la Fiera Letteraria - XIV - n. 16 - 19 aprile 1959

Domenica 19 aprile 1959 LA FIERA tETTERaRIA Pag. 5 ~ * SCRITTORI IN PRIMO PIANO * GIUSEPPE DES I': ANGELO VRAS Una mattina del mese di maggio (era 11 ma~;10_ del 188... > il sig. Gaspare O!h·i. cons,~:ere delegato di una società genovese ~~,! 9 J~tti~! ~~~~~:a d:;11~a 5 !~fl:g~~-, f~a~i~ sul trenino che serviva a trasportare il c~rbone dalla foresta di Escolca ad Acqua– p1ana. F:no a quel tempo le cose erano andate bene _per Angelo Uras. almeno per quel che riguardava il Ia,·oro e il guadagno, e la _g_ente lo considera\'a un fortunato. un prn·1Ieg1ato della sorte. benché gli fosse morta_ da ~oco la moglie lasciandogli una bambina d1 pochi mesi. Agli occhi della dura ~ente di R questa non era nemmeno u!la disgrazia. anzi qualcuno pensa,•a ad– dinttura che poteva essere una fortuna per Angelo. dato che Maria SoLia. la gio– \'ane donna che il dottor Alicandia. benché bravo. non era riuscito a strappare alla mo~e. era povera. e non aveva portato a Pierangelo niente altro che la giovanile fre~chezza dei suoi diciotto anni: non da– nari .. terre. case o relazioni che potevano se:v1re a un uomo ambizioso come An"elo che non si accontentava di rimanereG ~ contadino com'era nato. Voleva. diciamo. d!venJare un signore. Cosl. a R.. d!ce\•a d1 lw la gente. gli stessi amici e parenti. Pensando ai signori (poche famiglie. si contavano sulle dita di una mano. a R.) si considerava nulla la gente modesta. senza pretese. che da secoli conduceva la stessa vita senza pretendere di cambiarla. e adat– tandosi a malincuore ai cambiamenti do– vuti al mutare dei tempi R. infatti. nel– l'ultimo m~zzo secolo. aveva subito muta– menti profondi. Basti pensare. all'incirca cinquant'anni prima. il vasto territorio in– torno al paese. ricco di boschi. di acque. con terreni da semina. già in pianura. rite– nuti tra i migliori di Parte d'Ispi. veniva. secondo l'antica consuetudine isolana. an– nualm~n~e ripartito tra i caPi famiglia. contadim o past_ori. secondo i bisogni. e annualmente i terreni che prima erano stati seminat! venivan dati a pascolo, e viceversa. Questo sistema di rotazione sug– gerito forse dalla povertà della terra of– friva alcuni vantaggi. che assicuravano il modesto benessere della popolazione di R.. per la grande maggioranza agricola e pa– storale. Le miniere di stagno e di piombo argentifero. anche allora. come oggigiorno. venh,·ano sfruttate senza che alla gente di R. (tranne forse quei _pochi che si conta– vano sulle d1ta di una mano. e cioè i Fumo. gH Scarbo. i Caboni. i Cappai...) ne ve– nisse alcun vantaggio. Anzi. se mai. alcuni gravi inconvenienti. come, per esempio. da quando era stata impiantata la fonde– ria. allo sbocco della valle del Narti. la sparizione quasi completa delle trote nel fiume. che ne era stato sempre ricchi:s– simct. Inoltre. questa fonderia. che era di proprietà dello Stato. cioè del governo piemontese. e, ancor più precisamente del Re. era gestita da impiegati investiti di un'autorità che esercitavano con prepoten– za nel loro campo e fuori. e tutto costoro. naturalmente. a R si sentivano dei signori. e con i signorotti di R competevano e ga– reggiavano. spesso mettendosi d'accordo .con loro a danno di coloro che erano sem– pre stati JJ!.t=Si •in mezzo. cioè ra popbla- 1.zione locale. gli indigeni o. come si trova scritto in tutti gli atti del tempo. i • vas– salli •. Pastori e contadini. e tutti coloro che non erano né impiegati delle miniere o della fonderia. o comunque dipendenti del regio governo. o padroni di centinaia di ettari di terra con titoli e blasoni. erano considerati presso a poco alla stessa stregua dei forzati che appunto lavoravano nelle miniere e nella fonderia, per quanto la condizione di vita di questi disgraziati. privi di ogni diritto. fosse un vero e pro– prio inferno. e percib non paragonabile a quella di uomini liberi. anche se sog~etti a soprusi e prepotenze. Ma la mentalità di quei sovrastanti e di quei funzionari. che ne11·1sola la facevano da padroni. il co– stume àei tempi e la distanza della sede del t?overno. che rendeva addirittura in– concepibile anche solo l'intenzione di re– clamare giustizia. tendevano sempre cU più ad attenuare la differenza tra i forzati e i liberi abitanti di R.. ogni volta che questi ultimi capìtavano. per una qualche ragio– ne. nella zona d'inl'luenza dei funzionari. che era molto elastica. Basta pensare che le popolazioni di tutti i comuni prossimi alla fonderia erano tenuti a fornire il car– bone necessario - carbone di legna. natu– ralmente - In quantità considerevole. Dai documenti del tempo risulta che Il Folo comune di R.• nel liBI. aveva dovuto for– nire. senza indugio. alla fonderia. mille cantara di ca:-bone ... attesoché .... dice l'or– dinanza del ·vice Intendente Generale Ti• ·· ragallo . ., un·uJtertore dilazione potrebbe ar– recare alla reale azienda un gravissimo pregiudizio •. Nel 1784. la Comunità di R. do\·ette fornire ben duemila cantara di carbone. Si trattava di vere e proprie cor.,é. alle qu~i non era poss:bile sottrarsi e che la popolazione di R. dovètte subire per tutto il tempo che la fonderia continuò a funzionare. cioè per quasi cento anni. E in cento anni le coartate forniture del car– bone portarono alla distruzione quasi com– pleta del boschi. che erano la più grande– ricchezz.a di quella reS!ione-. Già nell'anno milleottocento Saint Real. so\·rinte-ndente alle miniere e ai boschi. ammetteva che nei territori di Parte d·Ispi. non v·er~ più nulla da bruciare ... stante il poco numero di alberi a cui sono ridotte queste mon– taS!ne •. E cosl continuò per decenni. fino alla completa distruzione dei boschi che coprivano le montagne- prosp'icienti. le quali. al tempo dell'uccisione del signor Gaspare Olivi. erano nude e arse come quelle della luna. Questo spiega anche come gli abitanti di R.. una delle regioni più boscose dell'isola. non abbiano amore per gli alber!. i quali hanno ricominciato solo in anni reeenti a rivestire di verde cupo le monta~ne j!:ià spoglie. a rinfoitire-. sia pure soltanto in minima parte. gli ant!chi boschi distrutti. Ma seguendo la storia di quel villaggio di contadini e di past.>r!. che s: è SV"i!uopato fino a di\renta:-e una piccola <'ittà. benché i suoi abita!?ti con!"erv-'no ~empre la ru– dezza degli antichi tempi. s: capisce come sia nata quest.3 mancanza di amore se si pensa che quella 2rande ricchezza ve;?etale. che era di tutti. c'ne era U a portata di mano. naturalmente offerta. per più di un secolo si era trasformata - n una fonte di guai. Era molto lo~ico oerriò. e se no_n g:u~to almeno spieg:abi!e. che l!:i stess; abi– tanti di R. cercasse:-o d a~rrettare il più possibile la distruzione dei boschi incen– diandone oe:.ni anno '.mmen~ estensioni Quanto prima ross;ero rin:t boschi. tanM prima si sarebbero. almeno a R.. !iberati dal!e massacranti cor.·e. I b<Jschi :n~end1at: cont:nuava:10 a eSt=ere ntt.m: jJascol:. per le pecore e per le \·ac<"he che ven!Yano tenute brade. AJtro mezzo di porre rimedio. non ave– varn. benché fossero disposti ad usarli tutti. •~me quando agJi inizi. cioè del 1756. fu assassinato. in segno di protesta. il si– gnor Giovanni de La Haye, al quale il concessionario ave\·a affidato la direzione del~a fonderia. Fu ucciso con un colpo di fucile alla schiena. secondo il sistema per niente ca\·alleresco degli abitanti di R. - esattamente come, più di un secolo più tardi. quando la fonderia non funzionava più e non costituiva più un p,.!ricolo. chiusa e finita per sempre, fu ammauato il signor Gaspare Olivi. amministratore delegato della Società genovese che aveva comproto quel che resta\·a delle foreste di R e le tagliava per farne carbone. li Tutto andò bene. per Angelo. fino alla morte di Gaspare Olivi. che. in certo senso. poteva essere considerato suo socio in affarL Tutto bene. almeno agU occhi dej suoi invidiosi concittadini. Perché erano im·idiosl dei suoi piccoli successi. non sol– tanto i nemici Ce chi non ne aveva. di ne– mici. a R. ?) ma aoche gli amici. quel!:li stessi che avendo figlie da marito. pe.nsa– \'ano di averlo come genero. A qualcuna di quelle casaling:he ragazze la sorte lo avrebbe riservato. senza bisogno di darsi troppo da fare. Non pote\·a restarsene solo. cosi 2!0\•ane com'era. con una casa im– piantata da mandare avanti e una bambina da crescere. Sua madre per pr'..ma se ne preoccupava. e aveva cominciato a par– largliene prima che finisse l'anno di vedo- ca\'ailo su una canna che teneva tra le gambe e reggeva con uno spago. stronflan– do con la bocca e nitrendo. Questo quando non do\·eva andare a scuola. perchè ln tempo <li scuola sua madre era intransi– gente. Essendo lei stessa analfabeta e do– vendo fare I conti aiutandosi con una can– na su cui incideva dei sei.tnl che lei sola era poi capace. di decifrare e che aiuta– vano validamente la sua memoria di fer– ro. voleva a tutt: i costi che suo flg!lo imparasse a leggere ~ a scriV"ere. e non solo gli fece frequentare la scuola dal maestro Caboni fino alla quinta, ma. sic– come il ragazzino era s ;eglio. lo tenne an– che. un paio d'anni. al seminario di Ales. per consi'?i!o del parroco don Felice Mura. Ma non avendo nessuna intenzione di co– stringerlo a farsi prete. quando vide che non era più un ragazzino. si fece con la sua \·este da seminarista una gonna e un corpetto. e gli aggiustò lei stessa gli abiti del padre. che del resto gli andavano qua– si be.ne. Angelo ricominciò ad andare appresso alla madre. e intanto imparava rapida– mente tutto ciò che lei poteva insegnar– gli. e dopo un poco ne sapeva anche più di lei. Cresceva presto. riempiva il vuoto lasciato dal padre. perché la presenza di un uomo in casa era necessaria. Cresceva come sempre crescono presto gli orfani. quando fanno buona riuscita: e altrt>ttanto 'n fretta ;\lari.a Giuseppa im 1 ecchiava SI Amoreper una terra * di ALBERTO RETIJ,AC4tl'.\ Giuseppe Dessi va portando avanti da anni il suo lavoro letterario con una dedi.."'1one e una fede eh.e gli hanno procurato sim– patie sempre più vaste da parte dei lettori e dei critici. L'intendimento che ha sempre caratterizzato la narrativa di Dessi è stato quello di anali=::are e precisare a fondo la storia umana di una Sardegna vista non soltanto nel roo rapporto con un s-ugge– stivo passato. ma anche nel suo inserimen– to nel nostro tempo. nella nostro società. Dessi ho portato. proprio in questi ultimi tempi.. due importanti contributi aU'orric– chimento di una tale prospettiva sentimen– iale ancor prima che estetica: intendiamo riferirci all'ultimo romanzo dello .scrittore sardo • ... Introdu.::ione atla vita di Giacomo Scarbo .... e ad un suo lavoro teatrale: ,, La Giusti..-ia ... v .. Introduzione alla uita di Gia– como Scarbo .. è appor.sa nelle edizioni de - Il Sodalizio dei Libro,.. di Venezia. con vivaci e appropriate illustrazioni di Renato Guttuso. L'importan::a e la novitd: del libro stanno .sopratutto in quella straordinafia vi– brazione d'atmosfera che nasce dalla fu.sio– ne dei penonaggi con la loro terra. E' una vibrazione di luce che si tra– sforma invece in valore di suono. in uno musicalitd dolente e viva di tutto ii respiro di un popolo, ne , La Giustizia•: un lavoro teatrale che ha costituito una delle più in– teres.santi ~ovità della nostra stagione. So– pratutto il Tecente , Festival na.."'1onale del– la prosa,.. di. Bologna ha dato modo al pubblico di avvicinarsi al testo di Dessi in tm·atmo.sfera pSicologicamente preparato. E si ~ compreso come ... La Giustizia.,, sia il lavoro eh.e Dessi aspettava di scriveTe da anni per liberare. al di là degli stessi valori della pagina scritta. un amore per una gente che- dbveva ri.solversi in canto corale. in un suggestione di spa..-io Hrico .sonoro e. visivo. Noi abbiamo il piacere di pre.sentare. in questo numero della nostra rubrica. uno stu– dio di Giuseppe Dessì sull'idea di un nuovo ,o-manzo(a questo romanzo l'autore pensa di lavorare nei prossimi due onniJ. L'azio– ne si svolge in Sardegna. nella seconda metd del secolo scorso. e ha inizio subito dopo l'unificazione del Rei:mn d·1talia Angelo Uras, un contadino benestante ri– masto vedovo in giovane etd. sposa una giovinetta appartenente ad un'antica fami– glia patrizia. e gra::-ie a questo matrimonio \·anza. Per il_ momento era lei che si oc– cupa\'a della piccola Maria Sofia. la quale abitava nella sua vecchia casa mentre An– gelo non aveva voluto lasciare la casa nuova che aveva comprato e fatto riattare apposta per le nozze in via Gialeto. Que– sto lasciava pensare che anche lui ci pen– sasse. n solo pericolo Oa madre. Maria Giuseppa Uras. soprattutto lei ci pensava. conoscendo be.ne il figi.io) era che pren– desse gusto a quella vita di vedovo, senza obblighi. libera. Infatti Angelo col matri– monio aveva acquistato la libertà piena. potendo d-isporre di quanto il padre gli aveva lasciato. rendendosi indipendente àalla tutela. un pOco dispotica. che la ma– dre a\·eva esercitato su di lui anche dopo ch·era diventato maggiorenne. Solo ora che era vedovo. Angelo godeva di quella libertà che per i giovani è indispensabile al completamento della loro formazione. e di cui non tutti I giovani. allora special– mente. avevano la fortuna di godere. Po– teva prenderci gusto - pensava ~lari.a Giuseppa - e rimanere vedovo per il resto dei suoi giorni. invecchiare cosl. Conosceva il tiglio e sapeva che gli pia– ceva godersi la vita. Gli piacevano le donne. gli piaceva mangiar bene. gli pia– ceva la bella vita dei signori. che invece non era per loro contadini. anche quando avevano un po· di terra al sole. Questa era la paura della madre. qtlesto il peri– colo che preoccupava anche i padri delle ragazze tra le quali Angelo avrebbe do– ,·uto fare la sua scelta. E ne pa:-lavano anche. amici e nemici. sia pure con animo cii\'etso. Rimasto orfano di padre. ave\'a comin• c:ato molto presto ad aiutare sua madre nella amministrazione della piccola azien– da a~ricola. che constava di pezzetti di terra spars! qua e là. a distanza di decine d: chilometri uno dell'altro. il più g:-ande d<>i quali era d: una decina di ettarL Si trattava di un genere di amministrazione tutta particoiare. La madre prendeva a 'i!iornata tre o quattro donne e se ne an– da\·a. per esempio. a cogHer le olive in un oliveto in regione Codinas. o a ven– demmiare a ~arJ. o a mietere il g :a.no a Campu de Isca. secondo la sta2ione .. o al– t:-O\'e. Xessun forestiero. imbattendosi nel– la piccola truppa che. parth·a dal paese all'alba e vi ritornava la sera. dato che nessuna donna mai pa.s...:ava la notte in campaena. sarebbe stato in grado di ri<;O– noscere in Maria Giuseppa una proprie– taria. e distinguerla dalle sue lavoranti. Angelo tr-,nerellava appresso alla madre e alle alt.:-e donne. fingendo cii andare .a accresce il proprio prestigio. la propria auto– ritd nel paese che amministrerà. come sin- ~~~· :!:i:::i~ltt;at~~:\~bnb~f~.sir!Qe\;teo~;; sard inve-ce del tutto privo di scrupoli net– l'amministrare it patrimonio dei fratelli del– la moglie e ne diventerd il padrone La storia sard caratte-riz::ata psicolOglca– mente dalla netta distin=ione di indole esi– stente tra Uras e i componenti della fami– glia patri::ia che lo ha accolto. Sarà pro– prio que.sta differenza di classe - che ri– marrà insuperata nel tempo - a provocare la dissoluzione del patrimonio. Quella di Angelo Uras - il contadino che .sale praticamente dal nulla senza nusc1re a scrollarsi di dosso i pregiudizi e i limiti causati dalla sua origine - è una storia che pennette-rà certamente a G1:LSeppe Dessi di accostarci a nuovi e interessanti aspetti del mondo sardo. Lo si può comprendere già dal saggio ini• ziale che qui presentiamo e che va valutato .sopratutto sulla base dei valori di atmo– sfera e di 6uggestione che .sa c-reare La figura di colui che sarà protagonista del roman=o è avvolta dal quadro .storico che mette a fuoco la vicenda drammatica e do– lente della gente di R.. per anni e anni tenuta priva di ogni diritto. perseguitata e sfruttata in uno condizione di vero e proprio t:tis.sallaggio. In margine a questo nuovo progetto di Dessi. ci piace ricordare quanto già ab– biamo avuto occa.sione di dirP qualche tempo fa e proprio su queste- pagine - rievocando la adole.scenza dello scrittore: ., ... Le cacce cominciarono a portare il ra– ga:::,zo lontano. sulle colline dor,e uonuni saggi e favolosi raccontar,ano. nelle pause del loro lavoro. la storia delle loro genera.:ioni. delle loro lotte. della loro fatica. Allora il ragaz– zo capi che la .semplicità della sua gente era rapparen..:a che nascondeva tanti probiem, vivi. da risoloere. All'intuizione segui un e-ntu.siasmo. un impegno d·1ndagine eh.e non hanno ancora abbandonato lo scrittore ... "· JVelt'ambito di questo impegnQ, Dessi ~ta attendendo anche ad un aftro lavoro: è un lungo racconto ambientato. sempre in Sar• degna, nell'altro dopogue-rra. cioé negli anni dal 1918 al 1924. e sviluppa !"argomento di un breve saggio (.-]I frustino•> pubbli– cato ne , Il Ponte•: la nasci.ta del fasci.smo in una piccola città della Sardegna. ALBERTO BEVlLACQUA sarebbe detto. guardandoli. che madre e Hg:Iio fossero in anhcipo di qualche anno sulla loro età. tutti e due con un'ombra di baffi sulle labbra e un po· di peluria sul mento. Le lavoranti ridevano su que- sto particolare. · Quegli anni passarono m9lto rapidi. e in breve la madre. che trepidava per lui. capl che era pronto per le nozze. e prima che commettesse qualche sciocchezza con una ragazza (perchè questo era il perico– lo. che si mettesse con una ragazza: le sue iniziatrici er-ano tutte donne di una certa età. che non costitUl\'ano un vero e proprio pericolo) lasciò che prendesse moglie. e non le parve v-er-•. quando An– gelo si prese Maria Sofia. Anzi. ne fu tan– to contenta che subito diede al figlio ciò che gli spettava. tenendo per sé l'oliveto di Su Pranu. che le veniva da suo padre. Anche Angelo. a quel tempo. pensava che la vita non era faticosa come per tanti altri. come per la ma~gior pane delle per– sone che si vedeva attorno. Anzi. la sua era una vita fin troppo agevole e tran– quilla. senza essere tuttavia ricca. Forse. se avesse dovuto faticare. lavorare di van– ga e <li zappa fin da ragazzo. il tempo sa– rebbe passato più rapidamente e la fanta– sia non avrebbe laV"orato per suo conto: ma Angelo non si era mai trovato nella nE:cessità di lavorare. Gli era mancato an– che resempio. essendo orfano di padre. ll ratto che sua madre lavorasse non era una buona ragione per lavorare anche lui: se qualche volta lo faceva. era per fantasia. non per necessità Sape\'a come si guida un aratro. come si aggiogano i buoi al car– ro. come si pota una vite o un ul!vo. ma per lu! non era necessario né potare né ara.re . e tanto meno zappare. Era necessa– rio invece spostarsi da uno all'altro dei piccoli poderi. son·e2liare i contadini più poveri di lui che prendeva a giornata. gli uomini che zappavano. le donne che co– glievano le olive o zappetta\·ano il grano: era più conveniente tener gli occhi bene aperti. anzichè stare- curvo sulla zappa o sull'aratro. e sorvegliare. arrivare sempre all'improvviso sul posto del lavoro. A parte l'alternarsi delle annate buone e delle cat– tive. a parte le lunghe siccità. le alluvioni e gli incendi che ogni estate minaccia\--ano di distrugeere il lavoro d: anni e anni. era una vita troppo simile ::i. quella dei ,:iecchi perchè pote$SP ..:octd ~f~H · m :utto il giovane Angelo. troppo simile a quella di tutti gli a.Itri Sansih•anr~i. dai quaH. senza esserne consape\·ole. egli cominciava a essere dh•erso. Gliene veniva un senso d.! disagio e di no:a che st:.molava la sua 1 fantasia. E da questa insoUerenza gli venne l'idea di permutare i suoi minusc.:>H e nu– merosi pezzetti di terra sparsi qua e là per la campagna. ~pes,::;o in 1ocalità diverse e distanti decine di chilometri. per cercare di riunire il più possibile la proprietà: cosa che si mostrò <li grande vantaggio. ma che era dovuta più a Jrrequietezza che a calcolo. Fu insomma questa insof– ferenza che, 1nizialmente. lo fece uscire dalla fissità dei metodi e delle abitudini delle comunità agricole dell"isola che era– rio in gran parte una conseguenza della assurda legge con la quale Carlo Alberto aveva instaurato la piccola proprietà -pri– vata. La legge. che fu detta Delle Chiu– dende. stabiliva che chiunque avesse cinto con un muro o con una s!epe la terra che aveva sem.Inato quell'anno. ne sarebbe diventato proprietario. e allo stesso tempo aboliva la proprietà collettiva delle comu– nità agricole dell'isola. che risaliva a tempi antichissimi e permetteva una saggia ed equa distribuzione della ricchezza e una rotazione annuale di semina e pascolo che ridava vigore a quelle terre povere per natura. Questo sistema di sfruttamento col– lettivo teneva unite le comun.tà agricole e mantene\·a vive le antiche tradizioni di autogoverno che le popolazioni dell"isola avevano costante!TM!nte. attraverso i seco– li. contrapposto alla prepotenza e all'arbi– trio degli occupanti stranieri. I contadini più avidi non avendo coscienza dei van– ta~gi della proprietà collettiva. allettati dalla prospettiva di diventare 'PSdroni. sia pure di una particella piccolissima <li ter– ra. si a!!rettarono ad alzare muri e siepi. e tutti gli altri dovettero !are alL"t!ttanto. per non restare a mani vuote. Ma in breve le cons~uenze si fecero sentire. Quei pez– zetti di terra. che basta\•ano appena a· pro– durre il grano necessario al consumo fa– migliare. mancando la rotazione annuale. si esaurivano nel volgere dl poche stagio– ni. mentre i bisogni della famiglia cre– scev.ano: e quando poi il capo famiglia moriv-a e tra i figli si procedeva alla divi– sione. il piccolo appezzamento si frazio– nava ancora. poiché nessuno voleva rinun– ciare alla sua parte. e non era !acile arri– vare a un accordo ragionevole. con !"ac– quisto da parte di uno solo dei fiR].i. Cosi quelle terre. che erano state coltivate fino ad allora assiduamente senza mai impo– verirsi. forse con il sistema più raz!onale che le condizioni dell"isola consentissero. si im,_povenvano rapidamente. e la vita del– le comunità agricole divent3\'a più dura e difficile. Si operava naturalmente una selezione. che. con molta probabilità. an– che i signori della Regia Udienza di To– r>.no -avevano previsto. Non ci \'Oleva mol– to. del resto. I più bisognosi. quando il loro esausto campicello non produceva il grano che ci vole\·a a sfamarli. si indebi– tavano e finivano per venderlo o cederlo o per farselo portare via. Allo stesso tempo, quelli che erano riusciti a superare la crisi dei primi anni. si trovarono ad acquistare per pochi danari il campicello del vicino. oppure a diventarne padroni semplice.men– te perchè il vicino non era mai in grado di restituire i pochi starelli di grano che a\·eva chiesto in prestito. Le antiche co– munità nano distrutte. per semPre in !orza di una• legge sciocca e iniqua, ¼e popola– zioni dei villaggi si dividevano in due classi distinte e ostiH: da una parte quelll che avevano qualcosa. dall'altra quelli che non avevano niente. E tutti erano soggetti aì cosìdetti s:gnori {nobilucc:.i locali. fun– zionari. piccoli avventurieri) i quali spe– culando sulla situazione. rtuscì.rono a met– tere assieme vasti patrimoni terrieri con pochi soldi. impadronendosi dei terreni che un tempo erano stati proprietà inviola– bile delle Comunità. Tuttavia. a San Sil– \·ano. questi signori eran pochi. cinque o sei {amiglie in tutto. gente che si era stabilila nel paese da qualche decennio, tranne gli AJicandia. spaj!:noli di origine. i quali erano li da secoli. e gli Sca.rbo che c'erano arrh·ati insieme al nobDe sve– dese Carlo Gusta\·o Mandell. già console di Svezia. che aveva p.reso in appalto la gestione della Regia fonderia e delle miniere . Angelo era tra i contadini <li San Silvano che avevano t.~tto qualche profitto dal ge– nerale disagio causato dalla Legge delle Chiudende, tra quelli che avevano nuotato ed erano tornati a riva. Non tanto lui per– sonalmente. quanto i suoi \•ecchi. suo nonno e suo padre: e anch'essi più che per abilità per le circostanze. Quando il signor Gaspa.4 Olivi arrivò a San Silvano per acquistare la foresta di Escolca per conto della Società genovese. la Fonderia era già chiusa da una decina d'anni e la miniera di piombo argentifero abbandonata. Le foreste venivano cedute per lo sfruttamento. senza la richiesta di nessuna garanzia. ai carbonai toscani che finivano di distruggerle. Arrivò una mattina. verso la metà <li luglio. e Angelo vide :n piazza Frontera per la prima volta quel– l'uomo sulla cinquantina. alto. barbuto. con lunghi capelli brizzolati che gli scendevano fin sul bavero di velluto della giacca di ta– glio cittadìno. Dietro monte Or si alza\·a una nuvola di fumo denso e nero che invadeva lentamente razzu.rro. Intorno al forestiero Angelo riconobbe alcune persone. tutti uomini. <li età diversa. una decina in tutto. Il forestiero parlava. indicava il fumo che saliva dietro il monte. ora con la mano. ora col nodoso bastone di ginepro. ora solo col mento e con gli occhi. e gli uo– mini lo ascoltavano curiosi ma senza dar troppo peso a quello che stava dicendo. E\·identemente sta\"8 parlando dell"i.nce.ndio. Angelo. benché non conoscesse il forestiero. immaginava. presso a poco quello che stava dicendo. ma si avvicinò incuriosito. e si fer– mò. senza scendere dal biroccino. Per pri– mo salutò gli uomini. i quali risposero con un cenno. NoU'a Pittau al quale il !ore– st:ero sì rivolge\·a in particolare forse per il fatto che era alto quanto lui e come lui Oarbuto ammiccò con gli occhi senza muo– \·ere un muscolo della faccia. Il forestiero si voltb e guardò Angelo per un lungo mo– mento. poi riprese a parlare. Aveva una voce profonda. persuasiva. simpatica. Dice– va ch'era un peccato. sl un peccato da.r fuoco alle foreste. rovinare una simile ric• chezza. Xon ci sarebbe stato più un solo albero. tra qualche anno. E sapevano cosa significava? Le sorgenti- si sarebbero secca– te. .. Quand·ero ragazzo - disse Si.mone. Xonnis -. queste montagne erano tutte co– perte di boschi. e in paese. qui. c·era più acqua. Non è vero. Serbestu? ... L"interpella– to fece cenno di sl. anche gli altri assen– tirono. tranne i più giovani. che ave\·ano sempre visto quelle montagne nude come erano ora. ).Ja il forestiero non capiva il sardo. e Angelo dovette tradurre. Era il solo. nel gruppo. in grado di esprimersi in italiano ... E' vero - disse un altro. Salva– tore Serra - in casa mia c'era un pozzo. nei tempi antichi. e ora e secco.._ .. E" per– chè su questi monti non ci sono più alberi come un tempo -. disse il forestiero. Gli uomini si l!uardarono. ìnvece di rispondere al forestiero si scambiarono qualche cenno. qualche alzata di spalle: lo sapevano anche loro. questo. I forestieri r.redevano dt sa– perne più di 101"0. in fatto di alberi e di foreste. Certo che lo s 0 pevano. che dove ci sono albe:-. c'è acqua: ma àove c'erano alberi c·er.ano anche forestieri. e allora era megli.o rinunciare anche all'acqua, pur dJ Glusepp e Dessi le\·arseli di torno. '.\fa nessuno di loro era in grado di fare un discorso cosl complicato. in italiano ... Diglielo tu. a questo tipo. che: sono loro - e puntò il dito - che banno tagliato i nostri boschi! Diglielo!•. Il fore– stiero sì voltò a Angelo. aspettando che traducesse. Tirb fuori la scatola dei sigan, ne prese uno. tagliò con i denti la punta. lo accese. ascoltando Angelo. Ascoltava e sorride\·a approvando . ., Giusto .., disse sof– fiando il fumo in aria .. Avete ragione voi. E infatti la mia Società ha fatto una con– venzione speciale col Governo. Noi non tagliamo tutti gli alberi. tagliamo solo quelli vecchi. I ,!!'.iO\·anl h lasciamo. perchè cre– scano. Cosl la foresta non sarà mal d:– strutta. anzi crescerà meglio. Cosl bisogna fare. Si tagliano solo i grossi. gli altri no. E dalla ceppaia rinascono i polloni nuovi ... Gli uomini si guarda..,·ano scuotendo la testa in atto di commiserazione. .. Ma guarda che novità!• diceva No!ra scoprendo i denti bianchi e forti . ., Ma quante cose sa questo signore forestiero! ... Tutti risero. e visto non c'era altro da <lire. fecero per andar via. ma il forestiero li trattenne con un gesto: • Per piacere! un uomo c:he mi accompa– J,?.ni, che mi faccia da guida fino alla !ore- sta di Escolca'. Cna gu:da! Lo pago be:le. T:-e giornate di lavoro. :.--Jonbasta? Quar.ro giornate. Cinque_ ... ~essuno ne vole\·a sape.re . Avevano altro da fare. E percbè poi avrebbero dovuto ac– compagnarlo loro? Cosa sono quattro gior– nate di lavoro? O sputavano su. alle quat"..to ~iornate ... Lo accompagna lui ... disse a un tratto )fofra puntando il dito sulla spalla di Angelo ... Tanto deve fare la stessa 6tra· da•. Sapeva ben:ssimo che b. vigna di Angelo era da tutt'alt.."'8. parte. Solo voleva che An~elo. che non era stato ;Dterpellat'3 dal forestiero. dice~ di no anche lUi. A..ngelo. quando c·era un signore. diventava più gentile. p:ù prudente. non prendeva mai l"aria strafottente: e questo seccava. a So– fra come a molti altri I1 forestiero ora j?uardava Angelo. aspettando la nsposta. Angelo ci pensò un momento, poi disSe: .. Certo. monti su'. - e gettb a Nofra un'oc– chiata be!!a:-da. con i suoi occhietti obliqui che Io facevano somiglia..."E!a un mongolo ~ofra fece una smort:ia di sp.regio. con tutta la faccia. poi. quando fu lontano. gr.– dò: « Buttalo a fiume. buttalo! .. e gli alL-i r:sero. in fondo alla piazza GIUSEPPE DESSr 1>11 LE PIÙ BELLE LIRICHE DEL NOVECENTO D-I OGNI- PAESE I EDIZIONI ACCURATE CON TESTO ORIGINALE A FRONTE OTE BIOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE A CURA DI POETI E STUDIOSI QUALIFICATI Poesia italiana del dopoguerra • cura di S. Quuimodo PP· 528. L. 3600 Poesia ingleae del dopoguerra • cura di R. Sao~i PP· 2.6&. L. %500 Poesia americana del dopoguerra • cun di A. Riuardi pp. 344., L. 1500 Poesia tedesca del dopoguerra a cnn di G. Mu .. pp. JU. L 3%00 Poesia olandese contemporanea • cura di Woudenberg-Nicosia pp. 268.. L 2SOO VOL\IMIIN COll50 DI STAMPA , La poe•ia france._e del dopoguerra • cura di J. Charpier La poesia •ovietica del dopoguerra • cura di V. Stnd■ La poesia latino-americana contemporaneo • cura di R. Xirau La poesia spagnola contemporanea IN PROCRAMMA ALTRI 15 VOUJID schwarz editore I - VlaS.~U GALLERIE D'ARTE IN ITALIA F[RE ZE GALLERIA D'ARTE SPINETTI Chiasso Armagnati, 2 Personale di ENZO PREGNO Sino al 22 aprile MILANO GALLERIA DELNAVIGLIO Via Manzoni, 45 - Te!. 661538 Personate di IMA! Dall'll aprile GALLERIA SAtf FEDELE Piazza S. Fedele, 4 MOMENTI SPIRITUALI DI ACQUA VIVA Sino al 21 aprile ROMA GALLERIA « IL SEGNO » Via Capo le Case, 4 - TeL 61387 Personale do ANTONIO CORPORA Sino al 25 :,prile GALLERIA «LAFONTANELLA» Via del .Babuino, 194 - TeL 672126 Sculture di VINICIO e JEAN GUBELLINI Dipinti di ALCIONE GUBELLINI Sino al 19 aprile GALLERIA « LAMEDUSA» v,a del Babuino 124 - Tel. 680850 Personale di EMIL SCHUMACHER Dall'll aprile GALLERIA DELL'OBELISCO VIa Sistina, 146 - Te!. 465917 Personale di FEDERICO PALLAVICINI dal 14 aprile j !!p~LJ!!e!,c 1 H_N~-0 9 I Personale del pittore PAOLO BUGGIANI Sino al 16 aprile

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