La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 26 - 25 giugno 1961

Pag. 4 L~ FTER~ LETTERARIA Domenica 25 giugno 1961 NELL'AMBITODI UN PROGRAMMAMODERATO TENDENZE DELL'OPINIONE PUBBLICA FRANCESE IN UNA FO TE INSO PETTATA )f. * Finalità erisultati del Risorgimento Ec~i ~i!ice rle rivoluzionarie. ita~ian neihbr1 dellaMarchesa d1Segur S I ripete di solito che il Risorgimento italiano opera di una minoran– za, !u il risultato dell'azio· ne di pochi generosi; la cosa è. da un punto di vista aritmetico. esattissima ed è superfluo ripetere le ci– fre relative sia airesiguo numero degli elettori. sia a quello modesto del combat– tenti che presero parte al· le diverse guerre e spedi– zioni. E" ben noto. d'altron– de. che non si può parlare per quei tempi di suffragio universale. od anche sol– tanto di un vasto cerchio di partecipanti alla vita politica nazionale neppure in occasione della scelta dei propri rappresentanti In Parlamento: I' rmalfabefr smo. da una parte. e la po– vertà. dall"altra. impediva– no agli uomini - alle don– ne elettrici allora nessuno pensava! - di fare sentire la loro voce. ed anche ne– gli Stati più liberali d"Eu– ropa le leggi fissavano un censo abbastanza cospicuo come condizione « sine qua non,> per l"esercizio del di– ritto di voto. Non poteva essere diverso in Italia, che da secoli non era più abi– tuata a quei sistemi e che non era neppure ricca di una tradizione di tale gc• nere per molteplici motivi. che ora non dobbiamo esporre o valutare. Tuttavia quella formula (11 Il Risorgimento opera di minoranza))) contiene in se un giudi2:io che. tra– sferendo la questione dal piano numerico ad uno di schietto apprezzamentp po– litico, va respinto od alme– no fortemente corretto: in altri termini. non si deve ritenere che. per il fatto che fossero pochi. gli arte· fici del Risorgimento non abbiano espresso le esigen– ze della parte degli italiani che era la più viva ed aper– ta alle necessità dei tempi. né è lecito stabilire una implicita contrapposizione tra il paese legale e quel– lo reale. fantasticando su ciò che quell"altro quantita– tivo di cittadini avrebbe fatto se avesse parlato od agito. E' vero soltanto quel– lo che già Francesco Dc Sanctis osservava al suo tempo. cioè che nel corso dell'Ottocento dominarono in Italia due tendenze, quel– la liberale e quella demo– cratica. « armata runa contro l'altra. divergenti tra loro per presupposti .ldeologici. per i linguai;'gi che parlano, per le flna- 1Hà politiche cui tendono ,i. Lo scopo verso il quale convergono tanti sCorzi per– sona1i era quello di for– mare uno Stato di tipo mo– derno. quale era concepi– bile dopo la Rivoluz.ione francese ed il codice civile napoleonico. cioè basato sull'uguaglianza delle leg• jti. !"abolizione dei privilegi feudali. il rispetto del sin– golo ed il soddisfacimento delle sue fondamentali li– bertà. Come potevano sus– sistere ancora in Italia. proprio neffltalia madre del diritto. nell'Italia dei Comuni meddioevali. nel– J"Italia di :\-Jachiavelli e di \"ico. quelle forme anti– quate cd inefficienti. che contrastavano. in definiti– va. con gli stessi principii sociali cristiani? Un excur– sus storico intorno al pen– siero politico cristiano an– tico e medioevale dimostre– rebbe. infatti. che l'auten– tica « communis opinio n in argomento era assai dH– ferente dalle concezioni as– solutistiche e dal riconosci– mcntç> delle monarchit; di diritto divino (creazione protestantica. anche se qualche pensatore cattolico detretà moderna le aveva pur egli teorizzate. ma altri dottrinari. come il Vitoria ed il Suarez. avevano com– piuto un ·elaborazione pre– z.iosa adeguandosi alle ne– cessità dei tempi e conser– vando ressenziale dei prin– cipii). Con la Rivoluzione fran– cese tutto il problema subl una nuo\·a impostai:ione e. di conseguenza. anche la Chiesa dovette affrontare di nuovo quel tema. pren– dere posizione. trarre le dovute conseguenze prati– che ne11e sue relazioni con gli Stati: una tale azione di aggiornamento :;:iattuò ~ot· to il Pontefice Leone XIJI. lnvece intorno al 1860 man– cò chi desse il colpo d"ala e sapesse sceverare il buo– no dal cattivo. ciò che era valido dal caduco: si pre– ferl condannare in blocco con un'ostilità preconrett~. perché si era lc~ati _atran– cien régime e non si vede– va la possibfiltà di staccar– sene. Per obbiettività però si deve subito aggiungere che tra ,«li avversari pre– valeva spe~so il settari– gmo. l'azione cietle società ~grete ma~sonlche era in– tensa, il decantato libera- * ,ti PAOLO BREZZI * lismo si riduceva per Io più ad un gretto giurisdiziona– lismo chiuso a qualsiasi riconoscimento dei diritti della Chiesa e delle prero– gative papali ed ecclesia– stiche. In tal modo. tra i difensori ad oltranza - che inventarono allora la formula del 1( papa-re >1 che non aveva alcun fonda– mento nella tradizjone - ed i nemici che sognavano la caduta dello Stato della Chiesa come segnale della fine del potere spirituale del Pontefice, c'era davve– ro da stare male o sentirsi a disagio, come avvenne a quanti erano veri cattolici e buoni italiani. e non era– no nè pochi nè di scarso rilievo! estremismi che sarebbero stati forieri di fratture irre– parabili. Valga un esem– pio soltanto. assai signifi– cativo: nell'autunno 1860 Cavour fece invadere lo Stato della Chiesa ed occu– pare le Marche e l'Umbria. ma la mossa non era di– retta contro il Papa bensl mirava a difendere Roma. contro la qua-le marciava Garibaldi venendo dal Sud; se il piano di quest'ultimo si fosse attuato. la Francia sarebbe stata definitiva– mente ed in tutto contra– ria al nuovo Regno italiano e forse la S. Sede si sareb– be allontanata per ltmgo tempo dall'Italia con conse– guenze incalcolabili. Qual– cosa del genere si potrebbe riteperc per vari altri casi: la « rivoluzione ,1 veniva compiuta nella Penisola dai governi legali (come avve– niva in Piemonte) susci– tando lo scandalo delle can· cellerie europee. tuttavia Il movimento innovatore non varcava mai certi limiti né sovvertiva l'ordine sociale. ed infatti questa (u l'arma impiegata ognora da Ca– vour nelle sue trattative di– plomatiche - ossia presen– tare come alternativa alle sue richieste una conclu– sione «mazziniana ,i del moto risorgimentale tavia forzare alcune situa– zioni. giocare d"audacia pe– rò non tirare troppo la cor– da. non perdere di vista la meta ultima ma progredire a tappe per avere la forza di sostenere di volta Jn vol– ta i nuovi pesi che si ag– giungevano alle esigue ba– si di sostegno dell'ediri– cio rapidamente innalzato! Quello che tu ottenuto cen– t'anni or sono rimase un cacquisto per sempre>. fu un punto (ermo. e con i! passare dei decenni le strut– ture si sono ·consolidate. i fortissimi attacchi sono stati tutti felicemente su– perati. a felice titolo di una sua opera ponderosa). T e1timor1ian:e au ten– denze dell'opinione pubblica non di rndo ci vengono rln oprre per ,é di .1car10 intere11e; tra le di ALBERTO Pl1\'CIIERLE ~:· e 0 ;::~:~. 0 t~C:::::,ab 1 :::;i In definiti\"a. si trattava soltanto di passare dallo Stato d'autorità allo Stato inte"so come comunità uma– na. 11 trasformare la vita politica da fatto estrinseco in fatto interiore esprimen– te la personalità e l'impe– gno di ciascun cittadino n. come ha scritto il Toesca; in qualsiasi epoca storica il Cristianesimo si era di– mostrato il migliore aiuto nella realizzazione di tale programma ed anche nel– l'Ottocento non mancò l'in– dicazione della possibilità di un accordo tra religio· ne e civiltà (si pensi a Fe– derico Ozanam ed al grup– po di « Ere nouvelle 11). ma la storia italiana risorgi– mentale segui un cammino più tortuoso e tormentato. Il risultato tut1avia fu quello di enucleare il nuo– vo concetto di Stato con un programma realistico ed abbastanza organico: nel triennio 1859-61 si raccol– sero i frutti di lunghe eserienze precedenti (du– rante le quali O problema dello Stato. come è stato sopra indicato. non si era ancora affacciato e. di con– seguenz.a. non era stato ri– solto positivamente). Malgr.1do qualche appa– renza in contrario. la solu– zione si mantenne sopra una linea intermedia. di moderaz.ione. e\"itando gli Data la delicatezza di questo equilibrio è facile comprendere che siano sta– ti mossi molti rimproveri alropera compiuta ed ai suoi principali artefici; i ri– sultati ottenuti da chi ave– va modificato radicalmen– te uno stato di cose ma non aveva spezzato la continui– tà storica o violato la le– galità. parvero modesti ed inadeguati da una parte. arditi e labili dall'altra; chi voleva il mantenimento dello « status quo ante 11» e chi voleva spaz.zare via ogni istituzione preesisten– te non poteva essere soddi– sfatto. Ma si consideri in mezzo a quanti scogli do· vettcro navigare i mode– rati. come fosse loro ne– ceSsario andare cauti e tut- H., CASTELLO Quanto precede consente di dare risposta ad un altro interrogativo. concernente anch"esso i caratteri e la fisionomia dello Stato ita– liano uscito dal Risorgi– mento: l'ideologia alla qua– le s·ispirarono i << liberali >1 non era d"importazione straniera. non era la con– cez.ione del mondo che si era affermata in Europa durante l'età moderna - ed alla quale l'Italia final– mente si riallacciava inse– rendosi nel circolo più vi– tale della cultura dopo un lungo sonno. secondo lo schema storiografico assai caro al Croce -. bensì era piuttosto una ripresa dei valori genuini virtualmen– te contenuti nel patrimonio cristiano e sviluppati in vi– sta della formazione di qualcosa di ve'ramente po– sitivo. cònsono ai tempi. Ta– le 1( costante )) del pensiero italiano andrebbe posta in maggiore rilievo in una revisione della storia del– la nostra cultura dalla Controriforma a11"Ottocen– to. ed in tal modo verreb– bero recuperate parecchie figure importanti che lo idealismo storicistico he– geliano ha camufrate da immanentisti ante litre– ram; in molti di quegli uo– mini e nelle loro iniziative vi era davvero il senso in– consapevole ma trepido del « nostro imminente Risorgi– mento 11 (come suona una frase posta dal Calc:lterra GAESiBEEK * Non si deve dimenticare che d urante la prima metà de.ll' Ottocento in Piemonte. conte mporaneamente al po– litici. fiorirono molti santi sacerdoti. i quali - consi– derati al loro tempo paz• zi od avventurieri per lo più - rinnovarono !"apo– stolato cattolico. i metodi pedagogici e caritativi. le forme pastorali. con no– tevoli rmcssi anche su tut– ta la vita civile cd asso– ciata. Un sotterraneo legu– me unisce· i due movimen– ti. che allora sono sboc· cinti sullo stesso pezzo di terra ai piedi delle grandi Alpi. anche se alcune ma– nifestazioni di essi furono tra loro opposte e polemi– che; se si volesse definire tutto il fenomeno con un solo nome. si potrebbe avanzare la qualifica di ((salesiano 1,. da quel san Francesco di Sales alla cui !amiglia il Cavour si glo· riava di appartenere ed al quale don Bosco ha intito· lato la sua Pia Società. In altre parole. si era nella corrente de 1 rumanesimo cristiano. in quella linea ideale che pone la religio– ne a coronamento dei va– lori temporali pienamente sviluppati ed esplicantisi in maniera autonoma. essuno potrà affermare che durante il Risorgimen– to abbia avuto piena attua– z.ione un programma catto– lico-progressivo implicito nelle premesse ora poste: nondimeno. se si pensa che potevano verificarsi due altri esiti - il crollo defi– nitivo di tante buone ini– ziative. ovvero un risulta– to sovvertitore della tradi– zione -. c"è da essere lie– ti ed orgogliosi dei rrutti maturati tra tentennamen– ti e devia1..ioni e. ricono· sccndone la positività ac– canto ai limiti. prendere lo spunto per proseguire l'ope– ra a: compimento ·di un do– vere. che non è soltanto politico e temporale. ma impe~a la coscienza e toc• ca l'eterno. FU UWOASI quali, per quetto riauardo, un posto non piccolo tpet– ta. data la loro larahiui– ma di[Twtfone. anche in lla– lia. e pn molti anni, ai libri per ragazzi cornpo.1ti sorto il Secondo I ,npero dalla conteua di Séaur. Sofia Rostopcin. nata nel 1799. fialia del generale Fedor Va.1ilévìc. r,ovenia– tore di Mosca nel 1817. vì.1- suro poi a lungo r1 Parigi. andò sposa a Euaenio di Séo11r,figlio di Ottavio Ga– briele (1778-1818) e nipote del piìt 11010 membro della famiglia, quel Luiai F"ilip· po (1753-1830) ammirato– re di Voltaire. riuscilo ad andare in America alla fine della guerra d'indipenden– .:a, visitando anche Meui– co e Perìt; ministro di Fran– cia a Caterina 11: sosteni– tore della mortarchia libc– ralP e incaricato d·una mis– sione. fallita, a Berlino: sal– vatosi sotto il terrore. acco– .1tatosi quindi a Napoleone. che pii ridiede il titolo co– mitale e lo fece aran mae– srro delle cerimonie. e a cui rirornò fedele nei Cento aiorni: ma non mallratlato dalla Reuaura.zione. riam- 1neuo nel 1819 alla Camera dei Pari; e autore di scritti di storia che gli aprirono !r porte delC Accademia nel I 03. U11 fratello di lui. Ales.1andro GiusPppe (1756- NELL'ESILIO 1805) .1criue roman:i. e commedie; " l'altro figlio di Luigi Filippo, Filippo Paolo (1780-1873), aenerale di brigata. poi la,ciato in di1parte, ma promos,o do– po la rivoluzione del I830 fin dal marzo di quell'anno era entrato anch'eali nella Accademia. per certe opere di storia. tra cui una 1ulla campagna del 1812. In questo ambien1e. si mise a scrivere anche So– fia: dapprima fiabe e rac– conti per l'in/an::ia. quindi veri e propri romanzetti. con cretcenri impegno e pretese. Non mancava di. un certo spirito e maneggiava il francese con notevole pa– dronanza. L'intento mora– listico e.riae che buoni e cattivi siano meni in ret– tissimo. inaenuo. conrnuto; i primi praticano aHidtta· mente oani virtù. ma sen– :a musonerie né riaori.1mi. .1ono aenerosi e alla mano con la brava aente del po– polo che ama e rispetta i tianori: sono patrioti (ma. non v'è traccia det poste– riore tciovini.smo e antise– miti,,1mo di una Gyp). e sin– cerameme devori (ma. al– meno per un pezzo . .1em:a fervori di mislici,,1mo e ul– tramonranilmo). Ri,,111ona insomma. in quelli libri scritti per ragaz:?i ma che dovevano piacere an::iiutto alle mammt". l'eco di ciò eh<' veniva accolto e riperuro tra universali consensi, in Patrioti italiani • in terra belga * leJla dimora di Giuseppe e Costanza Arconati. i fuorusciti italiani. tra cui il Berchet. trovarono ospitalità e ogni possibile aiuto N EL 1796, Paolo Arco– nati Visconti. nato a Milano nel 1754. figlio del ciambellano di :Maria Teresa d'Austria. Gianga– leazzo. e della belga Hen· riette Scockart. si vide at– tribuire. in seguito a con– venzioni di famiglia. i be– ni di sua zia materna. Donna Brigitle Josèphe Scockart. baronessa di Gaesbeek e donai.riCre di Templcuve. 11 quarantaduenne ita– liano diventava così pro– prietario di un ingente patrimonio che compren– deva. tra altri beni immo– bili d"importanza. la terra e il castello di Goesbeek che do,,cva aver tanta par– te nella vita de.l?'li esuli italiani. L"antico maniero, sito a una quindicina di chilo– metri da Bruxelles, van– tava una gloriosa storia: la sij?'noria di Gaesbeek risaliva al 1235. li castel– lo. che era stato saccheg– ~iato nel 1388. in seguito all'assas~inio dello scabi– ;10 Evrard 't Serclaes. era appartenuto ad alcune delle famiglie più notevo– li della storia belga: nel Seicento era passato dagli Hornes al famoso Lamoral d·Egmont che doveva es– sere decapitato. il 5 ~iu– gno 1568. coll'Hornes. sul– rordine di Alba. II castello di Gaesbeek sorge in un'amenissima re– gione del Brabante fiam– mingo. Il paesaggio ondu– lato di dolci colline ha un incanto particolare e se– dusse ai suoi tempi il som– mo Brueghel: la critica moderna colloca la cele– bre scena dei Cieclli. di Ca– podimonte sulle sponde della Pede. nelle vicinanze della chiesa di Vlesem– beek. che fu in seguito restaurata da Paolo Ar– conati. I boschi che ci r– condano il maniero atti– ravano numerosi ospiti, allettati dai piaceri della caccia. data l"abbondanza della selvaggina. le lavora e la !ebrilità del mondo moderno non è riuscita ad alterare la pa– ce e la tranquillità di questo villaggio moderno e se il turismo richiama sempre più l'attenzione sui - tesori artistici delle ohicse del vicinato. tutta– via non è riuscito ad al– terare la quiete di questo an_golo tutt'ora dedito al ricordo. specie degli esa– li italiani del Risorgi– mento. Sappiamo, che fino dal 1818, Paolo Arconati ave– va redatto un tcstament_o olografo a favore del ni– pote Giuseppe. ll barone di Gaesbeek era da tem– po ossessionato dall"ìdea della morte e. desideroso di prendere per tempo _le disposizioni necessari~. aveva stabilito che il m– pote. ormai maggioi._:e~nc, divenisse il suo leg1tt1mo successore cd crede di tul· ti i suoi beni. li sette feb– braio 1821. alle sei di sera. Giuseppe (Peppino. come lo chiamavano i suoi ami– ci) Arconati giungeva nella capitale belga. e con– tentissimo di essere a Bruxelles> ove sua moglie, Costanz3. doveva raggiun– ,1terlo cfra otto o dieci di>: Ciò nondimeno ai primi dt marzo era di nuovo a Mi– lano. dove fu coinvolto neJle trattative condotte con Carlo Alberto in vista di un'azione comune. Lo editto del 19 ottobre gli attribuiva fra gli altri capi d'accusa quello di: caver egli eccitato in Torino il ,1tiorno 17 marzo 1821 ri 4 petutamente l'inimico ad invadere la Lombardia, ed a sascitarvi la rivolta contro il legittimo gover– no austriaco in Italia>. Gli si contestava anche. a detta della madre di Co– stanza cc·est que par le moyen d'argent il a fait beaucoup de prosélites (sic)>. * di R.O.I. JTA1\T1\TlJFF"EL calcato le vie dcll·csilio. Il 20 marzo 1821. falliti i tentativi, Ali Arconati j?iudicarono più prudente abbandonare l'Italia: par– tirono µer il Belgio. via Parigi. li 21 magjtio 1821. lo zio cedeva al nipote ctutti i suoi beni. senza eccezione ne riserva. con– tro una somma da stabi– lirsi secondo i fitti in cor· so. calcolati al tre ,per cen– to del valore venale>. 1120 ae:osto dello stesso anno. Paolo decedeva improvvi– samente, in seguito ad un collasso. Non pertanto i suoi credi poterono godere incontrastamente dell'in– j:!'.ente patrimonio: per lunghi anni dovettero far fronte ai processi mossi loro tanto dal Demanio quanto da chi contrastava loro la µroprietà dei beni. Ciò nondimeno i coniu– gi Arconati dal 1821 mi– sero generosamente i loro ingenti mezzi a disposizio– ne dei loro compagni di sventura: accolsero suc– cessivamente, sia al Ca– stello di Gaesbeek, sia nel palazt~o della Place Royale di Bruxelles. Giacinto Provana di Colle,e:no. Gio– vanni Arrivabene, Gio– vanni Berchet, Giovita Scalvini, Antonio Paniga– da che morì il 3 laglio 1865. cadministrateur des biens du marques Arconati de Visconti•. Quando gli esuli non erano ospiti dei marchesi potevano rivolgersi alla loro generosità: quando si trattava di aiutare compa– trioti che erano in di m– coltà, essa non veniva mai meno. letteratura del mento. Risorgi- E" cosa ormai nota che a Milano facevano parte . del crocchio dei Manzoni. al quale erano stati pre– sentati dal Cousin. Fra i frequentatori della Cori– trada del Morone s·anno– verava il Berchct che. alla fine del 1821, dovette an– che lui cercare rik1gio al– restero. Non sembra che. nella ca-pitale lombarda. il Tirteo abbia avuto molti contatti con gli Arconati. Ma a Parigi. dove soggior– navano nel dicembre 1821. nacque un'amicizia che do· veva rimanere sempre fer– vida per ,pili di trent'anni e spegnersi solo con la morte del poeta: cQuando Ella si ricorderà di me. scrive Berchet alla Marche– sa, pensi pure con ferma persuasione d'avere in me un lontano amaico - che tale pure oso nominarmi - il quale reputa fortuna~ tissimo il momento in cui ruppe per la prima volta quella sbarra che pareva separarci nella conversa– zione di Casa Manzoni>. Troppo si è scritto sulle relazioni tra Berchet e Co– stanza Arconati perché io possa dilungarmi sull'ar– gomento. Ma vorrei sotto– lineare il significato del soggiorno del poeta nel Belgio nell'evoluzione del– la sua carriera letteraria. rimpegno che si era pre– so di assumere in parte ,e-li oneri della stampa. Durantt il soggiorno londinese Berchet h:l ben scarse possibilità di dedi– carsi allil letteratura: la sua ispirazione pare. per altro. fiaccata. Solo il sen– timento patriottico gli detterà ogni tanto qualcu– na delle sac Romanze o delle sue Faritnsie. Taylor ne curerà ancora redizio– ne poco prima della par– tenza da Londra. avvenu– ta alla metà di luglio 1829. Varie ragioni lo avevano condotto ad accettare. do– DO molte- esitazioni. !"invito ripetutamente formulato dai marchesi. Non ultima unil speranza di riprende– re. con nuova tena. il la– \"0ro letterario. cA propo– sito di tradurre. dice nel– l"ultima lettera scritta dall'Inghilterra. è un toc– carmi dove il dente duole il parlare a me di tradur– re romances spagnole. So– no molt'anni. fin dall"Ita– lia. che ho sempre :i: fian– chi ancsta tentazione: ma anche ho a· fianchi una persuasione che la diffi– coltà Si:l immem~a: per non dire impossibilità. Pajono cose !-l racili a convertirsi in italiano! Quanti versi .l?'iàbegli e tradotti da se! E poi. e poi! Basta. ne parleremo a voce. E se Fauriel mi sa Sll!'.Jj'Jerire un sistema. ebbet1e lo rin– qrazierò•. In quel torno di tempo. lo studioso francese sog– j!iornava a Gaesbeck: a Grisostomo giuntovi final– mente seppe csuggcrire un sistema>, se subito questi si mise al lavoro. estendere la sua prepara– zione filologica. Prese dunque la via della Renania per ~iun– .izere a Bonn per l'inizio del :; :cmcst.re d"inverno. Purtropp o ebbe cla disgra– zia d"a,·er colto un seme– stre. dove non vi sono qaelle le,doni ch"c~li de– siderava: e quelle che vi sono rifcrisconsi piuttosto a studi rettorici che non ad alta letteratura. ossia teorie letterarie•. Lo stu– dente anziano non trovò. nel! · insegnamento d e i maestri prescelti. le indi– caz.ioni auspicate sull"in– dole della poesia popola– re: dovette raccoglierle da convcrs~zioni private co– me lo indica un memoran– dum di appunti .conserva– to nel castello di Gaes– beek. Ma il ,piano di studi che poté svolgere sul Reno do– \·eva però influire sulle sue attività future. Il compagno d'albergo di Berchet. il !ilologo Nac– ckc. faceva un corso sulla Iliade. mentre Diez trat– tava della cGe.1chichte der deutschen Nationallitera– tur >. Grisostomo. da scolaro diligente. volle consulta– re i testi: con Naecke les– se il testo originale del Nibelun.genlied. di cui Lachmann aveva di re– cente curato un"ottima edi– zione. Imprese una tradu– zione italiana. di cui non ci sono pervenuti che i primi e maldestri abbozzi. Nonostante il ,parere del– la Stael che riteneva che cniuno vorrà in Italia per lo innanz.i tradurre la Iliade. poiché Omero non si potrà -più spogliare del– l'abbi,gliamento onde il ifonti lo rivestì> ricomin– ciò a volgere il poema in italiano. Il lavoro fu pro– seguito a Bruxelles come spero di poter dimostra– re: quattro canti ci sono pervenuti, uno dei quali, purtroppo, mutilato. un mondo di bPnpen1anti ~~:;~r~n!r~v;~~/~a~r!"J~ modnati. che pur 1trn.:a oc- ll'::ioni alfuno e all'altra; cupare podi di grande im- ha • un cen:ello fPrtile .; r::,:~n!aN:~:,~: 1 :;v;,~~ at· conosce i caratteri dellF A un drcennio di di.a:tan- persone e sa come dntrt>a· ~::i{ntii~:1: 0 :Ei~: ; r ~(;E ~::•,~-i~ felice; all'Proi•mo dei Fran- ma afft>::i.onatoe dt>voto ... cPsi ,, ben comandati• (da ma eatroso e (altra nota chi, Canrobert O Péliui.er?) rrad1:ionaleJ vendicativo: fa ri,contro qut>llo dei Ru.,- ~ua~:~;~~rl: 0 :~~:~:::W ://c;~:;:::c;i~~:,:;~eaii~:: Cristina. 17/i risp ondono chr ti tardi aU' Alma• sconfitti q uel aener e di ca1li.ao non a Jnkerma.n. salvati dall°ac- e amme.uo in Francia . • \fa correre dei Francesi a Ba- è: abili•simo nella sua pro- laklava; dei Piemonte,i. ne fr11tionP: quando. per aat- verbum quidem. Ma J"Au· var•i dalCinundio cht.> hnn- berge de rAnge Gardien no provocato, i due raaa:zi pre1en1a. con due valoroti cattivi det:ono gt-ttard rla reduci france,i. il aenerale una finPttra. PaolfJ. 1 cui ruuo Dourakine a cui uno con1iali •ono stati rp1pinti. di loro ha salvato la vita. prevede' Chf" uno di loro. Straricco e oenero,o. impe- Mauri:io. rimarra storpio. tuo.10. autoritario e strano. Pruitano ali anni; erra que- vero burbero bPr1efico. il t1 v·e - o.uert:1amo noi - t:l'cchio generale trova so- iJ 1859,· ma Pnoio no" -3 lu:ioni n turri i problemi; reca a combatterP. al'n collabora col curato, ma .1i auPrra non ti accenna nep- sdegna quando que1ri lo pure. Seba,topoli pra tm n- chiama scismatico. Al suo cardo gradito; .}faQf'nta e salvatore fa ,1posare la nu- Sol/nino e il resto. et:oden- bile delle due .,arelle c11i tPmPnle. O/l~ai •.·1l'nn.Prr " .r\1ontier ha affidato i rlue finnlmPnte da no,,rnlai" rlo- trovatelli: e al ritrovato pa- po che F'rancesco. guariti) dre di cosroro. l"altra :so- da lui ha sposato Crisl1,tf'J. relia. vedova come lui. Paolo tomo in llalia. vr tro- Ne Le général Oourakine. ca una ,posa e con lei tor- pure del 1864. eali ritorna na in Francia. Notiamo an- alle sue rerrc preuo Smo· cora lo 1/or:o di riprodurre. lcnsk. accompagnalo e ser- con ortoarafia frn,1CPi;.e · la cito dalla famialia france1e. pronuncia di Pao·o (re cui Pietroburgo, maestosa !-OUi!'. mon ce, ...) e che lr regolare e severa, non piace, non moire parole 1ta!ia11e mentre ammirano Mo.1ca. sono ,critte correttamente: Ma. la Russia è paese cosa ecce:ionale in libri ancora primitivo e ro:=o; francesi. alla mancan.:a di ogni co· E" infint> del 1871 un altro modir<i devono supplire la roma,1:0 rli mcr9aiori prr- ingegnosità e fr11er17ia dri lt.>J;<': 111 n l°all'ricr app ,rP francesi. coadiuvati dai ser- invecchiata (1110r1 nf'l J8;4) vi russi. d'inrelligen:a prou- e stanca. fo Apre~ la pluie ta. e torpresi d"euere trar- le beau temps in realta il tati con umariità. Lo szesso sereno tarda a i·enire. ma Dourakine. che stentava a le vicende hanno scano in- comprendere idee e marne tt"rene. e anche i pl'r:,o- francesi. in patria non 4i naagi caraueristici - il nP- ritrova a sua aaio. Deci.1ivo· ·· gro Ramoramor. che ha ser- divenra il ritrovamenlo di t:iro i genitori deJla buona. un vecchio nmico. il prin- Genoveffa. rimasta affidata cipe polacco Pajar.11..'.i, con- a un wrore troppo debole dannalo quale cospiratore e t:nio il fialio. Giorgio; . \fa- fuggito daUa.Siberia.: onde. demoiselle Primerose. fac- rem.e11docontinuame-nte una cendona chiacchierona e denuncia da parre dc:la ni- aenerosa proreurice di Ce- pote avida e malign ... il ae- 11oveffa: il buon raga.:::o. nerale decide di parnre cori Giacomo - sano alqunruo l'alrra nipoll'. la buona: e scialbi e pili convt"n:ionali ve11de tutti i suoi posst"- del soliro. Giorgio. che è dimenri. liberando alcuni ,raro upubo dal collea10 servi. Siamo dunque prima dei ae.1uiti in cui. Giacomo del 1861. ed il Pajar,1ki non. e falunno migliore . .ri per- e un vero rivol11:ionario. de; Giacomo. che dopo va- nel roman.:o appar.10 nel- rie difficoltà .1ra per spo· fauno .1tesso in cui Trau- ~are Genovt"ffa. sente la gu!l veniva impiccato a voce del dovere che in- Var.,auia. Di fatto. si accen- Qiunae di abbandonare la na ai rigidissimo inverno amata. In/alti • Roma è più. del 1856. Nel racconto del- minacciata che mai. il San- l't!'vasione i principali episo- 10 Padre Pio IX chiama ... n; di sono tratti, avverte una e Giacomo .1i arruola ne- noia, da e un livre histori- ali :uovi pontifici. Ma an- que plein de Vérité et d'1n- che Genoveffa decide di Iérét émouvanl: Souvenirs recar.1i a Roma. come suora d'un Sìberien . di carit<i: finché la Prime- Non sono riuscito a ide11- rose li per,uade a ,1posar,,1i tifica rio. Né crederei - con- se,t.:a asperrare • Ja buona fortato dal parere datomi a gra.:ia di quei signori ri- voce dall'amico Lo Gauo volu:ionari) 1 e quando «quei - a 1111 influsso del Do- signori :uavi e allri ge11e- stoewskij. le cui Memorie rosi di/en.1ori del Papa da una casa di morti sono avranno cacciato que 1 ban- però del 1861-62. Perché diti),. Partono. dunque. gli alla Ségur interessa soprat- sposi. accompaanari dalla. tutto ml'rrere in rilievo che Primero.1e e dal negro fe- ve.ua: :ioni poli.::ieschc e si- dele. A Monterotondo e a stemi oppre.1sivi sono volti Mentana, e grandi battaglie a. ·perseauitare « tour ce qui che coprirono la gloria im.- est Polonais et cathoJique )J. mortale quei giovani soldati. e che "la Francia è il solo eroici e fedeli. sempre in paese che sia staro compa.1- uno contro dieci., (poche sionevo_le e genero.10 ver.10 paaine dopo. la spropor::io- ~n%::aer:ht~~a;i:,~;•· n:,.°~~ ne è ridotta alla metà. parli di corwersione, pure il ~r~u;~t~~:?,:~ 1~ 0 ; 1 ~:i~.Ci~~ì7~ aenerale e,,1prime it deside- riuoiu::ionari i, che in verità rio di morire tt tra le brac- a Mentana non erano pitì. eia del nostro buon curaro. di 4700 . « bene armati. ben ~~~e s:r~i;~t;~or~r:pic~;!::~ pasciuti e comandati da uf- ~~•~:::~~i~;i,t,;:~~: d - :~:: ~:i S r t:t~} pcnden:a nazionale per se complcra. ara:ie all'inrer- stessi. da religiosa compas- venro dei nostri valorosi .1ione per gli oppressi e so- soldati francesi. fortunata- lìdarietci con i cattolici. men.re giunti e sbarcati a Non sorprende. cosi. che tempo per completare la abbia dimenticaro f'rance- sconfitla vergognosa di quei .1co Nullo. mentre di quel- miserabili banditi». Ramo- 1' aueggiamento abbiamo ra-mor e Giacomo. entram- m{alrra prova irt un ro- bi feriti. auariscono presto: manzo che interessa diret- e tutli ritornano in Frn11- rame11te noi italiani: Fran- eia. Ma non aveva detto çois le bossu. a11ch'esso del Giacomo: « combatteremo 1864. Qui Paolo Peronni è finché Dio ci chiami tutti a. vinima di una beffa: 1 m lui. oppure fino all'mrnien- falso invito a pranzo dat tomento dei suoi nemici. che conre di Cémiarie. Ma la porterà la liberazione del contessa. apprese le sue Santo Padre e di Roma•? sventttTe di esule, sfuggito E come poteva la Séaur alla stTage e alla distru.::io- credere o lasciar credere. ne compiute nel suo paese nel 1871, che dopo Men.tana dalle' trt1ppe di Radetzky tutto fosse finito? Ma pro- (comment.o. in t1ora: « ma- prio queJla parola délivra- resciallo austriaco. celebre me ci mostra (o é soverchia. per In repressione crudele sottigliezza di filoloao?) che dell'insurrezione dei Lom- l'autrice aveva in mente un bardi J1el 1849 ii) lo trai- papa « prigioniero 11. Ma. tiene ugualmente. Paolo si oltre all'obbliQo del lieto fa notare per la sua vora- fine, dovevano influire ,u cìtà;ma quando vede il pie- di lei il desiderio di evo- colo Francesco de Na11cé. care ricordi gradevoli (è rimasto aobbo dopo una ca- men:?ionata. ancora perfi110 dura. e tanto buono anche la. presa di Malakoff) e la con lui. Paolo. che è ,ne- $peran:n di prepararare un dico, promt"'tte di auarirlo avvenire. secondo lei e chi quat1do sard grande. Fran- pensava come lei, migliore. Durante l'estate le cam– pagne ubertose sono, an~ cara ogJ!i, l'orgoglio di chi E infatti le dovizie del– lo zio Paolo avrebbe con– sentito a Peppino Arcana– ti le possibilità di ~avare aUa causa quando avrebbe Tessere l'elogio di que– sta generosità significa !a– re la storia degli esuli ita– liani nel Belgio. Non è qui il luogo d'imprendere tale arduo compito. Vorrei re– stringermi a ipiù angusti confini e vedere come gli Arconati influirono sulla Nel 1822 Berchet non fece che una breve sosta a Bruxelles: vi si fermò per pochi giorni sul viag– gio che lo conduceva da Parigi a Londra. Nella ca– pitale francese aveva af– fidato a Claude Fauriel il manoscritto dE! I Profughi di. Parga; in Inghilterra si struggeva perché l'opera non usciva. Sappiamo oggi che lo studioso francese non aveva colpa di questo ritardo. Sappiamo altresi che esso era in parte do– vuto alla 'Pigrizia di Giu– seppe Arconati, i1 quale non aveva mai conlermato Ho buone ragioni di pensare che durante le di– scussioni intorno all'im– presa si.a stata ,prospettata la possibilità di mandare Berchet a Bonn dove in– segnavano Diez e Schlegel: i marchesi avrebbero for– nito i mezzi finanziari. Ascoltando le lezioni del .e-rande romanista. il tra– duttore avrebbe. senza dubbio, potuto allargare la sua informazione ed conclude nel prossimo numero cesco e la piccola Criatina E cosroro non erano po~hi.

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