la Fiera Letteraria - XV - n. 51 - 18 dicembre 1960
[~ FTER~ LETTERlRTl Domeniea 18 dicembre 1960 ~ Non dubiti, sarò da lei presto, non dubiti>. Purché si sbrighi, non si faccia aspet– tare. Avrei potuto dirgli che non lo Posso rice\·ere, ma allora lui avrebbe potuto pensare che io ho paura. Ho sem– pre detestato quest'orribile macchina che è H telefono. appeso come un pappa– gallo sulla sua gruccia, ideale del be– nessere per molta gente. BeU'ideale, sen– tirsi chiamare dal primo cui salta in testa il vostro nome, e che vi parla con la voce falsa di Arlecchino sotto la maschera nera. nera come l'ebanite di questo trespolo: e questa voce entra in casa vostra, vi tiene legato a un filo, pro– P_rio un beU'ìdeale. Venga pure questo signore, mi consegni pure qualcosa di personale e che :ni potrà interessare. sbrighi la sua faccenda privata. Sta\'O per dire. la sua ,·endetta privata. Si, proprio, la sua vendetta privata. Anche due anni fa. mentre stavo nascosto in ~na casa mai veduta prima, una mat– tina, mentre stavo solo. un individuo giù nel cortile si mise a gridare verso le firestre un nome C'he non era iJ mio, ma certo cercando di me. ne sono sicuro. R_isposero dalle finestre che quell'indi– viduo non c'era, ma invece ero io. Co– nosco questi trucchi. fino a ora vi sono sfuggito, si tratta di un istante in cui vi trovate di fronte a chi può diventare il vostro carnefice, e mentre per molt~ ore avete pensato che sarebbe meglio consegnarvi e !aria finita, sentendo la mano di chi vi cerca come la sola sicura e fidata, la sola che ,·i possa restituire la pace e scacciare la paura. diventate freddo di gelo, simulate mentre l'altro vi cerca a tentoni, fuggite. rimbalzate in un modo viscido, tenebroso, sentite quell'uomo che vi cerca là. di fronte a ,·oi, con tutte le sue ,·iscere. il suo cer– vello. che vi assaporano. come la belva in agguato trasalisce in ogni fibra di fronte alla sua preda. Pochi minuti pri– ma avevate creduto che vi sareste smar– rito, impappinato. come succede a me in questo momento in cui aspetto .quel tale signore che ha una faccenda per– sonale da regolare con me. Ma poi al momento buono ritrovate l'uomo primi– tivo che si difende in voi. calcola i movimenti dell'avversario, ne misura le parole, ne vigila gli atti. pronto a tutto. Sì, lo ucciderò, lo stenderò al primo gesto che farà per colpirmi. Ma com'è che tarda? Perché non corre? Un capitolo di Dora, o le spie quelle che davano ,·erosimiglianz.a al ~r-– sonaggio che eglJ rappresentava. Ch1ssà quale vocazione rientrata aveva nutrito un tempo. con quella sua versatilità. Chissà quale rivolta aveva domato per mettersi -nell'ordine. una specie di brigan– te autorizzato. un perronaa:g:io d:te Che– sterton o Conrad avrebbero conosciuto volentieri. come nato dalla lO!'o stessa immaginazione. Mi affaccio al terrazzino della cucina. e ,·edo la strada che dà sulla piazza. Che sciocchezza! E' passato quel tempo. e certo il cervello riproduce quell'im– magine di paura come la matrice può ri– produrre un'immagine singolare che ha colpito la madre. C'è un carabiniere all'an– golo; il traffico è normale; vedo H tabacca– io al suo banco; c'è la distribut.ione delle sigarette; riconosco un mi.o amico che tra– versa la piazza; il tempo è sereno., la glici– ne sta per fiorire laggiù. è già canuta come le prime margherite dei prati perché la primavera comincia ricordando la cani– zie dell'im·erno nevoso. Rientro in casa. Ho capito che mi succede come a una lastra impressa d'una macchina fotografi– ca, che appena a contatto dell'acido svol– ge la sua immagine in un"aria di neve. di mandorli fioriti e di sogno, anche molti anni dopo, quando l'immagine che la impressionò è fuggita, dimenticata, morta. Lo capisco. ed eccomi addossato al– l'uscio, ad ascoltare sulla superficie sen– sibile di questo debole diaframma, le voci e i rumori per la tromba delle scale. Le mani che si posano su una porta Si avvertono come lo sfogliare d"un libro in una notte profonda. La mano che spinge il bottone del campanello è come se vi si posasse sull'ombelico. Lo sen– tir6 subito. spalancherò la porta prima che egli abbia il tempo di suonare: sara meglio che lo uccida sul pianerottolo. prima che entri a mettermi in disor– dine la casa dove tutti gli oggetti si ri– cordano di me. mi raccontano instanca– bilemente la mia ,;toria. Conosco la fac– cia che fa gente simile. come quel gen– danne tedesco che venne quella sera a fare una perquisizione; può darsi che anche costui mi scambi per un tizio qua– lunque (lutti siamo molto importanti quando ci cercano}, e allora io lo intrat– terrò, gli parlerò di me come di un altro individuo, e in quell'attimo mi vedrò come da fuori, come un estraneo. senza altra importanza che un poco di respiro che regge una vita con poco sangue che la alimenta. E' orribile l'odo– re del sangue, sa di terra quando si scava, ed è caldo come la terra che si scava. Una nuova chiamata al telefono mi stacca dalla porta. E' un mio amico, in compagnia di un altro che conosco aP– pena; dice che tutti e due devono par– larmi di qualche cosa di urgente perché c'è un fatto che mi riguarda. Eviden– temente qualche cosa deve essere tra– pelato, io penso: la gente è buona, nei momenti del pericolo vi aiuta, c'è soli:.. darietà, ed è in momenti come questi che l'uomo sente l'importanza della pro– pria vita, 11 tesoro di lavoro che ba accumulato, i dolori che ha superato, le parole buone che può aver dello. Uno può buttarla Ja vita, come una cicca, ma quando la difende è uomo, diventa im– portante. e Ma correte, correte subito! > grido al telefono. e Credo di sapere di che si tratta. E grazie, eh! > Bella invenzione il telefono; una voce Vi parla e diventa una fisionomia, potete chiedere aiuto vi possono domandare se avete bisogno . ~i aiuto. E questi due sono bravi am1c1. Hanno l'aria di essere scettici, persino cinici, ma sono proprio questi i tipi che all'occorrenza hanno cuore, sono gene– rosi; e io poi preferisco la gente a questo modo; quelli che parlano sempre di cuo– re che s'inteneriscono facilmente, che h~no le lacrime in tasca, da quelli bi– sogna guardarsi: ne conosco, sono uno peggiore dell'altro, si direbbe che esau– riscano neDe parole quel tanto di bene di cui l'uomo ba pure bisogno, se non altro di fronte a se stesso. Devo dire che ora. aspetlando quei due, sono più tranquillo. Essi certo ven– gono a dirmi di stare iI: gu~rdia, ?1e hanno saputo di quella mmacc1a, e m m– viteranno ad andare con loro fino a quando non sarò più cercato. Purché ar– rivino prima di quell"altro. Già, potrei anche non aprire, quando busserà quel– l'individuo. Ma non mi è stato possibile farlo mai, neppure quando mi trovavo in quella casa sconosciuta in quell'altra città, e stando solo in casa certe. sere, sentivo bussare, e correvo ad apnre la porta pur tremando, Era un'emozione vedere, neJ riquadro dell'uscio, una crea– tura umana sconosciuta, quel mondo che è una creatura, ferma là davanti; a volte era una donna, come da giovinetti si è sognato che debba apparire una donna, spinta da un istinto, un misterioso ri– chiamo, e la si riconosce per colei che non cerca se non voi. A volte era un contadino che veniva di lontano e rac– contava dei campi distrutti dalla guerra. delle ragazze ucc:se e buttate nei pozzi; e una volta fu un tedesco. ma non cercava altro che sedersi accanto al bra– ciere, sentire vagire il bambino nelle braccia della madre, la giovane padrona di casa che in quei momento era uscita. e allora il tedesco entrò e mi mostrò la fotografia di sua moglie e di suo figlio, carezzandosi la pancia e dicendo che aveva mangiato. E a volte invece si pre– senta il nemico, e dice mettendovi. la mano sulla spalla come un fratello .... Eccoli, sono loro due. Stanno guar– dando la porta come il cane che annusa, con l'atteggiamento disarmato di chi aspetta che una porta si apra. Li osservo da una fessura. li mio amico ha fatto i 11 tenente Corrado Alvaro (autografo) in una Istantanea della prima guerra mondiale capelli grigi dall'altro anno, ha il viso un poco più scavato. Sono passate tante cose, s'è sofferto tanto. Mentre lo osser– ,·avo pro\lavo una tenerezza per lui. per i suoi capelli grigi che egli avrebbe no– tato forse con lo stesso sentimento sul mio capo. e Parta te, dite, :!;O tutto> dissi ecci– tato. e E grazie d'essere venuti>! Sedettero tranquillamente, motto len– tamente. senza dire nulla, accesero la sigaretta, e mi dissero: e Vieni con noi a cena venerdl. Saremo fra runici, si chiac– chiera, si stabilisce un progetto>. Mi dis– sero il loro progetto. e io pro,·ai la gioia di poter fare un progetto per di li a quattro giorni. Dissi: e 2'1i avete fatto paura. Credevo chissà che cosa. Ma è vero che tutto è finito, che non c'è più da a\ler paura. E' vero che si può dire che si va a cena insieme, e tutto e sicuro, che si fanno progetti, si calcola da una settimana all'altra. e anche da un mese all'altro. E il contadino può se– minare la sua semente e aspettare la pioggia e niente altro, e ruomo può co– prire la sua casa. e l'uomo può dire alla donna che si ,·edono dofuani. E" vero, la città è tranquilla, non è vero>? Do– vevo avere un'aria curiosa. perché si misero a ridere. e presero le mie parole per un salto di umore, uno dei tanti umori fanciulleschi che prendono l'uomo anche se ha i capelli grigi, come l'attesa che !u un tempo l'attesa àella vita, e poi divenne la paura del pericolo, della mor– te, della strage. Aspettammo chi.icchierando fino a tar– di. Ma né quel giorno né poi apparve quel misterioso visitatore. Costumi per la paura Q UE5TA bisogna aggiungerla alle cu– riosità dei tempi che abbiamo pas– sato. Una grande lavanderia di Roma, venti anni !a, vinse il concorso per i ser– vizi al personale addetto alla presidenza del Conslg1io dei Ministri. Si trattava di lavare, stirare. smacchiare bian~eria e panni. dei cinquecento agenti di scorta del Capo del Governo. Un tale vestiario consisteva in abiti da passeggio e tolette da sera per signora. sparati e colletti du– ri, col relativo abito nero. tonache da frate e vesti da prete. che arrivavano tutti insieme e dovevano esse:e pronti a un ordine. E' curioso osservare che una faccenda cosi delicata, anziché essere af– fidata alle cure personali di quanti rap– presentavano una simile parte nella com– medfa della polizia. fosse confidata a wia azienda che si serviva di numerosi operai e che quindi poteva diventare un centro di informazioni sugli spostamenti del per– sonaggio, il quale si muoveva con questa corte variopinta di signori e dame ed ec– clesiastici tutti falsi e che probabilmente credeva veri. L'ordine di consegnare 1n ordine Il corredo dei cinquecento era il segnale che il personaggio si spostava. Da ciò la necessità del segreto, e quindj di una sorveglianza su chi deteneva un tale segreto. • La polizia aveva (atto progressi dai pri– mi tempi. quando mandava in giro ~enti che si distinguevano subito all'ombrello e a un colore d'abito che era scelto con un istinto sicuro: color malva o lilla; un istinto campestre. Quasi non ci si accor– geva. a teatro, che il signore in marsina àte aveva un posto di canale. non si tro– vasse li per divertirsi. se non si fosse no– tata quell'aria tesa, e non allo spettacolo che per lui si svolgeva puerilmente sul palcoscenico. Occupava un posto di cana– le come molli altri suol simili, strategica– mente, come un seI"'talibri in una fila di volumi di biblioteca. Diventava un pas– saggio obbUgato. e un treno che poteva bloccare tutta la ftla degli spettatori se per avventura ve ne fosse uno malinten– zionato. Era quello H tempo delle prime manl– festaz..ionl or!gina11 della polizia, e col vago conUnuo sospetto che tra tre inter– locutori qualunque, uno potesse essere un informatore. Diventava questo un me– stiere come un altro, e lo aiutava la na– scita della letteratura pollz..iesca. In modo che il mestiere più occulto, misterioso, cauto. nacque e grandeggiò come uno spasso. una !.inzlone letteraria, nella più abbaa:liante pubblicità. Non !u neppure spregevole come per l'innanz..i; divenne una profes:sfone. un'alUtud.lne naturale. d'una nuova. nzu di animali. Su queste basi d co!trul quel complesso di colpa immanente che ba tatto le spe&e di tanta letteratura e poi d1 tanta vita. Vi fu per– fino un siuoco da 1alotto. della rieerca del criminale. S'lmmaclnava assaainato, !ra gente del rnn mondo. qua.lcuno <±le poi, a molti anni di distanu. subl davvero quella sorte. S'lmm.aitnava compiuto un delitto In una parte ttmot.l del pelano, la vittima vi al nascondeva e un ptt::runto Primavera M AI FOSSE giunta ques!a primavera con questi celi aperti e le gt"alldi ore del giorno che passano invisibili sulla terra. Mai fossero fioriti i vani fiori che fan sospirare alle donne i berti perduti dell'Eden. Adamo, ecco che tu ritorni e ti fai risospingere conscio alla condanna dell'inverno terrestre. Che tempo questo! Precipitano sulla terra i venti del mare, tutto si monda e si rinnova.. Trapassano le nubi chiare in cielo, le stelle marine muoiono sulle spiagp, e fioriscono in terra i dolci inganni. Mai fosse giunta questa primavera per noi che ricordiamo inchiodati nella nostra carne come il seme che non può scoppiare: noi, presi una volta al laccio, cacciati dall'Eden. Avevamo ancora le mani piene di frutti dell'albero proibito. E il sorriso dell'angelo tutt'ali che significava vedendoci partire! E noi non gli abbiamo risposto! M'hai trovato in altri paesi che non il mio, gioventù forestiera. La fanciullezza fu la vita. Sei venuta recando altri fiori diversi, altre frutta sconosciute, altre creature che parlavano con bocche che non conoscevo. Primavera d'altri paesi in cui si pensa alle note stagioni di dove s'è nati. Conoscevo la poca terra e le sue cose essenziali. Nell'autunno si fa il vino; l'inverno è la stagione dell'ombra nella quale si sta sicuri; l'estate il tempo senza misteri quando il frutto pende dal ramo. Queste cose attendevo coi loro frutti preordinati trepidando che si ripetessero le ore. Portavo i monti a guinzaglio, e avevo l'orto sotto un girasole. Scoprivo caverne in un sasso da scagliarsi con la fionda come un gigante scaglia un monte. Veniva l'inverno come un capomandra guidando il suo gregge di nuvole, e quando esse dileguavano fiorivano gli alberi e belavano le mandre. L'estate contava per lo spazio misurato dalle cicale l'oro e l'oro del grano, e poi il povero autunno spigolava e raccattava ulive, mendicante dell'anno. Poi suonavano le zampogne ed era già Natale. Mi affaccerò stasera e vedrò la rosa sullo stelo e la mandorla che s'imbruna. Ma non il semplice fiore d'oleandro inodoro, né i prati compagni, né quello che non sapevo guardare tanto m'era connaturale. Più non udrò il fruscio degli astri né temerò la notte. Vedremo altri fanciulli inconsci, e sentiremo l'aria odorare nuova e fresca, cadere le foglie," ava= l'inverno preveduto. Ma tutto si sarà fermato a quel giorno, e in ogni cosa cercheremo noi stessi. Come un fanciullo tra i fiori ci ritroveremo. Verranno altri temporali di primavera e le fronde nùl)ve imbaldanziranno come scudi; la pioggia righerà l'aria, i cieli detro le case allamperanno come una luce tramandata dai cari luoghi, che subito fugge. E si vorrà partire. Ma la casa sarà chiusa e i genitori bianchi grideranno spauriti dietro la porta. COIUD0 ALVAJtO assassino s:i preoccupava di lasciare qual– che vaga traccia; la serata passava nella ricerca della vittima e del delinquente: episodio che se fosse stato vero per un_a decima parte avrebbe tatto vivere setti– mane terrificanti alla naz.ione intera. Ma anche nella realtà quell'atteggia– mento di giuoco prevalse. Vennero fuori personaggi considerevoli, che hanno ~ tuto manifestare una personalità fittizia in un'epoca In cui il sospetto del postic– cio, della doppiezza. della finZione .n~ risparmiava né i più alti personaggi n~ i più umili. Che tu n vero segno. de! tempi. Come succede anche pe::- i grandi vizi. l'ostentazione, la messinscena. ren– deva quasi popolari le persone che di quel– la finz.ione s"erano fatta una professione. e la curiosità dell'avventura sventava ogni possibile giudizio. Era come se si trattas– Se della manJlestazione d"una vocarione. E o-ià la scienza cominciava a spiegare ohe• alcune perversioni e manie criminali potevano provenire dal sistema glando– lare. dagli ormoni. dai cromosoni. ~t_t:' nuando cosl il senso della responsabilità. Poiché il tema dominante era la paura, ohi era portato a prevalere si serviva del– la paura. VI furono tempi che ebbero co– me tema dominante la carità o la coope– razione o ra,-ventura e la mistificazione: questo aveva la paura. Rico:-do di avere conoreiuto uno, una ventina d"anni fa. che poi Cece parlare molto di sé. Quel giorno porta,•a un palo di basette bionde, ea biondo, e un paio di occhiali sul vLc.o affilato e d'una bella carnagione. Quel giorno era i1 tipo dell'intellettuale, e usa– va un linguaggio da indurre in errore chiunque: pareYa un vero uomo di cultu– !ra. Chi me lo !ece conoscere non m'avver– ù che dopo della qualità di colui; ma Foto rarlsslma.: Il itovane Alvaro !erlto ad un bracclo durante la lllerra 1914-18 già accostandolo ml aveva fatto impres– sione il suo modo di considerarmi. come d~ grande caTnivoro che vede volare una zanzara; quasi mi compativa d'essere criminalmente irrilevante; il più banale prodotto della crea?Jone. un uomo che ha soltanto le piccole colpe comuni a tutti. Poi, un giorno lo stesso amico mi a\'ver-tì che quella signora che mi era passata ac– canto, alta e bionda. vesitita in modo ap– pariscente. era lui. E un giorno seppi che a\'eva partecipato a un conve~ di pre– lati. vestito da prelato. Conosceva più lingue. e aveva una cultura varia. una specie cli repertorio. l\1.a non quelle no– zioni appiccicaticee che la gente de.I me– stiere distingue subito per false, ma il gergo, quel tale vocabolario, quei tali modi. e queUe tali conoscenze delle per– sone. E:-a tutto verosimile. e la prova che mi aveva dato il giorno in cui lo conob– bi, credo rappresentasse pe.r lui una eser– citazione,. un'occasione per tenersi in al– lenamento, mi parlò di gente che cono– scevo come se gli fosse familiare, arrivan– do anche alle domande più oziose, proprio Queste cose me le !a venire a mente uno studioso americano che torna per10- dkamentc da me da un anno, a doman– darmi conferma e spiegazione di alcuni fenomeni popolari e sociali che va stu– diando in Italia per conto della Fonda– zione Rockefeller. Egli mi racconta che mentre si trovava nella casa che abita a Roma bussò alla sua parta un tale che vende'va tappeti, e tappeti p::-egevo!i. non la solita paccottiglia. Questo può essere un fatto· comune. Ma questo venditore òi tappeti. per essere rice,-ut.o. gli dic_eva di es.sere mandato da un altro amenca– no. di cui dlceva il nome e clte a colui riusciva tinoto. L'altro Insistette su quel nome, lo ripetè. lo scandl, ossen 1 ando il suo soggetto. e Ho avuto 1\mpressione > dioe il mio interlocutore. • che si trattas– se d'uno della polizia. messa in movi– me.nto da &e0mparse di persone cosi fre– quenti oggi !:-a chi detiene segreti di ar– mi di sterminJo. e che cercasse da me una traccia >. Sono storie contagiose. e a mia volta raccontai la mla. • SI sono presen– tati alla mia porta due con un berretto di fattor ini postali. Uno portava wi gros– so pa.io di occhiali neri. e accompagnava l'a ltro c he presenta,•a un pacco. Il nome sul pac-co non era il mio. Allora. quello con gli occhiali neri lesse scandendolo il nome del mittente, e tutti e due mi fissa– rono come per leggere l'impressione che quel nome mt avrebbe !atto. Insistettero. :o dissi che andassero dal portiere a in– formarsi, e chiusi la porta con l':mpres– :!;:ionedi qualcosa di strano. Uscendo po– co dopo, ecco i due uomini che confabu– lavano sul pianerottolo in basso; ora po– tevo vedere bene l'indirizzo segnato sul pacco. Non corrispondeva neppure il no– me della strada. Ce:-cano qualcuno .ac– canitamente. Giacché siamo su un argo– mento di segugi, jo credo al (luidi e aEe emanazioni: bene. quelli non emanavano un fluido di fattorini postali •· Fu a questo punto che il mio interlo– cutore disse questa trase: • E chi le ga– rantisce che lo stesso non sia un segu- · gio? >. Scherzava, certo. ma io lo guarda! sospettoso e allarmato. Replicai: • Io non ~ niente d"importante, a meno che. il fatto stesso di esistere non costituisca un segreto da indagare •· .Egli dlSse: • For– se. c·e la statistica Quello che un tempo era informazione og~ è la statistica. E' lo spionaggio mode-mo. lecito. niente af– fatto terrificante. che roltanto ci dice in anticipio il risultato dei movimenti di opinione collettivi •. Potrebbe diventare questo uno dei ca– ratteri del nostro tempo. essere indistinti e nello stesso tempo identificabili; una metà dell'umanità occupata a indagare quello che la l'altra, e coi metodi più raf– finati, reciprocamente velati di leggende. Possiamo sentire o vedere riprodotti gli aspetti e le voci di avvenimenti lontani migliaia di chilometri, nello stesso istan– te in cui si svolgono, con la televisione o la radio, ma !gnorare tutto del nostro vicino, come dd popoli vicini. Un uomo senza leggenda ci pare poco meno òe in– significante. e abbiamo finito col giudi– care le azJoni umane, dai più grandi ai più bassi pe:-sonaa:gi. come azioni in se. fuori del criterio di be.ne e di male. mani– festazioni d'una certa energia vitale. qualunque essa sia. in un'alternatiYa. di vittorie e di sconfitte anch'esse fuori di ogni possibilità di giudizio, come tra giuocatori d'azzardo col destino. Una im– magine abbastanza esatta la danno alcu– ni giornali che colonna a colonna e pagina a pa!ina oUrono confusi in un solo tu– multo la gran dama e l'avventuriera, il re, il brigante. il missionario e la spia. Quello che c'interessa, sono i particol3- ri. Andiamo spigolando particolari su tutto, come se tenessimo un arcbiYio. an– che noi ;asentl volontari, poliziotti della realtà. Gli stessi ragazzi banno nozioni incredibili su tutto. esatte. tecniche, sta– tistiche. Venisse pure la fine de.I mondo. di cui del resto abbiamo già !atto un av– ,·enimento di cronaca, staremo ancora a spigolare i particolari; compreremo ful– tuno JPornale, per guardare. senza ran– core e per curiosità, che viso abbia l'au– tore d'un'impres.a cosi note\."ole. presenta SALVATOREQUASIMODO Il poeta e il politico e altri saggi pagine 204 . . . L. 2500 Il giornaledi bordo di CristoforoColombo 10 tavole a colori f. t.. 78 illustrazioni in nero, 10 carte f. t. pagine 238 • . . . . . • • . . . L. 5000 RENÉ THÉVENI 1 - PAUL COZE Scoriae costumi dei Pellirosse 12 tavole a c:-olori f.t. e 38 illustrazioni in nero Nuova Cdizione riveduta e corretta pagine 240 . . . . . · L. 3000 MARIO DE !ICHELI - EVA ROSSI Poesia ungheresedel° ·~oo pagine 230 . . • . . . L. 1800 ~ MARISA BULGHERONI Il nuovo romanzoamericano 1945-1959 16 illustrazioni in nero p•gine 234 . . L. 2000 Chi desidera nct:\·crc periodicamente i n.uloghi, indirizzi la richiesta 1: 4, Galleria di via Unione • Tclefono:, 876. 725 ~-
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