la Fiera Letteraria - XV - n. 16 - 17 aprile 1960

.Domenica 17 aprile 1960 S T~L~ BIAXCA era_ una motona,·e di pu:eolo cabotaggio che riusciva a dare a ,,\·ere a cinque marinai. nativi. di Pozzuoli e parenti tra loro. U pnmo a,·e\·a funzione di coman– d~te, il secondo di nostromo. il terzo d! ma~U:1ista, il quarto e il quinto d1 semplici marinai. \"i era inoltre un ragazzo tredicenne Gasparino. che fun– ge,·a da servo di bordo . Tutti e sei. giunti in ~n porticciuolo, s1 tras!_o17?a,·ano_ in facchini e in pro– cu:-at~ri. d1 af!an: e solo in questo mo– do. d1v1dendo accorào e lavoro. Stella Bianca riusci,·a ~ navigare; perché pur 5empre un na\•1gare era. nonostante tutto di quel m.3re. che andava da Poz.• zuoli a Procida. fino a Ch·itaveccbia e Gaeta, fosse loro familiare. Si conside– ravano pescatori. trasportatori. via ma– re. di merci. come i camionisti lo sono via terra. L'equipaggio della Ste1la Bianca di solito la sera rientrava a Pozzuoli e at– traccava alla misera banchina come una qualsiasi barca da pesca, da cui diffe– riva per una magl:lo:-e stazza. giacché quanto a primortlialità di mezzi. oltre al diesel, non ave\•a nulla di diverso. Ma il vero. costante pericolo era la m~nc~ di lavoro, che è un po' la ep1dem1a sempre in agguato in quella zona di mare. In quell'anno. dopo un autunno in cui si erano realizzate poche migliaia di lire di affari, }"inverno si era pre– sentato disastroso. Esclusi i barconi da pesca, che vanno mendicando lungo le rive la e mauamma • lasciata dalle do– lose lampare. le piccole motonavi. non potendo spingersi per lo scarso tonnel– laggio verso la Sicilia e la Sardegna.. dove \"i sarebbero state buone possi– bHit.à di affari. erano restate ail"or– meggio, inoperose e spente, come car– rozzoni di zingari. I padroni le a,·e– vano coperte di Incerate e se ne erano andati a giocare a carte e a bisticciarsi nei caffè. Don Aspreno, l'amministra– tore, come gli piace\·a farsi passare. non era riuscito a far rh·emiciare lo scafo; e il macchinista. Nicola Spirito. non a\·eva potuto tenere la revisione a fondo del motore. che ne a\·eva ur– gente necessità. Soltanto un buon ordì– .nativo di lavoro Avrebbe potuto risol– vere U problema quotidiano dei cinque marinai comproprietari di SteUa Bianca e, via via. rendere possibili quei lavori di capitale im~rtanza per le future navigazioni. * L'occasione, non certo idealè', si pre– sentò all'improvviso e il Comandante non se la la.sciò sfuggire. Una mattina era stato avvicbiato dal ragioniere del– la F.R.I. che gli disse: e Caro coman– dante, che fai. guardi !"erba crescere sul mare!>. Il C!)mandante gli rispose con un sorriso diffidente. Conosce,·a l'uomo. Era un sen·o contento e si ritene\·a un sub-padrone della F.R.I. e Siete dei tipi strani qui a Pozzuoli. Per voi veramente ci 1torrebbe Baffo– ne. l\Iorite di noia, di fame, di stenti, e poi se vi si offre di mettere i barconi a mare niente da fare... Noi saremo costretti tra pochi giomi a rivolgerci ai torresi per far trasportare il mate– riale da Conca a Pozzuoli •· - Che materiale? - fece il Coman– dante. - Che ,·orreste trasportare burro e mozzarelle! Sarebbe troppo facile. Si tratta di pietre per il cementificio o hai le mani deUcate. - Pietre? - esclamò il Comandante e sorrise ironico. Sorrise per tutta la notte insonne. Né parlò alla moglie. né parlò a se stesso: e ammise che, tutto sommato, l'altare gli con,·eniva. Ad affare concluso disse ai compagni: - Ho accettato. senza chi edervi con– siglio. Ma bo creduto di far be.ne. - Ci toccherà di lavorare il doppi o per una paga normale, ma a conti fatti, siamo in febbraio, e avremo lavoro continuo fino a giugno, pronti per la trasforma– zione della Stella in motonave per pas-– seggeri per Prodda e Ischia. Non ri– spondete? - E chi ci verrà dentro - disse il maechinista - dopo Io scombino delle pietre? - Risparmie~mo. E c'è da rispar– miare. A giugno la daremo a Giorgio Palo - era il capo di un piccolo can– tiere - Ho parlato anche .con hù. Dice: che la barca è in ottime condizioni. Ci penserà lui a ridarcela nuova e rin– forzata a dovere. - l\Ia che state a pensare - esclamò il vecchio Aspreoo - Consièeriamo1a una grazia di Dio e questa sera accen– deremo il fuoco in casa. L'ultima parola )'aveva sempre il vec– chio, che era un vedovo vivace e pieno di buon senso. Gli altri non aspettavano altro per essere d'accordo. E non è mai capitato che gli operai sfuggano al fa– scino di un lavoro continuativo, specje quando escono da una lunga carestia. Si vide Gasparino scendere a terra per andare a comprare due litri di Gra– gnano, offerto dal vecchio nostromo, e ridiscendere più tacd.i col bottiglione vuoto. U macchinista fu contento, aven– do urgente bisogno di denaro. La mo– gHe gli aveva partorito dolorosamente da poche ore il primo figliuolo e ne era uscita mortalmente indebolita. I due marinai, anche sposati e con figli, non versavano in condizioni migliori e, quin– di. ciascuno dei cinque ebbe una ra– gione per tornare a terra, sent~dola sotto i piedi, La faccia del capitano poi somigliava a quella di uno che ba vinto alla lotteria. A cena, discusse a lungo con la moglie. Prese carta e ma– tita. calcolò le s~e. il guadagno lordo, il possibile ammortizzamento, il netto; a giugno sarebbe stato il comandante in uniforme della più ,·eloce motona,·e privata del Golfo. Sulla Stella Bianca, c'era spazio per un altro albero mo– tore, per accoocian,; due salottini d~ prima e seconda classe con poltrone di vii pelle. Ciò che ora era solo una sporta galleggi.1nte teneva però bene il mare in cui era stata destinata a vivere. Il Comandante discende\·a da una an– tica famigla di peScatori. Da ragazzo era stato sul barcone del nonno. poi su quello del padre e poi era saltato tutto in aria nel '42. La Stella Bianca non l'avevano ereditata lui e il cugino macchinista. Era stata pescata durante le settimane dei bombardamenti mentre andavano sotto acqua in cerca di cefali da infilzare per cucinare qualcosa. Fatta la scoperta. ritornarono per tre mesi su quel fossò d'acqua. Per no\·anta gior– ni si calarono a dieci metri di profon– d1ta, aiutati dagli altri tre delrequipag– gio e quando la portarono a galla, su quel legno più tondo ~e lungo, mu– schioso e spugnoso, spiccò una stella LA FIERA LETTERARI~ * SCRITTORI IN PRIMO PIANO Domenico Rea: Stella Bianca bianca. Per farla dh·entare quella che divenne ci vollero altri tre mesi: pane, sacri!ici. digiuni. il la\·or 0 di tutti, per– sino delle donne, un lavoro uguale a quello di un _.medico che tenta di ri– mettere in moto i oolmoni d·un bam– bino asfittico. E qu'anto per la prima volta prese il mare. tra Procida e Ischia. Stella Bianca sembrò un grosso e tozzo carretto di terra-ferma. senza ruote. con un alberello in mezzo e uno straccio per bandiera. II resto venne dopo. mantenendo i ~atti coi clienti, rispettdlldo la puntua– htà, migliorando di mese in mese la capacità del motore e la nervatura del battello. No n fos se stato così. il ragio– niere della F.RL non si sarebbe fidato di Stella B ianca. * Fu un giorno di febbraio quello m cui Stella Bianca parti alla \•olta di Conca dei ?I.Iarini per effettuarvi il pri– mo carico di pietre. Nel porticciuolo di Pozzuoli c'era un insolito mo\·imento. Un buon augurio. ti salone del barbiere era aperto: l'impiegato del dazio anda– \'a in giro tra la gente col timbro e il bollettario: la coppia delle guardie di finanza son·eglia\·a coi fucili in spal– la. li ragazzo del distributore caricaça i bidoni procidesi che si portavano la benzina buona sull'isola e tutti si da– van da fare intorno al postale per Ischia. Una ,·era na\·e questa, che. quando se ne andava. si lascia\·a dietro il deserto. IJ nostromo e il comandante vollero perciò salpare prima del postale, per la· sciarsi una spiaggia allegra alle spalle, e il grande barcone, col suo onesto bat– tito, prese il mare. Puntò verso Capri e scompan·e. Scampan·e alla vista del– la gente; ma, loro, quelli dell"equipag– gi0 restavano sempre insieme. Disgra· ziato il macchinista, costretto a passa· re le sue giornate accanto al motore in solitudine. Xella cabina di comando. che aveva una \·et.rata dinanzi. stavano gli altri quattro; il comandante, il pri– mo marinaio al timone, Don Aspreno coi Jibri dell'amministrazione sulle gam– be e il sen·o di bordo a imparar l'arte del timone. Ciò av'\·enh·a quando si era già in piena na\'igazione, assolto ogni altro ser\'izio. Sul mezzogiorno il ra– gazzo scartocciava le merende che cia– scuno portava da casa e le distribuiva agli uomini dell'equipaggio. li ,·ino si acquista\·a e si pagava in parti uguali. Spesso il comandante scendeva dal cu– gino macchinista, mentre Don Aspreno, toltisi i due sgangherati paia di occhiali con le stanghette di cotone si addor– mentava pompando aria dal suo naso rosso e violetto. Quel giorno il mare era liscio a per– dita d'occhio, con qua\che increspatura e con l'impennata argentea di qualche coda di pesce. Stella Bianca ,i anda,·a dentro con la sua andatura faticosa, petthé era poco sfinata. Ma nell'acqua tranquilla leva\·a il suo solito pacifico rumore, che dava l'idea del buon viag– giare. Alle quattro superarono la punta di Sorrento e gli uomini vennero sopra coperta per vedere l'enonne spazio di acqua che si apre a formare il gol!o di Salerno, Stella Bianca non si era mai spinta a sud di Pozzuoli. A'\·e,a trafficato tre anni con i porticciuoli a Nord di Napoli. Si scorgevano Positano e Amalfi. come pietre multicolori e lag– giù. Salerno, alta un centimetro sul li– \"ello del mare e, nella foschia a sud Est, il pescoso mare di Agropoli. Conca dei Marini si trova tra Amalfi e Posi– tano, invisibile tra le muraglie rocciose della Costiera. ll comandante era restato al timone e, addentrandosi in quel canale. cre– dette di avvertire una notevole corrente da sospingere Stella Bianca a ovest sul– la costa. Ma do,·e'\·a trattarsi di una impressione. C'era una gran pace nel cielo e nel mare la luce di un sereno tramonto adagiata sul litorale. Stella Bianca guadagnò un po' d"acqua ad es~ ma il rullio si fece più. sensibile. Pog– giando a o\·est. scomparve. Gli uomini erano distratti dall'avvicinarsi di alcuni barconi da pesca che do,·evano pro,·e– nire da Agropoli Procedevano lentis– simi. * 1J comandante fece manovra per ab- bordarli e azionò tre volte Ja sirena per salutarli. Quelli delle barche risposero con la mano e si avvicinarono. Era gen– te della costa di Pos1tano. - Avete da d::irci niente? - chiese il comandante. affacciandosi dal lato destro della cabina. 11 capo barca guar– dò i suoi uomini e rispose: - Fate calare la cesta. - II secondo marinaio la calò e quelli \·i deposero dentro dei grossi cefali macchiati di sangue e un paio di manciate di triglie. - Che vi dobbiamo? - chiese il co– mandante. - Quello che volete. Dalla borsa di pelle screpolata, che in estate gli serviva per intascare il denaro della corsa dei passeggeri per le isole, Aspreno tirò fuori quattro bi– glietti da cento lire e quelli della barca si ritennero soddisfatti. Il vecchio ag– giunse: - Di dove siete? - Di Pozzuoli - rispose B primo marinaio. - Andfamo a Conca ~r la petraia. Uno dei giovani del barcone da pe– sca esclamò: - Avete sentito, zio? Vanno a ca– ricare pietre a Conca. - E il ,·ecchio alzando la voce e rivolgendosi a quelli del battello: - Guardate che sono im· broglioni i napoletani della petraia. Kessuno a Conca ne ha voluto sapere di quest'affare. Comunque se marciate senza carte, state attenti, andate a zig-zag. Lo disse che battello e barcone già si erano allontanati e tra gli inten"3lli dei fischi della sirena di Stella Bianca. Poi la navicella filò chiusa e spenta. Un'aria somion2 s1 sgranchh·a tra il mare e la notte e a volte si abbatteva sull'acqua piattamente come un tuffo mal riuscito. ?\la eS\:.IUSOil comandan– te, che restò di nuovo nella cabi..n.3.y gli allri disce5ero sotto coperta ora che avevano da sventrare i pesci e Aspz,eno da preparare una salsa puttanesca con cuj condire i vermicelli. IJ comandante era stato sorpreso dal– l'aniso del vecchio. Avrebbe dovuto comprare una buona \"Olla la carta nau– tica e non per il fatto che incomincia,·a a ingrandirsi e a landarsi più lontano del solito. e Anche una radio >. - Ci ,·orrebbe una trasmittente a bordo altrimenti non possiamo prende– re certi incarichi - disse al nostromo salito per un momento in cabina. - \~uoi farci dare i numeri? - ri– spose B ,·ecchio. Questo è un barcazzo. Te la auguro una naoe con la trasmit– tente. Restato solo, il comandante puntò verso il faro di Conca. Si disceme\·a appena e fece fischiare la sirena tre o quattro volte in . un modo irritante che sali il nostromo e gli disse: - :\la che è? Stai giocando? - e ridiscese borbottando do\·e frigge\·a il pesce. Poi SteUa Bia:J.ca fu fenna nelfac- - Avete paura? - E il comandante: - Di che? Lo sappiamo bene che questo mare è un bacile. Sono sommozzatore. io! La verità è che noi con la barca ci campiamo d'estate a trasportare gen– te alle isole. E lo?pietre mi hanno fatto spa,·ento. Ora. già solo ora. bisognereb– be rifare tutto daccapo. Le pietre son come i topi, rodono tutto. - E non siete assicurato? - chiese il napoletano. - Se l'assicuro, se prendo la tra– smittente, se faccio tutto quello che do– \·rei fare, Stella Bianca forse di\·ente– rebbe una barca sul serio. perché il fusto ce l'ha ma io e i miei parenti andremmo all'ospedale per fame. Effettivamente, a pensarci be.Qe. non a\·eva poi fatto un buon affare. Gli uo– mini si sarebbero guadagnati una buo– na giornata per quattro mesi. ma nello stesso periodo di tempo Stella Bianca si sarebbe potuta trasformare ìn una carcassa. Ne parlò al cugino macchini– sta, che gli diede ragione, aggiungendo: • Croceflsslonc >: ricamo a tombolo della scuola giovanllc d'arte di Isernia qua buia e calma. Il paese era lungo un duecento metri indicati da fiochi lumL Dopo cena il comandante pose il lam– pione a prua U primo carico di piet.re il batiello lo ingoiò in un bocc one. D igerì il se– condo e soltanto al terzo le pietre co– minciarono a invadere la coperta. Xe ficcarono nella piccola stiva. nei came– roni dove d'esta:.e sedevano i passeg– geri e ovunque si trovò uno spazio. n comandante discuteva a terra col ca– mionista, che era colui che trattava l'affare per conto della F.R.L Costui diceva che aveva ordine di caricare almeno sei camion completi di rimor– chio. - Le pietre sono già in coperta - disse il nostromo. - Questo non è affar mio -, rispose il camionista. 11 comandante gli disse che a Poz– zuoli si era pattmto per cinque carichi e non avrebbe permesso il carico di una· sola pietra del sesto • perché i patti erano patti •· 11macchinista, i due marinai e Gasparino lavoravano unita– mente agli operai deUa pietraia e, no– nostante il tempo fosse rigido, si erano messi in cannottiera. Lavoravano dalle sei. 11 nostromo era andato in paese per la spesa e riusci a tro-.,are solo carne di pecora e alcuni aranci aridi. C'era stata l'in!reddata per i giardini della costiera.. [n compenso potette ac– quistare rueci litri di vino bianco secco, che faceva scintille sulla lingua. Il comandante non si era mosso dalla nave. Alla fine del quarto carico si camminava sulle pietre: come sulla la– va. Ma il comandante notò con soddi– sfazione che Stella Bianca restava alta sul mare una ottantina di centimetri. Fu al quinto carico che il livello di– scese a una cinquantina di centimetri Egli restò immobile nel notare la co.~. Avrebbe voluto gridare al camionista di riprendersi almeno un carico. Vole,·a darsi per vinto e affrontare i suoi pa– renti e tornare a mani vuote a Poz– zuoli, ma il mare liscio e immobile, pro– prio come l'acqua di un bacile, e lo aspetto familiare del cielo, gl'infusero molto conforto. e E sta bene> si disse. Ciononostante ndiscese sulla spiag– getta ed espose i suoi dubbi al camio– nista il quale cominciò a dire che ave\·a visto partire da Conca battelli a pelo d·acqua; e in cuor suo, l'uomo della pie– traia fu sorpreso di notare la preoccu– pazione su quella faccia salda di ma– rinaio. lnterrogatn·o e scherzoso gli chiese: - Ormai ci siamo e balliamo. Poi lo diremo al direttore, o riduce il carico o si farà servire da un altro. ·e riparlarono tutti insieme a pran– zo e alla fine furono di nuovo d·ac– cordo, pe.""Ché il vino li a,·eva messi di buon umore e H mare di fuori conti– nuava ad essere tranquillo come un lago. Si era in verità appena tinto di livido con qua e là una superficie squa– mosa sotto un sole svenato che risaliva rapidamente i giganteschi massi neri della costiera. Il battello sta,·a solido nell'acqua e il macchinista disse che Stella Bianca in quclle condizioni, sa– rebbe giunta sana e sah-a alla fine del mondo. Basta\-a non perdere di \·i– sta la costa~ Se non fosse già stato più o meno tranquillo, a quelle pa.role il coman– dante dimenticò ogni preoccupazione di vedere la sua nave rovinata dalle pie– tre. Con atto di soddisfazione con se stesso estrasse dalla tasca di pelle del giubbotto un pizzico di tabacco, una cartin~ arrotolò una sigaretta, l'accese e andò a sedersi a prua sul parapetto, guardando la nera, immensa costa amal– fitana. Erano nomi noti a lui. Conca, Amalli, Positano, Sorrento. Nomi da canzoni! Non \•'era un dubbio su que– sto punto. Eppure. gli sembrava di stare in un altro mar:?. lontano e igno– to, e guardando con i suoi occhi neri, che raggi invisibili della luce notturna, incociandoli, facevano lampeggiare, la immensa scogliera. dalla cima alla base, fu ripreso da un antico sentimento di diffidenza_. dl quando bambino. ragaz– zmo, aveva dovuto averci dieci o undici anni, nudo, era andato col nonno da quelle parti e mentre il nonno e gli altri lavoravano lui si era !atto il ba– gno. e Fatti il bagno> gli aveva detto il nonno. e E' l'acqua più pulita del mondo, altro che quella nostra di Poz– zuoli. Guarda come è profumata > ag– giunse il vecchio, prendendone un poco nel cavo della mano. E lu.i ci ave,·a creduto e ci si era tuffato ed era andato sotto, da sommozzatore nato, in una luce chiara, come nel volume d'aria di una luminosa camera cli una ,·illa di !ate, ma, poi, all'uscita.. si era trovato su una spiaggetta sconosciuta. e di fron– te la murata di rocce come un mostro e si era messo a gridare e a scappare in cerca del nonno, perché, ouotando nuotando, si era trasferito ad un'altra marinella ... O napoletano della petrafa aveva in– dovinato quando gli aveva detto di cuna sua paura>. ){on paura, ma un senso di diffidenza. E, all"improv..-iso, tornato tra i suoi compagni, si trovò a dire: - Ma che dice\·a ieri quel vecchio de.l barcone? - I \·ecchi rimbambiscono a forza di prendere sale e sole in testa - disse Aspreno; che era un vecchio. - Questo è un mare da rematori d3 Portare in giro gli inglesi e I t.?deschi. - Effett.ivamente - fece il coman– dante -. La corrente. però, all'anda– ta. lui l'a\leva avvertita, per cosi dire, nelle gambe e nelle mani, con un bri-– vido nella schiena. E non potette fare a meno di aggiungere: - Non sarà certo più forte di quella del canale di Ischia. - Che vai pensando. sono no\·e ore di ,·iaggio. Una fumata di pipa. * Gasparino era scomparso a poppa per legare la sua rete a doppio fondo che, come una grossa vescica. secondo la fortuna, si riempiva dJ pesci. Una \ 1 olta a\·eva pescato una spigola di otto chili che, nello strazio deJla prigionia. si era mangiata almeno due chili di alici. finite nel sacco .1I pari di lei. Era il suo modo di sfruttare il na– ,·igare. Eseguita roperazione si ritirò nella speranza di tro\·ar la rete piena all'alba. I due m9.rin3i si misero a gio– care a scopa al caldo del motore. te– nendo compagnia al macchinista e Aspreno andò in cabina alle spalle del niPote per aggiornare il libro di carico, senza smettere un minuto di c.'liaechie– rare, anche quando faceva le addizioni. II mangiare ci verrà a costare cento lire a testa, vino compreso. La cola– zione per domani mattina, 45 lire. sem– pre con vino. Ma che son diventalo, donna Filurnena? - gridò alludendo alla moglie, che era stata una rispar– miatrice. - Se rinascesse, mi portereb• be in\·idia. ll comandante gli disse: - Che brutto sapore a\·e\·a quell:1 carne di pecora. Non ce n"era di \"i• tello? - Conca è un paese di poveri dia– voli - disse il vecchio, - altro che i pozzolani. A Conca vh~ono di poca pe– sca. perhé i1 mare è troPPo antico e nemmeno una alice ci ,iene a fare il nido. ila a noi che ce ne importa'? Purché f3cclamo gli affari nostri. La carne buona la prossima \·olla ce la portiamo da Pozzuoli. - Effettivamente - disse il coman– dante - Non ho mai visto un paese cosi bianco di miseria. Quegli scari– catori prendono 350 lire al giorno. . ·em– meno in estate sono fortunati. Sono sfortunati come i procidesi. La gente o va a Capri o a Ischia Procida la sal– tano. Così fanno a Conca. La saltano. O a Positano o ad Amalfi. - Chi se ne importa - riprese a dire Aspreno con gli occhi lucidi d'av– venire. - Vedrai, se lavoriamo bene. in estate potremmo essere i primi a Poz– zuoli. Jo la pitterei azzurra con una bel– la stella bianca a prua. Sedili come li ha fatti }a Span. Un salottino di pri– ma e uno di seconda.. e classe turistica amp~ a terrazza. Bar, salvagente, la– trine da signori. Se mi fate fare a me, se però mi lasciate fare liberamente. all'interno di Stella Bianca ci penso io. E posso anche far concorrenza con un costo di corsa a persona a sotto– prezzo. Tutto sta se ci accontentiamo. Poi compreremo un altro battello e poi ... - E poi faremo la flotta Aspreno! - E perché no? - interrogò il \·ec- chio al nipote. - Io non lo \·edrò. Sono vecchio. Ma tu si. sei giovane. e Flotta Aspreno >, ben detto. Ci bevo sopra. - Beato voi, zì Aspreno! - disse il comandante sorridendo e pensando che quel vecchfo era effettivamente l'one– stil fatta persona, la fod• noli• vita, Ja coscienza \·ivente del mondo antico, lui sl, la sua vera e stella bianca>. La qua· le anda\la lenta. ma unita e penetrante nel mare, a mezzo metro più in basso del suo parapetto. - ~li gioco B vino se questo non è il più bel viaggio della mia vita. E' una notte da mangiare meloni, biscotti di grano, pomodori e cipolle! E" una estate! * Estate sembrava nel cielo notturno. Prima del cielo c'era una zona d'aria azzurrina. Meno, molto meno di un ,·e– lo trasparente di nubL Le stelle erano poche, non brill3.nti~ ma davano la mi– sura che in alto c'era la pace e ci sa– rebbe restata a lungo. Solo un paio d'ore dopo cominciò a farsi buio pro– fondo. Ma al comandante della Stella Bianca bastava s3pere di tenere semp– pre a sinistra finché non sarebbe ap– parso il promontorio di Sorrento, fa– cile a vede~i perché proprio in cima. meglio di un faro, ci dove\·a essere Sorrento illuminata. 11 macchinista che ave,·a ottenuto dal mctore una marcia bassa e forte, non da mfuocarlo, lo rm– !rescava con nuovi getti di olio fresco. Contemparaneamente verificava l'albe– ro dell'elica Tutto normale. Poteva dun– que un poco abbandonarsi a se stesso ora che i due compagni, che avevan finito in un bisticcio per le solite sco· pe, se ne erano andati in cuccetta. An– che Aspreno, toltisi gli occhiali di co– tone. prima di abbandonarsi sul sedile, chiese al nipote: - A che ora vuoi il cambio? - Addormentati. Ci penserò da me. Ma spero di farcela da solo almeno per questa prima volta. La nave non andava a più di sei nodi all'ora. Si doveva superare Sor– rento non più tardi delle nove, nove e mezzo. 11 comandante gettò un'occhiata al suo vecchio :irologio da sommozza– tore dalle cifre fosforescenti. Si senti– va sveglio e in allarme e in attesa della corrente di cui gli aveva parlato il pescatore. L'attendeva da un'ora. Quan– od c:edeva di stanci dentro s' e,-ve– deva di esseni sbagliato. Era però con\.into che non si sarebbe inganna o quando ci fosse stato davvero e, in quest'attesa, incominciò a spostarsi len· tamente a destra, verso la costa, per a\·ere una larga sinistra da sfruttare, quando si sarebbe resa necessaria la manovra a zi g--zag. e A zi, -z.az >l esclamò tra se stesso. Pag. 3 Chi glielo a,~c\·a consi$?1iato? Il vttcllio. si disse, quel demonio di vecchio d~l barcone dai capelli bianchi e lunghi: e A zig-zag,., esattamente. mentre lm li saluta\·a con la sirena. Po1 sedette dietro alla sbarra del timone come un tranviere che porta il tram e s1 com·m– se che era stanco. che quel vecchio, po– ,·ero diavolo. guidava barche da pesca. e lui era invece un capitano. e sebbene non potesse dimenticare la corrente ~~~-~t~t::• ~~~~a i~~e~errus:l d~!~!~ mare. molto im·i:liato a Pozzuoli, roba tedesca affondata e calò la testa sulla sbarra tra \·eglia e sonno. Dal canto suo 1l macchinista. pur dor– micchiando a\·e\-·a in cima ai suoi pen– sieri il battito del motore. Avrebbe po– tuto anche addorment3rsi. Un solo bat– tito mancato lo anebbe risvegliato e messo in allarme. ~la senza aspettare l'inconveniente. ogni !anta si alzava dal suo angolo e anda\·a con la lampada a osservare l"albero deU-elica. e a gettare olio fresco sug!i organi più impegnati. Il comandante gli a\·eva raccomandato di stare atrerta per via di quella cor– rente subacquea dell"andata e lui non se ne era dimenticato. Poi si side\·a sullo scanno ed era co– me sedersi concretamente nella._ came– ra da letto m cui giaceva sua moglie con quel filo di figlia sotto l'ascella. Era nata da 48 ore. U medico non a\"e\·a \'Oluto farlo entr3re. Crede\·a forse che egli a\·rebbe \'Olutp \·edere sua moglie scoperta? La moglie lo aveva chiama– to. aveva in\·oca~ il suo nome e gli a\·eva teso una mano. al colmo del do– lore: e il medico non a\·eva permesso che egli le desse C\lraggio e il senso di non trovarsi sola. Allora Jui si era disteso pt: r terra nella corsia. tra la \·e– trina dei ferri chirurgici e i btdoni dei panni insanguinati. per ascoltare. per pensare con lei. :\la ora più che mai era pentito di non a,·er abbrancato la mano della moglie, gridando contro lo ostetrico: e E. mia moglie!•· Della fi– glia si ricordava poc.:;,. L·infermiere gli a\·e\·a detto che era bella. E lui non a\'rebbe saputo il.conoscerla tra cento altre. Questo fitto pensiero, trasforma– tosi in brama. lo risvegliò e 1o spmse ad accelerare il motore per fare qual– che cosa. per illudersi di giungere pri– ma a Pozzuoli. Questa volta sarebbe tornato con la bilancia per pesare la bambina, coi barattoli di latte in pol– \·ere. con le scat!>le di inieziom ricosti– tuenti per la moglie. con un pollo, un pollo intero per rinsanguarla. Via. non era uno ~cherzo caricare pietre su Stella Bianca! Ma do,·e si sarebbe tro\·ato un altro la\·oro continuativo per rimettere su madre e figli-1? * A questo pen<~ero \·ide il disco se· gnare e Più forte >. - Più forte 11 c... ! - disse ad alla ,·oce. ~fa accelerò ugualmente. Era sta– to il comandante che ave\·a voluto una andatura più. valida, credendo di tro– varsi nella corrente. ln realtà anche questa volta si sbagliava. Non ave,·a ricevuto i cupi, sott~rranei aV'\;si del– l'andata; e non li a,·rebbe ricevuti con quella nettezza d'impressioni. poiché Stella Bianca ora era carica a tonnel– late e tene\la più fermamente il mare. Roso dall'incertez::za. gli tornava il pen– S.e.ro del telegrafo. Perché non lo a\-e\•a compr ato quando g1i,?.neavevano oUerto uno d'occasione? Si trovava senza de– naro? E· quando ne aveva avuto? Per– ciò si rammarica\·a di non u·erlo ac– quistato. nonostante sapesse che non lo avrebbe potuto pagare. A saperlo pri– ma, appena due giorni prima dell.ordi– nath·o per Conca det Marini!_. E da,-a ragione a quelli della Capitaneria del porto che volevano interdire il trai.fico alle barche d"alto mare sprovviste di carte nautiche e telegrafo. Se avesse avuto l'apparecchio ci sarebbe voluto un minuto per conoscere resetta posizione di S~ella Bianca, perché. facendosi sem– pre più. profonda la notte, ave\·a comin– ciato a farnetic3re e a credere di a,·er paggiato, non sape\·a bene ora se troppo a destra o troppo a sinistra. essendo assai strano che la corrente non si fa– cesse vi\la. L'aspettava con ansia. Gli sembra'\·a di essere partito da Conca da un \empo incalcolabile e di trovarsi in un mare più che mai sconosciuto. Nonostante si dic~ che a quell'ora chi sa quanta gente <;tesse oziando tranquil– lamente sulle pi37.z.ette dei paesi della Costiera. lui non nutriva alcuna fiducia del punto dov·era; e gli sembrava as– surdo assistere con animo debole alla moltiplicazione dei suoi dubbi in un viaggio da nulla, in un mare sviscerato in ogni punto. da pescatori. marinari, nuotatori, villeggianti, innamorati Erano cose vere e semplici, ma di nuovo l'atroce dubbio di essere andato o troppo a destra o troppo a sinistra lo riprese, nonostante il mare conti– nuasse ad essere cal."110e la pancia di Stella Bianca ad andare come tra grandi e duri solchi d'olio. In cielo non v·era il fiato di una fuggevole luce. I monti a destra non si vedevano e, cosa più antipatica. non si scorgevano sprazzi di fari o altri segni. Col dubbio che ave,·a sarebbe stato suo dovere fermare il bat– tello e attendere l'alba. ~on pote,·a assumersi la responsabilità di tutto e diede ordine al macchinista di rimettere la marcia bassa e lenta. Lo fece, oltre tutto, per rassicurarsi che. almeno il macchinista. fosse sveglio. Gli dava un profondo senso di fastidio il silenzio che lo circonda\·a. L'ordine fu imme– diatamen~ eseguito e ciò lo rincuorò molto. Fu qui che apri il finestrino e chiamò: - Kicò! n macchinista non rispase. L'aria era gelida. Chiamò di nuovo; - licò! _ E poco dopo Nicola fu in cabina. - Che c·è? - chiese. Il solo a\rvertire la presenza di una altra persona, di un vecchio amico più che parente, gU diede una voc.e che forse non gli sarebbe venuta tranquilla nella gola. . - Dimmi una cosa, dovevamo o non incontrare la corrente? - Quale corrente? - rispose il mac– chinista. - Quella del vecchio del barcone! .Xicola_ capi di non do\·er ribattere. Finse d1 capire e aggiunse: - Ah. la corrente. E non l'abbiamo superata? - A me sembra di no. - Impossibile. Allora da che parte saremmo andati, in Sardegna? Che ora e? - Le 9 e un quarto - disse il co– mandante. - Do\·remmo essere a Sorrento, pe– DO~IENICO REA <Continua a Pa&, 4)

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