la Fiera Letteraria - XIV - n. 26 - 28 giugno 1959

Domenica 28 giugno 1959 LA FIERA LETTERARIA Oltrel'esempio di stile * cli GlJGLIELUO PETRO.\,-I Cardarelli se n'è andato: tutti hanno sentito che con lui è scomparsa una figura che Tappresentava una_ forza effettiva nella poesia italiana. Che altro aggiungere? In questi giorni ogni cosa è stata det– t~ su di lui e, da parti diverse ed avverse, il rim– pwnto ~a avuto uguale accento che esula dalla testi"!!'ntanza doverosamente accademica,· di que– sto e e da domandarsi tl perché, specialmente se si pensa che Cardarelli non fu un uomo dal quale si ebbero testimonianze trascendentali. Qual'era la fede, la fo,:za eh~ l'indusse ad una costante e pro– rerva mamfestaztone di se stesso, se in lui non traspare un nomo di fede? Quale L'elemento che è s~ato. capace di suscitare cosi apertamente -sincero nmptanto per la sua scomparsa? In realtà Car– dareUi non aveva avuto tempo di credere in nul– l'altro perché la sua fede era la poesia, e non la borghese ed astratta fedelta all'arte con tutta la codificazione s~ntim~nt?-le che a questo atteggia– mento umano st attnbursce. ma qualche cosa di piiL semplice. di immensamente perduto e negletto da tutto il nostro tempo. Vincenzo Cardarelli è stato uno degli tdtimi uomini che credono netla parola, nel tormentoso perfezionarsi dell'espressione: tutto ciò sarebbe forse molto ed anche poco, se a questa fedeltà egli non avesse dato la vita come L'uomo di fede dà totalmente se stesso alla ricerca della verità:. pagando di persona e senza accedere mai al compromesso che inquina ogni professione di fede. Cardarelli ha cercato qualche cosa totalmente, senza compiacimento, e noi. sappiamo che qual..!iasi cosa un uomo cerchi dando ad essa la propria vita. in essa v'è tutta la forza della ricerca suprema. voglio àire di quella che significa la salvezza del– l'anima. Perfino neH 'anedotti.ca che è sbocciata in que– sti giorni .su.L suo conto noi poniamo trovare tutta ra~arezza di una vita spesa in una sola direziorie a qualsia.si prezzo. spesa cinicamente; ~d è là. dove si fa più Òmara e quasi disumana quella sua famosa intransigenza che esula da tante miserie umane di cui anche lui come tutti fu vittima, che dobbia– mo cercare l'indice e la qual.sia.si misura det suo •messaggio>. Nulla di dolce, nulla che possa com– baciare con qualsiasi delle tante anche sacrosante solidarietà umane; quasi un'intera aridità traspare nel calore dei suoi ideali classici, eppure, proprio nel senso di queua aridità, di questa incapacitd di perdono, dt concessione, di pietà, attraverso que– sta intransigenza che feriva in se stesso gli altri. s'affaccia bruscamente qual.che cosa che trascende. s·affaccia una tensione costante che è un atto di fede. CardareHi va costretto nella misura lettera– ria in cui lui stesso si irreti.va, nella povera e squallida misura d'una passione letteraria totale, perché la sua immagine ne esca, ne superi i timiti e si riallacci ad ideali umani che portano piu lon– tano. E' cosi che possiamo accorgerci che certa sua esempi.are misura letteraria è qualche cosa di. più che un virtuosismo intelUge-nte, che una bella ma– nifestazione di gusto e di superiorità intellettuale, perché nella ~ua essenza si presenta come una coc– ciuta aspirazione che supera le misure dei suoi. pretesti. e~ per questo che ognuno è stato spinto a com– memorarlo co-n un. calòre inconsueto aHe manife– stazioni d'occasione, è per questo che la sua opera stretta e costretta, net momento stesso che riesce ad essere un raro esempio di sttle in un tempo in cui il senso dello stile è perduto, supera questi limiti. e mostra un segreto nel quale si riconoscono lontane, segrete aspirazioni di compiutezza spi– rituale. GUGLIELlIO PETRO!'rr,'I Pag. 5 Lo s crit.tore al premio e Tor Mari a.na • Un dono di grazia * di At\'TOiXIO BA.LDlt\'I n tempo afot.erà certamente a meg":.:'.o ch:arire il carettere e l'accento di orig=.Jl~e modernità e lo schietto dono di grazia naturale di questo, e volte, grande poeta. Cadranno le scorie polemiche, oessuno si sentirà p;.ù in obbligo <li far confus::one parlando di neoclassicismo o insistendo sull'insegnamento di Leopardi. Personalmente (ma la cosa r'..gua...-de-, rebbe unicamecte la mia storia segreta) l'inconl:rn con Cardarelli è st.ato per me a fatto capitale della mia g !W.ne :z:za let– teraria Mi dette ia e scossa elettrica > Staccacmi poi da iu.i fu affare di anni. S.a benedetta la sua memorfa. ANTO:SIO BALDIXI UN RICORDO lJN DEBITO ESIGENZA DICANTO * di OLGA LOìUBARDI All'awiera compostezza del- immacolati); o da mov.enze la prosa di Cardarelli (eh.e è intellettuali in cul un lirinno J)t!r G. Ferrata. , ... il modello gnomico rende in.solite imma-– più puro della prosa italiana gini non nuove. n male è nel– contemporaneo ... J la. cui clcu· la nostra fantasia / che per– si.ca . sapienza d'espressione tetto e m!:rabile si finge / ogni matura e ri.rolve t'intima mo- evento,/ è nell'ansiosa attesa/ de-ma in.quietudine, corrispon- del giorno beato, / del fortu– de io linea. deUa sua. poesia, nato incontro / che poi cl di– classica a.nche n.ell'an.imazic- singanna. / Sospira,·am le fe– n.e del ritmo e in. cena appa- sta Ecco è ,renut.a. / Passan rente elusione del rigore sti· rore fugaci e malinconiche ... listico. c Memento>) o dall'efficacia * di ti,JOIIGIO CAPII01\ll Mi sarò incontrato si e no tre volte con Vincenzo Cardarelli. e sempre in cir– costanze non preparate, fra altra gente. en pa.s&ant. Qualche domanda di pura c~ostanza da parte mia, uno sguardo dritto al cuore. come una· lancia, dalla sua. e nient'altro. Non sono dunque fra coloro che pos– sono vantarsi d·a,.,-erlo frequentato e di aver imparato ad amarlo (o a detestarlo) fuori delle sue pagine o della leggenda creata intorno alla SU.a persona: questa. del resto. non meno affascinante di quel– le. anche se da qualcuno condensata in una definizione indispettita da liceale boc– ciato: « Tarquinio il Superbo >). Ciò non mi mette in una posizione di vantaggio. In primo luogo perché. com'è risaputo sulle molte testimonianze. egli fu uno di quei maestri, nel senso intero della parola. la cui conversazione (se tal può dirsi il continuo sentenziare. catte– dra il tavolino d'un caffé) ha lo stesso valore e lo stesso carattere - anzi in– tegra e lumeggia meglio il valore e il carattere - dell'opera scritta. la quale forse rimane un poco monca. anche se non meno splendente, senza la presenza fisica dell'uomo. o il ricordo vivo di tale presenza. In secondo luogo perché ciò m'impedisce. in un'occasione come q\J.e– sta. tristissima. di gonfiare le penne, por· tando il lettore a concludere: « Ma ,·edi come lo conosceva bene». quasi ciò po· tesse darmi un lustro. per rh·erberQ. chf' non ho. Eppure. e con tutto questo. anch'io ho nel cassettino più sejp"eto della mia ado– lescenza lontano, accanto al ricciolo del primo amore. il ricordo personale. ancora cocente. del mio primo incontro con Lui. non meno importante certo di quel ric– ciolo. e per una ragione affine: dico per il mutamento che con pari spinta. anche tale incontro. determinò in rne. Faceva cosi freddo. allora. in quella genovese e brulla Piazza Martinez. dov'io ogni giorno mi recavo da San Manina, nella stanzuccia a tramontana appigio– nata, tutta per noi. dal mio generoso amico P-: per studiarvi in pace la nostra musica. lui maestro io discepolo. è vero. ma anche per portarvi. a. turno e sepa· ratamente. qualcuna delle nostre prime «conquiste,,. nonché per compitarvi. di nuovo insieme e al lume d'una lampada. le nostre disordinate e infatuate letture, a perdifiato fino alle due di notte. e passa. Eravamo due strani amici. intellettual– mente invidiosissimi l'uno dell'altro. e se io ave,·o accettato di buon cuore la sud– ditanza in fatto di musica. era soltanto perché potevo rifarmi ad usura. appunto col favor delle tenebre. su.I versante di quelJa che allora chiamavamo. tutt'attac– cato. la poesiamoderna. quasi ad indicare. con una boria scusata soltanto dall'età, qualcosa di assolutamente superiore (o almeno di diverso; e in realtà lo era da questo lato e all'infuori di quel nostro chicchirichi. ma non al lume della lam· padina elettri~a .bensì a quello dell'intel– ligenza critica che ne faceva un'unica cosa) dalla poesi.ainsegnntascuola. a puro uso e consumo. presumevamo. di esseri infinitamente inferiori a noi. Ero stato io infatti a « scoprire~ pe:– primo e a imporre trionfante dopo inter– minabili battibecchi. Ungaretti. e Montale (da poco erano usciti gli Ossi): e. _P. sP l'era le&ata al dito. fingen~o~1 p1~ del reale attaccato. per puro spmto d1 con– traddizione. al .suo Gozzano e - vedi che razza di commistioni. dicevo io - al suo Tagore. quesfultimo da me detesta– tissimo soltanto perché lo lodava la mia professoressa e... perché tradotto. Ma il mio amico. che eome me era un nasino. per nulla disJ>ost? a. restarsene a lungo in iscacco. non c1 mise molto a rimettere in sesto la bilancia, se non pro- prio ad an·antaggiarla dalla sua parte. Cosi una sera. a bruciapelo e con l'aria più ipocritamente wnile. mi chiese che cosa ne pensassi d'una poesia. ch'egli af– fermava d·avere scritto quel giorno stesso. accanto alla ·sua Nuccia, pregandomi ~o– prattutto di dirgli. qualora mi fosse pia– ciuta, se la stimassi abbastanza moderna. Faccia tosta. Era l'Adolescente di Vin– cenzo Cardarelli. del quale allora non suppone\·o nemmeno resistenza, nono– stante le mie arie di «scopritore». - Leggimi le altre cose che hai scritto. - dissi più per riprender fiato che per dargli la soddisfazione d'aver notato altri foglietti sotto di quello. 1\li lesse allora. continuando il tiro bir· bone. alcune prose. poi ancora dei versi. ma furono proprio le prose. una delle quali parlava di Tarquinia dove il mio amico non era mai stato, a farmi scopri· re il gioco. - E' Vincenzo Cardarelli. - mi disse trionfante. dopo aver cavato dal cassetto della scrivania un libro che mi parse (ri– legato in carta marmorizzata: Jo a,·eva « scoperto» su un bancherozzo in Piazza Umberto) e che io mi misi a Jeggere con un'emozione sempre più profonda che non dimenticherò. Me lo comprai anch'io. e insieme cer– CRmmo e leggemmo altre opere di Car– darelli. senza che una sola volta ci tor– nasse in testa se ciò fosse abbastanza mo– derno o no (se si trattasse di poesiamo– derna o no). presi piuttosto dal bisogno (fu il primo autore moderno capace di farci sentire. impellente. tale bisogno) di rileggere insieme anche le poe~ieinseg-na– teascuola. per scoprire finalmente anche Leopardi che credevamo di sapere già. e da Leopardi. a ritroso, tutta la nostTa più grande poesia. non soltanto per gustaròe la bellezza non commentata a pie' cli pa– gina. ma per entusiasmarci all'alto inse– gnamento morale che da tutti i poeti veri sentivamo emanare. Fu una spinta in avanti decisiva. che ci lanciò dall'adolescenza alla giovinezza vera. la ouale forse. sénz.a quell'incontro. si sarebbe aperta su tutt'altri orizzonti Rileggemmo il nostro Ungaretti. il nostro Montale. anche il nostro Gozzano. sebbene in modo diverso. Rileggemmo. o le&gemmci per la prima volta tutti i poe– timoderni allora reperibili in Italia e in Francia e in Spagna (fin do,·e potevano giungere le nostre povere cognizioni lin• guistiche). per capire alfine che tutti i poetimoderni. veri li ama,·amo soltanto perché semplicemente poeti. così come ormai amavamo. senza più sipàri, anche gli antichi. All'entusiasmo cieco, e alla lampad:na elettrica. cercammo allora di sostituire. con tutte le nostre forze. lo studio serio e la ragione critica. cresciuti entrambi grazie a quell'incontro. anche se da parte mia. di quella crescita tutta dell'anima, non sono visibili esternamente i frutti. Il debito è rimasto dentro. antico ma sempre attua!e. e se è vero che mai bo sentito il bisogno di andarlo a dire. pur abitando nelle medesima città. a Lui vivo e in persona. quasi con raria di volermi acquistare. io che non sono Ermengarda. « grazie assai appo lui> (ci sarebbe vo– luto ben altro). non è forse tale mia di– screzione il miglior «omaggio,,, e in ca– rattere. ch'io abbia potuto fargli? Voglia ora perdonarmi. dalla sua Tar– quinia dO\''è tornato in eterno. l'atto te– merar.:.o che ho comp:uto ponendo sulla sua Tomba questa mia ciarla. unico fiore. ma schietto, che sono in grado di offrirgli: un nulla. certo. di fronte al grande in...~– gnamento che. a noi tutti. Egli ha la· sciato insieme con la sua poesia. GIORGIO CAPRO:Sl Cardarelll a Via Veneto La nota descrittiva, forse la dei realismo lirico da cui na– più sali.ent-e nella ricca esten· scono l'ardita presentazione di sian.e dei temi ca.rdareHiani, si (ncontro notturno e l'amaro of/Te -sempre com.e -un anda.n· ritratto di un destino in Stel– te, senza accensioni di colore le cadenti. né impennate di tono, anzi Le pause di questa autobio– con qualche lentezza disfatta grafia sono le distensioni liti– e trasognata in CUisi sciogli~ eh.e di a.Jet.mi brevi racconti il peso della materia umana descrittivi in cui la vena del_– (Lenta e rosata sale su dal l'idillio acquista compostezze mare/ la sera di Liguria, per- cla.ssiche da un'attenta rice-r– dizione I di cuori a.manti e ca dell'immagine preci3a e di cose lontane. / Indugiano della clausola musicale (Idil– te coppie nei giardini, I s·ac+ lio; Il sonno della vergine); o cendon Je finestre ad une ad di alcune celebrazioni paesi– una I come tanti teatrL / Se· itiche fa.tte con un realismo polta nella bruma il mare mitizzante (Sardegna) in cui odora. / Le chiese sulla riva i motivi della. rappresenta_..,io– Il poeta nel i-torni del premio e Etna - Taormina • pa.ion ne.vi / che stanno per ne tendono a una stil.iu: azione ,----------------------, .---------------------, sa.1:~~!erZ: t~!;;:~~r::;t~ st 1:::~·iù illimpiditi di que- AMICO E MAESTRO LANOIA EILGESTO * di RE1IZO LAlJRA11·0 In Cardarelli l'inquieto spirito si tiberava dal dominio dei singoli precisi particolari fantastici of– fertri dalle cose. E nel suo puro slancio il poeta Car· darelli, con orientamento cli simpatia, si volgeva a quella parte del suo genio che era commotiva e persuasiva. I particolari allora, nonché non esclu– dersi e contrariarsi a vicenda, a vicenda si cercavano, Si completavano tutti, m'e<:iesimamoote attratt.i in una pura e semplice noia fondamentale, àle oltre a es– sere in sé poeticamente eccellente era in lui sola. Era essa la noia l'animatrice esclusiva cli quelle SUe reazioni lapidarie che erano tutto un .. itn– provviso > dell'inso.fferenza. Ma anche gli entusiasmi suoi non erano ,rari, e erano ancora sfoghi perfetti, e non meno lirici prorompevano e s'erigevano delle ben più note alzate del suo S'COntento. E ciò, poiché anche questi, glJ entus:asmi, erano magnetizzati. al polo dell'unico, dell'intenso e in un foro ord:.natis– simo commoto. i\1a i1 gesto soprattutto, e anche se esaminato aJ lume tradizionale di quelle visioni, che, di un gesto ne formano il protot:po (e oocmirerebbe meritata– mente per Ca-rdarelli un :ntero capitolo a questo riguardo), o meglio quel tanto di esperienza di sag• gezza, o di accaparramento di saggezza, che un gesto può stacca-re e iso.lare dal collettivo e plasmare a fantasma non solo ideale ma anche morale della condizione degli uomini, e del quadro del loro sempre agitato tedio, autobiograficamente ma anche un poco per tutti .era v,issuto da questo poeta, perché iJ gesto in lui, con una sua sciente preminenza.. era sempre spiC'Céltodal discorso per quanto .ilrlco fosse stato. Il gesto, e Cardarelli ,...; affermava ila sua ultima parola, era sempre inesorabilmente simplex et unus, e anche venusto. Cosi, d'altra parte, come quell~ statuarca che lì:usci memorabile, anche la lirica, la più detenn:inata e volere risultare, non potè mai, e neppure a tutt'oggi non pu6, non fare centro o tra– guardo se non in qualche gesto (specie se della mente), che non abbia una sua ragione non labtle o di sola soddisJa:zione a qualche corrente costume o a qualche vellichio facile. E poi vorremmo ancora ripetere che non si dirà mai abbastanza che, al bene della poesia, l'opera de1la noia è suffidente pjù che oon il troppo che si ha dal travaglio del.la vita e dalla sua retorica che è oramai incommeosumbile. L'opera della noia è sutficien1e. Di questa noia ispiratrice casta e so– pra!.fine e che è end::ie, forse, la più naturale e in– sieme la più es:gente tra tutte le possibili Camène. RE!\ZO LAURAXO tiva. si in.serisce sempre una sta poesia serbano anche nd– vena di confessione co11,; l'ef- la rigorcna scelta delle imma.· /etto sorprendente deU'aned- gin.i un'immediata necessita doto autobiografico saldato in di canto che è la segreta e in– un'immagi~ più vasta, nella timo sua. legge. n disteso in.i– scoperlG di 1,msenso del tem- zio di Parebol0 (Anni di gio– po come dolore e dispera.zio- vine.u.a grandi e pieni! / Mat– ne. Poichè la sua. affinità con tini lenti, faticoso ascendere / Leopardi viene a Cardarelli di gioventù che avanz.a / co– prima daU'aver colto con a.s- me il carro del sole / sulla via soiu.ta consonanza lo sgomen- del meriggio), la cadenza mu– to d'ogni cosa che finisce, del ricale che si modula in Sera presente già. prossimo a di· di Gavinana in Estiva in Au– sfarsi, già toccato dalla mor- tunno, in ot'.tobre, resÌano ad te, il senso dell'inganno di affermare nella lirica mod.er – giove-ntù; che da-l pur natu- na quella esigenza di canto a rale accordars, del suo stile cui contra.sta-no nella nostra a queU'im.magine intima della poesia contemporanea la ten– tradizione (G. Ferrata) che tazion.e e t'in.sidia di intellet.– egli ha trovata neU'espressio- tualistiche macerazioni ne leopardiana. OLGA LOi.\IB~RDI Nel suo autoritratto interio- * cli LIJIGI H.4.RTOLl,\'I Roma, 18 g!ugno 59 Al Sig. Sindaco di Tarqu .in.ia. , ero fuori Roma. quando appresi la tri.ste notizia. della morte di Vincenzo Cardarelli. Egli era nato a Tar– quinia, come ai tempi degli Etruschi vi nascevano gli Dei. CardareUi era, e rirruirrà., il m.iglioTe letterato italiano dei nostri tempi. Ma., di Lui scrive-r6 e pub– blicherò di più d'una dolorosa lettera funebre, quale è la presente; che val.e .soltanto per testimoniare la mia partecipazione al profondo lutto. La prego di far partecipe alla Famiglia di Lui che ho pianto per il MaestTo e per l'Amico. La ossequio. Sono il suo dev.mo LU'JGI BAR'IOLINI ;:n:"!':::rac:e::1sc~~:r:-- r---------------------. LA SUA cenno a un inganno dei mon– do, scontato otmai e non più temuto (Il non potere e non volere insieme/ fanno un tale groviglio entro il mio petto I come radici d'una vecchie. pianta I che non crolla per impeto di vento / e solo il fulmine potrà schiantare. c Carattere>). H suo a.more ai luoghi e alle perso-ne è solo nella memoria, che è fuori In punta dipiedi cli JIILEi\lA JIILA,\"l dall'inganno; così il suo do- Ho trovato una cartolina postale che Cardarelli generosa simpatia * di G.CERACCHINI lo-re Si. scioglie aUa calda of- mi mandò nel 1947 a ~Iilano. C'è una sua poesia. ferta. della memoria (Alle ter- dice: Eravamo verso il 1920. ra; Passaggio notturno) poi- Cinque anni prima ero par- chè il passato è l'unica verità e Come varia il colore tito dalla mia natì.a Val di che possediamo, ormai intan- delle stagioni. Chiana per Roma, deciso a giòh. ile.· (Ora ~ì, po/ sso dire / cosi gli umori e i pensieri degli uomini. fare il pittore. ln quelrepo- c e m appartieni e qualche ca l'c A.ragno> era frequen- cosa fra di noi è accaduto / Tutto nel ricordo è mute\·ole tempo. tato dai migliori pittori e irrevocabilmente. •Passato»). Ed ecco, è già tl pallido poeti. Fra i pittori cito solo Ma arn:he sut sicuro acqu.i- sepolcrale autunno Spadini e Op,po dato che a sto del passato grava il peso mentre pur ieri imperava loro debbo l'accettazione del !~~i~;~~~i~:=se!/di~~ la rigogliosa quasi eterna estate>. primo quadro alla Biennale rio interiore rifiutano anche ~inii~ fug~ss~a Ara- lcahememouna nap·,·etra(Nocnorroesssa•,r, puiun· Sono passati più di dieci anni. Cardarelli non gno in compagnia del pitto. scrisse più poesie. Assistetti in questo tempo al nome cancellato, / e riposar lento declinare della sua intelHgenza, della sua ~:n~u!~i\ ~t~u=~is~i e):: senza. memoria in gTembo I vitalità. Il freddo saliva dalle gambe al cuore, terati fra i quali Bartoli. alla terra natia come se mai/ rimanevano vivi gli occhi e il sorriso. Dopo qualche mese che mi!, ':le /ossi scostato. .. No- E' bello che Cardarelli sia morto in estate, nella frequentavo il famoso Caf.fé, s ~fa,. ~linconia alla dispe- stagione che più amava. in una mattina, quella ~n~ 53!"8-, ricor<lo, notai se- razione la confessione procede di dunedì 15 giugno, in cui Roma era arroventata u .1sta7te da me una fi- ~,u~o~oqnbI~ltaotfd1;:mo~~,i,·~•,-~d':;",.""c·,'0;;en'_:_l dal sole. Ho visto il cimitero di Tarquinia, dove =~~:x:i~~.·-laa1!ss 0 u;'ao/pt:.~ro~~1.~. __ ... .., ... è stato sepolto: anche li il sole batte implacabile, ca, da particolari di una bio- e c'è un grande cielo, un puro silenz.io . Fui incuriosito di sapere chi grafia tutta raccontata. con Camminai in punta di piedi, andandomene. per- fosses!i \pitt.?r_e Bartoli, che accento di.scorsivo in cui me- e:8 u O VlClil() a me, mi ditazione e fantasia si con- chè la ghiaia non scricchiolasse. disse: , Quello è Vincenzo fondono in un gioco ambiguo )ULE~A MILA~•t Cardarelli, uno dei maggiori poeti i.tal:ani >. La sera se- ,_______________________________ ...., 1...--------------------' (Homo sum; Lamento; Tempi ~-------------------.! guente ebbi la fortuna di se-

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