La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 6 - 5 febbraio 1961
Domenica 5 febbraio 1961 L~ FIERA LETTERARIA CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DELL'UOMO * Un autografo papiniano Lettere diGiova11ni Papini Lcttc,:a n. 1 Caro Govoni 3, Vta G. B. Vico - F'ircnze sono stupefatto e atter- 1~ ~ovembre 1930 rito da 11 a incredibile Carissimo_ Go~oni. esclusione che non riesco vedermi ricordato da assolutamente a compren- te, dopo timto tempo e dere. con tanto affetto. mi ha Puoi immaginare quan- davvero commosso. Ti ho to ne siamo addolorali io sempre. c~r:isid~r~to ~om': ~ mia moglie, e immagino uno _dei ptu v1v1 e ricchi 11 tuo stato d'animo in P?ett della nostra genera- questo momento. Però non z1one e non ò colpa mia devi in alcun modo sco- se non sei ancor più in raggiarti. l'~vore presso i nostri sor- La tua anima e la tua di ~on~empo~anei. poesia non possono essere T1 ringrauo dei numeri né ingrandite né mutate della e Bordata ,, dove ho da un titolo o da una !e- letto alcune tue bellissi- luca. me liriche. In quesl!> mo- Continua serenamente a mento non ho proprio lavorare e verrà anche per nu_11ada mandarti ma la te il giorno del trionfo. prima cosa buona che faccio sarà per te. Affettuosamente tuo Giovanni Papini n. 2 Intestazi.one: LA RINA. SCITA - Rivista Tri-– mestrale edita dal Cen– tro Nazionale di Studi. sul Rinascimento - Fi– renze 6, Via Guerra.=zi • Firenze 24 marzo 1938. XVI Carissimo Govoni. grazie delle fotografie, delle -postille e dei fiori che giunsero troppo tardi ma il cui profumo. attra– verso una lettera di Vio– la, arrivò sino a Firenze. nuove elezioni questo mag– gio. Come tu sai - per la morte del povero e gran– de Panzini - i seggi va– canti di Lettere sono tre: uno toccherà certamente - questa volta - al poeta di Tamara. Ti abbraccio il tuo Giovanni 'I- n. 8 Intestazione: Centro Na– zionale di Studi sul Ri.. nascimento - Il Presi– dente 10, Via Guerrazzi 3 ottobre 1940. XVII I Carissimo, in quali parti di Pascarella) e, natural– mente, ho ripresentato an• che il tuo nome. Tornai dalla Grotta Giu– sti assai spossato e ora soltanto comincio a ripren– der forze. Un affettuoso abbraccio dal tuo Giovanni Papini 'I- n. 9 10, via Gt,errazzi. Firenze 7 febbraio 1941. XIX Carissimo Govom. cosa avrai pensato di me e del mio silenzio? Forse ne avrai indovinate Je ragioni. Prima di tutto l'influenza, che quesfanno non ba risparmiato nes- Un ariettuoso abbraccio dal tuo n. 10 Firenze Giovanni 3 marzo 1941. XIX Carissimo Govoni. hai fatto benissimo a mandarmi quella notizia. A tempo e luogo mi ser– virà perché sia resa giu– stizia, finalmente. al gran– de autentico poeta Go– voni ! Fra una dieclna di giorni vado in clln!ca (per l'occhio) ma prima di Pa• squa sarò a RomG e ci ri– vedremo. Cordiali saluti alla signora Teresina Un abbraccio dal tuo Giovanni 'I- n. 11 Firenze 5 aprile 1941. XIX Caro Govoni. ricorderai che già scrissi di te al Duce e che non ebbi risposta. Di riscrive. re ora On questi momen– (i) non ho il coraggio. Ma sta sicuro ch"io ri– proporrò ancora il tuo no– me, con quelle parole che l'affetto e l'ammirazione mi dettano. E anche M .. spero, si muoverà. La de– dica del e Pellegrino d'A– more,, dimostra che hai sempre fede in lui. sta meglio ma è sempre assai debole. Spero di con– durla a Roma per Pasqua. Qua splende il sole ed io lavoro allegramente. Aspetto i tuoi nuovi canti. Affettuosamente tuo Giovanni Papini n. 14 Firenze 'I- 3 maggio 1943 Carissimo Corrado, s'avvicina il giorno del– la tua apparizione a Fi– renze e nqn ti sei fatto più \"i'-'O. Salvini - che dovrebbe leggere alcune liriche del Poliziano scelte da te - ti ha scritto e non gli hai risposto. Il tempo stringe. Sei pronto? Non ti ho potuto dir nulla dell'ultimo tuo vo– lume di poesia perché, purtroppo. traverso un pe– riodo orribile di faccende che mangiano crudelmen– te le mie giornate. Ma ti dirò so1tanto che l'ho let– to e che vi ho trovato al– cune delle più belle e rive– lazioni ,, del mondo che tu abbia fatto nelJ'opera tua. Saluta la Signora. Ti ac– compagnerà a Firenze? Scrivimi. Un abbraccio dal tuo Giovanni Jl ~ JH:JDJLT J[ CENTRO 'AZIO ALE DI STVDI SVL RI A CIMENTO t'Al.AllO 01 PAkTE GVELh\ FIRENZE JfiECJH: * 'TJI. ]:iingrazia. anche a no– me di mia moglie. la genti] signora tua e Ma– rio. più valente coi pen– nelli che non colla mac– china fotografica. Mi hai iscritto fra i soci del Pen Club? Ti manderò a giorni la nota delle Poesie da ri– stampare nella tua rivista. Non ho potuto ancora legger tutto il tuo libro. E neppure posso scrivere a lungo. Tanto meno ve– nire a Roma. Dopo Pasqua entrerò in clinica e a R. verrò ai primi di maggio. Affettuosi auguri dal tuo fedele Corrado Govoni Dentro Aprile si torna a ~oma e verremo cer– tamente a casa tua. Saluti a tutti da lla mia Giacinta e dal tuo afi.mo Giovanni Papini 'I- n. 3 Intestazione: Centro 1\"a– zionale di Studi sul Ri– nascimento - Palazzo di parte Guelfa - Fi– renze 6 aprile 1938. XVI Caro Govoni, · ti mando a parte 11 vo– lume delle poesie. Ne ho segnate (nell'indice) 6 - se ti paion troppe ne levi una; se non bastassero aggiungi una a tuo pia– cere. Ho avuto il boilettino del Pen Club - mi par fatto bene. E grazie del– l'iscrizione. Vallecchi mi ha dato la copia bella del tuo libro e mi sto godendo }'evoca– zioni ed associazioni della tua fantasia incantesi– male. Addio a presto. Affettuosamente tuo Giovanni Papini 'I- n. 4 Firenze S ottobre 1948. XVI Carissimo Corrado, non creder già che non mi sia piaciuta la tua e Fisarmonica,,_ Quel fo. coso elogio (che al Flo– rian non facesti) è degno del gran poeta che sci. Forse avresti potuto divi– dere in due scritti i due episodi. la gondola e la fisarmonica: uno più liri– co e fantastico e !"altro lutto epico e gioioso. Temo che alla Signora non sia piaciuta la prima parte; a me è piaciuto tutto. Hai visto quel che dice della tua poesia, nel Frontespizio ultimo. Be. tocchi? Dato rumore suo - e specialmente del tene• bron cerchiello che lo at• tomia - s'è mostrato più giusto ch'io non preve– dessi. Verso la fine del mese sarò a Roma e ti avverti. rò, colla ferma speranza che non disdegnerai di passare un paio d 'ore in– sieme al tuo atf.mo n. 5 Firenze 'I- Gio vanni 20 marzo 1939. XVII Carissimo Govoni, arrivando giovedì (27) in Via Giovanni Severa. no, vorrei trovare 50 o 60 copie (a stampa) di un brevissimo (2 pp.) memo– riale su C. G. (fatti es– senziali, titoli e meriti - lista completa deJle opere). Prepara subito quel che ti dico: è necessario. Con l\Iarinetti son già d'ac– cordo. n. 6 Un abbraccio dal tuo Giovanni 'I- Intestazione: Re.ate Acca– demia d'Italia 6. Via Guerrazzi • F'irenze 7 aprile 1939. XV/I (La tettera è a macchina) Scusa la scrittura a macchina, ma sono a let– to con febbre e tosse e non posso scriverti come e quanto vorrei. A te e alla Signora al– iettuosi auguri di Pasqua llil Giilçinla e dal tuo af– fezionatissimo n. 7 Firenze 'I- Giovanni 14 aprile 1939. XVII Carissimo Corrado, Una buona notizia: ap– prendo da fonte credibile che il Duce desidera al più presto integrare l' Ac– cademia e che vi saranno del mondo - lunare o su– blunare. autentico o im– maginario - hai traspor– tato in questi mesi la tua fisarmonica silenziosa? Corrado il taciturno si adagiò sulla riva del ma– re e non volle replicar parola alle ingiurie del– ronde. Hai abbandonato 1a poesia, oppure hai tradito !"amicizia? Aspetto parole e conforti. E anche notiz,ie. Come sta la e bella Fer• rarese,, che ti possiede? Come stanno i figlioli? Come sta Marinetti? S"è rimesso? Mi hanno invitato oggi a designare i miei candi– dati per l'A. d'I. (seggio suno. E soprattutto un grave peggioramento dei mie.i oc– chi, che mi rende sempre più diiflcile scrivere. Do– vrò entrare, fra poco. in una clinica per una nuova operazione all'occhio sini– stro. Eppoi mi rattristarono i tuoi lamenti. Io vedo in te il poeta della felicità ri– scoperta e della bellezza rivelata e mi addolora il tuo dolore. Tu sai quanto ho fatto e sofferto perché tu avessi il riconoscimento al quale hai diritto e, in~ sieme, una maggiore tran– quillità. Purtroppo non son riuscito ma non bo rinun– ziato e non rinunzierò mai. Intanto vedrò quel che si può fare nei mesi prossi– mi in tuo favore laggiù. Scusa la brevità ma non ci vedo più. Giovanni 'I- n. 12 10, Via Guerrazzi. F'lrenzc 8 ottobre 1941. XIX Carissimo Corrado. conosco e stimo Lorenzo Ruggi e ben volentieri par• lerò a Vallecchi. Ma in questi giorni di e febbre scolastica,, gli editori son peggio delle seppie e non m'è riuscito ancora acciuf– farlo. Spero di vederlo in settimana. Fio cominciato da un paio di settimane un'ope– ra nuova. gigantesca come concezione e dimensione. Sarà l'ultima e la mas– sima. E tu che fai? Non ho dimenticato la promessa. Ricordami alla cbella Fer– rarese,,_ Tuo af!.mo Giovanni Papini * n. 13 10, Via Guerrazzi. Firenze 2 marzo 1942. XX Caro Govoni, l' arrivo delle odorose mele di Tamara fu per me sorpresa e mistero (non era ancor giunta la tua lettera). Ho scritto a Be– netti ma ringrazio di cuo– re anche te. Quei frutti ml paion più saporosi, na– ti, come sono, in terra di poesia, patria di un Poeta. Di alla Signora TP.resi– na che la mia Giacinta sta male dai primi di gennaio e non ba potuto scrivere per ringraziarla del ritrat– to ballissimo (e quasi pro– vocante) e delle parole che l'accompagnavano. Ora Le m::ini della mi mma Quando perdemmo tutto, ci restarono sempre le sue mani. Ci venivano incontro liete e aperte come recassero un bel fiore o un frutto, con lei un poco vergognosa della povertà del suo dono: sembrava che con gli occhi, così dolci e così sempre pieni di fiducia 1 ci chiedesse perdono: sapeva bene quanto fosse poco per il nostro bisogno. Si muovevan così per aria come se accarezzassero soavemente qualche segreto sogno. Le accompagnava la sommessa romba di un angelo invisibile, al passaggio lasciavan quella palpitante luce che fa con il suo volo la colomba ... Sembrava che soltanto dal loro infaticabile muoversi nascesse balbettando il fuoco rosa, e in cucina sull'immacolato lino l'aerea luna della sfoglia; toccata con delicatezza anche l'acqua in tavola brillava come rubicondo vino e dava sempre una leggera ebbrezza. Se sedeva in disparte sferruzzando, il gomitolo in grembo si svolgeva come la prima idea di un bambino. Rinfrescavan la febbre posate sulla fronte o sul cuscino e chiamavano i giovani sogni ... Povere sante mani che non ebbero mai un attimo solo di riposo! Persino ora 1 allungate sopra il cuore, per non perdere il gusto del lavoro, Govoni 1!)4:3: CJonfessione e maledizione Roma, 1 settembre 1943 a Giovanni Papini Pieve di Santo Stefano (A=) Tu mi avverti, a titolo di conforto, e/te mi restano sempre poi a sostenermi due grandi fedi e due grandi amori: la poesia e l'Italia. Due amori, sl, ma due mostruosi inganni, come tutti gli amori, due colossali velenose truffe e turlupinature, per me. Lo vuoi proprio sapere, carissimo Papini, il fmtto Carissimo Giovanni, di cenere e di tossico che ham10 maturato per me quarant'anm si, io comprendo benissimo il tuo stato d'animo amareggiato: di fanatica fedeltà a questi due amori? Che fino a ieri la mia ma tu, per tua fortuna, sei cos) al di sopra e al di fuori adorata mamma Jia languito (dieci etemi am1il) ul don Gua- z~::.::;:;a~7e;!~~f i::,',~~~~i~r~:,'!~n:,~:ae~re:i~~t'i:acc:u;~~i ~~lai e,10~:/bil~~!':itd~ /::I'/sf:,~::ec1~tar:r:t"ée~e v:::ddi ~~:: sempre vivere e lavorare in santa pace e tranquillità. Chi ti ventose miserie familiari ed umane si ha il pudor~ di tenerle può toccare? gelosamente nascoste anche ai più cari amici; ma ora che non Per me è una ben diversa cosa. Il mio stato d'animo bi.so - è più lecito a nessuno di consolarmi di compassionarmi e di gna ch'io te lo apra profondamente, perchè tu lo conosca e lo recarmi comunque aiuto, non c'i più nessuna ragione per comprenda appieno. E' vero clie anch'io Ilo colpa, come tu nascondere 11iente.Chi mi ripagherd mai più (e ci sard sempre ben dici colpa di poeta generoso ed entusiastico ed ingenuo, qualcuno che vorrd fam1i scontare il mio fascismo/) delle per aver creduto, piuttosto tardi e solo per 1m certo periodo, oltraggiose umiliazioni sopportate per tanti amii, delle vergo· ~::; 1 n;:,,~::~i:t 1 tif:tb1:m~~:~n~~~~:~:'~ofoet 1 1'::a~7a::'d;~au°J:,~~7og;ninJ~:,r,r~~~~~.1::r ar:: 0 n~/'j:;,;;;:ij, fi: 1 de~:-:;~~fg;~ l'Italia. Siamo stati crudelmente tratti in inganno, carissimo salire e scendere scale di redar.ioni di giornali e di ministeri Papini. Sappiamo ormai troppo bene con quale diabolica per- in cerca disperata di lavoro? Di quel lavoro che veniva quasi fida arte. sempre rifiutato perchè offerto; che veniva quasi umpre di• Nei miei riguardi personali, non vorrei ora scontare, e.spian- sprezzato perchè aveva il movente del bisogno; che veniva do duramente, quei vecchi sinceri grani d'incenso della mia sempre ritardato o mutilato o collocato come cosa da stra· poesia, con una mostruosa spro()Orzione rispetto al volume pazzo e di nessun conto, solo perchi recava l'impronta del– della colpa. Lungi da me l'abbommata presa di posizione del- l'assoluta dignitd artistica e non portava mai il marchio della l'asino calciatore contro il leone caduto, anche se alla impla• trionfante mediocritd. Ma se avrò la fortuna, m regime di ri• cabile realtà dei fatti l'uomo appare un leone impagliato. Ma conquistata libertd (ci credo ben poco, con tutto quello che è vero o non è vero che io da quell'uomo, in contraccambio vedo e sento!) di poter pubblicare anche solo il primo volume dei miei poetici omaggi non ho mai ricevuto 1m solo grazie! del mio romanzo-poema fattomi sequestrare JH!rsonalmenteda autografo, di cui, lo confesso candidamenle, mi sarei gloriato? quell'allegro tiranno di burattini che sì chiamò Mussolini, anche Se 110avuto qualche migliaia di lire, il vile denaro mi si è i sassi impareranno a conoscere il grande generoso amore sempre buttato in faccia sollo l'odiosa umiliante forma del· di Corrado Govoni, e un pochino anche. il sun ingegno. Tu l'elargizione e dell'elemosina. Ho accettato quel denaro, sotto penserai che non sani poi gran che, nella spaventosa marea la minaccia della fame, piangendo di rabbia e di awilimento, di mediocritd e nullitd della nostra narrativa in questo primo nella convinzione che esso mi era sacrosantamente dovuto come quarantennio del secolo: ma la coraggiosa palma i solo forse partiate avaro risarcimento di tutto quello vilmente rubatomi dal de.serto che la circonda che prende la misura della propria col brutale sequestro del mio romanzo-poema, fnllto del lavoro statura e la foT1.Adella sua ascensione? di otto anni, a parte l'immenso danno morale e materiale Questo, carissimo Giovanni, insieme alla mia reale situar.ione dell'opera interrotta e della perdita irreparabile del mio mag- i il mio vero staio d'animo. gior editore, il Mondadori. E non credere che, in questi provatissimi giorni i-0 non Con gli avve,ii,nenti che sai, ho perduto di colpo l'amarissi· abbia avuto alcune amarissime soddisfazioni. Ma ne aspelto mo pane (dalla collaborazione del Ministero della Cultura al sempre e ancora disperatamente. un'altra, con il f2natismo e la e Meridiano•• dal • Gior. di Sicilia • al e Padano• e al sete delirante di tutta la mia anima oltraggiata e ferita a morte e Popolo d'Italia •J: le briciole del Sindacato sono ormai le- da troppi anni di sciagurata vita romana.. E sard il giorno in :;~~ò~:bi,! 1 ':ed~::,:: 0 ~u:,;r;nfi1:v~~;tt~o~id~re:;,~ 1;; 0 ~~ c:!il:r':to a,:~:~r:u~;'::;;nt~/ ,-:S~tea::s/!/::Jr :::;~t;::; 0 r:: spezzato per sempre. 180 bombe) e, rintracciata fa sua croce di legno piantata sul LA mia situazione è questa. Dovrà ricominciare da ca.po w1a tn'ncerone dei poverif• battendo con la mano tremante sul nuova interminabile Via Crucis di mendicitd più o meno let· santo legno, pçtrò chu,marla: e Mamma, mi ascolti? Ti porto teraria, rifacendomi dalla primissima Stazione. Una tragedia, la grande notzzia che la maledetta cittd che ci ha fatto spietata· alla mia età, con la mia stanchezza e disperazione. mente passare per vent'anni l'Uffame supplizio e/te sai, 6 stata oggi rasa al suolo•· E sard sempre poc,a cosa per la nostra riparp.zione e la nostra ve,ideua, in confronto di tutte le ver· gognose umiliazioni e di tutte le ingiustizie, immeritata11~nte, con fredda ferocia da essa iuflitteci. Roma, Via di Trasone, 16. Con immutata e immutabile ammirai.ione ed affetto sempre tuo Corrado Corrado Go,•on1e (sopra) Paplni (Dis. di Laura Cimatti) e in qualche modo ancora d'esserci utili, scolpiscon silenziosamente UD puro Cristo coi poveri legnetti scheletriti dei freddi morti diti. li Gesù del" Quo Vadis?,, Tornava ancora a Roma solo e scalzo, e lo seguiva l'ombra crocefissa, dopo quasi duemila aruù, Gesù. Da quella Roma ond'è Cristo romano, non veniva altra luce che non fosse lampo d'odio del torvo occhio dell'uomo, lupo coi lupi, come tra gli agnelli. Ei tornava a veder della sua pietra s'era quello soltanto il fiore e il frutto. Tornava, solo, come è sempre Dio, divin prete operaio con le stimmate nelle palme dei calli del lavoro; quando incontrò i furgoni cellulari col triste carico di corpi umani, legati legno e corda sulle reni come misera carne da macello nelle tetre prigioni torturata, già matura per essere trucidata: tormentato sudore d'idealisti e generoso sangue d'operai che, cantando, si avviavano al supplizio, transitanti dal e Domine, quo vadis? •. S 1 eran fermate li le nude impronte del Suo primo ritorno ve.rso Roma: l'antica pietra dava sempre luce ... E fu, per benedirli uno per uno con l'acqua santa del Suo pianto d'angelo che il Gesù del e Quo vadis? • si unì ad essi, e mescolare al loro puro sangue il Suo sangue dei chiodi e delle spine, giganteggiante Martire, divino tra i Martiri alle Fosse Ardeatine. Notte Tutta profonda notte di tenebre e nessuna possibile evasione non puoi muovere UD passo per i prati senza che faccia scattare la trappola di acciaio della brina iniettato di sangue ovunque tu ti diriga l'occhio ti segue dell'implacabile fanale il cielo sopra te non è che uno stellato di braci coperte che le sottili molle della luna son pronte ad attizzare con quelle braci sopra nel cielo di cenere oscura e sotto la tagliente brina la catena dei cani all'orizzonte impazziti di rabbia e di paura la notte è senza scampo una nera muraglia della Cina non sono cani spettri da pagliaio che tossiscano tossiscano con l'osso del vento o della luna che gli andò per traverso nelle infuocate canne della gola tornare indietro non ne val la pena senza pietà ti pianterà il fanale il suo stocco a tre tagli che or ti tiene puntato sulla schiena le inferriate segate le lenzuola intrecciate )e porte aperte della torrida prigione 1 sogru dove sono i liberi sogni per la sicura evasione.
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