la Fiera Letteraria - XV - n. 49 - 4 dicembre 1960
Pag. 4 L~ FIERA LETTERARI~ Domenica 4 dicembre 1960 ALTRI INTERVENTI SULLA BIENNALE DI VENEZIA Luigi Bartolini L E ESPOSIZIONI, d'origine settecente– sca - nelle grandi magioni dei no– bili (scomparsi) - lra.nno /alto U loro tempo; sl che oggi rappres~mtano dei fa– stidiosi .1macronismi: comodi soltanto alle ~nanovre dei santoni che vogliono imporre ti loro credo agli artisti. Ma ~comode al poeta elle visitando, ad esempio, la sesquipcdaleria de.i centomila quadri appui alle varu pareti delle Bien– nali deve fare una antiestetica Uzdigestio– ne di quadri, di statue e di di.segni. E ciò sarebbe come se egli dovesse mangiare, llUte d'un botto, una quaran– ti.,,a di pietanze, recate a ta\'Ola da cuochi i più diversi. C'è chi gli ammannisce gros– si macc/Juoni e c'è clii gli vorrebbe far sorbire minestrine da tisici; c'è il realista stempiato e fotografico e c'è l'astrattista, cagliostresa:, casanoviano: cabalistico, ar– ganico, venturescc, bucherellato; straccio o sacco ( gid in vendita, a Porta Porte.se) stracci sudici a dieci lire il chilogrammo). Infatti, io, ~ta (prima d'essere pittore ed incisore all'acquaforte) 110 in orrore tutte le esposizioni. Abolite le Esposizioni!: ed invece, resu– scitate i mer~ti e i merca,ui. Ricordatevi elle i quadri vanno veduti ad uno ad uno e non a centomila tutti d'una volta. Il nostro tempo è democratiw; ormai, lo è dapertutto. Ormai, il quadro serve alla creatura d'una certa levatura d'intel– ligenza, per vederselo, gustarselo, appeso ana parete. E se tale è oggi la ragio,ie del quadro, lasciate che ogni amatore se lo vada a scegliere o nella bottega del mer– cante o nello studio dell'artista. Abolendo le esposizioni otterremo anche il vantaggio di mandare in pensione l'or– mai inutile, cavillosa, camorristica esclu– sivista critica d'arte: impositrice - ripeto - d'ogni mallità purché la mattità faccia dire che Lionello Venturi, e la signorina Bucare.lii - la sua sostituta, e portavoce - sono persone. d'un'estrema inte.lligenz.a; mentre. ciò non è vero per niente. Critici d'w1'estrema intelligenza, furono, invece, Diderot e Baudelaire: che non imposero creden.:z.e,né casuttoni, né cass e da morti; ma che spiegarono la belle.ua dei quadri dipinti liberamente d ai pittor i del loro tempo. Ma, del resto, caro Sciortino, io queste cose diffusamente le ho trattale in diversi miei libri, quali e Il fallimento della Pit– tura alla Biennale di Venezia,. oppure l'altro dal titolo e II Polemico•; (me,itre sto per pubblicare, in un'ediziol1e di Il Borghese, i e Paralleli bieooalizi ,. ossia, ad esempio, in una pagina la foto d'u,i pomodoro fradicio, e nell'altra, a riscontro, un quadro di Foutrier con la didascalia: distinguete qual'è il pomodoro fradicio e qual'è il quadro di Foutrier: di costui che è il Raffaello Sanzio della signorina Buca– re.Ili. I Paralleli sono venti. I capitoli, contro la Biennale, sono nove. Questi di– vertenti Paralleli non scandaliueranno che gli imbecilli). Anacleto Margotti L As1:!A~31~!7'd~ :te i1~;!a1;:;g:;i~= zara con criteri della massima obiet– tività rigorositd e giustizia. E perché ciò avvenga è necessario che sia assclutamente sancito dallo Statuto l'obbligo ·di un vigile coordinamento· fra le numerose manifestazioni che si svol– go110 in Italia e all'estero. Se è 11ero che la Biennale ha la grave responsabilità di dover presentare tlltto ciò elle si fa di più nuovo, di più personale, di più ori– ginale dagli artisti, essa deve anzitullo preoccuparsi di comporre delle commis– sioni che siano in grado di agire con competenza e spassionatezza; e e/re siano :,:::s:r~is~c!1td'/t::i~. ~l cgfc!~~:~~ ;:: :i e fondamentale sarà· risolto soltanto da come si fanno le giurie. Dalle giurie dipendono le sorti ùl– l'arte, degli espositori, della stessa Bien– nale. Giurie faziose, giurie portate a sce– gliere sotto l'impulso di moventi affari– ri.stici e commerciali, finiscono col trasci– nare nel baratro della decadenza, finisco– no col disorientare, confondere, variare la situazione delle arti figurative. lo Statuto deve contenere una precisa disposizio,1e affinché si studi di ogni artista - sia esso giovane, anziano o veccltio, sia esso di una tendenz.a o di un'altra - il suo curriculum, la sua altivitd, il suo posto in mezzo al prevalere dei diversi aspelli della vita culturale, e lo si qualifichi in rapporto alla sua fona creativa. Più un artista è personale, più va ap– preu,ato e tenuto in considerazione. Il conformismo, la pianificazione, la mono– tona eguaglianza di /onne di motivi tra– volge rovinosamente, abbassa il livello, determina la più bassa decadenza. Co– me in ogni professione si deve proce– dere per rigorosa selezione ,tanto più va– lida quanto più si riferisce a requisiti che formano una caratteristica del tutto sog– gettiva e non collettivistica, cosmopolita (come è divenuto di pessimo sistema). La Biennale de,,e porre in risalto, non le mode, non le tras(ormazioni in un gra,1de mercato internazionale di pro– dotti da lanciare col frastuono delle. trom– be reclamistiche, ma additare al pubblico ciò che ha un contenuto spirituale, etico, morale, ciò che può essere sentito e go– duto come linguaggio chiaro: deve, cioè, porre in risalto, non la moda, ma l'arte vera cl1e è sempre di moda. Franco Miele A NCORA una volta si torna a discutere sulla riorga11iz.zazione della Biennale. Internazionale di Venezia, ma sempre col rischio di un nulla di fatto. Il nuovo Preside,ite avrà la fon.a di agire con equi– librio e serenitd, e di mnndare in protesto le numerose cambiali in bianco a favore dell'astrattismo sottoscritte durante la ge– stione del c.ommissario Ponti? Se tra i molteplici statuti predisposti (da– gli artisti, dai critici, dai parlamentari, Mi sindacati, dagli organi burocratici) non v'è unanimitd di consensi, è evi.dente che una profonda frattura si i verificala nel mondo artistico. Ma la verità ~ che. ormai pesanti interessi extrarti.stici si muovono attorno al– la Biennale. Un gruppo di mercanti, di cri– tici, di editori ha da tempo trasformato Ve– nezia in un trampolino di lancio per quei grossi affari e pu bblicitari,, che all'insegno di una certa arte mode.ma si idèfllificano con l'astrattismo e l'informa le. Non è noto forse il e giuoco al rialzo,. escogitato dagli.– stessi mercanti, per impressionare il pub– blico e gettare panico tra i collezionisti, con il finto acquist o di oper e di loro proprie.Id o con la dicl 1iara:z.jone di un e ltltto ven– duto•? La realtd è che. siamo di fronte ad una specie di massone.ria che so tto le bandiere dell'alta cultura (di 2raz.ia ., quale sarebbe la e bassa •? Quella f orse che ripudia i sac– chi ed i buchi?) intreccia relazioni interna– zionali, impone ogni anno una moda, ha l'esclusivitd delle mostre all'estero, triplica i guadagni con le opere di pittori stipen– diati a produrre ;n se.rie, a:,nduce quel sot– tile e assalto alla diligenza,. delle leve di ~l:» 1 :i:1~ira~eld:tt:er;a,r::.:~ic:~bi1rc%e,ist~~;:; caitedre universitarie. Ci conforta comunque il fatto che alla re– sa dei conti la cosidetta e alta cultura di avanguardia,. si è da sé squalificata, sia nascondendosi dietro il manto delfc uffi– cialità•, sia immiserendosi in un volgare mercato delle vacche, che, anche se avviene ad e alto livello•• tratta ormai la produ– zione degli artisti come merce o pretesto di scambio. Da questa alta cul tura che og gi va predicando la e morte della figurativi.là ,. non abbiamo nulla da apprend ere. Del res to il suo opportunismo e la sua incoeren.t.a, questa alta cul11tra l'ha gi.à dimostrato vo– mitando a sue tempo veleno contro tanti aspetti dell'arte moderna - dal cubismo al futunsmo, dall'astrauumo all'archttettura razionale - che oggi difende cosl immo– ralmenle. E' be.ne parlarsi chiaro. Una riforma della Bien nale e /re garantisca la presentazione di obiettivi panorami dell'arte del nostro tem– po, la formazione di commissioni giudica– trici rappresentative di tutti gli orientame,r– ti, una equilibrata suddivisione tra tutte le espressioni artistiche valide, il controllo li– mitato al campo amministrativo da parie dei dele~ati dei Ministeri, degli Enti sovve11- zionaton e delle associazioni sindacali (del– le arti, del ci,iema, del teatro, della musica, ecc.), non può che essere auspicata. Ma poiché a decidere sono sempre gli uomini, se nei Ministeri e negli enti pub– blici (che provvedono alle nomine!) perdu– rano le e influenze ,. di alcune eminenze gri– gie dell'alta cultura, nessuna riforma ser- virà a nie,lle. E non ci si venga a parlare di obiettività, sia perché propno i e pro– fessionisti dell'alta cultura,. si sono dimo– strati settari aprendo le porte veneziane so– lo a certe e masturbazioni,. intellettuali, sia perché è risaputo che nei giudizi di com– missione si agisce sempre i,1 funzione di una scelta e di una tendenza. Niente vi è poi di più equivoco di un giudizio ccllet– tivo anonimo, che consente di nascondersi e. di intavolare manovre e concessioni re– ciproche. E' wnano e. logico che gli artisti, fin tanto che esisteranno le Biennali, ambiranno ad entrarvi. Ma in questa attesa dovranno ine– vitabilmente subire il e giuoco de.Ile parti• e dei e rapporti di forza•· Ma se, nonostante tutti gli alli di accusa, l'attuale situazione di monopolio di critici, mercanti e correnti artistiche dovesse con– tinuare a Vene.zia, tanto varrebbe sopras– sedere ad ogni riforma e spendere in altra direl)one le u11tinaia di milioni che lo Sta– to, a nome del contribuente, elargisce a certe mostre. Gli artisti, non dovendo più inseguire il fantasma vene~iano, saranno come liberali da un incubo e da un elemento di di\.i.sione.. L'ideale sarebbe altresl di farla finita con tutte le e rassegne e premi ufficiali :io. Senza le false graduatorie di valori, tra i bravi e meno bravi, artificiosamente create da giudici e commissari, si respirerebbe aria più pura e si porrebbe fine a. questa specie di e tribunali delle esposiiioni nazionali•• in cui ogni due o tre anni si condannano o si assolvono vecchi e giovani artisti. I pittori e gli scultori potrebbero affrontcre apertamente il giudizio del pubblico, attra– verso mostre personali o di gruppo (tra ar– tisti che si stimino a vicenda); ed ognuno dovrebbe fare affdamento ai fini del suc– cesso solo sulle sue forz.e, senza mercan– teggiare riconoscimenti uf/i.ciali. Purtroppo questa ipotesi non diverrà mai realtà, perché troppi interessi (non soltan– to turistici) si sono determinati attorno alle manifestavoni d'arte con l'inten,ento anche di funzionari, uomini politici, comitati e sottocomitati. AI di là della piccola cronaca d'una Bien- ~:;iio~~~~;::;~an;e/f:/~':1stC,~eg~,~~;1~:'jdc::;_ logica, che oltretutto è una battaglia di co– stume, come crediamo di aver indicato con la nostra e Polemica sull'astrattismo,. di al– cuni anni or sono. Questa battaglia servire} a rompere il cerchio de.Ila paura e del con– formismo, a seminare qualche buona idea e soprattutto a rafforzare la coscienza del– l'arte in chiunque crede che l'arte stessa non sia estetismo, moda, affare, spettacolo, fa– cile giuoco. Guido Seborga C ARO SCIORTINO, il caso della Bien– nale è tipico del deplorevole costume italiano, ancora, salvo eccezioni, di marca fascista e provinciale. U110sprue di tendenze e di mode, spesso in ritardo sulla realtà della situa:.ione. E pesi .. burocra- 11c1 :io che, per paura, soffocano la vita italiana. E quasi sempre situavoni d'in– voluzione scambiate per attuali. Un brullo gioco. Dagli editori e nei premi è troppo spesso la stessa cosa. Cordialmente Francesco Trombadori E' ~~A~ie~:~~se/::~:~o d!~i'::t:,/::~~ za di alcune forz.e culturali del Paese. rivelatesi detestabili. Ricordiamoci che critici del valore di un Longhi o di wt Ragghianti si dimisero dalla Commissione degli esperti appena ebbero sentore del bivacco astrattista alla Biennale proposto da Venturi, Argon e. BrandL ultimo arri– vato all'astrattismo. Il provvedimento odierno lascia sperare in una vera e propria autonomia e la fine delle soluzioni di tendenz.a che delle due ultime Biennali fecero le due più ovvie mostre. Che una buona volta abbia 'fine nel ca,n– po dell'arte la nostalgica dittatura dei pro– fessori, favorita dal tuttora vigente -regola– mento fascista e si provveda ormai al nuovo regolamento per una definitiva si– stem~ione democratica dell'Ente. O cambia o chiude * <li GllJSEPPE SCIOlt'l'I~O Era nostra intenzl.one. con le rlspoSte pubblicate qualche set.timana fa, chlude– re l'inchlesta sulla Biennale di Venezia: esporre al nuovo Presidente 1 motivi base della contesa (grosso modo) flgurativa– astratta era certo un nostro dovere di critici m.Hltanti; esprimere la sperann che in avvenire non si continuino a met– tere in mostra solo i noiosi prodotti d'un manierismo internazionale ormai scon– tato nei Paesi di grande civiltà artistica era anch'esso un dovere da parte nostra. sentendoci al d1 sopra del motivi a volte non ideo.Il che alimentano certe rtsse: ma insistere senza almeno attendere 1 prlm.1 risultati della nuova situazione che si viene determinando a Venezia Ce, ci sembra. non a Venezia soltanto) poteva apparire un'indeb1ta o per lo meno prematura ingerenza. Tut,t.avla - non 1n tempo per essere pubblicate assieme alle precedenti - cl sono giunte delle rispoct.e. alcune delle quali arr:lochlscono di nuovi elementi la discussione; sicché abbiamo pensato di aprire e di subito chludere una paren- • tesl non senza qualche pur breve rilievo. Luigi BartoUn.i. dunque. vorrebbe ad– dirittura abolire le esposizioni. almeno quelle sotto l'egida statale; e che t qua– dri siano dlrett.ament.e venduti dagU ar– tisti o dal mercanti d'arte. senza che questi ultimi - come aecade nelle oo– ~idette .- mo.-.tre nazionali• - pompino denari allo Stato. Anacleto MargotU for– mula in astratto I principi per una Bien– nale equanime e rappresentativa Da lui come da alcuni altri. cl saremmo aspet– tata la precisazione del motivi che hanno portato la Biennale a scivolare sempre più nel settarismo; qu.lndi l'apert.a de– nuncia di chi non ha saputo evitare l'in– terferenza mercantillst.ica o di chi ha trascurato l'aspirazione all'unJversaJe per esaltare l'internaz.!onale o di chi - dopo avere intorbidato le acque - adesso no!l esita a mandare i plttor1 italiani a scuola da quelli argent!n.f. Francesco Trombadori: eoco un artista che dice pane al pane e vino al vino. La sua ri– sposta. come la sua. pittura, ha lI me– rito della chiarezza. virtù. notevole in un'epoca d.l sclocchl equivoci e d1 ba.!ordo machiavellismo. Se Giovanni Stradone, deplorando l'in• voluzione determinat.a dall'astrattismo. cita come tm·olontariamente negativo n recente cortometraggio su un primo– premio dell'ultima Biennale, toeca un tast.o senza dubbio vero ma umiliante quando parla di « mentalità f85Cista e provinciale • prevalente nel settori del– l'astratto. La sfiducia d1 Franco Miele. raia~je ie J 1 ~t~~~ (Ù~ • con tutte le mostre•> e che la si smetta anche (noi lo anc;llamo sostenendo da anni) con le glur1e e con I premi. D'ae– cordo. ma Miele consideri un nostro pe– noso dovere quanto stiamo per d1rgll: non basta predicar bene per noi raz– zolar male, cioè non si sostiene una ten– denza. per poi - nella critica. nelle mostre e net premi - esemplificarla con pittori Inesistenti per tutti fuorché per lui; pittori di fronte ai quali anche I peggiori astrattisti diventano del Ra.l– !aellL Una risposta Interessante Coltre quella di Guido Seborga) è quella di A. Bitta– rem. che pero non cl trova conseru:1enti quando assen.sce essere Mallarmé Il teo– rico dell'astrattismo. Che c'entra? ~W– larmé. nelle sue divagazioni sviluppando alcuni conati del Poe. e nelle sue poesie. afferma il valore musicale e analogico dell'inunaglne, punta sulla stringata e assoluta sinteticità dell'espres.sione per giungere almeno a un solo verso per– fetto; l'I\Stratt!smo - dopo l'arido geo– metrismo di un Mondnan - st affida al caso. alla materia, al d.1sord.1De.La sua poetica è opposta a quella di Mallarmé che sogna un assoluto e <direbbe Va– léry) matematico ordine. Comunque. da questi e dagli Interventi precedentemente pubblicati. risulta evi– dente una condanna globale del clima dittatoria.le determinatosi ID Italia in fatto d'arte e del modo come sono state allestite le ultime Blennall. D buonsenso si ribella di fronte all'1Dd1scrimlnata esalta7Jone del manierismo astratto. Non è oltre sopportabile che mlUoni e mi– lioni (vedere U deficit dell'ultima Blen• nale) dello Stato vengano sciupati per sostenere una situazione che nega la va– lidità deU-arte italiana di ieri e di oggi. nell'assurdo vaneggiamento di sostituire ad essa feticci stranieri decadentistici. La Biennale d.l Venezia o cambia sistema o chiude I battenti. Non c'è altra scelta. Giovanni Stradone 'L Acri~i~1f~N:i~!a~rt7n:~al'o;:~:!:ui~= la moda ed il mercato della piuura astratta, elle essi stessi hanno creato, han– no creduto opportuno dover avvilire e bandire i valon figurativi dell'arte. L'ultima Biennale, perciò, è risultata sconsolatamente tediosa. 1 suddetti orga– niuatori, i,ivece di valorizz.are ed esaltare i più genuini prodotti dell'arte (figurativa o astratta elle sia), si sono dimostrati dei settari, denunciando cosl il loro spirito immaturo, equivoco e provinciale. Molti artisti e/re in lln clima più autentico di cultura, quale indubbiamente l'Italia ha avuto sino al 47, sarebbero rimasti dei modesti 'figurativi o addirittura dei de- coratori, con l'avvento dell'astrattismo e co,1 la compiacenza d1 alcuni professori garibaldini, sono arrivati improV\lisa– meme ad ottenere intere sale alle Bien– nali, alle quali si accedeva un tempo dopo lunga e meritoria attesa. Nell'attuale euforica atmosfera abbiamo cosl ammirato alcuni geni barbudos, pre– sentati dai loro troppo incauti esegeti alla T.V. Li ha giudicati soprallutto l'opinione pubblica, cui essi recitando la commedia degli estrosi forsennati. ovverosia mostran– do come in pochi ista11ti ed e a comando•, sia possibile ricoprire di un capolavoro una tela di due metri quadrati, hanno tolto anche l'ultima iilusione di una tra– vagliata ricerca e fatica. Per ragioni dJ spazio slamo costretti a rinviare al prossimo nwncro l'inten·c.nto dJ Padre A. Bittarclli. e SCRITTORI" IN Pliil\'10 PI.llNO ) Il centenario di tJasa C,urci Claudia Patrizi: Partita doppia Cento anni al servizio del- f la musica e dcUa cultura il.a– liane: questo il vanto mag– giore di una casa editrice musicale che oggi viene con– siderata tra le più impor– tanti non soltanto in campo naz.ionale, sia nel settore del- * di ELIO F. ACCROCCA 'f.sce di casa !-battendo la porta. Un tonfo d'aria violento c.hesembra espel– lerlo come un corpo estra– neo da un organismo fa– miliare infetto. , Egoisti, presuntuosi. stupidi!». Scen– de le scale correndo, si sente più giovane di loro. Arrivato in fondo, la figu– ra alta in controluce nella cornice del portone, ri– mane fermo in riva al mar– ciapiede trasudato di piog– gia recente. L'aria umida del mattino di marzo è una boccata di fumo. Sui tetti raggrinziti delle case antiche il sole scivola di sguincio, impigliato tra le frange delle nuvole basse. Pensa: , Per il momento non piove, andrò allo stu– dio a piedi>, attirato come è dalla pastosità avvilup– pante della folla quieta che scorre compat.ta verso il centro. Entra nel la cor– rente degli impermeabili sbiaditi, dei manteUi fem– minili fatti in serie, e si sente sollevato da tutte le esasperazioni. La vita ri– diventa semplice, popola– re, una costruzione ge0- metrica: curve - rette, ra– gione - istinto, cause - ef– fetti, di una logica che si addice alla sua natura, al gusto di precisazione ine– rente alla sua llll)ga car– riera di avvocato. Non ha mai avuto paura di guar– dare la realtà in laccia, nello stesso modo come è sicuro che morirà, a suo tempo, di una malattia co– mune di3gnosticata sin dall'inizio, preferibilmen– te d'estate. in pieno gior– no, a finestre spalanca~e sullo stridore delle rotaie urbane arrotate dal sole. Cammina svelto nel giuo– co delle gambe anonime che lo distrne daBa mono– tonia dei volti obbligati. I tavolini del Caffè Roma, a quell'ora, hanno ancora lo sg4ardo lustro, assonnato. Più in là il Nettuno della fontana di Piazza Verdi lo indispone per l'esaltazio– ne di una forza bruta che sembra rimandare l'uomo alle origini. Pensa ai_ figi!: occhi bovini, iperv1tarm– nosi, rullìo-beccheggio dei fianchi stretti in una tem– pesta di musiche aspre, e si rallegra di una sua de– licatezza tutta interiore di cui si accorge se tocca un velluto antico, o il braccio nudo di una donna: ha l'impressione di sentir na– scere un motivo dal con– tatto con quella stoffa, con quella carne, come da una tastiera. cSciocchezze!> Lo ba detto forte. Una ragaz– za bionda che gli cammi– na avanti si è voltata di scatto. Lui la guarda. Tro– va che rassomiglia a Gil– da, a Gilda che a quest'ora dorme con il gomito ripie– gato, le dita nella matas– sa dei capelli. L'ha cono– sciuta alla stazione pochi mesi prim~ il giorno in cui ìJ Rapido per Bologna era in ritardo. Aveva com– perato le sigarette, cion– dolato davanti all'edicola d~i giornali. raccolto in ttrra un guanto di pelle chiara. , E' suo?> - e Sì, grazie, molto gentile>. Do– po il guanto il comparti– mento di prima classe, lei seduta di fronte. Gilda fa– ceva l'indossatrice. Ave– vano parlato d'altro, fu– mato, promesso di ritro- varsi.. .. Al secondo piano, dietro le tendine color avorio, la segretaria lo aspetta, ri– gida, liscia come un ferro da stiro, voltando le spal– le alla fotografia formato diciotto ventiquattro che da qualche mese ha inva– so lo studio. - Quella don– na con la quale l'avvoca– to... - Preferisce non pensarci per non sentirsi contaminata da una leb– bra viscerale che le fa or– rore. - E' inammissibile che un uomo della sua statura sia caduto cosi in basso! - La segretaria si sporge sulla strada: ripio– ve. Una pioggia sporca, bavosa, rovesciata da un cielo chiaro. Sa che come il solito sarà uscito senza ombrello. Lo vede che tra– versa il passaggio pedo– nale: }'3ndatura franca, i tratti decisi ringiovaniti dal candeggio dei capelJi. - Si direbbe che sorrida. - La segretaria riabbas– sa la tendina, e corre a rimettersi in posa alla mac– china da scrivere, sensibi– le a un brivido caldo, ap– pena accennato, che dal– le gambe le risale verso il collo. Strano. Le viene fatto di pensare a una far– falla chiusa in una scato– la di cartone. L"avvocato è entrato. Le è passato accanto senza vederla, cnme si evita al buio lo spigolo di un mo– bile che si conosca. Le chiede se ha telefonato qualcuno. e Sì >, gli risponde. , n notaio Selbini. Dice che richiamerà più tardi>. Un grazie secco in se– gno di licenziamento e la segreteria si ritira. Lui, protetto dallo scrittoio al– to di noce massiccia, scrol– la le spalle a quella ver– ginità profumata al boro talco e subit.o si ricrede. Meglio lei di molte altre. Lo squillo del telefono lo rianima. Il notaio Sel– bini sarà qui tra poco con il compratore per la firma dell'atto. Improvvisamen– te euforico si distende nel– la poltrona e accende una sigaretta Non avrebbe mai creduto che il dispetto po– tesse avere un gusto tutto particolare, gradevolissi– mo, quasi afrodisiaco. E a Una linea proustiana di ALBERTO BEJIILACQIJA Claudia Patrizi è nata a Lesmo. in Brianza.. da un'an– tica famiglia lambard4 di origine. pzauntina. L'educa– zione tradizionalista ricevuta nel periodo tra le àue guer– re, i-n un mondo che si anda– va rapidamente tnuforman– do nello ,pirito e nella mi– .rura det valori. ostacolò il .tu.o de.!iderio di dedicarsi, co– me aurebbe voluto, a una carriera letteraria-. Nono– stante ctò, Claudia Patrizi ri dedicò sporadicamente al– l'attività letteraria: una rac– colta di liriche, dt cui alcune pubblicate su • Quadrivio • nel 1940, un saggio su D'An– nunzio in lingua inglese per un periodico londinese e la -revisione delle traduzioni ita– liane di oarie. opere di G-ra– ham Greene. furono il tnòu– to pagato alla sua pas.tione giovanile ... Ma le prove che hanno pennes.t0 allo Patrizi di wcire d.all'ambit.o dell'e– sperimento per in.serirsi in un dialogo, anche critico. a più va3t.o raggio, .seno stati due romanzi: un romanzo in lingua inglese sull'OCCU.!)ClZÌO– ne tedesca a Roma. che sta per essere stampato in ln– ghUte-rra, e. sopratutto, una lunga storia pubblicata. la scena prtmave-ra. ,,,esso Riz– zali, con il titolo di e Sta– notte cambia il vento•· Per la Patrizi si p03sono avanza.– re. con una suJ1j.ciente chia,– rezza indicativa. alcuni no– mi: quello di Anna Banti. ad e.se1npio,quello di Gianna .atanzini (ma sOltanto per una certa derivazitme. di at– mosfere evocative al margine della pagina), quello - Ol– tremodo meditato _ di Vir– ginia Woolf. Avanzando que– ste pTecisazioni non ooglfa-. mo, naturalmnete, togliere umori auUntici. e pe-rsonalf alla penna della scrittrice, né tantomeno aJjermare che le sue indagini • ante scrip– twn • non sono state a suf– ficienza elaborate con un'im– pronta di originalitd; voglia– mo solo sottolineare eh.e la Patrizi ha cercato di avver– tire, nell'aria, gli e.chi che potevano essere r,er let più fattivi e lt ha trasmessi sulla pagina., anoo-randoli ad una tessitura linguistica e narra,– tioo in verità aaatw per– sonale. Noi f1Ubblichlamo, qui, alctme pagine di un -rac– conto lungo, che racchiudono gli umori diremmo ptù rias– suntivi della Patrizi. Si nott quel .tuo gusto ad introdurre il personaggio per g-rad{. cfo.. po ar,erlo len un.ente, e con gusto compiaciuto, filtrato attraverso i seMi. St aggiun– ga qu.ella dimensione del pae– saggio ri.sOlta con Ulumina.– zioni improvvise. scaturite - come del reste cm.che il '!1Ulg– ma ideologico - da una spin– ta emotiva veno la vita (fat– ta com.e cU piccoli spasimi sensitivi). Una prospèttiva ìPTOWtiana? E' ])0$,SfbUe, un tratto si ricorda che l'idea di fare una donazio– ne a Gilda, a scapito dei suoi eredi legittimi, gli era venuta all'alba di un notte insonne preceduta a sua volta da un'ennesi– ma discussione familia– re da cui era fuggito con la valutazione esat– ta dell'infantilismo croni– co di sua moglie, dell'inet. titudine aggressiva del fi– glio primogenito, della nul– lità graduata dei due mi– nori e della figlia. Il piano si .era formato da sé: avrebbe venduto il fondo di Biesola, in prossimità di Bologna, per investir– ne il ricavo in un pacchet– to azionario a nome di Gilda. <Il giorno della mia morte ci sarà da ridere>, si era detto. , Vorrei ve– dere le loro facce!> E ave– va riso da solo, a bocca aperta come un pagliaccio da circo. Rideva anche adesso, le mani premute sulla scrivania, i piedi al– lungati sul pavimento. Ar– rivò il Notaio Selbini che rideva anc2r;· • la musica classica che in quello della musica leggera. Cento anni che in questi giorni sono stati celebrati a Milano nei saloni del Grand Hòtel Continental, dove il 19 no,·embre si sono riuniti i maggiori esponenti del' mon- do artistico e letterario: da Udebrando Pizzetti a Salva- tore Quasimodo, dal presi– dente della SlAE Mario Vin– ciguerr.i ad Antonio Ciampi, dal sovrintendente alla Scala rpaestro Ghiringhelli ai rap– presentanti delle principali case editrici musicali stra– niere. li maggior avvenimento culturale deUa stagione mi– lanese è stato considerato, ma noi desideriamo soltanto mettere in luce due aspetti di questo centenario: uno di costume ed uno strettamente letterario. La Casa editrice musicale dei Fratelli Curci è di origi– ne napoletana. Napoli, Roma e Atilano segnano tre tappe diverse della sua storia at– traverso le vicende della vita L'Avvocato ba un sus- :~~~u~~ PJtS:·N~te~ sulto nella poltrona. La a Milano,., di una famiglia segretaria si accorge che cioè che in ccmo a nni di at- non dorme. Gli si avvici- tività è riuscita a cost:rui.rc na strizzando il fazzoletto pietra su pietra un e edificio nelle mani sudate, dice: culturale,. al quale oggi sono ,Mi cred~ cosi non si può interessati non soltanto i continuare. E' ora di fl- m~~;t~ ~:ri~cb: it:Ci!ie nirla. Questo stato di pro- non sì sono ricavate dalla straziane > - inciampa cronaca dei meridionali tra- nella parola, arrossisce - sferiti al Nord a piantare ra- c non è degno di lei. Do- dici tra la nebbia. .. E quanta vrebbe sforzarsi a reagi- polemica non si è riacutiz- re >. Si è fermata atterri- zata sul problema dell'emi- ta. Una pausa eterna. Lui ~rficile~t~rn~o~it~es~= la guarda attraverso un ve- città è e facile,., nessuna of- lo, la sigaretta gli si con- fre indifferenziati favori, e Io suma tra le dita. Final- sanno bene non soltanto i mente si avanza per an- \"ari Rocchi e fratelli che vi nientarla: e Brava, bravis- si avventurano con eccessiva sima! Ben recitato. Siete baldanza e senza la necessa- semplicemente ridicola! ,._ ria accortezza, ma anche La segretaria si a!flo- fl~= "! ~f~Ì~ 0 m~~1~ scia contro una tenda. cioè della propria personali- Sembra un albero segato t-d, della propria intrapren- nel mezzo. Lui pentito la dcnza e del proprio nome. E' richiama: ,Forse non ave- questo il caso dei Fratelli te tutti i torti. Bisogna Curci che pervennero a Mi- reagire. Procurate due bi- , !ano (trent'~i fa ci~) oon glietti ferroviari per San a~lo sb~g~io, ma ~o I mten- Remo. _Dom~i partiamo. ~ 0 d:1~ l~~u~~~Ja~gile~ Non dite mente a nes - avviata a Napoli e a Roma, suno >. con criteri nuovi e scc:ondo Alberto Cure! e...Salvatore Quasi modo conc.czioni commerciali cd in– dustriali che presentavano non poche difficoltà. Napole– tani a Milano, certo ma di altro stampo, di altra natu– ra: e non poteva mancar loro il successo. Dalla antica bottega napo– letana di Trinità degli Spa– gnoli, do\'e un secolo fa Francesco Curci \'endeva pia– noforti e strumenti musicali, alla attuale Galleria del Cor– so a Milano, sono trascorsi decenni di lavoro, di studio, di conquiste lente del merca– to nazionale, di organizza– zione accurata e capillare, di laboratorio, prima di rag– giungere l'importanza di una sigla alla quale sono legati nomi di prim'ordine: Cilèa, Giordano, Vincenzo Bellezza, Antonino Votto, CaseUa, Piz– zetti, Alfano, Zandooai, Ghe– dini, Pannain, e Quasimodo, tra i moltissimi altri, italiani e stranieri, che affo!Jano il ric:c:o repertorio delle Edizio– ni Cure.i. Musica classica, musica per films, musica leggera e pub– blicazioni didattiche: queste le attività della Casa cente– naria cui attualmente presiede il maestro Alberto Cure.i, ac– cademico di Santa Cecilia, compositore e docente di larga fama. Alla sede mila– nese è preposto il dott. Giu- seppe Grami tto Ricci. O primo particolarmente volto a difendere una tradizione per cosl dire classica, e il secondo, per la sua più giovane età, incline a guar– dare al futuro; ma entrambi tendenti a conciliare le due forre d'urto, le due vie della musica moderna, in unità di concezione. Richiesto deUe ultime novi– tà della Casa per il settore deUa musica sinfonica il maestro Alberto Curci mi ha risposto: e Stiamo stampando tutta l'ultima produzione di Pizzetti: da e Aria per violini e orchestra :io (un augurio nuziale per la figlia) al e Con– certo in mi bemoUe per arpa e orchestra,. eseguito con successo un mese fa alla Scala e che ottenne il premio e Marzotto,. di quest' anno· inoltre e Cagliostro ,., dr.un : ma in un atto su librett o del – lo stesso autore, e Cantata EpithaJamium ,. per soli, pic– colo coro e piccola orche– stra, e Ifigenia,., tragedia in un atto, del '50, considerata il suo capolavoro, e Le Tra– chinie •, musiche per la tra– gedia di Sofocle, e Vanna Lupa,., dramma in tre atti, e e Vocalizzo ,. per , 1 oce di mezzosoprano, trattata stru– mentalmente. Tutte opere che il maestro Pizzetti ba conservato gelosamente per sé ed ora le ha cedute alla Curci. Rispecchiano sempre lo stato d'animo dell'artista e il passaggio da una prepa– razione spirituale alla matu– razione•· Sul momento attuale della musica sinfonica il suo giu– dizio è il seguente: e l tempi cambiano e noi assistiamo ad un mutamento continuo. Ne– gli ultimi anni si sono ve– rificati degli ibridi tra quan– ti si sono dedicati alla musi– ca classica e quelli che si de– dicano alla musica leggera, ma la di\'Crsità di oggi ri– specchia la di\·ersità di sem– pre. Occorre muoversi più dinamicamente verso un gu– sto moderno. Un artista ,·ero, però, de,·e progredire io sè. li futuro ci serba dei nuovi mutamenti: auguria– moci che rispondano sem– pre ad una manifestazione di fede e di buonafede,._ Sulla musica leggera mi ha in\'cce risposto Gramitto Ricci: e Ogni periodo lascia sempre un _segno, e ad o~i epoca comsponde un tipo di musica. La canzone napo– letana corrispondeva a un tempo per cosl dire melodi– co. Ma anche i gusti mutano. Si è passati al genere ritm.i- (continu-;-;- pae. 6)
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