La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 25 - 18 giugno 1961
Pag. ~ LA FIERA LETTERARIA U1 1 A RICERCA NEGLI ABISSI DELLA COSCIE ZA * La caverna di Wari·en Robert Pcnn Warrèn è oggi considerato lo scrittore p1u importante del Sud dopo William Faulkncr. Nnto nel 1905 nello s1ato del Ken– tucky, è stato per ,ari anni alla Louisiana S131~ Univcr– sity, do\'c, insieme con Cleanth Brooks, fu dircltore della Southcni Rcview, Ja pili autorevole rivista leucraria americana tra il '30 e il '40. Poeta, saggista, romanziere Ciii ha pubblicato un bel li– bro di racconti, cinque ro– manzi, varie raccolte di poe– sie e di saggi critici. Vinci– tore di due premi Pulitzer è ormai considerato una delle figure dominanti della lcue– ratura nordamericana. Per quanto la..multifqrme attività non gli abbia ancora d:uo . modo di eccellere complcla– mcnlc, luttavia Robcrt Pcnn Warren ci ha dato la misura esatta delle sue notevoli ca– pacità giacché è uno scritto– re assai abile che sa susci– tare molto interesse nella desc1izione dei problemi fon– damcnlali della stessa esi– stenza umana. Sia nei mc– conti che nei romanzi egli si è dimostrato profonda– mente impegnato; uno sc1il– torc, cioè, animato da pro– fonde preoccupazioni per i problemi di natura spiritua– le. Intimamente convi11to del– l'esigenza di giustizia egli tuttavia sa quale in effetti sia la sua portata nella sfera sociale; cerca perciò di con– durre una analisi acu1a e par1icolareggiata alla ricerca della vera .:ssenza dell'uomo: anche se non riesce a spie– gare con precisione l'infinita complessità dell'essere uma– nò e ondeggia continuamente tra il bene e il male. Tutta la sua produzione letteraria ci mostra lo sforzo, da,,,•cro possente, per stabilire la po– sizione delruomo nella skra ~ocialc, l'alternarsi continuo in lui delle forze del bene e del male, l'impossibilità di un ordine assoluto sia riclla natura che nello stesso uo– mo. In fondo, Robcrt Pcnn Wa1Ten dimostra negli scritti la stessa incertezza che lo attanaglia. E' questa una ca– ratteristica comune a tutti gli ~crinori del Sud i quali si tro\'ano a combnttcre <:Oniro una tradizione che ha le proprie esigenze e che essi non hanno il coraggio di de– bellare definitivamente. Il continuo altcniarsi fra l'odio e l'amore per la loro fcco:i.– da terra del Sud fo ,;;i :::hc codesti scrittori non riescano con precisione a definire la loro posizione, ad assumere completamente la loro re– sponsabilità: e questo non per mancanza di Co.!Sionc ma perché essi non hanno unn visione precisa dcUa , 1 ita che vivono. Legati ad un passato che non possono dimenticare. essi vivono continuamente tra pas~ato e presente dimen– ticando spesso la rca!rà della \lita per chiudersi nel loro mondo pieno di fantasia e di sogno. Per questo, spesso, i loro personaggi risullano poco «veri•: giacché sono più espressione di un mondo fantastico che cralc. Tutta– ,•ia Robcrt P:::nn Warren, no– noslantc i difclli comuni a quasi tutti gli scrittori del Sud. sembra preoccuparsi con profondo acume dei proble– mi 1,1mi111i ç, SQpf1lm1110,~el– la posizione dell'uomo mo– derno nella sfera soci~le. * di r,,u,110 BAIUJCC1I ne la sorte del giovane che, a detta dell'amico e socio, il quale è l'unico ad entrare nella • caverna •• lascia la fidanzata incinta. Subito si "'prc una sottoscrizione a fa– , ore della giovane e ben prc– ~,o vengono raccoili 2000 do\· lari. A"questo punto, mentre nell'arca antistante la ca\'er– na la folla prega e canta insieme la ballata che il fra– tello Monty ha compos10, accompagnandosi alla chi– tarra, per Jasper, il Rcv. Mac– Carland. padre di lsa:ic, va ad esplorare la • caverna » e ritorna annunziando la morte di Jasper e smentendo le affermazione del figlio sulla maternità della ragazza. Questa la , 1 icenda, grosso modo, de • La caverna », un racconto • retrospetth•o • che mette a nudo la pcr-sonali1à dei personaggi che man ma– no partecipano all'azione. La •caverna•• infatti, serve sol– tanto come spunto iniziale per la ricerca che Robcrt Pcnn Warrcn \'U0I fare sul carattere degli abitanti di Johntown. Procedendo con una serie di fl.ashback lo -,crittorc mette in luce il ca– ratiere dei personaggi; Ye– niamo così a scoprire la loro \'ila passata, le loro aspira– zioni. le piccolezze, le miserie dell'animo umano. Ci si prc– sen1a una galleria di per– sonaggi dawero ,;orprcnden– ti: messi a nudo dall'acula e talvolta spietata analisi dello scrillorc essi moslrano tulla la loro perfidia, gli intrighi, 1 ra~Kiri. le preoccupazioni e si presentano quali in rcallà ~ono: piccoli e.\scii alle prese con la vita; falliti che non hanno saputo inserirsi nclln realtà quoLidiana. E allora scopriremo che lsaac non ha mai trovato nella • caverna • l'amico e socio Jasper ma che ha • montato• lulla la losca faccenda per trame proli110; sapremo che il Re,·. Sumptcr ha sposato tempo addietro una 1"3j!av.a sedot– ta e abbandonata da Jack Harrick, il padre del giova– ne disperso nella cm·crna, e che è felice che il giO\'anc Jaspcr muoia, solo e abban– donato, nc\la ca\·crna. Altri personaggi, mostreranno tut– la la loro catth 1 cda, \011an– do, senza esclusione di colpi, per inserirsi validamente nel– la vita. Ne esce un auadro davvero impressionante; an– che se lo scrittore non pren– de posizione e non indica con precisione l'alleggia– mcnto dei suoi per~onaggi. che rimane spesso alquan10 ambiguo. Ma cib è do,•uto alla concezione che egli stesso ha della vita: '1cll'uo– mo \'Cdc un essere troppo complesso perché possa es– ::.ere definito con precisione assoluta. Egli cerca :,ol1an10 di dcscri,•cre gli atteggia– menti dei personaggi in re- !azione al loro adattamento alla realtà; sa. infalli, che ogni individuo mostra 1ea– zioni dil'erse. che ogni singo– lo caso è un • problema• a ~e stanle: per questo non \'UOl generalizzare e rimane ~ul generico presentando il personaggio da più lati at– traverso una gamma infinita di sfumature. li romanzo, infalli, è ricco d1 particolari e di prospelli\'a ma non ana– liT.zn in profondità, come avrebbe dovuto. Ma nono– stante codesto difetto « La caverna» è un romanzo si– curo e a\'vincente che mo– stra appieno le capaèilà del suo autore che preferisce, attraverso la sovrabbondan– za di materiale e di intrccc10, rendere la complessità della , ila senza scavare in fondo ma accontendandosi di pre– scolare una gamma infinila di • casi • con la ~pcranza di poter egualmente risol\'cre lo scopo prefissasi. Non sem– pre ci riesce p~rch~ il libro di\'cnta piuttosto prolisso e a tratti ingenera noia; e, so– prattutto, non risolve com– pletamente l'assioma. Tutta– via • La caverna • è un lavoro impegnato; indubbiamente il miglior scrillo di Robcrt Pcnn Warrcn che cerca, at- 1raverso il flashback sull'es· sere umano, di presentarci la terra del Sud con tutti i suoi problemi e tulle le sue bellcnc. NARRATIVA OPERE PRIME * Dramis e Cristofanelli * di IJIIBER'l'O .11.unr.11101 Quanto !!la facilmente iml– t R bile certo modello neoreA– llstico di llnguagS?.i0 lettera– rio nella narrati\'a d1 og.[!i e quanto delimitante la libertà espressi\'a del narratore'. non sarà mal abbastanza utilmen– te dimostrato. nnche se la dimostrazione sembri oppor– si ad una verit~ ovvia. Poiché il nnrrntore che vuole imitare la parola del popolo per una maggiore concretezza di resa espres– siva. deve necessariamente o Idealizzare il discorso popo– lare o usare un dialetto im– mediato e, direi. addlriltura regi.strato. Nel primo caso la nccessità delridealizzationc è tutta estcLica: poiché, men– tre il parlare empirico si volJ,?e agli oggclll risultanti dall'uguaglianza oggetto-pa– rola. essendo il fine del di– scorso quello del significare l'oggetto. li parlare lirico in– vece non rivolgendosi aii:li oggetti jn quanto tali. mli In quanto slmboll del sentimen– to nella Jantasla. deve. con l'lnteozionantc nuova dcsll– nazionc dell'oggetto in quan– to parola-Immagine. impian– tare un'altra specifica con– cretezza. che non è quella dell'oggetto indic~to dal sen– timento nc.ll' immaginaiìone come nel discorso empirico. ma quelli! del :;cntimMto In– dicato ncffoggetto dalla fan– tasia. Comunque. I limiti e– spressivi della parola. nel ca– so dell'imitazione popolareJ,?– J,?iante. sono evidenti e tutti legati ad una necessaria e costrittiva figurazione psico– logica: polchè. se il popolano deve parlaTe come tale. il numero delle parole. ossia dei mezzi tecnici dell'espres– sione. s:irà limitato all'espe– rienza linguistic:i del popo– lano stesso anche se variata in mcta(ore. modi di dire. proverbi ed altro. tipici mo– di della fiorita quanto con– cettualmente povera loquela di un personaggio di tal ac– nere. to calabro. lo mettiamo vi– cino ad un slmlle modulo dc I Malavopha d! Veri?a, in cui la s;tessn esi.2enza sin– tattiell d'espressione r('ndrt il limite psicologico del di– scorso dialettale. sarà faci– le dimostrare che la pecu- 1\aritfl slntallica non è af– Jatto specit\eamente dialet– tale. ma genericamente flgu– raz1onc d'immngine del prr– sonauio preso tutto d'un pezzo dal popolo. Cosi per il frequente uso del che pro– nome o congiunzione fsu– bordinnnti, causali. Consecu– ti\'e). Verga e Dramis ren– dono uno stesso modulo let– terario che postula. si. una l'J11i.2enzad'impianto dlalC't– tale. ma in quanto idealiz– zalo in uno schema sintat– tico neutralizzitnle lettera– ria.mente lo stesso dlnletto. Verga ne I Malai,oplia: .. co– me fanno i marinai qtui.ndo vogliono vedNci bene anche al sole. che era un bel sole d'Inverno...... oppure: .. 10 zio Santoro. col rosarlo in mano f.' gli occhi spenti. gli dice\•a di si. che non dubi– tasse. che era Il per que– slo ...... E Dramis: .. e li di– scorso lo facevano cadere sulle f\j!\iC. che erano tutte belle ragazze che non ce n'era utù,:tra nel pflese... ». oppure: "'debbo vedere co– me debbo fare. ché mi tro– \'0 in una situazione. dice. elle nemmeno I cani: dopo che si è lamentata un bel po·. che lo sapete come fa lei... Questo è naturalmen– te. un solo esempio stilisti– co d1 una p.rammatica che vorrebbe rifare il dialetto. mentre non ne è che l'imi– tazione letteraria ai ftnl espressivi della personalità del narratore: il quale dimo– stra cosi di frustrare la pro– pria poetica nel tcntati\'O di realizzare la res come ~ vis– suta empiricllmente: in quan– to. tra il presupposto di poe– tica e la realizzazione lirica, è riuscito soltanto a sbocea– re ad un compromesso lin– J!Uistico che. m una appros- sim;i,tiva s\nilh1ra sintattica dialettale. ronde la necessità tuttn letteraria di un·espres– s1one. non della re. !I.ma del– la sua immagine scn11men- 1ale-tRntllstica. Questo compromesso ha dalo risultati lirici orlgtnah nel Verga. perché In sua for– za lirica. potentcmf.'ntc e– spressiva nel concretizzare le immagini. lo ha distmtto eo- 111<! compromesi;o tecnico tra lingua e lingua/i;tio, rinno– vandolo in espressione, ossia nel tipico ltni:uaggio della personalllà lirica del Verga narra1ore: mentre diventa modulo letterario per chi ru.sa dopo di lui. e, come modulo. si fa noiosa ripeti– zione. ili cu\ unl(orm1tà tec– mca appesantisce le imma– J!,ini. quando non siano cosl c:.presslvnment.e pOtentl dR riscatlare la banalità sin– tattica dl"l di~corso che ten– de a rarle priJ,?lomere nel suo modulo letterario. Non che Salvo 11 batte$1- mo del Oramis pos!la essere criticamente risolto tutto nel rilievo di uno stile come noioso modulo. chr anzi U suo racconto i- vivo. a volte scattante. rresco: ma certo che la mia indicazione vuole porre in luce quel difetto di originalità espressiva che nel ::e1n1ire una poetica neore;1.– lista, errata come tale. può divenlare negativa come resa lirica o comunque ridurne la efficacia nella staticità sJntat– llca del mezzo comunicativo. ~\la i giovani credono dì po– tersi imporre in modo affatto originale sollanto per l"im– pie.20 di una faJsanga che una contingente moda lette– raria gli scodella bell'e fatta come pietra filosofale dello slllc. Rolando CristofanelH inve– ce. non Si affida ad una poe– tica che propone uno stile prefabbricato. ma. soprattut– lo. all'um:amtà delle due Dm! storie di donne - Feltrinelli editore - e.quindi alla loro (continua a pag. 6) DJ11·0 CA.IIJJAIl'A JJTlT.IIA DEL ,JIITO * Souvenird'un pendo * di DARIO DE TlJOflTJ ,..,,,.,__ Nella coputi11a posterion dell'~diz.io11e ori– ginale dei Canti Orfici, UH grosso frego ha fa(lo scomparire la strana dicitura: - IJ1c Tragedie des letzten Germanen ltaliens (La tragedia dclf'uttimo germano d'Italia) . .Su quel t 1 0/umetto, stampato a Marradi da 1111 tipografo di provi11cia, elle it Ca111pa11a def1- 11iscc • coscieuz.ioso coraggio:.o e pa:,,entc •• volu111e.(lo iu carta meu;a d'u11 colore. e d'una qualità mez.;:.ad'wr'altra, 11t!. tutta del– lo stesso fornwto, oltre all'i11diflere,1:.a dei critici, che poclti si de1:11aro110allora di .<.fogliarlo, si rot•esciava infatti anche il ln•or~ bellico di quegli mmi - 11eutralis1110 i11ter- 1•c11tismo: berci i.:-.terici e bussa sode - e il po~ta si vide co;,trelto a cassare con 1/ hit11m'- quel suo grido finale elle, dato , tempi, pote.va apparire i11te11zio11a/,ne11te 11ro. vocatorio. Che cosa 11otel'a i11d11rlo t1 ritenersi /'ul– timo dei germani in Italia? Di cinti posiln•i, 11cs.:-.11110. La SllfJPO.!ii:ione si ba.!it1Va pre.rn - 111ihi/me11te Mli colore rossiccio tlella vropria barba e su q11ello cel(!jtte degli occhi. V11e e/emeriti irrdiz.iali del wtto fort11iti, ma 111 cui pare.,•a si compiacesse la .!illa trepida– :.ione verso cieli ignoti, ritenuti più \la.:-.t,, più accoglienti, piìt adatti alle (orli ali della .il/ti fa11tasia, che 11011 il cielo tosca110. Aggirarsi ver la v,a:.:.a ce111rale di Firen:.e co11 le gambe u11 po' ro11cola1e, co11 q11èl/t1 .HW harbaccia ce:.p11glio:.a arruffata ro.\s1g1111 co,ne 1111 ro,,o au1w111ale,vestito alla n1,:,,t1ca, in ca1111•0arnt!.:-.e, lo spt1cco de/111camicia \bOtto11ato, il cappello a ,:,,glrimbe\cio: ro11- :.are fra i tavoli11i dei caffé interrompendo il cl1iacclliericcio co11(U.!iO dei cl1e11ti 11cr allungare con arroga11za il suo libro di versi, i,uistendo ~rchi lo comperauero, non le.o- 11a11dofrasi sarCa.!iticlu:, e arrischrnndo di fan, allontanare, come w1 me11dica11te 1111- portuno: ecco il Campana ,u:/ suo as1,etro caratteristico di vallomere, di trtUandato; di ,•a,abo,ido .senza tlt!stino, se non quello i~,t:i':,e~,/:dt t~~ier,,;,;:ro lltl1'0H1t!da/e Era110 anni duri q1u.l/1, e. oggi mi pmono .<misuratamente lontani - quasi irreali - inabissati come :umo nello .:-.tupore de.I ri– cordo. E in 11110d'e,si, nel 1917, ci cono· scemmo. Anche. i miei vantaloni erano 111111 ,:,,trav,,oti e. la mia giacca .\foracchiata rn viì1 p11111i e lo stomaco spesso vuoto, me,itre ,l cer,•ello si rie.mi, iva di tm1ti pensieri triHI elle, p1ccl1iat•a110sulla la\tiera elci/a dispe– ro:1011e. IAt•orando da pittore in ima fabbnca tl1 bambole, ma a cottimo per evitare /'odiosa servilità dell'orari o fis so, riuscivo -0 racm,o– lare. la somma r.er s digiw,armi alla. meno ~e!::,de:;'/~ 11 :~o 1 tb~~~ 1 J;":er!i~~t•;l ~:~~~~~ al caflé e si finiva a Borgo Sr. Avostoll da 1111 gagliardo c be,r pasct11to fag10/111a10, .H,l cui viso s'invirgolm•ano due baffoni grigi. Se "~ .!ifal'a rit10 dietro il banco. l'occhw l'igile e la 1110110 armata d'1m c11ccl11mo11e elle tuffava di co11tir1110 in due fumar1ti mar– mitte. per versare nelle ciotole o 1111abroda 11 erde, boltezz.ata wppa di verdura - e fogli!! di cavolo non ne mancavano - o maiuscolt fagioloni toscani su cui svargeva poi covio– samcnte la fragrari:.a del biondo olio, fatto ancora d'olive.. Coltelto forchetta abolit,, solo cuccl11ai. Gli avl'entori, per to più manovali, com1111· que gente di fatica, si servivano da so/1; prendevano al ba,ico la ciotola e a11da11ano a sedersi a alcuni tm•oli di marmo bianco, se11z.atovaglie, senza tovaglioli. lngolla\•ano a sorsate rumorose la mine.stra in cui spe;,– :at•auo il ,,a11e. Ogmmo badava solta11to a mangiare, le chiacchiere conviviali erano sconosciute. Nell'ambierlle 1111 odore caldo, né grade,•olc né sgradevole. La figlia del {i!~'t;'.tl~~~;tr~na,~:~ re.t~=-iolisifj!g~:~a,~:a;; mescita dei bicchieri di vi110. E da Borgo Ss. Apostoli si torna1'a al caffé Paszkowski, prendendo posto, possibtl- mente, accanto a qualche co11osce11t~,per evitare la conswnaz.ionc. Ma per bre.,•e tem– po. Il Campana era sen:.a pace: la se.dia gli bruciava sotto il sedere. Comi11ciava a dimenarsi, a sbuffare, a girm•oltarsi, e infme a supJ)licarmi di a11daf'cene.via. Si comm– cia,•a allora a vagare per le ,,ecchie strode di Firenze, sen:.a 11Jeta se11:.a ragione: ore e ore. Forse verché d'iudole taciturna, 1,erché lo stm•o a ascoltme se11:.t1dar segni di 1111va– :.ie11-:.a, Dino Ca1111,a110mi fu per q1wlche me.:-.ecosta11temente ,,,cino, rmmnaricmulosi che presto lo avrei clow,10 lasciare. E 11011 cm w1 amico fac,le! No11 r,uti se la sc111i- 1·ano di sop1w,tare le sue bi-:.;:.e, i suoi 1111- µtOl'Visi scatti d'i11.:-.offere,1-:.a, i11compre11s1- b1li e ingiustificabili a chi no11 <ll'~S.!ietc1111to 11r(!jcnte che ,I pacta era gia stato r111cl1111:.o m 1111 111m1ico111io. \11 era11 g10111i III c11i l'uugo:;,,citt della 11011e gli acl11ncm•a i 11en,i :.tra:.imrdogli il cerve/fa. Rie11trato, g/1 vare,•a d, 11011 ,,oter respirare, tli :.cntirsi soffocato dalle t.:11ehre e .:-.ownf– fatto dal terrore veui,a al/0111 a cercar,111. Accadeva mfatti, che co11gedatomi da lut - sta1•a .!ifll lungarno nei pressi del ronte d, Sa11fa rri111t1} - e rincasato i11 via del– l'Alhe,o, ,to1•e m•e,,o u11a .\ta11:.e11ao p1ccolll holgia i11fenwlc, che è 1110/10 1111 acco11,e11- t1S.!il" di ,·ipo,are, accatlet'll che 11iglia10 ,omw, ecco 1·er:.o le due tre di 1101tc l'i11tro- 11an• "1111/'1111v1c.trato della .\lrntla, \Il t:ui tla\'a la finestra, colpi tli suole cui s'1111111a110 le gnda tli • Dario! l)ario! ;,,; e dove,,o tif– ::ar1111 e uscire. Do_,,e,•osce11dc.ree f,irgli compag111a, rms– segg,amlo fJCr i l,.1mgo.rni e le. Casci11e, quando 11011 si finiva sul piat.:.alc Micl1ela11- gc.lo . E parlare arte e. poesia, <.Olto il ciclo trapunto di stelle. Camminando e soffcr· ma11do.!ii talvolta si melleva a declamnre l'ersi di poeti slrameri. Sap~11do tiella mia conosce,i;:a del tcde"ICOsi co111p1'ace.1•a di re– citarmi ne.I lt!Sto originale alcuni brani del Faust di Goe.O,e. E cosl il tempo ,,a,sava e cou t!.!i.!i0 !e tenebre 1101t11n1e, qu~lle terri– bili te11~bre che. davano tanto angoscia, che te111e1•ll dr affrontar~ da soi,J. Lentamente gli l/Spetti tiella 11at11ra 1,1 rasserenm•a110: ai primi chrnrori del cre.1111- :.colo le stelle .:-.is11e~11eva110 11 ,ma a rma, Il canto cle1 galli 11e1cortili, .!iulle arontlaic ,1 p1aolio dei vasseri. Una 11eb1Jioli11a leggera H1/J1•a tltlll'Arno, le case .:-.1 1•e/arnno d, luci rO.!iec, 11ell'mia 1/ fre.!iCO odore dell'alba. La 11olle, la paurosa 110l1e era ormai va.:-.sa/a e il Camvana tra,iq11illato si sen1i1•a ri11a– _,cere: mi rmgra;.iava di 11011 m•erlo la,ciato solo, d'e:.sere staio i11 sua compagnia e domlolando ,I torso 1111 vo' c11n•o mi riac– comvag11ava a casa. Un giorno var/11, mrdm•o a rift1rc il .!ivi· rlato. Poco dopo Di110 si rifugiò, come foc~1•a sveno, 111 ca11111ag11a, a Marradi, 11reS.!iO , s1101. I primi temvi mi inviò llllche. qualche sua brel'e 11otizia. Docume11ti per– dHti. Poi, f'c.slro c. l'iccmtc. d(/la vita ci slac– ca,0110 ver se111pre: 11011 lo ri\/ldi mai vi1'1. Non andò molto e .!iepvi che era .!ilato rico,·eralo in ,m ma11ico111io. Paz:.o! /.,e corde della s,w lira, trovvo tese fin dai primi accordi violenti, si erano spezzate, vcr sc111- 11rc. Nes,11110 avrebbe 11dito III pre110 la 1e111pcsto.rnsi11fou;a che t11rbinava 11e/la sua maschia 1esra di barbaro. \la fmo allora chi si ero occupato lii lui, chi lo m•e,,a compreso? Il Dinau.i, il Foschi– ni, il Cc.echi. Per tutti gli altri, se. si ecce1t11i 11ochissi111i amici. Di110 Camvana era 1m 111m1eroda pia:.:.a, 11011 di rado importw10, ,;oio~o, da cavarselo di tra i viedi, mi11ac– cim1do magari di farlo allontanare dai ca– merieri. Forse percio, nell'atto di co11getlarci, rcRalandomi rl suo libro, memore. tli 1111 altro errabondo, di François Villon, volle co11 1111 colpo di scalpello profondo i11cisivo, quali– ficarsi amaramente.: - w, ve11du! Domenica 18 giugno 1961 UN GATTOPARDOSECONDOBASSANI * A proposito di Celletti * di 'l'EllRS.\ IU.:0.'\4.IORì\'O La pubblicità che ha ac– compagnato l'apparire di Viale. Bianca Mana, (il ro– manw di Rodolfo Cellc111 presentato da Giorgio Bas– sani ne • 1 contemporanei • di Fcltrinclli ), tendente a farne un secondo .. Gallopar– do •• ha creato imccc una certa diffidenza, lew:a1a ~o– pratlullo alla stancheT.Ta per i • casi letterari• di cui si è troppo parlato. In rcalt;\ poi il volume rivela, alla lettura, notc\'oli qualità, anche se co– spicui sono pure i suoi limiti. • Come quello del • Gatto– pardo• anche il dalliloscril– to del presenic romanTo ci pervenne un anno fa anoni• mo, tramite una sianora ... •· Cosi inizia la presentazione dell'opera, che \ iene po1 chiarendo come l'anonimo. • illustre mu::.icologo », ,i di– svelò per Rodolfo Cclle11i, che • non è uno scrittore di professione, neanche in -,c– conda istanza •· La qual co,a non è poi del tulio c~atrn, poiché Ccllc11i. nato a Roma e residente da molti anni a Milano come dini:icn1c di una grande ca~a dolciaria (• la Molla Paneltoni t.mto per non rare nomi•), ha dietro le ~palle una c:c1·tn familia– rità con la penna, come c:ol– laboratore eh cncklopc<lic ~pecializzatc, c~pcrto di mu– sica lirica e df canto. La -.ua diffcrcma con la maggior pari~ dei no~tri lcttcr:1ti e dunque tutta data dalla ::,ua fattiva in~crzione nella ,ita produlliva italiana. E cosi l'esperienza molteplice che gli deriva dall'eia e dalla frcquenta1ionc di ccrli hm– bicnti dell'alta borghe,b , ie– ne traspo::.ta nc\h:: p:1ginc di Que::.to MIO primo librn con una :,apicntc do~atura di lin– guaggio e di clfclli, una ta– glio narrativo ~,r.1ordina1i:i– mente sicuro cd abilità e mo– \ i mento nel muo, cn: r,c1 ,o– nn~gi e ~itua1ioni. ,e,va ;11- cun teoriuarc, I acile -,coglio di oani c~ordicnte. L1 storia, ambi..:nlala nc– ~li ultimi ,enti anni. a ca– ,·•allo tra Roma e \tilano, ri– percorre le , iccndc di un i:ruppo di gio, am boq;hc..,1. E,;-.a è tenuta in.,i..:me ~o– prattutto dai ricordi di una 111i0\ 0 incz73 ... pc-.icratJ. anche :-.ealcuni motid di 1111c1c,-,c, allri di camera1ismo e .,upcr– licialc ::.olidJt'icta. e lor,c tropp<) facih rappot·tt h.;;icì, introducono \ i,1 , ia nu0\C raiiom di agglomeramento. Agglomeramento, e non ami– CÌ7ia, o organico S\ iluppo, o arricchimento l!ia pure Ji\or– dinato, pcrehc ne\ n,cn1rc manca il ri,;;crbo h-,ico, non si ~calfiscc che 1ts,ai rara– mente l'intimila ,piritualc. gelo:,a e :,ch1\a. Pro1avonis1;1 è dunque tut– to il wn1ppo nel suo alterno mllO\crsi, se pure la luce ,;i conccntli !>0l)rat1u110 :.u ,ila italiana di quegli anni però e !>Olouno •fondo, :,a– poro\O ed intelligente ma lontano. La rcalta della nar– ra;,ionc è dala 1ut1a Jalral- 1erno gioco dei sentimenti, ncll'a\nccndar,i delle rcla· zior.i: Arturo c:hc tradi ..cc la moglie con Elena, sua .1man- 1c fin dal liceo, e la,cia poi runa e l'altra per un·a11iice americana, Giulio che tro,a pausa e nposo dal suo gran– de tormentoso amore per Mar– ia con Elena; Marta, che ,;i lascia dietro due ma(rimoni falliti cd cflìmcrc ancnlure, e che rc.!>pmgcrà Giulio per il miraggio incon::.i:,1ente di Loren;,o, e ahri e altri scam– bi, mlr~ci, resi ,1,i e reali e di,;c1olti nel rac..:ont.J. Ma manca in ..ostan;:.a alla , 11a del gruppo un.i 1dcahta qualunque che accomuni 1u1- IÌ. o i piu, all'ombra di qu;.l– co\a pili grande di loro. una ,;;oflcrcnn che porli m qual– t·he modo la narra7ionc ;id ag11arc motni e 1cnl!iom piu profonde. Percile alla rap– prc,cn1a11onc acuta e pur , 1- \ a, \Olo qua e l.1 lcj:gcrmcn1e ,tudiata, manca in fine un g-iudi110 che collochi pcr-.o– ne: e co),e in una d11ncns1one di piu ,a,10 rc-,piro. Ed il lettore. prc,o nel giro degli a\\Cm111C'n1i c de1 rcr~ona~• g1. attcn :..!pagina per p3p:ina 11 dis ,d.ir ,i di un:1 c:arica in1e,;orc ..:hl! poi non ,i for– mula, il )>01110IU0\Cl~i di JC– quc eh..: re:.tano a loro modo '>entpre tranquill~, ::.cnia 1?– ,ciar alliorar..! una umanila piu 1icca e piu con,1.,1..-::n1e. Le parolc: di chiu.,a, t:"d le tante del dialogo. g..::llano im– pro,, i:--amc:llc una luce ~ul limilc intcmo che la hrn\l1ra dello \Critlore 11011 e I m',cita a coprire: • Se la~ci pa,,.1rc un certo paiodo e poi ti \Ol– gi mdic1ro ti -,cmbra c:hc 11:li ,11,~nimcn11 trhti _e 4uelli lrrt1 ~i=ino ~°' crn,111 da ,ma kgi?e di tompcnsa,ionc reci– proca. Pero non e una lcl!'!JC. E' 11 ..:,I\0. il e,1~0 ci da un certo numero di probabilità ra,ore,·oll cd un ceno :rnmc– ro di probabilità contr:'lrie. Appunlo perché c. il caso. lnquadratt.! da un la,,;o di lcmpo piu o 111:no ampio finì,cono per bilanciarsi...,._ Con qucsro non si \uole neg:arc il gu~to di molte pa– g111c,il '>Ollilc trallcggio del mutare dei ~cntimcnt1, l'or– chc,traTion..! accona c.he fon– de i di,er,;i destini in un dì– ma globale, le ~uggcsll\e pen– nellate locali ,tr.;ordinaria– mcntc <;obnc, il lhdlo kggc– ro di poc'>ia che anima 1utto li racconto. Ma pure penua– nc la dclu!>ionc per un ,o– mmw:o che prometh! p1u ol quanto non dia, e c.hc srm· hm ancorarsi ::.oprattullo al– le ,aria11oni minori drlla ,·i• ta individuale e di rcla1ione, e. ad un '>0Slan;,mlc .1~nos1i– c1smo. alcuni pcr~onaggi; Giulio, il,---------- ~;~1~~0 %~s1cit'e ~11 ~1 ~'.ar~~a~~ « Cyn i hin » Bia11ca \foria, si I ifcri,cc Dal recente l:i:,cicolo di alla :.ua rcsidcn,.1 milanc..c. • C.,,nchia. l.euere e arte. Fi- 0\'C egli ritc~sc con la fan- re11:.e •: Poeti classici ualia- tasia avvemmcnli tra~cor~i, ni (Dante. Foscolo, Leopardi, rimedita situazioni presenti); D'Annunzio) nella versione Marta. la l'a'1a11.a inquieta metrica Ialina di R:irracllo e libera che imba~ti,cc con Paone. Inediti. di Bona,•cntu- lui una rclanonc ambigua; ra Tecchi (• Fochctti •l e di Lorenzo, il tcnòre dalla \CX.e Remo L.1urrmo. Poeti inglesi all'antica e d:illo ~car,o \Cll- contemporanei tradotti da timcnto; <\rturo. il regi'-ta; Lorcn7o Vota. Poesie di Gior- Elcna, la languida e -,en\ibilc gio Barberi Squaro11i, Fran- figlia di un cx gera'rcn. E. co Caccia1orc, Liana Dc Luca, pili in margmc, MaQ:da, l'am- Alfon::.o Errichclli. Carlo Ga- ministratricc amara, Mario la~so. Marcello Landi, Biagia. il deinocris1iano, Piero il co- ~;;i;:1d~i,R~cci ~l.ai .~n~~tci~i: munisla, Fausto il contrab• mani, Fiore Torrisi. Scritti ~~~r i~r~I~: /;t~c!ir:~llo, e poi di Francc~co Bruno, Dome~ I fatti fondamentali allor- T~c~.. ~ht 1 bi~;o GJ~bbi 0 es;:: no a cui si addensa e si ,cio- gio Velilli) a cura di Lorcn- glic la storia sono una"certa ;,o Sicari. Filosofia (• La Pro- ,·acanza comune, organi;,.zala blcmaticita •. • Alle sorgcnti dal regista nella ~ua \lilla di del fiume buddista •) di Ste• Feria, e quindi lo scandalo fono Mozzilli e Gumano Bel- Baroni. che i>Cr molti \tersi lussi. Arte, varietà, biblio- ricorda il caso Montc:,i. La grafia. Anche il romanzo • L'\ ca– ,·erna •• che esce ora presso Bompiani nella buona 1ra– duzionc di Elsa Pelilli, nono– stante il titolo piuttosto , a– go, è una ricerca ncglì abi'-– sì della coscienza umana al– lo 'Scopo c,•idcntc di scoprire i rapporti dell'uomo con la natura. La vicenda si :wolgc nella cittadina di Johntown, Tennessee. L'inizio del ro– manzo (• Erano il numero X-362 del ca1alogo Monkcv– Ward, , era vacchc11:1 di pii– ma qua\ità, tinti con mae– stria, ult1mo modello brevet– tato. ahi 25 centimetri, con occhielli d'ottone e cinlmino al gambale con fibbia pure d'ottone, portali e ammirati dagli sportivi di tulio il mon– do. Misura 91128... né troppo grande né troppo piccola, per un uomo. .Ma l'uomo non c'era•) potrebbe essere quel– lo di un •giallo• ma, per quanto la vicenda sia im– perniata sulla ricerca del– l'uomo scomparso nella ca– ,·cma, lo svolgimcnlo è del 1ut10 di,·erso. Ma l'1dealiuaz1one o sche– matizzazione letteraria dello uso popolano della parola ne– gherà. in definitiva. l'auten– tica imitazione di un tale llnguagglo. poiché esso è u– sato in funzione fantastica e stilistica della personalità di chi narra. la cui fantasia ten– derà quindi a fondere. nel– l'imitazione. sia le esigenze di un tondo linguistico orec– chiato più o meno daJJ'ori– ginc. sia le esigenze della personahtà lirica del narm– tore. con' tutte le converj!en– ze del dialetto nativo, ine– liminabile presupposto lin– guislico del narratore stesso. La lunga, • 1na1•c1,n. ,li Simone de Be,111voir lsaac Sumpter e Jaspér Harrick :.coprono una ca– ,-ema incsplorala e decidono di farne un'attrazione turi– stica. Per questo si mettono in società. ma Jasper, desi– deroso di esplorare fino in fondo la •caverna•, adden– tratosi da solo, dopo ~wcr la– sciato gli stivali :11l'imbocca- 1ura, ~i sperde. Quando Jo– Lea e il suo boy-frumd i\fon– ty Harrick, fratello di Jasper, 1ro,·:1no gli stivali e la no1i- 7ia dilaga nella cittadina, ,cn5:ono immediatamente mo– bilitali tulli i mezzi di ~oc– corso. E' lo s1esso socio di Jaspcr, Jsaac. ad addcntran.i nella ca\'ema e ad iniziare le ricerche; Jasper è rima– sto sepolto in un cunicolo: è ancora v:i\'o, ma non può es– sere trasportato perché un grosso macigno cadutogli sul– le gambe lo immobilizza. Ben preslo si organizzano i soc– corsi e si danno inizio Ji Ja– \'Ori di scavo della galleria nel versante opposto. L'opi– nione pubblica partecipa con ansia ai lavori: radio, tele– visori, ,~p0rt~rs sono mo~i– litati. In un baleno la pic– cola ciuadina del Tennessee è in,•asa da una folla stra– ripante acCOr'$ada ogni do\'e per godersi lo • spettacol<? •. Tutti sczuono con apprens10- E non starò a vagliare la eventualità del dialetto strap– pato di sana pianta come re– gistrazione dalla bocca di chi lo parla. perché san\ allora la per:sona1i1à del narratore che dovrà piegarsi alle esi– genze del dialetto. Nel caso poi, come è successo da noi col Verga. di un grande nar– ratore che si valga del me– todo verista per risol\'ere il suo particolare problema del– la comunicazione espressiva. non sarà difflc1le dimostrare che il linguaggio popolareg– giante usato non è affatto Il dlaletto d'origrne nmasto nelle orecchie del narratore. poiché 11 siciliano dell'uomo Verga è diventato. attraver– so il flllro letterario. ,,aga imitazione del Siciliano 'co– me lingua.2g10 del Verga nar– ratore. lmltaz1one che. se presente ai successivi utenti del metodo verista. servirà a ripeterla come imitazione dcll'imitazlooe. Se un modulo sintattico usato da Nino Dramis in Sal– vo il battesimo - Felt.rmclll editore - e ripetuto come uno dei centri modali più comuni al suo schema lingui– stico, m.Imetloo d1 un dJalet- Interessante l'esperienza di Simone dc Bcauvoir. come donna e come intellettuale. ln~cind1bili comunque que– sti due a::.pctti. l'uno dall'al– tro: né è mai possibile, lo– gicamente separare l'uomo dalla 3ua profes~ione, o \'i– cc,,ersa. Certo, è tra le voci più \'Ì\C e perciò discusse della Fran– cia conlcmporanca, come ta– le seguita da quella polemica che O\•,•iamcnte suscita ogni personaggio della ,ita rub– blica, e questo in ogni cam– po. 1 cl caso della de licau– \'Oir, ~i aggiunga inoltre quel– la lunga consuetudine che, ormai da anni, la vede al fianco di Jean Paul Sartre. E ~u questi due nomi la pole– mica permane aperta. Tutta· via, la ,,occ della dc Bcau\'oir non ,,a ignorata: e quanto segue è solo un accenno aUc rispondenze che i suoi scritti hanno trovalo in noi. proprio perché anche noi donne cd intcllelluali. E' possibile seguirla abba– stanza da vicino per quanto di sé, e pubblicamente, ha \'oluto dire e spiegare: si ,c– dano Le memorie di una ra– gaz.z.aper bene (Einaudi 1960, ma pubblicato in Francia nel 1958), ed il più recente La forcc de l'dge (Gallimard, Pa– ris 1960). Pur accogliendo le autobiografie con talune ri– serve (chi scrive e, consape- ,olmcnte per la stampa, di sé e della propria , ila in– trattiene un dialogo che è con sé s1esso ma anche con · i propri lellori: il che crea, tu[la una determinata posi– zione), comunque, la nota au- 1obiografica è intcgralh a per la comprensione dell'opera di uno scriuore. Nata nel 1908 e • ragazza per bene• (come ella s1essa ,olle definirsi), la de Bcau– ,·oir fu educata ai canoni del più tipico tradizionalismo borghese: l'entourage fami– liare. dei parenti e degli ami– ci. Un mondo di orizzonli e di interessi precisi, di \alo– ri immutati cd immu1abili, che intendeva precludersi e precludere (maggiormcn1c n,:I caso di una donna) ogni altra e diversa possibilità. Superati i miti dell'infanzia, con l'adolescenza si precise– ranno per lei più fondamen– tali, determinanti problemi: i rappor1i con la famiglia, con la società, con Dio. Sem– pre più av\'Crtita comunque, anche se ancora in uno stato potenziale, l'impossibilità di :ideguani. ad un ambiente di– \'enuto statico e fine a sé sies– so, dai teoremi già risolti e prefissi. Poi gli anni di uno studio di\'crso, in certo senso anco– ra confuso, ma indubbiamen– te più preciso e fondato ri~ spetto all'approssimazione va- * ui H,OSANNA. PILONE ga e dispersa dell3 cultura liceale o anche familiare. li pnmo insorgere contro l'in– scgnamcn10 accademico-uffi– ciale che spesso, presentava i limili dell 'incomplete1.za; i ri· pensamenti sui libri. nelle lunghe ore in biblioteca; e contatti più aperti, più ,,j– ' aci e di s1imolo. di più adi· 10 alla discussione. Infine Sartre, incontro in cerio senso de1enninante, ma pro– prio come ognuno di noi si determina negli altri e con gli allri. nei suoi rapporti d'amo· re, di amicizia e di la\'oro. Per diversi :anni insegnante in alcune IOC3li1à della pro– vincia francese, rientrata a Parigi, . pervenne in seguito alh cultura ufficiale con la pubblicazione dei suoi primi romanzi, e citiamo fra qucs11 solo quelli tradotti in ila• liano (di qualche anno poste– riori all'edizione francese): Tutti gli uomini sono mor– tali (Mondado1i 1949) e / 111a11darir1i (Einaudi 1955).Ma questo fu solo un suo primo aspcllo: e qui maggiormente si precisa l'esigenza di non conoscere mai un autore da un· suo scritto, ma dai suoi scritti. Infatti, i ·ramami del– la de Beauvoir rischiano una ,·alutazione in tono minore se non accolti come punto o iradino della sua ricerca umana cd intclle11uale. Ed ella stessa "i permane spar– sa, incompleta ed incompre– sa. Un genere di leucratura che essa appare oggi a,·er del tullo abbandonato, nC a no• ~tro avviso, le e il più con– ~ono. Coerentemente testimonia– no le sue memorie: Simone dc Beauvoir si fo1mò :igli anni precedenti la seconda guer1p. mondiale. fra il 1930 e il 1940: di qui talune sue posizioni. \'agamen1e roman– lichc, vaga.mente irrazionali. Del resto comuni a quasi tut– la uoa generazione che, an– che intellcllualmentc, avrebbe avuto per compito ( seppur non sempre ancora ne è chia– ra l'evidenza), quello di Jis- 3ipare e liquidare le remore dcll'ullimo e più deteriore idealismo romanhco liberale 01toccntcsco. Nei suoi vari :1spc11i. fasi estreme, e nei suoi vari nomi. Qumdi di aprirsi a nuove possibili1a. In tale convergere di conclusio– ni cd inizii, si precisano per l'uomo due strade: noi cre– diamo infatti si possa par– lare di involuzione e di evo– luzione. Il secondo caso è quello della dc Beauvoir che. come donna e come intellet– tuale, sarà consapevole del processo storico della ~ua epoca. La sua maturità in- falli coincide con il dopo– guerra: le macerie delle c.it1à e delle persone hanno avuto un senso preciso, anche se ::.pesso frainteso o di cffetlo postadato. Trala~ciamo i ~uoi ~critti che ancora cd idealmente :.i riallacciano al momento per noi ncgath·o della sun opera (e chiaro che la sua • dislru– zionc • oggi non ci appartie– ne più); in aliti testi, e di diverso genere letterario, ini– zia per noi cd in Sirnore de Bcauvoir il momento po:,111- \'0. Alludiamo al Deuxième scxe (Gallimard, Paris 1949) cd a la /ongue marche ~,es– so editore, Paris 1957). Il primo, un lungo trattato in due \'olumi, sulla donna cd i suoi problemi di oggi, nel mondo di oggi. Un testo che ogni donna evoluta e consa– pevole non dovrebbe ignora– re. Diciamo pure, anche ogni uomo C\'Oluto e consape, 1 ole. "é sembri fuori luogo tale aflennaz.ione o superata per alcuni. Se la donna deve an– cora molto comprendere, l'uo– mo non le è da meno. E spesso, per Ja nostrn società, il discorso deve ancora es– sere iniziato. Ancora oggi e di frequente la donna non vive con un uomo, ma per l'uomo: né la sua vita ha altra prospettiva o finalità, o anche altra com– prensione. Le conclu~ioni del– la Bcau,,oir, seppur a ,oltc raggiunte con pedanteria cd esplicazioni prolbsc, ~uno co– munque lincan: l'uomo e la donna sono termini dialettici, per ognuno di ess, vi è di– pendent.a cd indipendcn;:.a dall'altro, per ognuno di e~si v1 è uguaglianza e dhcniita. In tale aflermazione ~1 rro– lìla tutto un mondo, di ,,a– lari umani e sociali. Nella scarsa e solitaria bio– grafia esistente .'tu\ problema femminile, Le cleu:c1èi11ese."e vi agiiungc un :,uo ::\ppor10 notc\'olc e l'esperienza della dc Bcauvo1r, scevra dal pcr- ~~~~~~~0un~el~Tu ~~~r;•j~Pe~~ ~~~~a~i~n~n~1tr1i~a~rcci3a im- La lo11g11cmarche è inhnc un suo scrilto sulla Cina mo– derna, fra i più aperti e do– cumcnlati di quanti da noi pre::.i in c.1,ame. P..!rsciiucndo u_n genere le1tcrario già mi- 1rn10 con L'tl111énq11e uu i'!'" le jour (Ga\limard, Pa– ns 1954,e 1radotto in italiano da Feltrinclli), la dc Ueau· voir che già avc\'a viaggialo in diversi paesi, ~i ,;offcrmc– r-J alle prospcltive ofl.:rtc da questo nuovo mondo, Solle– citazioni che ella trO\erit tuo– ri d'Europa cd alle quali dara ::i Sf~n~~~lt~d d~~~~~~'.ll~~~ ella stessa in una noia a La force de l'àge che proprio in Cina ri:,contrcra il proporsi cli nuo,•i interroitéHivi e nuo\'i problemi: , i pcrscguira la "-Ua ricerca cd il tentatho di un rapporto, Anche la cui• tllra infatti è interazione. Sintomatico questo suo in- 1cre3sc, in lei già donna di una certa età cd in certo ~cnso affermata: maggior• mente nol:::voic ~e mcs!>a al lianco ad è">empia noi piu , i– cini. si \'Cda un Cas~ola e quel suo ~poglio V1agg10 in Cina (Fcllrinclli 1956),cui re– plico Fortini con A.!i1a Ma,:– s:1ore ( Einaudi 19Sc,), di più ,a::.ta parlata ~eppur in tono romantico. Vi e naturalmente 111noi, e di altra generazione, tutta una parte ~uperata in Simo– ne dc BcaU\ 1 0ir: né. :alcune tra le piu vh•c discus~ioni di allora trO\ano oggi piu n– '>P0ndcn,a. Tutto cio e O\\IO, ne vi è alcun :.egno di l\le– nto o di demerito per l'au– trice. Ogni genera1.1onc c:,nu• 1bce cd inizia qualcosa. Co– me ogni generazione prose– wuc un discorso che è stato di altri e che sarà, a sua \'Olla, d1 altn ancora. Ma proprio per tale d13conio, nel :-.uo tempo e nelle :.ue pos• ~ibilita, la )<olla esperienza permane valida.
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