la Fiera Letteraria - XV - n. 52 - 25 dicembre 1960

Pag. ~ LA FIERA LETTERARIN IL LIBRO MALIZIOSO DI MERLIN E SANTUCCI * 'JCA\<C<CUJlNO DEJLLO SVA\.GA\'JCO Invitoall'amicizia Natale ~odesto * di ITALO A. CHIUSANO * E· buona cosa, ogni tanto, leggere qualche opera ben fatta 6u uno degli argomenti che crediamo di conoscere a fondo. Ci si accorge, aUo– ra, che di quello, come di quasi tutto, non con06ciamo quasi nulla. Prendiamo, ad esempio, l'amicizia. Chi di noi non se ne crede un esper– to o ritiene di doversi eru– dire in proposito? E invece, a guardar bene. di questo strano e bel fiore della vita umana sappiamo, in fondo. pochissimo. a cominciare dal– la sua natura e dalla sua genesi Qual'è il mofivo che. tra innumerevoli compagni di viaggio sulla terra. spin– ge due uomini a venir6i in– contro e a stringersi la ma– no, col 60rriso sulle labbra e una g1oio$a luce negli oc– chi? Che cosa farà sl che quei due, in seguito, accor– reranno l'uno in aiuto del– l'altro, sacrificando i propri comodi e magari la propria vita. si sosterranno in ogni prova, non 6olo con parole e consigli, ma con opere e contributi di borsa, si cer– cheranno di preferenza per parlare o per tacere insie– me, piangendo I·uno sulla 6palla dell'altro all'arrivo dl un dolore o rideranno in coppia allo spuntare di una gioia? E' !orse la paura del– la soUtudine a originare que– sto fenomeno? O il primitivo bisogno di alleanza contro i pericoli di un mondo osti– le? O la ricerca di una 6Cam– bievole utilità? O non si tratta in fondo che di una resa tra nemici ugualmente !ortL dt un armistizio che si mascbc-ra per salvar la !accia? Andatelo a chiedere agli uomini delle taverne. o agli psicologi e J)6icanalisti d"oggi: le risposte saranno molte, ma tutte ipotetiche, e H mistero rimane. Queiito, però. non è che- il punto di partenza. lontano come la alba del genere umano: oggi, si può supporre, e anche in un ieri meno remoto. le cose dovrebbero eS&Seremolto più chiare. E invece no, è vero anzi l'opposto. L'amicizia è quanto di più 66ngeo, di più inafferrabile, di più contrad– dittorio e proteiforme esista al mondo, e per convincer– sene basta che leggiamo le settecento e più pagine cho Angelo Merlin e Luigi San– tucci banno messo iru.ieme, in un libro di viaggio nel paese dell"amicizia che ha tutta la colorita varietà di una scarrozzata festante tra le meraviglie di un luna-park (Il itbro deil'amicizi~ Mon– dadori, Milano, 1960). Dirò sul1ito che per valide e ar– gute che 6iano le penne dei due coUaboratori (Santucci. come è noto, è UDOdei no– stri più gustosi narratori, tutto problematica spiritua– le travestita di lepdissimo estro, e M.erlin è un 6aggl– sta e giornalista di razza. d1 quelli che anche in un trafiletto di terza pagina ti .si rivelano scrittori da cima a fondo), l'opera di chi ha composto questo bel volu– me 6Ì è limitata a scegliere, a presentare. a illustrare e a raccontare le voci dei più illustri scrittori di tutti I tem- · pi e di tutti i paesi. che 6U questo inesauribile argomen– to dicono qui 1a loro. ora stilando aforismi e defini– zioni, ora (ben più 6pesso) mostrandoci al vivo, in con– creta esc-mplitlcazione, que– .sta o quella figura di amico o di pseudoamico. Come J)O– tete immaginare, un'imbandi– gione sucoolenta e svariata, dove i pel'60naggi formico· lano a frotte, gli episodi - !flt:olan~:~ ~~n:ivill'~t; toino a .fornirci un vero mi– crocosmo: ma. abili come so– no i due burattinai di quc-– sta gran commedia, il di– scor:so procede filato, con una coerenza e continuità che non potrebbe essere maggio– ri 6e, invece che ln una così conturbante prolificità fan– tastica, la trattazione proce– desse tutta per puri specu– lamenti razionali. CosL dopo averci edotti .sulle origini dell'amicizia (dell'amicizia in genere, nella storia dell'u– manità, e di ogni amicizia particolaTe, che può nascere dai moventi più diversi, non ultimo la noia), Merlin e Santucci paS6ano al proble– ma dell'uguaglianza o disu– guaglianza come !autori o remore d'amicizia (e passia– mo in rassegna amicizie tra grassi o ~magri. tra bianchi e neri, t.ra pezzi gro56i e mezze cartucce, tra ufficiali e attendenti, tra servi e pa– droni). Poi ci sì ferma un poco all'inquietante stazione dell'amico-vampiro, di colui, cioè, che sfrutta dell'amico tutto ciò che può st'.'rvire al proprio genio. alla propria personalità. al proprio 6UC– cesso, conservando in6ieme quel tanto di vero calore affettivo cbe non ci consente di ritardargli del tutto la pa– tente dell'amicizia. Tra co• storo, un indugio particolare sulle figure di Verdi, Goethe e Wagner. non tutti e tre vampiri allo stesso modo. anzi in modi assai divel"6i, ma tutti e tre, senza alcun dubbio, vampiri di pieno di– ritto. Viene poi un capitolo ghiotto assai, e ambiguo an– zicbenò: le amicizie tra uo– mo e donna. con tutti gli sbandainenti e le metamor– fosi che quest'unione anfibia quasi sempre porta con sé. Un bell'esempio di questa amicizia in bilico tra carne e pesce. con forte tendenza verso la carne, è il tenero legame tra. il giovane Rous– seau e la molto materna ! .t.me de Warens, una cosetta tutta da godere. Affacciamo poi la testa nel reparto "ami– cizie t.ra donne", ma ci vient'.' incontro una tal ventata di pettegolezzi. di malignità, di gel06ie, di svenevolezze e, nel miglior dei casi. di com– plicità ai danni dell'uomo, che preferiamo richiude-re la porta e passar oltre. Eccoci ai segretari daU'amìcizla, non sempre i meno nostalgici di eS6a: i mi&antropi, i tiranni. gli egoi6tì e i pavidi. gente che spesso ripiega su11'«ami– co diario•· Un esemplare particolarmente istruttivo è Nietzsche. partito dai più floridi lidi dell'amicizia per approdare alla più severa isola della solitudine. Poi. un capitolo molto attraente: le amicizie giovanili. Si co– mincia col bambino, coi 6U0i primi incontri in casa e fuo– ri. e poi su su, arrivando a,11:ll scolari e allt'.' scolare. alle loro furibonde e a volte un tantino preoccupanti "cotta– relle., per un amico o una amica del medesimo 6e6SO, per arrivare ai giovinetti. le cui amicizie, 6pesso già nu– trite d'intelligenza e di con– cordanze spirituali, vanno soggette ancora a crisi ter– ribili e a fanatici estremi– smi. Ed ecco alcune pa-rtico– lari manifestazioni esterne dell'amicizia: la lettera. l'in– contro. le espc-rienze godute in comune. la coabitazione (pericol06o banco di prova, codesto: e ce lo dimostrano la coabitazione tra Leopardi e Ranieri. e quella tra Van Gogh e Gauguin, risoltesi o in disincantamento asti06o o addirittura in dementt'.' 06ti– lità). Segue un capitolo con la bandiera a mezz'asta: la morte come componente del– l'amicizia. Vediamo pianti e conforti al capezzale dell'a– mico. disperazioni e ricor– danze postume. con6olazionl e trasfigurazioni diverse, so[– fermandoci, ammirati. sul rapporto esemplare tra Mon– taigne e La Boétie, fiorito a vera sublimità solo dopo la morte di quest'ultimo. Ban– do alle tri6tezze, abbiamo bisoi;no di tutte le nostre fa– coltà per evitare uno scoglio insidiosiE-6imodell'amicizia: Io 6coglio delle sirene, quella che gli autori chiamano "Eva fra i due". Ahimè, si pro– cede tra cocci di amicizie rotte, o perché uno dei due ha pre6o moglie e non è più. quello di prima, o per– ché, pur continuando l'ami– cizia oltre il matrimonio, il mettere il dito tra moglie e marito porta alle prevedibi– li conseguenze. oppure per– ché ci si mette di mezzo l'amore adulterino... Non ci siamo rimessi da tanto pe– Ticolo, che già se ne pre- senta un altro: il denaro. Prestiti, scrocchi, sordide di– scussioni... Via via, andia– mo oltre! Ma è un brutto momento: ecco il capitolo più drammatico di tutti. quello delle guerre tra amici, delle litigate. delle rotture. dei buoni sentimenti che si can– giano in odio, del 6angue che scone. Una !ermata lunghet– ta ma dl grande intereS6e a studiare il rapporto Hugo– Sainte - Beuve, 6concertante miscuglio di vero affetto. di tradimenti. di rancore, di odio profondissimo. Osserviamo quindi le cose che rendono dura e fastidiosa l'amicizia: la susce-ttibilità, la malagra– zia. la verbosità. gli scherzi di cattiva lega, l'invidia, la maldicenza. la troppa since– rità. ecc. Cominciavamo già a chiederci se sia poi proprio un buon affare. questa bene– detta amicizia, 9uand'ecco un capitolo che ci rincuora: s·intitola ...I paradisi della amicizia .., e tratta dei bene– fici. delle lodi, dei piaceri in comune. della conversazione. dei preziosi silenzi, di tutto ciò, in.somma, e be costi– tuisce Io zucchero di una rapida rassegna de i più famosi amici-archetipo, da Oreste e Pilade giù giù fino al Vero amico di Car– lo Goldoni. e poi. dopo un'ultima serie di precetti e di regolette sul numero degli amici, sull'arte di ben conservare l'amicizia. sui ri– ti e le formalità della mede– sima. si chiude in bellezza col più fedele, dif;creto ed e6emplare fra tutti gli ami– ci: il cane. Un modello che ci lascia un po' vergognosi, a meditare su noi 6tessi e su coloro che da tanto tempo, !orse senza pensarci, chia– miamo col sacro e impegna– tivo nome di amico. Chiu– diamo il libro (tra parentesi, un belliS6imo libro-strenna, che si fregia dei gustosi di– segni di Giuseppe Bongi) col cùore e la mente che ronzano, ancora divertiti e ricreati dalla sapida lettura, ma già disposti a un picco– lo. salutare esame di co– scienza: fino a che punto abbiamo praticato. noi stes– si. ia di!ficilt'.' arte dell'ami– cizia? Da cui na.sce in tutti, crediamo. un prop06ito: quello di praticarla meglio in avvenire. di GIORGIO CA.PRONI I poeti sono stati paragonati, ad abun– dantiam, agli usignoli. Bella forza, no? E lusinghiero, anche, tanto da garantire un figurone vuoi appo i lettori che sti– mano l'usignolo al di sopra d'ogni altro volatile, nonostante i suoi pidoech.i pollini assolutamente identici a quelli che tor– mentano la volgare gallina, vuoi appo i poeti medesimi?_ che stimano se stessi asso– lutamente a1 dt sopra di ogni altra perso· na, non esclusa la costig.ianesca persona vogliosa di farsi bella con le penne altrui, la quale, per comodo tornaconto, stima gli usignoli assolutamente al di sopra d'ogni altro qualsiasi vulgaris pullus, pur dotato dei medesimi tormenti, ch'è come dire dei medesimissimi pidocchi pollini. Stop con le capriole. Ci fosse stato un cane, volevo sempli– cemente dire, che mai abbia osato para– gonare i poeti ai topi. Quel cane (de gustibus: oggi sono in vena) perché non dovrei esser io? Il Signor Io è un personaggio, dopo– tutto, très important, ch'è come dire (fa– cile il tradurre) più di tre volte impor– tante. Non è forse vero che senza il Signor lo (dovrebbero fargli un monumento: senon– ché i governanti. si sa, son distratti daJ lor medesimo ufficio di ben governare) non esisterebbero più hic et mmc né Dante né Shakespeare né Goethe, né Stecchetti? n Signor Io è un Atlante o Ercole in– ventore e sostenitore, sulle sue proprie spalle, dell'intero universo, e morto lui, buonanotte signori. Volevo semplicemente dire,-ripeto, per· fettamente conscio di quant'è difficile e dire semplicemente •• che appunto come i topi i poeti sbucano sempre fuori al– l'improvviso, e proprio nei luoghi e dalle parti meno prevedibili. Vi sareste mai aspettato, verbigrazia, di veder apparire un topo, simbolo dello Sgomento e della Paura, dai lambris dorés (ripeto: oggi sono in vena) d'un Ministero di Grazia e Giustizia, o addi– rittura (addirittura!) d'un Ministero della Guerra, o Difesa, come eufemisticamente vien oggi chiamata la Guerra? Io, che non abbondo di fantasia, no. Invece il topo (.il poeta: inaspettato e furtivo e gravido di paure e tremori e felpati silenzi come ogni genuino topo o poeta) dal Ministero della Difesa (d~lla Guerra) è scappato fuori, per esser preso ora - e qui - dalle grinfie del Recen– sore, il quale tuttavia non è per nulla disposto (siamo sotto le feste) a fargli la festa: San Giorgio, d'intorno hai quanto Cielo volevi e. vuoi E siedi a una tavola bianca Con tutti i parenti tuoi. Pure non mangi. Che dice Quell'angelo alla tua destra, Alla sinistra che dice Quel cltembino? Parole. Raccatti, come le briciole Che allinei con il coltello E guardi ora questo ora quello, Cercando, oltre il suono. Non c·~ Che un coro di piccole voci, Come un sondaggio di topi Su un corpo supino. Non c'è Che in cielo un convito Con una mensa imbandita Sopra il tr,o corpo supino E il pane è friabile, chiaro, Più chiaro dell'acqua è il vino. Facile dir Pascoli, vero? In fondo, appunto, e non c'è che un coro di piccole voci, come un sondaggio di topi su un corpo ... •· Ma c'è, anche, in questa raccoltina intitolata L'albero di parole (Autore Gforgio Bosi, Ufficiale in s.p.e. comandato, appunto, al Ministero della Difesa, Editore Carucci di Roma), tutta intera la storia d'un uomo che ha saputo far gemere dalla propria e carriera,. (e non mi sembra poco) una schietta e fur· tiva (sono un ammiratore di Donizetti) lacrima, e che, e fuor.i. servizio•, ha sa• puto e potuto, nelle successive pagine, .scrivere o stilare sulla carta, per tutti noi, parole come queste: ... E intorno a me non /ro che sconsolata Arida terra, atte.sa di semenui Dove non piovve, gli occhi sono nebbia Di raccolto mancato. Una voce s'affievola distante. Quante e quante palate di pietrisco Per soffoci2re una sl tenue voce._ Giorgio Bosi abbandoni le sue proprie seduzioni ancora crepuscolari (e E attendo che sbiadisca I quest'ultimo pastello di memoria •), e sia più guerriero: più ostile verso i sentimenti, e verso le facili seduzioni dell'immagine e del ritmo, fa– cili e piacevoli. Allora, dalle asperità, avrà il suo giorno (siamo in tema) natale. E sia pure, aggiungiamo in un italiano approssimato, tradotto dal buon francese di André Frénaud, un Natale modesto: Un asinello pe.r serbar la promessa, con qualche gallina che gli faccia accoglienza, con w1 vitellino per veglianie il volto, con le nostre parole per riscaldarlo, il nostro silem.. io aperto per custodirne il (gemito, una voce d'angelo nel suo orecchio mode.sto, una ~oc~ ner~ fll~ dorso, un po' di paglia, un Ctuclunobigio m uua stalla per salvarci. LE ~OS'Jl'R.E D"AR'Jl'E IN ITALIA * La Biennale dell'Aquila Abbiamo a più riprese so– stenuto: meno mostre nazio– nali e più mostre regionali, onde avviare gli artisti della provincia gradualmente alle fo'1 1 ~~\1~s~;s~~o~~!~~aannti si occupano d'arte contem– poranea a seguirli sin dai primi passi e ad aiutare il na– turale detem1inarsi della se– lezione. Cosl non potrà più accadere ( diciamo a mo' di esempio e senza maliziose al– lusioni) che un primo premio di Foggia o di Aquila sia un bocciato dell.-i Quadriennale di Roma o del Maggio di Bari; e si eviterà, special– mente ai giovMi, Jo sner– vante e improduttivo altale– nare. Perciò, trovandoci per caso all'Aquila, abbiamo vo– luto \iSitare la Terza BiCil– nale At1i Figurative del– l'Abruzzo e Molise, organiz– zata dall'Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo. Dicia– mo sùbito che l'intenzione degli orp:anizzatori merita ogni elogio: l'organizzazione, invece, ci sembra insutncien– tc: i risultati piuttosto Po– veri. A che scopo, per esem– pio, distribuire alcune centi– naia di migliaia di lire di pren~i e pc,i do\·er rinunzia– re alla 'Presenza della cri– tica quahficata e di quanti hanno le mani in pasta nelle grandi mostre nazionali e in– tcmaz.ionali? L' A7:ienda Autonoma pre– detta fa ogni biennio la mo– stra pcr elargire un \JO' di quattrini (grazie agh ex– aequo, diventano appunto delle elargizioni) agli artisti - o sedicenti tali - dc11a re– gione: o ambisce da un can– to di far m~lio conoscere l'Abruzzo a cntici e giorna– listi (cioè a quanti governa– no la stampa, che è il più grande Ot"ganismo propagan– distico), e dall'altro canto far sl che i migliori fra gli espo– sitori possano trovare l'occa- :~~rc /~J~z~a ~r :han?; possibilità di farlo su piano nazionale? Gli articoli, spesso soltanto presuntuosi, dei co– sidetti critici locali servono solo a intorbidare le acque o ad appagare la piccola va– nità campanilistica. La Biennale dell'Aquila, co– sl com'è concepita c attuata, non soddisfa nessuno dei còmpiti predetti; e non sod– disfa nemmeno gli artisti abruzzesi che, da an'edizione ~!~J~~N~~ ri~~d:~~~~rc a un bisogno locale: in– fatti ci siamo recati al Ca– stello che la ospita che erano circa le undici antimeridia– ne. Al portiere abbiamo chiesto dove fosse allogata; ci ha gentilmente risposto: e Un momento, chiamo il cu– stode per aprirle"· e Perché , sono fuori orario?•· « No, no. la mostra rimani! aper– ta dalle ore 9 alle 16; ma non viene nessuno, le stanze so– no mollo fredde e non è umano far prendere un ma– lanno al giovane che ne è il custode•· Dunque l'Aquila - do\·e pur vi\'e un ceto molto * ~~~~rj{~o~~\u~Yiere d~~.A~ di GIUSEPPE SCIORTINO brosìana e d!I,. P,.oldiPczzoli) . In tulla l'America, specie nei grandi centri urbani e nelle Università, fervono i preparativi per la celebrazi<r ne del Centenario dell'Unità itaJiana, con la partecipazione di vari Enti locali. nazionali numeroso che ama la ]elle• ratura, la musica e l'arte in genere - non ha chi s'inte– ressi ai pittori e scultori del- 1:l regione. 11 che potrebbe essere un indice del discre– dito in cui è caduta la Bien– nale aquilana. La moda astraua owi.3- mente è arrivata anche al- ~•~~u~~n~~~~fin~o T~~~~i Passeri?}: e a uno degli adep~ ti locali, Fulvio Muzi, è toc– cato il primo premio: si trat• rola; perciò i componenti la giuria di accettazione avreb– bero dovuto chiedere !a pub– blicazione dcli' elenco degli invitati per separare even– tualmente la loro responsa– bilità da quelli che hanno dettato le norme per l'invito. Pochi i nomi da segnaJ:i– rc: Mariano Benedetti per una larga impaginazione di forme esaltate da una corag– giosn crmnia; Carlo Marcan– tonio per la paeticità delle atmosfere che sovrasta.no Italo Piclni: e Contadlnc • (Biennale dell'Aquila) ta di un pittore che occulta le insufficienze disegnative distribuendo i colori in mo– do da rendere soverchiante una certa matcricità, che uel ~~~~~ ~~ù faic~l;ii:reno;~ va. Più COJUposto, e quindi più chiaro, è il linguaggio del teno premio e.x-aequo Alberto Dì Fabrizio. Dopo questi due artisti, che han– no qua1che accento di auten– ticità, ecc.o l'irrompere dei modali a ogni costo, ripeti– tori insignificanti di modi e mo<luli ormai scaduti. Ma se Atene piange, Sparta non ride: più evidente - da– ta la più larga partecipazio– ne - è la miseria che regna nel campo dei cosidetti 6gu– rati,i. Si è ancora spesso al– le scorie napoletaneggianti: un dipingere con la pumma- sempre il dato di natura a volte ridotto a forma di ma– niera; Gaetano Pallozzi per la proprietà - non sempre in egual misura vigilata - degli accordi; ltato Picini per le ritmiche stesure che in Contadine attingono una sin– golare poeticità. La figura (titolo: Mattino} dipinta da Mario dell'Agata si ~~fi~sy::co~~tì1:ta co~~si- zione che la sovrasta; illu– strativi e senza impegno i due paesaggi di Verdccchfa; buona la natura morta di Pcttinicchi; non più genuino ma trito i1 popolaresco Pera; come al solìto Carlo D'Aloisio da Vasto; composte con so– brietà lo Bottialie di Bruno Cascella. Fra gli scultori, hanno par– ticolari qualità Mariano Te- resi, per forma elcgan1e– mcnte a1lungata dei suoi g~~~ri=~·co~~ianS:, ~·is1~~ Petruccclli per una Famiglia finemente composta, con qualche capriccio caldcriano. Da segnalare, anche se fazz.i– niano, Virgilio Franco. qu5.:ì~~kri~~ ~?~nal~ dell'Aquila dovrebbe risultare maggiormente aderente Jllc esigenze degli artisti abmz– zesi e alle necessità turistiche della provincia oquilana. I nostri rilievi, quindi, vanno intesi in senso scnz'alrtro costruttivo; sono difatti ac– compagnati dagli auguri più fcn'ldi. L'Italia in America (continua da pagina 1) IC: SCOm'{>OS!zioni volumetriche dt Bocc1oru; la Te.sta di Vec– cl1io di Jacopo Bassano è una autentica concentrazione li– rica in termini di disegno sfumato; l'Angelo di Mattia Preti detto Calabrese ha una vigoria indiavolata di lince alla Toulouse-1..autrec: la Te– sta di ragazzo del Piazzetta è ~na me~vigliosa cromatica, e il G~11t1luomo del Tiepolo esemplifica bene la maestria di questo pittore che, all'oc– chio moderno, risulta tanto ~c~ntl~rn;li~;~~o~~. i~J\!i~ al Palazzo d'Italia in New York, emette un Bollettino mensìle delle attività ineren– ti, e \'lva è la partecipazione dell'Istituto Italiano di Cul– tura, presieduto dal prof. F. Donini. Tra le manifestazioni più cospicue segnaleremo il ciclo di Filadelfia, che durerà dal I2 gennaio al 27 man:o 196I. Organizzato da] Sindaco di Filadelfia Dilworth e dal– l'Ambasciatore d'Italia Bro– sio, il • Festival of lta)y • a Filadelfia comprenderà m<r sire d'arte, di industria e ar– tigianato dagli in1ri della sto· ria italiana a oggi, concerti, balli. conferenze e spettacoli: la stampa americana ne par– la ampiamente. A Harvard si aIJestirà nel mese di gennaio una mostra di libri e documenti rclath 1 i al Risorgimento, di rara im– portanza; tra l'altro, la M<r stra comprenderà il lascito di elson Gay, che nella sua lunp:a residenza in Italia ebbe modo di conoscere personal– mente i protagonisti delle campagne garibaldine. Alla sede dell'Istituto Italiano di Cultura in ew York, si svol– gerà una serie di conferenze sulla storia, politica, lettera– tura, arte e musica GLAUCO CA,moN L'inventore delle cartoline' (continua da pagina 3) spiccato senso degli affari. Fu così che pensò di met– tere in commercio la sua trovata, per !are, di una iniziativa personale, una simpatica faccenda nazio– nale. Si accordò con il pit– tore John Callcott Horsley d e 11 a Royal Academy e stampò cinquanta esempla– ri... Lei non ci creder~ ma i puritani protestarono che la cosa mancava asso- ~~~~r;:nà~1 dk:l!f:.t~i af~~ rono critiche, molta gente si scandalizzò, ma il pa– dre di mio nonno tirò di– ritto per la propria strada. Era uno scozzese lui... :1o. Io mi ero seduto e m'ero incantato a guardare lo strano personaggio che, le– vatosi il grembiule, ora mi si muoveva davanti com– pletamente diverso, più energico, sicuro di sé, qua– si più giovanile. Non so quante ore pas– sarono. Ad un certo mo– mento tagliammo la torta e accendemmo la candeli– na che si ergeva dalla panna montala. Poi bevem– mo da _una lunga bottiglia tolta d1 sotto ad un divano J e, infine, uscimmo dalla bottega, nella neve. Il bar– biere non cessò di raccon– tare le straordinarie im– prese del padre di suo non– no e di suo nonno, che avevano insistilo nell'ini– Z!ativa delle cartoline, ar– ricchendosi e giungendo, di conseguenza, fino alla Camera dei Lords. Seppi più tardi che non era tutto frutto di fantasia. Ci la– sciammo con dispiacere che erano quasi le due di notte. Avevo, senza voler· Io, trovato tm modo simpa– tico e imprevisto per tra– scorrere il mio Natale e, soprattutto, avevo trovato qualcosa da telefonare agli amici del giornale, l'indo– mani, dalla solita cabina periferica affondata nella nebbia. ALBERTO BEVIL\CQUA Domenica 25 dicembre 1960 Leonida Rèpaci Compagni di strada 6so paz . . 100 tavole rnn·snmc • Rilegato in tutta tela . In cofanetto ron stampe a colori di Zavattim • f._ 7 .ooo. 33 incontri dd grande scrittore itali:rno con 1 maggiori personaggi europei dell'ane. del teatro. dd cinema. della lctter:Hura. 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L. )5.000 « 1 011 esiste 11ulladi pizi degno di essere amato dei costumi milanesi»: queste parole di Stendhal sono la vera epigrafe del suo lungo itinerario attraverso l'Italia, che partendo dalla capitale lombarda passa attraverso Bologna, Firen~e, Roma, 1\'apoli, q11i11d1 ancora Roma e poi A11cona, Venezia, Padova, la Brianza, per concludersi col ritorno a Milano, la città cara sopra og11ialtra al rno cuore. AMilano e al suo massimo teatro, La Scala.è dedicato l'intero terzo volume dell'opera, mirabile omaggio del sommo scrinore alla sua patria d'adozione. PARENTI !,~ EDITORE Mli.ANO- Via Borgonuovo1 • Tel 896jJg

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