la Fiera Letteraria - XIV - n. 10 - 8 marzo 1959
Domenica 8 marzo 1959 Beppe Fenorlio Johnny individuò suo padre in mezzo alla moltitudine in piazza ct·armi, era di una malinconia aggravata dalla leg– gerezza del panama. Saturo il buffet della stazione. si rifugiarono in un caf– !euccio \"icino. sotto una réclame di Cin– zano cosi rugginosa da rischiare il te– tano a fissarla più che tanto. Suo padre l'a\·e\'a trovato magro e con brutto co· !ore. - Sfido. ho fatto la dissenteria. - Egli non aveva a\·uto la dissenteria nell'altra guerra. gli era capitato di tut– to fuorché la dissenteria. - Tua madre dice che da Roma dovrai scriverci di più che da Moana. - Osservava la folla, quasi tutti parenti degli allievi. nessuno o quasi della po– polazione locale. - La nostra guerra era molto più sentita, dovevi assistere alla partenza delle nostre tradotte. - Johnny vuotò la bottiglietta di aran– ciata. - Dimmi una cosa: come ti sen– tisti a Caporetto? - Apparve imbarazzato. - Che \·uoi che ti dica? Non è umanamente possibile descrivere un esercito in rotta. Vai co– me pula al vento. - - Che cosa pensa\·ate? voglio dire. - - Niente. Non puoi pensare niente quando vai come pula al vento. Solo negli ultimi giorni si seppe che ci sa– remmo fermati al Piave. - Ora Johnny non ricordava nemmeno più perchè precisamente glielo avesse domandato. suo padre ribadh-a che la loro guerra era stata tanto più sentita. la sua voce ronzando all"orecchio di Johnny come un moscon~ stremato di fronte a un intrapanabile vetro. - Furono i giovani del no\,·antano– \'e, - riprese: - Ricevettero ciascuno un fucile, una manciata di cartucce e un sacco a terra da riempire sulla riva del Piave. Nessuno aveva più un'unghia. - ,Johnny .allungò lo sguardo alla &ta- ~{~!~It° ~a l~~~~~~r:lt~~z~rr~~~~ ferramenta dei carri. Su quel treno era l'esercito italiano. . - Arrostirete dentro quei vagoni. Coi militari è ancora e sempre la vecchia storia. - Sbirciò !"orologio e si schiarì la gola. - Johnny, vedo che qui la fate lunga ed io evrei un buon treno a11e 16.45. Se lo desideri. resto ben volen– tieri a terra e prendo quello delle 19. Sai. è unicamente per fua madre che è sola. - - Parti col primo, figurati, parti. - gli concesse Johnny, ma con una amara jmpetuosità, e la fronte paterna ingrigì sotto fa!a semitrasparenie del panama. - Sia chiaro che ... - ma Johnny già lo sospingeva verso la brulicante sta– zione. Quell'aranciata artificiale gli ave– va corroso la gola e se insiste\'a a fu– mare sarebbe montato in tradoHa e in a rotten shape >. n \·ecchio si affacciò al finestrino. il cappello arretrato per maggior aera– zione. le sue mani si giungevano e di– sgiunge\·ano intorno alla sbarretta me– tallica. Il treno soffiò, suo padre lo sa– lutò, piuttosto femminilmente, Johnny Domenico Purilicato: LA FIERA LETTERARI~ Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO BEPPE f ENOGLIO: Tradotta a Roma solle\·ò appena le due dita che stringe– vano la sigaretta. Ecco che suo padre se ne tornava alla pacifica casa, su di un treno di tutto riposo. che certamente non sarebbe deragliato. Fremette. sor– prendendosi a pensar cosi di suo padre. L'affumicata coda del convoglio scan– tonò \·erso il nord. Johnny smania\"a. suonassero !'aduna– ta e via. Finalmente. quando il sole già radeva i tetti di Moana. echeggiò una tromba e la voce del tenente Jacoboni. Il quinto plotone aveva la precedenza. dovendo stivare le armi collettive. - Ai bagni turchi! - gridò Lippolis issan– dosi il primo. con quattro, sei mani a tetra come se avesse speso i suoi molli giorni a \"eder partire tradotte. Col pie– de sul!a predella della vettura ufficiali Jacoboni ordinò di cantare. Cantare! fece eco il sergente maggiore Perego. Intonarono l'inno del battaglione, con voci immediatamente violentiss~me, estre– me. tanto sape\•ano che la dimostrazione sarebbe cessata subito dopo il passaggio a livello. Mossosi il treno, quelle voci rimbalzavano come ciottoli sui musi dei ferrovieri. sulle ta1ghe slabbrate, sui vetri sporchi degli uffici, sulla cubitale e slavata scritta e VIXCERE > sull'ulti– mo terrapieno. I bassotti alla porta si misero seduti, liberi apparivano gli artiglieri: i can– noni in ceppi su carri aperti, le bocche imbavagliate, ciascuno accompagnato da due uomini, nudi fino alla cintola, bru– niti come il loro pezzo. b--d.roccolo sbof– fo dei pantaloni sotto i toraci tirati a zero, qualcuno con cappellone di paglia. Xel vagone entrava frigolando l"aria della campagna che si accovacciava sot– to la sera. le borracce ora pendevano indisturbate. Lorusso domandò a Perego che cosa avrebbero fatto a Roma, ancora chiuso e regolamento? Di tutti i sergenti Perego era il meno distante dal circolo ufficiali, egli poteva sapere e dire. L'oscu– rità spappolava contro la parete del car- vano i sordi, sotto sotto consolidavano la loro occupazione dell'ambita aper– tura, finché un calabrese dei mjtraglieri tirò un pugno alla nuca di D"Addio e se non era della sbarra il napoletano si sarebbe perso Ira le rotaie. Perego con– finò tutti aU-interno e a1 calabrese pro– mise di fargli inaugurare la prigione della caserma di Roma. D"Addio pianse un po', rotto e rauco. In piena notte sfilarono davanti a una fabbrica colossale, uno dei massimi opi– fici per la guerra, i suoi letali prodotti spediti al Don e in Marmarica. Riflessi– \·elenosi iridavano il ventre sidereo delle torri di catalisi. mentre veloci pattuglie vorno, all'ambigua aurora di un g:orno infido. il carro del quinto plotone arre– standosi da\,·anti a un deposito tinto di un giallo ind.:gerlbile che escludel.·a ogni altra vista. Si accostarono soldati coi bidoni del caffé, Johnny ricon.statò. e più net:.amente nel malessere di quel r.sveglio. quanto fOSSe unta e scalca– gnata. zingaresca, la truppa italiana: a soldati anglosassoni doveva apparire ta– le e quale appariva a lui la truppa balcanica all'assedio di Adrianopoli sul– le fotografie della collezione del e Pro Familia > ered:tata dalla zia cattolica. Intanto gli era spar.to il gavettino. - Stavolta banno !atto fesso il super– intellettuale, - commentò Perego tra i denti. - Xon c·e che una soluZ:one, ar– rangiarsi. - Unaprova di misurae di originalità - Sì. sergente. - - lla in un'altra compagnia e sol- tanto a Roma, intesi? - Sotto un cielo neutro e turgido. il primo mare era pallidissimo eppure fol– femente cangiante ed effervescente; p:ù al largo era di un azzurro fisso. con minima maretta. le crestine bianche co– me spasmi agonici di gabbi.ani abbattu:i. In un editoriale premesso ai numero 102 di .. Paragone> .-4.nnaBanti, puntua– lizzando il consuntivo dei primi cento nume-ti della sua bella rivisra fiorentina, diceva ad un certo punto: ... sia lecito al– me-no rammentare, a chi ci ha seguito per tutti questi anni, che "Paragone" ha pubblicar.o cose riconosciute del tutto eccezionali come "n taglio del bosco" di Ca.s.sola, comparso posteriormente in vo– lume, e "Un giorno di fuoco" di Beppe Fenoglio: prove di una misura e di una origina.lità non facilmente superabili. Sono queste prove - e tante altre che "Pa– ragone" ha accolto e che qui sarebbe improprio a nominare - a farci credere fermamente nella validità della nuova narrativa italiana ... Noi condividiamo pienamente questo giudizio di Anna Banti, non soltanto per la sua messa a punto generale, ma anche per il risalto particolare in cui pone l'arte narrativa di Beppe Fenoglio. In effetti, quella di Fenoglio ci pare una deUe voci più autentiche e vivaci che si siano fatte udire nel dopoguerra: una voce appar– tata ma attenta, discreta ma decisa al momemo giusto, tesa soprattutto a co– gliere - al di là della confusione dei tempi - il clima narrativo più opportu– namente collocabile nel rapporto tradi– zione-modernità d'intendere. Be-ppe Fenoglio è nato in Alba (provin– cia di Cuneo) il I. marzo del 1922 e vive attualmente nella sua cittd natale, dove e dirigente industriale. Esordi nel 1952 con .. I Ventitré Giorni della Cit.tà di Alba•: un libro di ra'cconti pubblicato nella collezione « I Gettoni• diretta da Elio Vittorini. Nella stess, collezione, due anni dopo, appariva il primo romanzo di Feno,lio: «- La Malora>. Ma l'attenzione dei critici e dei lettori fu attratta non puntellarlo, catapultarlo dentro. ll ca– lore incamerato cerchiava le tempie, sec– ca\·a la lingna. guardavano con orgasmo le lamiere arroventate e oremevano ver– so la porta. D'Addio, Lippolis e compa– gnia piccola avevano già occupato il \·arco. aderivano puntigliosamente alla sbarra. sarebbe stato laboriosissimo con– \"lncerli a rispettare un turno. Invano si sporgevano a misurare la lunghezza del convoglio, già avevano imboccato le borracce grondanti. ~on una donna a salutarli. eccetto la giornalaia autoriz– zata. una vecchia nana con un"impossi– bile capigliatura verdognola. annoiata e * di ALBERTO BEJ/ILACQV,t .llario Malai: e Natura morta> ·(Mostra Artisti Romani a Taranto} soltanto da questi due libri - che pre– sentavano una personalità di narratore già nettamente precisata nei suoi umori e nella sua forza - ma anche da due racconti apparsi su rivista. Il primo di questi racconti fu presen– tato da e Nuovi Argomenti> con U titolo « La sposa bambina > e il secondo fu appunto .. Un giorno di fuoco> stampato in .. Paragone> nel 1955. e Tradotta a tenendosi saldi alla sbarra. spenzolando fuori le gambe. bambinescamente. fio– che Perego gliele fece ritirare. L'eti– chetta del corso vige\·a anche in tra– dotta: ma quando li avrebbero trattati da soldati e lasciati dvere come tali? ~on così. Johnny ricorda\"a. si compor– tavano i soldati sulle tradotte che. nel giugno 1940. correvano a ovest, verso le Alpi scappucciate, \·erso il voluttuoso corpo della Francia supina e divaricata. Quei soldati facevano i comodacci loro. si sbraccia\·ano e ,·ociferavano. in un modo filiale e minaccioso insieme, verso il popolo assiepato lungo la linea. I pili ,.,,.,,.,~. ,.,,.,,.,,.,. Roma>, H brano che presentiamo in que– sta. nostra rubrica, fa parte del secondo romanzo di Fenoglio che apparirà pro– babilmente nella prossima primavera. Leggenda queste pagine, si può toccare con mano una delle più schiette risor.se del narratore piemontese: cioè quella ca– pacita di evocare - già con un breve tratteggio descrittivo, con l'allusione lam– pante di un accordo di aggettivi - la ro la sua concisa faccia nordica: parlò. e Johnny si finse il remigare dei baffetti sopra il suo magro labbro in movimen– to. - Pare ci metteranno di guardia all'Aeroporto dei Littorio. contro possi– bili lanci di paracadutisti inglesi. Dico pare. - Benissimo, si comincia\·a a fare i veri soldati e dopo l"onesto servizio il comodaccio proprio. Poi il sergente di– stribuì le razioni. il loro primo man– giare secco: le scatolette erano !"ultima cosa a biancheggiare nel buio; Johnny annusò la sua. poi la buttò a Dian. Si accese una discussione per il cam– bio alla porta. o·Addio e Lippolis face- ,.,,., y, GALLERIE D'ARTE INITALIA MILA o GALLERIA DELL'ARl~TE Via S. Andrea, 5 Personate di EMIL SCHUMA,CHER Dal 16 febbraio GALLERIA DELLEORE Via delle Ore, 4 - Te!. 803333 Personale di VITTORIO CAVICCHIONI Dal 21 febbraio ROMA GALLERIA BABUINETT A Via del Babuino, 68 - Tel. 891039 Personale di ALCIONE GUBELLINI Dal 2 al 20 marzo GALLERIA LA CASSAPANCA v:a del Babuino, 107-A - Tel. 788263 · Personale di MARIO CIMARA Dal 2j febbraio a!l'8 marzo GALLERIA SAN~1ARCO v:a del Babuino, 61 Personale di TANZI Dal 3 al 12 marzo GALLERIA SCHNEIDER Rampa Mignanelli, 10 - Te!. 684019 Collettiva di PITTURA E SCULTURA CONTEMPORANEA Dal 7 al 21 marzo GALLERIA SELECT A Via di Propaganda, 2 - Tel. 684781 Opera grafica di MASSIMO CAMPIGLl Dal 28 febbraio TORI ·o GALLERIA LA BUSSOLA Via Po, 9 - Tel. 48994 Personale di FELICE CASORATI Dal 24 febbraio U[HNE GALLERIA DELGIRASOLE Salita Castello, l Tel. 55823 Personale di FULVIO PENDINI Sino al 13 marzo VE 'EZIA GALLERIA S. STEFANO Campo S. Stefano 2953 • Tel. 34518 Personale di LUIGI COBIANCO Sino al 9 marzo importanza e l'ampiezza dt un clima, di una storia. e Tradotta a Roma> potrebbe stare qua.si come racconto a .sè, conchiuso e giu.,tificar.o nei. limiti di un'amara ra3- segnazione, di uoo costretta carica vitale (senso di costrizione morale e ,ti.sica che si fa tangibile, personaggi.o di centro). Il rapporto dell'uomo con il tempo drammatico della guerra viene analizzato attraverso una vicenda di umiliata gio– vinezza, attraverso akune sensazioni di quei giovani che hanno dovuto accompa– gnare il loro primo, vero passo verso la vita con l'idea dell'illogico, della rinuncia. «- Si svepliarono nella .stazione di Livorno, nell'ambigua aurora di un giorno infido, il carro del quinto plotone arrestandosi davanti a un deposito tinto di un giallo indigeribile che escludeva ogni altra vi– sta. Si accostarono soldati coi bidoni del caffè, Johnny ricomtatò, e più nettamente nel malessere di quel risveglio, quanto fosse unta e scalcagnata, zinparesca, la truppa italiana: a soldati angiosa.s.soni doveva apparire tale e qual.e appariva a lui la truppa balcanica all'assedio di Adrianopoli sulle fotografie della collezione det "Pro Familia " ereditata dalla zia cattolica. Intanto gli era sparito il gavet– tino. Stavolta. hanno fatto fesso il superintel– lettua.l.e - commentò Perepo tra i denti -. Non c'è che una soluzione, arrangiarsi~– Questo efficacissimo brano suggerisce già esatt.amente l'icùa di queUi che sa– ranno gli umcri della vicenda. E, per concludere, vorremmo sottoli• neare un'interessante confessione che Beppe Fenoglio ci ha fatto: « Mi piace– rebbe enormemente scrivere un lungo racconto marinaro o. più esattamente, oceanico>. ALBERTO BEVILACQUA. di vapori picrici decolla\·ano ad affron– tare disperatamente la statica armata della notte. Dopo un'infinità di gallerie si presen– tò il mare: una vile striscia illune in– quadrata tra baracche cadenti e retico– lati stracciati; ma e Thàlatta. thàlatta! > declamarono i classici. vi fu un nuo\·o assalto alla porta. La ferrata correva a cento metri dalla battigia. la notte come un fondale riduceva il mare a un fiume parallelo nel quale tenebra e fragore condensavano lo spa\·ento di tatti gli oceani. Si s\·egliarono nella stazione di Li- - What do you see? - domandò Lo– russo. Gli rispose come a Re Artù Sir Bedi– vere: - I see nothing but wawes and winds. - Gli altri sognav-a.no e soffrivano quan– to 1oro due. Oprandi scorrev·a tutto il mare col suo occhio inlan~ile e grave. infine disse: - Pote\-·a capita:mi di \"e– dere il periscopio di un sottomarino. )leglio così, poi mi sarei chiesto se era nostro o loro e mi ci sarei consumato il cervello. - A quelle parole il convoglio frenò con uno stridore da catastrofe. Balzarono a terra gli ufficiali, ognuno scalpicciando sulla ghiaia verso il carro del proprio plotone. Jacoboni non ca.lza\·a sti,ç-all. ma pantofole casalinghe su calze lavo– rate ai ferri grossi. - Presunto allarme e.ereo. Xess.mo scenda, guai a chi scende. Calma, non sara nulla, calma. - Lippolis era volte.ggtato a metà fuori del v-agone. - )Iingere dobbiamo, sig:n.or tenente. - - Piscia dal carro. - Si trovavano in un punto bestiale pe: un attacco aereo: un palmo di te:-ra desertica. quindi il mare basso. da se– micupio. Jacoboni. mani in tasca. sor– veglia\·a il cielo, col mento alto e fermo, alle orecchie dei soldati l'aria gr.lla-c-a. Falso allarme, ripartirono, il cielo si era ingiallito, il calore inebetiva. Presso Orbetello S\.-enne il mitragliere Vanza– nella. gli colarono sulla faccia i fondi delle borracce. Sostarono a Civita\-eC-– chia, nei pochi minuti di fermata sem– brava che il soffitto dovesse fondersi e \·ersarglisi addosso ustionandoli a morte. Pigiati sulla porta chiamavano le dame del posto di ristoro, afoni e furibondi. pronti a minacciarle con la baionetta. Lulli si spastoiò la lingua pe preci– sare che arrivavano a San Lorenzo. Poi a Oprandi: - A buzzurro che vuoi ve– dere il Cupolone: sta a sinistra sta. da! lato cieco del carro. - Xei vapori di caldo la città appa:-\-e a Johnny in miraggio, le case battevano come pistoni a brevissima corsa. - Roma dh·ina! - esclamò Pietran– geli. - Cialappa. - borbottò Dian. che non aprh-a bocca da una settimana. BEPPE FEXOGLIO Pippi Sl3.race: « Rarazza > (Jlosira Artisti Romam a Ta ra.nto)
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