la Fiera Letteraria - XIV - n.35-36 - 6 settembre 1959
Domenica 6 settembre 1959 LA FTERA LETTERARTA Pag. 3 DUE INEDITI DI GIOVANNI BOINE Un"trebbo" in onore Non sono un ricercatore di pro/essionf'_ Mn H caso favorisc,. a 1,·ol1e anche i pitì sprovveduri. e cori mi son trovato in mono. quasi senza saper dir come. i prei:iosi inediti' di Giovanni Boine che ora posso of– frire _in dono. con animo Hero. ai Ieuori della Fiera. Mi trovavo « in villa 11, non troppi giorni fa. in un adorabile paesino mon10110 deU"Allo \·a1 Trebbia. Loco di Rovegno, siluato al 54 chi.lometro deUa starale n. 45 tra Genova e Piacenza. quando venr1i o sapere che in m1 altro villaggio a 1600 metri di di– stanza. dimorava. anch'essa in villa. certa persona. la quale molro sapeva - e possedeva - di due poeti a me sommamente cari: Clemente Rebora e. oppunro. Giovanni Boine Cercare una macchina. e con quella filare al luogo indicatomi. fu, come si suol dite. tun'una. -L'ora in t:erità era la più indiscrera.. già alegg,iando neU'aria purissima. e nel sole del mauino inohraro. l'aroma delle vivande sul punto d"esser portare in tavola. Fui. rurtavia accolto, dopo essermi presentato e dopo aver detto lo scopo della visita, con una pronta sollecitudine familiare (direi amicale. se la parola non foue così marmorea e fredda) che non dime,ui– cher6, mentre il semplice mo onesto splettdore della ra-vola apparecchiata (la luce della tovaglia bianca. dei piani. delle altre stoviglie) stava li a rammett– rarmi. mettendomi suUe spine. l'indeficarez-za del mo– mento prescelto. Pensavo (ne senrivo il confortevole odore) 1 alla pasta e al sugo che forse slavano accaldandosi, tropp– J)O, su.1pibigas, per colpa mia, e il cuore mi si strinpe– va.. Ma era cosi illuminato e vivo d'intelligenza e di cuore il volto delle due - anime amiche• (ahimé. .non sano aurorì.zzaro a dir di pitì delle due gentili sorelle in possesso di tanto tesoro). da farmi di– menticar di colpo persino l'indiscrezione commessa. Venimmo subito al sodo. dopo i convenevoli- Mi commuove sopratrutro il fatro che l'anima grande e tacita della mia ospite n. 1. della quale. ripeto. non pono fare il nome («Sento il bisogno e il dovere - mi scrive temendo un'indiscrez-ione - di stare nell'ombra. Con l'aiuto dì Dio continuerò il mio lavoro intorno ai due amici. che son dentro di me strettamente uniti: ma ho bisogno di silenzio e di solitudine... carica di tanti ricordi. che son vita - passata - che nel presente rilro\·o illuminata ..- Ella può dire d'aver avuto documenti e notizie da un animo amico. che ha partecipato alla vita dell'uno e dell'altro»); mi commuove il fauo, dicevo. che la mia Ospite. cosi i,uima di Rebora e di Boine. abbia spinto la propria inalterabile fedeltà si,io a portar seco (li in Val Trebbia dove si va soltanto per ripo· sare: ma evidentemente per lei. come per ogni spirito eletto. la Tim,mbranza è un dei più dolci ozi e dei più virali) il •bagaglio» dei suoi anni non trascorsi invano: bagaglio che se impaura chi tali anni ha sprecato. diventa un balsamo imparagonabile per chi ha coscienza di non aver speso male quella che 1\fachado chiama la e monetina dell'anima». Sulla tavola apparecchiata. dove avrebbe dovuto comparire il succoso (perché frugale) pranzo, ecco davanti ai miei occhi l'Isola del tesoro: meticolose cas.settine zeppe di preziosi cimeli (scrirti vari, foto– grafie, soprattutto lettere) che. in alcun modo posso. per la promessa fatta. descriveTe. Vidi i.a mano gentile (intanto la pasta aveva forse pas.sato il limite di cottura) scegliere con una sicu– rezza che mi parve l'indice d'un profondo intuito psicologico nei miei confronti. i due documenti che offro ora ai lettori della Fiera. spinto soprattutto da quel bisagno che cia.scun di. noi sente di render par– tecipe altni.i della vropria letizi11. affinchè tale letizia b-rilli più intera nell'animo, Non seppi resistere alla fenta.zione di chiedere alla mia Ospite come fosse venuta in possesso di rnrro ciò. « Avrei poruro avere molt.o di più: Boine. in pun10 di morte. mi volle al suo capezzale per affidaTmi in– carichi delicati: tra l'altro. la conservazione di rurre le .sue carte. molte delle quali invece la.teiai alla madre. pen.sando che ne potesse trarre vantaggio. « C'era moira. corrispondenza con gli amici della Voce. ~itiTOi quello di Casati e la con.segnai aU'au– tore. Dopo di me tali carte fuTono Tiprese in esame da Mario Novaro e da due altri fedeli amici. CaTlo e Battistina Parodi (legga ciò che dice di Battistina il Mottini. nei suoi Colloqui coi romaniici. dove tro– verà anche un capir olo dedicalo a Boine). i quali m'inteTeuano alla pubblicazione degli scritti ,1. A proposito del primo documento. che qui Tipro– duco dalla copia dattiloscriua donatami. con alcune evidenti in.e.saneue di trascrizione commesse da chi ha dattilografato, la mia Ospite ha soggiunro: « Uoriàinale l'ho dato alla Rosminiana. e quesrP è copia del biglietto da me scriuo il 7 marzo 1959 al Rev. Rettore del Colltgio Ronnini di Stresa. invian– doglielo: e Le unisco un documento prezioso Titrovato stamani tra vecchie carte. E' un componimento li• ceale di Giovanni Boine (1905?). la staffetta che vide e annunciò in Rebora. fin. dalla pubblica=ione dei suoi FTammenti lirici. J'u<>modi natura e di gra,ia. il poeta in cui riecheggiano Michelangelo. Dante. Leopardi. Legga. rev- Padre. e veda attravttrso quali Teconditi fili la Provvidenza.. si manifesr6 ». • A proposito di Rebom: nel maggio del '19 a Re– bora. col quale non avei;o mai paTlaro. ,no che dal 1905 mi tenevo in cuore. dov'è il Regno di Dio. scrissi che mi pareva d'averlo avuto in eredità da Boine. Ed ebbi quesie'righe in Tisposta: "Il Suo ri– cordo per Boine ha saputo ritrovare il mio con cosi affettuosa delicatezza! Egli è sempre creativamente nel mio cuore e benedico sia anche. nel Sllo. Gliene sono grarn. Suo dev. Clemente Rebora" n. Mezzogiorno era gid suonato, e purtroppo non potei abusare oltre della mia ospite. chiedendole quei par· ticolari di cronaca che avrei desiderato intorno al compito liceale. _ . . . Quanto al secondo documento. la prosa hnca 1nt1- tolata Varsavia. che ho qui sul tavolo in autografo (dieci coi-telline extra-strong di mezzo foglio ciaseuna. scritte quasi senza un pentimento e un'aggiunla). re.sia sOltanto da chiedersi come esso sia sfuggito al Novaro. che com'e norn raccolse e pubblico gli inediti del poeta, Nella sua epica contratta. Varsavia è uno dei Fran– tumi più interessanti, e certamente il lettore sarà grato con noi alla nostra gentile ~spite (alla qual! auguriamo un proficuo lauorO) per 11permesso che ci ha conceuo di riprodurlo. GJORGIO CAPROXI Un compoui111ento Jiceale Degli uomini che io conobbi. P<><:hl. influirono_ sul– l'animo mio o non influirono, perche. :o non ebbi con loro intimità alcuna. . Ho pensato spesso alla vita che B mio cuore segut per tormarsi. ed in verità: mi 5;0n ~eravigliato d'~ser passato in mezzo a tanti pencoli senza una gtUda. senza un cuore che sentisse i1 mio _e che valesse a con!ortarmi. quando la tempesta m1 scoteva. ForSf" a.,che. fu per un senso di fie~ezza ~e l'anima mia non cercò mai di aprirsi agli a_ltri. ma. lo crebbi libero moralmente. con una coscienza mia. formata dal }ungo riflettere. E riflettei sul carattere e s\tllP parole d'alcuni e sul Vangelo. !l primo, u~mo cl!e ammirai e che certo valse a suscita.re nell an_1mo mio qualche cosa di. buono è il Cappellano del i_n~opaese. Ero giovanissimo io. allevat~ n~lla semphcnà. dell~ mia vallata e abituato alla mfimta belle~ ~~1 colh miei d'ulivi. Mi conducevano ogni 2:'no m. città, per la scuola- In città non riuscivo_ aa atfez1onam_u .a nessuno: agognavo il paesetto mio. E quand~, Cl n- 10mavo mi intrattenevo spesso col cappellano. :"-.Ton mi ricordo bene che cosa mi dicesse allora. certo che qualche cosa mi riempiva di te. ,erez.za : qualche cosa che mi faceva buono. So che di anno m anno io di- * tli GIORGIO CAPIUJ 1·1 ,·enni amico suo ed ora d'estate. quando. come da piccino. ritorno ìn Liguria. è Lui che cerco ed è con Lui che passo lungo tempo. Ecco: nella quiete della sua casetta bianca. dove le persiane verdi rattenendo •i :-aggi del sole diffondono un'ombra mite. egli mi parla calmo. semplice. ed io sento una gran pace entrarmi nel cuore. Ci sono di Cuori le cicale e c'e, di solito. nella Qiazzetta qualche fanciullo che _erida che grida o che ride, Io odo .. Ritorno spesso dalla città coll'animo tut bato ., stanco. colle mestissime disillusioni giovanili. colla Cede che Cristo mi ha data. scossa qualche volta un poco. Ed a lui dico qualche cosa di ciò ch'io sentn. Egli intuisce il resto e parla. E' rozza la parola sua. ma traspìra da essa una pace. una fede cosi grande. ch'io mi meraviglio. E mi dice dei doveri. mi dice di Dio infinitamente buono. mi dice del fine di tutte le cose L'animo mio. che ha dubitalo, ripigha forza Una volta mi domandò (son parecchi anni) « Non leggi i \"angeli?». Egli non mi aveva mai consÌi?liato ch'io li leggessi. forse perché voleva ch'io giungessi all'età in cui una meditazione seria è possibile. Li pigliai qualche giorno dopo quando arrivai in città. Ah! Dio potentissimo: e perché non fai che tutti 1 giovani li leggano? Ecco io tremo ora che oarlo della noveUa tua e ci son mille altri che la disprezzano. Ecco: io grido che la tua parola sarà per i secoli dei secoli e ci SQn mille che tacciono perché nel cuor loro c'è il freddo immenso della materia sola. lo sentii tutta la bellezza del Cristianesimo fecondo di altri evangeli che in esso saranno annunziati. e mi abituai a conversare c<>llibro santo come c<m un amico. Lunghissime ore ho meditato su esso. e tutte le ·volte ìl dolore m'ha affranto. quando mi pareva che gli uomini m'odiassero o non fossero capaci di darmi la pace. io son ricorso ad esso e in esso l'animo mio s'è ritemprato. Ché il Vangelo non mi dà lo sciocco sentimento settario né il fariseismo bu– giardo: m'ispira piuttosto una Cede potente che mi solleva al di sopra di tutte le miserie umane E con questa fede in cuore io ho perseguito col grande Rosmini l'essere eterno. Ed anche Rosmini è un amico mio: con lui trasportai la mente ad altezze metafisiche ch"io non avrei immaginato dilettandomi dei problemi più gravi della Filosofia. E Ros.mini tu un amico. per continuare la figura. che un altro amico mi feee conosc.:ere. E questo è il compagno buono. l'amico necessario. che tutti dovremmo avere e che conoscendoci da \'!Cino anche ci può indicare i difetti nostri, per cui noi correggendoci diventiamo migliori. Con lui io parlo spesso di me. anzi. di noi due e del modo con cui governarci per arri\·ar puri aUa meta che conosciamo, e so ch':o ritraggo vantaggio da que– sti discorsi. Noi abbiamo \·eduto dove la luce raggia e ci diri&lamo ad essa. l':usa,·ia - Oh~ ohe! :na. tu. le schiacci! o, che ti metti i paraocchi come I cmch1. con quel foglio. andando? - Sei tu? leggev-o andando. E che fai li a terra ac– covacciato? Varsavia è presa. - Attento. attento dico. che le schiacci! Non vedi le form.icole? - Che formicole? ... Sì. .. Dice che v'entrarono con duemila cannoni. l\la i Russi si ritirano in buon or– dine. Cinquantamila prigionieri- Ci sono morti cen– tomila. - Hanno il vezzo di mettersi traverso delle strade a far le carovane. Ma passa un altro ciuco come te, col suo giornale. e te ne fa frittata. - Però. io dico. è chiaro che se l'han lasciata gli è pel'C'hè era inutile ci stessero. Che ci vedi tu'! - Che \·anno e \-engono: le une col lor boccone. lente. le altre svelte perchè non hanno carico. Però ce n'è che tornan senza il carico ... S'affrettan tutùn· sieme. minute. in fila. Dì correr cosi in calca dev'es– sere il lor p\acere. Ma ecco: si scompigliano. Cos'è? - O grullo. io dico di codesti Russi! Che puoi badare alle formiche ora? - E tu bada dunque ai russi. se ti garba. - O non sei dunque un uomo tu? - .:\fa tu un ciuco: non vedi che le schiacci? Via! Via! - Che si può esser così strambi al mondo? Han pi– gliata Varsavia di Polonia. amico! Ti par cosa cosi da nulla? I Russi sono in rotta. Ci sono centomila che son morti. La pietà .. non la senti. almeno. la pietà? - Ecco m'alzo ... Ma abbine anche tu per questa gente nera qui che Ca il suo affare questa. - Però. quanto alta pietà è chiaro che non è di queste cose così universali come ad esempio dicono che sia la GiustL-ia o il Dovere, La si prova. a mio parere. per uno d'imprO\'\'iso si. e per l'altro no. Tu. cosi per dire. per i russi o che so io. ed .iQ per le Cormicole Ma sediamo. che ora \"ien quell'altro. anche lui con la gazzetta e me le schiaccia. Io l'an•ertirò. ..,.. Che bizzarrie tu dici! :\fa sai amico che Varsavia è poi la via di Mosca o di Pietrogrado? ... Quei mostri. aHo:-a. faranno il dietrofront su noi..- - Ed io. che mai ci posso io? Quanto a Varsa\'Ìa so di certo che l'han pigliata un'altra volta: e fu quando Chopin il musico. ch"era di lassù mi pare. subito ne fece queHa e .polacca• enoruie come la chiamò. che è la VI. Allora fu pei russi. salvo errore; furono i tuoi russi che la presero questa tua città: ed ora son quest'altri. Difatti anche le formiche vedi che \·anno e tornano: la tana. sempre. è di [chi] c'entra. Possono ora. amico. entrarne e uscirne per l'eternità: che mai c'importa dei russi o dei tedeschi? O quanto delle formiclte che son H: per pietà o per spasso. secondo i gusti. Ma la e poìacca • amico. è fatta. che vendica ogni cosa; e Varsavia la si può buttare. compresi i russi. O v·è fra essi chi abbia scritta. ora. una «polacca» nuova? - Non \' 0 è. E tu st3ttene nelle fantasie: Ma i fatti contano- La Storia non la (anno mica i musici... - Signore! ehi s:gnore! attento che mi schiaccia le !ormicole! ... Al diavolo! Le.. ha schiacciate. il mio giornale - Che c'-è? Che. c·è ... E che Ca poi? Salute! Io leggo - Vedi che scempio! Pare il campo della Marna. mesi sono. ì\la eccoti la Storia ... Guarda guarda come agitan le zampe quelle disgraziate là! Queste formiche han tutto come noi: i seni ed i padroni. chi Ca la guerra e chi la\·ora in casa! Però non han la Croce rossa. Quanto ai cannoni si battono all'antica. a corpo a corpo come nell'Iliade. Però se passa un par di suole di queste alla moderna. moda americana. subito c'è rimedio. e siamo atraltezz.a dei tempi. 2\la forse non ci sono i gazzettieri. O ci saranno? Là sotto negli Ar– chh·i. in Redazione? e verran tuori adesso coi tac• cuini delle cronache. Quanto alla Storia. quella c"è in tuu·ordine coi suoi ratti inesorabili. cataclismi della \"olontà ... Dici... che non l'han \"Oluta? E i tuoi russi l'han voluta la sconfitta? Vatti a cerca del volere e non \"olere! Però il Fato. od il Destino. quelli non vorrai negare che poss.an passeggiare con un par di scarpe moda americana. anche qui pel corso. O \'UOi sempre che facciano i ciclopi scotendo le catene all'epicentro dei Terremoti siculi? No? Sempre i napoleoni dietro le piattaforme dei 305. o battano la carica al rullo fesso delle mitragliatrici? :\la guarda guarda queste sopraggiunte come an– nusano ... Croce rossa? Eh no. passan via ... Toh pas– sano via. che laggiù ci sono i chicchi. Adesso la ca· rovana è belle e riordinata: pare una fiumana vi\·a: vanno e vengono li campo della Marna... non c'è più. gli è un mercato. - Amico. le tue le son stranezze un po' feroci. Quanto ad apcloghi. e senti allora questo: io piglierò una pietra i?roSSa di q~te tut.te sfalde e spigoli. spaccata con la mazza a far muraglie. e. cosi. rettala fra gambe un poco la lascìerò cascare proprio diritto suJla tana di queste tue formiche ... - Questo, per dio. tu non farai. perchè io ti batterò! - :\fa no ... Dico: che succederebbe? - Un grosso guaio... un gro5so guaio davvero ~rezze le uccideresti. mezze fuggirebbero disperse. come pazze ... Poi tornerebber li a cercar do\•'era la lor casa. inutilmente .. - O giusto. Qui ti voglio~ Questa Varsavia vedi è come s·io. già mi fo,-si scelta la mia pietra laggiù in quel mucchio. e. contro il pelto raggricciatala. con isforzo la portassi. - Veramente amico tu sei un uomo senza cuoTe. Come puoi tu pensare di queste cose tanto malvagie? Questa tua pietra apocalittica. propria mi conturba l'anima. Io mi siederò qui a guardia che a qualcuno di questi che passano non salti in mente di effettuare questo che tu hai minacciato. - Ma dunque. pazzo che sei. e lascia ch'io sia con– turbato di quest'altra apocali~i che minaccia ora gli uomini. Anch'io siederò pronto a guardia. anch'io correrò ai ripari! - E chi ti tiene? Va. uomo scellerato! .. O se stai. sta' riguardoso. facendo attenzione ai piedi. dove li metti. Ecco: accomodati di qui: posati li ad esempio. in quel canto. Li. si direbbe non ci sia pericolo. vero? O non pensi mica a quella pietra? - Diamine alla pietra! M'hai bene spaventato! - Ci penso amico; se ci penso! - )la no; sta queto! Ecco ti persuaderò alle buone: ti distrarrò. Questi malanni di dia\·olerie. dicono i libri di divo2ione. che a volte si quetano pensando a un'altra cosa. Per esempio a quelle nuvole laggiù in processione. Così alte. \'edi. così impettite e lente sul mare lustro all'orizzonte! Tutte le sere passano. di questa sLagione. Dal le\·ante al ponente. lentissime zitte. vanno che non paiono vere. Son bianche di lor namra. son cumuli paffuti in fila ma quando il sole è sotto. dietro a quel monte. guarda. allora le vedi rosa e poi. pian piano. \·iola .. Fiouano sul mare liscio. allora. certe vaghe scie di smarrimento. fiottan certi veJi aerei... Ma tu. sempre. pensi alla tua pietra. che fai scatti? - Ora. vedi. m'alzo di dispetto. piglio la più che pe.::;i per \·endetta ... - Amico. ed io non ti batterò. Domani il sole si le\•erà lo stesso dì laggiù anche se cosi. oggi. il dolore lo sbigottimento ci ottenebrassero che tutto paresse finito- E' curioso come il sole nasca sempre da le\·ante e tramonti da ponente! Poi \·erso sera nella quiete \'asta ricomincerà codesta \·ana processione. A volte c·e dinnanzi un fumo rado azzurro. e il rosa delle nubi son fantasmi. Io di qui. facendo zitto la mia guardia. mi smemoro mirando: è così liscio il mare. cosi magia! Tutto il mondo pare d'echi lontanissimi: la bellezza d'ogni cosa è un \·ago soffio: così di lie\·e spettro ch'io respiro appena e non son più. GIOVAX;\'1 BOL'\""E , di VincenzoCaràarelli • .\urc~lio De Felice: • Ritratto di Vincen~o Cardarelli • * Comt:llo e Dello. .\fonic.c: hanno organ.iz: uto ti g·agiosta scorso un Trebbo poetico, pnmo d'uno serie in pro– pramma. in onore di Vtn~ cenzo CaTdarelli La man.ifesta-'tone ha avu.- 10 luogo nella superba cor– nice n.owrale dd porco del Castello dell' Acquabella, presso Vallombro.sa, :ui quadro del 7,, - Premio Va.J– iombrosa - 1959. Il Poeta è .stato ricordato da Della .'fonica con una succinla biografia che ne ha messo tn rihet:o l'inconfon– dibile figura umana. Succes– sivamente Tona Comello ha declamato alcune delle più. belle e note liriche del Poe– ta, tra le quali - Adole.sce-n- 1e - e -scnu del m.io paese-. e una prosa dal 111010: - X a– sce il t:ento d'autunno ,. Il seguito del programma comprendet:a i«ture da Dante, .\Jichelo.ngeio, .\fan– .::oni. Po.scoli. E.ssenin e da poeta moderni. * SGUARDO D"ASSIL\IE SCLLA PRODUZIOKE DELL'AlìTORE DE « IL TAGLIO DEL BOSCO» ... Unità stilistica in Carlo Cassola * di FRANCESCO GRISI
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy