La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 16 - 16 aprile 1961
uomemca 16 aprtle 1~01 LA FlEHA L~,l I ~,HAHIA SULLO « CANDA LO DELLA PERA ZA », UN'OPERA DA RIMEDl1'ARE * NHRICORUI D UN t'UlUlllSJ'A lLIUTRATTO UIU~'EPOCA FtLICE * Invito al coraggio Serata degli Intonarumori dt~;;e e v1~ 1 ~'es~cll:sp~~I~~~ }f ~~r!~n:::u~~~to~ls:~~;r~o 1~ [1~ggg{;l~ff,~I c•da :'~.,:~:~!::"~:·~-~:~/'.:.:'::~~~:,.ci f;fi~! p1:}tfa~~i.:;~§ nella casa rossa di Marinetti gine scritte con aulentico ;\":~est~a~i s:;1~ 0 v!:~~e ~;f~ ~~~J~~a;;;~aft~~;~rr~~:ndde~ no soprattuto, l'alto senso pathos, noi cl sentiamo lm- sto nella miseria e nella questo orrore si diffonde di tolleranza e di glusliflca– mersi in una dimensione fortuna delle nostre glor- ai margini, se non addirlt- zione ve1·so Jdec, e fatti che spirituale. alta e au 5 lera, nate». Il mondo letterario, tura al di lit di ogni plano solo apparenlemente pos- che non tarda a darci la politico e religioso d1 Una- divino, come il campo del sono essere considerati in misura esatta di un outo- muno viene qui assorbito e male da cui l'uomo non può contrasto con la parola di re. Comunque. vi sono ope- assediato dal Bo con tanta attingere che la disperazio- Cri 5 Lo. re che noi leggiamo più per carità e da tanta compren ne. l'angoscia e lo scacco fi- Perciò dal tessuto di que- curiosità che per allargare siva tolleranza. ch'esso !i- nale. stl ultimi saggi, scelti qua- o llluminei·e la nostra t+ nisce col capovolgersi in Ma c'è in verità questo si tutti in un clima storico flessione sul reale: quel -modo da essere colmato da Scandalo della Speranza•? che cl fece sperare e dl- senso dell'esistere In Un quella sorprendente conce- Carlo Bo, dal tondo della sperare. affiora un senso di mondo che muta e rende zlone cristiana che. bru- pflzlenza cristiana (una pa- passione umana che, se al– quasi tragioo la nostra pre- ciando ciò che di paradosso· zienza che s'intensifica per !ude sapientemente a tutti senza umana non sempre le e di assurdo si conserve vie misteriose e umana- i tentativi di speranza pro– predisposte a ricevere, nel nell'opera dello scrittore mente concrete), ce ne dà posti dagli uomini in que– suo buio. quella speranza spagnolo, finisce col rive- una indicazione profonda. sta epoca di lotte terribili che dovrebbe fare di noi !arsi profondamente vera Vogliamo dire che men- e vane, sa scavare l'ordine delle creature degne soltan- vissuta e scontata dal cri- tre nei saggi e RepljCa ad di una speranza superiore. to della pietà di Dio. Eb- tico nell'atto stesso in cui Unamuno» ~cristo e Ja Cul- proprio laddove gli uomini bene. 8 colpire proprio il egli tenta di salvare Cristo tura», e Necessità e senso s'anestano e comincia in– nos-lro sonno di uomini en- da ogni contaminazione di una partecipazione• e vece il celeste paesaggio di cora o~gi senza una precisa mondana. Presenza di Dio (ra noi,,, Dio. Al culmine del nostro le!?;~edel cuore. privi forse Infatti. arrivando a un si scopre una più intensa dolore di umlli e di creatu– d1 quella articolazione spi- più chiaro esame della sua elaborazione morale e spi- re di buona volontà, Bo ci ~~t~:fi~recht~a d1t~~~~i~ars~ e replica». dove sembra che rituale del messaggio evan- ra incontrare con noi stes- Unamuno abbia smarrito, gelico, sotterraneamente ri- si e questa vc.,Jta noi ab- ;t~o~~~e~;:~it il~~i°m~~= ~C:nd:~~ss~'an~:ca su~~i~i: ~le~~o qnue~r 0 ~:~~o d~~;~~~~ :fr;~ost~ 0 c":~~l~ion~~.3;;~ i-tianei;imo. è stata l'opera del messaggio, Bo, con ac- che è l'arte e la cultura, in na di sconfitti e delusi, la di Carlo Bo. • Scandalo cortezza. sottolinea: c. Allo Fatti e parole», invece. si parola di Cristo. Con Gesù, della Speranza», edito da stesso modo questo soldato delinea un pathos polemico la speranza ridiventa. per VP.llecchi ~~~~itoin~!r{;i;1lede~ll'i;;.~f~ ~~1;et~~st:o 1~:~-:~e d~u:~~ ~~o ~~~i~1~Ìo sscaal~~=1~~! è~~ br~.d~~~~~ 0 0 ~~~- ~\t~~i f~= non trova altro da dire che se1•ie tragica di contraddi- scadalo superiore che viene le proprie ragioni mentre zioni con se stesso e con a rar luce nel punto in cui ~~.o~~~!s!i1~,~~~~\:ra 1 : 1t;~;:: quella minima parte di la verità, giudicata e vista stiamo per perdere la no– umiltà che altrimenti gli sempre con spirito cristia- stra interiorità, che è co– :,\:ioed d~s~~~~f:i~~~- P~~ ~~ avrebbe concesso il frullo no e cattolico. Ma qui lo me dire il nostro valore di stesso della pazienza, !'in- spirito cattolico si fa cri- militi della pietà in un f:nahnente il senso di un venzione interiore della ri- stianamente pietà e corag- mondo alle ,;oglle di ag– universo Interiore che at- sposta divina. Ln recle è. sì. gio; disprezzo profondo per giungere alle tante• rovine tin~e significato e so st anza uno dei suoi elementi cen- ogni sorta di conformismo, quella totale del cuore. non soltanto dalla lnquie- trali di lotta come la sua Marlnettl a Bologna, rra Depero e Canglullo (a destra) al U!mpo del panciotti futuristi tudine dell'uomo moderno. terra O la sua famiglia ma ma scava nella coscienza l'assenza di una risposta quel posto ove Dio può valida che investe il pri– prcsentarsi sia come auten· mo proble.J!la fa dubitare tico dramma pervaso da delle sue risposte che ci A l'isa La gzierra ha miracolosamente servito l'arte e lì cultura dubbi autentici. sie come dànno l'uomo politico e Io verità che ci tocca sconta- uomo della vocazione lette– re. giorno per giorno. chiusi raria ». Quindi, umiltà e in noi stessi. Diciamo subi- pazienza! Ecco l'accettazio– to che tutta l'opera ha il to- ne silenziosa del proprio no e l'impeto, sempre con- destino illuminato dall'om– lrollato e pieno di luce, dl bra tragica di Cristo, messo un messaggio che s'intcnsi- a vivere in noi soltanto da fica a misura che i proble- quello stesso sacrificio che ml, da letterari, poetici e 10 fennò sulla Croce come politici conrluiscono verso il segno eterno che divide una sotterranea trepidazio- l'uomo da Dio, ma che la ne religiosa, ma di une re- fede riscatta e sempre se- 1igiosità che tende ad allai~ para dalle nostre buie gior– gare. con umano e alto sen· nate di traditi e di tradito– so di tolleran-za, sia la mc· dilazione sul genuino cri– stianesimo che i motivi di un'angoscia eltuale. oggi. da noi trascinata quasi sen– za speranza. Raramente nella storia della letteratura militante, dove tutto l'interesse si ri· duce ad una esterna anali– si di stile e d'invenzione. noi ci siamo trovati davanti a un libro che, se formato di capitoli e di saggi diver– si per materia, conserva una segreta unità spiritua– le grazie al fulgore di ce1~ tezze che henno spinto Io autore a illuminare la no– stra vita attuale con una indimenticabile capacità meditativa. Quasi tutti I saggi sono sostanziati di una visione deliceta e profonda delle verità cristiane: quelle ve· rità che ranno luce sia al senso critico con cui l'auto– re esamina il mondo lette– rario e morale degli scritto– ri chiamati in giudizio, sia e quello spirito di cattolica liberalità che conferisce e tutti i saggi una mobile me sempre patetica umanità. Carlo Bo si muove dun– que da maestro in quella dimensione dell'anima che Sant'Agostino e Pascal ci aprirono come abisso lumi– noso e terribile: abisso su cui lo tradizione dei more– listi francesi ha tessuto la più delicata interpretazione della giornata umana del– l'uomo fino a costituire il sottosu 0 0l0 di una poesia ri· volta alle liberazione e al– le pietà con cui l'uomo si riscatta dalla sua terrena lotta con se stesso e col mondo. Una tale Inquietu– dine cristiana. noi possiamo ;itenerla senza dubbio pro– pizia e nuove proprio nel: le letteratura Italiana, cosi povera di spazi interiori, così deficiente di autentico amore per le verità del cuore: una letteratura che. eccettuato Dante, Petrarca e Menzoni. ha avuto paura di Dio e di noi, uomini ope– ranti e presenti in un'epoca che invece ho tanto bisogno e:: pietà e di terribili spe– ranze. Nel saggio su Unamuno, condotto con alto rigore cri– tico e rara conoscenza del– la quasi follia religiosa che condiziona tutta )'avventu– re terrena del cristianesi· mo spagnolo. si legge que– sto pesso: e Se dobbiamo negare fede a un'idea (issa c tradita in un Cristo ri– portato nella voce arida della legge. dobbiamo farlo lo stesso per un Cristo sca– duto a dividere con noi I tempi delle nostre situazio– ni terrene e per questo cl sorprende che Unamuno ri. L'invenzione interfore della risposta divina, indi– cata dal Bo, diventerà a.Jlo– ra la vera misura dell'uo· mo. l'eco di un Dio che non può abbandonarci. anche quando la superbia dilata la nostra esistenza per ren– derla soltanto banale e malvagia. m un mondo che sembra tallo per tentarci e confonderci. e Non ci può essere identificazione per– fetta fino al punto di mu– tare l'ordine del sangue in quello della Jet.tera: e d'al– tronde il simbolo che· è Cri– sto in terra mi pare che spieghi a sufficienza questa necessaria differenza di pro– positi. Fra noi e l'immagine dell'uomo liberato dal testo del Vangelo c'è la stessa libertà che corre, che deve correre tra la parola e la pronuncia, fra l'allusione e la pratica, fra l'immagine e la figura. Se no una iden– tificazione assoluta, una meccanica sostituzione mi– nerebbe il segreto stesso della tede dentro di noi, lo atto della divina partecipa– zione del nostro cuore'"· Ma il segreto di questa e fede» consisterà proprio in una • differenza di pro– positi» tra noi, lasciati sul– la terra. e Dio, che è in noi e fuori di noi come allezza e come interiorità, ma che non deve mai farsi quiete. L'uomo che ospita nel suo buio la luce di Cristo è l'uomo che può salvarsi, ma a patto che egli lasci que– sta luce distinta: seme re– dentore del suo tempo, eco immensa del suo piccolo dolore. E qui è l'eroismo che muta la sostanza del cristiano in un mondo de· stinato a finire. e Nella lot– ta quotidiana che facciamo contro la morte ci sono due modi di difesa, uno sicuro e l'altro fallace, il primo consiste nel cedere tutte le ragioni alle presunzioni del tempo fisico, riservan– dosi però l'intatta misura dell'anima per una parteci– pazione divina, l'altro sta nel sostituire continuamen– te all'ansia della nostra cor– ruzione infinite barriere di intelligenza. allontanare con mille pretesti l'accezione piena della nostra assenza e dello scacco finale ». In queste parole già si delinea tutta l'essenza della vita cristiana: una vita che tace. si umilia e s'ingigantisce nella pietà che ci ricollega a Dio attraverso la totale comprensione del Cristo. Il vero Cristiano attingerà da Dio la bontà che lo 'deve rendere umano e Interior– mente superiore agli stessi lussi dell'Intelligenza e della violenza vaniflcatr!cl. Soltanto la visione in que- * U11 ;:ra11de albuDJ di dise~~11i nascosto sotto ;:li affreschi * n più grande album di disegni si squaderna da-. vanti agli occhi dei visi– tatori, sulle pareli del ce– lebre Camposanto Monu· mentale di Pisa. di .IIAlfllO i1~i~QCE1l'.l.'I del Camposanto fu affresca– to da Piero di Puccio da Orvieto e, per la maggior pal"le. ci 1 Benozzo Go1.7.0li con un :avoro che il Vasari chiamò "terribilissimo" per la vastità. Le sinopie degli affreschi, staccati e rimontali su te– lai di eternit, costituisco– no il più straordinario ed originale ciclo di disegni trecenteschi, tracciati con terra rossa ed ocra dai maestri affrescatori, per fis– sare sulle pareti del mo– numento gli spazi del co– lore. to, !orò Ja _cope-ct.ura d.i piombo e andò ad inca·– strarsi tra le travi dell'ar– matura sottostante. che, surriscaldata dal sole esti- vo, prese fuoco; ben presto la colonna di fumo nero si trasfo1mò in un rogo che fuse il metallo e incenerì le capriate di sostegno. Alte lingue di fuoco fi am– meggiarono nella pia1.za dei Mi1·acoli e nella canicola di luglio fecero scempio dello edificio e dei tesori di pit- Una delle sinopie dl Pisa Questo nuovo patrimonio grafico, venuto in luce per occasioni dolorose e diver– se, arricchisce la raccolta del patrimonio artistico na– zionale dì un complesso inestimabile, giacché i di– segni del trecento e del quatitrocento sono pochi, anche nelle segrete scansie dei Gabinetti dei Muse.i e delle Pinacoteche. In que– sto modo la tragedia del rogo che quasi distrusse il famoso Camposanto, si è risolta ln un vantaggio per la cultura e per l'arte. Me– rito dell'Opera della Pri– maziale (che presiede alla Basilica del!' Arcivescovo di Pis,i, Primate di Sardegna ' ;rl~~e~J;~~~a) at ~;~~m!~~ ti, che col contributo del Governo e degli Enti citta– dini hanno potuto affron– tare le difficoltà e le spese di restauro che aU'inizio parvero, almeno le prime, lnsonnontabill. Il disastro avvenne nel tardi pomeriggio del 27 1u– glio 1944, Una granata cad– de sul telto del Camposan- tura che questo racchiu– deva. L'opera monumentale di Giovanni di Simone, dopo l'incendio, nel gran si1en– zio di quel terribile pome– riggio estivo mentre i rim– bombi dei cannoni ritma– vano angosciosamente i dardi del sole, apparve in una visione apocalittica. La grande tettoia a capria– te romaniche era completa• mente scompa,,sa, gli affre– schi si presentavano con lo arriccio dilatato, rigonfiato, distaocato e contaminati da larghe striature nere pro– vocate dalle colate del piombo fuso, giù dalla co– cpertura. L'Assunzione, at.lr !buita a Giottino, andò co mpleta– mente distrutta, e in parte gli affreschi di Benozzo Gozzoli. Fu un terribile ro– go che segnò con uno sfre– gio lacerante la città di Pi– sa, già tanto martoriata dalla guerra. Ma fra tutti i danni sofferti questo del Camposanto apparve al pi– sani il più grave, e men– tre ancora intorno cadeva- vano le cannonate e le bombe, Je autorità si ado– perarono subito per ripara– re e arginare il disastro. L'opera della Primaziale, che da quasi un millenio ha la tutela del complesso monumentale. in accordo con la Soprintendenza af– frontò il difficile compito. Si trattava di ricostruire la tettoia '-luanto prima possibile, per· proteggere quel che non era stato dan– neggiato. con materiali e metodi non dissimili da quelli adoperati nella co– strnzione originaria. Era– no necessari 550 metri cubi di legno e 140 tonnellate di piombo per rifare le ca– priate e rivestire Il tetto. E tutto questo Ju fatto. Ma il problema del recupero e della conservazione degli affreschi presentava ben al– tre diflcoltà. l colori, an– che nelle parti meno dan– neggiate, apparivano incot– ti: il sistema migliore per la conservazione degli af– freschi parve quello del di– stacco. Era la prima voi ta che questa tecnica veniva im– piegata per un complesso di tanta mole; ma l'opera difficile, affidata a maestri abilissimi, fu condobta a termine. Mano mano che gli af– freschi venivano staccati apparivano sulle pareti le sinopie: alcune sommarie e frammentarie, altre invece curate e pc1,fezionate nei minimi pa1'1.icolari. Veni– vano in luce i grandi dise– gni dei maestri trecente– schi, si scoprivano segni e scritte che affascinano per l'immediatezza dell'emozio– ne che la scoperta del la– voro preparatorio muove !n chi l'osserva. Qua. il Maestro del Trionfo della Morte ha smesso dì dise– gnare ed ha siglato il la• voro con una calligrafia che farebbe Ja delizia di un pa– leontologo; là. Spinello Are· tino ha disegnato un angio– lo che poi nell'affresco è scomparso parendogli, di· pingendo, migliore la nuo· va composizione. Torna alla luce nelle si– nopie dei grandi cicU di storie che ornano il Cam– posanto, il tempo lontano in cui furono eseguite, e i maestri che le dipinsero ci appaiono più vicini nel traCCiato del disegno che rivela una Immediatezza commovente. La scoperta delle sino– pie ha dato nuovo mate– riale critico agli studiosi, e diverse attribuizioni sono ora possibill: per esempio alcune opere attribuite ad altri maestri, sono state ri– conosciute invece, origina– li lavori dell'Orcagna La storia dell'edificio de– stinato a Camposanto ha inizio nel 1227,quando ne fu affidata la costruzione allo architetto pisano Giovanni di Simone; alla sua morte, probabilmente avvenuta al– la battaglia di Meloria (a quei tempi gli architetti e gli scultori erano guerrieri e balestrieri, come Giovan– ni Pisano, che dirigendo Ja costruzione del Duomo, tra un colpo di scalpello e l'al– tro, scagliava dalle mura che fiancheggiavano l'edifi– cio, i dardi sul nemico as– sediante), alla morte di Gio– vanni di Simone, diceva– mo, la costruzione fu inter– rotta e riprese qualche de– cennio ·dopo, per essere condotta a te1mine nel 1350 circa. da Burgundio di Ta– do. Da allora, per oltre due secoli maestri pittori si sus– seguirono nell'opera di de– corazione del monumento, che ci appare uno dei più insigni della pittura del tar– do medioevo e del primo rinascimento. Pietro Sampaolesi nota giustamente che tutto il complesso dell'opera aveva un carattere ammonitorio. e Cominciando dalla Pas– sione di Cristo, attraverso il Trionfo della Morte - scrive lo studioso - il Giu• dizio Universale, la Vita e Morte degli anacoreti, la Tebaide. la Vita e Morte di San Ranieri (protettore di Pisa) e le storie di Giobbe, tutte le pareti del braccio meridionale ammoniscono a a ben vivere e a ben mo- rire ». Il braccio settentrionale ... 1- Così. staccati gli affre– schi. son venute in luce le sinopie: le più grandi e intatte che si conoscono, che per essere opera di maestri altissimi che hanno dipinto tra la metà del xrv secolo e la fine del XV. sono i più antichi disegni e costituiscono un comples– so di inestimabile impor– tanza per la conoscenza della civiltà di quel tempo. Anche le sinopie sono sta– te staccate dal muro, cosi come gli affreschi, e sono staie montate su grandi te– lai di eternit, e il Campo– santo Monumentale di Pi– sa, che ospita in questo pe– riodo la Mostra delle Si– nopie e degli affreschi. e uno dei Musei. tra i bellis– simi. del mondo intero. Poi. forse. le opere ver– ranno ricollocate in lOco. o, forse, altrove; il problema della scelta della colloca– zione è arduo, per molte difficoltà da sormontare, tecniche e di conservazione. .i\lia il lavoro di restauro e di ripristino del patrimo– nio che sembrava perduto con la guerra, e compiuto. mirabilmente., per la per– severanza e l'amore dell'O· pera della Primaziale e per il tempestivo Interessa– mento della Soprintenden– za ai Monumenti; la prima diretta dal1'av\•. Giuseppe Ramalli, la seconda. al tem– po in cui furono eseguiti i lavori. dal pror. Piero Sam– paolesi. ~,~''t -~(. .)' ~ .... _. :>·. Particolare di Wla sinopia del Trionfo della Morte Per gentile cc,nu,- t e m~i ali anno; luj?lio, s1one dell' -tutore ,,. a2osto e ettembre. Andat, produciamo un capi- a spiejtare. Oneinalj:a 't,l'/u,t~~ t'°u_:~~ira:~ Carlo Oalmazzo_ Carlo questi gt0rni con Ce• Da!m:.zzo e il norr.e di Car ~e/una. ra. Carra e !"antitesi di Boe Q1;1ella.sera nel ,al~tto da :~m~n mi~:~i;:n: 0 ~:~~~ ~far!nett1. - Casa rossa:. cor~ -io. nemico deffelej?anza. i;o \enez1~. !'\11l~no - \i.era amico della natura stramor– adunata d1 musica futunst~- ta: diceva iempre no e pren– all~ -quale er~no presenti. deva alla lettera il irido L~1g1 Russolo. mv.entore ~e- polemico di ~far.netti'. , Di– gli lntonarumor1, ~ahlla !iprezziamo la donna:··, gri. Pratella, Igor_ Strawmsky, do. uuontunquc POlemi o. \·enuto . appos1lam,ente_ do, cui da parte mia ho fatlll Lucern_a. Prokofie\. D1a~1~ t-empre orecchio da mercan Jew .. d1retto,re di quei_ balli te, c1m tutto il nspetto d~ ru~s1. c~e dffenner~ po1 una \·uto al ~laestro e al :-cssr epidemia. coreograf1~a: ~Ias- debole. s1ne.. pnmo . b~llermo: u:i IJ fratello di Russolo. m11- ec~ez1onale p1am~ta slavo. il sicista anche lui. scrittura cui. nome. costruito piu che con Toscanini aaa Scala, era mai. da cons_onan~1 ardue, identico a suo frateJJo. md non sap_re1 ne. scnvere. ne esente dalla barbe!ta risul– p_ror1:unc1are_: "".l erano Boe: ta\·a meno irascibile. c1om. Carra. 11 r~ate:Jlo di \'isconti di :'.\Iodrone ca Russolo, . Ugo P1att1. \"_i- !-ato egregiam~nte • not~ ,n sconu di .~fodrone. Buz.. J.Jmi:lardia, pianista. nobile z1. la p1ttnc_e boema Ron- sip:nore. alto. che avrei ere. gesca Zotko\a (anche que. duto plenipotenziario. sto nome non scherza). e. Cgo Piatti docile mecca– naturalme~te. il ~:namico nico, collabo.ratore di Rus. padrone d1 ca_sa e I • pa.~e- solo nella costruzione degli nop~o so_tto~cntto. Chi _p1u -··· Intonarumori. era destinat Dec~o Cmu. E non ncordo ad accettare con umiltà • altn. 1 . ., __ cicchetti frequenti de11"isle- Lo a~tore de I .-iviatore rico inventore. cui ben do– Dro. Balilla Pratella, grasso, vea guardarsi dal contrad– g~a\•ante. sebbene ancoi_-a dire. g10\'ane. col cappello a s~a10 Della pittrice boema. ri– dalle larghe tese e col c1on- cordo la veste arrugginita. do,lo alla cat~n~. era 2iunto a la mo\·enza serpentina. un ~!1la~o - cnta ~he n~n gh puh-iscolo d! carboniglia sul nusc1\ a molto s1_mpat1ca - labbro. un chicco di caf!e dalla sua _Lugo d1 Romagna, sulla guancia scocc1atiss1mo come un· co- Decio Cinti as:-iste-\·a. ma lon~ c~e sceso ~I mercato non esiste-..-a. poiché l"Mro a~b1a atto cattivo. affare: del naso. lungo. e rar~ dei I \-i~e~·ersa p~r un piatto d1 sopraccigli. inter~ecandosi. trighe a_lla hv~rnese. sul po- gli ave\·ano attaccato sul 1_ sto. egh parti\·a sempre d1 so la croce del silenzio. buon ~ra~o da Lugo alla li ritratto di ~Iarinetti e volta ~ 1 Livor~o. . troppo celebre perché s:a _Tutt ~ltro D1aghiJew_. qu~- indispensabile: soltanto, gi0- st1 arnvava da Parigi m vanissimo il poeta di Di. espresso. ~res~o _fre:sco. ro- struztone' era romantica- ~-~obit~aJ ;~~~r~~~~f~::to.m';l~ ~ente aff~scinante. I.I m:o grado ciò sem~rava un ip- ~·~;T1t;o~ell mt~~~:a~rusa~~ popotamo ~'ert1cale. tru~ca- chio. pubblicato dal Piccolo to. eccentncamente. .ali OC- Giornal d'Italia di Ber"a- ch1ell-? un enorm~ cris.ante- mini. e ~ mo sf1oc~ato e ~p10\·ente co- Scopo della brillantissima me la chioma 41 1=,eonca\"al-_ riunione: far conoscere la 10: la su_a capigliatura. ~cn- musica futurista agli stra– mmata /-n mezzo .. cn~uera nieri e le frenetiche audacie :e~e~:t ~::;~· s~ei\: ~~ani~ strawinschiane agl'italiani. pezzo d~ro di limone e ca!- r:d:u!~~:!ar~raunta::;~~~: ~,1~s:~;_ 1 P;IJ'~;:~'.a c~~s~e b~:: d_ismo d'oltr"alpe e il Futu. ri di prospetto: i denti. ebur- ns~~- ).f - tt 1 n_ei, della_ mascell~ superiore la :e;/af1° ~u~~~~ ~·ai.~:a~ nentrant1. e quelli della ma. • L · - R I scela inferiore sporgenti dal ~ione .e~a tg~ usso O co~ labbro fino a incarcerare due 1 s~~~ .renka ntonarumor1. piccolissimi baffetti. ritinti ..d wms d' ~-.ole\·a .3,·ere ~~:s:~~~~r:;~e~l:ta~!~~~e~~= ~r ;t:~me:~t~ abi:zi~r:s~. ~~~ veniva completata da un s1b~~mente. mt~'.calarne due grosso monocolo cerchiato o .e nelle -g1a d1abollch~ di tartaruga nera: le pupi!- ~~!ti~~{;,. de1m~uo1 b~llet~L le erano piccole e si mette- g e - i ece ,ole\a vano sempre in un angolo pre~entarh tutti e trenta a in agguato. sotto le lungh~ Pang_1. in_un clamoroso con– palpebre sempre appannate. ~erto. egl~ era \'enuto a ~Il,_ Esse amavano guardare co- ano a~c- e. pe~ sentire. e si: ma non guarda,·ano mai compos1zi_om d1 ~raJelh e una donna. E" chiaro'? Stra- mtenders1 _con lui c1~ca I~ winskv è tuttora piccolino maniera .d1 _musicare 11 mio biondiccio,. miope. in com: ~~~:~ep::::r;;::_ra, nella n- ~=n~~o h~h~l ~~~s:radiglr~:~~ \"iceversa. _11cig~o di Ro- S?:e la bicicletta de li oc- magna arn·.·o a :\J1lano spe– chiali. g rando d.1 nor:i _trovare nessu. Il pianista dalle consonan. n~ de~h osp1t1: _o. nella peg– tì e delle dissonanze non g10re 1potes1. d1 non suona. l'ho più veduto. Era ·quasi re nem meno_ una no~a! nem. come Prokofiev. spicato co. me.no _una biscroma. Senon– me una canna: capelli palpe- c~e. I uomo pro~one e D10 bre e sopracciglia bianchi: d1spo~c, fu ~rascmato per I diciannove anni aveva e mu. capelli al pianoforte, e co– so vermiglio e zoologico. strett.J a c~ntare e suonare :vtassine. primo ballerino la sua musica. con una boe. magrolino. sembra\·a un san- ca .c~e av~ebbe preferito to bizantino. dedito alla apr1rs1 su d1 una ~uppa ~i danza pesce. con le sue dita s1m1h Boc~ioni. brillante. agilis- f d1~ci_salsi_ccie_-che più \"O– simo. impulsh·o e generoso, cnt1er1 egh 3\ rebbe. butta– ama\·a le Belle .-\rti. le belle t~ m pad~lla. per pot man. donne. le belle canzoni na- r::1~e~ut1ui~t~~~o che met. ooletane. amava maltratta- Il 1 p d ~ re releganza delle sue to- _ sa otto i . Iarinetti era lette nelle più ardenti caz. on~ntale. popolato d1 nm_. zottature delle serate futu- noh -e. smo~ato da tappeti. riste. c~1scm1. portiere ~ tappczze. Povero t.:mberto! Ci lasciò ne i:nurah ln\"estite dal dì– che aveva trentatrè anni. nami.smo mu.1t1~olore dei Quel pomeriggio, dopo di ;ui~r.i futunst1 . e ~agh aver dipinto come vole\·a. Q h. che nel~ a~b1ent~ l'elasticità del cavallo ani- se~b~avano O\·attati. degh male che adorava pl~stica. rnsc1on1 che annuncia\·ano mente. preso dalla voluti~ ~- nostre_ rappre::.entaz10111 volle cavalcare forse l'opc- ellll st repitose. .-\Ile pareti ra sua: credette. Traverso cl u!at~ . si. aggrapp_avano \'erona a trotto e. come fuo. g:ossi msett1 elettnc1; ap 1 ri di porta. assetato di velo. doro. .Ca~falle. _mareaate. ci ambizioni sul modello suo scarabei d1 rubm1. lucertol7 spronò e si scagliò per Ja smeralde. rane azzurre. Qm: campagna. contro una cor- otto o ~o,·e. I~t~narumon rente di verde e di viola. :ran.o allmeati s1~1Jj a man. si tra,·olse nell'infinito.. .s1;1eti quadrupedi m atlesa i\la torniamo allegramente ~ 1 un cenno d1 un domatore, 31 \"i\'I. ~I q~ale. nervoso aspetta\·a Il mio caro Buzzi. (cht il. s1lenz10 della conversa. non mi vuol bene più) il z1one. Questa tacque, e fu fratello del Nord. alto. ~a- allora che Russ_olo girò una gro. abito nero, colletto alla manovella. magica. - . militare. portava in quella .un cr~pi~atore crepito con epoca il labbro armato da nulle scmulle, come focosi) due punte di baCfi acumina- torrente. Strawi~sky schizzò te. per dare negli occhi alle emet!e~do un ~ibilo dj_ paz. signore _ diceva _ ma rn za gioia, scatto dal 01vano realtà davano negli occhi a da cui sembrò scattas::;e una lui; e indossava la pelliccia (Contln~ pai, 4)
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