la Fiera Letteraria - XV - n. 3 - 17 gennaio 1960

Domenica 1i gennaio 1960 LA FIERA LETTERARIA SCRITTORI IN PRIMO PIANO LUIGI ZANIPA: "La lettera" del jLingmciuto' già affermato: qualcosa, in dcfinitha. \Crso cui non era affatto portata a credere: un prct~to per e, ilare che gli altri si accor– gessero dt come, al contrario, ella fosse con– vinta che i legami di sangue mai potessero essere più forti del proprio desiderio di andar \'ia da quella casa. Eppure ,·i 3\'C\'3 vissuto così bene fino al giorno in cui. con la morte, sua madre sem– bra\'a a, eme portato ,•ia quell'accogliente at– mosfera che in passalo a,·e,•a reso l'abit;l– zionc acccllabiJc ai non facili umori di una, come Nunziata. nell'età. di nrcare le soglie della pubertà. Le cognate sembravano avervi introdotto invece un'essenza contraria a lei e dal momento del loro ingresso Nunziata ' a,·c,·a finito per sentirsi sempre più estranea in quclfa casa. - E' arri,·a1a! -. Pa::.qualc glielo gridò dalla ,·ia. Quando Nunziata appan·c tra le imposte dischiuse. 13 sua ::.carsa sorp~a colpì il postino: non pote,·a supporre che, fin dal ri::.,·eglio. ella ::.apc::.segia dell'arri,o della lc11cra: un a,•,·enimcnto ::.u cui. negli ultimi tempi. l'a,c"a spesso intrallcnuto. I primi tempi ::.olo il ricordo dclJa morte e il timore di essa l'avevano tenuta S\·eJlia x~~n~':~t ~n nr~ti~l1~ims~'::~O~O t!iÌo~'f •e "fo?cci sono la nuca, a,·e,·ano solle\'alo la madre per calarla nella bara e Nunziata a,·c,·a di istinto posio le mani a\'anti per gridare: - allenti, si piegherà! -. Quel momento le si era presentato più mite alla memoria. Per lungo tempo sul– l'ammattonato avc\'ano resistito le tracce del- ~!rc~~ di 1 ~o~c~~f;~<;rfe~ 1 ~~ ì!! ~~~~~riic~ come calamitalo dalle bianche sbavature. percettibili appena - le a\'eva ogni volla follo rivh·erc q_uegli istanli. • In seguilo. l'ango::.cia della morte, con il lrascorrere delle senimanc, era discesa die– tro un unito orizzonte: quello dei comuni ricordi: fin quando, dal limite di esso, una allra nelle era salita a rendere più cupe quelle di un tempo: la presenza delle co– gnate. - L'andr.:11a ,edere il Papa? -. - Che si può ,·edcrlo? -. Certo. Lo dici alla signora Nuni.iata lo Yidc attra,,crso la porta di ingresso ancor prima d'entrare nella sala: fu la prima persona che notò. Ciò che vide subito dopo le fece chiedere sottovoce a Pompea: - Ti sembra di quelli a cavallo? -. Esperta Pompea scosse il cap<): - Va a pie– di come noi. Comunque non e più allie\·o -. Il carabiniere si fece incontro alle due ra– gazze; propose di sostare nel bar a bere qualcosa. Pompea accondiscese subito: l'a\·er accettalo così in fretta dispiacque a Nun– zita. Non ,·oleva che l'altro ritenesse anche lei una di quelle ragazze pronte a profiuare d'ogni occasione pur di 1rarre beneficio dalla propria condizione di donna. Li. pausa che fece seguito all'andata via di Pompea parve maggiormente sottolineare ~~rfg3'Ji st~i~~~2'on~i l~uria~ire~a hda,~ l'averle egli chiesro se era fidanzata. Nun– zita rispose che al momento non lo era, ma nel passato un uomo aveva tenuto impegnata gran parte dclla.--sua vita. Gli parlò in seguito dei frateUi, deUe cognate e del suo paese, e in particolar modo gli fece comprendere la propria situazione di ragazza sola; pose l'ac– cento sulla necessità di un ,•ero affollo che la E~~a~~isi~~~ ~:luf~~f;unb~~izie intorno alla propria famiglia. Disse solo che a\'eva cinque fra1elli. Il più grande ed io sia.mo nell'arma, altri due nella finanza, l'ultimo è: rimasto in paese -. Disse ancora: - Tor– nerò anch'io al mio paese, fmili i tre anni di ferma - e aggiunse - La \;ta del cara– biniere è dura. Col freddo, col vento. con la pioggia, giorno e notte di pattuglia. A \·olle sei in campaa-na e non c'è nemmeno dove riparars1 e anche se uno volesse non ~ ~ :~iè?m:.rc ~{!~s~~~~~~~h:._ sf]f';;o~· spccialmene, chi vi vede se ,,i mettcle al nparo? -. , - Nessuno - disse l'altro - Ma ci sono gli appuntamenti. Ti dicono: alle due di sta- mano libera per compiere ogni genere di ruberie. Il fallo e - aa&:iu11scil carabiniere dopo una pausa - che proprio il sen•izio di noue è il più duro: al ritorno, ba~ato come sci, a,,resti bisogno di un ambiente riscaldato e di roba bollente da mandar giù. Ti aspetla im·ece una branda fredda in una camerata più fredda ancora e a quell'ora i cucinieri hanno anche loro dirillo a dormire e non puoi pre1endcre che restino io piedi ad aspc1- 1arc 1e per prepararti il caffè caldo. TI gelo li resta allora nelle ossa fino al mallino e al momento in cui sei riuscito a vincere l'umido addosso e cominci a riscaldarti ecco che è già ora di alzarsi e ricominciare da capo. E questo quando ti va bene. Quando t! va male, sei comandato in Sìiclia e mngan capiti in un conflitto a fuoco e il primo ma– fioso ti manda all'altro mondo ... Ma fra tre anni - concluse il carabiniere - me ne vado e a questi gli lascio la stecca. - Torna in paese? - chiese Nunziata. - Certo. E do,·c vuole che \1ada? Dato che ho fallo parte dell'arma può darsi che mi diano u11alicenza per aprire una tabaccheria. Vicino la stazione cc ne sarebbe bisogno. L'altra è sù, in cima al paese -. - Proprio non le va di restar qui da carabiniere? - soga:i,unse Nunziata - For..e Roma non le fi~~ea·· chlà ~a~ ~i~~~ -;;u:f1~ ~~i6t ~n~~~ a momenti non si rifanno le spese -. - Do– \·ete manlenervi da voi? -. Questo no. Man– a-iare e dormire cc lo passa il ~o\·erno. Ma è il res10 che costa. La bianchcna, ad esem– pio. la dobbiamo far la,•are per nostro conto e le la\·andaie si fanno pagar care -. I due rimasero in siJenz.io, av,·iato ciascuno dietro i propri pensieri. Più tardj ca-li le chiese di ballare; ancor prima però che il brano a,·cssc termine, ossen·ò che cominciava a far caldo nella sala affollata; propose di uscire a fare due passi ... Usciti all'apeno, si av,idero che era pio– \'llto da poco. A\'evano mosso appena i primi passi quando egli le prese una mano. - Ora mi dirà. che mi ama - immaginò . unziata. A. Morenl: • La ruota. (Quad rlennale) ---*= di FRANCO FOCHf Da quanti anni. nelle p1ceo:-..~ biblioteche di famiglia, ha. ~I 5 uo posto. fra I libri aviti. 11 Nuovissimo Mel::i? Eppure es– so eppare anc.:,ra nuo~issirn~ sui banchi e nelle ,,etnne dei librai: Immortale. n quanto sembra. ma come Titone. la cu~ mogliettina s'era dimenticala d1 chiedere per lui agli dei una perpetua glo\•lneu.a. Certo è che dell'etichetta di nuovi.ssimo fanno molto sfoggio g:Oiautori. o gli editori. di vo– --------------------1 cabolarl italiani. scoprendo. a SUGGERIMENTI DI CENTENARI * <li .ll11/U.,'ELIJO C--1.IIIIA.,CCI mettere all'uomo, ad ogni uomo, di salvare il suo eter· no. la sua poesia. L'attcndc,a dal scllt"mbre e si era giunti ormai alla fine di gennaio: eppure non un solo momento ne a,·e,•a dubitato: in più occasioni a,·e,·a pensato: arriver.l domani. Quel mattino nel deslarsi - per Ja prima , olta da quando la signora le a,·c,·a pro– messo di scrl\crlc - tale domani le si era lc\'ato dinnanzi impositi\'O mutando::.i in un repentino: oggi! Ed oggi era stato: nemme– no due ore dopo Pasquale le ave, a con– segnato la lellcra. Da quel momento la \"ila di Nunziata avc,·a. ripiegato ,erse una direzione diversa. UNA DOLENTE POESIA !!~~~li n~8~ i!5ia n~~~o ~~riait~:ci::.c~ Cì 1icne a 1ornar giù in sala? - chiese ad un tratto. - Oh, no - rispose Nunzia1a - Non ci tengo affatto -. - Camminiamo un po'. Certe \'Olle, al mio paese. di none, per le \iic ci sono io solo a camminare -. Ag– giunse: - Mi piace camminare di notte. Forse per questo ho finito per fare il carabiniere - e si mise a ridere. Chfosc dopo qualche passo: - Non la stanca can1minare? -. Nel bicentenario della na– scita di F. Schiller, mi sono capitati sotto gl! occhi due epigrammi che mi confer– mano come 1a sapienza che si distiHa dalla follia è so· vente assai più viva di quella che forniscono gli alambicchi della filosolia. Un secolo fa moriva ad Ars un prete che per trenta anni. quasi senza nutrirsi, assoggettandosi a dure di– scipline, passava venti ore al gìorno a confessare, non riposandosi che e all'altare e alla cattedra•· Nel seco– lo di Thiers e di Renan, fol– le sempre crescenti assedia• vano questo piccolo parro– co che si distruggeva per il suo gregge, perchè egli assumeva su di sé la parte più grande della penitenza di ognuno. Non occorreva parlare con lui. gli basta– va guardare negli occhi le persone per possederne la storia e per leggere ad ognuno il suo tempo sino alla morte; rassomigliava stranamente a Voltaire. por– tava i capelli lunghi a cau– sa delle emicranie, Il tor– mento dei cilici lo faceva vacillare sovente. Le sue prediche finivano nel pian– to e. ancorchè fossero sem– pUcissime, trascinavano tot.– ti per il loro pathos profon– do. Eppure questo si concl– Uava con un umorismo po– polare che scoppiettava qua e là felicemente. Quando vedeva della gente che se ne andava durante Il ser– mone diceva: • Oggi, fratel– li miei. parlerò del rurto. Coloro che potrebbero esse.– re infastiditi da questo ar– gomento lascino la chiesa prima che io cominci,.. Que– st'uomo che con uno sguar· do. una sola parola, riusci– va a dare la pace ai più grandi peccatori. non pos– sedeva per sé la pace. O( Ho paura morendo di cadere dal lato cattivo. Se cosi fosse. rimpiangerci di la– sciare questo mondo. per– chè sulla terra si ha di g!à tanta gioia ad amare Dio,. La sua morte fu per contro serenissima. Tutti coloro che lo accostavano diceva– no di vedere In lui Dio. chl ben li osserva. uno spirito commerciale che. t.reltandosi di merce tanto più elevata dei dentifrici o della lozione per capelli. dovrebbe essere din'r– so. Sissignori: se una propa– ganda va fatta - ciò che nes– suno nega. perché non è cer– tamente questa l'epoca in cui il valore intrinseco possa fam s'.rada da sé - chiederemmo che fosse fatta con più ti.nena. con più eleganza. con pil'l_di– gnità. Un vocabolario ltahano (per fortuna) non è un libro di versi: cioè non ne esce uno ,movo ogni mese oppure ogni settimana. ll che signifl.ca che. quando l'autore Tiz.lo e redi– tore Calo vog)iano aggiungere un loro prodotto del genere a quelli già sùl mercato. non o.vranno alcun bisogno di chia– marlo nuovo o nuovissimo sul frontcspiz.io. pçrché la no\·ità .. libraria» si farà subito no– tare. fra i tre o quattro (non di più) già affermati. e quanto alla novità della .sostanza. non sarà certo quell'etichetta a dar– cene '!e garanzia! - Se i:: cosi - dissero i tratclli - I a .PU1-e la pace tua -. li maggiore aggium,c: - Quan– do andai sotto le armi nostro padre mi dbsc: - Va. e fai buon soldato. A le dico, , ai e fai. .. -. Fu sul punto di aggiungere: - Fai buona :.cn a -. ma pur nella sua ruz– .tezza a,,,·crtì, in modo confuso, la scar.-.a opportunità delJ'csprcssiom:. - Beata te che s1ai per avere un pos10 fisso e non do\'raÌ correre appresso ai padroni come facciamo noi - osservò Agenore. - I padroni cc l'h::m– no i cani - Folco lo rimproverò. - I pa– droni ::.ono quelli che ci danno da man– giare - replicò Agenore -. Con le tue chiac– chiere non si mangia: - Perchè non vai a servizio anche 1u? - 3oggiun::.e Folco. - a sono la,·ori da donna - rispose Agenore soazientito. - Chi lo dice? - ribattè Folco. - Il figlio di Albertina fa il cameriere a Na– poli e guadagna bene ... -. Nunziata non SCKlJÌ il discorrere degli al– tri; lei pell3a\'a alla signora e alla \'Olla che le a,c,a proposto: - Se vieni a servi1io da me, 11011 a,•rai a pentirtene. Tu noo hai madre e io non ho figli. Siamo in due: io e mio marito. Fino ad ora cc l'ho Caua da sola, ma non ho più la salUte di un tempo. ForL.'l ne auei;·però le mani a bagno non posso più 1coerle a lungo ... -. - Io i panni li so la\'are. La cucina la so fare. Spazzare so spazzare. Che altro può ,·olcre da mc la signora? - e unziata girò lo sguardo attorno in attesa di obiezioni. Nessuno gliene mosse. - Quanto ti dà? - chie!ic Agenore. - Da mangiare e da dor– mire. Sbiancata di tutto e pure 011omila lire al mese. E ::.e mi porto bene. ha promesso che mi fa salire il mensile a dieci. - E lu che ne tarai? -. - Li metterò al Jibre110. La figlia di Amedea m'ha detto che li dc, o metlere da parte. così quando torno mi faccio il corredo -. - E quando torni, Nun;,i:1? - chic::.c ridendo Folco. - Tu, ci scommetto, non tomi più. Di\'cnti una di ci!là e dei fratelli te ne scordi -. - E non ::.iamo tulli figli della stessa madre? Che il ~anguc si può scor:cfare? - protestò Nun– ziata - E poi l'estate la signora viene qui in , illeggia1ur.i. Dunque. ogni estate ci ,c– dremo. E quando sarò grande ci tornerò pc, sempre -. - A rar che? -, rise ancora Folco-. - A stare con , •oi.no? -. - Con noi soli? -. E con chi allro do\'rci stare? -. - Con tuo mad10 -. - Eh, marilo - disse Nunzia1a e lc,·ò la mano - che de,•o pen– sare al marito adesso? -. - Ci scommello che ci pensj -. Nunziata scosse il capa e guardò il fratello. Disse poi. - ave\Pa ra– gione mamma. Ogni rnlta che parla"a di te: - Quel figlio me lo devono a\·er scambiato nella culla - dice\'a. - Mi dispiace, Nunzia. che te ne mi - fece Agenore - Sci Ja sola femmina di casa -. - E loro che ci stanno a fare? Pure femmine sono - disse Nunziala e accennò con il capo in direzione delle cognate. - Ma con loro è diverso. L'hai dello 1u che il sangue non si scorda. Ma .se pen::.i di star mca:lio a sen·izio -. - Me– glio Corse no - replicò Nunziata - Solo e dh e1·so. ceco: lavoro e mi mel!o qualche cosa da parte -. Mentiva. Il porre quakosa da parte era di certo il solo movente che mai l':wrebbe spinta ad accettare la proposta della signora. In reall11 - rineucva - morta sua madre e le cognate entrate in casa, non si era più ::.c:n1i1a suo agio. 1 on il proposito di men– tire,. però, l'an?,•a condotta a sos1encre che il sangue non si dimentica, ma la necessità, sul momc11to, di appaggiarsi a qualcosa di * Il primo: ((Alla ì\1.usa »: lii ~ILHE!J_TQ BEIIILAC(JIJA Che cosa saret senza te già non so. ma che orrore veder cosa sono, senza te. tanli e ianti uomini! Nou sono molti gli uomini di culwra italiani ai quali si poS5a riconoscere di m·er espresso, ili w, modo norr par::.iale ma co111p/eto,gli umori v11ali del nostra 1e111po, così aperto alle sollecitazioni del– l'~peri111e11to inrellettualc e al richiamo, più o meno pericoloso, di 1111ove formtde espressi,·e, come il cinema tUI esemvio. Uario Soldati e Luigi Zampa souo, in questo senso, i primi nomi che ci ven– gono alla mente, con una sicurc:.za che 11011si può discutere. Regista ci11e111ato– grafico di quolazio11e imema:.ionale, au– tore d1 commedie e, i11fi,1e,dt romanzi. Luigi Zampa impersona il tipo ideale del– l'imelletruale d'o(:.gi, cosi alle prese con un'intima insoddisfazione che lo porta a contatto con sempre rim1ovate esperienze, alla ricerca di w, definitivo appagamento .,,,irtiuale. Co11 una risen•a di materiale 11ma110da rradurrc o 11ell'immagi11e o sulla vagina, Zampa Ila sempre amepqsto, ad ogni altro interesse, la necessitd di comunicare moralmente con il pubblico, Sf)into da una vena di co11m1oz10,1ee di sblitudine. E srara, ~insomma, quella di Zampa, ,ma costume ricerca di una feli– cità di uomo da vivere alla luce d1 ,m ideale d'arte, con w1 rapporto di li,ifa tra la realtà e In fama.sia. I primi anni della giovincz::.a di Zampa 110,1 sono stati facili. Quello che doveva poi affermarsi come uno dei più validi registi del nostro do– pogrterra fu costretto, iriizialmertte, ad oc– c11parsi come impiegato e a seguire, per 1111 lungo periodo, una • routine• decisa- • 111e,11e coutrariu ai suoi \'eri imercssi. Poi vem,ero i corsi del centro sperimentale di cinematografia e, infine, le prime com– medie rappresentate (nel /931 andò in scena • Per il nostro meglio•, nel '32 • Il gio1,,me autore», nel 'JJ • Non è la stessa cosa,.). Sulla scia del successo teatrale, Za111vapassò dierro la macchina da pre– sti. dando l'ila a realizza:;joni cinemato– grafiche che rimarranno 11011 solrauto nel– la storia del nostro cinema, ma anche nel– la storia di 1111 costume, de.Ila mentalità di tm popolo impegnato a rifarsi w,a \'er– ginità morale dopQ le esperien::.e.del fa- e lei ti ci accompagna -. - La signora mi fa andare a Roma perchè le mani a bagoo non le può tenere, mica per portarmi a vedei'\! il Papa -. - La domenica auai pure il 1uo giorno di libertà -. - Forse - disse a mezza bocca Nunzia– ta - la domenica non si potrà -. - Insomma, Nunz.ià. io sarei curioso di sa– pere che ti piacerebbe ,·edere -. Nunz.iala moslrò di \'Olcrci nflettere. In realtà, non si J)ropone,·a dì ,·cder nulla di particolare una ,·olla iiunta a Roma: a,·e\'a solo voluto lasciar credere. c!a1e le circostanze, di essere in possesso di un piccolo scgrc10: di lei ne avrebbe fatto, principalmente agli occhi delle cognate, una ragazza di città. Nel suo con– ccuo. ciò che certo distinguc,·a le raa-azze di campagna da quelle di città. era la troppo facile semplicità delle prime rispetto a!Jc se– conde: una semplici1à, a suo giud.iz.io, assai comune in ragazze come lei. - A Roma - 30ggiunse la moglie di Venanzio - m'hanno dello che gJi uomini. per la maggior parte, sono ricci -. - Che uomini? - chiese Ve– nanzio. - I giO\·ani -. _ Atil -, disse Nunziata -: appena arrfro a Roma ti mando una cartohna -. scisma e della guerra. Chi 11011 ricorda la elegia toccante di • Vi\,ere in pace>, la mordeme e iro11icaangoscia di • Armi dif– ficili>, il grido aperto de • l'onore\'ole. An• gelino:,,? Ma, in questa sede, non è d1 Zampa regista che vogliamo parlare, ma di Zampa narratore, creatore di storie af– fidare alle sole risorse sentimentali e fan– tastiche. Dopo il suo libro d'esordio, • Il successo•• pubblicato da Carucci 11el '57, Zampa ha recentemente ultimato la ste– sura di wt secondo romanzo che lo qua– lifica scrillore consapevole, vi\face, dotato di una pfllma ricca di sfumature psicolo– giche e di dosaggi descrillivi. E' la storia di ww servelta, una storia che ha il titolo provvisorio de • L'occhio diviso•· Nu~iaca, wia semplice e delicala ra– ga:.:.adi campagna, lascia la squallida at– mosfera della sua ca.sa per affidarsi alle inquietanti iucognite della vita di cittii, con ttttti i rischi relativi Nunzia/a viene a Roma, passa da w1 padrone all'altro, nella vana ricerca di un ambiente ospita– le e caritale\'Ole, incontra il primo amorè presto deluso e finisce per rassegnarsi alle amare:.:.e della vira, per isolarsi in una sconfortata solitudine in cui la sua ado– lesce,i:.a comincia a dare i primi segm di ariditd. Una storia semplice, come si \·ede, ma alla quale Zampa Ira saputo conferire giustamente quella che è la sua miglior dote di narratore: cioè il tocco di una dolente poesia. Dc • L'occhio diviso• 1101pubblichiamo qui l'ini:.io e la fine, che coincidono con il mo111et110 i,i cui Nunziata si prepara a lasciare la sua casa e con quello in cui la ragazza si avvia verso il suo secondo amore. Chiudendo questa nostra preseu– ta:.ione. noi vogliamo formulare. a Zampa w, augurio: quello di darci w, uuo,,o film impegnato in quella mordente e iro– nica critica di certi aspetti del nostro ci11quanre11nioche è soltanto sua e di darci, anche, wz libro che sia w, suo diario se11time11tale,il dian·o di wi uomo che ha sempre guardato a viso aperto alla confusio,,e morale della 11ostrasocietà. ALBERTO BEVILACQUA - Oh, no, glielo assicuro - esclamò Nun– ziata. - Vorrei dirle di,·erse cose. Ma non sem– pre mi va di parlare. Questa sera, ad esempio, mi piacerebbe camminare insieme a lei, e mal!ari dirle domani ciò che le do,•rei dire oggi. Del resto, scommetto che lei sa gia ciò che le vorrei dire -. E le strinse ia mano fino a farle male. Nunzia la dolcemente ricambiò la stretta; mormorò: - So che cosa mi \·orrebbe dire. Ci ho pensato tutta la sct1imana. Teme,·o solo che a,,rebbc finilo per non dirmi nulla. Ora che conosco le sue inteni.ioni, non im– porta che mc ne parli - ... Di fronte a lei sta\'a la lunga lredda stra– da; era lucida per la pioggia: le suscitò un desiderio di intimità. Le fu chiaro in quel momento ciò che sarebbe avvenuto di lei. L'uomo che le cammina\ 1 a accanto e mo– stra,,a dj amare il silenzio più delle parole, Io avrebbe avuto compagno finchè non sa– rebbe partito tre anni dopo. Non era certo un'intera esistenza. Comunque tre anni erano ~~b~!as:oiY~u'°dl~: aa~~~~bcre~i~a:~uru~t: s~~~ tirc con minor durczi.a i rigori della , ila miHtare: gli avrebbe lavato, di nascosto di Albertina e maiari con la complici1à di Ma– ria, la bianchena; ci sarebbe stato nella sua vita qualcuno di cui occuparsi; la dome– nica, infine, non l'avrebbe più trascorsa da sola ... Nel momento in cui egli serrata nella sua la mano di lei l'accoa-licva nella tasca del proprio pastrano, Nunziata pensò: - La– verò i pialli l'intera settimana e la dome– nica mi rifarò anch'io ... -. Camminarono a lungo, e per molto tempo non una parola venne a rompere il silenzio. Disse a un trailo Nuni.iata: - Fra tre anni tornerà al paese e sposerà una bella ra– gazza -. li carabiniere si fermò. Forse non si attendeva un discorso del genere. Rispo– se: - Si sposano lutti al paese mio. Mi ci sposerò anch'io -. E riprese a cammi– nare. Nunziata non si aspettava certo di sen– tirsi dire: - sposerò te -, ma il fatto che una simile ipotesi nemmeno si fosse affac– ciata alla mente dell'altro. le fot~ compten– dere di essere stata nel ,·ero il giorno che a\·cva detto ai fratelli: - Le scn•c nessuno le sposa-. Ii secondo: eLe Filosofie» Della. filosofia quale mai resterà io non so, Ma la filosofia spero viva in eterno. li panorama degli uomini senza poesia, prima e dopo di Schiller, ha agghiacciato e agghiaccerà ancora gli uomini che htnno in sé la poesia, perchè la creano o l'amano. Forse questi so· no i due soli patititi uma– ni ché buoni e cattivi. veri e falsi, e qualsfasi altra dia– de antinomica, rientra in quella generale che ha per oggetto la poesia- Cos'altro è questa infatti se non po– tenzialità di bello, di vero, di buono? Diciamo poten– zialità In quanto i più non arriveranno a traduTre la poesia che è in loro in pa– rola, in articoli di fede, in atti di esplicita moralità. ma non la tradiranno mai tanto da violarla, corrom· perla in brultezza. maligni– tà. deformità ... Se al mondo ancora si fa sorfrire. si offende, si insuÒlcia, si involgarisce. infine. è per la povertà del dono della poesia in esso di.fit'uso, per l'asfittico volo di quell'ala cherubica. La poesia è il prefazio natu· rale sia della liturgia del vero che di quelle del buo– no e del bello. Salva più una briciola di poesia che una pagnotta di scienza: questa, spesso, non è savia, mentre la poesia a suo mo– do, lo è sempre. E' un dlscor30 che vale per il Pala;::?'i (cd. Ceschlna: prima edizione 1939. seconda edizione 1959) come pe:- b Zingarelli t~·gl;~~i;~~~ e~!. ~~;t ut tima 1959). cioè per i due .. fa– voriti .. del mercato d'oggi (con preu.o quasi uguale: 4.500 il primo. 4600 li secondo). Non vale per il Cappuccini :(_prima edizione 1916; ultima. riveduta de B. Migliarini. 19'l7. edizione Paravla). che rifugge da ogni più lontana idea di .. fumo ne– gli occhi... costa assai meno (3700 lire) e non è meno ricco del due sopraddetti (nell'arro– sto. s'intende. non nel fumo). Ma le cose si complicano. quando il nubvis.simo' diventa noviisimo. Pa).uzl e Zingarelli si danno ancora la mano: l'uno proclamandosi Novi.ssimo d1::io– nario della hnQtta italiana. ·l'al– Lro annunciando la sua Novis– sima edizione (8•). ,. aggiornata ~ss~:::~l ~°i:i~u~t. ~:,t la quale abbiamo tratto motivo per questo nostro primo di– acorso. e dove la faccende dt'I novlssimo c'interessa sia per la forma sia per la ~stanze. Per la forma. cioè per kJ. pa– rola in sé. diciamo subito che è la meno adatta a presentarci una vera novità, e che adope– rarla. a caratteri di scatola. su ben tre facce della sopracopcr– ta. e sbandierarla nella propa– ganda .su glomall e periodici di ogni genere. con palese Intento polemico. è come 6Crvirsl di un vecchio archibugio in una guerra ,atomtcll. li vecchio ar– chibugio è le regola. altrettan– to nota quanto ammuffita. del .. dittongo mobile», per la qua– le non si potrebbe ancora dare il luciapassare. per esempio. a suonate o tuonerd (e passi> e nemmeno a buoni.uhno, nuova– menre e. appunto. nuovissimo: bi.sognerebbe. secondo tait> re– gola, che l'u scomparisse da tutte queste parole. lndlstin!a– mente. Ascoltiamo Ettore Allodoll. che nel Corriere della sera ha calorosamente elogiato .. la dc– ----------------------------------------------'------- nominUIOIM? dl novlssima data nouc dcvi tro,•arti nella tale località. Li in– contri un'altra pattuglia che, come la tua, anche se piove a dirotto non si è potuta fermare per non mancare all'appuntamento; e allora avviene lo scambio delle consegne ::.crillc. Al ritorno i tuoi superiori hanno così la pro,·a che a quell'ora era al tale posto cd hai percorso, a piedi o in bicicletta, quel preciso 1ra1to di strada. Serve a far sì che la nostra presenza sia dappertutto a qual– siasi ora e i delinquenti ci temano. Altri– menti. di notte in special modo. avrebbero Si baciarono all'angolo della , ia. Uno spruzzo di piog,ia li colp\ in viso, ma nes– suno dei due v1 fece caso. Si accorsero in ritardo che a\'eva ripreso a piover fillo; cer– carono rifugio in un portone. Egli la baciò ancora, a lungo. Appena Nunziata distaccò le labbra da quelle di lui, disse: - Non so nemmeno come ti chiami -. - Nestore - rispose il carabiniere. LUIGI ZAMPA Quanto alla fllosotia. sap– piamo solo che essa. come vuole Schiller. si salverà non barattando le sue ve– sti secondo le suggestioni deHe ricorrenti mode ma mantenendo Iede al suo spi– rito che è quello di per- Ars è ancora piena del suo spirito come Assisi di quello di Francesco: i due grandi Poveri che hanno fatto dono alle anime delle ricchezze del clel!. MARCELLO CAMILUCCI La Toscana europea di cli GIAN,11 GltA1\ 1 1I all'edizione ... perché ..manlre- .. al a t sta già un intento di tendenza UI par e favorevole .a1n. parlata più co– mune... Sic! Fatevi innanzi tutti. o parlantl l'ltaliano; tut– ti: e contiamo quelli che. pro– prio nella parlata più comune. Già nelle corrispondenze,per l'Europa vinta e umj- rali e speeiaJmente politi- della loro stessa nazione, ]emica. g.ossolana non solo dicono novlssimo per nuovissi– raccolte in H Volga na.,ce in 1iata. qui si rivolta contro che. in C\li si confermano le « che 1t hanno fatti soffri- nella forma. ma anche nelle mo. Semmai, bisognerebbe an– Europa (una sua vecchia e I'Europa stessa. madre mo- sue qualità di eccellente sag- re. che li banno umiliali in idee. nei concetti a volle dB'tt a vedere chl. ln ossequio profetica tesi) si avvertiva rentc. già devastata dalla gista. mille modi_•· Il suo odio si convenzionali e pedestri. alla ffl.lddetta regola superata. si non solo l'intelligenza steri- putredine. In queste pagine. Sono diagnosi penetranti riversa contro questa porca Quando si esprime con tale astina ed usare la forma con ca e politica di un sageista Malaparte europeo si ripie- e previsi~ni pessimistiche Italia. gra~a. s_tupida. sad_i- enfasi irosa, sembra perlina l'o semplice nella lingua scrit- colto e personale, ma anche ga con amarezza su se stesso, sulla realta morale dell'Eu- ca, malvagia. vile». VJtaha un « arrabbiato ~ ante' litte- ta: tre gatti anche qui! E in– fra le righe, una coscienza ed è come Se l'Europa stessa ropa di oggi e di domani. dell'altra guerra. « quella ram (i !rammenti sono del fatti. accanto a novlssimo. il ~""""""""""'""'--""""""""',w"""""" ___ ""N> N>.N>.'-""'..,..,...,_.,.,..,.,.~ faquieta. forse più schietta si ripiegasse su se medesima. Vi è in particolare un mo- miserabile e vile Italia re- '51 e '52), inaridito, in dvol- Mcù.l - proprio lul, e non al- proprio perché costretta al Qui sentiamo un linguaggio tivo che corre per tutte que- torica, regia aristocratica, ta contro il mondo intero, tri: lui. con le 6uc troppe cure freno. Poi, conclusa 1a para- non so se più intimo. ma al- ste pagine, ed è un senso burocratica. l'Italia dei gal- colmo di una specie di cupo di dizionario anfibio! - annoto boia fascista, in piena guer- meno più amaro e dolente, acuto e opprimente di deca- loni. delle tonache, delle odio per la vita stessa. « que- saggiamente che si tratta di va– ra. sembrò che io lui tanta- in una parola più schietto. dlmento, di disfacimento mo- sottane. òegh stivali, delle sto dono funesto>. E aoche ce ...letteraria ... al!as fuori del- GALLERIE D'ARTE IN ITALIA LUCCA GALLERIA LA PANTERA Via FiUungo 74 - Te!. 5984 Personale> di AMOS BERNARDINI MILA O GALLERIA SAN FEDELE Piazza San Fedele. 4 Per!onale di POGGESCHI GALLERIA L'OBELISCO Via Sistina 146 Personale di FIUME GALLERIA RUSSO Piazza di Spagna 1-a Personale di OMICCIOLI UDI E GALLERIA DEL GIRASOlE Sa~ita Castello I - Tel. 55.823 Personale di CERNIGOJ sia e acume critico. rancore malerado il consueto enun- rale. di un'atroce e irrirne- corone: l'Italia delle meda- buone intuizioni vengono l'uso. personale e odio ideologico. ciato, e .n ton~ ~empre U? di~ile contaminazione ~he glie•· L'Italia di ogg!, u ~n e.sasperate e portate alle ul- Ma càplta proprio cosl. si sa per cosi dire, si liberassero po' en_fatt.co. Lm1~i_o del _h- com.vot_ge tutte. le .manife- P.aese gove_mato dagh. sb1~- hme conseguenze, prolissa~ bene, in queste come in altre con una violenza e prepoten- b:o ci rimanda l 1mmagme staz1on1. della vita e del co- r1 >, dove 11 1:ostrQ « 1_n!e~1:ment_e, secondo l'antico vizio !accende: che la lezione chiara za temibili. Si ebbero cosi d.1 una donna. la «~'ladre>, stume. 10 q1;1esta nostra Eu- ce po.polo> e. tra ~ 1 p1u eh~ e quasi connaturale allo e sensato. spesso, ci vien data i quadri spietati e atroci. ma giacente ~u.J. letto d1 morte, ropa « marc.13:>: E questC? ~ schiav1 ~he es1st~o m Eu- scrittore. Vi è in tutto il li- dal più umili; forS'(!perché son anche toccanti. di Kaputt e e. di ~n f.t~ho accor~ pr-e7so espr~ sens1b1lmente. dm:1 ropa_ >. L Eur?pa ~1 ~I. fat- bro. se libro è da considera- quelli che meno han da rischia– La pelle. dove l'orrore della d1 lei .. chrno. su lei .. caric_o 01Iatt1':amente, nel senso v1- la d1 dela~ori 1: .g1t;tdicl 1 , d~ve r7, un tono triste e lugubre re, e meno temono. quindi, la guerra è visto prima dalla di anni e d1 affanni. « tr1- vo e ripugnante della putre- torna a r1stabihrs1 « l antica di uomo incattivìto e scon- .. impopolarità .. parte degli oppressori del- s_te e .deluso >: ln parte il dine. <:be ammorba Par.ia che ~lavitù. l'antica .. oppres- tento. _deluso. di tutto, di un Sentia an~r , . l'Europa. poi dalla parte. dei libro e aut~1o_grafico, c_on respmarno. nel lezzo dt mo~ s1on7 morale. politic~, eco- uomo m crisi esso stesso. che .. Come~ ~ 1 ~ll.odoll. vinti, umiliati e deeradati da quel tanto dt distacco e m- te. che emana anche e pm nom1ca )). Malaparte e duro vuole uscire da se stesso. . delcaso di novita. per una falsn « liberazione •· sieme con quella partecipa- dal vivi che dai morti. Ed e impietoso torse come non Si potrebbe dire una spiecie ragi~~e dlt.ton~o mobilit?. Ora. quell'odio. quel ran- zione Jirica e alterazione fan- è Inutile dire che Malapar- è mai stato, senza neppure cli •notturno», e non a caso :fre ec scorretto dire nuovu– core. lo ritroviamo nej fram- tastica, che è comune ai libri t~ vi insiste con una com- quel tono C;inlco e parad?s- vi ritorna ossessivo il mo- _ma.... d~ p~n.sate ..uno che ve– menti dell'ultimo libro ìne- di Malaparte. Ma questa p1acenza che ha del morbo- sale, quel riso acre e gelido tìvo della morte. e continuo ~ a di irci nuovttd, e preten– dito di )1:alaparte. Mamma- volta il dialogo con la ma- so, quasi con ossessione. ma- che c'era nelle pagine di e Insistito è il motivo lirico- ~e di farlo co~ .ugual ra- marcia. pubblicato da Val· dre ba un tono più grave e cabra e fastidiosa. Kaputt e della Pelle. pittorico lunare. che trovla- g~on.c ? noi che. diciamo nuo- Iecchi a cura di Enrico Fal- più ~so~ e ~noso. V~ro Ma t1:1tto u. libro! come ho 1~a bisogna di:e che molte mo nelle pagine pìù persua- ~,.mm~.! -r:u-tto ciò sto a. signl– qui. Anzi, quella \·iolenza. è che 11 dialo,e:o e. spe~ m- ~tto. _e canco ~1 rancore, pagme, t_ropl?° impegnate e sive._ fra molte altre dove care a distanza che c è. or– che in Kaputt era anche il terrott.o dalle solite d1gres- d1 oche anarchico contro moralegg1ant1. sono somma- rag21,unge un tono poetico. mal. fra la .regola <che anche R () M A VE~ EZJA segno fantastico dell'orrore sioni saggistiche e narrative. ogni torma di ullicialità e rie e approssimath·e, pagine Ritroviamo forse più inti· in tempi di I?agg\or fortuna per le atrocità perpetrate d~ in cui _Malaparte manifesta di f?-1~ eroismo. di l'_etorico da li~ll~ o da «. ba!tibecco ,., ma e accorata, la memoria ~ s~mpre faticato a r~gersi GALLERIA MARGUTTISSIMA GALLERIA DELCAVALLINO una mostruosa macchina di ancora 11suo gusto decaden- patnott1smo; contro I con- dove 11linguaggio e volgare. autobiografica e paesist·c piedl) e la parlata viva e oppressione. di cui l'Europa te per le cose orribili. o la sunti miti del tempo. L'odio grezzo e immediato. Queste dell af T ,~ ~ schiette, dove l'accostamento Vi:i i\Iargutta 109 - Te!. 671..118 San l\larco !820 - Te! 20 · 528 appariva insieme autrice e•sua invincibile tendenza a di tutti gli uomini reduci pai)ne probabilmente sareb- ~ 0 ia oscana .dell m 'fatto dall'AUodoU non è nem- Mosrra dei monotipi di Personale di vittima. e quel cinismo pro-,dissertare nel pieno della dalla guerra, non eià contro bero state rivedute e ti!inite, fanzia pe rd Uta e nostalgica- meno lontanamente possibile. GIO' FESTA CAPUTO canatore che nella Pelle era narrazione, senza etf.icacia e il nemico. « leale e cavalle-- ma cosi come sono appaiono mente vagheggiata. FRANCO FOCI-li l..,.,..,.,."""""",.,.,,.,.,,.,.,_,__...,..,..,..,..,...,.;.;,_,......,...,..,..,.;.;,...,_""" __ """"Ml► lanche n rovescio della pietà finezza di osservazioni mo,. resco•. ma contro quelli uno sforzo di virulenza po- (HANNI GRANA (Continua) .

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