La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 6 - 5 febbraio 1961

PaJ!:.4 [~ FIERA LETTERARIA Domenica -~febbraio 1961 Strade giuste e strode sbagliate * TOHL\ .\ CCRA 01 GIO:;lGJO DI GIOVA~:\°I * Vitalità del romanzo * La leggenda di Napoleone di GE,l'iVARO ,J/A,1 1 ,IA I1 perché 11romanzo è !allo scuole narraUve e di •poeti- sono state mai queUe, esterlo- ~ alcuni elementi lnsopprl- che. nella storia del romanzo ri, di stile, dl espedienti e di bill (trama, person8gglo), stanno a dimostrare la sua accorgimenti tecnici ma quel– pena la sua decadenza, lo ve- inesauribile varietà di sor- le che hanno cons'enuto un d~o m un precedente gente di poesia. Ammettendo arricchimento dell'uomo at- 5critto su queste colonne. E il contrario, bisognerebbe traverso la poesia, un suo concludemmo che la battaglia concludere che tutte le !orme aprirsi più vasto al mistero contro il personaggio e la d'arte sono rigide. SI dovreb- dei suol sentimenti, una co– tr3:ma non c~tltulva s~o~do b~ dire per esempio che è ri- noscenza più profonda del– noo un tentativo per nnV1go- g1da la musica perché fatta l'enigmatica dolorosa ma sem– nre un genere narrativo che sempre di suonl. Noi sappia- pre decisamente bella della è nato e ha avuto le sue mi- mo invece che, in tutte le storia terrena. g_llori _glorie ~roprio nell"u- espr~sioni artistiche, anche Il romanzo; dunque, non è t1Uu._tz.ione felice di tali ele- le p1u complesse e tmmodi!i- un genere ch1uso nel suo de– menti, ma una cosciente o cabili sotto l'aspetto struttu- stino di formula espressiva inconsapevole volontà cli sna- raie, gli innovatort hanno senza possibilità di modilica– turare il romanzo per condur- avuto sempre il loro spazio di zione, ma è un frutto dell'a– lo rapidamente al declino, in Ubertà; ma si è trattato sem- nimo umano che a ogni sta– nome di un non ancora ben pre di une libertà di poesia. gione può rivelare un nuovo precisato guadagno d'aggetti- E ci spieghiamo: le novità sconosciuto sapore. Tutto sle vilà. più importanti nel mondo del ad avere buone piante che lo Se questa ultima è l'inten- romanzo e dell'arte tutta non alimentano. zione di chi si balte contro Il mito, come secondo Croce l'avrebbe definito il Vico, è un'Inopia della mente; sicché non essendo un vero e proprio concetto, meglio: non possedendo una !or· me critica ben definita, dovrebbe essere escluso dal campo della storiografie, ch'è dialettica e razionale. E invece e.e.pita non di rado che taluni storici lo elevino a si– stema ~nterpretativo e, sulla scorta di una visione individuellstice, eroica ed an– che artistica della realtà, forniscano ver· slonI e spiegazioni che, per le loro fanta– siosità, tengono più dell'agiografia che non della critioo trattazione storiogralice Ora, uno dei personaggi che meglio si pre– sta al caso loro, per quel molto di attivi– smo che ne caratterizza l'azione, sino a farla epparire misteriosamente regolatrl· ce di tutt'un sistema, è certamente Na– poleone. E nonpertanto metterà conto rl· levare che se questi ha trovato i suol apologeti nei seguaci della tendenza eroi– ca nella storia (i Carlyle, i Nordau, gli Emerson, i Nietzsche, tento per citare I più significativi) non per ciò i suol più vivaci detrattori (si leggono con st.upe(e– zlonc certe argomentazloni del Qulnet, del Mlchelet e dello stesso Taine), nel (u· rloso intento di farlo rovinare dal piedi· stallo in cui è stato collocato dai primi. si servono d'un criterio meno passionale d'interpretazione. Perché. alla fine, non è dlfilclle convincc-rsi che anche qu.J, s1a pure in modo irrillesso, si cade nello stesso errore di valutare la realtà storica secondo Il !acile e suggestivo metro del biografismo. A rilevare lo ranacia di un tale cr.:te· rio, che pretende affidare ai concetti di eroe e di genio una significazione ben altTlmenti quantitativa, da quelle che in effetto gll compete, questo bel libro di Luigi SalvatorelJi: Leggenda e Tealtà. di Napoleone (Torino, Einaudi, 1960), per le sottigliezza delle analisi e le plausibilità delle conclusioni, è sicuramente Il più ln· dlcato. Pubblicato una prlma volta, ln Roma, nel periodo clandestino. e perciò in condizioni di scompaginamento della vita politico-sociale. passò quasi inosservato le strutture tredizionall della narra.Uva, bisogna però ag– giungere che si è imboccata una strada sbagliata. General– mente - e ci sembra una lJlARIO DELL'APPARTATO legge della vita, di tUtto il creato - il cnuovoa viene inaugurato senza che Ci sia alcun bisogno di distruggere dall'esterno le !orme vecchie, superate. Ora, o il romanzo tradizionale è una tonna su– perata e allora vuol dire che il suo meccanismo si è arrug– ginito e che come espressione letteraria è caduto in disuso (pertanto ogni attacco a una struttura morta che dava vi– ta al romanzo, che era tutto il romanzo, è ridicolo), oppure non è affatto una forma su– pera la e ne consegue che, es– sendo esso vivo nel cuore dei lettori cosi com'è o com'è stato, (in tal caso il tentativo di modificazione o di supe– ramento risulta artificiale e quanto più viene dichiarato programmatico o comunque sperimentale tanto più sa di laboratorio e di ricerca tecni– ca e poco di arte) bisogna de– durne che è un organismo tuttora seno, lontano ancora dal processo sclerotico della vee<:hiaia, e che è ancora in rapporto di «servizioa poetico con l'attuale società. * Rispettate, vi prego, l'individuo Butto l'occhio su una pa– gina di • Passione e ideolo– gia,. di Pasolini, precisamen– te la 448 del libro: • S1 che Leoneui rimane sospeso tra il gruppo bolognese cui fanno parte gli Arcangeli, Rinaldi, Gnudi, con altri emiliani, co· me Berto1ucci, e il gruppo dei più giovani, prodotti dal dopoguerra •· E altro\"e, lo scritto intitolato • Officina parmigiana• si apre, a pa– gina 416, con queste parole: • Anche se la poesia che si produce a Panna non è mer– ce rigorosamente locale, tut– tavia, se pensiamo al Pascoli e al Serta, romagnoli, e poi almeno al Bassani, agli Ar– cangeli, al Rinaldi. al Gioan– nelli, operanti a Bologna, e ai più giovani bolognesi, Ro-– versi e Lconetti, dobbiamo cor:cluderc che la linea par· migitma è un segmento ben preciso della più lunga linea emiliana•· Ci sono due modi, io credo, di ncevere queste cataloga– zioni; o il sorrisetto compia– ciuto dei sodali, degli affini (o pretesi tali), di quelli che ~~~o r~i~~~en;~ * di t.AETA1IQ ARCAtl.GELI che, neU-accingersi a ritrarre appunto un gruppo, bada che nessuno ne resti escluso, o non risulli deformalo o con– fuso; come, nel • gruppo ,. pasoliniano, risulta deforma– to, almeno nel nome, quel Gioannelh che è, in real1à, Giovanelli. Faccio questo ri– lievo perché l'errore non sembra tipografico, ma piu1- tos10 mnemonico: da10 che, nel volume ci1a10, non vedo traccia di errata-corrige. E pere.bé non completare il quadro citando anche, a un certo punto del dopoguerra, i fratelli Guglielmi, salva la– sciando loro, poi, dato il loro carattere, la facoltà di prote– stare per l'inclusione al modo s1esso che qui, protesto io? riconosciuti inclinati in que– sta più giusta e più obbiet· th•a disposizione, è staio pro– prio uno dei giovani che, nel \·olume di Pasolini. si trova raccolto, e in qualche misura definito, sollo l'insegna della • Officina parmigiana•; e ag– giungiamo pure che nessuna altra sede meglio di Panna ha fa\'0rito, nell'opinione dif– fusa, il costituirsi di questo mito letterario di gruppi a tendenza comune, e in seno ai quali sia quindi possibile individuare maestri e seguaci, gli uni rispecchiando gli altri in felice e idillica intesa, e con assiduo compiacimento di essere appunto riconosci– bili prima di tutto per quel certo carattere, per quella certa aria locale. Se questo è stato verificabile a Panna, e se lo è ancora, lo è staio e soprattutlo lo è certamente assai meno a Bologna; e so– no sicuro di poter dire que– sto non soltanto a nome mio. e per salvaguardare una po– sizione e un costume più spe– cificatamente miei personali. riscontri critici, dei caratteri regionali riconoscibili attra· \"erso la letteratura; motivo che qui oggi possiamo sol– tanto sfiorare, per essere con– giunto a quello dei gruppi o delle « linee » che, dopo quel– la • lombarda,. di anccschia– na definizione, ci sembra ab– biano acquistato troppo rilie– vo cd importanza, e abbiano contribuito a mantenere vivo e imperante un ambientali– smo in definiti\·a pro\'incia– lizzante, an.::he se era propo– sto e tratteggiato da persone che in\"ece, in sede assoluta e teorica, si dimostravano gelo· sissime dello sforzo di por– tare la letteratura italiana ad un 11\"elloeuropeo o univer– sale. Ma non è qui il luogo per sviluppare questo spunto che resterà, per oggi, sempli– cemente tangenziale all'argo– mento trattato. ~em~~~~cadi f~:1/tfj~! moralità civile e politica. Ri· petitori monotoni di formule, o falsi predicatori, banditori acrobatici di ri,·elazioni sal– vatrici. E se i loro atti risul– teranno, alla resa del tempo, inefficaci, !a loro \"OCestri– dula, eccitala a vuoto, giunge pw troppo anche all'orecchio di chi \"on-ebbe soltanto per– cepire il timbro e il tono di voci naturali. senza for– zature•· Senza \"Olerc in nessun mo– do pretendere di fare corri– spondere. qui. all"immaginc di Pasolim 1ut1i gli attributi negativi Ji quel mio brano (e non sarà, di certo, lui solo a costituire gruppi non del tutto autenticabili), mi piace invece di dedicare ad Alberto Bevilacqua, per quell'atto so– litario e autonomo della sua attenzione critica, come in esemplare riferimento, il sen– so di quelle mie parole; ac– certandolo, senza ombra di adulazione. che, nel suo omaggio alla mia persona ap– partata. io avevo ,·era.mente percepito e riconosciuto il timbro e il tono di una \"OCe naturale. E fu un peccato, per le occasioni che andarono perdute, in quanto t suoi segni distintivi: quella carte.a more1e di cui e tutto perva!o, quella denunzia cosi con· vinta del cesarismo napoleonico, in tant, chiari segni ispiratori del • ducie:mo » _contemporaneo; e buon dlritlo lo tanno rientrere tra le opere più impegnate della cultura militante Jtallana. L'assunto che si pone Il Salvatorelti ,n quale, nel caso in predicato, sembra r.– fersl alla concezione volternana della preminenza dell'ambiente sul protagoni· sti) è Il seguente: « Per comprendere Na· poleone... anziché af(;sani ln Jui so:o guardandolo con stupoTe smarrito s:no al– l'inebetimento, anziché trasportarlo Cuori dello spazio e del tempo, nel mondo delle idee pla toniche, o piuttosto degli idoli ba· conie.nl, occorre mantenerlo nel quadro del tem po suo a. S'impone, cosi, le ne– cessità di istituire un repporto tra Na· po!eone e la RivolUZ.:one. soltanto dal!o studio del quale è possibile, facendo g1u· stizia di tante leggende e non meno per– vicaci luoghi comuni. far emergere u:, Napoleone ridimensionato e storicamente possibile. Il quale, quando altri non è che il continuatore delle Rivoluzione, si pre– sta ad essere conslderoto come una de– viazione della stessa. Donde una dupJ;ce soluzione del problema che, se da un lato toglie originalità al personagg:o, dall'altro, lungi dal comprimerlo e svi· lirlo, ma anzi accentuandone l'azione più propriamente personalistica, ne rispetta e tutela le proporzioni. In quest'ultimo caso, però, al potere e alla fortuna indi– viduale, Ca riscontro un patente impo– verimento della sua vl!lone politica e del suo mondo morale. Delle leggende, di cui è intessuta ro– pera napoleonica, quella del Napoleone– Ordine è una delle più false e Calsifìca– trici della realtà storica. Il Salvatorelli, esaminando le condizioni/ della Franda, nega, con conseguenti argomentazioni, che Napoleone, col Diciotto Brumaio, salvesse il paese dall'anarchia. Le cose stanno ben diversamente: Napoleone tro– vò un assetto sociale ben organato e di– sciplinato da una costruzione imponente, opere delle Assemblee e del Direttorio •rispetto a cui quella di Napoleone ... non solo è di mole minore, ma risulta in par· te continuazione e soprastrutture., :n parte ahere.zione e sovvertimento a. E la stessa originalità del genio militare del Bonaparte è - tutto sommato - esa– gerata, perché anche per questo verso egli è tributario delle Rivoluzione e del– la strategie di Carnot. • organizzatore dello vittoria,._ L'essersi, poi, contrapposto agli ideali rivoluzionari, l'averne misconosciuta !a grandezza ideale, in regione del suo po· tere dispotico: ecco le cause della distor– sione. che si debbono a Napoleone, del progresso ovviato dai principi deH 8!1 AH'lnterno ciò voile signillcare soppres– sione delle hberta di r.unione, di auo– c:azione. di stampa; d;.struz.one dell'au– tonomia deJ Comune e del O.partimento (altro che n ge~e sistema amm:n11tra· Lvo esa:tato dal Sorel!); attentato al concetto di uguagJ:anze con la Cormaz!o– ne di un nuovo feudalismo spes.50 con '°" vranlta vassallatica: tutt·un'organiz:za· zione controrivoluzioner'.a che Ji r.nes!ie anche all'esterno nei rapporti con le al· tre nazionL E .ntatti ra550lutismo .J!.a'alnazi"na:e. sch:acc~ando 1 :dea d; naz.one intesa quale aaoc;QZ:or-.e di ind.vidu, Ubest ti pone,.·a .n grado d! postu:are, aI';estemo. al potilo dell'eguagi.;.anza e fratellanza deJ popoli in una Cederaz.ione d, Stat!~ una pol;t;ca intemazionele tondata sut co~– cetto della sopraffazione e delle conqu;· sta imper~Ustica. Gli • Stat: urritJ d'Eu– ropa a, che J'entus:asmo dell89 aveva ,.-:i– ;heitgiato. e Xa-po!eone avrebbe potu!o attuere, furono da quest'uìfmo concep • tf soltanto come impero feuda!e-!am.:4- re. Il Salvatorell! m1 pere r.esc.a bene a confutare le tes, del Vendal. del Driau.t e del Bainville· sulle guerre cosidde 0 ~ •difensive,. di Napoleone. Cosi come un·a1tra ccnsideraz-ione eppare degna d attenzione: che Napoleone, salvo quand? non intervenne I"• eterogene:s. dei fin:•· non riusci ad essere comp:utamen..e .1 vantato portatore del!a R;voiuzione. in quanto nej paesi conquistat:. e ~ sp:-e~.o a: pr!.,cip! rivo!uzionar:. fu assa! cauto, ,e non addirittura contrar.o. a promu..r vere riforme soc~li di strutture. p:-efe– rendo per gli scopi delle sua politica e delle sue ambizioni personali. non estra· niarsi del tutto. a danno. quindi.. del:a emancipazione dei popoli, le \.'ecch:e clas– si dominanu. In conclusione. ~apo!eone. neli6 c---Ja opera di trasformaZ.:one in~ema CH?ll'E:J– rope. mostra chiaramente di r.allacc:a..– S:, scavalcando la Rivoluz..;.one, al o;.spo– tismo illuminato. Le conseguenze d.: co– desta sfasatura - come acutamente so:.– tolinea 11 Salvatorell: - furono inca!co– labili: perché al momento in cui 1! d ··– tatore scomparve dalle scena pol.:Eca. sopravvisse il lato negati\.·o del ri!orm> smo settecentesco (\·aie a dire queHo a"– solutist'.co) che. combinandosi con i :-~·– tati della politica deleteria svolta da~:o imperatore in ord:..ne al potenziamen~o dell'Austria in Ital:.a e della Francia ::: Germania. generò quello spirito reazio– nario su cui si basò la Santa Alleanza. Le cui incomprension: servono ed a:.:– mentare il mito fino al 1848. d: ~apoleo– ne continuatore della Ri\•oluzione ~ mer.– tre. tra il '48 e l"instauraz.:one àel Se– condo Impero, sotto rassillo della que– stione sociale. trovò modo d1 affermarsi l'altra leggenda di ~apoleone res:.aura– tore dell'ordine. Da questo punto le osser· vazioni da fare sono due: co– foro che si battono contro il personaggio e la trama sono riusciti sinora e creare un ro– manzo «nuovo,. che sia più valido di quelli che ci ba dato la narrativa tradizionale., sl da farci ritenere questa de– funta ? Non cr pare. Secondo: può bastare il fatto che negli ultimi anni si sono scritti romanzi a schema tradizionale piuttosto stanchi e scialli per farci ritenere che la narrativa cosi come è sem– pre stata concepita non ha più niente da dirci ? Non è suf– ficiente la stupenda sorpresa che ci ha lasciato Tornasi da Lampedusa, il quale ha scrit– to un romanzo moderno nel vero senso della parola usan– do stile e tecniche da qual– cuno ritenute addirittura an– !lquali? ribellione, di quelli che ama– no riconoscersi uno nell'altro non tanto per affinità e soli– darietà ,·ere e profonde, ma piuttosto per un inene co– stume provinciale disposto a naufragare senza disperazione nella mana gora di certi li– miti di cui pure ci si com– piace: o l'insofferente alzata di spalle di chi, con tutto il rispetto per amici e cono– sa:nti, pretende che gli ,•enga almeno riconosciuta la liber– tà di starsene per conto sùo e di sfuggire - non per cal– colo e proposito deliberato. ma per- un naturale porsi e at1eggiars1 rlella sua persona - a tutti gli aggruppamenti. reali o presunti. E chi com– pone il gruppo, inoltre, de"e essere po1 estremamente pre– ciso nel costituirlo: usare, di– rei, l'attenzione del fotografo Se non m'inganno sul va– lore delle parole, il concetto di • gruppc; • non viene •af– fatto a corrispondere al pre– teso • gruppo bolognese,. ci– tato da Pasolini, tanto più rinforra10 e precisato da quel e fame parte,. che viene a1- tribuito ai suoi singoli com– ponenti. ti vocabolario mi viene inequivocabilmente a conferma e in soccorso: defi– nendo queUa parola come una • riunione di cose o persone disposte per stare insieme"'· Io personalmente non mi so– no mai riunito con altri al fine di stabilire intese comu– ni, o semplicemente per con– ,·ersarc di letleratura; o più semplicemente ancora per il gusto di riconoscermi in un costume di \tita e di pensiero che non fosse sollanto mio. n giovane di cui sopra, e cioè Alberto Bevilacqua, nel dedicarmi, su queste stesse colonne, una puntata della sua rubrica «Scrittori in pri– mo piano a, in data 24 mag– gio 1959, si dimostrava libero e aperto, vorrei dire anzi CO· Per concludere, ormai, ag– giungerò che io stesso a,·evo già risposto alla pretesa di circoscrivere un « gruppo ber lognesc •· pur senza. farlo in circostanza di.retta, con que– ste parole che trascri\·o - ancora una volta - da una puntata del mio primo • Co-– lèdoco •• uscita sul • Caffé,. nel numero di luglio-agosto del 1955: « Dunque, uno \'Ì\·e per anni e anni in una sua solitudine, attenta ed inquie– ta tuttavia; in modo da in- 1uire e pene1rare di che cosa \"h'a quella socie1à del quar– tiere in cui si trova ad abi– tare, ma con la quale ha in comune poco più che l'aria che respira. La sua esperienza si svolge secondo un ritmo e una ragione che ,•engono a corrispondere al ritmo e alla ragione naturali, con l'accor– do che lega la figura \"iva e \·era allo sfondo del tempo che passa, e del paesaggio c he g li dà \"Olto. e durata r! la.ti\ ~. I l'lon pre\'tnuti ri– c onosc ono nell'opera sua quel ,·alto, e :1 segno di quella durata; ma quei non pre\·e– nuti sono sparsi, non fan– no gruppo; vengono sorpresi dalla naturalezza di quell'ope– ra lì doYe ciascuno si 1ro,·a, spro""isto di programmi, non eccitalo e noo infatualo da nessuna moda, sen7.a che pos– sano riconoscersi fra di loro per virtù di nessuna parola d'ordine: il loro consenso è un atto semplice e intero, autonomo, che apparirebbe esemplare se, nel mondo, fos– se la virtù semplice e intera a dare nonna. Piccola biblioteca Ma. se Dio vuole, qualcuno pur resta. a testimoniare uno spirito di indi\'iduazione ca– pace di applicarsi anche là do\·e una situazione locale, di gruppo e di ambiente, si pre– sti, nella sua apparenza, a dare ragione ai raggruppato– ri ; e uno dei pochi da me ~gtiii~a l~~~e dr ~ù~,~~~ Questo discorso potrebbe far sembrare che il romanzo non ha bisogno dJ innovatori e che un genere letterario che. nell'arco del personaggio e della trama, ha avuto mille interpretazioni jiversissime e tutte valide - si pensi a Boc– caccio e e Kafka, a Balzac e e Tolstoi tanto per fare qual– che nome, ai romantici, al ve– risti, al neorealisti, al lirici, ai naturalisti, ecc. - è cosl co- 6tituzionalmente rigido da non consentire moti di progresso. Dobbiamo subito dire che questa è un'Impressione falsa, perché la pluripresenza concomitanza e non - di Riviste italiane luoghi comu ni della regiona– lità e alt.re simili formule ed elichette, che riescono troppo più comode ed espedienti di quanto non siano in\"cce ap– propriate e oggettive. E con– cedetemi qui la recitazione precisa. tan10 per non per– dere l'abitudine di documen– tare ogni nostra allusione ed asserzione: • Della terra emi– liana Arcangeli ha gli umori più schietti, in quelle sue te– n.re22e, in ~uelsuo omore nella malinconia, persino in quella sua giustezza - dire– mo cordiale - nei risenti– menti. Al di là di queste sue doti di natura, però, Arcan– ~eli ha affinato la sua sensi– bilità e ha raggiunto un li– mite di poesia non occasio– nale o ristretto in angustie d'ambiente, ma spazioso e ricco di motivi unh·ersali. E' una conquista impanante, so– pratutto se si pensa che i poeti emiliani, se banno in genere un difetto (chiamia– molo difetto, anche se forse non lo è), è quello di calarsi e di esaurirsi in un mito ca– salingo, in una storia di trop– pe cose familiari "'· Ancora in fase sperimentale, coi suol tentacoli e i radar in fuori. L'Europa lettertrria di Giancarlo Vi– gorelli e di Domenico Javarone è pure già ben rico– noscibile. ha già il suo pubblico e. ad ogni numero i suoi due o tre pezzi.forti. E' appena uscito il numero doppio 5-6, che s·av. vicina alle trecento pagine, ivi comprese quelle dedi– cate. come oramai abituaie, alle Arti. Bellissima la poesia di Quaslmodo e Una notte di settembre> e, al– tro pezzo-forte, uno stralcio del diario di Guttuso. Poi Moravia. Nazim Hikmet, Arghezi. Robert Graves, Ja. h1er, Palazzeschi, Kesten, Frenaud, Javarone, Calvino. Il discorso di Bevilacqua su riportato ci richiama al moti\to, oggi tanto diffuso nei Venturi e Jakowsky, Grohnnaòn, Slnisgalli, Calet, la nostra Trucchi ed altri !anno L'Europa aTtistica. &ule volontario prima 1n Francia, e ora da vari anni in America dove ins.feme alla ooos.orte Sonia Raiziss s1 va ~~m=e~~~ru~~~~,~~~:11~it~ terart. Alfredo Dc Palchi merita cU es..cere con05ClUto a sua ~ 1 t4ra1t1tapdrtinr~~i:o~e 0 ~ ~to~~~edia~~!:1~i anni del dopoguer:-a. Slamo pochi a conoscerla. perché De Palchi ha un rlserbo, sto per dire una timidezza. che è dl– rettamen~ proporzionale al suo fervore di artJsUL So da lul che Giansiro Ferrata ebbe a esprimersi. in modo assa1 Jusin– gh!ero sull'opera sua. che il critioo vide. al parl di me ora. in un fascicolo dattiloscritto reca.ate U titolo • Odore di oreta •· Le prime composizioni in ordine cronologico rlsalgono agli anni della guerra civile e della Liberazione, e valgono più che altro per la sincerità con cui v1 è resa una situazione d.1 tor– mento personale e collettivo; sono tef.timonJanze di presenza storic3. e di poesia viuuta anziché semplicemente rio1.1suta, espensloni grezze, iterate. un magma da cui affiora solo a tratti l'esperienza poetica liberata. Poi la voce st affina. si contrae, per sondare le radici dell'esistenza; U linguaggio ·~!:t=~J 0 ~~ ~~~~e ~i°aJ~Ton~~ perso 1 oontatt1 con la vita c,~turale della madrepatria. e che la sua voce si inserisce 1n un ooncerto attuale. L'avvio. in questa sua fase più matura. è stato dato da Ungaretti. da Mcm.tale.. dal Qua.si.modo d'anteguerra; ma in pari tempo le sue esplorazioni linguistJche lo ~ono vicino all'inquie– tudine sperimentale d.l un Sa:lgtlinetl. di un Porta; nel suo caso non si può ceno parlare di ermetismo in ritardo. Si può e .si deve invece parlare di poesia esist.enzfale, di ricerca protesa al limite della C06clenza. e quindi non puramente verbale (come rischierebbe di es.,;ere se pn::odesse le I1'lO&C da un puro dato letterario). La parola qui non appare come fine a se stessa. nan si estenu a nella compiacenza di sé. ma 50rge come atto di ooscien.za. e al di là del grumi irrisolti (stlllsttcamente parl a ndo) d iviene iniziale scoperta: Oltre le paret1 di vetro rcuchio con l'unghia; bianchi btutimenti Tattanagliano olla città percona da col.orazioni di razze di.leardi - il mare di graui col.ori è calmo O ancora. dalla stessa comp06:izione CcL'Arrivo•> albero pietra animale che 3a cU tutte le paure POETA ITALO-A 1ERICA O * Alfredo De Palchi * di t.ìLAlJOO CAiJfflOl\" Tropi e alutteraz!onl. anche là dove rasentano la ma– niera <ech.l del primo Quasimodo) evitano il trabocchetto della parola gratuita perché sostenuti dall'onda portante di un di.scorso interiore continuo. In e Arizona• il paesaggio americano dfvlene paesaggio deU"anima: L'unghiata d'erba annaspa $U/cùla nella !eccheua ed il riliquastro bianco :ivogltato affonda in. vene del ruolo a&ciu.gate Una poiana .rt rapina nel vento crepitante d.i vetro di poi plana nella cti!tua ~~i.Tfin~~g~::,to morto e l'albero senz'ombra naufraga nel pozzo cùlla notte r,erfett-O cerchio di morte. Oppure. nella composizione n. 7 della Parte n in cui EJ ardina JI dattiloscritto. un gesto di autoesplorazfone che tecca 1 eu.lmlnl della lucidità: IO, Un albero che scrolla aecchezza; 30 quale vampa bterili.Tee il corpo. Radict. un groviglio di d.lta farnetica al muro d'aria ltutro. Essere uomini, e praticare un giudizio proprio, è esem– pio e riscontro raro. Al di fuori di tale muta e ristretta cerchia, c'è soltanto agitazio- VERA PASSERI PIGNONI, ATte e vira nel mondo con· lemporaneo. (Ed. Alfa, Bo· logna, aprile 1960, pag. 348. L. 2500). « Ritro\'arsi per essere. E ritrovare la vita perché essa sia, nella sua realtà più alta e nel valore più vera. Solo questa può essere la via di uscita e di salvezza all'esau– sta e tormentata ane di oggi: poiché il cuore dell'uomo è tlancò é Urtà in ma. un messaggio di pace che essa ~~n t!;°J"6~et~~e gJ~~eia~~ seri Pignoni termina il suo libro • Ane e vita nel mondo contemporaneo a. E queste parole abbiamo voluto ripor– tare perché significano oltre che un messanio il senso della fatica che questa scrit– trice ha compiuto con seria metodologia e, con un"d.m· pia e critica documentazione. Nel suo libro, infatti, la tema· tica si sviluppa al fine di tro\tare un'Arte capace di ri– spondere agli interrogativi che la inquieta coscien– za contemporanea instanca– bilmente si pone: un'arte an– che testimonianza delle an– goscie e dello scetticismo ma sopra tutto sintesi di sogget- Pret>enendon la mcrte medita. perfezione. Ecco il oento prendermi .sotto. Cenere semina U a-uolo con no no._ L'amore flsfco come scoperta del sen.su. , S1Ll trova me- morablll espressioni nella serie • Womar-Jzatlon •: --Raàice !tnza terra è la mia set.e. Cerco il tuo grem'bo per udinn1 crescere __ in ~ ~r:o d:~=~~~~~~ta~e;ia sua purezza Attendo che ti porti il oento O"ttendo che prenda U seme il nero !Ole all'arco blu di ca.ree. T~to. rieercn. con!essione, estasi st avvicendano; li ~~=~ ~e! 5 ~~- ~:'oned~11:°:~e gt;11in:pllc1~ Al palo cùl telegrafo orecchio ronzio incandescente un $0rtire d'erba eta quando origini estreme prooocano la terra Mi ricordo d'accen.rloni e d-Ouu.que mi BJ)Q.rga chitJ.330 d.'iniZUJ odo Quel • ch!asso • è un'autentica scoperta lirica. Vorrei concludere que:ite mie indiserezlon1 con un'Ultlma cita.zio... ne. dal oomponlmento n. VI della SIE:1':ie15ole ». ~he mi sembra idonea a definire il temperamento poetloo di Alfre– do De Palchi, il .senso deJ suo discoroo, la promessa continua della sua avventura di uomo cosciente: Al mutare dLlle elci 3Pingo ad altra teTTa Il mio senza ritor no e domando per d.ov! !. batte l'ultima pa rte nza ciel cuore c he certo come ooch.lo d'uccello m'indica la ctir ezione._ La. • direzi.one • sarà 6Cll?.adubbio quella gtu.sta. di una rteerca che non &I esaurisce. to e oggetto, di valore tra· sccnden1e, misura morale di ogni azione. di libertà ricon– quistata per l'uomo. Il libro pana come sotto titolo « in– chiesta e prospetti\'e,. e su queste due linee, a \"Ohe S<.· parate e a \"ohe unile, la Vera Passeri Pignoni ha condot10 il suo la\"oro. L'inchiesta si svolge sulla crisi morale e sulla crisi esterna, sullo spa– zio e sul tempo, sull'arte fi– gurnliva,~ulla poesia com@ canto desolato e sul romanzo rassegnazione e tormento. Le prospetth-e sono. invece, nel· la psicanalisi e nell'estetica freudiana, nel realismo e nel– l'espressionismo e nel futu– rismo e nel realismo magico da Kafka. L'intreccio però tra inchiesta e "prospettive C sempre continuo perché im– pegno segreto della scrittrice non è quello di fare della fe– nomenologia me quello di sal\tare sin do\'e è possibile l'arte contemporanea senza cadere nella posizione critica della condanna a tut1i i co– sti. 1 aturalmente il sah•atag– gio dei vari movimenti come l'astrattismo non è fatto sen– za intelligenza perché quan– do è necessario precisare, la nostra scrittrice lo fa con garbo ma senza mezzi termi– suo :.ecolo, poliednco nelle ,•arie auivilà, polilico e uma• ni:.la che, neiia musicalità dell'affresco, segna con • Il trionfo,. l'an11onia e l'ebre::.– ::.a del suo tempo. Forse ulti– mo smdio su Lcren::.o è que– sto di Carlo \Veidlich: studio che tende a meflere m luce la complessa personalità del ,\lagmfico Il Wetdlich dopo a,·er de– scrillo con uotbe storiche '" /mmgli• dli ,\IMICI parla degli s11tdi, delle pa.ssiom, dei di,•ertime,lll e degli amo· r, di UJre11::.o fino al suo ma– trimonio con Ciance. Orsmi. Una particolare cura ~ riser- 1·a1aagli amon del \lagni.fico e _allacosì della « Brigala me– dicea • composla d1 belle donne e di allegri bonlempo- "' \Veidlich pa.ssa poi a trat· lar'!-, fin nei _ mini.Jm partico– lar,, dell'atltvita umam:.11ca di _UJren::.oche ebbe l'appel– laln·o di Magnifico perché rr se F1re11::.e un ce111ro di cul– tura co11 l'arricchmrenro della biblioleca LauTCn;_iana, fon– data dal no,u10 e con la pro– re::.,oue sincera enou ipacrila che diede a lclterali (ad esempio a Donato Acciaiuoli, a Francesco Bandirli, a Ber- nardo Bdluteton~, ad .-\1~– sandro Bracce.sr ed mtine a Luigi Pulci e al Polt.;:.ia,wI a scien::iali ( come a Paolo del Po:.:.o T oscanell1 e ad , I.me– ri go Vespucci I e ad artisll famosi come 11 \ 'eTToccl::O. ù Botticelli, 11 Lrpp1, \1ichel,.m– gelo BonarTot1 e rl grand~ Leonardo da Vinci. Nella ter– ::.aparte del suo libro il \rer– dlich de.scrive l'alln'tta di sra- 1ista del Ma;nifico il qua.le andò al potere a soli 1.·att! aw1i nel 14(1}, alla morte de! padre e tenlò dr cmuturTe una politica basala sulfamo– re di una com-ii.•en::.a pacifica tra gli stati e s1aterell1 ila• JiQJli dr quel tempo e sul terrore dell'invasione slra,uc– ra. La poluica cosi della di equilibrio non riusci a Lo– ren;_o sia pe.r mo11vr in1en1i e sia per m olti-i. e.sterni e Jius~an, en.re il. We.idlicli _ port> ! m nsalto la s1 l~one tlal.ta· no attraverso l" ope.ra della fa– miglia dei Pa: ::.i, deU'inur- 1-en10 france.se, della cluesa di Sisto IV e di lnnocen::.o VIII, del duca di Calabna e della cosi delta questione di Sa,zana_ L'ullima parie dd libro e ded_ic a1a alle prose e alle poe.ne del Maenifico FRA NCESCO GR1SI ni: cos\ come quando con-1-------------------– danna l'accettazione del tor– bido compiacimento; la ma– sochistica umiliazione dcli oo– mo e il decadere nel panses– sualismo dell'estetica freudia– na. In questa indagine la scrittrice analizza le perso– nalità più eminenti dell'arte contemporanea: da Kafka a Picasso, da Breton a Dal\, da Camus a Scheonbera: metten– do in evidenza i movimenti a cui queste personalità più eminenti dell'arte fanno ca– po. Movimenti che esprimono da una parte l'ansia di uscire dalla crisi e dall'altra l'im– possibilità di andare oltre la 1cstimonianza. L'opera risul– ta un punto fermo per chi voglia documentarsi sui pro– blemi dell'arte nel mondo contemporaneo anche se qual– che volta la scrittrice cerca di risolvere in chia\'e metafi– sica un fauo immanente e storico. CARLO WEIDLICH: Ritrailo di Lorem.o il Magnifico. (Ed. Gastaldi Milano pag. 108 L 500 _Il. qualtrocenlo ebbe poeti dr impegno certame,11e pitì grandi del Magnifico - basli pensare al Poliziano, al Boiar– do e al Pulci - ma solo Lorenz.o il Ma_gnifico Ila avu– to la strana sorte di lasciare la lirica del suolo con .. II trionfo di Bacco e Arianna"'· come dice il Momigliano in • Ultimi studi». Ed e forse questa la ragione della na– scita di una ricca biblioera– fia che attraverso gli anni si è andata accumulando su questo personaggio figlio del • Albano Segurl: Figura. (Seulturn)

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