La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 31 - 30 luglio 1961

Domenica 30 luglio 1961 Un richiamo alta presenza di Dio * E l'uomo n n sarà solo * ,li J111/ll1HJ /l'l,-IZZtJl_,/.,tl Dnl \'Olu111c "E l'uomo non Alln'l olo •. uscilo In questi giorni, 1H1bbllchlamo lt ca1,1to– lo conclusho per gcntllc con– cessione dell'autore e dcll"cdl– tnrc Ccschina di ~tllano. H O SCRITTO soltanto per: conoscer– mi. Ho tcnt;ito la sap1enz.1: ecco il crollo. Vorrei gridare. ma sento già il pe50 degli ;umi e la voce resta calma. nel sangue. Quanti anni non ri– cordo in questo giorno in cui mi sono sropNto uomo come tutti E' difficile scoprirsi umile in un'epoc:l di cinici. La bontà si è rifugiata nella sper,inza per– chC ho gi.ì amato. Sono dunque cosi tutti gli uomini? Hanno le facce mac– c~iatc dal cruccio. E' pesante portarsi dietro la propria esistcnz;i quando altri uomini ti prendono ::i.lla gola. ti mor· tificano. ti schiacciano come se tu fo"'Si una mosca. Quanta distanza dai ~iorn1 bianchi e lunghi dell'innocenza. La \"ita è un ar– tiglio i;:eireto che ci !segna quando non si cresce più e si decade. Eppure non so rassegnarmi al declino. Ecco l'ora amara degli anni vuoti. Fili, bianchi dapper– tutto. Il cappotto è pesante. come fo5se I di un altro. Un po' del colore della not– te si colloca nella luce delle nostre mat– tine. L;i bocca decade e le labbra si I fanno più aride. deserte. li sesso non ha più il calore dei giorni felici. Che tedio scivola sui no~tri vestili. Si ride . per rompere la monotonia delle sere. I Non si rimembrano più le ore sepolte ;.:;c~~n ~"'Jf•;~•.· l'fana 5 :sr~a p.~~;~~~ri;cli caoo e sul cuore. S1 profilano i giorni futun e non c'è 1 amico che possa capire il crollo dei pen- i sieri all'interno delle viscere disiperate. Si è calmi perchè la noia fa peso. Il I buio oottile si colloca fra le rughe e si ~~~:;~~a.quasi perfidi contro la propria ' Ci c;i aggrappa al proprio scheletro: s'inflàmma la pelle di un amore che si scioglie nel cuore come un vuoto d'aria. Le braccia sole ed aride; e in meno nd esse il nnstro corpo chP vacilln. Che se* greto s1 fa palese :sul \"Olto. La vecchiaia non fa che accrescere la solitudine, anzi l'isolamento fisico. Si presentano allora dinanzi aeli occhi le pietre sole delle strade ove non passa nessuno. Si vede il tronco secco del viale. Si scopre la vanità di essere esistito per finire in un punto del tempo. come un mosceri– no nella tela del ragno. Ecco la mia ultima sera. con tutto il suo silenzio. Quel corpo disteso e calmo per sempre sono io. Il letto è ritornato ad essere la barca in attesa di salpare. Sono vesLito a nero com<:! per una serata di gala. Ep* pure non si balla. Io sono solo. immerso in un'aria bianca che è più del nulla che della terra. M'immagino crollato su me stesso, più pesante del mio stesso cor– po. Quando si muore è il peso del tempo che ci rende pesanti Non scricchiola più il collo. Gli occhi sono finalmente al sicuro sotto le palpebre. Potrei alzar– mi e spalancare la finestra. Non vedrei né stelle. né i lumi della via. Starei co· me collocato sulla cima di un obelisco. in un deserto. Non udrei nemmeno un c,1nto di gallo. Solo. con l"abito nero e !e scarpe lu– cide e nuove. Dove camminare? Sarei assalito da flutti di silenzio. Poi \'erreb– be il vento dalle costellazioni spente. La memoria sarebbe allora una goccia d'acqua buia, lo sento. E le parole? Nul– l"altro che Ja bocca ferma sotto l':.lria. anch'essa !erma sul volto. Verrebbe Dio? In punta di luce forse verrebbe a battere sulle palpebre. Quan– do s1 è distesi cosl vestiti. non c'è dito di Dio che possa accendere le pupille. Le mani non salutano più nessuno. lo sarò solo. capite? Solo come tutti quelli che partono con le scarpine di copale immacolato. E se ci fosse un angelo? E" meglio crederlo vivo e luminoso alla stazione di arrivo. li viaggio va fatto. come !-empre, da soli. Guai ad avere una scorta pietosa. I morti che ho visto partire dalle loro case erano tutti accampanati da occhi vivi. Quando si ritornava dai cim1le1i gli uomini cercavano avidamente le donne e si baciavano nei modi più im– pensati. Si pensava alla solitudine dei morti e ci 9i tuffava SlH letti. avvin– ghiati ai corpi delle femmine con la !u– ria di sentirsi vivi. Io invece non avrò compagni al ca– pezzale. Prevedo una morte silenziosa come lo strappo di un filo di seta. Non mi accenderanno ceri per non distur– barli. Verranno a vedermi dai vetri de· solali gli occhi bianchi e remoti dei miei morti. Ci sarà mia madre come una lunga lacrima sul soWtto. Mio padre si lamenterà all'interno del muro. Mio nonno muoverà appena il ferro del letto. I morti vengono sui morti e non si fanno \"edere finché qualcuno piange. Io non sarò pianto da nessuno. Non ho donna. non ho figli. Allora mia sorella si farà triste 9C>ltanto sul mio citratto. Mio fratello verrà ad assistere al mio seppellimento e prenderà il primo tre– no. Qualche amico se ne andrà affranto a dire che non sono più. Anche i soprav– vissuii. per i morti, sono fantasmi. Si parte cosi. Quattro mani, se ci sono. ci vestono a festa come fossimo ritornati adoleS'Centi. felici di calzare scar,pine da ballo e vestire l'abito nuovo per una danza che non inizia mai. Vorrò soltanto molti fiori; e che siano vari e allegri. In fondo ,io ho vissuto con loro tutta la vita. Sono staio forse l'unico poeta che abbia visto crescere su ogni fiore il fantasma di una creatura umana. Si. i fiori. e che splendano vivi e con Pantioo profumo anche sulla pace di un uomo morto. Una m:mo gentile, un'ignota gio– vanetta. con delicatezza deporrà nel ta– schino della giacca la mia penna. Pen– s·erà. - ~e ,·eramente ingenua come chi ama - può servirgli forse quando sarà a de:,;tinazione. Può darsi che la sua om– bra abbia una mano tenera da scrivere a sua madre o a Dio. I morti non scrivono. non possono scrivere neppure una sola parola. né a chi resta indietro sulla terra, né a chi si trova disseminato nei paesi silenziosi della morte. Tutt.'al più si potrà ritor– nare. come un soffio di vento. a trema– re sulla mano ài un uomo che prende la penna e. fra gli uomini. incomincerà a narrarsi o a narrare la favol:1 della \"ita. Dopo il trapasso dalla luce alla notte spenta non resta che il brusio di poche sillabe. Possiamo posarci su qualche lab· bro, un istante. Essere vicini agli occhi come un lampo, una sera che ci ricor· de1·anno distrattamente. Potremmo, se mai. assumere le sembianze di un pal– lidissimo spettro se qualcuno. con pie– tà. volesse pensarci. Poi di nuovo il nulla. Non esistere che come un lamento nel– le notti deserte. Come è umano questo pensiero. Averlo vivo ogni notte come tutte le cose. Allora si scoprono le cru– deli vanità e ci si avvicina agli uomini come fossimo visitati da Dio. La spe– ranza è questo sentirsi assolutamente vivi nel pensiero costante della morte. Gli uomini di domani scopriranno que– sta tenera dimensione del tempo. Faranno un coro. come lo !anno, da sempre, i morti di tutte le latitudini che ci vengono dietro come tante foglie Séc· che e non ce ne accorgiamo. Per questo, senza sapere perché. ogni morto è ve– stito a festa. E sale dove siamo tutti fratelli; dove Dio solo parla per tutti. col suo silenzio, da sempre. LA FTERA LETTERA~IA OON'JC'J[~OH.18:CJFDNSJlONJFB Jfi; QUA\Sll UN A lPOLEMJlOA * A proposito dei '' N 01Jissiini,, M I SIANO consentite alcune pre.clsazloni sull'antologia I Novusimi (curata da Alfredo Giuliani per le Edi– zioni del Verri nel 1061), in risposta aUa stroncatura sommaria che l'amico Cimatti ne ha dato nel numero dl Fiera Letteraria del 7 maggio corrente anno. Queste preei- sazionl vengono un po' In ritardo sia perché, trovandomi al– l°estero. non bo avuto modo di leggere la rivista all'atto del– la pubblicazione, sia perché, dopo averla finaJmente letta, ho voluto concedermi un po· di tempo cosl da evitare esa- gerazioni. abbagli o storpìature polemiche. . . Cimatti è un critico e!dgente, e per tale motivo menta tutto U rispetto che si deve a chi contribuisce con l'im– pegno personale all'alacrità di una cultura che ha spesso dato segni di compiacenza provinciale. Sotto un altro aspet– to però ml sembra cbc !"intransigenza da lui dimostrata nei conrronti del giovani poeti in parola contenga elementi di provincialismo letterario, e vada qumdi a sua volta criti* cala non solo per difendere Giuliani, Sanguineti. Balestrlni. Pailiarani e Porta dall'ingiustizia di un'esecuzione capitai? che è quanto meno prem:.ltura. ma proprio nell'interesse d1 una chiarificazione generale riguardo ai valori della nostra poesia. • La poesia Italiana {e non solo italiana) sta a cuore a mc come a Cimatti e a tanti altri. e se nel corso della polemica che con questo articolo spero di aprire emergeranno rettifi* cazioni o chiarimenti anche parziali. sarà tanto di guada– ~nato per gli uomini di buona volontà E' ovvio che parten– do da po!'izionl crociane do~matiche non si può capire né accettare il tentativo del Cinque di MUano. E' pure ovvio che questo tentativo non si presenta come opera definitiva, ma vale soprattutto come srorzo di apertura lmguistlca; don– de la sua vulnerabilità per chi aderisca a posizioni critiche conservatrici. A questo punto mi si obietterà che difendendo i .. Novis– simi » cado a mia volta nel provincialismo deU·avanguardia a qualunque costo, e mi si consiglierà di rileggere, tra 1'31* tro. Cesare Brandi. Il culto del nuo, 1 0 per il nuovo è una stravaganza che non può reggersi a lungo. o·accordo. Ma neanche può reggersi a lungo l'accademia. La poesia dei' gio– vani turchi milanesi vale almeno come documento di In– quietudine rinnovatrice: e non è la prima volta che ci tro– viamo a fare i conti con un problema del genere. Nel primo anteguerra. quando Marinettì dichiarò aperte le ostilità con• tro il chiaro di luna. la Gioconda e le università, e proclamò !"avvento deUe parole in libertà. era !acile per i nostri nonni divertirsi a sue spese e crollare scetticamente il capo dinanzi a quel tanto di istrionesco e di !uria giovanile che U !utu• rismo cospicuamente esibiva. Era tanto più sicuro cullarsi nell'onda maliosa del verso dannunziano. riaprire le Odi Barbare, sospirare col Pascoli (quello sentimentale, natural– mente. non .i;ià il precursore della poesia imaglsta, ermetica * di 4,.J.,AUCO UA.,UBON o futurista), lang~lre col crepuscolari! Ma al?canto al chiuso da circo i !utunstl avevano anche dt'Jl'otllma dinamite. e quella dinamite si?rvl a sgombrare il terreno per far atrada a poeti meno rumorosi: UngarNti. Montale, il migliore Go– vonl Una cultura tende In certi momenti a vivere di rt"ndita. a contentarsi del ben fatto. del decorol!o, del plausibUe; ten• de insomma all"Arcadla. E" successo ln quest"ultlmo dopoguerra alla poesia ame– ricana. che> pur raJ!:giungendo risultati Ineccepibili li rai:– glungeva appoggiandosi allt> statue di Ellot. di Auden. dl Pound. di Steven~; sfruttando 'cioè le conquiste dei nvolu– :idonari di ieri. OJ!:'l:Iconsacrat, dall'accademia. Da qualche anno le acque hanno ricominci;,to a muovPrsl. (' mag;,rl a Intorbidarsi; si è avuta la protesta dei 8eat8. r... urlo» di Allen Ginsberg. il ver!lo aperto dl Robert Duncan. di Gary Snyder La situazione presenta punti di contatto con quanto. avviene da noi !n Italia. E perché dunque rifiutare seria considera* zione al gesto Iconoclasta dei .. Novissimi .,? Cimatti Sl' la la prende con la confusione babelica delle lingue e degli stili che Sanguineti amalgama nel suo Laborinttts. Ma San– gu!neti non vuole far sfoggio di cultura. vuole invece iro– nizzare la cultura, bruciarla se possibile, in un discorso ten– denzialmente Infinito nel quale i sensi acquisiti del nostro patrimonio culturale si Qeformano. si mostriftcano. come è avvenuto nella realtà. La poesia di Laborintus è una poesia in divenire. uno sforzo del linguai;i:stio occidentale di affron– tare la sua frammentarietà e riemergere verso nessi nuovi; è Il momento negativo della poesia che verrà. Non si rivolge alle masse, certo: I marxisti dottrinari potranno benissimo liquidarla come espressione di un·ennesima crisi delrintel– leltuale borghese. E sia pure; ma non si tratti da intempe– ranza giovanile quello che è uno sforzo serio di guardare oltre i nostri limiti di classe. di epoca e di tradizione; que– sto rifiuto della comodità culturale, che ci autorizza a vedere in Sangulneti un esemplare dello unbellaustPr Me"'1ch, del– l'uomo «spaesato,. nel mondo attuale, spaesato perché ha aperto gli occhi e, scoprendo rassurdità di tutte le nostre pretese culturali. cerca di palesare questa assurdità. e se possibile riattingere i dati primi. indecifrab[l! e indeformati. deli 'esistenza. Len,l?iamo per esempio il suo Componimento o. 4 da Erotopaegnia: in te dormiva come un fibroma asciutto. come una [tenia. un sogno: ora pesta la ghiaia, ora scuote la propria ombra: ora [stride, deglutisce, orina, avendo atteso da sempre 1l g1Uto della camomilla, la. temperatura della lepre, ti rumore [della grandme, la forma. del tetto, H colore della paglia: senza -rimedio il tempo LETTERA SEMISERIA * DA PARIGI L'ultima Sagantra le nuvole PARIGI, luglio A VEVAMO cominciato a leggere l'ultimo roman– zo di Françoise Sagan, • Les mervcilleux nuages •, prima che uscisse in volume presso Julliard, sul nuovo settimanale •Candide», che le versò non so più quanti milioni per l'esclusiva. Sa– pevamo che la scrittrice, che ha compiuto ventisei anni esattamente il giorno 21 giu– gno 5corso, era andata a seri* verlo nella sua casa in Nor– mandia. dove trovava inol– tre il tempo di occuparsi dei tre cani che vi possiede e di andare :.'I cavallo e d'imbasti– re perfino una sceneggiatura per Chabrol sulla vita di George Sand. Sapevamo che andò al perfezionarlo sulle Alpi svizzere, dove fece dello sci, insieme con timici, tra i quali va ricordato il balle– rino Chazot, attualmente il più assiduo di tutti. Prima ancora d'essere messo in vendita, il romanzo s'era as– sicurato una vendita di cen* toventimila copie. ordinate dai librai francesi: poiché costa novecento franchi, es– so aveva già incassato più di cento milioni. Poi dicono che le parole sono vento; sono oro, oro. NC si accenna qui ai diritti cinematogra– fici, che devono essere già * cli ,l/ll'J'OtlIO CO/t'l'E stato comprati, come accad– de per i precedenti rom11n– zi prima ancora che appa– rissero. Il caso volle per giunta, due o tre mesi fa, ohe l'attenta scrittrice co– gliesse in flagrante un neo– scrittore olandese che aveva copiato di sana pianta, per farne un altro, non so pili quale suo romanzo, e un bel t numero dii fiorini vennero allora a cadere nelle sue ta– sche. Sapevamo, insomma, tutto quello che le accadeva e che faceva, ogni gesto, ogni passo, ogni franco gua– dagnato, come abbiamo sem .. pre saputo 1I numero di slip, con le relative dimensioni, che Brigitte Bardot compra ad ogni estate alla rue de Rivoli. Ma bisogna essere seri, 1:: affrettarci a dire qualcosa dt sensato, nonostante il calore di questi giorn1. Già siamo in ritardo, ed è obQligo oc– cuparsi per tempo dt avvc• nimcnti del genere. Ma, a nostra scusa, diremo che an• che i critici francesi, quasi tutti pollice verso, si son messi a parlare soltanto ora dei ., Merveilleux nuages >. I quali, cioè le nostre femnfi* nili nuvole, non sono mera• vigliasi, come vorrebbe far intendere il titolo preso in prestito dal primo ipoema 111 ,i t rivolto o,rao i .w,toi01orni; la tnTa. offre immagint (contu-'1,.; apra riconoscere la capr(},, il contadino, IL cannOW"? non quelte forbici veramPnte sptrava, non quuta. p,!rcl, quando tremava in quel tuo 11acco dt membran,. opache. Questo è U Sangumetl più ,emplice, di una !11'.'mphctta ru– "iunta aoltanto dopo il maelstrom di Lobonntu.,. L'uso del lin~uaggio sc1entlftco. con .-fff'lto ..,verfremdend ,. o allenante <alla Brecht>. fa da contrappeso all'affetto che la r.-aJ 1 a • ~~~~~d;n1;,8 ilte~~~~~e d:~~l3:~~a cfan~:,i~. ~~~r~o!f;;~!! del mondo per lui cosi nuovo. e per noi genitori cosi scon_– tato. ~i esprime in quell'accostamento di ogget:I mcongnu. quale catalogo wh!tmaniano aUa: rovescia: lé• capra. U con– tadino, il cannone .. L"lncon'l:rullà è demomc1ca. è i.trutturale. è la violenza del reale che San~uineti vuole espr:mere: s1 noti fra l'altro il cozzo di mondo pastor.iile <capra. conta– dino) e industria della distruzione <c:,nnont>>. Il .. Cdnnon1>.. può essere anche un giocattolo. beninteso. ma carico di tutte le implicazioni future ... Non queste forb:ci. non questa. pera ,.: la haecceitas delle cose.- che continuamente ci sru::i-ge. ,~ loro Individualità esistenziale. è quale~ di inf>vitabilmPnte • al– tro,. da noi. e Il b;mbo si sente già estraniato :n un mondo che a tutta prima sembra accoglierlo amorPvolmente. 11 na– scere è un .. esser ;i:ettati ... nel mondo. e ia ... ~peranza ~ del nuovo essere vivente sarà delu~a. perché era m fondo spe· ranza dell"lnfinito, come infinito è il dPSiderio. ~ella forza deJl"accento. nella concretezza del lini:uaggi0. questa poel>l.i tanto ruvida, tanto - impoet;ca ... ci parla ~iù _a fondo di tanti componimenti ben limati e addomes-t:ca~•- rcpenb:11 altrove. O si prenda per esemp:o il finale della poesia precedente. che è l~~~i~~!i c~eq~:;~r:~c~é c;~~~i ~:i:~ar:~ena); I la co~a non ebbe nome Se vogliamo arricciare il naso. facciamo pure. Samrnmet1 non cl offre rose e gigli. Ci prende a pul:!ni. e può darsi eh" ne abbiamo bisogno. Pagl!arani. il poeta che apre la raccolta, è rumco a c-ui Cimatti riconosca qualche valore. forse perché è 11 ptù nar– rativo dei cinque. e non starò quindi a difenderli) con molte parole. Mi sia solo permesso citare un suo passo <p. 12. sez. 6 di .. La Raga.ua. Ca ria -J: .. è forse il fischio e nebbia o ti di.sperato stridere di ferrnme o il tuo cuore sorpr,..so. ipact"ntato il cuore impreparato. per esempio. a due mani che piombano sul petto Solo pudore non è che la Ja andare fuggitiva nei boschi di cemento o il contagio spinoso della mano. Il tono è autentico. ml pare, e la coscienza. verbale. quéillto mai forte. Ne sgorga un lirismo che è difflc1le resp,ngere, anche se non siamo milanesi (ma il calore locale d· Paglla– ranl ha un suo valore preciso). BaJestrini e Porta, in modo di\"erso. sconcenano il lettore candido perché scombussolano l"ordme consueto della s;n– tassi. della tipografia, o del discorso logico. Le poesie d, Ba• lcstrini si presentano come ideogrammi a molte dimens1on1. leggibili in più d1 una direzione - hanno tonna di ob1ets trouvés, risalgono ai coilag,es di SoupauJt. utilizzano i riugli di giornale per ricomporli in un qua~ro semantico impre– visto. per riscattare il chché dalla sua merz1a. per ravvware in noi lettori la coscienza delle molteplici dimensioni da scoprire nel linguaggio più stereotipato. Diremmo che Baie* strini. riproponendo in italiano quello che E. E Cumm:ncs .ha proposto da tempo in America. ci dà esempi suggest1,·i della poss1bilitd che le parole possono ridiventare proprio quando sono state ridotte a cosa morta. La sua è dunque una poesia polemica, un'antipoesia, ma non già un gioco mecca– nico. In quanto a Porta. la sua iconoclastia si esercita sol• tanto sulle sequenze logiche e fantastiche. non sulla disposi– zione tipografica della scrittura; ci dà ancora una paesta ...unldlmensionale .., ma rotta internamente da continui .salti ~ii~~:!i~; ~~ s~~~~!! ~~e~n~,o~i. :~u~e~~c~tàar~e:~ misteriosa: Qualcosa si farà: quanto sard nece.ssano. Che cosa, non ha importan:a. Sali i.n. elicottero e osserva, non ricordare nulla ..• Alfredo GiulianL che ha fornito nel suo sa~gio introduttivo la giustificazione teorica, e nelle note a piè di pagina l'espli– cazione testuale dell'ardua poesia ...noviss1ma •• è a sua volta poeta. e vale la pena di starlo a sentire. Esempio: Fu nella calma -resurre:ione dopo Ja pioggia ,·asfalto -rifletteva tutte le nostre macchie un lung,o addio volò come un acrobata dalla piazza al monte e l°attimo spari di volto in volto :;'accesero i. fanali e si levò la buia torre contro la nostra debole:::=a i secoli non ci hanno disfatti. Questa è una logica fantastica che ricorda davvicino Dylan Thomas, suo modello favorito. ma l'immagme meta– fisica si mette a fuoco nel contesto di Giuliani, non è sem– plice riecheggiamento. La poesia qui citata si muo\·e come un turbine. fa muJlnello del1e proprie sensazioni per appun– tarsi sulla constatazione esistenziale deU"ultimo verso: .. i secoli non ci banno disfatti .... Cosi si precisa imagisticamente il senso della buia torre (Il passato immemoriale). facendo contrappunto alla vicenda del tempo che agiti ci elude O-at– timo. raddio). Se Sanguineti si richiama a Ezra Pound. Balestrini a '-------------------------------~ ----------- ~ta~s~ad\e~!~d!~~~~e :~~ ~~f; scnt.trice accade di cluederc Françolse Sag,m E. E. Cummlngs (e alla musica elettronica di Luciano Berio). Giuliani a Thomas. Pagliarani a Ellot e Brecht, Porla a Kart Krolow (giacché l'oggettivismo poetico non è un'mvenzione nazionale) e alla Neue Sachlichkeit, non è perché siano cin– que cerebrall decisi a épater le bourgeois. Sono de~li scrit– tori seri, e vanno discussi con serietà. anche se \·arie riserve critiche paiano legittime nei loro confronti. Ma sono gente che ha un futuro. e non credo di sbagliarmi affermando che eviteranno di imbozzolarsi nel ~esto esteriore delr. avan– guardia». Di avanguardisti ne abbiamo avuti abbastanza .. RE~ATO GUTIUSO: • Fli;urn sdr:ilata » (pnrtlcolarc) - DIsegno, colore, luce, tono, valo re, contrasto, ccc. - dice Gut– tuso _ • ebbero per C: 11 ;irngg io un senso cllvcrso che per Raffaello. E ccrtamcnlc, oggi, non hanno plìt II slgnlficat9 che ebbero per Cézannc o per l cubisti• il titolo ai poeti, àopo .. Bo– njour tristesse > e "Dans un mois, dans un an > ). Sono nuvole più o meno giorna– liere, piuttosto incolori, di quelle che lasciano indecisi e da cui non si sa 5e an– nuncino uua lunga dolcezza di tempo o un vasto tem– porale. Fuori di metafora, si tratta di un romanzetto { 185 pagine, a stare al numero indicato alla fine del libro, ma che s1 sarebbero ridotte a neppure un centinaio in una tipografia normale se lo editore non fosse ricorso a indulgenti artifici), di un ro– manzetto che è tirato via assai onestamente e senza false bravure; ma a cui manca quella dose di pro– fondità o di cattiveria o d1 allegrezza interna e circolan– te che è appunto il segno necessario d'una creazione. "'Les merveilleux nùages > vorrebbero sviluppare il te– ma della gelosia, che è ab– bastanza sfruttato in lette– ratura {si pensi con che ver– ve e audacia ne aveva par– lato il grande drammaiurgo Crommelynck nel "'Cocu magnifique >) e che aveva comunque bisogno d'essere temprato a un fuoco ben più violento o covato sotto una brace tenue ma scoppiet– tante e briosa. Accade in– vece che il racconto si muo– va sul filo di avventure mol– to probabili ma che si ripe– tono nel gioco dei gesti e delle battute e che non han– no sbocco, non si risolvono; i due personaggJ protagoni– sti si fuggono e s'inseguono nello stesso tempo, ma fini* scono con il cedere a una fiacchezza che si tinge di va– go esistenzialismo nella fran– cese J osé e di nevrosi psi– canalitica nello americano Alan. A questa insufficienza di densità del racconto non viene in aiuto quella che in termini scientifici può esse– re chiamata una scelta ori• ginale delle unità linguisti– che, capace di lievitare il contenuto e di attirare l'at- (contlnua a pag. 4) Una poesia di Franco Ferrari BARBARA. E~ un mese, due mesi e tanti anni passeranno e passerà l'eternità che non passa senza jncontrarci più. Nostalgia è diventata il mio clima e tutto mi risuona nel cuore come in una [stanza vuota. Temporanea distrazione è la vita, ora che [mi manchi. Ancora mi unisce a te questo dolore che mi logora, lo stupore del tuo sguardo sui colori e 1a tua scoperta della luna quella sera tu simile ai coyotes di Walt Disney sull'orlo delle colline, ululavi di gioia guardando la luna apparsa improvvisa dai tetti (palla-luna, così nasce il primo mito tra le dita di un bimbo) e poi tutte le cose che fanno i bambini.. I gerani sul balcone aspettano la tempesta delle tue mani; dorme bebé, l'orso cucciolo con cui ti [addormentavi inutilmente fingendo di sognare; la bambola è caduta dal balcone e non si è fatta male, il gatto prende il e le foglie carezzano cieli fondi. Gli oggetti più fragili i segni più labili ti sopravvivono. sole Al posto del tuo letto è rimasto un pacco di telegrammi sui tuoi giocattoli la sigla delle condoglianze. Mattino e sera e infinite volte durante il giorno ci incontriamo, Barbara e io, lei sempre la stessa, lei fuori dalla possibilità [dell'errore nella sua esperienza di giorni settecentosettantaquattro, io che mi credevo forte e mi sento ora disarmato e solo. Ci incontriamo lei sempre la stessa, e io che muto ... Muto incontro di grazia e di folle importan~a. Lei ridente mi parla di saggezza nella sua età di perfezione e mi mostra azzurre correnti ripetendo le cinque favole che sapeva e corriamo su prati verdi (il vagone di un piccolo treno tutto per noi due). Incrocio così realtà diverse, sopraffatto dalla sua freschezza, e disperazione mi diventa serena. Barbara accendo fiammiferi, e vedo ridere i tuoi occhi come per fuochi grandi. Felicità appoggiata al tuo giorno di festa una volta mi è sembrato di vedere e non ho fatto in tempo non ho fatto in tempo a dire niente, e non è più tornata.

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