la Fiera Letteraria - XIV - n. 23 - 7 giugno 1959

Domenica 7 giugno 1959 LA FIERA LETTER~RIA Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIAN O Re.mo Lurli « ·ado a fenn3rlo,. dissi al vecchio e uscii òi eorsa. • ..\ndrea a.. -eva passato> U ponte e stava co:rendo sulla .strada \"e!"'SQ \'alle. sempre gridando a squarciago!a. E,a !uori ài sè. « E• morto. è morto,. urlava. D suo gtido 6e!Ilbrava riempire la notte che ora era cupa per le molte nubi che s'erano ammassate. :iu precipitai dietro d~ lui ... E" morto. è morto» continUal.·a a gri– dare. Pensai che quelle urla certamente sarebbero state udite in cucina: la Corinna e la Marina &i sarebbero mes:se a loro volta a gr.òare. Spero.i che Enrico fosse già tor– nato e che scendesse per aiutarmi a cal– mare And..-ea. Enrico avrebbe certo saputo reggere al dolore. contenerne le maniles-.a– zioni esteriori. )fon sape .. -o come av:rei potuto da 60lo fermare And....-eache sì era scatenato a corsa patta e farlo quietare. :-icondurlo a casa. E poi a casa c'erano le donne: ancora mi augurai ohe Enrico fos-e rientrato e stesse per venirmi in aiuto. Sulla strada ch:a..'"3 di polvere che se~– giava per seguire il corso del torrente Andrea continuava a correre. ma io stavo guadagnando terreno si.i di luL Ora che ero abbastaoz.a lontano dalla casa e che le grida fon;e non aTri-.•3'\·ano tin Jà. mi miEi a chiamare Andrea. « Fèrmati » gli dice\-O, «fènnatl. ascolta-.. :\la non riuscivo a lanciare il mio richiamo in una pausa tra le sue grida, le nost=e voci si fonde– va.no. Ansimavo, non ave\"O più fiato per correre e tanto meno per gridare. tutta– ,--:a mi sforza.i di accelerare il passo e ancora chiamai -~ea. Finalmente gli fui alle spalle. lo atterrai per la giacca. lo fermai. « Dove \"UOi andare?». -gli chiesi. Ave\"3 la faccia 6TI3volta. gli occhi sbar– rati. la bocca aperta. il fiato gl'06SO. i capelli scomposti che gli scendeva.no da– \""3.llti agli occhi; il suo corpo era scosso da un tremito. Ora Andrea gem01,-a. sem– brava che rolesse parlare e non riuscia:,.--e ad a.-ticolare parola. Lo te.nevo stretto per un braccio e 9enth,o sotto la mia mano il suo tremito; non aVE!'\,,'Qmai sentito un uomo tremare in quel modo. mi faceva paura. ~i sembrava cbe da un momento all'altro potesse scattare di nuovo. come era scattato poco pr'..ma nella stanza della diga. con-ere via oppu.-e precivita.--si a capo– fitto nel torrente che era a due passi dalla strada e sc."06ciava fra i 68.SSi e i mac5gni. Capivo ohe dentro ad Anàrea c'era una forza misteriosa, incontrollabile. la forza della disperaz.ione. del dolore. fo:-se anche la tona della pazzia «Andrea ... dissi con una \.'"Oeeche cereava di esse.e carezzevole. « Andrea. non fare in qm!b"to modo. bisogna che a.Urontiamo la situ.ì– zione - .., lfa Danilo è morto ... si mise a gridare di nuovo. « è morto. è morto e non c"è ,più niente da :fare. La colpa è mia. è mia.... Scoppiò a piangere. Io gli passai il braccio dietro la schiena. lo forzai con dolcezza a girarsi e a incammina:rt-i verro casa. «No... dissi, ,,.non è tu3 la colpa. non è di nessuno. Era destino che anàasse co.'èl. Càlmati. adesso: se tu che sei uomo ti abbandoni in questo mOdo. co:o;a do\'Tét>be fare tua madre?,.,_ Il tremore gli si era un po" attenuato; ma le S'Je spalle erano scosse e tratti dai singhiozzt Si fermò. disise: « Io non tomo a casa. non ,,qlio vedere niente. non \"Oglio più sapere niente- ..Ma no,.. dissi ..come è poss:l>ile questo? La d.iEgrazia c'è. non pos– siamo annullarla andandocene loDtano. dob– biamo pw-e affrontarla,. e lo spinsi di INJO\'O in a\-anti.. Riprese a camminare. con la testa china appoggiandosi alla mia 5.paJla come se il contatto con il mio C0[1)0 gli pote&se infondere un poco di coraggio o attenuare l'angoscia C'era, intorno a noi. un silenzio vasto. lontano. il silenzio della montagna nella notte; ma nel silenzio campeggian il \Tici– nissimo rumore del torrente. Era l'acqua che veni,-a dal bacino, dallo sfioraro:-e. daUa cateratta. dalJa turbina; l'acqua cile face\'a castelli ru spuma -ai p:..edi della diga; rac– qua che. ondeggiando sotto il ponte. face\·a otxieggiare il corpo morto di Danilo. EP– pure quel rumore. nel silenzio della none. mi era quasi di conforto. confondeva i passi miei e quelli di Andrea Se non vi fosse stato alcun suolo. il nostro andare si 1Satebbe ingigantito: ad ogni passo a\":-em– mo m?!Su.rato il nostro crescente terrore nel– l"avvicinarsi al triste compito che ci aspet– ta••a n cielo era tutto coper-.o: le nub:. dense. pesanti, cedevano qua e là alla luce della luna cèe era ropra di esse e chiaz::ze biancastre spe:z:zaxano il nero della rnr,.-olaglia Sentimmo. a un traHo. da\·anti a noi. ,·icino alla casa. il pianto di una donna· era ancora confu...<oper la distanza e pe.; il rumore dell'acqua. forse era ii pianto della C.O.rinn.a Certo erano tutti scesi. dopo avere udito le grida di Andrea. Cbia.à se andle Enrico era dient:-ato dalle sue ricerche? And.,.~ rallentò. di51tiedebol– mente: ..,Non torniamo a casa.... .. Corag– gio- àiss.i io I? lo sL~si a me co.n il braccio che gli paso--ava dietro la sch!ena. spingendolo contemporaneamente percbe .se– guisse il mio 1)3:SSO •• -'\ndammo qualche mi– nuto così. in silenzio. io a\·anzando a !Orza di volontà lui facend06i quaGi tras:cmare di peso. QUa.odo twnmo in \rista della casa. scorgemmo sull'angolo. sotto la lampada. alcune pe,.-sone; non si dio-t:n.:,aue••a~. ma non pote\·ano essere che le due oonne. Sergio. Gaetano e torse Enrico. Andrea pro– cede\'a semp:-e più a fatica. non _te I~ sentr,·a ài aUrontare la presenza degh all_n e i loro sfoghi di dolore; il mio b:-~cc10 eh-e Jo s0b--pin2-e'\·ami era pe1:>3nte. m1 ~a– ci?\-a male Guardando f:c;s3mente ora ..cnc Ja d:.Stanza t>i era ravvicinata. riuscu a distinguere ia Corinna. la :'.1.arisa. Ga~t~n? e Ser.e:io. Enrico non c'era ancora. OnòSa dove ~-a andato a cercare Danilo? Lo sta\•.a cercando per strada o per i boschi e Da– nilo era im-ece soHo il ponte. nell'acqua. morto. A noi sarebbe toccato il triste com– pito di recuperare il suo cadavere. Come fummo a una ve-nt;.na di met:-i dalla casa. raiggiunti dalla debole lu~ dell~ ).unpada appesa a! muro. la Connna .c1 venne incontro. accompagnai.a da Serg,o. .. Andrea. Dario. iridò. ..che C06a è 6UC– cesso? :,.ro. non <l:temi che è morto. no_n ditemi che è morto - invece conoi;:ce\a già la v·erità. lo si capiva da! !On__<> delle ~:::~~ ~~l~=~rs~ d::;~to~~ 1 f~~d'::! chinò la testa. non disse nulla. non p1ansE" ~~nob,!~o, c~':!:n~ l~eni\z/:rt~en;;; l ,mobile e cOSl pure Gaet...no. La vecchia REMO LUGLI: a colpa è nostra S! ér\,icinò ad Andrea. gli gettò le brac.. eia al coJlo. .. Danilo è morto. Dio mio. perché è morto'?,. geme\·a. soffoca.odo le parole tra il ~Ilo e la giacca del figlio. Andrea eòbracciò la madre con tenerezza e abbandono. nascose a sua volta il ,,i.i.O fra i capelli di lei. Poi si staccarono. -J.\.ndrea~ve\·a la bocca tesa in una smor– fia. il mento tremante. Non si pote-\'"3 re– cuperare il cadavere di Danilo alla pre– s-enz.a delle due donne Sarehoe stato u:i lavoro lungo e difficile. non .n•evo nem– meno idea di come a\·remmo potuto fare a raggiunge.rio là sotto. Bisognava, intanto. che le donne tornassero di sopra. Dissi. rivolgendomi alla Corinna e alludendo anche alla Marisa: .. Adesso è meglio che voi tornate su-.. « Xo. no,.., gridò la \'ec– chia con voce rauca. tanto era lo sfo:z.o e reccitazione ... datemi Danilo. \"oglio -o;e– de..-.edo-.,..è. voglio mio figlio-.. Le si a-v-vi– cinò la nipote: « Non è possibile. nonna. andiamo su. lo "-ed..-eai doJX)-.. Pensai che Andrea non poteva prendere parte all'ope– raT.one di recupe...--odel cadavere. &s.solu– tam.ente non a>--rebbe resistito a un com– pito così difficile e raccapricciante. Yi ri– volsi a lui: « Tu accompagnale in casa e pOi rimani con loro. ci pensiamo noi qui - A.nà.rea si affiancò alla mad.-e senza fia– tare. la. prese eottobraccio, poi prese sotto– bt'accio la ~la.risa e tutti e t"re si a\"'"\iarono \·erso l'ingresso della casa. La Corinna. voltandosi indietro. si rimise a gridare: « Enrico non è e.ncora to.rna.to : adesso, quando saprà quello che è successo ... ! Dio. Dio. D:.o!- Le sue io\"Ocazioni erano la– ceranti. mi si ril)el'Cuote\·ano in petto. Le due donne e Andrea entr:irono. Fummo soli. Gaetano. Sergio ed io. fermi nella luce della lampada a guardarci in faccia « :O.la d oi.'è con precisiOne? ... m1 chiese Ser– gio. «Sotto i1 ponte,.,_ dissi; -.deve essere impigliato a un chiodo che spor,ge dal muro. una brutta J)06izione. non so come ,si potrà i-are-.. Sergio si passò una mano tra i capelli due volte. in un gesto ner– \'050 di impa:zienza «Andiamo?,. disse poi muovenàosi verso il ponte per raggiungere l'ingresso del laboratorio. Lo ,e;,eguimmo. Gaetano non parlava. non gemeva. sem– bra,.-a annientato dalla tragedia. Appena dentro voltammo a sinistra. rag– giungemmo il locale che era &atto la diga Accesi un 1i.a.mmife."0. trov.ai la lanterna .. Questa non si può accendere-.. dissi a Sergio .• è stata nell'acqua. bisogna che andiamo a prendere l'alta ... Vado io,. ditb---eSergio e uscì per l'altra porta per passare nel labOr.atorio che dava sul front.e della casa e dal quale ci saliva anohe al piano superiore. Tornò poco dop<>. accen– demmo lo stoppino. La luce feoe hlccica:-e le pa.reti bagnate. scintH1are la. t>uperficie d"acqua che tracima"t"a dalla diga. Serg10 si affacciò alla rinehiera, toccò la scala. si \'oltò \·emo di noi con mel"3\iglia • Qui siete scesi? ... , chiese. Io feci cenno di si. poi indicai rasta del raffio prol~ata con il quadrello di legno la cui estremità era appoggiata alla sommità della diga « L'ho infilata qui sotto con la lanterna appesa ai rebbi. Danilo è contro la .parete di si– nistra. con il prolungamento della pertica ci si a.-ri.~ appena-.. «Cosa pensi di fare. ed esso? - chiese Se~io. « Bisognerebbe pro– vare con il raUio a disincagliarlo dal muro. ma in questo caso bisogna lavorare al Suggestiva forza d'invenzione buio. se si usa l'attreno per questa ma– novra non si può tenere appesa la lanter– na,.,_ • ~on c'è un altro .rat!io'?- chiese Sergio. « C'era. ma mi è caduto in acqua. nel ba-cino. prima. quando cercavamo Da– nilo di là - disse. « Prendiamo un righello qualsiasi - disse Gaetano. « e in fondo ci attaccluamo il lume: uno lavora con il raffio e un altro -reg~e la luce-.. .. Provia– mo .... dl66e 5ell:io. Il ,·ecchio passò nel laboratorio e ne tornò con un altro qua– drello come quello che a\•e,·a aggiunto alla pertica. A•·eva anche u.:i tilo di ferro. Con il filo facemmo una !asciatu..-a stretta in !onda al legno e Con le due estremità }egammo il manico della lanterna Eravamo p...--ontiper pI"O\•are..« Prima scendo io con il ramo ... dissi a S~ •• po;: tu con la lanterna.... Sca,•alcai la ringhiera. montai sulla scala, m.movrai la pertica per infi– lare. come avevo fatto prima. il raffio sotto il ponte. Senza allungare troppo rasta per evitare uno sforzo inutile. aapetu1:. (."!le anche Sergio si fosse siStemato. Era incerto. non SiìJ)e'\-a decide!"Si a sc-.a,·alca...-e la ringtlie."'"a. Infine disse: « E se poi la scala scivola "ia? ,.,_ .. Non temere: è fe– mata contro due chiavarde che 6porgono dalle travi del fondo. non si può muo– vere; e poi la l:ene st:-etta anche Gae– tano - Finalmente si decise ,a sce:ldere. Io. per ta~li p06t0. mi str.osi aJ palo a i .;inistra Con molta fatica Sergio :-iusci a mandare la lanterna sotto il ponte. Il 61.lO quadrello era molto più corto delb mia asta prolungata. e il lu.--ne non poteva quindi arrivare fino al COilX> di Danilo. Tutt3'\ia la macchia SCUI3 si distingueva bene Sergio. quando riusci a scorgerla, emise un S06J)iro rapido. di paura. « Si .... dissi io. «è quello. Prima, quan-do ho po– tuto manda:-ci la luce proprio sopra. bo distinto bene la sagoma della testa. ,;;i vede\-a a.od :te un braccio. un po' dh•ar:cato ver.;o il e-entro del canale - ... S1. sì. è -,;ero... disse lui., .. Io vedo G.ncb'io-.. ~--auz-. za..i lo sguardo: effetth-amente st riusch-a a sco:gere nell'acqua. in quel pWlt::I già. buio. UD.3 striscia più nera ondeggiare a fianco della macchia del corpo. Gaetano mi chiamò: « Dario. stai et-tento. mi rac– comando: cerca ài non rovina.rgli la faccia con i ganci .appuntiti,.,_ Era anche la mia paura, quella m.a ~curai il ,-eccbio: « Lo p..--endo soltanto per il \'estito- * cli ALBERTO BEJ/ILACQUA Nel quadro dell4 nnrrativa italiana del dopoguerra. Remo Lu.gli si segnala. innan.."'1 uuto. per uni::z qualità -rara da noi, e no,i solt.anto tra i giovani: quella cioè di saper dare al roman.::o o al rncconto una eonru– ::ione risolta non già attrate-r$0 più. o meno ma.scherati residui di lirismo (come ae– cad.e ti::znto spesso). ma gncie od una robu– stezza inventiva e ad una ten.sìone p.sico– logica che richiaJJU1no uempi .rigni.fkati-vi delln narrativn strnnie-ra. Abbiamo parlat.o di lirismo ed ora vor– remmo aggiungere e chiarire ehe Ja ca– renza pi1' insidiosa e. costante della nar– rativa italiana sta proprio. a n.ostTo ao-oi.so. in un.a fragilità di vena che tende a favo– rire. assai .spesso. l'atmosfera e il colore della pagina. a locali.=zm-e il peno-navgio nei suoi simboli. a scapito però dello s-viluppo annonico del{(! vicenda e. sopratutto. del– l'arco psicol.ogico e. umano eh-e la sorregge. D'accordo. si possono citare nomi tali da dimostrare apenamenr.e ti CO-ntrario - e basterebbero quelli di Moravia. di Bernari.. di. Pratolini - J1U1 si tratta, purtroppo, deJle solite eccezioni che confermano la regola. Se vi accostate alW gente. a quell'anonimo pubblico che può determinare il successo o l'insuccesso di un Jibro ai di ld del.la sede. critico. vi sentirete dire che gli ita– liani non sanno narrare e che Ja loro =n: idd~!ti!:i r:;~~:~,:O~:!n~:: umiliazione. Cè un po' di vero in quest.a affennazione indubbiamente eccessi-Da e noi pensiamo che nemmeno gli editori. che pur si dichiaTano tanto o.bili 11el capire il lettore. siano oggi in grado di me-ture a frutto l'intimo significato di qu.esta verita. Uno dei giovani scrittori che ci pare ab– biano saputo ris,cau-arsi più de<:i.samen:e dal– lo stato di cose che abbiamo esposto è. riperiamo. Remo Lugli. Lugli. nato a Rolo di Reggio Emilia nel 1920, si trasferi prestissimo, con i genitori. a Mod.e-na e là visse fino al 1955. epoca in cui si spostò a Torino per larx>nITe a .,.Lo Stampa-.. Ha cominciato a scrivere nel 1947. firmando i primi articoli su di UR4 pubblicazione umoristica. Nel 1952. do– po un periodo di atti-vitd giorn.ali.stica sool– ta prWo iJ 4lu'.lt.ididno di Modena ... Ld Ga.::::.eUa dell'Emilia --- Lugli diro.e' alle stam– pe. ne .,. I Gettoni,. di Einaudi. il suo primo Vh•e per i più L'l una dolce leggenda (in un puro nome: flatus vocis <;be per giunta lascia adito a fantasticaggini uni– camente \·olte al versante \·ezzeggiativo) la e: figura, di Ettore Serra: GenWe EttoTe Serra - è H mondo ruman.it ~ la pr0pria • uita /io~f dalla parola la limpfda meraviglia d.i un del {ron.te fermento ... Quasi tutti I.o conoscono cosi. pronti ad aggiungere. per la cronaca, ch'egli fu il primo editore del poeta ~ius~ppe Un: garetti (durante 1a guerra. m tnncea: lm tenentino, l'altro fant:accino), nonché colui che. ancora per primo. fece di nuo– vo a-emere il torchio 0.fffiIXXIll - La Spei°ia _ Nella Stamperia Apuana di Et– tore Serra) per una più ricca edizione del Porto sepolto. Noi stessi. via, quante volte, coi pan– ta.Ioni corti o già con la ragazza a brae– cetto (in certe rampicate genovesi da Borgoratti o da Sturla all'Apparizione). abbiamo scandito in tal modo quel nome. facendolo rivere tutto lì e basta, e im– maginando soltanto (soltanto!) un esse– re tutto e: gentile ,. tutto e: Ettore ,. tutto e: Serra,. tutto e: poesia,, e ... basta? Un personaggio. dunque, anche per noi. prima di essere la persona reale e concreta ch'egli è: anzi un vocativo. <:_O· me sono di regola i personaggi in poesia, prima di essere il soggetto o il comple– mento oggett.o d'una concretissima pro– posizione. la quale pressappoco potrebbe suonare cosi: e EttoJre Serra è un uomo. e per dO un poe!.:J. come ce ne sono p0ehi in Italia,: od anche: e: Leggete Ettore Serra. senza perdere tempo come ab– biamo fatto noi. e quanto più e meglio potete,. :\fa Serra è nemico dell'enfasi. com'è nemico d'ogni altra retorica: e ci limite. remo a dire che roccasicme è buona, con questi e: Versi liguri> intitolati La casa in mare (Casa Editrice Ceschina. Milano. Quaderni di Poesia ccntemparanea) pe~ avvicinarlo una ;>rima volta, e nun d1 sguizzo, qualora oon si avesse già avuio la ventura di prender nella rete delJa propria attenzione una delle sue prece– denti raccolte di versi: sei, dal '35 a tre anni fa. senza ~otare le prose. i e: pezzi • di teatro: le traduzioni e interpretazioni ch'egli fino ad oggi s'è deciso di licenzia- --roman--.o: ~ Le formiche sorto la fronte ... che fu. sC9nafoto al .. Premio Vforeggio ,._ e tradotto in Inghilterra. Dopo cinque anni. nel '51-. pubbticatii::z una raccolta di rac– conti, ... n piano di sopra .... ne ... Lo .Uedu.sa degli Italiani,._ di J\fondadon. Attualmente Lugli lavoro a ~ Lo Sri::zmpa .... come esten– sore in cronaca e porta ar:anti, nei non frequenti momenti di li.bertd concesriQli dai– {(! SU(I attività piomali.stica. u.n nuovo ro– manzo dal quale abbiamo trotto il brano che qui pubblichiamo. Per com.pletaTe que– sta breve schedina biografica. diremo in– fine che Lugli è sposato ad Elsa Toui, In delicata e sensibile autrice di .... Vita con le stagioni>- un volume.tra che. mcito da Schtcar::: nel 1955. fu. accolto da un sim– patico consenso di critica. Ci pare utile. a questo punto. pe-r eom– prendere psi.colopicamente l'au:.ore di cui stiamo parlando. riportare un passo di una autoprt.!enta-"'"lone che Lu"li ebbe a firmare in un. vecchio numero de .... n Caffè,. di Giambattista Vicari: .... I personawi che 10 prejeri.$co sano quelli - cito il- caso li.mite - che vestono aòiti stracciati. hmino la barba incoiui e portano su di una spalle u.n bastone olla cu.i estrem.it.a sono app,e..s-i un fagotto, un barattolo da conserva vuot.o e -un paio di scarpe in.faJZgate. Di questo tipo ci !ono -rn:ituralmente molte r:ariant; che po.ssono giunQere persino all'individuo apparentem.ente nonnole. con una laurea o un diploma_.,._ Come ripetiamo. il brano che qui pub– blichio-mo (e che, essendo in prima stesure, dovrà forse. es.sere riveduto e pulito) fc parte di un n-.uo-r:o roman.:o che Lugli sta attualmente scrivendo e che porterà il ti– tolo de .,. La colpa e 11ost.ra . ... Ci pare si tratti di uno squarcio narrativo eh.e esem– plifica perfettamente quanto abbiamo detto all'inizio, qWlndo obbiamo sonolin.eato la sugQestiva for:a d'inven.::ione che LUQli sa in.fondere nel suo testo. Una ., suspense .. calibrata a dovere. un monimento di rituo– zioni che si .snoda con. scioltezze riuelano a poco a poco la psicologia dei person.apgi. .scoprendoli al vivo del loro dramma. Un. g'.oco di farti chiaroscuri che per– metterà al lettore di capire. in tutto il suo interesse. la personalità di Remo Lugli. ALBERTO BE\-rLACQUA Tutto proteso sulla sinistra della sca~a non mi senti-ro sicu.-o. allora infilai la gamba destra sopra il piuolo 6Uperiore per abbranca.rio con la par'..e poste.4ore del t:=!o~:i ~!~i:t!~ l~~~~i.,it sta .appoggiato al tuo palo». òtSS:l a Se.-gio. .. per bilanc:are il mio ,peso..._ l:lcominciai a far scorrere l'asta. Stingevo già il qu.a– dxello. ormai il 73.Uio ar:-i\,a\•a al corpo di Danilo. lii ooiede\·o se. una \-Olta che fossi riuscito a. liberarlo dall'appiglio che lo trattene\-a.., Z\-rei potuto tirarlo contro corrente LJno ai piedi della scala pe:- po... terio poi atferraI"e con le mani e trarlo dall'acqua I rebbi furono sulla macchia 6CUl'3. li spinsi un eltro poco avanti pe.r esse.."'"t! ben si.curo che non urtassero contro la. faccia. li lasciai posa..-e, poi tirai con del.icate:z:z.a. Venivano a me t.~-ando scarsa resistenza; l'asta si spostò cosi di circa trenta centimetri. poi non \·enne più. Ca-pii che ave\'O afiecrato un lembo della 'giac– ca; la giacca a tiratT.a si tendeva. faceva pressione sul cor,:,o. ma il co..-po era salda– mente anoor.:.to al muro. Cambiai la pre.s.a., ~potrtai il raffio più a sinistra. ve:;;,o la parete: l'indumento era teso. non si spo– Eta.a di un centimetro. a far foIZa i re"bbi penetravano nella stofia e l'asta si immo– biliZZ2.'Va.. .A ve.o calò.o per la !atica e la tensione. Districai il ra.fflO e lo pas""-..ai di sotto al corpo con i rebbi rh·olti all'alto. .-\nd:a\-0 con cautela pensavo ohe in quel modo i ganci z,..ebbero potuto pianta...~i nella gol::ba. Questo pensiero mi faceva senso come se la gobba anche in una pemona morta. fosse stata una parte parti– colarmente sensibile del COJ1)0 come la faccia o addirittura gli Occhi. Ti!"a\-o a me l'asta con delicatezza guadagnando cen– timet:-o per centimetro e tenendo i :-ebbi bassi con la speranza che potesse:-o ag– guantare soltanto la giacca e non il corpo. E in:!atti cosi a-.-venne. Sentii a un ce.-ro punto una Jieçe .:-es.istem:a che ,·ia via si andava facendo sempre più forte: era la -giacca che. sotto la schiena. si ammass:a,·a dalla parte delle spalle. « E allor.a? ... cbie- 6@ Gaetano con SMa. ... 0fon so anM:-a se– ci riesco,. dissi io con ,·oce deformata daUo sforzo. Ora la :resistenza era forti,;.. sima e io Continuai. a tirar-e comi..nto cil" in quel modo sarei riuscito a strappare la. '' • 1 ers~ i· · .,, I W! iguri , , di GIORGIO CAPRONI re alle stamp-e, pi:colo anticipo dei due grossi tomi (li abbiamo \"isti coi nostri occhi. dattiloscritti ancora ma rilegati con severa eleganza. giacché Serra. tra le altre passioni, ha anche quella del bel libro) dai quali avtlramente. da buon li– gure-tosca.no o apuano rii risultanza (ses deux amours, ci sia perdonata la frivo. lezza. son la Liguria e Lh·orno, sul mare che vide le gesta indimenticate di Anto– nio Serra. il su.o grande babbo palomba– ro). egli ha cavato. ll lettore s'accorgerà d'acchito. aperte queste pagine. come il Serra sia un altro di quei e: ligustici , che - dal grande Ceccardo a Boine e a :-.rario Novaro. da Sbarbaro a Montale e da Barile a Gran. de - han.no saputo fare della loro e ari– da terra > una delle regioni più fertili della nostra no\·ecentesca poesia. fon– dando quella robusta corrente ligure (sui cui caratteri d'inconfondibile originalità abbiamo più d'una \"Olta avuto occasione. anche qui, di soffermarci) senza la qua– le il paesaggio della poesia italiana di questo secolo resterebbe impoverito di uno dei suoi elementi costitutivi (se non proprio del suo elemento costitutivo) di maggior peso. Di tale ligustidtà. d'altronde, Serra è consapevole e giustamente fiero. come appare chiaro in questo suo .4.utoritTatto e: A.l suo Santagata,: In me degli avl Ug-ur! si fondono di/etti e pregi. Questa littorale oena di canto, e questo abba.ndOnarsi alla vita obliandola: un'ebbrezza quale nel sole sm~ra le bionde vigne propense dal colll sui mare. (lla brilli un ri.sch.io, e subito mi ptace}. Quella se."erità per cui me stesso. piil. ch'altrl. angustio: sempre incontentab-!le. Una mestizia che fa consueto me d"ognl lutto. E tempero di quercia: aggredit.::i dai venti e gli ura"ani alla terra s-'abbranca per rerlstere; e alleva qualche nido tra le tronde. Dove tutte le sotlilineature. natural. mente. sono nostre. soltanto per confer– mare le non misteriose , cornspond~nze • (qualsiasi lettore e in grado cii scoprirle da solo), in primo luogo con l'c: amarez- za, (ma già abbiamo tenb.to di spiega– re di quale e: dolcezza ,. anche se aspri– gna. si tratti) di Sbarbaro, nonche con la trattenuta lacrima (e anche questo già abbiamo tentato di dire) di Barile, o con lo e: svanire, (con lo smemoTarsi.: ma per entrare in una memoria più pro– fonda) di Montale. Quella seoeritd per cuf me sluso, più ch'altrt.. angustio; sempre inconlentabile. Una me.sti...-iache /a consueto me d'ogni luUo-. E quale ligure in vero (quale ligusti– co) non potrebbe far proprio un tale ex libris, esatto fino al punto di coinC:dere con quello (così palesemente retorico per chi non aobia letto. del Serra. a pa– g_ina _81 del li~:>retto in parola. l'c: Apoteo– si d un lanaiolo musico , ) inciso sulla carta da lettere: un'àncora e una fistula di canna? Ma dei liguri, Serra. ha un·attra virtù a.neo~: l'amore per la parola giusta (preci.Sa). e per una scrittura musicale. si, ma esatta e ferma. E per questo. forse, egli si autodefinisce e: Uomo dell'Otto. cento, (con una polemica punta d'iro– nia e di civetteria facente anch'essa par– te della sua Jigusticità). proposizione che saremmo pronti a passargli per buona se la re~ltà non fosse. magari a suo dispet,.. to. diversa: non solo perché impassibili sono in poesia (e di poesia si tratta) gli anac;.ronismi. ma percht? se c'è un uomo sulla terra che così bene ha saputo espri. mere la propria essenza individuale in perfetta comunione col proprio apparte– nere, senza ri.nun.:.iare a quella, a una precisa società in un preciso momento della storia (ricco com'egli è d'esoerien– za umana e d'umanissima cultura, .tal– mente ben digerita che nemmeno negli sballonzolamenti di certi la\·oretti mar– gi!1a_lic•~ ':-3-Soche gli venga a gola) que– sti e lm. 11 nostro e: gentile Ettore Ser– ra,: un poeta - ha voluto scrivere ·n– garetti in limine a questi VeTsi. liguri - che non imita nessuno. e che senza dub. b10 pMprio oer quo:?Sto.vogliamo aggiun– gere. ha saputo dare alla sua propria voce quel timbro così privo di qualsiasi giacca dall'appiglio e poi a far veni.re contro corrente il corpo di Danìlo. « Forse adesso viene ... dissi. E continuai a tirare. ma l'asta no:i guadagnava spazio; eppure mi sembra-.-a che la reeist.enza andasse O.minuendo. E:-a un fatto sua.no . Poi. d'irn– p!'O\"'"\'i&O, mi resi conto di qUello che stava accadendo: il corpo di Danilo sotto la p~sione dell'acqua si sfil-3\·a dalla giacca Allentai la presa con la ~ di fe.-mado. ma nello ste560 momento sen i venir meno ogni peso al ratfio. Istint1- ,-amente to=na! a tirare e capii che i rebòi e.rano attaccati a una giacca vuota e an– co:-a impigliata aJ muro. ...Se ne va. se ne \·a- ~ai_. «6i. _e sfilato dalla giacca,. e inco01.ineta1 a :nh– rate. precipito&amen:e l'asta. .. E' -.;ero. non \-ed.O più la macchia nera... d:s6e Sergio concitatamente. ... Come facciamo?... chiese Gaeta.no. ...Bisogna correre lu:,-go il torren– te. a fenna.rlo ..._ dissi io. Sergio e.ra ri– masto tenno nella ste9Sa posizione. • Dài. dài ... dissi. « ritira la lanterna- Io teci salire la pa.-te terminale ~ quadrello so– pra. le diga. allungai il raffio a Gaetano. incominciai a salire. p!ima. di sca,-aica=-e Ja ringhiera af! -er.af la lanterna che Sergio a\-e-,,·a già ritirato. la passai a mia ,-olta a Gaeta.no. salii. anche Sergio sa.li. « Bi&>– gna che prendiamo con noi il raffio ,. dissi Ma quando pro\•ai a farlo passare attra– ve:-so la ?)rta. anche tenendolo diagonal– mente. no:i ci r:.uscii: non pote.a gL-a=e nel laboratorio e causa del pro:ungamento della pertica.. Ci chinammo. Gat!:tano ed io. sulla legatu.-..a e affannosamente cer– cammo di slegarla; ma le n06tre mani tre– ma\ -a.no . «Lal5cia ... disse il vecchio .• provo io - Ma non ce la face.-a. :Mentre a6J)ett.a"\-o, così te..-mo. còe il nodo ci slegaESe.. imma– ginavo il co:-po di Danilo correre ne) ca– nale. sbattuto d-...Uacorrente contro i s.assi e i massi. « Bisogna fa:: ipresto - dissi. ~{i \"enne in mente cèe in tasca avevo lDl remperino. lo estrassi e mi chinai sulla. • gatura. tagliai il nodo. s,.•o1si la corda. la pertica era già div:63 dall'asta del raf– fio. « Forza. fo.-z.a.. andiamo,., dissi. lii caeciai la co!'da in tasca e uscii con l'asta e il quadrello di legno ... Passa a,.-anti con 1a lanterna.... gddai a Seiigio. Fuo:-i. vol– tammo sui ponte e po;i. rulla st.,-ada. Io mi miSi a cor:-ere.. « Xo. no.... mi gridò alle spa:lle con affanno Gaetano. « aspettatemi. non lasciatemi salo. vengo a.ncb"io,. e al– lungò il passo. Si sentiva il suo zespiro già affan.noi;o per lo sforzo di camminare 6"\"elto. La lanterna era ancora attaccata ..illa sua. ,pertica.. Più avanti. dove il greto era cospa..'"90 di sassi. l'a.-:-emmo spi:lta SW– l"acqu.a per illi.rninare ogni angolo oscu:.--o. ~Ia in questo primo tratto lo specchio e:-a libe=o da ogni ostacolo e la conente a,_,da\·a ,ia ... -eloce. bianca di spuma f..-jz.– zante. _a\nebe senza il lume tti liusc..-'va a vede-e che nessun corpo gal..leggia,·~ nono– stante che la notte ,si !o.;;se latta buia: il C:elo era O!'mai chiuso. non lascia,,a traspari:e che ,piccole zone di chiarore là Ò(X"""e le nubi erano meno dense. C'e.-a anche aria di pioggia e sembnt\"a che la tempe– ratura tosse scesa di qualche graào. ~ia fo!'Ee pa..-e,.-4 e me pe.rcbè sulla 6Cala a pioli mi ero afiatica.to a Dl.allO\Ta.re il raf– fio sotto il ponte ed on il sudore sulla ma.glia m:. diventa\·a freddo. A,-anzavamo in fila indiana. Se..--gioin testa. seguito da Gaetano poi da me 0:a la strada e il torrente ecendevano abbastanza rap:di e l'acqua.. poco p:-ofonda, scrosciava. saltel– la,·a. si impenna.-a in creste di spuma t-a i pr:3rmisassi. Ce n'e.., -a.no d i tutte le dimen– sioni: talu..ni aff.io: rara:io appena. alti. Ei erge-...ano -alti e masisicci in me:t20 al greto come se rolessero sbarra..-e il corso del to=-rente. ma l'acqua li agg:iia.a con cu..... ·e gon:fie e tese precipitando6i -poi oltre le 6trettoie .;.n pozze che :ibollinwo di schiu– :na e cbe Ed indoyinavano pro!onàe !Orse un ginocchio. Tutti i macigni erano neri. lucidi, lev"i.gati: e.-ano rotolati fin Il dal– l'alto della montagna lungo il corso del torrente in epoche remore. quando ancora non c'e.:-a !"opificio a sbarrarlo. Dietro i massi più -g:ossi c· e.ra il nero dell'omb:-a. Qui. o,-unque. pote\·a essere il corpo di Da :li.lo « Allunga a,·anti la lanterna ... dissi a Sergio ed egli }a protese sul cent:ro del ton-ente: il disco di. luce ondeggia,·a rulle due sponde. Pregai Gaetano di tene:-e la pertica che ci poteva ee..-,..i:re ,pe:- pro– lm,gare òi nuO\"'O l'asta del raffio e a mia \-Olta spinsi questa sul canale per essere pronto a ~are con i rebbi nei p..;nti bui o al di là dei massi più grossi. nelle coccina (di qu~sto o di quell'altro seco– lo: di questo o di quell"altro gusto) che gli rende possibile di superare, fin da principio, tanto l'accento ottocentesco quanto il novecente5CQ. per raggiungere e toccare al vh·o la lingua pulita (l'alito pulito che non sa di mode né di momen– tanei modi) dalla più pulita poesia. E tut– to ciò. Si capisce. tenendo in massimo conto le esperienze (le scoperte. le an– ticipazioni) di qualsiasi secolo. Novecen– to compreso e anzi C che ciifficile è co– gliere in difett.J. anche da questo lato. la cultura e la partecipazione intima di Serra) Ko\·ecento in primo luogo. Certo. con tali ragioni generali abbia– mo dimenticato il nostro più umile e ser– vizio,. ch"era que1lo di dire. da bra\"i caporali, qualcosa di concret.o e di par– ticolare sul prese.nte libretto. Ma il let– tore fino non ha davvero bisogno dei no– stri occhiali affumicati per accorgersi. ad esempio, dello spirito (anzi dello humor: una novità beUa e buona nella nostra attuale poe5ia) ch"è nel poemetto intitolato I nonni,. o della \"irile tenerez.– za ch'è nell'altro dedicato al babbo pa– lombaro, o del dolore d'uomo che batte ne La grondo ferita e in Echi. della con– chiglia (con certe mo\·enze e invenzioni ritmiche che certamente vengono dal Serra musicista). e infine di quelle altre molte virtù presenti da un capo all'altro di queste pagine, così vive e popolate di persone vive e di cose \"h:e. fino all'ulti– ma che abbiamo già citato (Apoteosi. a~un lanai.olo mu.siC!1), la quale. anche se in prosa (ma una prosa - e pure ciò è mol– to e: ligure> - tutta governata da mi– steriose corrispondenze ritmiche). e se– condo noi uno dei Poemetti più be.ili del libro, oltre che essere quasi l'Allegoria della vita dell'Autore stesso, divisa fra traffici e poesia. e quindi una delle chfa– \'i della raccolta. ( ... Sognava una cetra. ché senti.va un confuso puUulare di can~ ti; e gU piaceva :l mare ... poi. ebbe mo– glie, ebbe figli, e alla morte del padre fu il più ricco deU'isola: e ai. figli inse– gno l>arte della lana, l'a·rt.e d.ei suoi vec– chi. Non è a d.ire pero che avesse dimen– ticato il canto dol.cissimo. Come e quando poteua, ma sempre di soppiatto quasi fosse u.n. sacrilegi.o, su.U~ siringa esalava la sua elegia. che s-'eTa fatta con gli anni anche più triste, quo.si un lamento ...). GIORGIO CA.PRO: SI pozze. :'.\on poteva es6e:-e .t,(1.ato lontano. Danilo. ~ cosi per una cinquantina di metri anco.a.. Sapevo che ormai era questione di minuti; non c'era p~ù. l'inter– rogativo 6e era morto o non _e.-a morto. Danilo era morto. a-ve"\--amo ns:o U suo corpo ondeggiare 60tto il ponte. lo a,.--rem– mo tro\.~to in una b-~ o òie-:.ro un masso qualche metro più avanti. Avrei \.-Oh.r'"..o che già fosse compi\lta la macabra ope– razione. cbe già il corp> di Da.nilo fOESe Eteso sul letto. in casa; oppure continuare a cercarlo inutilmente e scopri:'e ancb~ dopo molta strada e mol!o tempo che ci eT3'\-amo sbagliati. che quello che 3\.--evamG visto e sentito con il raffio sot6..o il ;xrate non era un cOrpo umano. Ma era una speranza assmda. Bisogn.av-a pur trovare la salma affrontare la pa_--te culminante della tragedia. Cerano. al centro del tor– rente, due ma.9Si af.!lancati che alla base. nell'acqua. erano di.SCOSti e lascia"i"aDO ape:!'– ta una piccola galleria. Sergio si fer:nò a fa:n:ni luce. io i:Ifilai il :-affio e.Dt:o il toro. ma l'asta urtava contro le pare-;i. poteva entrare per non più di trenta cen– timetri. Pensammo che non ci tosse n.illa pe.-dlé l'apertura era metta. un corpo ci sarebbe passato con moJta fatica Ma come Se:'g',.o ava:.n::zò di qualche passo e la ~an– te.--na illuminò l'alt-a pa.-te dei macigni. a valle. lanciò un gtitio: « Eccolo - lo m.i sentii un fiotto al cuore. gua.-dai Gaeta:io e vidi éne fl6S3'\-"3 !Il faccia Sergio t.enz.a avere il coraggiO cii -.,:iige:-e gli occlii al– l'acqua. Mi mOSIS"i io pe:!' primO. seguito dal vecchio. Ci a.Uiancammo a Sergio che teneva l'asta p:otesa al cento del to=– rente. sopra i massi. DaJl'acqu.a usc~-a un p:ede e. a tratti. una parte di gamba. il co:--po e.-identemente era incagliato nella Ertretto:a sotto i òue macigni. Mandai avanti il raffio. puntai i nti:li sulla sca-"'""pa e provai a ti.rare nel seDSO della eo:--:-e::ite ,per -vedere se il co:-po usciva, ma trovai forte resiS"tenz.a. «Xon v!ene .. di9si. «bi– sogna andare a proyare con -!e mani -.. «Scendiamo rutti e due!,. mi chiese Se:– gio. «iPrima provo io. non con-.;ene che ci bagnamo entrambi se non è necessano. Tu tieni la luce-.. In quel punto la =r-·.a e:-a ripida e finiva in un crat-.o d"acqua piuttosto esteso. forse ebbast.a::1.Zapro!on– do. -.:\ndai avanti per alcu::ti metri lungo la str-ada fin dove tra.ai un maS50 vicino alla sponda. Serg'-0 mi \·enne a far luce. :O mi calai. mi accucciai sul tll2SSO. poi -allungai una gamba a un 63:SSO più. basso vicino. passai su quello; ma ::,on pote\""o p...:iced.ere di sasso in sasso. do-,~ deci– dermi ad entra."'"t! in acqua. Scesi. adagio. con cautela: l'.aa;i:ua mi a.-:-:.,·ò all'i.::gU:ne. e:-a ge.lid:a. tutto il mio corpo fu pe...'"COrso da U!l brindo. lungo. insistente. lii sem– b:-ava che ogni centimetro della pelle che era immerso nell'acqua mi -.eni.sse pi.z:Ziea.to. tanto era intenso il :t.-eddo. Mi spostai contro con-e..nte appogg:a:idomi a un 63S50. poi a!!rontai un alt:'O e-atto 6CO])erlo e !'a.eque mi sali ancora di qualche centi– metro. A...... -:rivai a tocca:-e. il piede che eme:geva. toccai. 3.':lcil.e la gamba e fo.-tu– natamente il pantalone era dis!e:so e mi r..spa= m.iò il contatto diretto con la ca.-ne– gelicia. [:)o\>e1.·a essere la gamba sin:stra perché non era tenuta :-igiò.a dall"appuec– chio o_...-topedico; pe.'"'à mi pa._r-çe grossa: :i– cO!'da-..·o Danilo mi.!ruto anche negli erti che non e..-ano Etati dL-ettamente ot!esi dalla m.alattia Pro\-ai a tira.""e. Il corpo e..-a tut""..osommerso di alme:io i:ne:zzo metro e incastrato tra i due sassi, tutta,ia cedeva e lenbmen.te usci\-a dalla sua morsa. lti spostai di un passo e mi chinai sull'acqua. andai ad a:f:fe..---ra:-e il eorpo t)E.'r i fianclli.. TL""ai un alt:-o ,pc>eoed esso avanzò anco:-a. Spostai le mani fin nell'2pe.-ru::-a t:-a i due massi per andare ad ..e'.er.-are la soh:e.n:a òi Danilo. Trasalii. mi 6e.nlii. denl:o. tutto rimescOlare: non e.-a 11ie:ite il brindo che mi a,-e\"a agghiacciato poco prima qu.mdo e..-ro sceso in acqua. in confronto a quello che o:-a l)1'0\'"3vo. Le mie man: e. -s.no eotto la schiena del cada,·e.--e e la pe.-oo:-Teva.no connùs.amente. la palp2'--ano dalle ::12:tiche alle spalle: la ecil.iena era lisci~ non a.e\·a alcuna gibOOSità. :lO!l e:-a la sch:ena di Danilo. Le mie mani corse:-o a ce.rca_-e la ,ra.mba destra: do\·era essere :igida e in.guai.oo -:a dalle .stecche ài legno e di osso. li.a la gamba era li'bera. p:egata. con il piede che tocea\-a il fondo; una gam!\a lunga. grossa, di uomo nonnaJ.e ~[i pare-.-a che ttitto intorno a me gi.:-asse. per qualche momento ebbi l "i.mp: -essione di cade..-e. mi -p:aITe anche che quello che succede'"a non dovesse esse.--e ,-ero. un so– g:io fo:-se. Mi :icbi-amò alla tragica realtà la '\"OC:e di Se::gio co:::i una sola pa..--ola: « Riesci? - Io non r.:sp<JSi.non ne tro.-ai la fon:a. A ne.i ,-oluto gridare. ma non riUSC:h"O anco::-a a ,:end.e..~ oonto di quello che e..--a successo. E:-a un be:::te o e:a un male. dunque.. che l'uomo morto che le mie mani tocca.Yano non tosse 03:lilo~ ~oi ce.-caxamo Danilo. temevamo che Da:1il-., fosse mor'..o nell'acqua e im•ece nell'acqua c'era. a.nnEgato. un altro uomo. A,-:-ei do– ~. .i.to gridare di gioia: Da.n:lo non era questo morto. pot:8\-a d·.mque e&er-e -çi\-o, la speranza era aperta. Eppure :ion :iu– stivo a t:v..a:--e in me questo gioia. la mia ,-.-:,ce e.-a pazali.z;z.ata. anche il mio pen– sie..--oera pa.~to dal contatto macabro pereepito dalle mie mani E:a semp~ un morto che c·era nelracqu.a. sot"..o di me Chi e:-a questo morto? Xella mia. testa non c'e..-a :-agionamento. c·e:-aoo YUOti al– ternati a sensazioni agg:ovigliate. a panico; non c'era speranza, Le mie ma::?.i istinti– '~nte. senza segui.-e aJCWJ. comando. usc:...--onodalla tana. ..-i ritor:ia..-ono a: O.i sopra del caò.avere. andarono axa.nti ten– toni sopra il petto. :-aggiu.nsem la gola. Era un contatto ocido, ma fortunatamente ne a\-e,·o coscienza 60lta.nto in pa..-te. tanto ero SCOn\"'Olto. Le mie mani TaggiUil5ero il mento. trovarono :U bocca a.D"..t'"...a.., toc– ca..--onoi denti. a,·anza."Ono anco..-à. A questo punto lanciai un mlo e mi rit.:-assi con 1ill baho come se a\·es.-s.i toccato un cOOO.ut– tore pe.roo:-s-o dalla cor=ente o ~si to... vato una serpe: le mie dita a,,eç-ano u:– tato contro le punte :.S~de di ba!fi. Nello stesso i6tante la mia mente si era riem– pita di una i.mm3gine sola: Enrico. Era.no i baffi di Enrico. e:-a EDnco clu! era cacia.. ·ere nell'acqua. st:-etto con le spalle tra i due massi. En=:co che nessuno cer– c3'\-a... che nessuno c:-eàe-..--amorto. a!fiora"\'"a cosi sotto le mie man: e i suoi baffi mi punge\"ano più forte di q\lalsiasi scarica el.ettrica. più fune di qualsiasi mOl"SO O.i y:.pera. Il mio urlo era stato inu:na.no era andato per la notte. rito.-ua..a ora rome eco. Si misero a g:idare anche Se:,g?O ~ Gaeta.no. spaventati: • Cosa c'è? Cosa e 6Uccesso? Parla. Dario-.. Ritraendomi :re– s,entinamente a\"e,·o pe..-duto !"equilibrio. e.,--o st.ato 6U.l punto di cadere. ora mi rista– bi.li: \'O, i miei piedi ce.."Ca\"ano tra i sa..<;fil mi:iuti del fondo una posizione di stabi– lità. Guardavo con occhi sbarrati il punto in cui s'ap:iva la piccola galleria rotto ; massi e nel quale a,--e\-o t:ro.ato U volto di Enrico. Dovi?\-o risponde::-e alle in'roea– zioni dei due che e.,-ano sulla !':.\"a. C©ti– n.Javano a chiedermi: « Ma c:be cos:s. è successo? Pa...-la- Non sospettavano nem– meno la ve.,.-jtà.Certo doTI?>-rano molto me– ra,·igliarsi ,?,i quel mio scatt.:., pau.ros,o. ~~~=o J;o P~:uoch;iJ~:U~=-~~ ero sceso per andarlo a districa.re dalla s~ettoia òei mas:si. pe.-ché òu:ique avem g.:i.dato come se . a.es: si scope....-tomorto uno ~e ~.rede\-O vi-v-o? Ba..-coUavo ancoxa.. non nt~.scn-o a reggermi bene e intanto mi chiede,--o COE.a dovevo rispo:l.de: -e alle è.0- m~~ dì Sergio e di Gaetano. :\la non fec1 m_ tempo a dare r..spoe1a alle m:e domano.e. li nome mi uscì dalle labb?:a. sponta.n~te. come qualcosa che non si possa p1u trattene:.-e.: .. Enrico .... dissi sotto– Y~e e ~bito d~ :-ipe~ei pi_ù fo..-re.. sempre pm f?ne-. « En:ico, Enne.o, e En...7.c.o que!L) che e morto. e En...-ico-. RE'10 LUGLI

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