la Fiera Letteraria - XIV - n. 4 - 25 gennaio 1959
Domenica 25 gennaio 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 * * SCRITTORI IN PRIMO PIANO * ~ GIUSEPPE BONAVIRI: _La raccolta Peppi Man!!'.iapicca face,·a tr-,vare sel– lato .. Bubam----.::a ... il mulo. che F'Pri\"'a la boz.~a n _un lt:n2\J ·,j;di.s,lio e ili si ,~e\·ano I p:,ch: denti aguu\ e gialli. e donna Teresa Yi rnJ-.n·a sopra.. dal muretto del cortile., e 1>edno sul basto. come un ~fmii· con una garrf::>a di qua e una gamba - E tua mo,elie? - ch:ed.-.,,c la Radi– conc. - Sempre a J(!tto sino a hrdi? Xon e.:a che ci sono i maiali da à:lbE."\·e~ rare. il eo:-tlle do pulire. la semente da p:-eparare? - .. VOO"~nza.. ha ragione, - rispon– deva .Peppi. con la cgm'.cia rattoppata. aper~a sul evilo. e gli occhi .roEsi per una c<>m!lunti\ite che non gli pas...:aa,·a mai. - . :\1J3 Marannedda Mpetta da un gio=--no ali altro un bamtbino e in Qile5ti giorni fa r:,zuardi. - Per ,•oì ce ne ,·uole uno ranno di h?li. cosl le vacanze ce ravete. - cou– c'.udse,·a donna Tereso., ment.re già il ca– ,·allo. con quel1e zampe lunghe, maxre e spelacchiate. a,·e"\·a preso e camm:nare. die– tro i colpi di capezza della donna. e sca-u– sa,·a la picookt mlcchia di fic-bi:l.india che era davanti al pl.lauo. "·:cino alla f,:is,oa d-el concime. propr:o sul ciglio del bur– rone. - Beati loro. - continua,·a a pen– sare donna Te.rei;a. mentre scendie-va per La stradetta di S. Nicola. in oui le porte e:-ano quasi tutte OOiuse e rolo q-ualc-he maiele dormiva 1' \lo.ri . in una piccola poz– z:-.nghera di !anszo secco, e la luce ... -enk·a dalla cima del monte ◊--~. bianca e giall~ manco la ,getta.ss -"ro con dei grandi secchi. - Beati loro che pensano a fe.r iigli. Ed. hanno tutti salute e cervello i vmani. c-zr– ,·ello fino. ecco perché bis~<'?la c;ta:-e con gli ocohi aperti e non 'bisogna mettere spalla a letto. - Benedicite. donna Teresa. - dioeva qualche contOOino mattiniero. più degli al– t!i. che ìncont.ra, ,a la donna. verso J'Ut.--cita dì Pala,gonia. dove i carretti ere.no in fila zcra sassosa che saliva in giri tortuosi e di là si ,·ede,·a la maechìa verde de~h aranc.?ti deìle Tre Fon~ne. i.n lontananza, ma in quei pendii che portavano ... -~rso Rsmacca la terra era brulla e 6(!nza ve– geta.zione e. qua e là, spunt.avano delle roc-ce. ~u cui vola\'·ano dei cori..-1. - Ehi. n>i. ancoro. a mangiare ,,c ne state? - gridò donna Teresa. appena ar– rh·ò alla sua mas-:eria. davanti a cui c'er8!lo soltanto dei cespugli spinosi e un gruppo d~ contadini. 6eduti attorno ad Wla grande pietra. mentre mangiaxano in.-alata di po– modo:-: e p·•nc. - Vo"t"enza ., \-UOl !avorit'e? - ri~posc ma...c,sa:-oGaspare, col berretto nero ca:eato sulle, Ol"'!!Cch:e e il coltello in mano con cui prende,.'8, da una scodella d'argiJla. d<-i pezzi di pomodoro. -. Col fresco si la..-ora e non si m~ia! - npre,::e a dire la Radi~one. - )l'on t-apete che il frumento è nell'aia e bisogna .. spo– gliarlo?,. Piace donnire e mangiare a voi tutti! s:ete fatti così. Tanto. il pezzo di pane. non \i manca mai. col dritto e con lo Gtorto. - Sbrigate,·i a mangia."'e. E· arrivata la padro:1a. E p,are che meni un po' di po– n.?nte. stamattm:9:. - ordinò maSEaro Fe– bronio. C'lle er3 il più \'ecch'o. con un fazzoletto t'\:)65-0 attaccalo attorno al capo e la barba lunga e bianca. Le prime ad alzarsi furono le donne. che erano quattro. guidate dalla ',gnu:-a ).[ena, ohe a,·eva una spalla pili bassa dcl– l"altra e. sul da\'anti della bocca. le man– ca,·ano molti denti e vi si vedeva la gengi\·a gonfia e rossa. Si disposero attorno all'eia. che era oo un'altura dì terra rossiccia. con qualche C:'\."'IXiindiaatto.~o. sul pendio. e là r.ri •vav.a qualche ondata di ..,,ento. ma leggera come ci fos,;;ero Etati alcuni contadini e. sofr:are. !~a.giù. La 'gnura )afona prese un criYel!o. il suo fondo di (il di !erro. luoo..-a. e lo €tesso fecero Rusidda. eone era ragazza. col collo CONSIDERAZIONI DI BONAVIRI sulla narrativa giovanile italiana 1Ii pare che siano malti i fermenti che hanno animato e continuano ad ani– mare il mondo narratfro dei giovani. in Italia. Forse si è .in parte esaurita quel– la carica polemica che ci coinvolse coi libri e con le accanite discussioni. subito dopo quest'ultima guerra. sino ad arri· ,·are al 1950-1952 circa. Ciononostante. non manca quel continuo processo di mediazione e filtrazione dei valori nar– rativi acquisiti che se. in parte. ci può fare apparire },a narrativa .attuale ad un bivio. che potrebbe essere pericoloso se sboccasse in una sterile maceraz.ione in· timista. nell':insieme ci sembra che la stia portando su un piano più sereno e m,editato, da cui dovrebbero uscire opere nuo,·e. che forse resisteranno al tempo. Parlare dei singoH autori, ci occupe– rebbe molto, anche jn fitte letture che non è f.acile. per tutti, fa.re. I nomi di g-iovani affermati son molti, anche per la caratterizzazione tematica e stilistica che li distingue. Non sappiamo se entro dieci o venti anni saranno Jet.ti ancora, ossia se resisteranno all'urto delle sta· gioni narrative e alla sensibi'lità del futuro lettore. Se ci piace ricordare racconti di fre– schezza veramente m,arina, se mi si per· mette il termine. come e Pesci grossi e pesci piccoli> di Calvino (ripubblicato dal Sodalizio del Libro. a Venezia) o la chiusa d'un suggesth·o re;alismo de e I ragazzi del Po> dello stesso, uscito su e Officina >. teniamo anche presente e Il quarantotto> di Leonardo Sciascia. racconto d·un,a forte satira, che ricorda più che Brancati come da qualche parte si è detto. J. Swift visto d-a un angolo nuo\·o; oppure certe pagine di Marcello Venturi (e Il funerale per un amico>, uscito su queste stesse pagine) in cui c·e come l"epos del povero sognatore che affonda nei tentacoli d'una metropoli: oppure delle paiine di e Memorie d'un \·ecchio maresciallo> di M.ario L:t Cava. da cui ci \'iene incontro una Calabria a;itica, ma sempre \·iva in una sua sto– ria minuta. '.\la non credo che si tratti di elen– care nomi e opere (a tal proposito lun· ga potrebbe essere la nostra elencazio– ne). perché. a mio avviso, la cosa di con !e aste in aria e tanta frescura attv:no. e .soltanto i caprai e le cap:-e scf'nde'\·a:::io dall'Immacolata e Nl Carr- ... i:>a e sOllf•v-,,,·.ano polvere e urina\•ano dappertutto e cammi• navano addoS>-ate runa aI!'alt.-a. con quei campanellini al collo che tinnh-aao e riem– pi\' '8.no l"aria di suoni metallici e mono– toni. Ne:10 Etradone di Ra:nacca c;i incon– tra-,.-a qualche automob'le che luceva e cor. re.va . e qualcuno salutava ag'.tando una rr>ano. da ~à dentro. e le facce si nde– ,eno e soomoari,•ano in un attimo. e la R:9:dicone t:rava la capeu.a a •· B;!baros– isa,.. e gli da,·a pedate nella pancia <'7e suonava come fos;:e vuota. c pensa,..,_ cJ1e òi automO'Oili :::·vreb:Y..' potuto C001'!):"<iene ,venti e le a,-rebbe m 0 sse in.a r.pprc.~so all'altra e i::arebbe salt:ita prima in una e p.:,i in un'altra. a di,;;prtto di quei stup'd~ che la salutavano per ridere e non oitpe– vano chi salutavano. Il sole anNra n,,11 spunta,·a e p.freva se ne ste~e dietro 1 monti a rb:9:èigli:ire come uno sfazcen.:11to qual,;iatj. ~ da g.uelle. pa-ti la campa.ma e:-3: arida e c'erano so1ta,to t.....-:e ro!<'c e nere e ristopph• b::tS>-'ee q1nJc:he uliva ehe ch:sc=à c<>rne fare,u a IJ'.;,>CC!'e e a stE-:::i– dere : suoi rami o.c-~uti nell',:ia. eh~ si face\'a sempP piU bianca. .. Ba.-ba:03,:a » camminlva lent~mente. con La testa a t"'rra. gli occhi pieni di ci...-pa e acquari.- e la sua omòrn stri:ninz.ita anda,,a e vrmva dal mar.lfc.ne òeHo stradone, che en liscio ed ufalt.lto. Donna Te-esa p€llS3\'a al p&l.O di terre che òon :iicola a,·eva alla San. tuzia e capi\'a che don Ferd·n3ndo il marito. ave·va ragione nel volerla compra– re. onè er.a buona. e là. in pochi anni. vi sarebbe €orto un giardino migliore di quello ohe avev:mo ne!Ja ,·aUato di Fac– ciabienca. - Ha ra.gione. ha ragione. i'itl'•••olta. il Fa2:one. Li c'è Utl.'.l sa'ma dì terra. e l'ac– qt:a ci de<\·e esse.--e e i.I J >OZ.ZO si .pu~ sca:– ..-a:-e in un ma;e. e a-appnma VI s1 puo ipiantare de.Ila .. pipina~ eh~ si pot.rà nn– dere in un anno a m11lellre a p1anh, e mille pianticinc son centomila lire. e dieci mila pian.e sono un milione. , n ponticello del fiume Cornalung;a era ,x>lveroso. con quei pilastri le.sciati a metà. L"l uno strano disegno ad a:-co. e !':3cqua che scor.reva. laggiù.. era poca, e i Clottoli vi si ,•edevano chiari e 6CUri. e luneo la ri-.-a : ,gN.mci1i e la menta i;eh'atica. ~ec-: cr,vano e. nel mezzo. mane.o le .rane p.u n i.altavano. Verso ).{ònaci c'era una traz- Giuseppe Bona\•ìri importanza fondamentale e la possibi– lità o meno di esistenza. in Italia, di collane narralh,.e impegnate e serie di giovarti: cosa che ci pare manchi se si esclude la coUana. quasi morente. pur– troppo, dei Gettoni, o la collana egri· gia > di Feltr-inelli. un po' discontinua forse nella scelta degli autori. Augu– riamo fortuna -aUa nascente collana di Lerici. a Milano. Le altre. per lo più. si rivolgono ad autori noti. o quas-i. non accettando aprioristicamente autori del tutto nuovi. eccezion fatta, in parte. per la caotica collana di nomi ed opere che è lç: ")·led usa> di )1ondadori. Ci pare. quindi. che oltre ad una attenta e seria ,·alutazione critica dei giovani narratori italiani e a un loro inquadramento equilibrato e seriamente \·agliato in quelle che sono le manife– stazioni narrath·e attuali in tutto il mondo. la cosa prima di cui interessarsi sarebbe la creazione di impegnate col– lane che aprano 1a porta a dei giovani che meritatamente aspettano un loro posto. GIUSEPPE BO~AVIRJ ma,g:o bruciato dal so!e. e la ·g_nura Car– mela. con le g-ondi mammelle che le guazzavano sul petto; e tutte tre. raccoglie– ,·an;J. da un mucchio. del frum<:nto misto a pula e lo ,·a~fia,·ano. cur•:e. coi !ia:ichi che anda,,,·an loro di qua e di là. come fO$"ero ,;;tati. delle grosse code. Donna Teresa le aiutava e ,sciera alzata la ,·e--te sino ;11Je e:inocchia e se la era legata ai fianchi pe:- essere più !"'µedita nei mo,..-:mento. A[N!:iledda. scalza. con quel !ac– c:no di sorcio -e le gtimbette escoriate. met– teva ne: sacchi il frumento pulito. ohe er.a rosso e caldo e faceva odore di terra .? di p1glia. - Xon ,·i indu,g:iate attorno alle pale. voi uomini! Altro che sputa.n•i nelle mani per farle lisce! Sie:e lagnosi e non avete ,·.,glia maneo di buttare :.n ari..'l una palata di f:cumento. Forz.a! Spicciate-vi! chè ancora ho il frumento alla Petraia e l'orz.:, a L:¼ane da raccogliere! I tre uomini si e:ano i;:braccia11 e nrve– va::io iniziato il loro Ja,·oro. in un ,·a e viPn: di braccia e di pale nere. e il fru– mento e la pui3: facevano dei ,-enta~li nell'aria e poi casca,·ano. con rumore wrdo. Donna Teresa per la trebbia avreboe vo– luto prendere le trebbiatrice ed in due ~iorni tutto si sarebbe finito. ma lei te– meva che le rob3&::.ero molto frumento con quella macchina del dl.avolo. ed era m~lio ware i sistemi antichi. perc.hè chi va ,piano va lontano. ).eia forse z·ve\·a fatto una scioccheu.3 e lo capi\·a sul mezzo– .e:iorno. quando la calura era iru;opporta– bile e nel cielo c·erano vampate di fuoco e loro òo,,~·ano aspetta.re quel vento che non veniva, e giù negli ulivi de.i G:-illi non si muoveva manco una teglia e l'aria eI"9 ferma e immobile. sin 6Ulla piana di Cata.'lia e ,·en;o l'Etna che pareva perdesse i contorni. - Mettiamoci all'ombra delle case. - di– cc,·a Peppi, ohe era il più giovane. col torace meu..o nudo. rpeloso. come fosse stato tie:lio di tè'C:rnmia. Donna Teresa non poteva dire di no. che a,-e\1ino rae:ione si.no al midollo del– rosso quei ,iUanf. ed era inutile aspettare in quell'altura in cui il frumento era am– mucchiato in un mucchio alto quanto un uomo, e solo le :t'onniche u.;;ci\'ano dai buchi e camminavano in file lunghe e tir.&\'ano, con quelle mandibole pi-xlne. dei chicchi di frumento. - .'\mm&zz.ate quelle formiche, - gn- dava la Radicone. quando se le vedeva sotto i piedi. e bult,'l'\-a in ar'..a la t~ra con un t:'.dente puntuto, scavando i buchi. profondi come fo.~ro st;.ti i ,·iscieii dei villani :il'l pomeri~~io. dopo aver maD.11;iato, - .::c<l.uti "'1.lllOscalino corroso e !'lporco dello stalla da cui veniva fre,;;cura e J)U2Za di concime. - il pane e il forma.giro. anda– vano a sonnecchiare dietro la c:a~a che e:a ad un piano e .s-crvi,-a rolo per .!li animali e per raccodiervi il !rumcmto e le fave e dormir\i sulla paglia. Le teste pen– zolavano a tutti, cd _ anche gli asini e i muli lasciavano ca..--care il muso 6 \l.ll 'orlo dello manJiliatoia. mentre dalle rocc:e di :\lònaei. che nasconde-..-ano le cnse di Ra– macca. arrivava un bar'ba,glio di ;uce che accecava e faceva t<Ciogliere i pensieri. Solo la 'gnura Carmela s'ou~fa,·a e s·alla~ava la cinta dnl:a ve--te ►ulla pancia ~ro,;sa. e donna Teresa donntva con un oceh:o si e uno no. cli-è a~p-:-tt3'\·a il \"ento e quando ne sentiva arrivare quolche folata che frullava sul tetto e sulle g~. gri• da,·a: ...Il vento! Sveizliatevi! Andiamo a pa:gliare. altrim~nti ci moriremo quest'.;.nno a ).tònaci! ... Ed era pr-n(IIE()svediarsi e trascinarsi le iarr.lbe. (' Pepp; p.rutest<A·a più di tutti. chè quello non era lavoro da cristiani e manco da bet:itie, con quel caido. che t.:i– glieva il !iato. e l'aria bianca. e soltanto Angiledda non senth-o q:..iel baccano e re– stava. addonne::itata. con la bocca mezzo aperta e La te-sta appoigg:iata al muro. e la Radiconè voleva .s,·f'G'.liarle con un cal– cio e poi ave•va pena e la lasciava dor– mire. chè poteva essere stata 6\la !'.glia e a quell'ora avreobe cior:n'.to nel palaz:zo. al fresco. Per lo più si spadiava al tra– monto. ed allora il vento arn,·ava quasi sempre da p0tente o da levante o da li– beccio. !l'G e:rano ventate calde che sol:e– \'.avano appena la pula e imbianc~-ano le facce alle donne e agli uomini. e mas.;a:ro Febronio 3'\·rebbe avuto ,·o.giia di cantare. ma dice,u solo •• ab! ah!••· e gli altri diee– ,·ano .. ah! ~h! . . per tenersi in all~crria per la giornata che fini,•a. ;\fa in quei g:orni il lavoro Ei prolun– gava sino a tar::ii. e verso sera. quando il 6'01e era tramontato e ei vedevano lucere ancora. di rObiSO e di giallo, i ,·et:i del Quartiere Nuovo di Palagon:a e verso la piana di Catania tutto diventava rosa e blu. in tante lun!Uliss'.me strisce di co– lori, venivano. per :.a trazzera di ).lònaei. i carretti. C'h8 lassù i camion non ci po– tevano arri..-are per quella stradetta ~– sata. erta e piena di saSFi. e si sent' •a il cigolio delle ruote. e massaro G~re. alzando la schiena. diceva: .. Pronti. per tare i sacchi e caricare il frumento! ... - Ehi. ,-oi. arr·.,..iamo ln tempo? - ch'e– de-va massaro Or.azio. che spunta,·a sul c:11rretto. co:1 le redini fra le mani; e il mulo soHìava dalle froge che fumavano. - Avanti! Venite! - ordinava donna Teresa: e i tre carretti si disponevano sulla radura della masseria. e Peppi e la 'gnura Olrmela ,'! m.ettevano groMe pietre sotto le ruote ad e,·itare che carretto e mulo potessero prec:pitare per la china delle terre. I sacchi erano grandi. con tanti ratf>erci. ed ognuno conteneva quat– tro tumoli di frumento di quello nettato. ltscio e rOS60 come roro. e lo insaccavano le donne, e i contadini lo porta,-erio in spalla sui carretti. Era veJ'lUto anche Pepp!. Mangiap1cca pe-r guardare - gli interessi della padn;ma, chè don Ferdinando era alla Petraia col cales– sino. ma aiutwa soltanto ad insaccare e non contava i tumoli. come se di quel pane non ne dove.s-.e mangiare ancòe lui. tanto eh-e 1s Rldicone gli grida,·a: ...Oh. f'l!ansafatiche. perch'è non conti i tumoli come lacc:o io? Non ..-ed.i ctie siamo a quarantadue twnoli?--. :\'la si face-va tardi e non ci si vede,·a più. e a Patagonia a••.-e,'fino già acce,;o ~e luci elettriche che tremola·vano. e a quel– l'orn là ci c;i vedeva come a giorno. beati loro. ).'[at;saro Orazio e compare Mènico. l'altro carrettiere, a-.-evano e.ccet:o l lumi dei carretti e li tenevano alti sulla tait.a di tutti, e sull'aia ci si vedeva e ci .si 9,,ede..-a e non sempre ci si conosce,·a da lontano e le ombre di tutti venivano ed anòa,·ano: la più lun_!{a e la più in– quieta era quella della Radicone. che si muoveva ora di qua e ora di là. con quelle braccia magre che non ~ta,vano mai fer– me. come un mulino a \lento. - Compare ){ènico. non vi eddo:men. tate sul lume! Xon vedete che vi pende rulla pancia e qua non si ve-de niente? E tu. Angiledda. guadap:netelo il pane che ti mangi e attacca bene i sacchi. e i tumoli riempili di pi.::o e non di raso, come ,·uol lare la ':gnura ).lena. chè ci \'edo io. A me sp~tta lo 6tesw lrumento che a \.-Oi. lo 6apete- E quel lagnoso di Peppi dove se ne è andato? a dormO'(' dietro la casa:' - grid.:n•a in continua– zione donna Teresa, che era sudata e il sudore se lo senti,·a ne11a sottm•E'f5tc e le gocc:01a,~ sulle gambe. manco .a..-esse !atto il bagno. - Eh. donna Tere,,,a. - gli rtspond.eva Pepp;. qU:9:ndo sentiva il c;uo nome. - son qua io, ai carretti. e le 6palle mi dolgono per tutti i fiacchi che sto cari– cando. Beata voi. chè tutto queEto è oro e a noi manco il p:ine per ma:i,g:are ci resta,.. Solo quando era tardi. e i grilli canta– vano per tutto il poggio e per la val– lata come ci fossero stati mi:le chitarre e mille mandolini pe,r tutto quel terri– torio e di altro non si senL,·a niente manco il fmscio del ,•ento. a i\Iònaci ave– vano terminato e I carretti erano andati ,•ia e si yeò.eovano. si e no. nelfo slradone dei Grilli. con quei lumicini ohe s1 spo– .;tavano. dritti dritti. e pare\'a ci foS:ie.ro stati i Re M~g;_ lì. a camminare. Xella ma~ie c;i sed-E"\.-anotutti fuori e non liVe– ,,lno manco vo~lia di mangiare il pane e il fom1aggio e i fichi. tanto si senL– ,·ano stanchi. e donna Teresa era anch-e– lei. là. a guard3re il frumento che e:-a rimasto nell"ai.3. c½l:è i villani han mille mani la notte e mille occhi. Intanto lg !una sorge,·a dall'arco dei mont.. verso Caltag:rone. e c·erano tanti ponti d'arjl:ento per l'aria e tutto si :fac:e"\·a bianco. anche il fiume Cornaiunga che era piccolo e scintillante. con quei ciottoli t.tti e le erbe basse. : \l.tl 'l@'iarono in 6ilenzio e pare\'o che nes- 6Uno aves,:e dei pensieri e si senti,•a c;oltanto il pane che crocca\.·a fra i denti. c la Radicone ma~ia,•a anchs- lei coi \.illani. anzi erano questi a èerle delle faro~~dr~~t!e èd~ax:i:a ee t~~~~~~~t~r: Bnvev.ano l'acqua dai bomboii. ma era oold'l, chè l'andavano a prJ?ndere la mat– tina a Ramacca o la portavano da ca,;a. Poi venne il sonno ed era dolce. come quel chiaro di luna che scendé!"va dalle rocce di :\iònaci. e le donne andarono a dor– mire nella stalla. dietro : muli e gli asini. nella ,paglia asciutta, ma là dentro do– vevano esserci dei topi e si €enti-vano fi– schiare sui muri e €i chiamavano. con squittiì &Ottili, come se anche loro aves– sero dei guai di cui parlare. Anehe Ru– sidda era andtltl'I a do..'mire. e Peppi OOe le faceva rocchio di triglia. durante il giorno, quando si prendeva un m:nuto di riposo. non le aveva potuto dire niente e 60lo con gli occhi l'aveva •,ista sorridere. ma poi era scomparsa nel bU:o della stalla e cltis:sà se 1 0 pensava. prima di addor– mentansi. Anche massaro Gaspare era an– dato a donnire. ma eli u .mini donniv•mo tuor:. dietro la ca,;;a. sulle bisacce. ma anche là non si respirava e pareva ohe nelle visce.re della terra ci fosse ruoco. - Quanti di questi g;:orni ricordo. dicerva ma6Saro Feb.ronio. che era rimo.sto seduto sulle p:ctre. choe erano da...·.antl alla masaerla. - E le forze ora mi mancano e i capelli ce lr\o bianchi. - Ne :.-vete servito di padroni. - dice– va. di rimando. Pcwi, che non voleve darsi per -.into, ma il sonno gli apriva e gli chiudeva gli occhi. - Ne bo servìto tanti. E quando ero ~~=~ueco:~i t~ ~a-~~rr~~t~Fa~fabi!:- ca pt>r farmi un pezzo di giardino. Ed ho solo l'as:no e le bracc!a per lavorare. dopo tanti anni. Donna Te.rena non seguiva qU('i discorsi. p?rohé sa.~"8 eo.he erano inutili. ché il fnanento e.:a già. in parte. nel magazzino, al sicuro, ma quell'aria bianca che veniva da cielo e le imbiancava anche, le mani e le ginocchia. la faceva sentire un'al– tra. molle, come le soffiaEs-ero tanta pol– vere d'oro ne~li occhi. e chissà perché pensa-.·a a Lentini e a lei i;:te:ssa quando era ragazza e tornava dal collegio di M:– reale (ché e.nohe lei era stata In collegio a studiare) ed a-ve\·a il ,-=.60 bianoo, manoo f015se stato impastato di latte. Suo padre la portava in carrozzUlO. i.n campa~na. alla Barrera "do,,..-e a\"evano delle terre e degli uli\·eti. e di là si ... -edeva il B:viera. e l'acqua vi luccicava. ma era ferma e soltanto qualche scoppiettata di cacciatori vi si senh\'a. E ricordava .-\.ngelo Sudano, che \"eni..-a a parlarle di nascosto, quando lei si affacciava alla finestra con 1e trecce lucenti e le mani lisce e il collo bianco, ché. allora. non era co~ì magra come una stecca e di pensieri non ce ne aveva. ).la Angelo Sudano era stu– dente e un soldo non ce ra-veva e 6Uo pad...-,e. massaro Or.a-zio Radioone, che era ricco, non .,..-ole-.·a .sentirne di quello e l'eve..-a sJ)06ata a òon Ferninando, che .rveva vent'anni più di lei e il palazzo a p ..1aeoni11 ,. tPr:-e a Mònaci e a Làgane. Unadelicata coralità * di ,ALBERTO BEVJLACQUA La narratit'ia di Gi!L!ep,pe Bonaoiri è carat-– ltriuata. a nostro avvi.So. da quegli steui motiri d'indagine a di tradu.ziont> e!tehca che gid. abbiamo aruto modo dt sottolineare parlando di Sarerio Strati. Da qu,ita con.– atatazione !Jf"ne può trarre subito un"altra e a!J.Sai importantt>. Possiamo af!nm.are. cioP. che nel quadro detla let~ratura .men– dionale si possono contare numeron g10canl sensibili e prf"parati che hanno preso e as– timilitato. dai climi dello loro terra.. un. tono espre.u:iro particolare. che si J?rt"senta gid. maturo e rùolto al di là degh tpen– mentalismi dd dopoguerra. I tratti fonda– mentali di questa pen.erazionf" dei più gio– vani narratori meridionali, insomma. sono già bl'n individuabili. E. parlando dt Ql'nerazion.e. noi .non.. irt.-: tendiamo riferirei allo! solite clatstficd->Om d'età. ma etcltL !ivamen.te alla data d'esordio dei vari scrittori. Per attentrei al nostro tema. la narratn::a. i nomi di Strati e di Bonaviri ci sembrano sufficienti net loro carattere esemplificatii:o. Essi hanno saputo avvicinarsi nel giu.Jto modo alla m19ltore 1radi.:ione della narratit:a meridionale e. per far citazioni. soprauutto a resti come quelli di Verga, .di ,Capuana, di De Roberto. Li hanno .studiati, diremmo. attraverso la lezione di alcuni tra i più significafrci scrit– tori meridionali contemporanei: Vittorini. Bernari, Priaco. Rea. Scia.scia. ecc. E' arato uno studio det.enn.inante -per il lavoro d, questi. Qi.Otani. che hanno appreso soprat– tutto quella giu.tta misura, nel racconto. che ben. conosce il tialore lirico. ma. ad un tem-– po, non pnde mai di. -vuta la realtà n.dla sua immPdiattzza più vera. n racconlo di. GiuSf'"J)pe Bonariri. eh-! qu~ presentiamo. può fornire un'idea tsatta di quanto ai i detto. E' la luminosità di un clima. lirico· che Io tcri.UOTe tende a Qra– duare in queate pagine. Ma /lgu.Te autentiche risultano fuse in que.rta luce, in una delicata coralità. L'amore d'°fla natuTa ti ri.soke in no.stal- ~~c'!i:te:i;zi:::; !n i u:ohf~?'rns~~=u~~ calmo pa.1aaoato dl"lle cose di ogni giorno. Per ciò che riguarda la nota bio-bibho– grafica di. Gitueppe Bonatiiri. diTemo che lo scrittore è nato a Mineo, in PTOVincia di Catania.. nel 1924..Ha atudiato a Catania, do– tie ti è laureato in m.t!dicin.a nel 194.9. Nel 195-4 u.sci. preuo i ,.. Gettoni 1o di Ei– naudi, H suo primo romanzo. dal titolo: ., n sano della Stradalunga ..... Pro.uimamenu uscirà una sua raccolta di raecon!i presso .,Il Soda.li...-io del Libro .... di Venezia.: i rac– conti saranno iJJustrati da Ton.o Zan.ca:,iaro n titolo del libTO sarà: ., La co-ntrada degli ulivi.1-. ALBERTO BEVILACQUA lumi dei carretti che son due e sono nella stalla. vicino alla mangiatoia. 6sb:-ig.ati. dlé qua dentro non si "~e più. Vineento Cicdwichl cO?"re,,.-aa prendere i lumi, e sul monte Croce c·e:-a anco:;;i l'ultima strisc:-a di luce che si faceva vio– la. in un cielo anoora in1uocato. e nella vallata si -..-edes.-ano. si e no, i ,-Clan.i che tornavano di camp3,:zna. Quand.:> i lumi furono accesi. la luce non arn,-sva sino ai C <lnni.ai. ma illuminava solo I.a pa:-te ba6sa del magazr'.no. - Salite su quell.a scala. voi ma!'l?lOcchl. Gio..-anni e Marannuzza. uno su uno 6Ca– Uno più alto e l'alt:a su quello più basso, e tenere questi ìumi. altL Capito? - gri– dava ancora la Rad.icone, che non .r,,·e-..·a quiete e ave'\·a ggridato la f~lia. pe..-ché e.,.eva dimenticato a segnare. nel =-ea~t..-o. due sacchi di ono. Cosi. la luce rossastra si diff~e 6Ulle teste di tutti. ma pencolava. ora in qua ora in là.. chè i ragani Ei stanca\.-ano a tenere i lumi. e ~arannuzza. sottovoce. di– ceva e..l :fratello: .. Non ce la faccio pi\l; mi dolgono le braccia ... - Ve lo mangiate il pane e. quando f;;t~ un lavoro da niente, vi :lamentate. - di– ceva don Ferdinando. che sentiva il mo::– morio dei due bimbL - State :fe..-mi. lassù. - Fermi. - g.rida-ça pu:-e donna Te.-esa. - Non vedete che anche \."Ortra madre Giuseppe Bona,,iri, accanto a Mario l..:l Cu·a. e a Fiore Torrlsi, nel corso dJ una mani– Cestaxionc culturale tenuta a Ca.ltanissetta nel 1956 1-..-..-ora.con quel pancio:-ie che ha.! Volete stawene sempre fuori, a gioca.~? Ma!?i'.i.a– pane a tradimento! ché le terre d~lla Petraia e gli uii,veti delle Tre Fontane e il giardino di Faccia– bianca se li erano .fatti dopo. ammazzandosi a la\'orare e mangiando c~ le galline. ché il soldo era soldo e se si spaccava, dentro ..-i 61 tro,·ava il sangue. Ed ora a,~-a quarantacinque anni ed ere invec– chiata. coi capelli mezzo bianchi. e non aveva goduto mai, come se per lei il mondo non f<>St;e mai esistito. mentre po– te-.·a €tarsene a Catania. in un grende palazzo. 8'\·ere l'automObile. vestire da vera si.e:nora ed avere un marito giovane e non un vecchio come don Ferdinando, ché pen– €8'\'a solo a dormire e non sepe..-a manco che si muo:-e e. quando uno è morto. chi si è visto. si e ,·isto. Pensando a tutto questo, te veniva voglia di stendersi sul terreno e stare !enna, con la luna sul naso. e un languore sulla per. sona tanto che. chi.-.sà il perche. si era a,vicineta a Peppi. vicino alle pietre, e di là c;i sentiva mac;saro Cannlne e mas6aro fe-bronio <"he russaYano, dietro la casa, - ~e gran chiaro di luna. vero. donna Teresa? - a.·e,-a chiesto. Peppi. - Sì. è bello. - ,3,,e,·a risp0o--to la Ra– dicane. - Tutto pare òe.llo e non viene manco voglia di andare a dormire. - Bisognerebbe starsene in campagna co– si. senza far niente. Peppi capiva che donna Te.resa era molle come mai. fon:;e per I.a stAnchezza. e la guardava nelle mani che e.rana asciutte e nelle ginocchia che le si vedevano WI po' tonde e bianche; forse era l'effetto della luna a fargliele vedere coà E Peppi le si e:-a avvicinato e gli €i ,-ede\"8 il petto robusto e peloso. ed avev.a pensato che ch:.SSà cosa avrebbe detto la padrona se allungava una mano e le tocca,~ una gpe.lla, chè tutto ipare..-a bello con quella luna. ma poi il giovane aveva e-vuto paura. e. e.1- zandosi. a,·e,·a detto: .. D':lnna Teresa, vado a dormire. Fa presto a far giorno"'· La Radicone non avC\"8 risposto e non sapeva perché le .:.arebbe piaciuto stare ancora accanto a Peppi. mentre tutti dormivano. e tutto era chiaro ed anche sul tetto della m.3.~--eria c'era ll.Il ponte d·a~ento. ).fa rim8613 sola. fu vinta dal sonno. e s'addonnentò sulle ste.se pietre, ché la stanC'hezza era grande. e dormi con la te.ta sul petto. e l'odore del sudore le saliva da ogni parte del corpo, ma si svegliò alrimprovvi~o. Oo,·,e,.·a &3&5erenotte alta. e pensò al frumento e a qualcuno che lo poteva rubarr, e corse nell'aia ma non ci era nessuno. e di là si vedeva Patagonia con poche luci acce6e. come uno strano ammasso di biancore. e nel cielo c'era q:.iella luna alta e tonda, e come tante s·rade bianche che anda,·ano di qua e di là sin sulla piana -di Catania. e donna Teresa disse: ...1 villani sono €tanohi. ma io occhi ce ne ho quattro: due nella fronte e due nella nuoo ... E andò a dormire nella stal.:.a. assieme alle altre donne, ed anche )!;li asini e i muli li donnivano. col viso sulla mangiatoia. e la Radicane non se.ntì manco la puzz.a del concime. per il gran sonno che a,,e,l.l. La raccolta finalmente fini. e molti muli ed a€ini e carretti erano saliti per San :--:icola. e la gente. vedendoli. dice.vano da una porta all'altra, in quelle stradette e m quei ,icoU in CUi si respirava appena e rodare delle bucce in fenne ...tazione. della cartaccia lurida, degli escrementi deJe galline e dei bambini era dappertutto: « Nel palazzo Fa.gone si canta e si suona. con tutto quei frumento e quelle fave e quel– l'orzo» . Don Ferdinando lar.. -o.ra ,-e anche lui. in quei giorni. e nel magazzino ordinava i sacchi attorno ai muri. e PPppi :\!,angia– picca era li ed a'Ilche Vincenzo Chic:hirichl. e Ja,·oravano per venti. e quando i sacchi non bastavano. il frumento lo butfavano dentro i canni::-i che erano alti. fatti con le canne intrecciate. e vi si salh-a con le s.:ale. Donna Tere,;:a aveva detto alla fi– ~:ia. Ci<'('ina d: st-endert anche lei per ~uarda~i gli interessi. pe.rchè non pote– -..~o campare sempre lei e suo padre. La stinta. e guardav3 la madre che legava i sacchi e li batteva sulla pan~. come ,·olesse accertarsi che c'er.uio il Inrmento e le fave là dentro. e Ciccina doveva con– tarli e scriverne il numero sul registro, annerito dal tempo, con tante colonne ò.i numeri che non finivano. Nel magazzino c'era un pulviscolo forte. che face\·"8 vedere le persone conie entro una nube biancastra per rutto quell'orz.o e quell'a,vena e quel frumento buttati nei canmz=i. e Ciccina tossiva e sentiva la polvere appiceica.n;i sulle braccia. sul collo e si grattava pe: il prurito che senti,-e. - Vincenzo Chicoh~ichì, - gridava don– n Teresa, - ti addormenti in cima a[a scala. col sacco ,,uoto 6Ulle spalle? Buttalo giù quel sacco. e scarica alt.ra a..-ena, dor– miglione che non s-ei altro. Vincenzo OhiCchiriclù. scendi di là. - ordinava la Rad.icone. - ed accendi i * Due illustrazioni del- l' Almanacco Bompiani 1932: Enrico Pea (di– segno di Marino Paren– ti) e Arturo Loria / * Guai se parJ&t.·.a qualcuno. quando la padrona era nel magazzino. in mezzo. a tutto quel ben di Dio. Si dove..-a lavora.-e a sudore di .sangue; lo sape1,-a bene Vin– cenzo ChicchirichL 6'CElllO com'e:a. che non aveva più ..-oce e le braccia le muove\"8 appena. come ,gliele avessero prese a maz– zate. lassù. in cima alla sca.à. dove con– tava i sacchi che scaricava: .. E sono 6eS– sa.ntasei! E sono sessanta6ette! E sono se&– santotto! ». Il magaZZ:Oo era grande. col pavimento a fondo natura.le . pieno di grosse pietre. La luce elettrica.. là dentro. donna Te.resa non l'ave,o.·a voluta mettert?. ché costa un occhio. e la "-oce nmbomba\-·.a e reco torna,.-a dal fondo e le ombre di qu,eeli uomini e di q.Uelle donne si aggroviglia– vano. correvano sul pa-.imento. "i si allun– gave.no. o sparivano. a1l'impI'O'\-vi.Q>, quando usci\'ano dal cono di luce. GmSEPPE BO:SAV1RI ~1l¾\v ,. . . . . ~ I •• Q • I ~ I .... ' fo""' .. ....... . ,
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