La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 20 - 14 maggio 1961

Domenka 14 maggio 1961 ----- UNO SCRITTORE NUOVO: RICHARD CONDON * L'uomorisentito e ilprocessoal sistema * ili 1,1ETlfQ CUlilTTI L'uomo e rh-oltato • di Ca– mus ha un antecedente nel– l'uomo e risentito• di Nietz– sche. Risentimento e rivolta sono all'origine del nuo, 1 0 mondo, sono ciò che lo di– stingue dal \'ccchio mondo, regole d'una psiche nuo– "a, d'una nuo,·a concczjone dei rapporti sociali. Il ri– scn1imènto individuale. che creò i personaggi della ri– bellione, gli eroi della tra– gedia e della \'ita, s'è disteso e involgarilO in un risenti– mento co\lctth•o, che modu– la il rapporto tra uomo e uo– mo, padre e figlio, moglie e marito, cittadino e citta, sin– golo e colletti, ità. Esso ro– vescia il concetto di destino, ironizza la pazienza, instaura uno stato di guerra perma– nente, di impdl:i,mza ribl!\le che 1rac da sé anarchici pro– clami d'in.soffercnza e cupi obietth·i di rancore. per !Or– nare poi scmp1·c delusa in sé brontolando gemiu d'ango– scia. SosliLUito:.i all'antico e « no r m a I e• meccanismo foa ~~~~~e d~~ c~~~!~~~ta d~ Condon, una \'iolcntissima requisitoria • contra Ameri– cam •· cani sono, cosl, ì principali obiettivi. Sono una madre terribile, demoniaca per egoismo e volontà di poten– za, e un politicante inetto e corrotto, i due personaggi– chia\'c, gli incubi viventi di Raymond. La maternità come incubo e peccato, la politica come corruzione e inganno siste– matico: quc.Sti i temi di fon– do, sui quali si regge una disordinata, survoltata strut– tura narrati\'a, che lega il lettore alla sedia elettrica d'una narrazione a perdi– fiato, gli fa seguire in Ray– mond qualcuno che rischia di somigliargli troppo, nella sostanza umana se non nel gioco romanzesco. Gli americani non vivono, sognano: dice Condon. Sono automi. soggclti di studio psichiatrico (perché confusi, non perché complessi), con– traddizioni viventi e incon– sapevoli dei principi statu– tari di libertà, crca1urc indi– fese che sotto l'ottimismo e l'attivismo programmalico nascondono un'angoscia e una solitudine infinite. R~l\– mond. sua madre e il patri– gno, legati in un velenoso trittico famigliare e disgiun• ti dall'impossibilità di co– municare se non procui:nn– dosi dolore, sono tre infelici (e Condon li farà madre in– sieme, nell'ultima pagina). L'americano è infelice, dice (conllnu~ pag. 6) L~ "FIER~ LETTERARIA Dal Consolato e L' lmpe-ro alla Pace di Tilsit {1799-1807) * Il • mito li Qua11do l'audacia d~ Luciano Bo,wparte disperse co,1 l'ait1to dei gra11alieri di Murat, i deputati che costiwi,•a110 il Co11siglio dei Cì11quece11to, da lui stesso 11resied11to,perclui ostili a conceclere al fratello i pieni poteri, il colpo cli Stato passMo alla ~torifl co11 il nome del 18 Brumaio, che corrispolllleva al 9 novembre 1799, poté attuarsi ~enza spargi– mento di sangue e 8011aparte, 110111i11ato dal Consiglio degli Anziani, Pri1,-:o Co11sole iniziò CO.\"Ì la sua dittatura. E' 11qtoche fu lo stesso L11ciano 8011aparte ad accrediture la falsa i1arizia che il fratello al suo sopraggiungere a Sai11t-Clo11d, dove era110 riuniti i deputati, fosse. stato aggre– dito da costoro a colpi di pugnale e. che dovesse la salvezza de.Ila vita al promo i11- le.rve11to dei gra11arieri che lo accompag11a• va110,11110 dei quali anzi, tale Pomiés, avreb– be avwo la manica della giacca strappata da 1111ap11g11afatadiretta a Bonaparte. E tale versio11e clei fatti, che costituiva rm mo– tivo 11rovagandistico di facile vresa s11ll'a11i- 1110sensibile dell'esercilo e del popolo, venne divulgata attraverso molte. i11cisio11ia carm– ie.re vovotare. Ma q11a11do il pittore 8011chol si accinge– rti a dipingere il suo « 18 Brumaio• egli si atterrà scrupolosamente a riprodurre la veri– la e attoi-110alfa figura ce11trale di Bonapar1e, che i11dossa11te l'w1iforme di generale e ci11lo della sciarpa tricolore, do111i11a la scena co11 le braccia i11crociate sul petto, si affollano gridando e imprecando co,uro di l11i i cle– rmtati, ma nessuno di essi è armato. E le fo11ti di i11formazio11e clell'artista f11ro110 le • .\fcmorie., di alc11ni testimo11i oculari, fra cui il principe Eugetiio Beaulwruais. Ottemllo if potere. Bonaparte ritorna in l!alia a combattere l'Austria che, 11el frat– tempo, aveva rioccupato la Lombardia: e questa volta egli non aggira, ma attraversa le Alpi. . Ed eccoci al passaggio sul S. Bernardo: imlispensabile preludio alla gra11de vittoria di ,Warengo del 14 giugno successivo: e J'a,mo è il 1800. L'impresa che ripeteva dopo secoli l'M- napoleonico nell'arte * di GIANFll.,JPPO CARCA1'0 I. B. Jsabey: .. li Primo Console all.1 Malmalson • di111e11tosotentativo di A1111ibale, ve1111e ri· cordata oltre che, come al solito, da varie stamve' a11che.da due pi/lori, il David e il Dclaroche, co11 tl11e dipinti dive1111li entram: bi famosi. Il 11ri1110 ~i tro11a al Museo c~l Ò~~~ai/:~• Bsjrni;i:à:~a e•r%~~d~~gen~t1;~~,~~at~ sopra 1111 focoso cavallo, indossatile ,ma imveacabile divisa mentre con l'indice della mano destra 111dica la via da seguire ai soldati che sono appena acce,mati sullo .(fondo: e l'insieme e d'u11 gwto sfarzo.rn - 111e111e t atrale. Il secondo quadro è al Casu/lo d1 \V111d~pr e la scena C imponente. n_eUasua sempltce realtà: il generale e vestito modeslamente e cavalca 1111 piccolo mulo, temtt_o per la cavezza dal .mo padrone, ml indtRello che si era assunto il difficile compito d1 fare da guida ,,er /'1mperv,o sentiero: per la storia ti nome di quest'uomo era Dorsez. La battaglia di Mare,igo, ricordata .sul posto con ,ma colo,m!' marmorea reca,.ite i11 cima l'aquila imveriale, e co,1 un muco ossario per i vmcitori, e per i vinti, ancora oggi esiste11ti, venne. mcisa da Couché, che rivrese. un quadro tj1 Sn;e.bacf1,e da Clratfard e da altri 11011 1de11ll/1cat1. Concluso nel /8()/ il concordato religioso con il Ponte/Ice, firmala 11el /802 la pace co!, l'(nglulter~a ad Amiens Bonaparte co11sol1da m Fra11c1a la .ma aut'orita, pensando all'~mpe~o. E in quel pe.nodo .1 suo, ritratti, 1~ ·\'W miniature, le tabaccluere, 1 yentagl,, 1 111n- 110/i e gli oggetti p!U .~,•ariatl CO/I la .\"IW effigie 11011 si contan~ p1ii: s~no una vala11~a che i11vatle la Fra11c1a, / /!alla, la Germama, l'Europa. . , Solta11to /'Inghilterra no11.portet:1pa alle11- tusias1110 clegli altri popolt: a,m Pl.!5Sa al co11trattacco cd abbo11d~110 le car,cat~cre, viofe11tiss1111e, contro ti Pruno Co,u~le pru11a e l'Imperatore dopo. E t~e .so110 1 mae5trt i,1 questo ge11ered'arte: G1/lray, Rowlandso11 e Giorgio Cr11i~hank. . Ed og11i pretesto f1! buono r~er G,llray per sfogare il suo ocl,o contro fl ge11.era!e {?;~~~~e: at/~ s~!:}s~~:111~:}f~u:'~i1a"1~:!~/a di G.B. Seurre: « Napoleone 1 • (bronzo) 11el/'am10successil·o la guerra, il 2 dicembr~ Jo05 egli ottiene la .strepll0!.a nuoria dt A11sterl11z,co11tro Fraucesco Il d'Aust,:1a ed Ales~andro di Russia. E con la pace di Pre.– ~burgo Napoleone dona regm ru frate/~1. .\1a 11el 1806 e a11cora la guerra_: e Sapo– leone vince nuo,·amenle a lena I prus~,am e. nel 1807 a Friedla11d t russi._ con 1 _qua/I ~tipula la pace cli Ti/sil, d11:1de11dos1 con Alessandro l'Europa. mentale della rn:.:,cgna1.ionc, il meccanismo dd i-iscnti– mcnto di:.loglic dai singoli una ct1rica dinamica nuo\'a, che accelera i processi sto– rici ma al prezzo di bruciare le singolarita psichiche, :.1 che il potenziamento com– ple:.sivo :.ovra:.tà a una (ol– la di incenerimenti, di infe– licità. Il canto del progrcs– :.o. co:.ì, e una :.omma di gemiti. La rl\oluzionc per– manente e il prodotto di combu:.tionc d'una mas:.;:1di individuali ri\oluzioni fal– lite chc pompano, :.empn:: 1>iu impot1.:nti u reagire, carbu– rante d'angoscia. Libero discepolo di Henry MiUer, senza essere un beal, un testimone dell'isteria, Condon è una penna nuova che ha nuo\·e cose da dire, molte delle quali cosi irri– verenti e irriguardose nei confronti del pubblico letto– re americano, da sembrarci perlomeno strano che questo pubblico se ne sia innamo– rato facendo del suo e.q,loit narrati,·o un • bcsl-sdler •· Condon e lo sc1·ittorc ameri– cano più antiamcricano che :.i sia letto da molli anni, e il :.uo paese l'ha accolto a braccia aperte. Né finiscono qui le contraddizioni che stanno alla base del suo suc– cesso. Egli ha rollo per amor di polemica con gh schemi usuali del romanzo com• merciaie; ha costruito per• sonaggi e vicende che, in1risi cli • realismo americano " si– no alla bruialità, sono ti– rn11 al paro:.sismo e finisco– no simbolici sul bilico di do– cumentare non più una cri– tica al sistema ma una nega• 1.ion~ irren,.:rsibile, apocalit– tica elci sistema. colpito nei !>UOirappresentanti tipici e in essi ridicoli1.zato implaca– bilmen1c. Costoro non giun– gono mai alla nitidezza e alla libcrta dei personaggi lragi• ci; Condon li sospende sino all'ultimo al filo d'uno spet– tacolo grot1esco che non ~:il– ,,a nulla della condizione americana. non concede nes– :.una rispettabilità al mali– gno. Il « dramma america– no• non Ì! una cosa seria, pcr Condon, non può far nascere eroi ispira1ori del 1 ragcda. ma solo marionette - che bastonino o che siano b,1.stonatc - per lc quali pro\i1rc solo disgusto o pic– ta. Dimostrando un anticon– formismo radicale, che è co– me una eno1·mc dsata, Con– don testimonia ai limiti della follia esprcssh•a la follia d'una «civiltà•· PEGUYGIUDICO' I SUOIVERSI « I PIU' BELLICHECl SIANOIN FRANCESE» * Briem,é, alfa .sua fuga. dall'Egillo, ~hiamala iro11ica111e11te « Coraggio democratico •, al trallalo di Amiens clte gli 1~pirò la celeb~e caricatura nota col titolo di: • Il primo bacio dopo dieci anni rra ,l'lnçhilt<:rra e la Fran-. eia., nella quale 1t, c1ttad111_o, . con . baffi e11or111i e ci11wra tricolore ai /1a11cl11,ab– braccia con impeto una grossa ,do!ma che. 1!] lascia fare rasseg11ata. E alla ric111esta: « S1- g11ora, permcttelemi d1 suggellare sulle vo– ~trn bocca divi11a il mio eterno amore"• ella risponde: • Signore, 1•oi siete mi corte\e ge11llema11 e mi t1bbraccia1e c~n tp!e del,~ catezz.a che io 11011 posso proprio rifwtar1111, ;~;}:,~,<;;':. t/~uft~u;,~,r~~e tr~::e:;i!~.'~"/7i~;a,':: E' que.sto li perwdo m cu.1 . l'arte somma di David ~i mette al s_ervr~to _ del mto,·o d~i't":l~~icr e:,~11f!°d~:r.i,,r;~r:;edi i,g~';:i~~~~~ ~a;t~~ttg~ 1 :Zt~~~,11~;~c d~~~~~afiie.s:a;ir. ri~ L'odio, sentimento an1ico, ha un sollecito e una dire– zione s1rct1amentc individua– li, è una forza auiva. li ri– :.cntimento, dice Marai'lon, c im•ecc gcncrico c imperso– nale; il r i se n t i t o :.i ri– \·olta contro il destino, lan– cia in tutte le direzioni (e in nessuna direzione concreta) f~~oJi~}~,d~~t~si 11 dcj!:Cn~i~~ può essere adoperato (è il termine diabolicamente esat– to) come anonimo omicida, ~r?c~to a~'~r~l~mi~~~br;i4;ic:,o~ cerca che di J?Crsonalizzare e fissare un nemico, per sca– ricarsi. Non è esigente né ra– zionale nell'accettarlo: è dunque lo :.trumcnto più duttile nelle mani di chi lo adopera. che può essere il suo più ,•ero nemico. In stato di inulilizzazione ri– torce il suo risentimento contro se stesso, si suicida quotidianamente. Ravlllond Shaw è un ri– scnti'to tipico; ton-e il pri– mo personaggio roman1.csco costruito :.ul calco d'una definizione tipologica, come dimo!>trazionc :.cicntificr1 di quel che è e di quello che di lui si può fare. Raymond è il ~j~~~~dg~~nd~~ or:?am~~tot~~ da Adriana Pellegrini per Longanesi: L'eroe clelfa ,\1anciuria. Per bocca di un altro per• SQIH1.ggiQ, CQ!;>Ì Condon cc lo presenta: «Abbiate pie• la di Raymond. se potete. Sotto la sua maschera tri– ste e impietrita, attenta e ipocrita, ogni suo atto, ogni suo pensiero, e tutti i suoi fini sono permeati di una indefinibile amarezza. Una angoscia infinita de\•'csserc la caratteristica della sua vita. Fugge il mondo per trovarsi nella solitudine e la solitudine lo riempie di ter• rorc, pcrché e troppo vici– na alla :.ua di:.perazione •· E ancora: • Ravmond è un uomo dalla p:.icologia ma• linconica e risen 1 ata. E' af– nitto da un risentimento to- 1alc, che fermenta lenta– mente dentro di lui. 11 cuore di Raymond è a1;do. Al noc– ciolo dei suoi difetti abbia– mo la sua 1imidczza. ses– suale e sociale, ambedue :.trcttamente legate, che egli nasconde dict,·o quella for– ma di atteggiamento SC\'cro e altro. La :.ua debolezza di ,olontà provoca in lui il co- !ta~i'~ ~- 1 ~?ogn~~ ~~ ~~P~fr)~~~ Ed ecco una descrizione fatta dircllamente dal ro– manziere: « Raymond a\'e,·a trent'anni. (...) Le :.ue un· ghie luccicavano. 11 :.uo co– lorito splcndc\·a. I suoi den– ti scintilla\'ano. L'unico di– fetto era il circuito d'illumi• nazione die1ro i suoi occhi. Ravmond pote,·a anche cre– dere che si illuminassero, ma purtroppo potc,ano brillare soltanto nei limiti della sua abilità come falsario di emo– zioni. Raymond non pro, 3\ ~ emozioni e questo non lo si poteva cambiare. Qu~nd(! era contento, 1cnta\'a d1 ncor– darc che aspetto ave\ ano gli altri quando manifesta• vano felici1à, con1cntezza o soddisfazione, e tentava di imitarne le espressioni. Non era efficace ... •- La cartella clinica è già completa: Ra\ mond è sche• dato e definito. In quanto non nato dal nulla, na1uralmentc, e non \'issuto in un ,uoto d'aria li– bero da contatti e infJuen1.e. egli non può essere conside– rato un caso pn, 1 ato di ma– la1tia. un isolato di\'ertimen– to del dia,·olo, bensì un pi-o– dotto, l'effetto d'una male che ha cause complesse ma reperibili, almeno in parte, nell'insieme dell'ambiente !>O– ciale. E il personaggio Rav– mond è il prodotto « pu• ro .. d'un sistema. La ricerca e la dimostraz..ione della col- Irriverente per i contenuti, egli lo è a pari con la for– ma, e il suo stile si mantie– ne in tensione continua al Ji\,cllo della più completa li– bertà d'espressione e di rap– presentazione. La trama esi– ste e conta (è la condizione prima del «realismo•) ma anch'essa impulsivamente dvoluzionata, sc1olla dall'ìm• pegno della coerenza, della credibilità e della stessa lo• gica, cosi che ci apparirà po– co più d'un canovaccio di ft°:s~o.P~~i°' ~~~:!le i;~dg~ tt:sse la ben più preziosa teo– ria della sua requisitoria moralistica, che cola calda c , 1 iva dalla penna d'un nar– ratore nato, irreggimcntabi– Jc nelle pacifiche famiglie stilistiche, distante dai • rcalisti • alla Jones quanto dai "'raffinati• alla Capote: 'uno :.crittorc nuovo. L'eroe si legge avidamente come un • giallo• o una • fantascienza •. cd apre abissi. Lascia in sospeso pa• rccchie situazioni, manca di dare molte spiegazione plau- 1!.,ibili,corre tanto clu~ brncia se stesso: ma si termina con rammarico perché, oltre tut– li i suoi non nascosti difet· li di struttura, ha dc110 e dato qualcosa di nuo\'O, ha follo del male salutare, del bene doloroso. Fiutala la ~ua novità, i di(elli tornano in conto di pregi. ll conto di quel che manca sarebbe una pignoleria di ragionieri, rispetto al conto di ciò che Condon ha ageiunto, non solo ha messo ma ha messo in più. Jn Raymond, Condon ha fissato la vittima solitaria e predestinata d'un sistema .;he ha capovolto i cancelli del bene e del male, dell'umano e del disumano, imponendo la paura e l'angoscia fredda come condizione pcnnanen• te. La violenza capovolgente delle sue tesi finisce per ap– parirci il modo est remo di ro,esciare un disumano fat– to costume, e riproporre per forza di con1ras10 il iiusto tradito e dimenticato. Se qualcosa è capovolto, non e :,OV\'Crlitore chi cerca di rimetterlo in sesto, almeno di ricordare che è capovol• to: e questo ,,aie per Con– don, ove si accetti la sua te· :.i, ossia che gli americani :.tanno vi\'cndo auualmcnte un rovescio di vita, immersi in un sonno ipnotico dal qua– le debbono essere ridestati se non \Orranno seguitare a correre come ~onnambuli \Cr~o la fine. Perché non sembri che Condon condanni (il gioco fonico è casuale) l'America ri:.ervando di servire un pi– stolotto caldo ai suoi nemici dichiarati, è opportuno dire che ne L'eroe egli descri,·e un gruppo di fantomatici scien– ziati cinesi e russi in posa cli puri sacerdoti del male. Questo particolare ci aiu1a, :mli, a capire che l'estensio– ne della requisitoria di Con– don supera il continente americano e pretende dimo– strare un g:roucsco e un disumano presenti su tutta l'apertura del compasso so– ciale, cara11cri e condanna del «sistema del nostro 1empo •, uno ormai per lutti gli uomini come una è la Terra, una è la Morte. La requisitoria vale so– pra11utto per l'America solo Pl'r onestà, io penso, a\·en– done Condon una conosccn- 1.a piu precisa. li, matria~– cato e la democrazia amen- La ''Fedra,, di Racine e l'ossessione della t·ug·a Jea11 Racine scrisse i suoi primi versi, Il Paesaggio e La Ninfa della Senna, tra 1l 1655, e il 1660, ti Port-Royal– tles-Champs. Tentò il teatro, la prima ,,o/ta, nel 1660, con una tragedia, Amasi.i, che 11011 fu mai rapf)resentata; nJ miglior fort11110 ebbero, nel– lo stesso c111110, ,11tri due te11- 1a11vi, _Gli amori di Ovidio· e Tcagcnc e Càriclen: tali ~11e– riet1z.e teatrali 11011 ermi vi– ste di buon occhio 11e.lf' rw– ~tero clima cli Port-Royal, centro di religiosità fervida e.d austera, con notevoli te.11- de11z.e giansenistiche. L'idea però d'una 11manitcì incapa· ce di risolvere il proprio tor• mento al di fuori d'1111a il– lu111inat.io11e divina dove,,a mettere radici profonde nel– la sua a11i111a. Quando due at111idopo, 11el 1664, passò a Parigi, oltre a d11e liriche, Ode sulla com·a– lcsccnza del re e La fama al– le muse, p11bblicc} una 11uo,,a tragedia, La Tebaide, che (dopo Fedra) è 1111a delle più religiose: nel giovane Racine però bro11to/ava già la ri,•ol• la. Nel 1665, intanto, Ales– sandro il Grande. la ,,o,m 1 n in prima {ila tra i poeli del tempo. Nelle overe s11ccess,vc, wt– tm·ia, s'ecclissa r1 poco a po– co il s110 sc11ti111c1110 religio– so. L'Eliacin di Port-Ro)•al si libera: Andromaca ( 1667) 1 litiganti ( 1668), Brilannico (1669), Berenice ( 1670), Baja· zet ( 1672), 11011so110 altro però che il trio11/o del rne• stiere, 1111 prodigioso 111ter~– se. rivolto a tulte. le birbo– nate della politica e del sen• timento, w,a specie di gioco colto nei meandri di Ver~ail- les, 1111 • diverli111e11to •· In qu~to quadro momla110 si scorge, rischiarato dal ba– gliore d'1111 lampo, il ,·iso d'1111giovane. colto dalla , 1 er– tigi11e e dalla nausea. Una none fresca e paurosa in· combe. su uomini e su cose. Mitra.date ( 1673) e Hiaenin (1674 ), tuttavia, si staccano dai Jm,ori precedenti: le nu– bi si squarciano, 1111 fioco raggio di sole riappare. Mci poi 1111 improvviso col· po d'arresto, poi u11 1111pro1•- 11iso voltafaccia ed ecco che appàre Fedro ( /667), do1111- 11ata, dal primo all'ultm10 ,•erso, dal solstizio della Pre· sen~a. D, lutte le lraged,e del Ra– cine, Fedra (tma discreta tra· d11zio11e è apparsa presso l'Editore Riz.zoli), è infatti la più religiosa e la v111 su– hlime.. Pég11ygwdicava i suoi versi « i più belli che c1 sit1· 110 in francese. a; .Wauriac ~ i piu belli che 1101110 abbia mai concepito•; Gide si doman– dava « se ci sia ~tata in qualche lingua t1111anaq1wl– cosa di più bello •; Claudel scriveva che 11011 poteva leg· gere se11z.a brividi • questi versi inauditi... 111 cui dal profondo dell'inferno 1111a creawra eleva 1m appello di– sperato al Padre 11el cielo da cui è discesa •, e, sog– giunge, • era giusto e natu– rale che dopo averli tracciati la pemw si romvesse da sé i11 1111ama,10 sublime•. (Con– \Crsa1ion sur Radne, pp. 39- 47). Nonostante che il capolti– voro di Racine sia staia la più disgraziala delle sue ope– re e quella che praticamente chiuse la sua vita, si può dire. che in questa tragedi«, ttovi la sua più perfetta espressio11e lllll0 lo Sf)irtlo de.i seicento lellerario fra11· cese. Vi sono infatti in Fedra * cri LUl(..:I CJAS'l'IGLIONl!l llltta la misura e llltto l'equi– Jihrio di quest'epoca gra11- diosa111e11teclassica, llltte le s11e ccipacittl d'intros11e:,io11e 11111cma, tutta l'i11tc11sità d'un dramma intimo, che si s,,ol– ge tra personaggi che sa11110 cli appartenere ad 1111a sfera ~upe.riorc e d1 11011 dover ,,e– uir meno ctlfa propria 11eces– ~itiì. cli rappresentarsi 11obil– me.11te. Ma, che cosa è che spiega l'originalità di Fedra, rico- 11oscwta da tulli, ma che, pochi, finora, ha,wo sap~to s11iegare, poiché la maggior parte dei critici si so11 p1il 11reocc111u1tidi scoprir!!, ri· movendo i volvera~i archivi ciel XVII secolo, aneddoti 111• significanti, trascurando la letteratura spirituale allora praticata da tutti e, part1co– larme11te, da Racine clie., ol– tre ad aver tradotto /\risto– lefe, L11cia110,Eusebio, Dio– gene Laerzio, Plafoni! ed E11- npide, aveva anche tradolto gli Inni del Breviario ro• 111a110? l'e11sia1110mfattr che Fedra si pos~a cavire soltanto se ji te11go110presenti i 1e1111 vri11ci1mll della spirit11alitu della sua età cl'oro: le.occm– trismo e «dil't:rtimentoa, ,;mi– ra della danna:ione e • 1mro amore•. /11 Fedra, lfoc111c opvo11e costa11teme11te il sole e la notte, la luce e l'ombra. 1'ut- 1t1 la parte corrotta, WltO il 11ero cii questo mondo, tutto ciò che il sole divino demm– cia come mostruoso, fug(.:e ~otto il suolo, "'si 11asconde • 111 111emulri « più vrofo,uli dell'inferno•· Alla luce del– l'altro si oppo11go110 i tor– tuosi labirinti ed i luoghi sotterranei del basso. /\Ila verticale, l'impero della « 1101- te •, evocato con paura e ter– rore. Quadro greco? Tutto vaga– no? Chi vorrebbe affumarlo (qualcuno lo suole fare), do• vrebbe ,,01uta111entee ingw· ~tamente ignorare a qual p1111tola Bibbia era fami/ia· re agli uomini del XVII se• colo e come la Fedra la r,,– specchi 11rofo11da111eme ge· 1111i11a111e111e. Lo spa:io 11011 ci permette di soffermarci oltre, ma basta, pe11siamo, ri· ferire quanto, a riguardo, ha scritto Racine stesso: « l'os– so assicurare ... di 11011 aver– ne seri/la alci111'a!1ra in cui la virtù sia messa in luce come ili questa. le minime colpe son (fili severamente p11111te;la sola idea del de– litto è co,uiderata con orro· re, 11011meno del deli1to stes– so; le debolezze d'amore vi con considerale vere debolez– ze; le passioni son presen– tate solo per mostrare ltlll0 il disordme che possono cau• sare; ed il vizio è sempre dip111to con colori che ne. fan cono~cere e odiare la brul- 1e1.za. E' proprio questo lo :.copo che dc\'e p_roporsi chiunque lavori per 11 pub– blico ... •. Scriveva forse così perché. il Nicole, in un suo trattato di morale, mie.va avuto pa· role asrni severe 11ei con– fronti dei tragediografi, • av- 11ele11atoridel pubblico»? No, verché sappiamo quello che egli pensava a riguardo e che felicemente pubblicò nella Lettera all'autore (il Nico/e) delle eresie immaginarie e dei àue visionari. F~dra è Racme; Fedra è la .ma maschera tragica,· Fedra è la sua liberazipne. Il tragico di Fedra·Rac111e consiste ne.I fatto che, « ca· pace di Dio 11, ella si se11te « i11deg11a di Dio•: se si de– cide a lasciar Dio se11:" 1111 ultimo addio, lo fa perché 11011 vuole vii'i offendere la s11a tiista. Fedra \'ede infatti lt1 s11a passione come la :•e– deva110 i cristiaui. del XVII ~eco/o. Per Fé11e/011,la pas· sione è 111,a • malattia • ( w1 • male i11guaribile •, clicc l·e– clra), una « /!!bbre,. (.e Sentii llttto il mio essere fremere e ardere •J. Nico/e vi vede c1111a rabbia cli furore e di tollia • (Fedra si dice « smarrita •J. Per Pascal, il corpo veccCl– torc i!. « tma carog11a 111fetta • JJiemi di •Veleno• (si111il111e11- tc per Fedra). Il li11g1wggio cli Fedm va oltre; per chi ci .sa vedere è 11rovrio quello tlei mistici. Fedra, è ,,ero, si suicida. Ma il suo suicidio apre la viti della più alta spiritua– lità. L'ossessione fo11da111e11· tale dei personaggi di Racine è la f11ga: uscire, fuggire, evadere. Sperano di trovare, nelle loro lotte a1roci, 1111 l11ogo in ,:ui 11011si ,.espira vili « aria av1•ele.11ata ». Non co11111remlo110 elle il male ~i trowi c/011u11q11e c'è amor proprio e che lo ,,ortauo clc11- 1ro di fora. Fedra, però, che 11011 lta q11est'1flusio11e, fugge il Sole accusct1ore, fugge il ~110 io, scompare \'Crtical– mente e non orizzontalmente come gli altri. Clii i!. che esita, scriveva Pascal in quegli mmi, a bai· ;;;ar /11ori da u11a cas11appe– stala e incendiata? (Lc11era a M.llc de Roanncz, settembre 1658). Questa casa, per Fe• clra, è il s110 corvo i11ce11- diato, bruciato, disfatto. Vo– leva distruggere il suo -. io• odroso, - odioso -- a tulli gli spiriwali di quel tempo, a Féne/011 come a Pascal, a Fé11elo11 che del resto 11011 era gia11se11istae che tullavia si credeva « impastato di fa11- go • e parlava Jell' « impuri– tà profonda della anima•: voleva "'espropriare• il s110 "'io•, distrnggere il nulla della sua persona. Cosl, ve11- samlo che la sua vita fos~e 1111amacchia che. brntlava il sole, vensando che. se fosse morta, 11011avrebbe r,ill c.,f• feso Dio, vensando che ,,ive· re., nei suoi riguardi, sig11ifi· cava peccare, pro1ondame11te convinta di lutto ciò, ella ri11u11cia alla vita. Ma chi 11011 lo vede? Lo. pama è di– venlata amore Uno dei passi più sconvol• ge11t1 e più belli che Raci11e abbia scritlo, esprime stu– pendamente il lorme1110 di Fedra. Preziosismo? Lettera-· lllra? No, questi versi so110 sgorgati dal suo cuore: Misérablel Et je vis-? Et jc soutiens la vuc / De se sacré Soleil dont je suis de– sccndue? I J'ai pour aYeul Je pèrc cl le mai tre des dieux; J Le ciel, tout l'univers est plein de mes a1eux. / Où. me cachcr? Foyons dans la nuit infernale. lnva,w. Questo sg1wrclo om1iprese11te che 11essu11 peccatore può «sostenere•, Fedra lo ritroverà acceso 11el– l'Ade. (C/r. Salmo 138). E' allora che disperando de/la sua salvezza, dal pro– fondo dell'infemo in cui si vedeva, Racine lancia rruesto grido inatteso, inatteso fin'al• fora nel suo te.a1ro: perdono! Fedra 11011 si preoccupa di .~é stessa e se sceglie la 11ot1e lo fa perché vuol risparmia– re a suo padre lo e spellacolo orribile• d'una •figlia• cri– minale. Che cosa i111vortano I s11p11lizi?Ella soffre al pcn· siero di far soffrire questo padre che resta il suo giudice e che obbliga a di11e11ìrc il •carnefice• cl~l suo sa11g11e. Si riconosce qui 11110 dei più alti e delicati se11ti111e11ti cri– ~t1a11i. Questa 1•ertij!111e dell'rm- 1111llame11todell'io dinam.i a Dio avrebbe portata Fénelon fi110 alla famosa "'Mlp11osi– tio11 impossibile.», carn e, tutte le anime elevate di quel tempo e che 11011 votref?he. essere assolutamente co11da11• nata: se fossi sicuro che a Dio piace ch'io vada all'i11· /erno ,do,•e sarò eternamen– te privo della sua visione, lo farò se11:,'allro, purché ciò 11011 111'i111pediscad'amarlo/ Uasseg11arsi alfa damia:io• 11e, 1111 cristiano non potreb– be farlo. Ma mwle allro espedic11le si o{fri11a alla Fe– dra pagana, vincolata dalla tradi:;,ione ed (I/la quale /fo· ci11e non pote\1a variare d'11n Redentore? Se. 11011 damrnta, eglì la fa morire « esvropria· ;:,;Je/i~~~fleJ)j~te ll al~~ f~~t!} l'imiocenza divina al pecca• to, alla s11a malvagità il re• gno infinito della cl1iarez:.a. Ma dove trionfa l'amore, si 1mò ancora parlare d'in– ferno?, Questo c1iore che si sente così nero, 11011avrt1 porlato con ~é, 11el pro/011do della notle dell'Ade, w1 110' tli luce? Bel problema tea• logico. Ma forse anche per Fedra il Cristo è sceso agli i11feri. Fedra è w,a traged,a-fwme, 1111ae/elle più fasci11o~e e suggestive del XVII ~eco/o letterario fl'{mcese: la sua ~rande ricchezza 11111ana, spi– rituale ecl «rtistic,i ~·i presta {/{l analisi d'og11i tipo, ma lo spa~io 11011 ci co11se11tedi andar oflre. Quello che abbiamo definito il • genere urlato• applicato alla lingua, produce a ritmo serrato. Come le canzonette durano onnai, quasi sempre, da Natale a. Santo Stefano cosl i "ocaboli che potrcmm~ appunto chiamare «cclenta– niani •• invecchiano subito, appena partoriti. Altri, con• tinuamcnte, ne arrivano, a cacciarli di nido; e sono, naturalmente, più celentania– ni ancora. Dai radiovincilori e lotovin· citori siamo passati - non Ì! molto tempo - al totovolo e al voto/estivai. Oggi siamo ii:ià assai più in là, coi toto– droghieri! Alrrieno stando a un titolone di pag. 25 di «Oggi• del 23 mar1.o: « li totodroghiere 1ingrazia la po• vera zia•· Verrà anche la \'Olta di un tototornitore?... La somma ~~i,inc~e.,i'c:r1:t~~t 1 1%0 a~a P~~ chiamerà totorotale. E pen'sa– te che bellezza, se questa set· limana l'im•idiato vincitore (scusatemi: il totoin\'idiato) fosse Totò: diventerebbe il... totoTotòl Non ditemi che esagero: la strada su cui siamo, col nostro • idioma gentil, sonante e puro• (?!), è proprio questa. Basti con• sidCrare che il benzinaro, che io vorrei, se mai, ingentilire, facendolo benzinaio, dovreb• be di\•enlarc, secondo qual– cuno, un carbogcs!ore. Tutto trasforma, tutto so– stituisce, tulio butta in ar• chivio o fa musco, quest'Ha- di re Giorgio e del B011aparte, che s, guar– dano mi11acciosi. Cli altri due infierirono co11tro il ril'Ole di semvre specialmente al mome,110 del!a sua sconfitta: ed ceco Ro111landso11porre 111 caricatura Napoleone perché abba11do1wto dall'Ola11da opvure perché 111afmc11ato da 8/ucher; ed ecco a11cora Giorgio Crt1ikslu111k iro11izt.are sui bollellini di guerra ~tavore- 1•0/i all'imperatore o sull'esercito fra11ce~e in ritirata. coronazione• oggi al L.ouvre: e.per .la fastO.\f:l ceri111011ia sara lsabey a disegnare f costw111. Anche lngres e l'Appiani ricordarono la ~~:;!!~ 1'i~/'e111:d~'f::,'te~ftol~ 01 di d:•~po~~~:tc~i Napoleone•: ma 111e11trequello del pruno a11dò perduto m segmto olla d1str11:,,011e tlV· 1·c1111ta nel IS'll dell'/lotel de la Ville a Parigi, il -~e.condo 1ro1•a~i wuora i11 1m .\alone del Pala::.o Reale di \lilano: e qui l'imperatore e rivrodotto con le sembianze di_G,o,•e. Ma torniamo in Fra11cia ove il pittore uffi– ciale del Consolato è /sabey il quale lasciò tre opere: 1111 111edaglio11e., che i11ciso eia Alessaudro Tardieu. diverrà po1,olarissi1110; il gra11de quadro della « Rivista del Dccadi •• oggi esiste11te al Museo elci Lo111•re, e 11el quale Carlo Vernet eseguì i cavalli; cd infi– ne quel ritrailo del • Primo Console alla Malmaìson •. effigiato con la divisa da gra• 11at1ere e il piccolo cap11ello, che girerà il mo11clo rivrorlollo in stampe a11011i111e. Mu a11chc ciftri pittori si premurera11110 èJ, ritrarre il /'rimo Co11sofe, da f>hilivs a /11- gl'es, èla1l'Avpia11i a Cerarci, a Gre11:,e. Quando_ 11el 1805 Napoleone dn 1 enne anche ;.~,,1/:i~:,':;lt; ,~/~~~;: SA{:,',~t fncf~~~!r~~'~ suo ritrat10 con la corolla ferrea m capo, che è w, mirabile esempio di fmez:.a Le vittoriose battaglie dei primi _aimi_del· g;~:::i° eeb~~:~oi {?;:,,e~sa~A~~~~rli~~1,~"Cr~'; (Incontro di 1 apolcone e Francesco d'Au• (J~i:a ~Of~cdl~~JrlitL} ed Ora:.10 Veruet Ma sarti spec.ialme11te Gian Lwgi Ernesto ,\tei.-;so,1ier co11 la pateu:._a del ~uo fanta– sioso venne/lo a rmverdire, me::o secolo dopo, 1/ mito 11apofeo11icos,poa_llandofo da 01;11i relOrica e fissa11dolo 111 mdimentrca• bili i111magi11iveristiche. Dovo di essere stato 110111i11ato console a vitti, il /8 maggio 1804, 8011avarte è pro– clamato imveratore, co,1 il 110111e cli Navo– leo11e I, e con dirilto ereditario. Ripresa Con Meissonicr (Battaglie di Jcna e Fried– land) l'imperatore drvema soldato fra i sotdmi. (Continua) F.L.N. Gosse: • Napoleone rlce\'e a Tllslt la regina di Prussia• L'angolo dellinguacciuto * cli FRAJ\/CO FOCHL Jiano continuamente scontcn· to di se stesso (come l'epo– ca a cui appartiene). • Di sì nobile Congresso / si ralle– gra con se stesso / tutto l'uman genere• scriveva nel 1839 il Giusti. Oggi dovrebbe scrivere: «_.Disi nobile sim– posio •• in ossequio alla mo– da, che però preferirebbe: "'Di sl nobile tavola ro1011- da 11, sua ultima creatura nel genere, suo dernier cri. In poche espressioni d'oggi io sento il barocchismo del no– stro parlare, come nelle la– ,,ole rotonde che continua– mente s'aprono in questa o quella città, su a1·gomcnti spesso per nulla poetici e per nulla tali da richiamare, in una fantasia sana, Re Artu o Lancillotto. Chi ricorda più le guardie di città? Oggi abbiamo i vi– gili, che sono la stessa cosa, ma, mi capile, son saliti di grado (grazie al nome lati– neggiante). E gli spa~z1111? Quelli, poi t... Ma che svaz· zilli? Sentite com'è brutta, ii..i in sé, la parola spazzare: spazzare la città è degra- dante; 11ettare l'urbe, in\'ecc, e tutt'altra cosa; non vi :.embra? Perciò diciamo, da ora in poi, solamente net• wrbhii, facendo cosa iradi– ta alla goffaggine e alla fal– sità delle nostre « relazioni sociali• (o demagogia). E la lingua, offesa, stia zitta. Però dovete permettermi di raccontan•i una storiella, non so se vern, verosimile certa· mente. In un reparto dello esercito scoppia un'epidemia di scabbia; mà' questa e tale :.olo per i sottufficiali: per la t1up1>a è rogna; per gli utlìciali, prurito cutaneo. Ma questo ,almeno, e un eufemismo, cioè, secondo l'etimologia, un « parlar be– ne•, sia pure soltanto nella apparenza esteriore. li 11ct– turbi110, invece, è brullo di fuod e di dentro! Anche la "isita di Elisabet– ta d'Inghilterra ci ha offer– to un'occasione (da • linguac– ciuti•· s'intende). Nominan– dola in un suo discorso te– nuto per celcbraro il 1. Maa• gio, il ministro Sullo l'ha chiamata l'augusto Sovra110, secondo un costume • preci– sionis1ico • (nelle pretese) che ebbe, alcuni anni fa, il suo più illustre documento nell'ambasciatore (e non am• basciatrice) Clara Luce. Ri• cordate, su questa faccenda del maschile al posto del femminile. le polemicucce e le noiose tird!C bizantine, tendenti a spiegare che l'am– basciatrice dovrebbe essere la. moglie dell'ambasciatore? 1\fa il costume, intanto, è attecchito. Oggi, per esem• pio, quando una delle mfini– te donne divenute p1esidi di scuola media firma una let– tera o un qualsiasi documen– to d'ufficio. mette il suo no– me di donna sotto il timbro • Il preside»: mentre per i professori e gli alunni essa è « La preside•· Qualcuno ha pensato che tale ostinazione dell'appella– tivo maschile debba spiegar• si come un errore freudiano, a sostegno del fatto che quci posti .e quelle funzioni sono posti e funzioni d,l uomini \ cri, con tanto di cnlzoni. e non con tanto di gonnella. l\fa noi preferiamo lasciare la malignità ai maligni, li• mitiamoci a ossen•are, in Eli– sabetta sovrano, m Clara Lu– ce ambasciatore o nella Pro• lessorcssa X. Y. considerata il vreside, la stessa goffaggi– ne che è nel dire: • Bevete 11110 Strega • o "'Vincerete due Bianchina "·

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