la Fiera Letteraria - XV - n. 26 - 26 giugno 1960
Domenica 26 giugno 1960 UNA RIVISTA CHE DOBBTAMO LEGGERE * II 1naestro d'oggi * di GIORGIO CAPR011'1 Quanti italiani. pronti a gridare allar– mati (e hanno ragione) che la nostra scuola, d"ogni ordine e di ogni ~ ado. è in crisi. e comunque non al passo con le nuove es~enze sociali e culturali. s.i guar– dano invece dall'interessarsi concreta– mente (e hanno torto) del problema sco– lastico. cioè d'un problema che tocca da vicino no:1 soltanto gli specialisti. ma in– distintamente tutti i cittadini maggioren– ni e coscienti? Non facciamo conti. se non vogliamo arrossire. Ma chiunque abbia avuto un poco a che !are con la scuola. sa qua.nto sia superficiale. se non addirittura nega– tiva, guelfa collaborazione tra cittadino e insegnante {soprattutto tra genitori e in– .segnanti), che su un piano d"intelligenza e di reciproco accrescimento - attraverso un dialogo do\·e ciascuna delle due parti ascolta le critiche e i suggerimenti della altra - J;ià costituirebbe il primo neces– sario passo verso rauspicato migliora– mento. In Italia, ahimé. un paese dove tutti so– no dottori. scarsissimo è l'interesse fat– tivo per la scuola (come del resto per ogni altro fatto di cultura vivente: inte– resse che vuol dire partecipazione e pre– parazione). e invero non sappiamo quan-: ti. anche tra gli stessi insegnanti. sareb– bero in grado di sostenere un tale dia– logo vi,·o. So di troppi maestri che tirano avanti alla meglio. senza un briciolo di corag– gio e d'invenzione (senza un briciolo d1 libertà) soltanto perchè non vogliono e grane » con H Superiori, ancora consi– derati (e in più d'tm caso è una conside– razione meri\é.tissima) come veri e pro– pri burocrati minacciosi o, peggio an– c0ra. come dei veri e propri PrincipaU. Ridare fiducia e ardlre all'insegnante (soprattutto all'insegnante elementare) e riportarne alla giusta statura o dimensio– ne naturale la ftpira. sia ai suoi mede– simi occhi come a quelli del pubblico (cosi pronto a bollare un maestro col so– lito: « E' un maestrino. è una maestrina »: un vezzeggiativo pieno di spocchia. che sa di compatimento e che comunque è un forte diminutivo). dovrebbe essere intan– to il principale compito d'ogni uomo di cultura veramente interessato alla scuola. conscio che scltanto su questa via interna di ricostruzione della dignità e libertà del maestro (due cose non disgiungibili. giac– ché se togli l'una - secondo l"antico det– to di Colombano - togli l'altra). più che attraverso i meandri delle riforme ester– ne e delle esterne pianificazioni {cose sen– za dubbio necessarie. ma non sufficienti), la scuola potrà riacquistare - o acqui– stare - la sua più adeguata funzione. Per questo non mi perito di fare un poco di propaganda al nuovo « trimestra– le di cultu:-a e di vita scolastica » di cui già sono usciti ad Ancona due numeri. il quale Intitolato Il maestro d'oggi dovreb– be essere letto e meditato (e aiutato con– cretamente). non soltanto dagli speciali– sti della scuota. ma da ogni categoria di cittadini, appunto per il coraggio e la ferratissima competenza (per l'ardore pa– ri all'ardire) con cui i problemi della s.:uola. come problemi di cultura e di vi– ta. vengono affrontati e discussi. In primo luogo conforta il poter con– statare come dei • semplici » ruaestri ele– mentari (insegnante elementare è il di– rettore Augusto Scocchera. e insegnanti elementari sono i redattori Alessandro Ce– lidoni e Luigi Grossi, nonché la maggior parte dei collaboratori) dimostrino. oltre una cosl sottUe e agile sensibilità. una preparaz.ione non soltanto puramente sco– lastica. bensl fondata sulla più ampia e viva cultura. tale da suscitar l'invidia di più d'un Professorone. e tale da aver me– ritato. sin dal primo numero. la piena fi– ducia d1 Luigi Volpicem, U quale in una bella e nobile lettera non esita a dire che la rivista segnerà. e solo essa potrà se– gnare. una data nella storia della scuola elementare. sol che voi - aggiunge ri– volto ai redattori - sappiate continuare. che non v'abbatta l'incuria di tanti. la ottusa preferenza per il bollettino che li stordisce nel conformismo anziché per la vostra fatica. che potrete riscontrare da tante par!i. Cerchiamo - è un nostro dovere - di non essere da una di queste • tante par– ti •· Cerc~iamo anche noi di comprendere in profondo. per poter collaborare in qual– che modo al risanamento, l'inadeguatez– za della nostra scuola. che è una inade– guatezza sociale. « profondamente radica– ta nel nostro costume. fondato su una concezione della vita di natura privata e soggettiva 11: che è un'inadeguatezza spiri– tuale. la quale « ha la sua !onte-causa nel disordine etico che contamina la nostra vocal.ione ed avvilisce la nostra funzione. pur dipe::idendo da fattori vecchi e nuovi di arresto sociale e politico-.; che infine è inadeguatezza amministrativa. secondo le lucide e documentate parole premesse dal– la Redazione al primo fascicolo. Il maestro d'oggi. d'un centinaia di pa– gine elegantemente. anche se sobriamen– te. stampate. costa trecento lire (cento lire al mese), e ci auguriamo - per il bene della nostra scuola e della no.stra in– tera cultura - di vederlo presto non sol– tanto sulla cattedra di tutti i maestri o sul tavolo di tutti gli specialisti. ma anche e soprattutto sul tavolo di lettura di tutti gli italiani veramente meritevoli del ti– tolo di cittadini coscienti. con la speran– za che oggi essi stessi. col loro attivo in– ten·ento, divengano. oltre che lettori in– teressati. in1eressati collaboratori. GIORGIO CAPRONI LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 IL LJI.BRO UI CUI SI * PII\HJL.a ....... Emlllo Greco: cOlse.gno• "Lo (oonL dallo scorso numero) Mentre in Metello la struttura romanzesca face– va centro. come si è detto, nel suo protagonista e nel– la .wa sfera di passioni e di affetti. nello Scialo sono tre i nuclei principall at– torno ai quali si snoda tut– ta la vicenda: tre storie concentriche. ciascuna le– gata all' altra. quella di Giovanni Corsini e di sua moglie Nella Vegnl. quella di Nini Batignani e di suo marito Adamo. quella di Folco Malesci. Tre storie concentriche attorno alle quall si snodano le altre, non minori. ma In certo SUL ROMANZO DC JOSÈ LUIS DE VlLALLO 'GA * L'uomo di sangue * di FRANC~SCO GRISI Da qualche giorno è ri– partito per la Francia José Luis De Vilallonga. E' ri– partito dopo essersi fermato in Italia e avere partecipa– to a conterenze e ricevi– menti organizzati a Milano e a Roma dall'Editore Bom– piani che ha presentato al pubblico un suo romanzo «L'uomo di sangue-. tra– dotto con un gusto ricercato dal francese da Franco Ve– né. Non è che il nostro Jo– sé sia uno sconosciuto in Italia. ma questa sua pre– sentazione ufficiale (al ri– cevimento a Roma organiz– zato da Flora Volpini con affettuosità e signorilità c'erano tra gli altri Unga– retti e Carlo Levi) ha fat– to entrare il nostro scritto– re nel mondo della cultura italiana senza fargli rim– piangere la Parigi del bou– levard Maillot dove abita e glJ studi cinematografici nei quali si è trovato impe– gnato come protagonista nel film e Les amants • di Louis Malle. Nato a Madrid, figlio di un Grande di Spagna, di– scendente dell°ultimo Vice- ré del Perù. in discordia con la politica di Franco. vive infatti a Parigi in que– sta città dove si sente pie– namente a suo agio: Pari– gi • grigia. immensa» che si sveglia nelle brume del primo mattino. sospirando come una vecchia che ha fatto l'amore e che alla se– ra con le sue luci la fanno essere la donna più adorna della terra. a: L' uomo di sangue » è ambientato a Parigi. in una Parigi nascosta. periferica. che se non partecipa alla vicenda del personaggi. pur tuttavia è il grande scena– rio dove gli incontri. i sen– timenti la dìsperazione e i ricordi si rincorrono e·si il– luminano. Il libro cosi co– mincia « Francisco Pizarro balzò sull' osfalto di Pari– gi ... » e questo straordinario Generale rivoluzionario. in Via Rue 'I1lolezè nel caffè– pensione « La Paloma Jt ri– scopre, rivive. ritrova la sua storia di ieri. In fondo que– sto Francisco Pizarro rac– conta la sua vita in una continua disperazione. in una sequenza allucinante di ricordi. in una conversazio– za paura. la limpidezza sod– disfatta del possesso. la do– nazione incontrollata. luci– da. tesa in un amore esal– tante: una donna che nella vita di Piraz:zo non diventa mai una immagine ma una presenza estenuante. elet– trizzante.- carica di silenzio e di smania. E in queste pagine il rit– mo diventa aggressivo e sebbene l'aggetUvo sia sem– pre ricercato e la similitu– dine appropriata la sponta– neità e l'immediatezza rag– giungono una forza pre– gnante. scialo,, di Pratolini * di FERDl11'Ai1 1 DO l'IRDIA senso dipendenti da esse o con esse poste a contrasto, come quelle dei Bigaz::zt. dei Falorni, dei Bertln.l. del Sangiorgi. Il romanzo si apre con quella di Giovan– ni. un personaggio del pri– mo romanzo della trilogia. Com e Metello. Giovanni Corsinl è un ragazzo che scende dalla campagna. po– vero e solo al mondo: e Ve– niva da Scandicci. una bor– gata del contado. dove scorre l"Ema e c'è un mu– lino. Egll lasciò U paese ranno del terremoto. il fa– gotto dei panni appeso al bastone. percorrendo i set– te chilometri per arrivare alla città. con l'animo del– l'emigrante che attraversa i mari». l\lanovale, dapprima, te– nace, ambiz.ioso, bel ragaz– zo. riesce a diventare im– piegato nelle Ferrovie; ma il suo vero passaggio a una ambizione borghese ha Ini– zio dal suo matrimonio con Nella Vegoi. ftgUa cli un orefice di Ponte Vecchio. bella. onesta. fantasiosa e sensuale. che si innamora subito di lui e lo sposa non senza qualche avversione in famiglia. Poco dopo il matrimonio. la guerra. nel– la quale Giovanni si fa onore. La coppia ha un fi– glio. Fernando; al ritorno dalla guerra. Giovanni, che é socJalista e gode cli un certo ascendente nel parti– to. è candidato alle elezioni comunali ma non riesce. Sopravviene la reazione fa– scista:Giovannl è basto nato dagli squadrisU e più t.an :U licenziato dalle Ferr ovie. l\la da questa sventura ba inizio una sua ambigua fortuna borghese: con la complicità d.l un funiiona– rio (col quale divide i gua– dagni) riesce ad ottenere appalti di materiale che le ferrovie svendono. passa da impie{;ato a commerciante; in casa Corslnl si accresce il benessere. nonostante che il vecchio Vegni padre di Nella onesto artigiano ex anarchico abbia rotto ogni rapporto col genero. giovani amiche, organizza balli e feste carnevalesche ed è la pronuba maliziosa a volte di ben architettat1 matrimonL Nel '15 è alla testa delle dimostraz.iqni per !'inter– vento dell'Italia in guerra. poi parte per le retrovie come crocerossina. Ma a guerra finita è stanca. svuo– tata delusa. con In più una sorta di amara e ambigua misoandria; eccola di nuovo al centro della vita mon– dana. con un gusto parti– colare. quello dj getta re le sue più care amiche t.ra le braccia di uomini c he avrebbe forse amato. Il conte Donati. Folco Male– sci, un giovane della ricca borghesia già interventista, ardito In guerra. Già vesta– le dell'interventismo. Nini diviene altresl l'ammatrlc-e del primo fascismo fioren– tmo. di cui Folco è uno del capi; ma poi se ne distacca. Il matrimomo con Adamo è l'ultimo tentativo d1 d1- fendersi da se stessa. dalle proprie incllnazioni, di sal– varsi. Ma è un fallimento. Nella Corsinl le diviene amica solo quando ella ha già a\..'tlto un'al"ua dolorosa esperienza e dopo un nuo\·o ritJro nella sua tenuta So– pravigone nei pressi di Scandicci. Lassù Ninl ha amato non platonicamente la giovane Fru. sua came– riera. che le ha rivelato t segreti delle famiglie con– tadine Bertinl e Falornl; ma in occasione di una spedizione fascista (in cw è ucciso Blxlo Falornl, il contadino "sovversivo" e un giovane medlco. intel– lettuale amico di Nini). Fru si !a sorprendere dal– la padrona tra le braccia di un losco fascista. Il Neri. che ella ha fatto entrare coi suoi compagni nella vil– la. L'amicizia di Nella compensa in certo senso questa bruciante delusione: la bella sposa già sazia di Giovanni. nel cerchio delle sue amicbe e ancor più dei suol amlci. ha successo. mentre sut quarant'anni è sempre più visibile H fal– limento di Giovanni che si perde in amori di periferia. e alla fine si vede estro– messo dagli appalti delle ferrovie e costretto ad espedienti. In un primo lemPo è le– gato: sensualità, generosità, ria. mediocrità. generosità. vaghe ambiiloni. frustrano continuamente la sua vo– lontà. la sua fon.a di resi– ster-e alla vita. Dal lato opposto. Nini e Folco Malesci sono gli ele– menti di una borghesia Ita– liana che ha trovato nel miti dannunziani e nauo– oalistl una giustificazione •spirituale•: l'intervenu– smo. la guerra, il fascismo. sono gli elementi che ani– mano per essi una perenne festa nazionale. Per contro. il vecchio Batignanl. Ada– mo. il vecchio Vegni. padre di Nella. Nella stessa in un suo primo tempo. rappre– senlano l'ordine di una tradizione borghese della provincia italiana. un mon– do che tenta invano di so– pravvivere. Al polo oppo– sto sono i Blgazzl. Bi.xio Falomi. schiacciali dalla storia. pedine di un gioco al quale essi prendono par– te con tutta la loro convin– zione e con la convinl.ione che qualcosa frutterà alla fine della loro resistenza: f loro morti e le loro soffe– renze sono il pegno per il futuro riscatto. ed essi ne sono \'ariamente coosape– \'Oli. Ma il romanzo. come si diceva. è soprattutto in Firenze. una Firenze vista nella prospettiva pratoU– niana del sentimenti e del~ le pas.sionl. cioè ricalcata dal fondo di una sua espe– rlen:ia d'uomo. J'espcrlt>nza del Tappeto verde. di Via dc' Magazzini e soprattutto di Cro,taca Familiare. che riaffiora sempre dove il ro– manzo è veramente auten– tico. SI può dire anzi che. come In ogni altro romanzo di Pratolini (In quella che è la sua perenne work in progreu) quella esperienza si estenda. si ramifichi non più come fatto prt\'ato ma nel suo ri,·erbero e nella sua estensione a tutta la Firenze di cui egli diventa commosso testimone. Que– sta è la \,"Cra recherche. ------:-----------------------------------1 ne dialogata nella quale la DA D'ANNUNZIO A PlRANDELLO * 1'liti e coscienza del decadentismo battuta degli e altri » inter· preti sezve solo per susci– tare. per richiamare alla memoria, per musicare il suo canto d'amore e strin– gerlo e come la seta al collo di una donna •· La rivolu· zione spagnola. la tristena malinconica della lame. della fatica. « dei bambini rognosi. delle donne già vecchie a vent'anni». le battaglie perdute. l'impeto e la crudeltà della morte. la nostalgia accorata per il profumo della Spagna e in· llne lo sconcertante amore nato violentemente per So– ledad. sotto la storia del Generale Pizarro. E in que– sti temi che nascono In dis– solvenze rapide e nervose lo scrittore riesce a dare il meglio della sua vitalità. In questo fermento la danza e la musica legano e intrecciano i ricordi. E nel caffè la chitarra • ob– bediente frantumò il silen– zio. Formidabile e selvag– gia. senza respiro. limpida. estenuante. calda e sfaccia– ta. cominciò la Juerga spa– gnola in tutta la sua follia triste e profonda» mentre • Rosa Miéres marteUava la tavola con I suoi piedi impazziti -. e Rosa « dan– zava incavando il ventre. inarcando le reni. con la schiena deformata dalle mosse innaturali•· La dan– za si trasforma in vino che ubriaca e la musica in pian– to accorato in un accordo violentemente triste e uma– namente levigato dove la disperai.ione si adagia nel– la follia. Non Interessa la conclu– sione del libro (Pizarro vie– ne preso dai Franchisti ap– pena passata la frontiera e la fig lia uccisa). Non inte– res.sa la conclusione perché questa vicenda che José Luis de Vllallonga ha scrit– to vale per l'atmosfera non certamente per la trama: vale per Il sentimento non per la storia: per il silen– zio tragico non per il !atto che si svolge. Prime malinconie di Nel– la. borghesemente inquieta e scontenta. che ora si ren– de conto di aver avuto una rapida inconfessata passio– ne per Gavagnlni. un amico di Giovanni organizzatore prima sociallsta. più tardi comunista, ucciso dal fa· scisti. Finalmente i Corslnl escono dal loro isolamento piccolo borghese con l'ami– cizia dei Maestri: Adamo Maestri e Giovanni sono stati al fronte insieme. poi si sono perduU di vista. e ritrovati dopo che Adamo ha sposato Nini Bati,gnani, ftglia di un grosso commer– ciante di colori. presso Il quale Adamo. anche lui di umili orignl. è stato prima garzone. indi commesso. factotum. e infine socio alla pari dopo Il matrimonio con la padroncina. più grande di lui di qualche anno per la quale sin da ragazzo ha avuto una nascosta passio– ne. Ma chi è Nini Batlgna– ni? Una ragazza aspra. esuberante, non bella, ma intelligente e brillante; molto giovane era stata ammessa e quindi snobba– ta dalla nobiltà fiorentina; quasi per rivalsa e per un dispetto era divenuta l'ani· matrice della vita mondana della grossa borghesia cit– tadina. nel cui circoli ella. circondata da un nugolo di Nella si concede a Folco Malese!, l'Apollo borghese dello squadrismo fiorenti– no. Folco è ferito a morte. alla fine cli un convegno con Nella durante U quale ella non vista assiste a un violento colloquio del– l'amante con un gruppo di fascisti dissidenti; ma pri– ma di morire ha modo di far fuggire la donna. in modo che se ne perdano le tracce. Nella conHda questa sua avventura a Ninl. ma l'odio-amore di costei per Folco ora si ri– versa sull'amica ed è la rottura definitiva. Ma dov'è U vero Prato– lini? E' un po' in tutti i suoi personaggi e nel loro contrasti con la società. ma lo è in modo precipuo do\·e egli conduce Giovanni al comizio socialista (e Nella che lo ascolta trepidante, non vista). è nella mescita del Chiti. è nel vecchio Ve– gnl e nel nipote Fernando. è In quasi tutto 11 perso– naggio di Nella. la Nella del ricordo di Gavagnini quasi come un amante. ma .:inche la Nella quasi assur– da. con un terribile schifo di se stessa. dell'incontro col Neri. nella sua finale ribellione a Giovanni. E' negli amori di Giovanni. le mcantevoU donne di San Frediano, nella loro fili– grana ottocentesca: Jolan– da. Erina; è nella vtva sensualità di tutta la storia. E' soprattutto nel ragazzo Fernando. nella sua amlc.i– zia prima col nonno. poi con Libero Bigazzi. coloro che gli mostrano le diverse realtà di Firenze e della vi– ta, una guida per Il futuro. Direi persino che Il vero Pratolini è anche in Nln1 e in Folco Malese!. ma natu– ralmente un Pratolini tra– sposto. dall'altra parte df quel personaggi: il suo oc– chio su quella borghesia fiorentina non riesce ad es– sere spietato. non riesce a darci di essa un giudizio reciso. senza equivoci. e qui è proprio ti limite di tutto Il romanzo. dove il romanzo. cosi teso. cosi pie– no cosJ ricco di eventi. al– fonda in un crepuscolari– smo che è una delle com– ponenti di Pratolini. ma non la sola né la princi– pale. Q uando Gabriele D'Annun– l.io riuscl a liberare la sua poe sia da quegli innussi car– ducciani e p;iscoliani, che lo ;i,·e,•ano conquistato negli an– ni della sua prima fonnazio– ne letteraria, pan,e quasi che una nuova linfa vitale, eva– nescente e fittizia quanto si vuole, a,·cssc pen•aso la liri– ca italiana. La nalura di queslo poeta non pote\la. più a. lungo csStr legata al Carducci: troppe di– ,·ergenze di temperamento, oltre che diffonni esigenze spirituali, dividevano i due: l'uno tutto inuenza tempc- ~~o:3nelÌ•a~~~~~e :i~~ del verso; l'altro, natura estremamente sensuale. sem– pre inconsapevole vittima di uno stato di perenne ebrez– za, che lo spinse, per natu– rale conseguenza. all'assen'l– mento estatico della parola alla musica. La nuo\'a tecnic;i poetica a,·eva celebr.lto i suoi na– tali, l-"Crsola fine del secolo scorso, in terra di Francia e atu,axerso un succedersi in– cessante di mo,•imenti lette– rari, a,,eva tro,•ato infine una sua stabile compiutezza nel– l'impressionismo, che conqui– stò presto tutli i campi del– l'arte dalla pittura alla mu– sica e alla poesia. Furono anzi proprio i parnassiani, primo fra tutli Verlaine, a ri– bellarsi alle loro stesse ten– denze, sentendo impeUente la n«eSSità di accelerare il pro– cesso di dissoluzione di quel– la scuola da cui pure erano nlti. Il positi\•ismo, che per interi decenni a,·e,·a domi– nato incontrastato nel mondo della cultura, non pan·e più soddisfare le esigenze degli spiriti; la lirica parnassiana, poi, nella sua marmol"C3 sta– licità e nella. sua estrema prttisione, che in 1aluni rag– giungeva il più immobile pa– rossismo, era ormai inadatta ad esprimere la complessità degli stati d';inimo dell'uomo moderno. Gli aspetti più e\'o– luti della lirica di Baudelairc e la ri,·oluzione musicale ope– rata da Wagner rfrelarono una strada da seguire: Ver– laine stesso la sintetizzò nel– la sua celebre frase, • de la musique a,·ant toute chose •. S!Cttando cos\ le basi del sim– bolismo, scuola d'a,:anguar– dia che cercherà d1 trarre motivi Hrici da colori e suo– ni indefiniti. da piccole im– pressioni, di solito ~rascura– tc in modo da suscitare nel Jei1orc una disposizione d'ani– mo tale da accogliere _le in– time ,ibraz.ioni po et I che. D'Annunzio non pote\'a che accogliere entusiasticamente questo nuO\'O verbo, che ve– niva dalla \licina Francia, e la sua natura insoddisfatta * di 11·ALTER illAlJRO lo accolse nella sua essenza, facendolo filtrare attra\'erso una più esasperata sensualità. Se comunque questa serie di giustificazioni critiche può soddisfare l'esteta, e in certo senso anche lo studioso del- ~~d~are~~~~~e~c11'~i~~~ za di storicizzare la poesia per poterne poi tracciare la storia, è inevitabile risalire alle fonti del fenoméò0 dt– cadente e ricercare quindi negli anni immediatamcnle precedenti all'inizio del No– vecento l'origine di certi at– teggiamenti dello spirito, di certe intonazioni del ixn– siero, da situarsi praticamen– te al momento in cui, come si è detto, si \'erificò la rea– zione spiritualistica al posi– tivismo e al ,·erismo. Un la– vorio di ricerca e di accu– rata indagine in tal senso ha S\·olto Carlo Salinari, autore di un grosso ,-olume edito da Feltrinelli, • Miti e coscienza del decadentismo italiano•· che reca. come sintomatico sottotitolo i nomi di quattro autori, D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro e Pirandello, alcu– ne Ira le più forti personalità ,·enute fuori nel periodo gio– littiano. Nella • preistoria • di que– sto libro sono le premesse critiche da cui parte il Sali– nari per la sua indagine: un primo progello dell'opera, i_!l– fatti, steso nel loutano 195-1, partiva daU'intuiz.ione che do– ,·essero considerarsi mitolo– giche le immagini più prepo– tenti di quel periodo che rap– presentò l'alba del 'ovecen– to. La sua stesura definitiva im·ece si è configurata su un piano del tutto dh·erso. per la conl'inzione che Salinari è andato acquistando, man mano che si addentra,,a nella ardua materia, che uno studio intorno ad uomini come Cro- ce, D'Annunzio, Pascoli, Pi– randello e persino Fogazzaro non poteva assolutamente prescindere dallo scandaglio di tutti quei fenomeni lette– rari e cil'ili verificatisi negli anni precedenti, per po1er rintracciare cosi nel singolo ~r~s\~ h:~n~fll!,~de~i1°ruci tempo, al suo a~iente, con– dizionando sotto certi aspet– ti per nulla trascurabili la sua stessa poetica. Con que– sto tuttavia non si \'uol dire che Salinari, nell'intento di rintracciare i legami tra ope– ra d'arte e formazione eco– nomico-sociale del lempo in cui lo scrittore ,·isse ed ope– rò, abbia trascurato la pre– cisa personalità letteraria e artistica del personaggio: sa– rebbe certo stata una lacuna gra,·e e imtxrdonabile, che avrebbe limitato uno studio che im'CCC risulta cffica~ proprio per i nessi che il critico è riuscito a stabilire tra storia e letteratura, tra cultura e vita civile. Cosl D'Annunzio e il supe– romismo appaiono come uni– co fenomeno scaturito dalla esperienza storica di tutta una generazione, mentre certe mitiz:z:u.ioni del poeta pesca– rese tro\'ano una loro diretta corresponsione e giustificazio– ne. anche se nesativa, nel problema reale di una classe dirigente ormai tesa ,·erso le istanze nazionalistiche; co– sl il ten tath-o del Pascoli di stabili.re un legame tra lotta di class e e senso della na– zione. attra\'erso una diretta opposizione al fenomt!Ilo del– J'em.jarazione e deU'espansio– ne coloniale. Il Fogazzaro viene colto dal critico nei suoi accesi atteggiamenti di cattolico-liberale alla ricerca ansiosa di una soluzione della crisi post-risorgimentale, che in lui Salinari giudica astrat– ta e inadeguata al movimento storico e alla realtà del tem- Ìe'~i~~:Ji~~:H~ti~1.a ~ nasce da una nozione di crisi profonda e irrimediabile, le cui radici son forse pro{>riO in certe venature del pensiero pirandelliano, di continuo in bilico tra ottimismo ufficia– le e inquietudine delle ulti– me )e\"c. Il critico quindi ha inteso soprattutto risalire alle ori– gini della crisi della borghe– sia italiana, tra la fine del so– colo scorso e gli albori del nostro, crisi che in certi mo– menti si è spinta a concretiz– zarsi in espressioni astratte come il superuomo dannun– ziano o il fanciullino pasco– liano, per lo meno fino al :m~ran~cl~i si~~¾~·~~ prima concreta presa di ar scienza, anche se sotto for– ma di laxva10 tcntath-o, se non altro nell'intento tipica– mente pirandelliano di elu– dere soluzioni transitorie., ma di mirare piuttosto, pur ncl– l'apparc.ntc scetticismo, a po– sizioni lucidamente razionali. Quattro classici della no– stra letteratura, per conclu– dere, inquadrati nel tra,·aglio spirituale di un'età che è sta– ta detenuinantc per certi fc• nomeni civili e lr-tterari nati successi"amentc: il che già di per sé orfre gli strumenti storici e critici per un la,'Oro di indagine da completare, per far luce anche su certe 1stanzc culturali del nostro tempo, spiegabili solo scio– gliendo le nonne nella tra– ma della storia. WALTER MAURO La donna con e la sua bocca» che e sapeva di ta– bacco». con « le sue labbra calde• è Soledad che in Po– chi e giorni cosi brevi. sen– za albe. se.nza crepuscoli ». raggiunge il desiderio sen- Non mancano. è vero. pa– gine che cadono. ma il rit– mo. la velocità dei passaggi. la leggenda della Spagna favolosa. la disperazione del vinti. la violenza inap– pagata dell'amore sono for– ze prepotentemente espres– se. Cosl come le poteva esprimere un nobile spa– gnolo che vive a Parigi. FRANCESCO GRISI Appunti per la 1iotie * di SERGIO Un a oolta, per eommuOt:1ere, ba.staoano tre uominf fn me.uo ad una puuza, ehe re.eitavano pe.r l'enneaima : 0 ~~ °iu:~:u~::i~a d!e~:~i~do :sr~~!nd;u~t~i1!e~ie!e~:iri punta de.1pie.di . Oggi non ba.dono più neppure le gigan– le.seh e macchine per commuovere che eostano miliardi, con le. loro e.nonni e colonltin1me figure sempre diverst:, con le oalanghe. di parole. e di suoni moltiplicati in tutte le dtrerioni, oeno le quali si è 80spinti con l'aiulo dd solleticamt:nto ,usuale e del brivido. E' invecehiato l'uomo, che ha perduto l'znfanhle mobtlitd, io g1ovarule capaeild da ridere e di piangere, di sognare, di entu1iannars1. C'è stata una lenta atro)1a, che ci ha fat10 scendere via via a t1pt di ,peuacolo 1n11momente sempre più depott:nzioh, in cui semprs maggiore è stata la parte non sostanziale da aggiungere per fon.are. l'anenztone e la commozione: dal le.otro (e., nei teatro dalla ,aera rappre.sentaz1one al drammone ollocente i~o, dal melodramma del '700 ot \Vagner) at cane.ma (e nel cinema, dalla linearità del muto ai e~ loui in cinemascope), olio .spet tacolo a domicilio, ehe vanta in prima linea fra le .tue be.nt :merenze la com~ d1td. E' l'atrofia della capaeild m itica, d ella po~enza c1ot ad attingers per ocea.sioni e per 1ugged1on1 un'altra realld, ad tue1re dal banale quot1d1ano. Ctò che è daovero nuovo nasce sempre tn e<>ntrasto con la • eullura uOiciale •, e ,i può stabilire un rapporto fra 11 pronto nconosc1mento e il rapido sueceuo da una idea da un.a parte e 11 suo scarso valore dall'altra. La cultura ufficiale, o lo cultura sic et simpllcit.e.r, oer– ché la ge-nta crede a quel che oede, è la ,,rada maestra del banale e del reloneo. E' autentica -nello .st.uso modo e grado tn cui tutte le altre realtà mu_mte del cna:ma deU'uffecialitd sono autentiche, co,iu ciò che è legal– mt:ntt: gi~to è autenltcomente gtU;Sto.com~ la doverosa sohdarield di cut parlano 1 banch1en e. gh osucuraton è la fraiemitd crl.1tìana., come lo libertà di cui si urla ne 1 comi....-i è la hbertd di Cri.sto. La cultura ufficiale .ri risolve s~ residui nel culto del passato, il più surile dei culti. Oggi a.uai più di ieri, la cultura utJiciale ueetae in ge~e I• pou1bilitd future. Adempie la funzione che QUI~ZIO nei tempi pauati era affedola ella eieuta, alla eroce, al rogo. Appollaiata .tu di un'alta cattedra, rima.,tieo eter– namente le oe.cch1e eose grandi, riesuma ignorati cada– ven, rieerca preriose 1nuhhlà, applaude di quando u, quando a delle finte novità, rifiuta la vita, addita nella .speranza la grand"e eresia. Non c'i bi.sogno di scomodart: Spengle.r e Huutnga per seoprire che la no.stra è un'epoca da 1i.rtema.z:1on• eru.d11a piuttosto che di intuizione creatnce. Baita sJo– ghare un qualunque hbro e di cultura•, 1n qualunque cmpo, dalla filosofia alla med1etno e dall'economia alta letteratuTa, per oedere le note esphca,1os, erittch• e bibhogrofieht: soorabbondore .tul testo in modo e.ior• buonte. Ch1 ouole ,cnuere une riga deoe eorredorfo di pagine di citazioni che faec1ano rifenmento a lutto i~~:, 1 : :!,te s~~~; ~ 11 ~e;!1!~ 0 Ioorg:~o~~~a S~~ifur~~= non la1e1a entrare nenuna nuova affermazione. E que– sto, naturalmente., accentua .sempre più l'e,igenza ddla speeializzazione, lo quale, a sua volta, rende ,empre più rigidi e pesanti il controllo critico e l'analisi eru.– dila. Quale spazio redo per iI nuovo1 Accanto aHo filosofia e alla storia ,ono sorle la filosofia della stona e la stona della filosofia. Ma .sono gtd note inventate, o potrebbero benissimo essere 1nventott: domani, la srorio: de.Ilo filosofia de. Ha storia e la fil'Olofia dello storia della filosofia. n ptocedimen.to può continuare al1'1nfin1to. Afa a cosa ap proda dt uer omente altle per l'uomor I matticatori d1 brodo non corrono il ri.schlo di stror :arsi. Tutt'al più mu.oiOl'IO lentissimamente d1 Jame., senza nepptare aceorgenene. Lo. gronde illusione denvat<J daU"eso,-per11to forma– linno dello: ,oc1età eontemporanea è lo: fiducia che I sa.sterni, le utltu..."1oni, l'organizzazione. la struttura. U meeean ismo dea eonlrolli pouano supplire allo man– ean.za di 0110, dl convinrione, d1 entu.sia.smo. Mentre non pouono che. respingere più in ld, e aecumulaTe, i. nodi. per un i-ngorgo definitioo. SERGIO QUINZIO Nella ha un periodo tem– pestoso dì crisi. d1 terrori. di rimorsi. cerca di trovare un rifugio prima tra le braccia cli un giovane co– munista. Libero Blgazzl. figlio di un ex compagno di Giovanni che ora lo di– sprezza; ma si rende conto che il giovane (che è ap– pena uscito con I suol dal carcere dov e è sta to sotto l'accusa di esse.re un re– sponsabUe della m isteriosa uccisione di Malesci) la ha avvicinata solo perché sa dei suoi rapporti con Folco e vuole avere notizie che permettano a lui e ai suoi compagni di difendersi da altre accuse. lnfioe ella ha un'avventura sordida, av– vilente. col losco fascista Neri, col quale Giovanni tenta di avviare un rappor– to di commercio. Tra lei e Giovanni è un'ultima vio– lenta spiegazione: ma eUa g1i 'ha appena detto il suo disprezzo. che 1a Poliz ia Irrompe nella sua ca.sa e arresta il CorstnJ. Ingi u– stamente accusato. insieme al Bigazzt. e persino al mite e tranquillo padre di Nella. di far parte di una cellula comunista. Poco do– po Nella apprende che nel– la sua villa Sopravigone Nini s'è svenata nel bagno. ma non le perviene 11 bi– glietto - lo ha distrutto 11 figlio Fernando - nel qua– le è !orse la chiave di tutto U dramma. quello della morte di Malesci. E' probabile che n letto– re non riesca rulla sola scorta di questa storia a tarsi una vera Idea del ro– manzo. Essa Intatti non è cbe uno schema: il roman– zo è invece nella concentri– cità delle storie del vari! personaE:gf e in certi valori emblemaUcl che le loro vi– cende assumono. Tutto U dramma è nell'impossibili– tà di questi J)er&Onaggt pratolin1ani di uscire dalle contraddizioni moraU e so– ctaU dalle quali sono con– dizionati: Giovanni è il piccolo borghese Incapace di difendersi e di difendere le ragioni ideali alle quali Nini e Folco sono certo personaggi emblematici di una situazione storica. e appunto per questo l'affetto crepuscolare ce nel riguar– di di Folco non senza una punta di estetismo. che non è tuttavia criticamente centrato: nel fascismo è senza dubbio un tale esteti– smo. ma oecorreva metter– ne in rilievo la negatività assai più che Pratolini non abbia fatto) dello scrittore anche per queste sue crea– ture diventa una concessio– ne arrischiata. una soluzJo– ne di continuità di quella che è l'Impostazione storica di tutta la grande t~la. dove appunto Pratolini sa– crifica alla e grande tela•· Era un sacrificio necessa– rio? Non s1 può non dare una risposta positiva: Pra– tolini ha affrontato vera– mente. con estremo rorag– gto, una società italiana che non è una società da romanzo. perché I suoi tabù moralistici. le sue domma– tlche Istituzioni. n partico– lare giuccte.rd.lnlano lo ne-– gano al roman7.lere, gli ne– gano cl~ U "'romanzesco•. TI coraggio del romanziere. tn llalla, è a ppunto ln un lmpegoo di affronta.re ll particulare, di entrarvi den– tro. Pratoltnl lo ha tatto. FERDINANDO VIRDL\
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