la Fiera Letteraria - XIV - n. 26 - 28 giugno 1959

Pag. 4 s'avviano ad esulare nella fos.sa comune. « Qui giace >,. è scritto ma il lor giacere non dura. Troppo han brillato e furono onorati questi poveri morti che han da morire ancora. che hanno ancor da soffrire in questo fango che non ha mai fine. ALLE ;\IURA DEL MIO PAESE Del mio paese ormai più non rammento che le cadenti mura dove s'incurvano più leggiadre presso la grande Basilica ruinata e gloriosa. Mie dolci, mie tenere mura. Tanto simili a me che come ,·oi mi sgretolo d'ora in ora, né val pietà amicale a salvarmi dal tempo che corrode. Vi ho sempre ammirate. Il vostro solo aspetto mi fu consolazione, allor che l'aria fatale di Mareml"a compiva l'opera sua. l\1a più che l'infesto clima poteron gli atti odiosi di gente ignara e malvagia. Presto cadrò, come voi, e dal borgo pagano che voi, crollanti mura, ben proteggeste, in antico. che io cantai, che onorai. non avremo una lacrima TEì\lPO CHE MUTA Come varia il colore 'delle stagioni 1 così gli umori e i pensieri degli uomini. Tutto nel mondo è mutevole tempo. Ed ecco 1 è già il pallido 1 sepolcrale autunno, quando pur ieri imperava Ja rigogliosa quasi eterna estate. :\!ATTINID'OTTOBRE Di giorno in giorno il sole si fa sempre più pallido. E 1 un pallore che fiacca i nervi e l'anima rattrista: un'agonia di luce che si spegne, un singhiozzo che muore lentamente. In queste mattine d'ottobre lo vagolante in mezzo alla ressa vo come un'ombra che cader potrebbe senza rumore. assaporando il sole d'autunno ch'è il solicello della lunga mor~. UN FANALE In una sera d'in.verno vidi un fanale a Monte Savello, lucente nella nebbia. Era un impensato autobus. Era, quel lume, una grande promessa per una città di sbandati, urlante i suoi affanni, martirizzata dall'infame guerra. Era il futuro che rifioriva in milioni di esseri attorno a me disperato, concluso. Ed io solingo andavo, dicendo a me stesso: Il giorno corre alla sera come la vita alla morte. Ora è vicino il tramonto. E tu potrai rifugiarti in quella notte in cui non segue l'alba. A -N PARTENTE Voi migrerete. amico dalle macerie italiane verso l'intatta idillica Elvezia. Leggero, come di rondine, sarà il vostro volo. E come rondine voi passerete in alto, sopra le fiamme, che fan del cielo un inferno. Più alto della morte che su noi, reprobi antichi, seguiterà a sovrastare. Noi la chiamammo, è suo diritto mieterci. Ma l'ospite che. prole d'una terra innocente, ebbe a soffrire, incolpevole, delle nostre sventure, giusto è che ci lasci e che ci pri\·i di sua bontà immeritata. Il cor vi segue ,amico. L'augurio cli chi resta vi accompagna nel transito audace. YIAGGIO Come il partente inviilia chi rimane~ Come felice, stabile, si mostra il mondo a lui che lo contempla con l 1 animo d·un esule, con occhi di morituro. Deciso all'addio. egli è, pure indugiando, già in cammino e fuori della vita. Così ,a me tutto apparve. in ogni tempo. come quelle città che salutai verso sera, mentre, partendo. già il ric?rdo _urgeYa 0 ch'io scopersi ferYide e ridenti, dall'alto d'un ponte, passando in ferrovia, rasentando i segreti delle case col treno in corsa che discioglieva i luoghi a me più grati in un gioco di nuvole. Oh senza sosta io vissi ed esule do\"unque. Nessun'arte imparai. niuna certezza mi assiste nel punto di salpare ormai per sempre. VlXCENZO CARDARELLI LA FIERA LETTERARIA "MEMORIE DELLA. MIA JNFA ZIA,, * QUI RISE L'ETRUSCO ... * tli i-1,1 CE,\'ZO C1IRD_IRELLI gombraqte. La gloria del bra- rina. E accoglieva nelle sue non coltiva e non gusta che vo tiratore, dell'egile vincilo- pupille il multiforme e sìlen· cose ottime, se almeno la Sono nato e cresciuto in Ma. re di curve. La forza dello zioso splendore della terra !entes:a non m'inganna. Ci remma'. a poca distanze dal atleta a cui qualche volta il fiorente e giovane, di cui sono alimenti, di uso comune mare, m un paese urbano e disco si sfila o va per dar di aveva succhiato il mistero negli altri paesi che vantano campagnolo, rus!ico e ~ivile, co~ contro una colonnetta gaiamente, senze ribrezzo e una civiltà . superiore, da ~~r~a o::~~~o d 1 :~:t~u: 1 p1~: ~:~~~io~ ~~n 3 o :\1~:~!t~1: :: ~'7iu~o~:n~:;:= 1 : :~~~~~. a~~! 1 naonsc~~Kl~~ c?la cerchia antica, torreg- urli. le acclamazioni, le be- me seppellito, il solitario or· che cosa sia la polenta. ~e giante e murata, e tien~ l_astemmie. ~na !e!.ta campestre giasta, neUa propria favola non forse _una svoglistura. E qua)ltà ~i !~resti~ro per mdi• Una olimpiade rusticana. luminosa. Benchè la gren ma- non mangiamo le patate che ce d1 vll1ama. Circondato da Alla sera di una di queste dre ne custodisca un ricordo novelle- cotte al !omo o al• un territorio amplissimo e di. giornate. calde di gloria, di cosi soave che- dove !"Etruria trimenti ben cucinate. A:>!>ia• verso d'aspetti e di natura, trippate in campagna e di dorme Io terra non fiorisce mo l'olio nel ziro e ìa farina qui gras~ e ferace, onusto di sbornie che sfumano, il me.rito più eh~ asfodeli. La primave. nel sacco. La fami~lia fa i~ biade- di frumento, di vigne, allegrotto s·accosta alla mo- ra che giunge con rigide ariet- pane in casa. Ci piacciono 1 di orti e di canneti, là isterili• glie riottosa per domandarle te da settentrione indugia un sapori naturali, schietti, pic– to e impraticabile pei sassi cosa c·è da cena. poco su quei colli tristi e Jo--ce.nti, magari atroci. e le cose 9:'fliggenti della ~chia Etru- E' un paese da _vederlo, col. gori, disertatj dai lavori del· d~ giornata e i frutti di stcl· rio ventosa che biancheggiano le sue processioni• tappezzato ruomo. Fruga le rare erbe g1one. Quando un bove muo• un po· da per tutto. lo guarda di fiori e d·erbe; ingessato e che a contatto dei suoi acri re, per una caduta o per aitro dall'alto d·una collina stra- impiastricciato di coriandoli fiati mattinali si gelano. Poi accidente che non dipenda piom~ante a valle· con nobile d"ogni colore. di oornevale; fugge vie come impazzita. da malattia. se ne mangia la e dismteressata sonnolenza e, massicc1ato per le corse al so- carne a frusto a frusto. me-;sa venuta la sera. chiude le sue le di maggio. e Je bardature Il suo regno è verso il mare. a seccare al sole, affumicata. porte massiccie alla campagna dei sellai e le vetrine degli Il pr!mo risveglio della infinocchiata e fortemente im. atra e disabitata. E' esposto a orefici che risplendono fuori mosca in campagna ne an- peperonita. La condiscono co– mare e monte, e ne sorveglia delle botteghe. O al campo nuncia il trionfale arrivo. Non sì i bovari in campagna. E. le strade, rifiata lo scirocco della Fiera; da vedere~ ca- si vede e non si sa dove sia, d"un gusto infernale, arde Ja e la tra montana, ma i venti strare il birracchio. E 0 un ma romba nell"aria In mag· bocce e fa bere. Il vino che varia.no e passano su di esso vecchio, galante paese :talia• gio, le siepi e rerbe selvati- ama la gente savia è quello come le eterne stagioni. né no che non si risente se non a che ai mergini delle strade delle cantine padronali. S sol– dal tempo dei tempi sono buo-- certe stagioni. in massa, e non sono già tutte polverose. tanto i perdigiorno e i facino– ni da nccontargli più nulla. apparisce che nei giorni re- Sfratta il ramarro arso, accie. rosi bevono il vino di Foria. n suo costume non cambia. stivi. E' un paese da coccarde cato, verdissimo. col cuore in Vinattieri, oliaroli• cipollari. Percorrono i paesi della Me. e da bandiere. Un vero poe- gola. Dicono che ha più vi• carreggia tori e trafficenti di remma, in ogni stagione. e li se maremmano. Non Ci sono gore d"un asino. Se addenta ogni sorta di fruttaglia vile. pongono a sacco e fuoco. mol· che sale. chiese, granai non molla più e occorre f1ac- hanno un bel giungere al no– titudini ordinate di cercatori Sempre ricorderò. del mio cargli il capo, perchè ha il stro paese. Noi li teniamo di pane e di fortuna. Giungo- paese, la deserte poesia di dente di sopra e quelli di d'occhio. E li riconosciamo dal no delle sorgenti montane. Di- quei. luoghi fuori di mano. sotto fatti a guisa dì uncino modo che osservano di smer. scendono incessantemente per presso alle mura castellane, e, nel mordere. vengono a far ciare le loro derrate, a grosse misure. a barrocciate. Fanno i loro guadagni e se ne van– Domenica 28 giugno 1959 Cnrdarelli,la scultrice Cambdnl e Il buslo del pocla no. Noi non abbiamo niente sono troppo istrutte e burlo· dissero, che ancora si rac- ric:ot1a non piglkl d'acido e in comune con questa :-azza ne. Inchmevoli coll'et.i a d1. contano. d'ogni colore. Il d~a~ sa invece lievemente di fumo. incolta, grassa libatrice e ro- venire bac!ap!le. E ne ho co- vo:o frequentava le nostre E' sceso 'in Maremma a sea, che rotale giù, Cresca fre• nosciute di ancora giovani. cupe contrade. abitando le svernare mentre si facevano sca. dal Cimino. Non è quella che onnasavano tabacco dina- grotte antid:Juhane in com· i magges:. fra gli ani. e arrò la strada che percorsero ab scosto dal marito. pagnìa della \·ecchia mo-- dei b:!okhi e le loro grevi e antico i pastori e contadini Le spose ca.mpagnuole han- ra •. e giù per quelle stra· p:gre cant:!ene. E ora si tro– umbri e marchigiani per scen- no il compare. Non è neces• dette dannatamente scoscese, va solo. confinato in tm pic– dere da noi in Maremma. sario che 'il comparaggio sia coìlo zoccolo del suo piede colo ,-egno un po' sitibondo. quivi accamparsi, prosperare sempre colpevole; anzi li prin. m:H1c:no. si d'.ve:-tiva a ri· L"erba è asciutta, 1:eve e f:::na e rinno\·are il sangue delle cipio lo esclude. Compare e c-a:care d:. notte. correndo. !e come seta. se ne d:.st.:nguono nostre generazioni. E nemme. comare. che ~ono pieni di pro- orme deg!i an-:.:chi paladin:O i r:li mor ·. A.Ho spirare leg- no 1 norcini. brava gente- òe'. le. si contentano di ballare il C~ sono de: luoghi al rn:o gero della tramontana, ài se– quali ci gioviamo almeno per salterello insieme. elle \'igna paese dove ti co'.ore del Me· ra, non è l'ora. nè nnver– l'ammazzata e la lavorazione o nei festini di Carnevale. Po 1 dioevo si confonde con quel· no, nè l'aspetto dell'immensa del ma:ale. Lasciateci gloria- gh anni e i grilli passano- lo delle torri affumicate in campagna cupa e deserta, che re ancora i fegatelli e la sai- fanno rabbrividire, ma il tre- sicc1a coi pignoli, il sangui- molio incessante di quC.:. naccio e il salame cotto, che verdi pallidi campi da pa- Si mangiano di carnevale. E scolo. che hanno propno buona la rete coi fegaielli. freddo. Eppure intorno al pe• Buoni gli sfrizzoli. Poi Car· cora:o. che s'affaceoda a r:. nevale muore. E se non è mor. mettere Je pecore nella rete to bene. che lo possm·am- e le munge e accaglra il lat· maua te per fare le sue caciottelle. ;,i crepuscolo si riscalda. Ch. passa di li, vede un·ombra farmlia.re e impavida, china Il bifolco. arando e cantan- sull'entrare d'un capannuc• do alla pianura, lamenta la cio che è come un fuscello sua porca vita. 11campagnuo. in mezzo al deserto. PaITeb· lo la dispetta e. per conto suo. be che ù vento lo dovesse. preferirebbe meglio aver ca• spazzare. la p!ogg:a mtra- \"alli da domare che sudar ci.darlo. e che i iadri. d:i not- sulla zappa e la vanga. L'ar. te, se non i lupi, lo do\·es• lista, che ha il figlio prete. sero assalire. In\'ece non c'è Socr:ue, Bartoli, Cardardli, Broglio e Rurreri come dire la balla di carbo• nessuno più sicuro e beato le de secolari dal monte al dove- intorno ad ariosi e se- presa. Bazzica i fossi, le frat- ne i~ ~~sa, si ecli~fi ~t~ del pecoraio quando riposa mare, come fiumi. Chi viene colari palazzacci pontifici ca. te- i macchioni. do\'e alligna. ora a a ;ua rep~ a b. · la nott-e nella sua dondolan• per lavorare e chi per taglieg. richi di stemmi e di sacre no. fra sterpi e rovi. rerbe g~- per 8 1~. a;e _a 1 /~u': ic- te rapaz:zo!a. che è uoo spe• giare chi lavora. Chi d'inver. chiavi. oggi ridotti a caciare più carnali, oscenamente nu• c _iere 3 d os e~~-- 1 r~os~e cie dj cu:!a rustica appesa no a mondare. i campi di gra- e magazz.ini. s\·ariano i ron- de e vive. di cui pare che le mis~ran t? f :{' 0 sa uha · : a quattro forche. e veglia il 00 , chi a scassare la vigna. doni e i colombi restate. le serpi si nutrano. Orecchi di ma\ 1 tu Ji e onne c .e 1~ 0 buon mastino, irto di bianco chi 8 mietere, chi a incendia- donne stendono il bucato su'. lepre, schizzaveleni, e ogni al- con ra. a perso ogni s pelo, che abbaia. ma non re. Chi va, chi torna, e <:hì prati, ha il campagnuolo la tra famiglie di piante schifose avere- ~-nc::e l~b~entat~aÌ i;;~ morde. Fischi pure la sizza. rimane. Chi vi soggiorna l'm· sua abitazione. rorto e la fie- ?a non toccare. E, se sfrasca. non 1.m essi I e se ~ fa n chiuso è un recinto sa· verno, chi vi langue e muore nara, e hanno le loro offici- 11 ramarro fa orrore. intanto che gh vole\·ano a~qU!t~ rie ero in Maremma. E contadi- restate Compratori, \'endito• ne i facocchi. i magnani. i è li che. coi piedi che fre• per un museo,/on l ' s 1~ 8 1 ni e pastori. d'inverno. Si ven• ri sen~li, banditi. Rivoluz.io. maniscalchi, con tutto quello me\"ano di ribrezzo. si andava. lucid\ a cr_g 10 ;. 1 mu o•· gono incontro e si salutano al ni della terra. 5:tagioni \·a- arsenale .di carri li fuori. La no a cogliere le more. La pri- non a \:og 13 1 mangia~i E.mite. riamente gradevoli.Operedol~ fucina d 0 mverno. il lavoro. La mavera·ra nbollire la terra e bere _e dir co~ ~r~sseb e \ Quando fa dolco. che l'aria ci e dure, insidiate dai morsi cerchiatura della ruota col il sangue degh ammali. Come sempiterno principi~ e e I è p;ena dì blandizie e la ter• del_la tarant?la,_ non dalla m~- ferro arroventato. l"od~re del in tut_ti i paesi caldi,. è una ~~l~n~iq~~~~e~:~ ~;o i:~:r~~ t:na r~cente im mag-ine del poeta ra è da palpare, i pecorai. laria• ch~/ 1::;;:no ~ m.1~ ~eef~a~~f/:u~~~ ~~~lld~';!~: lu~~~osa sperperatrice dt E" _il letificato:e pu_ngi~hiato ma la com~ran~ riman~. pross:mità dei_magnani: delle buttali s~ll"er~a, ~ono_ di ~~~a~e ecarovane O d-ìl~ e la ferratu 1ra. E il trambusto po . · e. md1spensab1le d ogni con. ~h le ~o~ge m...-ernah del ca~ che rov-.naro_no m_ se- ~ gl~nvalicabi:h sem.:na– di schiavi della terra. tanti della sere. Le cornacchie tor- Il silenzio a mezzogiorno fa v1to. m:o paese. ~1ove. talvolta. per gu1to a qualche m~d10 e f anh ac-canto a loro. e guadagni tante melattie. E nano alle torri schiamazzan· marea. Le donne poj s1 mantengono. lun~he setl.lmane. senza che furono abbandonate, di certe ron badano ad _altro. Il mare tutto finisce con delle scam- do, con lungo desidero:>° volo .. Terra .stoppio~ e brnciata onorete~ in più modi, in cote· ~~\'~n~n ~~~~to, d~:gri_~r~e~~ vi~ scure ~ che ~- ~d:i~~c"helii ~tt··~i ~ C-:: pagnote. - . ~entre le donne e g.h uom1• m estate• cald1ss1ma e mdo~ sto pa e!:-eche ha _tante cure ~ gono aÙ~gati ~ iorrono le ie- paiono sotto g,1_ archetti e g.1 dietro il braneo~n fa~ Quan~o il grano riposa nei m. col tascapane o 11.Cazzo- lente, sbavata dal vento d~ cura.ti quante. ei ano .da ra nare. Di notte si ode il fa~ro sono a fo":'1a di canale co: loro venire la nausea dell'on- magazzm1 affidato alle cure letto sempre ricolmo d1 qual- mare lambita dal canto dei gazzi le noShe sassaiole. Le f . . d . 1 1 me delle p1ccole cloache LI deggia 1 . del mag~iniere che seguita che cosa. tornano da lavo· bifol~hi, imf!lela.nconita dal ~t:~~ol~~:r~t~~:r~or: e~: c~::-a~~~laC~lsf~~:z~la 1 ne~~:: tutto è fosco e sa di sinistri viglinom;a~• ;h~o~ s~u~e~~~ fegs;~i:r1~; 1~}~ee_Ius~t~:aenJ~: rare. ~~;~. d~~e~~~e.s~~~~a eba~~ vere ·patrizie. che fanno pia qua per la_via. Sono.to~nate a~adu~. Ci si vede._ Q~ando multuoso ~pan.io. Ma la lo colla pala in aria come chi II danze della svignatura. Ve:-a carità e non si lasciano ve- le s~e!?:he m messa. t d1avo. p:ove di notte gh spmlt ven· prese~za ass.dua e pnmave• si diverta a schizzare acqua terra da ottobrate. dere che in chiesa, a messe lacci e I~ Lu?<:' Mannaro. Tut· gono ad affacoia-rsi aUe in- rile di tutta quella. gran ter: in mare col remo. anche noi Qui rise J"Etrusco. un gior• . cantata, o quando \'anno m ta queS t ~lleg;a ~ nottamb~l~ ferriate dei m3gazzini con un ra da lavorare fa Sl che ognt riposiamo e ci rallegriamo del no, coricato. cogli occhi a fior Ecco il mio paese. vili~ a cogliere_ limoni e ca• com_pagn.a .chiamazz~ ~lll lumicino in mano. Fortuna ~nno ~ualcuno non torna al· lavor? fatto. e della gioventù di terra, guardando la ma· o·ogni frutto abbondante. mehe. Quelle d1 mezza tacca ~:~~h~a lu~~ 1~1 g~:~~~: ~: che. non ci ab'..ta r:iessun.o! So- ;~m~!~~n m~:e~~ ~or:! e~ e cresc1Uta. Allora non queI:o 'tll. tempo che la cor· n~ 1 tn:e:i terrori mfanhli eh~ l'ingenuo pastore entra in un ~h~~~~ao~: i~o~~rr~t!~:o;~:~ [7f::llìji■IIII~ nacchla e il colombo torri· rit.orn~o. Sono le !''ogge di nuovo ord:ne di cose. Abban- steggiare anché le Madonne g:ano non escono dal loro una volta. spettrali, -~itate !o~ata l3 sua dolce occupa• dei. vicini, montando_ sopra buco. Le donne_ ~ ~ si !~i vento. che non fin.vano su°oi~: ~~~ca: ~~ ogni carro, calesse, brecche o disperano perche il c:occo è · _ . _ fitto scoi · d . . giardiniera, ~he s·incon~ri a bagnato e non piglia e il Toma pot ~nalmente il. se- campipa da Iser!m~~7er: passa~e per via. E d?ve s1 dor~ tiz.z..o fuma nel !ornel!o. Le reno .. I campi. a~lagah _ndo- usuraio! Che gH darà, in po-- me. si dorme. Pere il paese d aa''ine al chiuso nel cortile no, di qua e dt la dal fiume. chi ann· 1 tt il d cucce~na e ~utto riluccica al ~~ fanno che donnicch.:.are per vastissimo giro. Tutti ro. E' q~es~a g~ rra~po1a ~ :~~i 1a~:~:tf:t:-ce~~:~idoc~~ e spoll:narsi per tutta la corrono a_ vedere la p:ena. la Maremma tenrle al noma- gristrumenti lucidi_ e le ~on. g:ornata. Chi, av·c\·a d,es1de- Sono usc:t! 1~ lumache. e de. Q~t1.mque, _ clu. ~ nato ture fiammanti, .e mtonano la rato l'acqua per ii bene che donne e ~azzi ne fanno un pastore perderà 11 wz10, ma prima marcia della stagione fa a,lla oompagna. com:nc~a gran feslivale. non la lana. che seguita ro- autunnale, perchè il vento di ora a preoccupars:. non sia IV bustamente a indossare di agosto. s~nt~ 1~cefic;!~~:; un poco eccessiva. Adesso esta.te come d'inverno, e ~ ~!~:::-tNo~ ~re vero di ri· potreb~ anche restare. Sono E' bello vedere i.1 pastore amo:e della qu_ale ha co~ta- tro\"arsi tutti sani e salvi. e !e settunane perdute. Nessu• d·inverno. in mezzo al \"en• lo il proverbio che dice: abbronzati, di là dalla pidOC· no va più fuori e eh; era to. passare le sue giornate e Quello che parn lo freddo chiosa e caotica estate agrico- fuori ne r~torna. co! cappol· contando e tirando sassi ai paroa lo caldo•. Nè si smarri. Ja. mentre ormai è tempo di lo st:nlo e rit:.r3to. raccon· montoni irrequieti. E. ;1 pa- sce la sua m:te e astuta na- andarsene verso ser~ e _uccel- tando i danni de:la campa- store che fa J"invernq in Ma• tura_. _Onde, arritthito, è ben lare le codette col. vischio sul. gna e de!le strade. remma. Giacchè se si lasc:a d1fflc?le contargli i denari in le ;:~::~7 i~a~~~~~:~~ lan• Se ripenso al mio rustico acchiappa-re dai prirru calori sa~ o farg~eli ~essa• guire della stagione. sulla bel· paese ~;va~an!e e_ mzatth~ e venti della pr.ma \·era, è fi• ~- E i_nqualun~ e~ e con~ la strada fiancheggiate da alti reto ~e suo: d.:.luv1 mvemah nit-a, per l ui e p er il suo d.zioru, propn_etario d1 greggi. e decorosi muri di e .liusa. mi v:en fatto d'immaginar• branco tosato e non più te- e mercante d1 teITe insieme, lunga e p!ana i giocatori di me!o nel Med:~o. Allora la nero: tutto se ne \·a in ma• sar~ sempre lui, l'uomo dei ruzzola. E s·mcontra il car- hlolJ':llp!l!O. gaiia fantas:a si turbò e, tutta !ora. Trascorre le intere gior• suoi posti, ti lanuto e antico bona.io che ritorna solo solo_a. chiusa e scalducciata, non nate lungo la ferrovia e non pecora-:.o. un Po' neghittoso e dorso di mulo. all~ ma~,a~ seppe concepire più altro che è più lui. E' già un pigro sedentario. riconoscibHe al d~~v~~~f d~~!~ 0 1; p:e per ~ o~ide. ~~rlesche e pro- smar:ito. un uomo d 0 aìtro verbo e aJ~'odore. ia ..::ettimana. Ricordo le gran- caci. Allora_ s inventò la_cuc- temp,1, che et sorride sempre Non cosi della prole che di partite domenicali. quando cagna, tl gioco della p:gnat· e non si sa cosa ci stia a tal"e. nasce da questo genitoce s;i gioca colle forme di cacio. la, ~a corsa al palio dei so- Il pecoraio è bello vederlo spaesato. Una folla festosa, critica, in- Dopo 1 0 .. Streia 1948•: Cardare.lii con Guido Albertl, Francesco Tromba.dori e Amengo Bartoll man, e se ne fecero e M ne alla sua stagione, quando ia VU1t'CENZOCARDARELLl J

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