la Fiera Letteraria - XV - n. 12 - 20 marzo 1960
Domenica 20 marzo 1960 LN FIERA LETTERARIN Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO Due racconti di Vire;ilio Lilli LA ìllACCHINADELLA VERITA' * IERI, OGGI di EI,10 TALARICt> RACCONTJJVO D'ESTATE Yiag~iavo con un :-nio amico di set- !~~:~11~nn~i s~~g\~~ni~~l Rf~;~o~~:• ~ giornata estremamente calda, neanche un"ala di ,·ento. il cielo fermo e opaco come una lastra di zinco. La carrozza era cosi gremita di gente che l'aria mo~a dalla corsa no:t riusciva a darci alc1 1n ristoro, si limitava a sfiorarci le teste. i corpi essendo compressi l'uno c~mtro l'.altro in un ammasso di gambe. è1 braccia. di toraci, di fianchi eccetera. quasi compatto. U ,·ecchio signore set– tantenne mio amico era separato da me da un grappolo di giovanotti e di ra– gaz7e; precipitandosi nella vettura alla partenza. la folla ci aveva divisi .Dal punto nel quale mi trovav~ pri– g1omero della calca io guardavo il vec– chio con una certa trepidazione, non lo i:-2rde\·o d'occhio, non doveva essere al– l'!gro per i suoi anni e i suoi malanni sun:-ene diritto su un treno in corsa ~entro quel groviglio di membra umane e quelratmosfera pesante di sudore e di calore. Sentivo il rimorso di a\•erlo condotto a quell'avventura. temevo do– vesse passare qualche grosso guaio. E(– fcitiya_n:iente io avevo voluto dargli la pos~1b1htà di vedere il mare e un'ulti– ma volta>. Qualche J?'iorno prima lo ave\·o incontrato. avevamo parlato del– rcstate. del caldo, del mare. e Sono set– te anni che non vedo il mare. - mi aveva detto. - e probabilmente non lo vedrò mai più>. e Non dica scioc– chezze, - gli avevo risposto, - non si scavi la fossa prima del tempo>. Egli aveva ribattuto che non erano sciocche-zzc, che fra qualche mese avreb– be compiuto settantuno anni e che sen– tiva come le (orze gli venissero via via dolcemente mancando (era un vecchio gentile e colto. adoprava di queste raf– finate espressioni): cAddio mare!>. ave– va esclamato con una certa amorosa malinconia. Quella esclamazione mi ave- • \"3 dato cosi pena che avevo reagito quasi con rozzezza: e.Perché addio ma– re? Il mare è qui. a venti chilometri. Se lei vuole, al mare la accompagno io. E sa cosa le dico? Che faremo un bellissimo bagno>. Egli aveva sorriso: e Lei si prenderebbe la noia di accom– pagnare un vecchio al mare?>. Per tut– ta risposta avevo fissato il giorno e l'ora. Ed ecco ci eravamo trovati su quel trenino. soffocati nel pigia pigia dei viaggiatori. li trenino correva, la gente sudava. Tratto trattb io facevo un sorriso al mio vecchio amico come a dirgli: e Co– raggio! Fra breve saremo arrivati, lei rivedrà Jl mare, do_po sette anni. il mare la consolerà>. Egli mi ricambiava il sorrisol e sembrava mi volesse ri– spondere: e Non stia in pena per me: mi sento forte, tanto sono felice>. E infatti appariva felice; aveva una \·a– ligetta dì cuoio nero a soffietto, nella quale mi ave\·a detto di avere messo il costume da bagno, un accappatoio e un berrettino grigio a visiera, contro il sole. La sua testa magra e come trasparenli? appariva assai fragile, pro– pio la testa d'un vecchietto. Improvvisamente il vecchio gridò: e Oh Dio!>. E ancora: e Oh Dio mio!>. Il suo viso era divenuto bianco come carta. pensai dovesse venir. meno, per raggiungerlo cercai di svincolarmi dalla gente nella quale ero serratot mentre a loro volta i viaggiatori tentavano di creargli attorno un poco di spazio e di farlo sedere. In quel tramestio infatti qualcuno si alzò per cedergli il posto. ma con mia meraviglia vidi che egli non sedeva. Egli non si sentiva male infatti, era avvenuto qualcos'altro. Era avvenuto che il vecchio non tro– \·ava più l'orologio. e l\Ii è caduto l'oro– logio, - diceva con voce affannata, con voca sconsolata. - mi deve essere caduto in questo momento>. Tutti ca– pimmo subito che. ]"orologio era stato rubato. tutti capimmo che un ladro. un borsaiolo, un qualche giovinastro aveva derubato il vecchio dell'orologio. l\la il \·ecchio pregava gli astanti di non muo– vere i piedi, di non schiacciare l'orolo– gio, spiegava che era un bell'orologio, un orologio che spaccava il minuto, un orologio che per oltre trent'anni non si era fermato una sola volta, un orologio che egli aveva comprato in Svizzera, nel 1910, un vero cronometro di marca: e si lagnava. e "pregava la gente di avere la cortesia di guardare a terra, senza muovere i piedi, per non schiacciarlo. e Lo avevo qui nel panciotto, - dice– va, - volevo controll.are L'ora, dev'esse– se scivolato ... >. Tutti guardammo a terra. a fatica, fra quel gran groviglio di gambe e piedi. Guardammo in terra per accontentare il vecchio, solo per accontentarlo, poiché tutti sapevamo che fra noi qualcuno stringeva in pugno l'orologio, stringeva l'orologio svizzero. rorologio rubato. l\Ia nessuno aveva il coraggio di gridare e al ladro!>, nessuno vole\·a orendere rini– zitiva di dire al vecchi() che di quei tempi gli orologi non scivolavano dai taschini. che di quei tempi rubare l'oro– logio a un vecchio era cosa di tutti i giorni. ordinaria amministrazione. Ta– cevamo, e il trenino correva. Ed ecco jJ vecchio si sedette, e appariva disfatto. appariva come percosso da un grande dolore. e facendo un certo gentile. blan– do sorriso, diceva: e All'arrivo, quando la vettura sarà sgombra, ci guarderemo. L'orologio sarà schiacciato di certo, ma anche cosi schiacciato mi farà piacere trovarlo, tenerlo. Dal dieci al quaran– tacinque è stato sempre con me, nel taschino del panciotto, non lo ho mai <lato a un orologiaio. è una specie di primato>. Sorrise: noi tacevamo. e Era una buona macchina. come non se ne costruiscono più. a\·eva la pelle dura>. ::"'Jo!tacevamo; pensavamo che fra noi qualcuno stringeva in pugno quell'oro– logio dalla pelle dura. quella buona macchina. E il vecchio diceva: e Era un orologio fedele, ecco la, parola; - e sorrideva più a se stesso e ai suoi ri– cordi che non a noi, - ma bisogna confessare che l'ho trattato bene, l'ho caricato sempre alla stessa ora, la sera, VirgUJo LillJ in una curiosa posWonc alle nove e mezzo, per trentacinque ~nn i. Perché, - spiegava, - questo è 11 segreto, per gli orologi: caricarli sem– pre alla stessa ora. allo stesso minuto>. Diceva: e Ne ha contate di ore quel– l'orologio. perbacco se ne ha contate! ~ ha \"iaggiato. anche; sempre qui - e s1 toccava il taschino del panciotto, - sempre allo stesso posto ... >. Noi tace– vamo, faceva caldo, ma non avverti– vamo il caldo, uno dei presenti strin– geva l'antico orologio nel pugno. e Un al!lico una volta me lo chiese in pre– stito, ora che ricordo. - disse il vec– chio, - nel '15, :i Bologna; non so cosa dovesse fare e me Jo chiese, e io gli dissi: '"Chiedimi tutto, ma non chieder– mi l'orologio; l'orologio (e il vecchio sorrise) è come un figlio, come la mo– glie, (e sorrise di nuovo) non si' ... ». Non potè finire la frase. Una voce quasi strozzata gridò: e Eccolo!>. Il vecchio tacque di colpo, impallidi. Dal fondo d_ella \·etturn la voce disse con impac– c.10, ma_ con forza: e Era qui, per terra; 1 orolog1C1>. Guardammo in fondo alla vettura al– lungando il collo. Un braccio alzato 'reg– geva alto in pugno un oggetto che luc– cicava. ed era l'orologio del vecchio. Pass~ndo di mano in mano l'orologio fu riconsegnato al mio amico che Io c;.ieri squallidi suscitati dalla grande cit– tà fracassata dalla guerra. e come mor– ta. lo stesso pensavo: c:Ecco come fa guerra può fracassare un.a città e tutta la vita che noi ci mettemmo dentro> i\Ientre cosi pensavo, venivo consid; randa i viaggiatori che con me. sull'ap– parecchio verdognolo e G. 12 >. sareb– bero venuti a Roma. Due ufficiali ingle– si. due signori anziani. non grossi. ma corpulenti. dall"a.spetto di industriali. un uomo sottile dai piedi assai lunghi (qual– cosa come un deputato, o un agitatore politico. o comunque un organizzatore elettorale). un tenente italiano di non so quale arma, vestito di cachi, di gri– gioverde e di blu. tutt'insieme (forse un marinaio, forse un bersagliere, forse un aviatore). un giovano,tto grasso e sorridente con un palctò di camelia e macchina fotografica a tracolla, altro giovane uomo d'occhi neri. sciarpa az– zurra al collo. baffi gracili (\•erosimil– mente qualcosa come un giornalista o attore di \·arietà) e finalmente un sol– dato americano. cieco; dalle orbite ri– parate con lenti nere chiuse ai lati dà paraocchi di celluloide, nera anche essa. Dunque il vento era piuttosto tiepi– do e triste. Il soldato americano era ben vestito, giacchetto di tessutto impermea- Chiarimento di un equivoco * di ALBl!:RTO BRllll,ACQUA Virgilio lilli è nato a Cosenza nel 19<J1 e Ila compiuto gli sllldi univusitari a Mi– lano, dove si ~ laureato in giurispruden;.a nel J.92,8 e ha esordito, subito dopo, nel giornalismo. Nell'ambito dell'attività s;ior– nalistica, Lilli è stato critico letterario, corrispondente di guerra, inviato speciale, ecc... Entrato dapprima alla e Tribuna•• passò nel '34 a e: Il Corriere della sera> e ne dfrem1e inviato speciale e scrittore di terza pagina. Dopo l'ultimo conflitto mon– diale, fu per tre anni al e Giornale della sera». quùidi al e Tempo• di Roma e alla e: Stampa• e, infùie, di nuovo al e: Corriere della sera> per il quale, ancora oggi, Lilli continua a compiere viaggi in tutto il mon– do. e: C'è un equivoco che mi trascino die– tro da ollre trent'anni», ci ha detto Lilli durante il nostro incontro e: ed è proprio "l'equil•oco giornalismo"•· Per spiegare questo equivoco, b1sog11eràdire che il fatto di si'Olgere un'attività giornalistica in mt modo 11011 sporadico, ma costante, può co– stilllire, anche per uno scrittore autentico, una qualifica, w1'immatricolaz.io11e meglio, che spingono spesso sia i lellori che i cri– tici a considerazioni erronee. lo scrillore– giornalista1 in.somma, finisce per essere considerato esclusfoamente nella prima Ju- • ce nell'ambito del giomalismo e nella se– conda nell'ambito della letteratura. E' un po' anche il caso di Lilli, purtroppo (dicia– mo purtroppo, perché !'e equivoco giorna– lismo• frena un poco l'impegno della cri– tica nel prendere in esame, come opere di pura leueratura, le opere provenienti dal tipo di scrittore suaccennato). Che Lilli, comunque, abbia le carte in piena regola per essere annoverato tra i più freschi e impegnati narratori italiani d'oggi (senz.a allusioni ad equivoci di sor– ta) lo dimostra un romanzo uscito la scorsa estate da Mondadori e al quale Lilli ha dato il dtolo di e Una donna s'al– lomana •· Esso può defi,1irsi veramente come e: il romanzo italiano dell'ultima grande guerra•, proprio perché l'ultimo conflitto mondiale vi appare 11011 più co- prese. lo contemplò un attimo (era un grosso orologio di nichel, con le ore in numeri romani, neri sullo smalto bianco del quadrante), se lo portò all'orecchio, lo ripose nel taschino. Allora con voce commossa e vibrata disse: e Chi l'ha trovato? Vorrei ringraziare il galantuo– mo che l'ha trovato! Vorrei stringergli la mano>. Tutti continuavano a tacere. E il vecchio disse: e All'arrivo, quando scenderemo. chi ha trovato l'orologio abbia la compiacenza di attendere, vor– rei sdebitarmi, se non è offesa >. Quando scendemmo nessuno attende– va. Il borsaiolo si era dileguato. Forse era andato a piangere solo soletto da– vanti al mare. AEROPLAJVO, CIECO E CANE Un pomeriggio di settembre del 1945. sul piatto prato dell'aeroporto di una grande città italiana del settentrione, aeroporto soprannominato e Forlanini > o qualcosa del genere, attendevamo di salire a bordo di un certo apparecchio che ci avrebbe condotti a Roma (un certo apparecchio detto e G. 12 > e non so che). L"aria era tiepida ma piuttosto triste, mossa da un leggero vento che odorava dei calcinacci delle macerie del– la città. Il prato appariva sconfinato. l'apparecchio detto e G. 12 > sul prato sconfinato risultava solitario e piccolo come una cavalletta: ed era. come una cavalletta, verdognolo. Ognuno dei viag– giatori aveva nel cuore memorie e pen- me tm fallo di cronaca sia pure momt– meutale~ ma c ome ,m capitolo di storia, rivissuta dalla per.na a dista,1;.a., dccan~ tara non solo negli amù, ma anche dalla profondità prospertica che il tempo solo consente a certi esami. Virgilio Lilli mo– stra un'estrema prudenz.a nel co,tsegnare alla pagina del libro la materia che gli sembra troppo davvicino investita dal ri– verbero degli avvenimenti. Ne abbiamo la riprova con zm ,•olume che da quindici anni egli tiene nel cassetto, completo del– la prefazione e dell'indice, e che iu so– stanza è m1 diario del dopoguerra, scritto nel '45 e inutilmente chiestogli da vari editori. E' proprio di questo libro che noi pub– blichiamo qui due racconti, per capir.e e.saltamente l'atmosfera dei quali è ne– cessario seguire questa dichiarazione del– l'amore: e: ... A titolo di orie111amento per il lellore, desidero precisare che questo libro è costituito di due generi di com– ponimenti: di ",;10110/oghi" e di "rac– conti", Nei monologhi parla un perso– naggio che direi collettivo, ed esprime pensieri e sentimenti che traducono uno stato d'animo generale secondo reazioni comuni a una moltitudine di esseri sot- ~=~:,iti affep~~::,'::~;i~ :o::~~t;~:~:"~d;;! piato in due o più figure che incarna110 i d1\•ersi momeHti polemici di w1 me– desimo animo e dDJmo vita a qualcosa come wt contraddittorio interno, il quale prende forme dialogiche e narrative ... Se Jto deciso di fare di queste pagine un libro è per due ragioni: la prima cl1e, passato il marasma, il loro contenuto ha assrmto ai miei occhi una dfrersa prospet– tiva, purificata, oso dire, dagli au11i; la seconda, che non ho saputo resistere alla tentazione di me.llere insieme pagine le quali altrimenti sarebbero DJ1datedisper– se; ed è tma debolezza vera e propria di chi vive con la penna tra le dita ... >. ALBERTO BEVILACQUA bile cachi. calzoni di lana cachi chiusi agli stinchi nello stivaletto come i pan– taloni degli sciatori nel breve calzet– tone. Al braccio recava il contrassegno vivamente colorato della quinta anna– ta. • 5 A>; e in pugno stringeva un guainzaglio di cuoio al quale era assi– curato un grande e bel cane dal pelo rossiccio, dalla coda morbida e dalle zampe robuste. E\<identemente si trat– tava di un cane addestrato a condurre i ciechi di guerra, un autentico cane americano del tipo di quelli che al ci– nematografo fanno veri e propri mira– coli. Tale fu la mia impressione: e mi avvidi che tale doveva essere }"impres– sione di tutti i viaggiatori. i quali os– servavano quel cane con visibile curio– sità e ammirazione. e Ecco. - credo pen– sassero i viaggiatori, - ecco come sono organizzati gli americoni; a ogni cieco di guerra danno un cane che Io guida>. Il soldato cieco stava dunque col suo cane nel vento tiepido e triste dell'ae– roporto; ed era un paco spettrale con quegli occhiali neri sotto la fronte. Noi attendevamo, ed ecco ci dissero di sa• lire; e mentre ci dicevano di salire il soldato cieco si curvò un attimo per accomodarsi uno stivaletto, lasciò cadere il guinzaglio e il cane si allontanò rapi– damente. (Parte dei viaggiatori era frat– t:into salita a bordo del cosidetto e G. 12>). Risollevandosi, il soldato cieco disse con dolcezza: e Forest, vieni qui!>, in italiano. con pronuncia vagamente me– ridionale, Forest era il nome del cane il quale in verità non si vedeva più. e Qui, Forest! >, gridò all(lra il cieco, e nel suo richiamo vibrò un tremito. 11entre i motori del e G. 12 > comin- ciavano a far andare le eliche e i viag– giatori erano tutti saliti a bordo ad eccezione del giovane dal paletò di ca– melia, Il cieco era rimasto pressoché solo sul prato dell'aeroporto e volgeva attorno il viso dai neri occhiali, quasi fiutando 1':iria. Egli appariva come in– vaso da un forte sentimento di ango– scia. Lo avvicinai e lo toccai sulla spal– la. e Dov'è?>, disse con voce sorda. e Non si vede. - dissi. - l'aeroporto è molto grande>. In quella un sottuf– ficiale aviatore ci pregò di salire a bor– do: l'apparecchio stava per partire. e Il cane >, disse il cieco. Spiegai al sottuf– ficiale che il cane del mutilato si era allontanato. Il sottufficiale chiamò certi soldati e ordinò loro di cercare il cane. 11 cieco disse: e Si vede?>. e Non anco– ra>, dissi. Frattanto qualcuno dell'equipaggic, venne a ordin:irci di salire a bordo. l'ae– roporto aveva già dato notizia a Roma della partenza. non si poteva aspettare. Il soldato cieco disse: e E' per via della stagione. va già in amore>. e Chi?>, chiese quello dell'equipaggio. e 11 cane>. L'aviatore non capi. gli spiegai che i1 cane del cieco si era allontanato. Ed ecco i soldati che erano andati alla ricerca tornarono. e ci comunicarono che il cane non si trovava: e Sarà in piazza del Duomo a quest'ora>, dicevano. Frat– tanto il pilota scese e gridò che cosa diavolo si aspettasse. Gli dicemmo del cane del cieco. Egli si allontanò cor– rendo sul prato. Uno a uno scesero i viaggiatori e anch'essi si allontanarono alla ricerca del cane. Io stesso avrei voluto cercare. ma m1 impensieriva la– sciare il cieco solo, vicino all'apparec– chio le cui eliche andavano. Rimanem– mo io, il cieco e l'apparecchio nel triste vento del prato. E il cieco diceva: e Si vede?>. e Non ancora,, rispondevo. Uno a uno tornarono i viaggiatori e gli avia– tori. Il cane non si era trovato. biso– gnava partire. I daggiatori salirono, sa– lirono gli aviatori dell'equipaggio. Il cie– co. al contrario, si mise a gridare nel vento: e Forest. qui! Qui. Forest! > e prese ad avanzare a tentoni verso lo orizzonte. le braccta spalancate. Lo fer– mammo. Egli appariva disperato, pian– gente. e Come faccio? - diceva. - E' la stagione, è andato in amore>. Cer– cammo di calmarlo. Egli ci spiegò che doveva arrivare fino a Palermo, col cane, a casa sua, poiché era palernti– tano, di quegli italiani mutilati che avevano avuto cittadinanza americana dal generale Truscott. e Senza il cane non posso viaggiare. - diceva con voce rotta. - non ci vedo>. Qualcuno gli diceva: e Come si (n a trovare un cane in una città di due milioni di abitan– ti?>. Lo presero per un braccio e lo spinsero amorevolmente verso l'appa– recchio detto e G. 12 •. Così fummo tutti a bordo: chiuso il portello, i motori crepitarono. l'appa– recchio cominciò 3 rullare; il soldato cieco stava accucciato sul pavimento, non aveva voluto sedersi. Noi eravamo tri– sti come il vento nel quale fino a un minuto addietro ci eravamo mossi. E pensavamo alla guerra che ave\·a rotto quella città. e le nostre memorie. e gli occhi di quel soldtao. E ci trovammo in cielo. e sotto di noi era la città fracassata. E noi guar– davamo in basso. se fra le macerie delle case. delle chiese. delle strade avessimo potuto scoprire qualcosa. Fra quelle fredde rovine si muovevano due mi– lioni di persone. e il cane del soldato cieco con esse, il qu:ile possedeva, sotto la fronte due occhi vivi e veggenti. E il soldato della e 5 A > non li aveva più. E il diavolo sa come vanno le faccende degli uomini abbandonali da Dio. VIRGtLJO ULLI ILTIRRE NO inacquarello * di Enzio Cetrangolo La vista delle terre bagnate dal Tirreno. per chi le scorra dalla rupe di Scilla sui limiti del Peloro per gli appicchi di Palinuro su fino alla Punta del– la Campanella. va gradatamen– te perdendo quell'1ncanto pri– mordiale e tragico cHe rivela la forza inviolata e .sotitaria e ferma della nattcra tra il bel– lo e il t.erribile. e allontanan– do.si da altez;:e rigide della pie– tra vergine sulla inquietudine delle acque . .1i placa e .1i ad– dolcisce in amene e alberate colline. dove le &oste della luce giocano in vvdi e tranquilli riflessi. Si aprono quei ripo– santi a.spelli di Tade segrete sotto balze di ampie curve e di docili doni: sono questi i paesaggi del Tirreno più uma– namente milico. più aderente e familfare agli spiriti quieti I e seTeni: paesaggi che più age– volmente si prestano alle ri– aea.:ioni pinoriche per la ri– dente varietd delle linee e dei colori. Sono queste le marine che hanno i.1piraro gti acqua– relli di Luciano Tastaldi espo– ste in que.1ti giorni alla romana Galleria del "Camino" e che hanno p,rocurato al noto pitto– re icn lu&inghivo successo. Valli fiorite, piccole chiese, .1trade e campagne con alberi .1olitari: impre.uioni vivace~ mente e .sapientemente inge– nue che seguono il mutarsi dele stagioni, e oTa splendono e ora s'inombrnno nel loro ten~ dere ed aprirsi al fascino del mare. Albe e tramonti sulla costiera amalfitana producono n._ella pithtTa di Ta.staldi_ un in.– contro felice della natura con lo spirito e .suscitano .1toti di animo di ricordi silen..-iosa– mente indeterminati allo sguar– do che non .si smarrisce in vane e Tettoriche allegorie. ma si ritrova e si reali:=a nel co– lore modulato in antiche arie di liete cadenze. Breci contem– plazioni e sogni pla.smati. sen– za "'igmatiche a.1t-ra=ioni. da immagini idiUiache- di candida umanità- riscontrabili special– mente nella ., Stradt"tta per Sant'Erasmo,., a Ravella. nel , Panorama di Posl!ano ,.,, nel 1 Vallo di Chiunzi,., e neif', In– gresso di Villa Rufolo '"'· Cose .1emplice e fresche che a!lesta– no nel loro autore un solitario e libero e originale tempera– mento di aTtista. che non igno– ra la di.scìplina dello tecnica e del disegno. El\tzJO CETRANGOLO Allo spettacolo dello spogliarello g~i americani hanno dato un nome, stri~r.ease, che g1à racch~de tn sé un grano di roma, un equivalente !omeo dell"eccitazione: to .!trip=svestirsi, r.o tease=st~z– zicare: il che sarebbe come chi dicesse: e Venite e ne vedrete delle belle>. 11 fenomeno ci sembra più importante di quanto~ a tutta prima, non appata: perché già il fatto di questa. sia pure sorridente e goliardica, eccitazione oolletLva. ha in sé qua:che cosa d~ mostruoso, di disumano addirittura, senza dubbio di decadente e di malato. Ed è strano che siano proprio i gio– vani. e di una giovane razza ,per giunta. ad ali– mentare certe storture di carattere chiaramente patologico. _ U progresso reca con sé, inevitabilmente, ~ tri– ste tara d ello spogliarello: e non parliamo più dello strip-tea.se ma della necessità, della mania che han– no gli uomini moderni di abolire il e superOuo > per arrivare all'essenza delle c09e. Nella sua para– bola ascendente 1·uomo non ha fatto che coprirsi, con sempre maggiore raUinatezza: dai pepli e dalle tuniche greco-romane si arrivò al guardinfante e addirittura alle incipriate ,parrucche del Settecento: i rpopoli primitivi ignorano qualunque specie di vestito ma. quando la cosiddetta civiltà li redime e li conquista. prima di tutto svolge il suo com– pito recando gonne. biancheria. pantaloni, cappelli, calze. scarpe, perfino inutili aggeggi che si chia– mano cravatte o \·elette. Adesso senza dubbio siamo in discesa: non è davvero il caso di rifare tutta fa storia dell'abbigliamento (che pure sarebbe ab– bastanza suggestiva) e bast,a dare uno sguardo a un vecchio album di fotografie: di quarant'anni. di trent'anni fa. Xon solt-anto le nostre madri e i n~tri 'Padri erano più vestiti - e oggi ci sem– brano perfino ridicoli - con larghi cappelli piu– mate le signore. con corruschi cilindri i signori. e ghette, panciotti. ventagli, ombrellini. bastoni da ,passeggio. collettoni in:imidati, !ittissime velet– te, eccetera: anche gli oggetti, i veicoli, le case stesse ridondavano abbondanti e pettoruti, solidi e opulenti. n senso del razionale, che ha preceduto lo spogliarello. sta mandando in malora tutto ciò che non risulta del tutto necessario. Cosi, la capanna del negro. assurta a mano a mano a dignità di casa, cerca di ritornare alle origini seguendo la falsa poetica del funzionale:· e il funzionale pene– tra in tutti i campi e tutto rode e corrode senza pietà. la pietra nuda del nostro tempo si chiama cemento armato. Un abisso separa le costruzioni gotiche, baroc– che e rinascimentali dalla nuda architettura di Wright o di Le Curbousier: dalle sontuose stoffe damascate. orientali e veneziane. alle sottili e tra– sparenti fibre d:i nylon, dell'acci'a.!'o aJ:e materie plastiche, si potrebbe ricavare un diagramma del costume. e Mettere a nudo> è l'impegno caratte– ristico del secolo ventesimo: l'umanità. a poco a poco. si è tolta mantelli. copricapi piumati, giu– staci..ori, è scesa da carrozze piene di fregi e d.i morbide volute per s1lire frettolosamente su rapi– dissimi mezzi aerodinamici. ll peccaminoso can-can ha ceduto il posto a d-anze :più libere e sportive, Toulouse LautTec, ai c~ estrattisU, i veli del ballo Excelsior sono caduti a WlO a uno mostrando in dissolvenza innumerevoli colonie di nudisti. Per– fino in .guerra, ier.i i soldati ci andavano caperti da cima a fondo, con sciabole fuciloni baionette sti\lali mollettiere zàini affardellati: e oggi si parte ,per il fronte con una fresca divisa, libera da ogni .impaccio, e come arma è più che sufficiente un le~gerissimo mitragliatore. Oggi si muore senza tanti fronzoli. I pittori non perdono più tempo a ritrarre mer– Jetti, gioielli, particolari di tavole imbandite. la minuziosa fattura di un guanto o di un soggolo: dalle composizioni di Caravaggio. di Van Dyck. di Raffaello, siamo ormai alle nude bottiglie di ~lo– randi, ai segni paranoici di certa ,pittura surrea– lista. I drammaturghi. dal canto loro, imparano la lezione da Pirandello - che il suo teatro a\•eva chiamato appunto e ~Iaschere nude> -: non si preoccupano più di fare soltanto del teatro ma !"invenzione pirandelliana del e teatro nel teatro > esasperano ed esagerano fino a darci. scomposti. gli elementi del dramma come accenni di quello che il dramma stesso avrebbe dovuto essere. L'umanità è nuda. come un immenso verme: ricoperta soltanto dall'ipocrisia, refrattaria a qua– lunque spogliarello. Quando avremo imparato a rl\-estirci il mondo forse farà un passo avanti: e tutto andrà meglio. ELIO TAIARICO Rassegna di letteratura spagnola i( Sulle onne di Ortega alcu– ni dei più valenti scrittori della Spagna d'oggi, tra cui Josè Maria Gironella, llde– fonso Gil e Juan Govtisolo. hanno dato vita a un'interes– santissima polemica intorno al problema costituito dal ro– manzo contemporaneo. Qualche anno fa, Josè Ma- ria Gironelln. noto autore dc • I cipressi credono in Dio•, romanzo recentemente appar- so anche nella traduzione italiana di Longanesi. pubbli- cò un breve saggio intitola- to e: El no,·elista ante el mun– da•. in cui il problema del romanzo veniva affrontato con grande chiarezza, ma non senza una certa dose di in– genuità. Tutta\lia, lo scrit10- re catalano ba il ,merito di aver impostato te basi per un ampio discorso critico e di aver dato praticamente l'avvio a una polemica che si è andata man mano e– spandendo. Valendosi di un procedimento esemplificativo ,·olto a rendere qu:mto più possibilmente accessibile una materia che interessa non solo scrittori e critici, ma tulio il pubblico dei lettori, Gironclla ha enunciato cin– que condizioni necessarie per l'esistenza di un • vero ro– manziere •· Costui, dunque, e: dè\le essere uomo nel ,·ero senso dell:i parola », e cioè deve essere soszgct10alle pas– sioni, ai dolori, agli sconfor- 1 ti ai quali sono soggetti tut- ti gli uomini: dC\•e a,·ere la ,·ocazionc dello scrittore: de- ,·e appartenere a una deter– minata società; deve a,·er risolto tut1a una serie di pro– blemi fondamentali per la sua vita spirituale; infine, deve essere tenace nella pro– pria fatica: e tenace non sol– tanto nel lavoro materiale. nello scri\-cre e nel correg– gere, ma anche, se non so– prattu110, tenace nella me– ditazione. li narratore si tro- va praticamente solo difron- te alla materia grezza che egli dovrà trattare. Ma pri– ma di poter cominciare a la– vorare questa materia, dovrà a,·erla assorbita a poco a po– co, passando inevitabilmente da successi a delusioni, da entusiasmi a sconforti •· Senza dubbio lo scrittore catalano ha trattato con una certa ingenuità un problema b~!:~~l~~~\~~t~on ~mcb~e~~ ticato che, come si è dello più innanzi. il suo saggio è stato il punto di partenza della vivace polemica che at– tualmente è in atto fra scrittori e critici spagnoli. Da e El novelista ante cl Ortega y Casset munda» ba preso infatti le mosse il giovnnissimo Juan Goytisolo, autore di alcuni romanzi (e Onelo en el Pa– ralso •• e Juegos de manos •. e El circo• e e Fiestas •) che hanno riscosso un lusingliero successo tanto in Spagna quanto e più negli altri pae– si europei. tet suo recente e Proble– mas de la novela », Goytisolo ci ha dato un saggio ben più impegnati,-o di quello di Gi– ronella. In esso il giovane scrittore difende a spada tratta il romanzo e realista • di fronte a quello e: psicolo- gico • che, secondo le sue af– fermazioni. • ha anno il pro– prio periodo di splendore con gli autori ini!!lesi, fran– cesi e russi del xrx seco– lo•• ma che. al giorno d'og– gi. non ha più ragione di so– pra,"\;vere. Rifacendosi poi a un'osservazione di Ortega y Gasset (e: nel romanzo psi– cologico la caratteriZ232.ione d'un personaggio va da una pane e ciò che lo vediamo fare e lo sentiamo dire da tutt'altra parte•), Goytisolo conclude c,he il romanziere contemporaneo, in Spagna, più che negli scrittori del se– colo scorso, trova un punto di riferimento negli autori dei romanzi picareschi, giac– ché gli interessi di personag– gi come Lazarillo, come Bu– scòn o come Cuzmàn dc Al– farache, non si sono esauri– ti in una generazione, e nel– le loro pagine l'uomo della strada incontra una risposta a suoi problemi e alle sue inquietudini. oltre che uno stimolo e un esempio. e Anzi. senza esagerare. si può dire che esse lo aiutino a vh·ere •· Da ultimo, è entr::ito nella polemica Ildefonso Manuel Gil, con un lungo articolo in– titolato e Sobre el arte de escribir no,•elas • (• Cuader– nos hispanoamericanos •, Gennaio 1960), nel quale l'il– lustre critico, pur non ne– gando la piena \'alidità sto– rica e artistica del romanzo e realista•• ba cercato di temperare la tesi esposta da Goytisolo, mettendo in luce quelli che, a suo parere. so– no i principali punti di con– trasto della questione. Cosl. nel suo studio, egli si è sof– fermato a lungo sull'impor~ tanza del e dialogo • nel ro– manzo. e Si è potuto soste– nere, senza esagerare » - egli afferma - e che i dia– loghi costituiscono il banco di prova del talento di un romanziere,. Fare sl che i personaggi parlino per se stessi, sempre in corrispon– denza della loro caratteriz– zazione, è un irrinunziabile dO\-cre del romanziere. Un dovere che si completa e co– ordina con quello di e pre· scnure • i personaggi. uti– lizzando tutti i mezzi che si hanno a disposizione. II ro– manziere deve creare alcuni personaggi e metterli dio~ nanzl al lettore. e: Però, non de,·e né definirli né giudi– carli >. Se lo fa, si interpone fra i personaggi e il lettore. • Tutta\tÌ3 - egli ossen·a - questa non è una caratteri– stica esclusiva del romanzo realista. cosl come, rifacen– dosi ad Ort~a. sembra af– fermare Govt1solo ». A que– sto punto Gh afferma giusta– mente che per inquadrare criticamente la questione, oc– corrc tener conto delle nu– merose influenze e sol1ccita– zioni esterne che ha an1to il romanzo in questi ultimi tempi. Quella del cinema. per esempio, che secondo Gil ha influito indirettamente sul romanzo. li romanziere ha imparato a e \'edere• quello che prima poteva soltanto •immaginare». e E' un'incor– porazione di mezzi plastici nella creazione narrativa; le sue conseguenze hanno agito sul • temoo • della narrazio– ne e sulla precisione delle descrizioni. Questo era l'unico contri buto che il cinema po– te~ da.re al romanzo, pagan– do m tal modo, sia pure in ~i~~\Fid~~e 0 ~~te~ 01 ; do\'crgh •· Non sono mancati. oltre a ~h~ 1 ~:o~-o~iu~~~~-~ati~a~~i corso dei quali si ~ spesso fatto ricorso a spunti e a os– seryazioni forniti dai grandi scnttori dei primi anni del secolo, da Unamuno, da Pé– r~ de Ayala, da Azorìn, da M.irò, oltre che, naturalmen• te, da Orteaa y Gasset. VINCENZO DE Tm!ASSO DIEGO FABBRI Direttore responsabile Stab. Tipogra!ico U.E.S.I.S.A. Roma - Via IV Novembre 149
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