la Fiera Letteraria - XV - n. 19 - 8 maggio 1960

Domenica 8 maggjo 1960 LA FIERA LETTERARIA SCRITTORI IN PRIMO PIANO Giuseppe Dessì: Le predizioni di Raflì O gnl anno. quando s'avvicina l'es a– te. mi torna in mente Rafii con le sue predizioni. Ram se ne. sta tutto Pinverno a sc..""Utare le stelle e a fa•e cal– coli nella sua specola, e quanèo poi viene l'e..c:tate cominciano i disastri. Da molti anni ormai il famoso cultore di scienza cosmica scruta il cielo col suo cannoc– chiale. specialmente durante i mesi in– vernali. quando, secondo ogni apparenza. la vita sulla terra rubisce una sosta e i semi s.i gon!iano sotto le zolle. E' in que– sti periodi di stasi che nelle notti chiare. rarissime sulla pianura padana, Ra!lì punta al cielo il suo cannocch..iale e pren– de appunti. E' allora. nelle notti se:-ene e fredde. che legge nelle stelle i disastri che si sca– teneranno sulla Te-rra immancabilmente dopo il solstiz.io d"estate. Questo ace-ade da quando i Caldei e gli Egiziani impa– rarono a leggere negli astri il destino de– gli uomini. Tutta,;a nruziaz.ione di Ram ebbe luogo proprio d'estate. al tempo del– la sfogliah.r.a del granturco. quando le donne. sedute in circolo attorno ai grandi mucchi di pannocchie. cantano in coro: Bé.la bu.tdèla. Ed è da ciò che deriva a questo profeta di disastri il suo fondamen– tale ottimismo. Perché Rafli. a dispetto di tutte le sue predizioni. è un ottimista. * Da ragano, infatti. durante i mesi in– ,·ernali. non aveva a1cuna possibilità di scrutare il cielo, e do,·eva starsene chiuso in casa. a covare la sua vocazione. Se fos– se stato figlio di slgno:i, probabilmente avrebbe 5egu.ito un corso regolare di sto.· di e sarebbe diventato un matematico o un astronomo: ma essendo tiglio di brac– cianti, non ebbe possibilità di scelta. I parenti lo allogarono da un ebanista per– ché imparasse U mestiere. e lui ne appro– fittò per fabbricarsi un cannocchiale. Si può dire che lo abbia !"iscoperto e reinventato: perc~é si se:.; di un tubo di cartone e di un paio di lenti. che adattò dopo molte prove. e che potè sperimenta– re solo quando tornò la buona stagione. Intanto. durante le lunghe ve~e. nella stalla riscaldata dal fiato delle mucche. a,·eva cominciato a studiare Ja matemati· ca sui testi più disparati. e le altre disci· pline che. a suo dire. sono il fondame.--:.to dell'arte che gli permette di leggere il fu· turo: l'astronomia, la meteorologia. la geo!ìsica; e altre dai nomi meno ortodossi da un punto di ,·!sta rigorosamente scien– tifico, come la cosmobiolo~a. la cosmopa– tologia, e via discorrendo: tutte cose che sono strettamente imparentate con il can– nocchiale di cartone che s'era fabbricato con le sue stesse mani, e che tuttavia gH pareva molto più eificiente del telesco– pio delPosse.vatorio di Merate. Con questo tubo Ra.fl.1. appoggiata una scala a piuoli al muro del casolare pater-– no. saliva sul tetto. e stava ll appollaiato 1unghe ore. ment:-e le donne sfogliavano grantw:co cantando e chiacchierando. Se si fosse trattato di un uomo. invece che di un ra~az:zo. probabilmente lo avrebbero spedito a Imola, prima o poi. al m<nicomio pro,inciale; ma trattan· dosi di un ragazzo. lo lasciavano fare, tanto· più che ave,·a la precauz.ione di levarsi gli scarponi eh.iodati per non romper ]e tego!e. E così. ogni none. do– po cena. le donne guardavano quella figurina nera che armeggiava con il hm· go tubo contro lo sfondo del cielo s;tellato. Quel che vede\'a, nessuno riusciva a !i– gura: -se.lo . Stelle. Ma come si presentasse– ro ai suol oedtl dentro il fuligginoso stru– mento, non lo sapevano da,;.-vero. F.:-a– no sempre stelle. e non potevano avere niente di diverso da come le ,·edevano a occhio nudo dall'aia. Cosa mai pote\·a trovarci di cosi speciale nel1e stelle per stare a contemplarle zitto per ore e ore1 per notti intere? sputo senza levarsi di bocca il sigaro to– scano. Alla fine. una sera, uno montò sul– la scala. chiamò: ..Psss! psss! •. pian pia– no, come se sapesse -che la cosa che il ragazzo stava fissando col cannocchiale poteva volarsene via. svanire c<>melo stri– dio del grillo quando un passo s'avvicina sulla gb.iaJa. Rafll lasciò die il curioso mettesse l'oc– chio alla lente; e quello guardò. Le stelle si moltiplicavano, sciamavano come un immenso nugolo di moscerini illum.inatl da un riflettore, trascorrevano. si ro\'e– sciavano sul buio dell'infinito. davanto il capofiro. Il tipo chiuse gli occhi e cauta· mente. a quattro zampe, rinculò fino alla alla scala. si aggrappò saldamente agli si.aggi. e riguadagnò terra stordito; poi t;npersonaggio d'altri tempi * cli ALBERTO BEJilL,1CQIJA Il nome di Giuseppe Dessl fu tra i prim.z scismo tn un piccolo untro wbano della aef- apparire in questa nostra rubrica, f10!:0 Sardegna o, meglio, come si configurarono più di un anno fa; ora noi lo ripropoma- e maturarono quei sentimenti e quei falli mo all'attenzione dei nostri lettori per due ~. coinvolli r.ell incalvue delle circostanz.e motfri: sia perché • Scrittori in primo pia- sociali, presuo nome. di fascismo e di an– no•, dopo aver presentalo quasi 11na citr rifascismo. Protagonista della vicenda sarà quantina. di autori, intt!nde riccmi11ciare un ufficiale dell'esercito, clte si ritira ad il suo ciclo, sia perché• Giuseppe Dessi, in amministrare il patrimonio della moglie. qi~i ulrimi mesi, 1uJ visto la sua arte Egli si trova schierato, iu un primo tempo, narrativa dfrentare, ancora una 1,-olta,dalla parie dei fascisti e poi dalla parte argomento di viva allualità culturale, do- opposta, sempre convinto di aver mante· po la pubblicazione dei suoi noti • rac- nuto rigorosamente la sua couenz.a. fe~¼ne11tCU:f;/~~: ~ ~=s~i ~~;:::. n~": ."i°';,~':J°'dia ~'/o'7: 0 J!:r';i'::s,~t 0 1:u 'J:o~,!:t~ss~::,e adjk> ~::or:el:!r/o~ co~; i~~~o.41. ~to 00 :i~,~~~~~~ • San Silvano>, e .Uichele Boschino • e, • !,,e- pred_iv.om dt Raffi •·. Coll<?C4!0 ~ nfi· probabilmente, anche. • I passeri., che m~o. sottilmente ne.Ile d_"!fenszom d~ una De.ssl ,•orrebbe riscrfrere). »umatura teneramen!e linea e ~orrzdenle, /n qrtesli ullimi tempi, Dessi ha lm·orato Raffi porta ~dosso ti profumo dt uru::z ter- 7o110, e praficu:menre: specialm~~e eh~ ~en~:Utl~«:/t :i• 0 ':':i'J;:;, ,,~~r:;~cech: 1 s~ i~ d amma (o . accon!O. drammatt ) . brano appartenere ad altri tempi. Il rac– rzpreride _ alqm,u motn'l fondamentali d1 conto. degno 1,•eramente di apparire ili an· wia stona gid no!a, • 0 fraJza •· Tra ~• tologia, offre, tra l'altro, un vali.do spunto un mese al massimo, zl dr~a sard ultt· per trarre alcune considerazioni di ordine mato e consegna!o a~la seuone P!OS~ della generale.. L'equilibrio e rumiltd conducono • RA_J. •~ co~ ti ltlolo, prcn.-vi.sono, di Dessi a percorrere la propria srrada let· • Solitudine di Oreste •· . teraria, al di là ài ogni tentazione arri- Subito dopo, Dessl porterd a termine un schiata e di ogni spe,Jmenta/ismo, potreb· romanz.o, che uscirà in un \'o/1une com- bero ben essere dz insegnamento ai più prensivo aJ1clze da • II Di.seriore~- L'am- giO\·ani: a tutti coloro che sono ancora biente ~ lo stesso del disertore e lo stesso impegnati a risolvere un loro problema d1 il tempo in cui si n-olgo,io i falli, colloca.t, fondo: cioè oome e.ssere coerenli ,iel dire nella co,:citata atmosfera della fi,2e della_urie cose, nell'esprimere un detenninat'! prima guerra mondiale. Gli intendimenu mondo. Seguire l'esempio di urti scriuon, del nuO\--o romanzo di Dessi hanno in sé come De.ssl appunto, può es.sere un modo umori nuovi e, sopratutto, un inedito sot· valido per formarsi ef{icacemenle una co– tosfondo di n·cerca_ Lo scrittore, infalli, scien::.a. si propone di raccontare. com'è ,iato il fa· ALBERTO BEVIL~CQUA • L'è matt •· dicevano i ,·icini di casa seduti a prendere il fresco. Perché !..Dtanto la sfogliatura era fini– ta .eran finiti i Ia,·ori dell'aia e stava per Unire anche l'estate. Siccome a lui che sta,·a sempre sul tetto non -lo potev~o chiedere. lo clùesero al padre. cosa mai guardava il ragazz.o. ma il vecchio si li– mitò ad alzare le spalle filando un lungo barcolloodo andò a sedersi di nuovo sullo scalino. accanto aili altri. • Cosa si vede? >. gli chiesero. E lui fece c<>n la mano un gesto circolare. ab– bracciando Porizzonte e l'inesprimibile silenzio del cielo. .. Tutto ... disse. a SI vede tutto! >. Poi anche altri saliron sul tetto e vollero ,·edere. nelle notti succes– sive, facevan la fila, e confermavano che, ne1 canIX><:'C?liale di RaflL si \.-"edeva tutto. Finchè ci andò una ragazza e disse che a lei le stelle. viste attraverso la lente. sembravano cicale. E gli altri fece:-o eco: .. Giusto! sembra.no cicale•, trovando una somiglianza tra lo smarrimento che dava la contemplazione dell"lnftnito bru– lichio di stelle e il canto delle cicale nella pianura sotto il sole meridiano. Cosi. a poco a poco. a Faenza. si abituarono a Ram. alle sue soste notturne sui tetti. al suo silenzio; e non si mera– vigliarono nemmeno quando. a un ce-to punto. cominciò egli stesso a dire che. col suo cannocchiale,. perlez:lonato nel frattempo, era capaoe di 't'ede:re .. tutto ~. Chi si attentava a metterci l'occhio. prova,·a lo stesso sgomento, e accettava senza discute.re le sue predizJoni. Infatti, Raro, che si era costruito sulla casa paterna una specola vera e propria. prolungava ormai le sue osservazioni nel· le m. iste:i.ose e solitarie notti invernali e cominciava a vedere qualcosa di molto preciso. cioè disastri. I disastri che si preparano durante il quieto inverno. E non limitatamente a Faenza. dove la vita. in genere, trascorre tranquilla; le sue predizioni investivano l'intero pianeta. • L'è matt! > dicevano i faentini ogni volta che preannunciava un cataclisma. ma aspettavano con cuore sospeso per paUI'3 che s.i rosse sbagliato. E lmmanca· bilmente qualche cosa. in qualche pa!"te del globo. accadeva. come poi si rilev8'\<-a dai giornali. Ma la con!enna clamorosa e definitiva della validità delle predizioni di Ram si ebbe quando annunciò con tre giorni di anticipo il terribile terremoto che rase al suolo la città di Santa Bar– bara in California. il 30 iiugno del 19?...5, poco dopo il solstizio d'estate. secondo le vecchie regole. I faentini esultarono. Rafll, dopo questa predizione:. div-e.ntò giustamente !amoso. Cominciò a colla· bora:-e a una quantità di giornali italiani e stranieri, pubblicò libri, fu fatto cava• liere della Corona d'Italia. e continuò :a predire disa ri con felice precisione. • L'è matt! > dicono f suoi concittadini con legittimo o:goglio: • L'è prop:-i matt! ~- * Qualche tempo fa Rafii predisse che. nei primi giorni di lu~lio. ci sarebbe stata un'ondata di delitti spaventosi, come se un ,·ento di follia spirasse col fiato d'estate; e nm.i. come quelli che tanti anni fa andavano a metter l 'occb.io alla lente del suo cannocd:iiale. dpeterono: a Vede tutto! vede proprio tutto! •· Bisogna ammetterlo: Rafll vede proprio tutto. Ci piglia. Non resta altro ché sperare. e aspettare che ,-«la qualcosa di diverso. alfine. E lo compiangiamo. Come deve sem· brargli monotona questa lunga contem· plazione di sciagure! e come de,·e se.m– bran:U assurdo e 1ontano il suo ottimi· smo, quand9_, ragazzo. dal tetto di casa, per San Lo:-enzo, vedeva moltiplicarsi nel cielo le stelle cadenti. GnJSEPPE DESSf' Pag. 5 Vlrpllo Cu:z::tl:Katu.ra morta N ESEMPIO D'ARTE E DI VITA * Le nature morte ·diGozzi di B. lll. DE A.l\GELIS Pittore. scrittore. pro– fessore all'Accademia di Belle Arti e critico mili– tante, la giornata di Vir– gilio Guzzi non de,·e es– sere con!ortevole: da qui gli deri\'a. da un lavoro senza requie ,·oglio dire. quella bruscheria di ca– rattere che ha reso al no– stro più di un cattivo ser– vizio. Di fondo malinconico. di cuore dolce. incredibile a credersi come la Pole– m.ic ~ 1:l furore sacro. per le cose dell'ane. riesca a mutare un agnel]o in lu– po: ed è il caso di Virgi– lio Guzzi. il quale, sapen• do ben leggere e meglio scrivere, affronta i pro– blemi artistici dell'epoca con la tes!a chìar-a, il cuo– re indomito e un coraggio temerario che gli ha pro– curato un fitto stuolo di nemici personali sempre più numerosi e importuni. Basterà accennare che Guz.zi non è stato nomina• to professore per e chiara fama>, nll'Accademia. per sottolineare la differenza che passa tra lui e i bot.– taiani (tra i Quali, s'inten• de. ('e n'è più di uno dav– vero di chiaro ingegno e nobili virtù). tra una lau– rea sudatissima da una parte e una fortuna sfac– ciata dall'altra? Sarebbe cosa di poco conto e di scarso interes– se, in un Paese in cui sia– mo tutti dottori. ma Guz– zi ha appreso filosofia da Giova1mi Gentile, e il suo latinuccio gli traspare tra le righe di una prosa che sembra grafita su antiche pergamene, tanto è seve-– ra. grata all'orecchio e al– la mente. corroborante e timbrata ella maniera clas– sica: eppure cosi ,·iva. ar– ticolata e moderna. Più. di un elz.e,·iro del nostro, lo adopereremmo ,·olentieri per una antolo– gia esemplare - e chi5Sa che altri n~n lo abbia già fatto. Di una personalità cosi complessa e ricca, e va– riata. difficile afferrare a primo slancio il capo del gomitolo: la matassa è di– scretamente imbrogliata. e a sdipannarla non sarà la• voro da poco. Infine. ,·e– dremo. poiché, questa ,·ol– ta. siamo decisi al ritratto del nostro amko. e addi· rittura al busto a tutto tondo, dispostissimi a pa– gare di persona. se. per errore di prospettiva, non riuscisiìmo nell'intento. Dobbiamo, per scrupolo di coscienz.a. rivelare che Guzzi ha creduto, sin dal principio, aL.nostro desti– no di pittore - ma sono trascorsi svariati anni da allora e non abbiamo pa– gato il debito di ricono- mo:nento. prima di intin– gere iJ pennello nel colore e di appoggiarlo sulla tela o sul cartone. Il mesti\?re di critico gli toglie buona parte della giornata. cosicché all'arte dedica or:nai il poco tem• Po che gli lascia la SCUO· la - poiché Guzzi Ja,·ora con imp-.?gno e dedizione, e gli allie,·i Io adorano, do"·e certi pittori lo dete– stano: (effetto scontato, del resto. a cuor leggero). :\la. per ritornare alla sua pittura. eh.i lo avrebbe creduto capace di affron– tare vaste pareti. e aff re– scare figure e miti. lot– tando con Io spazio come un f!'io,·ane ambizioso alle prime armi? (E andate'-; ad ammirare gli ultimi af– freschi dipmti con cuore generoso in un c. fabbn– ca:o > di Monte :\iario). ------------------------------------------------------------------------1 scenza a bella posta, per mettere distanza di tem• po, onde non passare per quello che non siamo,. e poter discorrere del nostro amico e della sua pittura, senza dovergli dire grazie ad ogni istante per quello che ba fatto per noi nel passato. Si, in Italia, sa– per reggere penna e pen– nello è una sorte ingrata. inumana - e proprio nel Paese di Leonardo e ).li– chelangelo. Guzzi sconta, anche lui, il torto di po– terli adoperare a mera\'i– glia entrambi - penna e pennello - senz.a trascu· rare l'epigramma e 1a ~a– tira. Non e questo che un lato de) ruo temperamen– to rii don Chisciotte, che lotta coi mulini a ,·ento per il gu.ito di raddrizzare i torti che aH'artP sono in• !erti da tropi::,: malinten– zionati avventurieri, onde potersi umiliare di fronte al quadro di modeste di– mensioni. attento alla mi• sura, al giusto accento. al– la sordina applicata al e1r lore per un rispetto, un pudore, una religione da primitivo (senza candore, ahimè, e con l'irritata. \'l– gile intelligenza che non gli consente il minimo er• rore ...). l'i""ELCEl'frENARIO DELLA * -ASCITA Oniaggio a Husserl * di BE ~A.TO UUCCI ln occasione del centenario della nascita di Ed.round Husscrl, nella sua collana: La Cultura lil casa editrice Il Saggiatore. di Alberto Mon· dadori ha pubblicato nel gennaio dell'anno in corso un Omagio a Hu.s.sul, conte· nente undici saggi di vari filosofi. • Regista > della pubblica– zione ~ stato Enzo Paci, il quale ba premesso alla silJo· ge una nota in~uttiva. ed ha posto come pnmo scnuo il suo. solo perché, egli dice, esso ba un carattere intro· dutth'O a tutto il \'Olume. Ed infatti il saggio ci mo– stra • il cuore> della specu– lazione filosofica del grande maestro tedesco, il creatore d e 11 a Fenomenologia, me– diante l'analisi del concetto in cui la fenomenologia stes– sa s'identifica: la vita. Più r:as~~:1~io 1: !:~;.Cllm°; · un ritorno alla vna, ntorno su se stessa, un ritorno che presuppone l'a!]~~naJl!Cl)tO dal proprio pnnap10 n.tale, anzi la perdil3. ~a qw . la necess-idt di una ncostruzi0+ ne e ricostiruzione, dopo che la ,ita si perde, si stanca, mo~i epigrafe allo scritto, il Paci cita le nobili parole rivolte da Husserl m_orente alla suora AJdegundJs, I~ quali riassumono il ~ di tutta la fenomenologia, ~I– le quali parla, per cosl dire, essa medesuna: • Non sape,:o che fosse così difficile ~o~– re. Mi sono sfo_rz.at~ di eli: minare dalla via vita O&Ill \'anità. E proprio ora: dopa c.he ho percorso la nua \'lta nella coscienza della respon· sabilità del mio compi.to , .ora ché nelle c:onfercnu. cl!, V1~– na e di Praga e nel mio aru– colo Die Krisis der eur0+ pai.sc} ien Wisse.n.scha/1e.n, pe.r la prima rnlta ho. espresso ciò che ,-cni\'a propno da me, ldel tutto spontan~ent~, .e ho costituito un p1ccol(! !Dl· zio _ ecco che .devo. mte:– rompermi e laso~ il rruo compito ioademp1ul0. Pro– prio ora, alla fine, .ora eh~ SODO finito. so che dO\TCl ricominciare daccaJ?O- •· Al saggio del Pac~ seguo(!O nell'ordine quello di Anton!o Ban.fi. già comparso nel 19.,9 sul numero della R~-i,e lf!• re~oruzle. de PJulosophi_e e dedicato ad Husserl,. n· guardante la fenome_nologia e il compito del pensiero con: temporaneo; di Sofia Vanru Rovighi, che troVa. una fonte remota della tcona husser· RASSEG 'A DI LETTERATURA TEDESCA A CURA DI GIOVANNI * Da Mnsil a torto - criticato e Ucciato dal Holthusen di ipersaggi– smo. E anche l'autodifesa del Musil (e non importa ciò c.he si rappresenta, ma come lo si rappresenta>) di\riene un'au· toaccusa, perché, appunto, la ,-era rappresentazione non è la pura espressione verbale, analitiea.mente considerata, ma è l'espressione sintetica che in\'este tutta l'opera. * a Brecht smo e aJ marxismo fu soprat• tutto fede in una ideologia Ì-d~~o~e ~:~ef~\'O= rale del popolo e preservare la pace. Il suo ~ un umanita– rismo rl\'oluzfonario, ed egli lo vive in personali stati d'animo non sempre aderenti al credo ufficiale. L"ideologia marxista, di\'eouta in lui pu– ro sentimento, servi. a stimo– largli l'estro poetico. Docile al momento ispirath-o l'eterodos• so e anticonformista Brecht evade sovente dalle astr.i• rioni dogmatiche di una dot– trina politica. Anche per Ju.i ,•aie l'esig~ del: • si vis me 0ere, dolendum est primun ipsi uòi •· Unicamente questo canone di Orazio (autore che il Brecht amava leggere), po· trà c.onfermare, di \--alta in \'Olta. la legittimità - in sede estetica - delle liriche bre~ chtianc. Quanto alla poesia, essa non può essere che brutta o bella. Goethe disse appunto. • Poesia politica, poesia brut· ta •· Quando poetando i1 Brecht si dimentica dei suoi do... eri di artista e infranee le eterne leggi della fantasia, pecca contro Ja bellezza, ma le sue stesse liriche sono h per ac:cusarlo. Chi Jeu:a, per citare un esempio, lQd.e. del partito: • Perch~ chi è uno ha due occhi, il partito ha mil– le occhi: / Il partito ,--ed.e set· te Stati, / chi ~ uno ,-ed.e una città. I Chi è uno ha la su3 ora, / ma il partito ha molte ore! / Chi ~ uno può essere distrutto, ma il partito non può essere distrutto, / pc:rcbc è l'a\'anguardia delle masse: e condu~ la sua lotta: con i metodi classici, che sorsero , dalla coscienza deJla realta >, pro\-a il disgusto esteti<:o che infonde un pezzo di piatta prosa propagandistica. Qui e in tanti altri pezzi, il poeta è assente. E' in,-ece vi\'o e vivi– do nelle liriche dove; il Brecht canta per schietto impul• so di cuore e fantasia. Si ,·e• ciano Il susino, Gli uccdli mi– grano, Il ladro di cil.ie~ , Il ritorno, eccetera. I...euiamo Prima~ra /93&: • Oggi, mat– tino di Pasqua: una impro,·• visa bufera di ne-.-e ~ passata sull'isol2. I Tra le siepi già ,·erdi c'era neve. Mio fi&Iio / mi portò ,--erso un maero al– bicoa::o lungo il muro di ca– sa, / via da una strofe doye a dito indica\"O chi erano / a prepararla una guerra che / il continente, quest'isola, il mio popolo, i miei e me stesso / pote ... a sterminare. Senz:a pa– role / abbiamo messo una te• la cli sacco sull'albero c.he ragge]a,-a •· Posta sulJo stes– so piano di Lode del partito, Pri.nurve:ra /938 la stronca con la sola sua presenza. Basta, dunque, la semplice Jettura a sce..-erare pscudoliriche dalle liriche genuine; e anche a confutare ogni faJsa proposi– zione teoretica del BrechL Spesso anche l'andamento discorsivo e raziocinante, la lingua scabra e disadorna, la sostituzione del ritmo regola• rt e con un \'::\~o numerus determinato dal gesto c.he ac- B~~~f~~dL ~,~ co), 1'3Cttllto posto più sul contenuto che sulla forma e il proposito di insistere sul– l"elcmento didascalico hanno una funzione eminentemente estetica e non sono sempre esiacnzc alloim di realismo socialista. La continw preoc– cupazione del Brecht ad esprimersi con la mass.ima chiare:z:z:J. e semplicità, ad evi• tare tonne in\'olute, ermeti· che, arbitrarie. C'\-ocath-e ed allush-e può, invece, esercita– re suggestioni benefiche sopra I' odierna lirica sperimentale, spesso informe, oscura, sur– realistica che - strano a dir– si - è colth'ata tanto ad est che ad ovest dell'Elba. Sotto questo aspetto si accosta a quella implicita ne.I concctlo di lirica d'uso (Gebrauchsly– rik) formulata da Erich Kast· ner. Quanto alle liriche brechtia• ne del primo periodo, pur a\-cndo note comuni con la poesia dcll 'espressionismo, s.i staccano da esse per un pi• glio g3gliardo e spavaldo ( De.I povero B. B.), per imma&ini ed osscn-azioni di abbri\f'i– dentc ribrezzo ( De.Ila raga::,:,a annegala) e per una c:crt3. no– stalgica dolCC12.a (Ricordo di Maria). Quanto alla s«onda di queste liriche (. Della ra– gazza annegata•), va notato che essa ha sublto, in qual• che punto, la doppia sugge– stione di Ophelie di Rimbaud e di Ofelia di Gcorg Heym, nella quale si a\'\'Crtl\'a già qualche ,-aga reminisccn.za del poeta francese. * L'edizione cinaudiana di Poule e Canzoni è eccellente c°~a= C:!i :Co: : Fr:~~~f~J~~~ siorti sono fedeli e in genere poeticame:ntc valide. Lode,,·ole il suo proposito di affronta.re le difficol~ di una v,ersione artistica c-.be superi la fase puramente filologic:o-cscgeti– ca. E c'è da compiacersi che egli sottolinei espressa.mente, nella prefazione, la necessità di un ritorno alla tradirione che impegnava i traduttori • anche sul terreno ritmico- metrico». c. N. Nato pittore, chi non ri• ·corda la sala che Oppo gli dedicò alla Quadrien– nale di circa 20 anni fa? Questo, per significare agli sm~orati che le ragioni critiche non hanno mai adombrato quelle dell'Ar– te, e mai turbato una vo– cazione effettiva per il co– lore che ha rappresentato per Guzzi l'elisir di lunga giovinezza e di portentosa fedeltà a un destino con– trastato dall'epoca più che dagli uomini malfidi e ma• ligni. Con quale risultato? Una vis.ila all'VIII Qua– driennale svelerà l'enigma - dove le nove e nature mon.e " di \'irgilio Guzzi documentano, con ritrosa e segreta persuasione, la storia di una pittura che è passata per veri fuochi. prima di decantarsi e ri• tornare alle origini di un tonalismo cez.anniano di timbro aspro e risoluto. scansione esatta. partitura armoniosa e riluttante. perciò, elle attrazioni fee– riche delle scuole e scuo– lette di oggigiorno. Bene ha fatto Virgilio Guzzi ad abbandonare certi riferi– menti di un post-cubismo impressionistico che ri– cordava alla lontana il mi– glior Van Gogh, e di ri– tornare agli antichi amori. ormai consolidati dalla storia, al suo nativo cam– pire, alle audacie control– late di una lezione conge– niale al suo temperamen– to originario. In occasione di una ,;. sita aJ suo studio in \'ia Margutta, ci capitò di no– tare suj muri dello stan. zone certe ingenue e equa– zioni:, di colori Crosso e blu. nero e giallo, bianco e marrone, ,·erde e grigio) appuntate per monito più che per gridare alla sco– perta: e ci parve lezione costante cU umiltà, quasi di preghiera ripetuta ogni Allievo di Artaro Daz– zi. per l3 scultura. a 12 anni. Guzzi è il contrario deU'enfant prodige, poi. ché egli penetra appro– fondendo. e. ignaro di trucchi. vuol rendersi sem• pre ragione di quanto gli accade. Il suo e odio" per l'arte astratta deri,·a dal– la coscienza morale che gli impane certi impera– tivi categorici. Insomma. per lui, ogni azzardo (ca– so, casualità), è nemico deU-Arte. !Chi oserebbe dargli torto?). E' fedele a certi e sog– getti :, che sono vere e proprie scelte di elezione, e cosi per la e natura mor– ta :, che. esposta alla pri– ma mostra sindacale del Lazio nel '26. gh ha pro-– curato il primo riconosci• mento da pittore. avendo. come avrete capito, ab-– bandonato subito la scul,. tura per la pittura. Quella natura mona è madre del– le attuali ~ste all'otta• va Quadriennale e testi– monia di una coerenza. di un limite. di una vittoria conseguita passo passo, pennellata dietro pennel– lata. Per aver studiato a lungo e con amore Spa• dini, in un eccesso di pu– dore rinunzia ai ritratu di bambini (uno ce n·e. del !rateU,,:, allora te.nero. che è un v~ro capolavoro) in cui sarebbe diventato maestro. );eJ '40. insieme con Fazzini, Tamburi, Stradone (ottimo il ritrat– to dle in quell'epoca il nostro ne dipinse), Gut– tuso, Monta.narini. Ziveri espane alla Galleria di Roma - e i compagni stessi 1o lodano. facendo eco a Oppo, Cecchi e al• tri pochi che. per essere spiriti liberi, ne accettano la pudica lezione di stile senza incen.ezze. Trent'anni di pittura parlano per Virgilio Guz– zi e raccontano la sua vita appartata, ùa cenobita, che non si è rifiutato alle espe– rienze moderne: solo che i maestri se li è scelti da par suo, con risultati oscillanti. ma positi,;.;, e non privi di quell'audacia generosa senza la quale sarebbe inutile intinger pennello e sporcar tele ln questo senso, la vlta. e l'arte di Guzzi ci sono d1 esempio. nonostan~e i ne– cessari errori che ce lo ren,jono più vulne.rabile e qutndi più umàno. R. M. DE ANGELIS

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