la Fiera Letteraria - XV - n. 4 - 24 gennaio 1960
Domenica 24 ge,;naio 1960 L~ FIERA LETTERARI~ UN VOLUME DI GJOV r1 CALENDOLI * L'attore: storia diun'arte * tli 1IIAIU#J J!EllDOiVE J. B. Carpcau,:: .. Due mendicanti• {Mostra del disegno francese) ,JJOSTRE D'ARTE A * Il Oifl A Ildisegno francese daFouquet aLautrec di LOlllJJNZA 'l'RIJCCHI Pag. 3 TACCUJIVO DELLO SVAGATO LecampanediAlte di * GIOBGUJ C'è un paese nel Veneto, e precisa– mente nel Vicentino, che si chiama Alte di Montecchio Maggiore: nome che i più ormai preferiscono scorciare in quello di Alte Ceccato. certo In omaggio, oltre che alla brevitd, alL'indu.striale che, aven– dovi impiantato i propri stabilimenti, ne h.a. favorito lo sviluppo sino a farne un moderno sobborgo della dttd del Pal– ladio. Si trova sotto i castelli di Romeo e di Giulietta, ma è liscio e piatto, e senza storia, come H piano verde d'un biliardo, le cui bi.gLie, a voler continuar la meta– fora. sarebbero gli autotreni e le mac– chine italiane e americane che senza posa - giorno e notte, notte e giorno - s'incrociano rotolando suUa grande arte– ria Venezia-Milano, appunto nel tratto che sta tra le due piccole americhe di Vicenza e di Verona. Per buona part.e deH'arrno la nebbia v"è di. casa, spesso trasformandosi in quella che i liguri chiamano la gala– venw, cioè in una brìna di nebbia ae– lata che copre di un bambagioso potvi– nlio ci11erognolo - rendendo interament~ albino il paesaggio come nei. favol.ost campi dei Cimmeri - ogni tronco d'al: bero, ogni. ramo spoglio, ogni spino, ognt filo d'erba, ogni. paletto o reticolato . . per– fino la scatola di cerini buttata via. e ogni altra cosa. Allora, nel freddo vaporoso ma aguz– zo e vivo come un ago, che nella caliga blua:stra taglia il respiro e mozza le orecchie al povero e meridionale;>, non c'è cosa più dolce - dopo essersi ben scaldati a una stufa di cocci.o in una t,~~d}ra;!~ra~rzazi.;:s!:~~ia'1:!i 0~~lill•t;!= cità d'Averno, dove mai sai. bene se colui. che ti viene incontro nell'albume, intabarrato di. nero o tTabatlante in bi– cicletta, sia ombra od uomo certo. Per la verità la passeggiata non offre altra attrattiva che questa, mancando it borgo, o per meglio di.re it sobborgo. di strade antiche da visitare, e di mo– numenti, anche se esso è ricco di. grandi vetrine e di bei negozi e bar. quali del resto potresti. vedere in qualsiasi quar– tier cittadino. Ma non è gid una Tara avventura H pOter camminare fra le ombre dei vivi, lungo quei campi albini, e lo scorgere e il sentirsi. passare ac– canto di soprassalto, accaldate dal peda– lare e con una nuvola di vapore sulla bocca, tante vive e prandi. ragazze ve– nete, reduci delt'appuntamenro o della fabbrica? D'altronde_. se i.i freddo si fa troppo pungente per aver troppo rallentato il passo a contemplare, ecco un bicchieri– no di grappa, carico di limpida brace e servito con imparagonabile eleganza dalla giovane donna del banco, ridarti pronto alle reni. e alla mente quella spinta di giovtnezza, che ancor più acuto ti fa l'occhio~ e briUante la mente. Ogni dieci minuti~ ogni. quaTto d'ora, ogni mezz'ora. la nebbia è attraversala dat trenino color cioccolato che, da Vi– cenza, porta a Valdagno e a Recoaro; ed è così un continuo pigolio di fischi o fischietti., simili, a quelli. dei gabbiani. lanciati e modulati e variati in mille modi, che il trenino fa per avvertire - correndo parallelo alla strada, silen– zioso sulle Totaie - i. passanti. che altri- CAPlf.0!1/1 menti lo scoq;ierebbero troppo tardi. nel– la foschia. La voce di quel trenino - cosi stra– ziante e allegra a un tempo - non so Levarmela dall'orecchio, e dal cuore. E' la voce delle anime che quel tre– nino, munito di fioche lampadine a car– bone dietro i vetri. appannati, fa tran– sitare ogni giorno a migliaia in quet dolce erebo? Ma un'altra voce mi perseguita da lontano, violino di spalla nel concerto che in quella perpetua nebbia - suL basso continuo dei treni internazionali., che col loro remoto bombito fanno da sfondo al quadro sonoro - singhioz– zano pH ilari. fischi delle Ferrovie Vi– centine. costruite se non mi sbaglio dai con~i. Marzotto. E' la voce della chiesa di. Alte. Net Veneto, sugli snetlissimi campa– ni!: di mattoni rossi, le campane sono d'una languida eppur così colma musi.– calitd come in alcun'altra parte d'Italia, tanto da far venire it cuore in gola, e le lacrt,ne agli occhi, specie se ascoltata d'inverno. e in quell.a nebbia. Ma la chiesa di Alte, troppo grande in una troppo grande piazza non anco:-a sistemata (tutto il paese par sorto ieri, in attesa d'esser finito) non 11acampa– 'flile e 1ion ha campana, e forse è pro– prio per questo che la sua voce verde, umida. quasi fosforica, affascina come una stregoneria, tanto da perseguitarti anche a distanza di quasi seicento clii– lometri. La chiesa di Alte non ha campana, ma ha un i:,rappolo di altaparlanti. sul tetto, orientati. ai quattro venti, e sono quei:,li altoparlantt a diffondere, e a mol– tiplicare nell'ampia chiostrn dei monti, il suono struggente - limpido, verde come iL fondo det mare, vasto e profondo come un antico piatto - di non so qual carillon. E' una voce (un disco!) che, in tanta nebbia, scioglie le ginocchia, fa scop– piare il cuore anche a un ateo, liquefd, se non si. sta attenti., le lacrime, come potrebbero liquefarsi, neU'au.rea gola di una prima donna accompagnata dal liuto di Santino Garsi. interi zuccherifici.. Ecco. L'ironia, o un altro bicchierino di grappa, è l'unico modo per di.fendersi da queUe inesistenti campane, al cui pro– posito - udendole - Dio sa cos'avrebbe scritto Edgar Poe. Oh. from out the sounding cells ( ci fossero!), What a gush of euphony vo– luminously well.s! How it swells! How il dwells On the Future! ... Non fosse che per riudirne, in tale Qalaverna, quelle campane che non ci sono, dovrd pur tornare 1:.ma volta ad Alte, prima di morire. Dovrd tornarci presto, perché il tempo stringe. Perché il generoso ospite che fino ad oggi mi. ha dato la possibi.li.tà di tra!correre ogni festa cristiana, io e tutta mtera la famiglia, nella sua palar– zina dat soffitto ,-osso e dal caminetto sempre acceso per gli altri, presto se ne tornerà nel suo Bronx (a New York o in chi.ssd quale altra parte del mondo), e io, caro Father John, forse soltanto nell'erebo vero, che mi aspetta con altra e. certo meno euforica galaverna. potrei riascoltare quelle e campane~ di Alte, capaci di giudicare i vivi, e i morti. GIORGIO CAPRONI Piccolo diario di /Uilano * di GIA~ ll'UANCO 1 1 ENÈ
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