la Fiera Letteraria - XV - n. 46 - 13 novembre 1960

LA FTERA LETTERARIA Domenica 13 novembre 1960 ALCUNE RISPOSTE ALLA NOSTRA INCHIESTA SULLA BIENNALE DIVENEZI Vito Apuleo o~~~~~io~~~~~t:~ ~~~: occasione di affermare (mi si conse~ta l'aul('C].tazlone) e è assurdo invocare 1::n– tervento slatalc che garantisca un orien– tamento anziché un altro alle Biennale: questa semmai è una questione contin– gente. circoscrttla ad una nostra legisla– zione che solo U non mal abbastanza invocato statuto potrà risolvere (ma di– speriamo che a questa soluzione si arrivi ma!, convlnU come slamo del perpetuarsi di questo delizioso gioco di querelle, di competenza e non riconosciuta compe– tenza. a danno proprio di quella euto-– nomia che è la caratteristica prima della B;ennele, ente eminentemente culturale e come tale autonomo a nonna della Costi• tuzlone) e questo sempre in rapporto ad uoo obbiettività di organizzazi one da contrapporre et dirigismo culture.le d'oggi•. · E' naturale quindi che io sostenga pri– ma di tutto la necessità di una autono– mia dell'Ente veneziano, autonom.Ja re– golamentate da una legislazione perti– nente che solo da uno statuto può deri– vare, e che quindi mi dichiari contrario al tentativo di burocratizzazione di cui rimane vitUma oggi la Biennale con la restituzione all'ordinarla amministra- ZlOne. Quanto alla rappresentatività di tutte le tendenze, per quel che riguarda l'arte figurativa, sono sempre dell'avviso che. il criterio selettivo, ristretto, debba essere il criterio valido. Rappresentatività di tutte le tedenz.e si, ma llmitetamente alle forze ln effettivo movimento. Il com– pito della panoramica delle presenze la- 6ciamolo alla Quadrienhale. La Biennale resti rigorosamente selettiva sul piano dei valO'ri, fuori però, (in pieno accordo con le tes.i di Sclortlno) dagli interessi mercantllisUoi: cosa, non si può negarlo, che ha influenzato sempre più le ultime edizloru della Mostra, sino all'ultimo cla– moroso esempio di questa XXX Biennale d'arte che faceva rllevare al parigino e Le Monde• 11 pieno af!ennarsj di e intéréts très composés •. E credo che anche a questo si riferisca la tesi di Sciortino là dove afferma che è prlncipalmente que– stione di uomini che di 6tatuto: nel sen– so, ritengo, che sono poi gli uomini a dover applicarlo. Ecco perché sono con– trario alla burocratiuaz:ione della Bien– nale., perché sarà quella e direzione bu– rocratica • a dover ese.minare il nuovo statuto; ecco perché sostengo la necessi!à di uno statuto pertinente ella viva 6trut– tura della Biennale veneziana E~ dallo 6tatuto che deriva la scelta degli uomini, e da quesU poi, lo concordia discOr.s alla quale accenna Sciortino. Pienamente d'accordo sull'escludere dalla Biennale veneziana quegli 6J)TOV– veduti che scarabocchiando una tela cre– dono dJ nver distrutto Tiziano, ma dob– biamo convenire però che henno diritto di presenza alla Biennale anche coloro che 61 pongono U problema di risolvere una loro ricerca in maniera diversa da quella di Tiziano, come lo hanno, natu– ralmente, coloro che rispettano ancore Tiziano, anche se, come afferma Argan, con concluslonl alle quali non posso ade– rire, e colui che è persuaso della bontà di una tendenza è portato a riconoscere il valore deJ suol principi anche nelle opere meno Importanti che 6i sviluppano nell'ambito della tendenza, mentre se è persuaso della non bontà dl un'altra ten– denza può essere portato a non ricono– scere Ja bontà delle opere di quella ten– denza •· Concetto questo da discutere e risolvibile solo se a taJ co mpito sono chiamali uomini competenti e quaUfic:e.ti. Questo il problema che investe tutt a la Biennale venezlena. Noi qui et limitiamo a considerare la pittura e la scultura, ed a taJ proposito è mio giudh:1o che il problema si risolve 60lo chiamando alle commissioni per gli lnvitl e per l'ordinamento della rassegna elementi di indiscussa fama sul piano della cultura e dell'arte, capaci di non subire influenza e i,resslone r:.lcuna né burocratica, né mercantilistica, apparte– nenti a tutte te tendenze. Da ciò e da un più diretto contatto con gli artisti dipen– dono le sorti della futura B!ennale In– ternazionale d'Arte. G. C. Argan "L 'e~~en~an;:.a;~~is!igr{ou:t~~~nt~~ si cerca di sottrarre la Biennale all'in– fluenza delle forze culturali del Paese e metterla interamente nelle mani della bu– rocrazia. Nei nostri dibattiti abbiamo sem– pre discusso del miglior modo di assicu- rare alla Biennale la piena autonomia della sua !unzione culturale: il provve• dimento odierno sopprime ogni possibilità di autonomia e ripristina, peggiorandola. la condizione dell'Ente durante il fa– scismo •. Corrado Balest C ARO SCIORTINO, mi pare buona la idea di chiamare artisU e critici a dire la propria opinione, se quc$lO è veramente tempo di cose nuove. Possia– mo sperare che ci st legge? D'accordo con Lei sul fatto che, essendo necessa,no il rinnovamento dello statuto della Biennale, per reDderlo conforme alle nostre Istituzioni. d'.a.ltra par,te non da ciò soltanto &i può sperare che l'organi- 5mo riviva. L'esito della Biennale dipende dall'opera del segretario (effettivo) e dalla commissione. chiamati ad ordinarla. Si tratta dl scegliere gli uomini che diano maggior affidamento. per le loro qualità culturali e per l'integrità. Io non so chi. col presente stafuto. nomini segre– tario e commjssaM. ma spero che il nuovo Presidente non sia stato nominato sol– tanto per convalldaa-e le assunzioni del suoi segretari e commissari. Tali uomini, ad ogni modo. da qualunque parte pro– Vt:'ngano. dovrebbero essere scelti tenendo lo sguardo a ciò che I candidali all'L'll– portaote IQCarlco,produ.c:sero nel loro cam– po. nella storia se storici, nella critiea se c:riti,ci. nell'arte e nella poesia. se artisiJ o poeti. Come ha tatto eh.i ha nominato, non parliamo della maniera, il proL Si- ciliano. E' l'tmico modo che pennetta. volendo, di non servirsi del mediocri. Ai comml.55ari poi b!s'Ognerà affidarsi pienamente, rendendoli pubblicamente re– sp:msab!U del loro operato, che penso non possa limitarsi a rappresentare tutte le tendenze, come si vorrebbe da varie parti (criterio che mt pare troppo empirico e facile). Essi dowebbero cercare di esporre ciò che r itengono sia buono e il meglio. Ma 1.ma volta costltuH.a la commissione con gli u omini migliori. questi dovrebbero mettersi alacremente al lavoro non facile. Gli ultimi lustri hanno visto dividersi gli 2rtisti e gli ambienti. Noi ci Ignoriamo. A Venezia non si conosce ciò che di buono si fa a Milano. a Torino. a Roma. Le notizie sono cadute in mano n sette o a informatori N'Ctrtolosi. Bisogna che I commissari Indaghino e si scomodino. Non mancheranno in ogni cìt· tà. In ogni regione. buoni informatori. intendo sempre le persone dJ maggior pre– stigio culturale. che sono le più attente e le sole che hanno oeehi J)ér védere: non iti verrà a Venez.la, per informarsi sulla pittura che vi si fa, presso un mediocre pittore, un povero pubblicista o 1.m oote. Renzo Biasion Gi~s/=i:!e Bi~i!;!°~i!l~~à 'fee id!! e le convinzioni degli uomini che la faranno. Si tratta perciò di risolvere pri– ma di tutto il problema uomini. La Com– missione artistica dovrà essere formata da persone indipendenll, al corrente della situazione, energiche e aperte a tutte le tendenze. E non si dica che non ci sono persone provviste di tanto. Ci sono ma non si tro– veranno se ci si ostina a cercarle dove si son trovate quelle finora apparse alla ribalta. Uomini nuovi e sereni, quindi Ma se si dispera di trovarli si facciano due commissioni: una formata da artisti e critici • figurativi • per l'arte figura– tiva e l'altra formata da artisti e critici e astrattisti• per l'arte astratta. E si fissi, prima, non il numero dei nomi da invi– tare ma il numero dei metri di cui le due commissioni Potranno disporre. E siamo anche pari. Ma avremo finalmento un confronto serio, senza reciproche accuse di cattiva scelta. Un'altra cosa: ci si guardi dai cama– leonti. Gisberto Ceracchini e ~ss~~~~~~• hi::: ;~;~oc: i:!~~o ~!f~ Biennale di Venezia. Sono del parere che una gestione mo– nopolistica non può che nuocere ai buoni artisti. Sembra impossibile che, in regime di democrazia. alla Biennale si agisca con criteri dittatoriali. Penso che, ove le Biennali dovessero continuare ad essere organizzate col set– tarismo che ha presieduto specialmente all'ultima, la nostra civiltà artistica, me– diterranea e latina, verrebbe ad essere travolta. Anzi credo che in questd senso abbia agito Ja sconsiderata audacia di alcuni ambiziosi nemici della nostra ci– viltà. E' ovvio dire che le sortJ della Biennale dovrebbero essere affidate ad artisti e studiosi che diano le seguenti garanzie: l) tener conto del e clima nazionale • della nostra arte; 2) non limitare a priori il numero dei partecipanti; 3) es– sere più cauti nell'ammettere e nel di– mensionare le cosiddette • tendenze di avanguardia ..; 4) riprendere le visite agli studi per conoscere quanto l'artista è an– dato producendo. Solo così ]a manifestazione veneziana potrà ritornare a essere la • Biennale dei buoni artisti "• e godere di quel prestigio che specialmente nelle due ultime edizioni è venuto a mancarle. Giorgio De Chirico e aro Direttore, ho letto ]'articolo d· Giuseppe Sciortino su "La Fiera Let· teraria •; in occasione della XXX Bien– nale c'è stata una vera e propria levata di scudi e su quasi tutti i quotidiani e le riviste sono apparsi articoli ostili. Però ho notato che nessuno degli autori cli tali articoli ha veramente pensato e vera– mente capito qual è l'origine del male. ln un articolo che io ho pubblicato sul settimanale Candido arlicolo che parta il titolo Settant'anni di continuo e pro– gressivo croUo per l'arte (dalle brutte pit– ture di Cézanne alle oscenità della XXX Biennale) - ad 1llustrarlo avevo messo la foto di un quadro di Cézanne accanto alla foto di un quadro di Fautrier. Ora è un po' comico vedere oggi m Italia persone che protestano, si sdegnano e si stupiscono a proposito cli astrattisti e di Commissari della Biennale quando da tanti decenni nessuno si è sdegnato e stupito che bambinesche e grottesche pit– ture, come quelle di Cézanne, di Gauguin, di Van Gogh, di Modigliani e di altri, siano state presentate come purissimi ca– polavori ed a proposito di questi pseudo– capolavori siano state strombazzate cifre astronomiche ed assolutamente inesi– stenti. Oggi subiamo le conseguenze di uno sfacelo principiato settanta ed anche più anni .fa. Ecco tutto. Bisogno dichiarezza * di GIIJSEPPE SCIORT/1~0 Dopo il nostro articolo - col quale l'Ente Biennale deve continuare a fun– ri sollecitavano artiati e critici d'arte a zionare; quindi la necusird della nuova J)O'Ttare U loro contributo alla diacu.uione nomina pre,ideru:rale, di un nuovo con– in atto su.l J)'Toblema. e Biennale di Ve- sigilo di amministTazlone U quale li è gid nezia • - sono atali ,pedili una cinqua-n- messo alL'OJ)eTa in questi giorni. Dopo tina d'inviti rtda.:ionali ad alcune per- aver fatto prendere atto della di3a.strow. ione (pubblicherem o i nom i alla prima lituazione finanziaria. che sta per earere occasione) da noi ritenu.te diretramen:te ria,mata col sacrificio del denaro pubblico, intereasate. Però io pen .aavo (e l'avevo il Preaiden~e e ha comunicato che riunirci accennato nell'articolo di apertura) che, nuovamente il Conaigllo non appena ri– dat? U cUma di. conformi.ttno determina- ceverd comunicazione del disegno di legge lou in seguito allo .strapotere a.,trattista, .sull'ordit1amento giuri.dico dell'Ente •. 1 nessuno avr ebbe Ti.sposto, anche visto e prof!, Argan e Radghiantl e quanti·ri sono con.sidera.to che. pur essendo gli a.stra.tti- precipitosamente .scagliati contro il prof. a tf ln criai . non è ancora evidente chi fi· Siciliano hanno già una riapoata. Ci au– nird col prendere il timo-ne. E invece sono guriamo, la prima di una serie. aTTi.vate ben nove risposte (alle quali Pa.uiamo al reato. Da alcuni intervenli ?bbiamo aggiunto tre dichiarazioni fatte Tinùta che, ~ ri vuol far u.acire la Bien– in. altTa aede da Argon. Gu. ttt.UO e Rag- noie dal punto mono a cui è pervenuta, 17h1anti);e quella _di Giovan~lo che espri: bisogna f'o,r piazza pulUa di quanti - me, scherzando, 11 modo d1 pensare dt dentro e fuori - hanno collaboraro al– que~li altri arti.Tti che ~ guardano bene l'allestimento delle ultime edizioni della dall_auum.eTe reaponsab11itd. mo,rra. Nino Sprin.golo è il più e papale .. Diciamo aubito che gli argomenti con· quando dice che biaogna mettere da parte tcmplati negli interventi che pubblichia- e i Venturi. gli Arpan. i Longh.i, f Brandi. mo aono tre o quattro e riguardano tanto i Ragghianti e via dicendo». Balest au– il . probl_ema organizzativo quanto quello ;pica una maggiore conoscenza de17!i ar– orientahvo. Contro la nomina a presi- tisti. dent~ del prof. _Italo Sicilia.-n.o convergon~ Per una .soluzione di compromesso ci delf:ial:,:i~~:agl;,:t:~:c::::zi ~:v:;=; sembrano fnvece ~ia..sio~, Ceracchi~i, ~o- che potrebbe far nascere spiacevo!" equi- brero, Apuleo. Purificato, mentTe piu .tpin· voci); ed anche alcuni che, pu-r ~vendo to 7ont-ro la ~ Biennale. ~ell'a..strattis-mo .. collaborato col aen. Ponti, ora disdegnano è Diego 't;'aleri, e De Chinco se la prc,nde, la nomina del f s· T p hé? come g{a sapevamo. contro tutta l arte Perché _ dicono~ .ri r:~~,i:;o~tla :~ua~ ":1oderna. do ~.ézanne a ~ica.s.s?. Con.1ta- zi.one 30lfta, chiamando_ i ~urocrati, invece ~~~i:::;, v;;t~;,C~~,~~~ 1 ; 1 ft~~ ~:;o= dt_ faT lo statuto; e _q~tndt sottolineano 1!1 le di alc une personalitd meno note; difatti e mcompeten.:a arti_stica " del neoprea. 1 ~ in es.se non affiora quell'lnte-reue polemi– dente. Ma il Pcm.h ~. per . 0030, p~u co e in un certo sen,o per 3 onali.stico che competente del prof. Su:1hano tn matena inficia quanto dicono alcuni fra i più noti d'a-rte? Se mai - ove fosse lecito scher- artiati e crttici. zare i~ una ma._teria cosi aspra - potrem: Cori abbiamo preaentato al neopresi– ~ dare che 11 è !atto un pauo avantt, dente della Biennale- alcuni aspetti detla J>?tché. se il Ponti era_ ed è. r,ro_f~s~e incre.1ciosa aitua.zione creatasi in .1eno al– ~1 acuola m.edl.a. 11L~ore, tl S1etha?'10 l'Ente veneziano per -protervia o iuipien– e docente. uni~er11tano: dalla cultura 11a- za di un cerro numero di individui che _ mo pasaatt all alta cultura. come dice Sobrero - alla .selezione di Dire che lo statuto fa.scbta ancora vi- qualità hanno preferito la discriminazione gent~ è orma.i ,uperato, è dire cosa ovvia d'indirizzi. E' questo che. da ora in poi, (vo.n a Samo e nottole ad Atene); ma dovrd eaaerc evitato; e, pCT evit.arlo, c'è l'altTo statuto è di ld da venire; e a ri- un .solo modo: eliminare da Venezia i re– tardarne la compilo_...ione e l'approvazio- aponsabili delle ultime Biennali; laaciare ne non .sono atati certamente quanti, da ai loro studi pii universitari di storia del– alcunl anni ~ questa parte, non ~nno l'arte che, quando mancano di un g usto avuto alcuna maerenza nel succedersi del• esercitato, avallano le piiL aro.s.se sce– le Biennali. Anche I'on. De Grada ha menze. pres~ntato la sua proposta do poco tempo; Saprd il prof. Siciliano_ il cu.i dUCorso e p ma che .' due. rami del Parlamento allo ,cambio delle c on,egna ha riacceso fn4:Uano in. d11~10,:ie ~ ~tatuto nuovo~ negli animi di molti 8 fiducia.ti. una piccola pnma che t oon articoh nano approvat, fiaccola di speron=a - aver e tanta forza dalle due Camere, prima. che il relativo d'animo, euer capace di un'abbondante diaegno di lea17e venQ"a fuori con tutti dose di .spregiudicatezza per reaiatere aUe t criami perché pono diventare esecutivo, tempeste che ri preannunziano? E' quello ne pauerd acqua. ,otto i ponti ... Intanto che vedremo. Gian Luigi Giovanola S 1, per conto mio le cose, alla Biennale., andranno bene solo quando mi m– viteranno o accetteranno le mie tele. Renato "M aadu~~ 0 m~~!riu:~~~ti~c~~u;~o~f;~~ della Biennale, hanno creduto di poter avanzare soluzioni di tendenza e di tipo dittatoriale. Ci auguriamo che la protesta trovi schierali sullo stesso terreno di Domenico L ~e~~:;;teG~~A i~:~~~~:n~en;:~~rf: quando la chiusura della Espasizione Internazionale at Giardini doveva porta· te tranquilJità e silenzio. Stando alle voci, il Presidente della Repubblica avrebbe sollecitato personal– mente una svolta nelle cose della Bien– nale Veneziana (e ciò spiegherebbe il fatto, veramente singolare e unico nella storia delle Biennali dell'assenza alla inaugurazione ultima del Capo dello Stato). All'origine, dunque, degli ultimi avve– nimenti, cioè della e svolta •• sarebbe una volontà di rinnovamento, un e farla finita• con gli intrallazzi, che fino a oggi sembrano avvilire e soffocare tutto l'or– ganismo della Biennale. Abbiamo appreso dai giornali che il prof. Siciliano, assis!ito da collaboratori scelti anch'essi tra funzionari ministe– riali, avrebbe assunto, per mandato dal– l'alto, il compito di guidare in porto più sicuro la traballante nave veneziana. Da più parti si 50no levate voci di protesta per il modo tutto burocratico di tali nomine: nomine, si è detto. anti– democratiche, che escludono ancora una volta l'apporto diretto dei maggiori in– teressati alla cosa, cioè degli artisti me– desimi. Sinceramente non possiamo non essere d'accordo net ritenere che, chi pa. ga di persona, con H proprio lavoro; chi fornisce, per dirla in termini commer– ciali, la materia prima, vale a dire i produttori delle opere, siano gli esclusi da ogni partecipazione diretta alla reger Altrimenti le cose àndranno sempre male, molto male, accidenti. Guttuso fermezza e di coraggio ~ntellettuale uo– mini che, pur professando differenti opi– nioni artistiche, sono lealmente appassio– nati al progresso della situazione artistica italiana•· Purificato lamentazione del modo di valorizzare e di amministrare quelle opere. Eppure ai paternalismi d'ogni genere gt: artisti sembrano essersi nssuefntti da tempo, poiché da tempo sopportano supinamen– te l'ingerenza e il prepotere nelle cose dell'arte, in particolare della Biennale Veneziana, di affaristi senza scrupoli e di critici asserviti ad interessi che non riguardano minimamente l'Italia, nem– meno nel campo culturale. A noi, che abbiamo già commesso l'in– genuo errore di credere altre volte nel– l'efficacia dell'avvicendamento degli uo-– mini alla guida della Biennale (vedi lo avvento del prof. Dell'Acqua), sia con– sentito oggi una posizione di riserva nei riguardi dei neo-dirigenti. E' vero che le dichiarazioni del pro– fessor Siciliano, che la stampa ba divul– gato, hanno il suono gradito di un mes– saggio di distensione e d"un augurio per la rinascita democratica della già glo-– riosa Istituzione veneziana: ma, ripetia– mo, ci sia consentito attendere. Saremo onestamente tra i primi a ri– conoscere, quando i risultali parlassero linguaggio preciso, che anche una nomi– na dall'alto, una nomina che è stata qua– lificata e antidemocratica•• può dare buoni !rutti. ln questo caso particolare, siamo d'ac– cordo che è solo questione di uomini. di uomini onesti al punto da curare, con nuove vedute, senza settarismi e sopra– tutto senza ridicole presunzioni di infal– libilità, i fatti dell'arte itaUana trattati a Venezia C. L. Ragghianti "N°~!f :~~l~o~n~i!!~~~ :t ~~: alle richieste a tutti note della cultura. degli artisti, dei competenti reagisce ri– costituendo la cosidetta amministrazione ordinaria. Cioè, in concreto, gli organi direttivi politico-burocratici soprammessi. all'Ente dallo statuto fascista, fingendo d'ignorare che tale sta tuto è del tutto illegittimo nell'attuale regi.me, e difatti da 15 anni è messo in mo ra Ma quel che è peggio, il governo mette la Bien– nale nelle mani di quella burocrazia. che è la principale responsabile della crisi dell'Ente e delle sue inadempienze. Non solo; ma dà alla burocrazia l'incarico di approvare uno statuto da essa stessa re- 1 datto a suo uso, e che poi è un'aperta contraddizione con la legalità democra– tica, con la cultura moderna e con la stessa funzionalità dell'Ente pubblico di cultura•· Emilio C ARO Sclortlno, rispondo brevemente al quesito sulla Blenna:le dl Venezia proposto dal Suo orticolo della e Fiera •• non per avanzare nuove proposte o de– nunziare lacune nel progetll di statuto attualmente formulati, ma semplicemen– te per ripetere una pratica e.sortazione a eoncludere. Ho riveduto sommariamente 1n que– sti giorni l a l'Unga se rie del progetti di statuti, che numero.se commissioni uffi– ciali od u!flc!ose hanno elaborato In una non breve se.rie di anni, col proposito di creare !o e statuto perfetto•· Ogni possi– bile nonna per garantire i'autonomia dell'Ente è staia cons.lderata; cosi come sono stati stabllltf H numero ed I li– miti di competenza degli Enti ut1iciali aventi diritto di partecipazione agli or– gani direttivi; come pure è stata de– finita la parte rispettivamente spettante agli art.isll, al critici, al pratici organiz– zatori. Tutto è 6t.ato considerato, vaglia– to e discusso a non finire. Sui punti fon– damentell, che debbono essere posti e base dello statuto ,si è giunti ormai ad un sostanziale accordo tra le parti. Insi– stere più a lungo nella elaborazione por– terebbe certamente a perdere un tempo prezioso e forse enche a guastare quel tanto di buono che già si è riusciti a sta– bilire. Se qu~che ragione di contrasto ancora sussiste, occorre che le varie ca- Sobrero tegorle di e aventi dlr.tto • considerino con spirito di to:Jeranz.a le rispettabili ragioni degli altri. Nessuna ipoteca è possibile su quello che possa avvenire In futuro. Le pross!me Biennali saranno fatte - meglio delle passate. speriamo - non tanto dagli articoli del nuovo statuto della Biennale, ma da.gli uomini nuovi che a queUe schematiche norme daran– no Intelligente, onesta e disinteressata e.!ticlenz.a pratica. Come si vede sono d'accordo con Lei, caro Sciortino. Le di– chiarazioni del nuovo Presidente Prof. Si– ciliano, all'alto dell'lns:edlamento, costi– tuiscono una buona premessa e danno af!idamento. La critica più: sensibile allo imperativo d.! libertà nella espressione artistica è 6tale concorde nel deplo– rare la parzialità dell'ultima Biennale. Se è giusto che la Biennale di Venezia sta risultato di selezione, deve essere se– lezione di qualità, non discriminazione dl indlrlzz.l. Anche gli errori passali pos– sono d unque aver dato qualche frutto, se non alt.ro a chiarire le postz.!oni. Ma occorre che senz.a altro Indugio - avvicinandosi ormai l'Inizio del lavoro di impostazione della prossima Biennale - il nuovo Statuto sia approvato ed abb!a forza di legge. Nino Springolo I n relazione alla Vostra del 21 Ottobre ho letto nel Vostro Settimanale l'arti– colo di Giuseppe Sciortino .. I fatti della Biennale•; articolo che ho molto apprez– zato per il coraggio, l'onestà e· la chia– rezza delle idee. Il mio parere sull'argomento? Sostituire tutti quelli che fecero parte, negli ultimi anni, della organizzazione, senza dare ascolto a quelli che furono i loro attivi consiglieri esterni. La Biennale, ormai completamente decaduta ed esautorata, ha bisogno, se si vuol rimetterla in vita e che riacquisti credito, di un rinnova– mento completo, altrimenti continuerà ad essere cosa morta. Se non ne uscirà una a-ccolta di geni, diverrà certo sempre molto migliore di quello ch'è ora. GH uomini adatti a risuscitarla? Uomi– ni che naturalmente siano in perfetto an– tagonismo con quelli che vi furono negli ultimi tempi ed abbiano quindi anche il discernimento di considerare l'astrattismo e il suo ancor più debole rampollo il semiastrattismo per quel che sono. Dei nomi? Fra quelli che io conosco, uomini egregi e di provata rettitudine, che si patrebbero, a mio avviso, chiamare all'arduo compito, mj vengono alla mente: Ardengo Soffici, Carlo Carri, Felice Ca– rena, Achille Funi, Francesco Messina, Leonardo Borgese, Diego V'aleri, Guido Perocco, Renzo B1asion, assieme ad altri delle stesse idee ed ugualmente dotati. Da 1asdarsi da parte. per carità, i Ventll!'i, gli Argan, J Longhi, i Brandi, i Ragghian– ti e via discorrendo: che importa che questi sappiano a menadito la storia del– l'arte, se sono J)Tivj di quel natural senso d'arte che la cultura non può dare? NeceMario anche ridurre almeno a metà i padiglioni esteri. Ne guadagnereb– be l'erario dello Stato e al visitatore intelligente verrebbero rispanniate la noia e la nausea delle cose inutili. Bisogna avvicinare ll pubblico all'arte, non allo=i· ìanarlo facendogliene perdere la fede. Con preghiera d'un cenno di ricevi– mento e con distinti saluti. Diego Valeri Cl sembra molto opportuno riportare, ringraziandone l'Au– tore, il brano finale d'una pa– noramlca sulla XXX Biennale pubblicata a puntate sul e Gax– uttlno • dl Venezia, come la migliore conclUJlone auspicabi– le alla nostra lnchle.1ta. F INITO il lungo giro d'ispezione, du• rante U quale ho fatto del mio me– glio per liberarmi da qualsiasi pre– concetto e per distinguere e mettere in luce soltanto la quaHtd delle opere, mi permetterò di tornare sul problema del– l'arte astratto-inlonnale, che manifesta– mente incombe su tutta questa esposi– zione 1960. Più specificamente, tenterò di tracciare la linea di svolgimento sto-– rico di essa arte, secondo Il mio perso– nale pensiero. Per brevissimi cenni, si intende. Questa crisi, che sinteticamente po– tremmo denominare dell'informe, sem– bra essere l'ultimo tempa, l'ultima fase di un processo quasi secolare di demer lizione e disfacimento delle certezze este– tiche, cioè delle forme. rinascimentali; rimaste salde, se non intatte, anche sotto la tempesta del Romanticismo ottocen– tesco. Infatti i primi segni della nuova cos<:ienza, rivoluzionaria o, più propria– mente. iiichilistica, appaiono intorno al 1870 in un giovanissimo poeta francese che brucia il suo genio precoce in un de~ , cennio di furibondi assalti alla realtà e alla parola, e, uscito appena di adole– scenza, già abbandona la lotta (il e duel– lo con la natura•• diceva Baudelaire) e stronca senza pietà la propria opera poe– tica: Arthur Rimbaud. Il 1873 appunto e la data di Une sai.son en enfer, monu– mento ineguagliabile di lucido delirio fantastico e atroce confessione di falli– mento artistico e morale. In essa, nel piccolo libro, tra altre cose mirabili e mirabilmente oscure, si leg– gono proposizioni come queste che qui di seguito trascrivo. e Da gran tempa mi vantavo di possedere tutti i paesaggi possibili, e trovavo ridicole le celebrità della pittura e della poesia moderna. Amavo le pitture Idiote, sovrapposte, sce– nari e tele di saltimbanchi, insegne, lito– grafie popalari... Scrivevo dei silenzi, delle notti, notavo l'inesprimibile. Fissa– vo delle vertigini... Finii per trovare sa– cro il disordine del mio spirito. Ero ozier so, in preda a una febbre pesante; invi– diavo la felicità delle bestie, dei buchi che rappresentano l'innocenza del bimbo, delle talpe che rappresentano il sonno della verginità ... Ora non posso spiegar– mi meglio di quel che fa il mendicante coi suoi continui Pater e Ave. lo non so più parlare ... •· Queste ultime parole son sottolineate dallo stesso Rimbaud; e leggendole non si può non pensare al lamento (pieno di beatitudine) di Ruysbroec.k. e Io non so più pe,rlare di nessuna cosa secsibl!c. Ecco che ml anniento e fluisco nella tenebra sacra•· E già Jacopone aveva gettato il suo altissimo grido: e Annichi– lato so• dentro e de fuore •· Senonché questi mistici dell'ultimo medioevo giun– gevano a un tale nftuto e annientamen– to di sé attraverso una intera rinuncia alla vita terrena, per desiderio della vita celeste e per amore di Dio. E d'altra parte continuavano umilmente a e par– lare •, a farsi intendere nei modi e sen– sibili• concessi all'uomo, cioè con le parole di tutti. Per opposta via, per la via di uno sfrenato uso ed abuso delle cose terrene, seguito naturalmente da sa– zietà e disgusto, Rimbaud giungeva al medesimo punto; ma, qon sorretto dalla fede di Jacopone e di Ruysbroeck, si mutilava della poesia, inutile conato di dire la verità e la vita. e cessava effet– tivamente di e parlare•· Non sarebbe di!fklle seguire il cam– mino che la e novità• di Rimbaud ha percorso da allora t\no a noi, suscitan do i cento movimenti poeOcl ed artistici c.he van sotto i nomi di Cubismo. Surreali– smo, Astrattismo. e via con gl'i.smi, fino a questo lnformalismo o lnfonnismo dei nostri amari giorni. Ma più Importante. !orse, è rilevare, limitandoci al campo delle arti figurative o ex-figurative, che parallelamente a questa corrente nega– tiva 6i svolge una gloriosa corrente po– sitiva, variamente realistica, che va dai grandi I.mpresslonlstl e da Cézanne a Picasso, a Matisse a Braque, a Ma1llol. ai nostri Modigliani e TosJ e Semeghini e Morandi e Martini e Marini...; e ogrfu– no aggiunga alla lista i nomi che più gli !llac~Jono, poiché rion e·~ davvero pe– nuna d1 nomJ degni, nostrani e foresti. Ma dunque, riprendendo il filo del discorso, quali sarebbero I motivi psico– logici atti a giustificare U presente tota. litarismo astrattista e Informale? Non certo una concezione mistica del mon– do. u~ rifiuto opp0Sto dall'anima, asse– tata d1 essenziali eterne verità, alla real– tà apparente e continuamente mutevole di questa nostra patria terrena. E nep– pure_ una istintiva e immotivata esigen. za di assoluto, qual'è quella che informa l'opera di Rimbaud: mistica, in sostanza, p~r essa. Nessuno lo credo, può sentir alitare un qualsiasi spirito religioso su queste o dn queste pitture e sculture della XXX Biennale; nessuno che non voglia 1ngannarst da se stesso pro bo'!o pQCU. E allora sarà piuttosto la disperazione a ispirare quest'arte tormentata e tor– mentosa; la nera disperazione conseguen– t~ alle guerre e alle rivoluzioni che sap– piamo, e inerente nel materialismo scien– tifico che tutti ci esalta e ci opprime. Ma è possibile ~in'arte che viva e si svolga attingendo le ragioni del suo si soltanto da un no universale, immuta– bil~ ed eterno? E, d"altro canto, è pen. sabtle che l'arte si accontenti di essere un documento del tempo, e nient'altro che un documento? .:-,Jon è sempre stata, l'arte, la nemica vittorio1a del caos? del caos che sempre è •tato e sempre aord, con o senza guerre e bombardamenti ato– mici, fuori dn1 mondo incantato ch'essa stessa di volta In volta si crea? . Proposte queste domande a noi stessi. siamo tentali di proporre agli artisti un dilemma che Potrebbe benissimo servire da conclusione a tutto 11 nostro discorso. O voi avete davnro uccl.to la speranza, e altro non aspettate. che la flne del mon– do; e allora dovete accettare anche. la fine deUa pittura e ddla I CUJtura e secondo !'esempio di Rimbaud, arnette.re' dl farne. O voi sperate ancora, e non credete aJ finimondo, e conUnuate a dlplngere e a scolpire anche sotto l'occhJo della bomba H, e allora dovete credere nella posslbWtà d'Imporre all'eterno caoa un ordine, una mlsura, una forma, una bellezza. Allrl– mentl vt sospetteremo di nascondervi die– tro la retorica del nulla per far vita tran– quilla, evttnndo gli affanni, I patemi, I rischi mortali della creazione di nuove forme, cl~ deUa nuova poesia.

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