vo– luto gen1ilmen1e offrire una bibila: abbiamo chiesto aran– ciate e coca cola; c'era una sola aranciata, che ha be, u– to Ciarda. Allora abbiamo ripiegalo sul rabarbarp: nien– te; acqua minerale: niente. Acqua semplice, da, purchè fresca. Nicn1c acqua sem– plice: • Debt:".Jno a11endcrc a più lardi •· • ?i.fa inso_nma - dice ,\!arino, piuttosto morti– ficato - siamo nel Sahara?•· • Che cosa vuole da mc; lo chieda all'ingegnere Cali•· Ed è quello che adesso, scri– ,endone, facciamo. Non sen– za aggiungere che non in tut– te le ore e in t.ulli i locali di Villa naturalmente è così; ma che nell'unico albergo moderno possa, a una data ora di un dato giorno, capi– tar questo è sintomatico; esclude, fra l'altro, ogni pos– sibilità di s,•iluppo turistico. Ed eccoci alla mostra di pittura. Parliamo della giu– ria: il presidente Felice Ca– sorati assente per le note ragioni (01a presente nel cuo– re di quanti eravamo com·e– nuti a Villa); Leonardo Bor– gcsc, arrhato dopo la compi– lazione del , erdctto, essendo rimasto per ,·entiquattro ore blocca10 a Banipaglia dallo sciopero ferroviario; Virgilio Guu.i. ,enuto un giorno pri– ma di quello stabililo (perchè impegnato il 14 a Vene7ia) per lasciare al segretario del– la mostra un foglietto con i nomi dei suoi preferiti: Fau– sto Pirandello assente poichè, da quando gli è staio inibito di fumare, non vuole più ,·cndere i suoi quadri e far parte di giurie. Gli unici pre– senti. il giorno e nelle ore stabiliti per discutere e de– liberare, sono stati: il caro Carlo Barbieri. croce e de– lizia di 1roppe giurie meri– dionali, e il noto illustratore Vell:mi i\larchi che ci è sem– brato come il sale nel latte, non a, endo - ci sembra - i 1itoli sufficienti per essere giudice in un concor-so na– zionale di pillura e in una giuria per il resto abbastanza qualificala. Su sei membri. comunque, quelli in regola con il regola– mento e con la prassi erano due, diciamo due: i due - Barbieri e Vellani ,\!archi - che h;mno fatto le scelte e dettala la relazione. Ora, chiediamo, è ,•alido un ,·cr– dcuo del 1?enere? Legalmente. n'ln crediamo: moralmente. di sicuro. no. Sarebbe stato più lo1i70. da1a la disdet.ia, procrac;1111are la convocazio– ne e. far capire ai membri della a-iuria che, quando si * di GJUS1<;ppFJ !ii!CIORTINO consegnato recentemente ai parlamentari calabri un me;– moriale per far loro presenti gl'indilazionali bisogni dc_l suo comune. Perchè il Cah non prende visione di quel memoriale? ton dico che egli abbia il dovere di sostituirsi all'Amministrazione pubblica; dico che i milioni spesi per una poco utile mostra po– trebbero essere meglio uli– liznti. accetta, non è solo :>er , ede– re il proprio nome stampato sul regolamento e nei co– municati per i giornali. ma bisogna essere a ogni costo presenti e partecipare alla scelta con proposte, discus– sioni, chiadficazioni. cioè por– tando il contributo della pro– pria competenza. Venendo a parlare del li– ,cllo della mostra. ci corre l'obbligo di dire che esso è piuttosto bassina: senza dub– bio più basso degli altri an– ni: e ri\'cla una certa s1an– chezza organizwth•a. Del primo premio, l'unico che si sah•::t è Manlio Sarra, il cui qu.'ldro - anche se frcl 1oloso nell'esecuzione - ri\ eia un temperamento di pillare che sa padroneggiare e far can– tare la materia. L'ex-acqua Vito Stifano ha un paesag– gio difettoso compasiti\'a– mcnte: la metà superiore è dipinta in un modo, quella infc-riore è d'ispirazi-Jne ciar– diana, anche se sbiadita co– me non sono gli uli\'i-perso– naglj!i del Salento di cui Ciarda sa essere impareggia– bile poeta. Con Sarra sareb– be stato più logico premiare Luigi Bartolini. che ha fra l'allro un piccolo quadro di una singolare bellezza gcor– izica. Un vecchio (sì, caro Bartolìni. è così) e un gio- S ~i~~~. d~~:;::o a!ll'f:~ grcsso del cinema, il \'ecchio callarrostaro rigira, a qua e là qualche castagna, in allesa di clienti. A,e,a le di· ta incrostate di fumo e le muo,·e,·a con garbo e len– tezza, senza scollarsi. 1 on era proprio per ,i\cre che face,•a quel mestiere, per questo gli sarebbe bastala la pensione e qualche aiuto dai figli. ma da quando a, e– \'a perdu10 i denti e non po– lC\'ll più mangiare, non pren– de\'a più gusto di niente e così si era deciso a Yendere callarros1e nella speranza di mcl tere insieme una certa somma e comprarsi una den– tiera. Però. da tre anni che tenta,a, non c-ra ancora riuscito a raggranellarla. Gente gli passava continua– mente da,anti dire11a al ci– nema. coppie, ragazzi che all'ultimo momento si fer– ma\'ano dinanzi all'ingresso a cercarsi nelle tasche e a ri– contare i Soldi, ma il \"ecchio li guarda,·a senza ,ederli, come quando su un marcia• piede aspettale qualcuno e facce e facce ,·i passano da– "anli. ma \'0i continuate a \'edcrne una sola, quella di chi aspettale e non ,·iene. Così il \'ecchio. Era preoc– cupato. Da quando era Il non a,·e,·a guadagnato una li– ra e ora si accorge\'a che non era più così grade\'olc star– sene seduto dinanzi al ca– lore del fornello. comincia\'a a far caldo ... e Ecco! - pensò - Proprio ora che sta, o per farcela! •· AncC'ra qualche migliaio di lire e poi sarebbe andato da quel dentista di \'ia del Poz– zetto e... • Oh. Signore! - pregò - tienilo lontano per piacere! Basterebbe che lo tenessi lontano una diecina di giorni .. •· In quel momento dal cine– ma \'enne fuori l'uomo ad– detto al controllo dei bigliet– ti. si sbo1tonò il colletto del– la giubba marrone --on i fre- ~~cg;~~~- i~bug~~o.e dette una - Beh, come vanno gli af– fari? - chiese al vecchio. - .\1ale ! - disse il yec– chio - Non ho fauo una lira. \'ane. Tutto questo ammet– tendo che non sia stato ar– bitrario (ed è invece un ar– arbilrio tale da inficiare il verdetto della giuria) di, 1 ide– rc ex-aequo il primo premio che nell'art. 2 del regola– mento è esplicitamente det– to • indi\'isibile ,._ Il primo premio - quello indicati,·o - a\'rcbbe così sottolineata l'accentuata pre– senza di alcuni giovani pit– tori: i quali, pur nelle dher– sità delle poetiche, riescono a dare un po' di spicco a qualche pare1e. Citiamo, per esempio: i napoletani Dc Ste– fanis, De Stefano, Godi, Mon– tarsolo, Pone. Waschimps che. però. sembrano dei figurati,i impa7.ziti; essi non tornano all'ordine dopo un'esperienza astrauista, ma vorrebbero adeguarsi alla moda senn romperla del tutto con la realtà. Una solu1ione di com– promesso. più che un pon– derato richiamo per lo <;\i– luppo \'cramente estetico del– l'arte italiana. Altri pittori da ricordare per il contributo più o meno positivo dato alla mostra: Guido Basso. Celiberti, Raul M. Oc An1Zclis, Devetta, Ma– (Znolato, \tiele. G. D. Paoluc– ci, Posabella. Raffaele Spi7- 7ico; e fra i calabresi - in \'Crità un po' troppo numero- si - hanno delle qualità Raffaele Basso, Cefaly, Calia– no e Marino. 11 resto, o al– meno quasi tutto il resto, della mostra è fatto di pit– tori ormai senza fiato, di piccole fame locali legale al peggiore Ot1ocen10, di dilet– tanti di ogni genere e risma: tulla roba che avrebbe do– \'UI0 essere respinta per dare più spazio :li meritevoli e così alzare il Jiye\lo della mostra. Ma, dopo 1u110, vale sul scrio la pena tenere annual– mcnlc a Villa una mostra. che, dopo la •fiesta • della inaugurazione, non , 1 ede qua– si nessuno, che non può in– teressare l'elemento locale, che non può attrarre l'ele– mento turistico (si fanno tanle mostre in Italia, che non è necessario scendere si– no a Villa per vedere certi autori)? E' produttivo spen– dere parecchi milioni per b • cultura ,. in una zona in cui la maggior parte della p~po– la1ione, fatta di po\'eri pe– scalori, manca del necessa– rio per ,•h•crc? Inviliomo il Ca!\, che è persona concreta, a 1iflet1ere su questi inter– rogativi. Una • perla ,. è cosa pcr– fcua; ma il • primo cittadi– no,. di Villa. a prescindere dall'occasionale retorica. ha Non scrh·eremmo queste cose se non sapessimo di parlare a un uomo in grado di anteporre l'amore per il • natlo loco• a ogni vanità personale. La mostra, così com'è, è uno spreco ed è quindi sollanlo utile a quelli che incnssano i premi. Se la si vuole continuare, si tol– gano i premi in denaro, so– stituendoli con quelli sim– bolici; si proceda con ma~– giorc consape\"Olezza negli in\'iti e nelle accettazioni, si facciano delle giurie di p6che persone che s'impegnino (ca– schi il mondo) a inlen•enire, si cambino annualmente i nomi per evitare il formarsi d'incostrazioni che andreb– bero a de1.-imen10 della ma– nifestazione. E sia il nostro dissenso considerato un allo d'amore verso la Calabria tutta; un augurio che la mo– stra di Villa. r,oss:i domani - com'è adesso a Cortina o a San Remo - essere un av,·cnimcnto in armonia con l'ambiente. i\la questi saggi, cosi ca– lt:goricamcnte definiti nella loro singola sfera. co:::.ìcon– clusi nella loro propria !e– matica, a bene indagare si configurano come parti in– tegranti di una sola compo– sizione, come capitoli di un libro unitario, come formu– la1Joni teoriche-pratiche di un corpo organico di dottri– ne. Essi, pur nel rispello della loro autonomia, vibra– no unitariamente in una spe– cie di • armonia prestabilita,. di ,•ccchia scuola ra1.ionalista per due principali motivi di cui uno formale e uno so– stanziale. 11 primo - quello forn1ale - è presto detto in quanto a11icne alla architellura di Un rcicconto di ELIO COSTRINI ''LA DENTIERA '' * - E chi , uoi che compri le tue callarrosle con qucslo caldo? - disse l'altro - Do– ,·rcsti cambiare, vendere bi– bite. - E tornò dentro scuo– tendo la testa. lstin1ivamcn1c il ,·ecchio guardò l'angolo opposto del– l'isolato e seni\ come una fitta, un dolore. li bibitaro aveva già riaperto, ~enle era ferma dinanzi al ch1oschetto, qualcuno bevendo dire1ta– men1e dalla bottiglia, allento a non farsi gocciolare sul ve– stito. Allora capì definiti\'a– mcnte che anche per quel– l'anno era finita. • Ecco com'è - pensò - tu fai progetti, cominci già a credere che stai per farcela e poi arri,•a il caldo e bulla all'aria ogni cosa. Se solo a\'esse lardato una decina di giorni. .. Ma cosl è ogni an– no, sempre. E ora aspetta che arri,•i 01tobre!,. Non pot~,•a certo continuare a ,ende1c callarroste durante l'estate. Avrebbe do,•uto cambiare, ,·endere bibite, magari noccioline, ma c'era gfà chi lo faceva e guardò il bibitaro che si sbracciava a sen•ire i clienti e la donna seduta dinanzi al banchetto delle sue noccioline, anch'essa in inutile attesa. e Dovresti aambiare, vende– re bibi!e, qualcos'altro• ripe– lè ironicamente ricordando il consiglio. • Ma come siamo bravi nel dare consigli! Se nei nostri affari meuessimo un pizzico di quel giudizio che sprechiamo nel consiglia– re J!ii altri. saremmo tutti ricchi•· Ora, come qualcuno c~e ridesse di lui. gli venh•ano m mente i progetti per festeg– giare l'acquisto della dentie– ra. Gesù, e lui che già si ,e- de,·a al • Pa\'one ,., seduto in– nanzi a una di quelle bistec– che al sangue, da mangiare stracciandole a morsi, tanto da far crepare d'invidia ... i\ta chi, poi, se non c'era più nessuno? Dei suoi amici, solo Matteo ,•cniva qualche \'alta, gli altri chi era morto e chi si era trasferi10 altrove. Era morto anche Camilla, il pro– prietario del locale, il com– pagnone di certe sere, se non c'era gente, buttava ,•ia il grembiule e veniva ad aggre– garsi con loro e poi pagava la sua quota, come uno qua– lunque, e ora c'era un altro, un tipo che non si capiva che razza di mestiere avesse fallo fino allora, con certe mani bianche bianche e un modo di posanrì sul ta,•olo la bot– tiglia del vino, come se l'a– \'esse a schifo. ·• Credo che in fondo non l'avrei neanche gustala quel– la bistecca - pensò -non c'è gusto a fare una cosa che non eri più capace di fare, se non c'è nessuno ;,er dimo– strargli che sei ancora ìn gra– do di farla•· Ma ebbe dei dubbi. • O sì. invece? - pen– sò - una bistecca è sempre una bistecca, che tu la mangi da solo o in compagnia '"· Si ricordò di altri tempi, altre sere passate al • Pavo· ne•· C'erano tutti, allora, anche Filippo che suona,·3 cosl bene la chitarra e quan– do era ubriaco chiama,•a tut– ti • fratelli •, forse perchè era solo, poveretto. e Sandrino, che, aveva una bella \'oce ed era anche bello, per giunta, e per quesle due cose insieme acchiappava più donne lui che mosche una caria inset– ticida, e la sera del sabato, spaghetli •all'amatriciana• e "ino, d'estate fuori, al fre- sco, era ancora campngna, intorno, e d'im•crno dentro, nel caldo fumoso dell'unico locale. E poi, finito il ban– chc1to, in giro a fare sere– nate, dovunque, nella zona, abitasse qualche bella ragazza e anche se era brutta gliela facevano lo stesso. • E' una donna? - dice,·a Sandrino ormai lanciato - E allora, dai, accompagnami?•· E Fi– lippo nicchiava e poi finiva per pizzicare gli accordi. Ma il meglio della festa, il di– Yertimento maggiore, era far fessi i carabinieri. Non c'era una volta che quelli non cer· cassero di fargli la multa per schiamazzo notturno e loro, a,,,·ertili con un fischio dal palo, cominciavano a rincu– lare in gruppo, nel buio, e ad un trallo, via - e schizzava– no a raggera in tutte le di– rezioni, come quei morta– retti che nei fuochi d'artificio schi1.zano scoppiando in giro una pioggia di luci colorate, menlre i poveri sbirri, scon– certati, dimena\'ano qua e là la testa, indecisi su chi inse– ~uire e quando si slanciava– no er.1 troppo tardi, loro erano già lontani. • Che tem– pi! - pensò - Quelli erano tempi! Chi penSa\"a alla mor– ie o ai guai?•· Da un paio di sanrlalet1i, i suoi occhi risalirono sulla faccia di un ragazzo che, fermo dinanzi al fornello, fis· sava in silenzio le castagne. Era chiaro che moriva dalla \'Oglia di mangiarne, ma era chiaro che non aveva i soldi per comprarle. - Va', va', - disse il vec– chio - va' a guardare i car– telloni del film. Il ragazzo inghio11l più \'Olle e poi si allontanò e andò a fermarsi con il naso in aria sollo i cartelloni, ma ogni tanto si \'Olta\'a indie– tro, \'erso le castagne. • E così arrivederci ad 01- 1obre • - pensò il vecchio, e mai quel mese gli era sem– brato cosl lontano, quasi im– possibile a venire. • No, - pensò - non riuscirò mai a mellere insieme quella male– della somma! •- Sapeva come vanno certe cose, il sigaro, il mezzo litro e ad un tratto t'accorgi che la somma è sparita e non sai neppure come e quando l'hai spesa. E se non è questo, è qualco– s'altro, una improvvisa ma– lat1ia di tua moglie o un pre– stito che li viene a chiedere qualcuno dei tuoi figli, per pagare la rata del mobilio, della radio ... • E' solo per pochi giorni, papà, alla pros– sima paga ti restituirò tutto, se vuoi con gli interessi•• e ti accarezzano e ti lisciano finchè non ti hanno s1rappa10 il malloppo e poi ... • Ma ammeuiamo che ar– rivi ad ot1obre con la som– ma intatta - pensò - e do– po un mese o due di lavoro ... E va bene, e con questo?•· Gli venne quasi da ridere. La questione era un'altra! Sai che mangiate con la pensione e quei quattro soldi che gli passavano mensilmente i fi– gli... E poi, per quanto tempo avrebbe potuto godersi la dentiera? Un anno. due? A\'eva quasi ottantanni or– mai e quell'età non sei nean– che sicuro se la mattina do– po ti alzerai dal letto, e ogni giorno di vita è una specie di regalo, qualcosa che li eri già rassegnato a non spe• ~reco~~~ne-:. ien;~i -;en~Ò~ indice'"chc Del Bo è riuscito a dare. L'indice (che spesso si ha il torto di tr.tSCurare mentre è, in\"CCC,una pagina da esaminare con cura spe– cialmenlc in libri come que– sto) l'indice dc /~ .~ortidella 1·ita ci presenta una ,;cric di saggi inquadrati perfcua– mentc in un ordine rigoroso condotto su una prospcui,a s1orica-politica lineare e con· :.apc\"olc. Il secondo moti,o è, in– \.Cce, sostan;:iale in quan10 ci consente di affermare che i saggi derivano Ja una de– terminata e cosciente ,olon· ta, da un chiaro e preciso indiri1.zo e da una significa– ti\"a e programmata prospet– tiva ideologica. Que:::.10moli\"O che consen– te le sperimentazioni della unita intcrcorrcnle tra i \'ari saggi, si riferi~e all'origme, alla radice interiore, alla es– M:nza stessa del pensiero di Del Bo il quale - detto per inciso - anche nei prece· denti suoi \"Olumi LA volon– ta dello stato e I.A convive.n– :.a degli italiam, pcrmea,·a di que:::.ta essenza ogm suo saggio dedicato ora a que– sta ora a quella esperienza politica-storica. E questa unità sostanziale tra i ,ari saggi è essenzialmen1e fon– data sulla islanza morale sah·aguardia dei ,·alari del– la persona umana e 1i1olo unico di giudi;:io sui fatti s1ret1amente politici, sulle e,·oluzioni nazionali, sulle re– lazioni internazionali e sulla dinamica sociale. Parlando del colonialismo, Del Bo dice che alla resa dei co11t1,·algono contro il colonialismo, nelle sue mol– teplici forme, gli argomeuti morali che ~i 011po11go110 alla 1 1 1ola:.io11e della liberta; ar– frontando il tema del dispo· tismo sottolinea l'importanza della educazione con il sub– strato morale; scri,•endo della rholuzionc (uno dei saggi più interessanti) affer– ma testualmente che 11 per– ma11e111e dato di errore. dei regimi ri\'0luzionari consiste proprio iii w1 senso dello stato che 11011 soltanto 5i di– sti11gue dalla 11orma morale ma, persino, la co11tradd1ce e ,sèmprc a proposi10 della ri,·oluzione, gius1ifica il ri– corso alla Resistenza e alla lotta quando si compiono at– tentati reiterati e gra1•1ssim1 all'armonia e all'ordine 10- 1ale. Armonia che consiste proprio nella riconosciuta fa– coltà per il cittadi110di espn– mere liberamente e difende.re le proprie opinioni e ordine totalè che ri5ied~ ne.i rhul– tati che da questa stessa ar– monia disce11do110mediante la realiu.azio,1e della giusti– zia, il rispeuo delle libertà civili e la custodia delle isti– tuzioni Questi esempi da soli (e se ne potrebbero citare molti altri) dimostrano come lo scri11ore sia guidato da una permanente preoccupazione morale nelle valutazioni poli– tiche e sociali: ;,reoccupazio– ne etica che fa subire ai sag– gi una spinta uni\'oca e un richiamo unitario. In conclusione, in questo libro, per la unità intrinseca e per la ispirazione democra– tica e cristiana formulata in un sentilo problema1icismo (e d è anche un ricercato gusto di intendere la politica come arte - ,·cdi le prime pagine dello studio .-Lo stato e la vita reale >t) Del Bo , uole indicare, nel cammino delle cose, il dato perma– nente non susce11ibilc di ri– nunzia o di baratto. Ma come sarebbe stato bello! - te ne da cinquanta li– re, per fa,•ore? - disse qual– cuno, e il ,·ecchio alzò la te– sta e vide un gio\'anotto e una ragazza. il (Ziovano110 che accem1a,·:1 col braccio al fornello. Erano molto ben ,·cstili e avevano un'aria di– stinta, e si sorridevano im– barazzati, come chi sta per fare una cosa non proprio per bene o forse sollanto un po' sciocca, ma pure dl\'cr– tente. Contandole mentalmente, il ,·ccchio lasciò cadere delle castagne in un cartoccio e lo tese al gio,•ano110 che, do– po a\'eme sbucciata qualcu– na, l'offrì alla ragazza, sul palmo della mano. Erano di– , cntalc un po' dure, il for– nello si era spento, e mentre la ragazza le mangiarn, si udi il crocchiarc dei suoi denti. Il \'ecchio sospirò. - Beata lei! - disse alla ragazza. - Sì, e perchè? - disse la ragazza, un po' meravigliata. - Mah, perchè può man– giare ciò che vuole. - E lei no? - chiese la raj!azza, cos:i per cortesia. Il vecchio si battè due dita sulle labbra chiuse. on ho denti - disse poi. - E per cosl poco - in– len•enne il giovanotto - se li faccia rime11ere ! - Ci ho pensalo - disse il vecchio - è da lanlo che ci penso, ma non mi con– viene. Ho quasi ottan1anni e alla mia età una spesa del genere è una spesa inutile, non vale la pena ... - Che idee! - esclamò di– ,·ertito - Ma sa che lei è un bel tipo? - Era allegro, n,•evn un'intera serata da passare insieme alla ragaz– za e tutto era piace,·ole, il sapare delle castagne, il vec– chio e la sua storia. Il vecchio si strinse nelle spalle e stelle a guardarli mentre si allontanavano sor– ridendo, poi si alzò e comin– ciò a caricare su un carret– tino il fornello e il resto. Ave.va sete, e pensò che passando si sarebbe fermato al • Pavone• a bere un quarto. P... 5 ZADKJNE: • Pie là• - Scultura ,1ncltrlce del I. premio alla Mostra dell'Arte Sacra So,nni,, 1•io d,, l..1i1Jo1•110 * di JLI.RCi<..1,1,0 l,A.\IH Gli artisti L .4. DOMENICA. la gente va fuori, ai ctntma, a.lt 'Ar– den:za e. spesso. nelle giornate di sole . .n allar9a. nell'aria e nelle strade una sottile tnqu.tetudme. 11no snomento di. tedio. E invidi.ammo. in una d 1 quelle solitarie ore. l'uomo con la cassetta a tracolla. m bi.. ,– cletta, lento e coscienle della sua feconda cacan:a, verso la campagna. Era il pittore Chimenli e lo chiamammo invano. Chimc111i era l'alfiere del unLppo .lfarfo Puccini, it povero Puccini. che regalava i ,rnot rettan9olz dip1nt1 per un ponce, un e gavurrino ,. beffato dai. raga.:zi, venditore per la maremma di aghL nastri e. rocchetti. Portava quindi con sé due casseue, quella de.1 tube:11 e della mercanzia. Finche poi ebbe. morto. la sua parte di gloria come Barrolena. E. in une mattina, dopo rantt anni. Chimenti e i suoi amici portarono una ghirlanda sopra la sua romba. Mario Puccini e Amedeo Modtghant: due o:ot:am simboli. oltre quello più grande e meno romantico d1 Giovanni Fattori. che fecero scatenare. rie, primi anni det dopoguerra. battaglie dialettiche. litigi, irrevocabi.Lt antipatie. Chi.mentt elle alza tlltlora il primo vessillo e porla ghirlande at proprio maestro e Voltolino Fon– tani c/1e al.za il secondo ma non ha tempo e dt'.'nari per visitare il tumulo lontano di Amedeo. Fonranr. un inquic10 che si lortura nelle sue rele in cerca di atmosfere e di rispondenze intime tn figure di rriste~.:a e di ossessione. Dite. simboli, dicevamo. La p1tt1tra labro– nica altirige.rà da queste sorgen1i.? Fattori, gli eptgoni di Fattori cioè sono inariditi. hanno compiuto un'epoca. Rimangono, insieme a Fontani, altri pochi, Mus~f. Marchegiani., Benedetti. Giunti. Ferretti. Natali. il ptiL illuJtre dei postmacchiaioli. Onore a Pucctnt. onore a Neni> i\1odigliani. onore a ques1, discepoli. ma sempre nei limiti spirituali e non di forma. affratellati ~oltanto neU'univoca e feconda vacanza dei settimo piorno Piazza Grande Piazza Grande e insieme una orande e piccola porota. E' for.,;e nel ricordo di lei, nell'atto .stesso di. nom1Mrla. che essa assume la dimensione di una no1ida festo<;a e sentimentale. Piaz.:a Grande i! il cuore di Livorno. la platea luminosa della città. Non t•o9liamo e erudire il pu.po > con ricorsi. a notizie storiche. vogliamo co11tem– plare questa Piazza Grande nelle proprie sembianze di. persona vera. che vive in.si.eme tra i litlornesi nd suo blasone di modernissima aristocrazia Non importa se prendiamo quesri appunti in un paesaggio invernale, sospesa tra un cumulo di nubi Pia::za Grande è là, nel suo lucido a,,;falto. irta di salm1Jdianti lampioni. di. fronte alla Cattedrale e ciel Pala-=:zoGrande: le linee di un'austera architertoni.ca . così. rit1orosa come la formida di. una equazione. non disder,na il dinamico ma viailato riserbo dell'edi.fìcio che le fa tuttavia da contraltpre. Voli di piccioni sui. gradini della prima, un volo che e anche colmo di un antico tubare. Un messaggi.o di serena cristianità. Ai fianchi, la fuga dei portici tra una ridda rH insegne: ecco it Teatro Comunale e quello della Gran G.uardia. Altre visioni, infine, come uer tutte le pia.z.:e dt questo mo11do: la ressa delle macchine davanti i.L Pala::zo, H loro inesausto fluire quando -a sera una trama di. luci. sciabola tra i. -visi della folla: si torna allora al cuore di. Piazza Grande, al suo cttore che a tutte le strade conduce, a tutti i crocevia strnrnlti. dalla luce del neon. Piazza Gr011de sembra ert1ersi. allora. con la sua orbita lumi11osa. oltre i telti. dì ooni grattacielo liuor– nese. E' la regina della città. è fa regina di Livorno. I poeti Riccardo Marchi. ci ha dato , Appuntamenti con la gloria> un elegante votume edito da Ceschì.na. Marchi ha superato da tempo i limiti della provincia, e entralo da_ tempo, con quel cipiglio un po' guascone e col suo stt.l': che sa di qyet buon vi.no frizzante, nell'arengo '!1-azional~.Da . qua_nd? vin~e col suo e Ci.reo equestre • tl Premio dei Dieci. egli ha indugiato in soste di. meditazioni e di. ricerche, scevre di tecnicismo ma colme di con.tenuto. dei suoi personaggi. Ed OJ:]fJÌ Ric– cardo 1\-!arcln, come Renato Natali. resta per noi un dono. Ftgure ombrose e solitarie che se. ti prendono a ~raccetto è per .andare verso il tramonto che incendia d ma,:e e lascia brandelli di rosso tra le tamerici. Ma_r~h!, _ che e anch~ un industriale. trova la sua felicita :.n quest'ore di trasporti interiori. ToNJiamo, certo, ragazzi a guardare lassù, verso i\1ont~ero, a cer_care le ombre dei grandi livornesi sepolti net famedto e sul quale anche Dino Camoana nei suo ran~af]io camm~n~ si fermo. pli occhi umidÌ. ' Gu!rr~zi. Car.lo Blf!t. Marradi. Tarpioni Toz-zetti., Fattori. Ntc.co~emi. Modtgliani. Mascagni: chi lassù, cli.i ~:~n~~ c!'ez~~:;:gicfuanti morti, quant'anima nem-

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