la Fiera Letteraria - XIV - n. 3 - 18 gennaio 1959
Domenica 18 gennaio 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO SAVERIO STRATI • • Don Michelino il barbiere La p!aua era piena di gente. quella sera. Si 3SP€lta\·a don Michelino che. dopo tanti e tanti anni. ritornava dall"A.rnerica. lla pare\·a che rautobus non a,·esse \'Oglia di salire: e tutti erano impaz:enti e par– la,·ano. par1avano. Dice,·ano che don :\li– che2ino era loro parente. per ,•ia di madre o di padre: e se non era loro parente e,a compare o caro amico. perché da ragazzi avevano tanto giocato assieme. Ma quello che si vanta,·a di essere il ,·ero parente era Peppe l'Orbo. Un uomo alto e secco che mai ave,·a avuto ,·oi:i:l:a di la,·orare. in vita sua; ed a\.·e,·a campato sempre a carico degli altri. specialmente della madre di don Michelino. quando quella ,·ive,·a. La po,·eretta gli aveva lasciato tutto. per– fino dei soldi per costruirle la tomba. giac– ché a lei faceva paura sapersi sotto terra. dopo morta. Ma lui la sistemò in una bella fossa e t soldi se li sbafò. Ma ecco. ecco l'autobus. e tutti vanno incontro. come se dJ\·es..s:e arrivare un ministro. Don Miche– . no apre lo sporei.ln e sa!tila tutti. a brac– ~;a alzate. Non fini\·ano più di abbracciar– lo. di toccarlo. di chiedergli come stava: e lui a rispondere a tutti. a ridere. con quella sua faccia grass.a e lucente. Era ve– stito meglio del barone ed ave\·a anche l'orologio d·oro: e. per arrivare a casa. ci mise più di due ore. Era già notte. quando don Michelino mise p:ede nella sua vecchia casa. Guardò quelle pareti che lo a\·e\·ano ,,:sto nascere. che avevano ,·isto morire suo padre e sua madre. Gli ven– nero le lacrime adi occhi. al ricordo di tante e tante cose. - Xon siete \·enuto per piangere! - gli d:ssero le comari. che erano andate a \·e– derlo. - Vostra madre è morta venerata e stimata da tutti. in paese. - Toccasse a me la stessa sorte! - disse una. - E° brutto non trovare la madre a casa! - Ogni casa è vuota. quando manca la madre! - Ma lei lo guarda dal cielo e lo be– nedice! - Il bene che gli voleva lei nessuna madre! - Anche il bene che le ha voluto !ui nessun t.igllo! Don Michelino si asciugò gli occhi e si mise a parlare di altro. Intanto Peppe l'Orbo e i suoi erano af– faccendati a cucinare. a parlare con la gen– te di cugino :'.\lichelino. Il figlio grande stava alla porta. per impedire che entras– sero I ragazzi. che erano fuori. scalzi e sporehi. à culiosare. La figlia grande pa• reva la padrona di casa: e la moglie era con l'altro tiglio attaccato al collo: e Peppe parla\·a e misuta\•a bicchieri di vino per chi veniva a visitare Michelino. Per le case e per le strade non si par– lava di altro che di don Michelino. quella sera. Con lui 9ra doveva filare anche il barone. dice\•ano. Anzi era il barone che lo do\·eva salutare per primo e da lon– tano. Parlavano anche deU·Orbo. Diceva– no che. se don Michel!no non apri,·a J!,li occhi. se lo mangiava cotto e crudo. e che ~ià aveva preparato il piano. per dargli la figlia. La casa di don Michelino fu un via \·ai d1 gente. per più di una settimana: e tutti avevano un consiglio da dare all'america– no. una domanda da fargli su come in– tendeva vivere. ora che si era ntirato in Ital!a. Certo lui non pensava al lavoro Con tutti quei soldi che a\•eva. poten1 vh·ere di reddito. secondo loro. Don Mi• che-lino parlava delle sue intenzioni: e tutto era ripetuto, commentato. Yenivaoo ripetute anche le mosse delle mani. le parole americane che lui dlce\·a. tutto quel– lo che raccontava dell'America: che. secon– do lui. era la più bella terra del mondo. dove ognuno lavora e non si df'\"e scapel– lare da\·anti a nessuno. in quanto là non ci sono né principi. né baroni. Qualche invidioso ~;i dice\·a di stare at– tento au·orbo. :'.\1a questo disgraziato il suo mestiere lo sape\·a a perfezione. - Eh. caro Michelino mio. io ti ho sem– pre pensato! - gli dice,·a rOrbo.- - Tu sei il mio unico parente. Ché né 10 né tu abbiamo fratelli o sorelle. Eh. se tu sapE's"' quanto quella bentdett·anima della zia. tu~ madre. mi ,·oleva bene! Anche io a 1e1. però! Ché n,:,n mi mangiavo neanche un ac'.no di U\'a. senza di lei. E le lacrimt che ho versate. quella notte che è morta. Io sono stat,:, a scavarle la fossa e a sotter– rarla. diCe\·a e si metteva la mano sul ;e~~~O:-e 1: :ur:efi!ia~ar ~~situ!tam~/~·t~ c·era m:a !:glia Teresa che non .se. la mo– ,·eva dal capezzale. Ora. forse. ci pot:-à ec;sHe qualcuno a raccontarti anche dell!? c"-iacchiere. per im•idia ... Eh!... il mondo e c.)sl s<'iagurato!... Io non ti voglio affiig– g,•re. non 1: \·og_Jio raccontare certe cose c~e la benedetta zia mi dice,·a sul letto di morte... Tt potrebbe .5embrare che lo 1 vo1t:ia .;;:fn1tta l'. '.\[l po ess' b:-uciare c-ome quel lume. se io... Ah: ... lli d!ceva. la beata: .. Dillo. di!lo tu stes..~ a i\hchele t 11 > il bene che ml hai ,·oluto. Ché se miei ocC"hi lo potessero rh·edere. la mia i:nrna si stancherebbe. tan~o gli parlerei b ne di te e dei tuoi. Diglielo che tu to,.J mi sei stato accanto e che Teresa è rN me come una figlia. E digli anche C'he io me" ne sono andata col cuore spez– zato da questa terra. percb~ non ~o ayut.o la sorte d: rh·edere. dopo treni aom. 11 m:o unico rigl:o w. - Che sapete voi. cugino! - agg:unge\·a ~~,~~::!e ~~u~n:· ~~Juf~i:~ve~:!s,si~:pd~ •,:,vo e che masticava caramelle. ora. Don .:'.\llcheì:no piangeva. a questo rac– ,:,lnto. - Ti ~ono riconoscente di tutto. - di– ce\·a a Pep . mettendogli una mano sulle spalle. Considerami come un tuo fratell?· - Ti ho sempre considerato co~e . mio fratello. io 1 E tanto io quanto t miei s:amo a tua d!sposiz!one. Cé Teresa che è tanto aff:zi~n~\·e~a t\enesa. ammaestrala. dai ge– mtlri. era sempre attorno a .cugino .~h– chelino. G:i slega\·a per!:no )e scar~. g,1ele t,:,g:;e\'a: li!':'inf::a\·a le caize: gli sr.ra \•a le ca~i~he e b~a~'~iz~iÙola. che brava fidio– la'. - esclama\·a don '.\ticbel:n.:,. e batteva ]a mano sulle spalle della ragazza. ma senza alcuna malizia. però. - Che madre di famiglia che sarà! - d:ce\·a la madre di Teresa. .- Beato q~~– ~·uomo che ra,·rà come moglie. Ragazza \ ,r- tu~aSos;r'~a~se che non si èe\·ono dire. - d:ce\·a il ma:-ito in atto di rimpry\·e,ro. -:: Xon dobbiamo essere o,:,i ad e..og1are 1 nostri figli. 'Teresa si ml)ve,·a sempre per la casa a fare qualche cosa. e dice\•a semp:-e d. s1. speciaimente al pad:-e. . - State attento che l'Orbo n sf~tta co– me ha sfruttato vostra madre. - dicevano a don )tlchelino gl'invid.iosi di Peppe.. . - State attento che Jui vi vuole app1op- ~ J~n t:~}~~ete come si stanno ingras– sa~:~? :\11cbel:no era certo che g1: a:m parlavano per malignità e diceva: - Io prego Dio che mi dia salu•e e buon cuore. Si.no a che bo. voglio da.-e. In qu~to a donne ormai io ho la. mia età. E faceç,a questo preci.so discorso anche da\•anti aU-0:-bO. :\fa i'Orbo non si scorag- tav:ii:emc~!e~%i~1!~~e~erse~/o~~-e~~;;~~ s stona\.'a di fare come Je a\feva inse- !:!nato il padre. Ma cugino Miche.lino era un osso duro. Anzi tro\·ava poco corretto il fa::-e di Teresa. tanto che si lamentò di questo con Peppe. E Peppe diede uno schiaffo alla figlia da\·anti al cugino. La eente queste cose le sapeva e di~\fa che erano moti\•i di farsa. quellL - Se non state attento. quelli v'impa– sticciano! - di~vano gli sfaccendati a don Michelino. - ~on \·edete che vi\fono tutti a spese \'Ost::-e? Qu-esto. don 11:chelino lo incominciava a \•edere. e un giorno disse al cu!i!ino: - Peppe mio. io \·aglio vivere solo. per avere tutta la m:a libertà. Non credere che io .sia ricco. I soldi se ne \·anno come l'acqua. Per non crepare di fame. devo riprendere il lavoro. Penso di mettere sù una barbieria. e al più presto. L·orbo rece l"of:feso. - :\'on credere che io ti abbia sfrutta– to! - disse. -•l miei ti hanno fatto I set\·i. Se volessi fare una giusta conside– razione. capiresti che a perdere slamo st.aU noi. )la noi. quello che abbiamo !atto. 1·abbiamo fatto per la memoria di tua madre. E se ne andarono da quella casa. L·Orbo faceva l'indispettito. ma quello che ave\•a in cuore lo sape\·a soltanto lui. Sperava. però. che :'.\Iicheiino ·o andassE- a prendere dal braccio e gli dicesse: - Su. ritornate d: nuovo a casa mia. Senza di \•oi non so vh·ere. Mi sento solo. non so {are niente! ... Ma don Miche.lino badò alle sue cose. t.:na mattina. Senza dire niente a nessu– no. parti per Rege!o. Ritornò dopo qualche giorno con un pittore di quella città: e si chiusero tutti e due io una casa in piazza. - Dicono eh(, stanno racendo il paradi– so. in quella casa! - commentavano gli sfaccendati. E qualcuno anda\'a a guardare dal buco della serratura. - :\'on ho \•isto altro che specchi. e il cielo con le steUe e la luna. - comunicava subito ad! altri. Tutti l'ascoltavano a bocca aperta: ma rimasero strasecolat1. quando. una mattina di sabato. don :'.\liche.lino apri la porta della sua barbieria. Tutti i pae.saru si riversaro– no in piazza. per \·edere: e le chiacchiere che fecero. Don l\Hchelino non stava ne!.la camicia. tanto era contento delnnteresse che ave\·a destato in tutti. Sa,·erio Strati Le donne entravano. si guardava.no nel grandi specchi e si vedevano dalle unghie dei piedi alla cima dei capelli. Rjmane– \·ano stupefatte loro stesse a vedersi cen– ciose. scalze. spettinate. col viso solcato d.alle so!ferenze. - Che son brutta! - Come mi sono invecc.hiata! - Come sono cambiata! - Non mi riconosco più 1 - A\·ete portato luce e prog:-esso. don :'.\Hchelino mio' - Eh. ora non c·importa più che non abbiamo pane! - ironizzò qualcuno. E da quel giorno. quasi tutti gli uomini andavano alla barbieria. per fa.rsi fare la barba. Ma don ll!chelìno aveva un gran da fare a pulire le sue belle sedie. con quei contadinacc: che andavano a sedersi là con i calzoni imbrattati di terra. come se .sedessero sul ceppo del loro focolare. E di-"'tto questo !atto gli veni\·a in mente la bendeUa America. dove ognuno veste bene. anche il più po\·ero. C'era l'Orbo che sta,·a sug11 scalini della chiesa. dalla mattina al!a sera. e sbirciava nel!a barb:eria. che gli veniva di faccia. e sputava sentenze. - Quello dovrà finire all·e.Jemosina. di~\·a. - Allora sarò felice. io! E non si sbagiia,·a. - Che volete. don :llichelino mio? Vi pare che io son venuto dail'A..merica come voi? Vorrei anche io avere soldi. per pa– gan:i. ma don li piglio? Vi posso dare un po· di grano o un po· di legume. - d:cevano i clienti a do.n Michelino. - Va bene. va bene! Le so anche io queste cose! - dice,·a il ba::-biere. che non era. poi. uomo di cattive viscere.. E meno male che ave\.'a soldi. lui. che speode\·a a piene mani. come se non gli do\·essero finire mai. Molti spolpatoti gli stavano sempre at– t.:>rno. e don M?Cbel!.Do entrava nelle can– tine ed ordina\fa vino per tutt:: e tutti be\·e,·ano e parla\·ano bene di lu.L Dicevano che non si pote\·ano mai dimenticare ài un uomo tanto generoso. Basta,·a che lui volesse qualche c~a. che loro si faeevan~ a pezzi. gli ripetevano. e be\•evano; e l_u1 pae:a,·a: e l'Orbo si sentl\·a venire l'erma. :'.\fono di fame lo dovrò vedere. il mi– lionar:o dì Broccolino! Pezzente! - ripe– teva. Gli anni \'Olavane: e con gli anni i soldL Però don ~icbelino non smetteva di pas- !a~a:;t~:~ i e== / p~~=- rr1fe~~n~. 1! erbe non gli andavano. - Questo fanatico finir~ <:be non a':rà un pezzo di pane. - com.mc1avano a d1re gli altri paesani - Dio punisce la vanltà. Che. non si ricorda di quando non aveva una fetta di pane? Alla faccia di Cristo– fo::-o Colombo. altri.menti sasemmo tutti ugualL _ Eh. don Micheli:Jo. mondo è t•tto per voi! Per voi che state al fresco. che mangiate e bevete! Io. in\•ece. de\'O zappare con un pezzo di pane asciutto. - gli dice\•a qualche contadino. quando, dopo un mese di la\•oro. andava a farsi tagliare 1a barba. - Però quando suda\·o in America. nes– suno mi veòeva! Questo è il paese del– l'invidia. Dio liberi! .:'.\la la vita di don Michelino cominciò a prendere a!tra piega. quando lui stesso sj mise il suo triste des:ino in casa Una mattina andò la .:'.\foscacon suo Ciglio si mise il s:uo t!'i.Ste destino in casa. - Don Michelino d,el mio cuore. io ho questo solo legno. - cominciò a dtrg!i la :'.\losca. - A me duole il cuore di man– darlo a zappa::-e nei campi. di vederlo rare la \'ita del racchino. Pigliatevelo c-o:::i \'Oi che gli potete insegnare il \'Ostro mestiere. - Quale mestiere \•olete che g1·insegni. io? - le disse don Michelino. - Qui. i capelli se li fanno ta.__~iare una \•olta al– ranno questi uomini civili del ,·ostro paese . Sapete che \'i c-onsiglio. lo? Fategli impa– rare un altro mestiere qualsiasi e non questo del barbiere... Ma se \·olete. man– datelo pure!... Per me!... Io sono abituato a fare del bene! - Stai attento a quello che ti dice il tuo maestro. - di.sse la Mosca al Ciglio. - Obbediscigji in tutto. a lui. che da ora in poi ~ come tuo padre ... Cosi farai la vita di un signore e non quella di un boia. il ragazzo si guarda\·a nello specchio di fronte. mentre la madre parlava. Ave...-a gli occhi neri e vi,•! ed un ciuffo di capelli sulla (tonte. Era scalzo ed intelligente. Da quel giorno non se la mosse dalla bar– bieria. s·impalava accanto al nastro e 11!i conta\·a I colpi delle forbici. Era sempre pronto col rasoio in mano. con la bacinella. il pennello. - Non c'è che dire. - dicen don Mi– chelino ai suoi clienti -. Questo sta con gli occhi aperti. Sarà un barbiere con I fiocchi. lui. - State attento che \•i rotterà il me– stiere. - gli diCe\•ano i clienti. - Vi pare che no? - diceva don :'.\Ii– chelino. Infatti Alfonso. dopo due mesi. era ca– pace d'insaponare la ispida barba del con– tadini: e dopo un anno la radeva meglio del suo mastro. - Eh. sl! Questo ragazzo vi supera dav– vero! - dicevano i contadini a don Mi- - Sangue di Giuda. sangue di Giuda! - ripeteva don Michelino. mentre si abbot– tonava nervosamente i calzoni. - Questa si. questa sl che non ci vole\.'a!... Mi ro– \"ina. mi rovina!... L'avete visto voi? - chiese al cliente. aprendo la porta. - Cinque minuti fa. Sto venendo dalla sua casa. .. Ecco le \ ·ost.re cbi-avL Don Michelino aveva il ,..-iso della morte . Tremava come una toglia. - Ed ha specchi? Ha rasoi? - Che ne so io. don Miche.lino mio? Uno specchio gliel'ho visto attaccato alla parete. Lui si lagnava di voi che non gli davate neppure una lira. per il lavoro che vi faceva. - Una lira?! Che. non gll bastava che imparava il mestiere? Che la\•Ora\•a nella mia barbieria'? - Cosa volete che vi dica. io?... Piutto– sto. venite a farmi la barba. ché non ho tempo da perdere. Don Michelino chiuse la porta di casa e se ne andò alla barbieria. L'apri e co– minciò ad insaponare la ba:-ba al cliente. ma non la smette\·a di maledire. - Mondo di farabutti! :Uondo di caro– gne! lnsegni agli altri come ti devono man– g:are. rovinare! - State attento a non riempirmi la boc– ca di sapo:::iata. - Dite.lo ,•oi stesso che siete un uomo giusto: secondo ,01 ha fatto bene ad agire cosi? - Ma non lo sapete che uno. ad un certo momento. deve badare ai cavoli suoi? - Ai ca\·oli suoi?! E la coscienza dO\•e \'e la mettete. ed il dovere? - ~ridò don Michelino, come s.e la colpa fosse del cliente. - State attento a non tagliarmi. ora. Cercate di non parlare! - Non do\·eva fate questa brutta azione al suo maestro. no! Ché sono stato io a mettergli il rasoio in mano. io! E questo lo sapete tutti. .. O mi negate anche questo? - Non ve lo nego, ma state attento alla mia faccia! - Che ra~va lui, ora. se io non me lo fossi messo nella mia barbieria? Zap– pava. :iappa\ta. come suo p~dre e suo non– no ... :'.\fa alla faccia mia. sl! Ma quello che mi fa girare relica sapete cos'è?: che lui se ne è andato senza dirmi niente. \'i pare giusto? Da persone educate? ah. ah! - gemeva e scoppiava a piangere come un bambino. - Giuda. Giuda! Anche io bo il mio Giuda. Cristo santo! Ci hanno traditi i nostri d:scepolL sì. i nostri stessi discepoli! Si calma\·a. dopo questo discorso: e la mattina si alzava presto e se ne andava alla barbieria. Se c·era il sole sedeva fuori e pareva incaricato a contare le mosche e i passanti. - Cbe bella giornata. eh! - gli diceva chi passava. - Bella davvero! - ripete,•a don M!cbe– lino; e si sentiva il cuore nero a vedere che non aveva guadagnato neppure mezza lira. per U solito mezzo litro di vino; e si sentiva tagliare le viscere d'invidia. a sapere che il suo discepolo guadagnava tanto da stare bene lui e sua madre. Infatti ad Alfonso U lavoro non man". cava. s·era fatto un gran nome. Figura– te\fi che da lui andavano anche dai paesi vicini. per i capelli. specialmente nei giorni di festa. - Io 1·ho fatto. io! Io gU ho mes.io le forbici in mano. io! - diceva don Mi– chelino a tutti quelli che attacca\·ano di– scorso con luL - Ed ora il farabutto non mi guarda in faccia. E· un·esperienza. que– sta. che dovrebbe servire dì scuola a tutti. Come. sai che il tuo maestro è senza la– \"Oro e t1 pidi tutti i clienti tu solo? Oh. Dio mio! '.\fa abbiamo cuore. o no? Che. .slamo cani o crist!ani? Che ti costava dire: .. Non \"aglio che tutti vengano da me: pochi clienti li ,·oglio mandare aJ mio maestro w? Ma niente: non c'è misericor– dia per nessuno: il forte ammazza il de– bole. Il fratello frega il fratello, il figlio il padre!._ Ab. se avessi !orza! ... - Che rareste. don Michelino? - gli chiede\·ano i curiosi. - Distruggerei questo mondo. - No! Vi berreste. Invece. un bicchiere di vino In più. alla salute di tutti. - gli dicevano. e ridevano della rabbia di lui. - :\l'oo! - gridava don Michelino. - Manderei un dilu\·io. per distruggere que– sta brutta razza degli uomini. - Ma che \'Olete davvero cambiare il mondo? - g1i dicevano. - Non \·Olete ca– pire che la vita è stata sempre cosl e che sarà sempre cosl? Non lo sapevate che Il vecchìo deve lasciare U posto al giovane? Se la gente va dal \·ostro discepolo. si- Unaconquistadi valori umani cl i ALBERTO BEI.ILACQllA Saverio Strati è na10 In Calabria nel uece . .scuote il freno, .sostituisce al giudizio .senren=e intervengono puntualmente a com– J9N. Finite le .scuole elementari, cominciò l'inoocazio,ie. alla mald1cen::a .souile raccu.1a. menrare la len1a rovina di • Don Miche• a lavorare com" muratore apprenduta. .. Don Michelino,. ritorna dall'America lino,.. La voc-e di P«ppe l'Orbo oniua al Divenne muratore e tale rima.se fino a .. vutito meglio del barone. e • con l'oro- punto di trasformarti qu,o.si_in uno mu..si~a ventun'anui. Fu a q-ue.sta età che .si deci.se logia d'oro ..... la faccia ~ra.ssa e lucente .._ dl slni.s1ro comm_nuo _e l aria de! pae.sagg10 a ritornare agii .studL Fu un ritorno smo- Torna al suo paese d'origine, un paesetto ste~o pare. ne v1bn'. m una 1ens1one dram– nio.so che portò S1rari a conseguire. a ven- del meridione. mat1ca. E. neon·~ Q~!· perfettame?te a fuoco, ticinque anni. la matu.ritd c!a.s.sica. Segui- Abwia dello sua ricche:=2a. finird cosi pe,r uno degh aspetu pm rnteressantt della nar– rano. tre anni dopo, i primi tentarmi l~l- ridur,i nel gruppo dei .suoi compae 1ani più rariva di Strati: quella capacità di creare terari. · mfaeri. per 1offrire lo ute e il freddo e pe, immediatamente. con .spontanea tresc'he::::a. Le prime collaborazione di Stro'.i furono mo_rire di fame. ~ant-0 che a .sotte:~rfo do- l'accordo ~ro 11 personaggio e lo sfondo co– a .. li nuovo cornPre ... di Firen::e. e a .. Il vra provvedere tl Comune. Ed e Il modo raie, e d1 .saper mantenere a lungo nelle ponte... n s-uo libro d'e.!ordio, i racconti con cui Strali rie.se- e a far pa.ssare il .tuo pagine que.no . accordo. attraverso do!ature de .. La marchesina.._ edito da Mondadori .. Don t\flchellno .. dalla luce del suo glo- e modula.z1on1 che .sono la provo d1 una nello • Meduia degli 1toliani M, .!i ebbe il rios? arrivo (quell'autobu..t che pare non autentica naru.ra dl narrat~re. . premio ,.. Villa San Giovanni,. nel 1956 abbia voglio di .talire e tutti .tono impo- Ci pare elle Strah abbia sapu10 avvlc1- Segul ...La teda,.,, un roman::o colorito e ztenti e parlano. parlano) allo sua fine nani nel gi!f.Slo m~do ad un te.!to come vibrante. ricco d1 personali umori affidati spenta. di.sperata. che ci pare felicemente quello ~erglua_no. diremmo .scoprendolo. e ad un't>jficace semplicìtd di me:.:i e.spre.s- incon..suero ancor più a.u1m_1lando_lo. ?ttrove-r.so la le_- sici .... D~n Mlch~ltto /1 ba~bie~e .-. il rac- Nell'affresco, accanto a r Don Michelino• :~~o t:a ~.~~~"'vi:~~~~f" contemporanea. ::;::o g~t a~:::;:,: :a ~f=d~o~ :n:u;:~~ ~ampegg,ia una figura simbolf:a:. Peppe E molto gli h~ giovato,·. i? questa .scoperto di prossima pu.bblico.:ione. Si coglie, in I Orbo. ~l10 e .secco. .., c-he mai aveva avuto e nel!a .tuccus1v~ trascn::1one .. quell'one.sra que.sta .storia, un·atavica amarez::o che O vog,ha d1 lavoro.re 1n. cita .sua ... Se ne sta : os-Uf!ata conquura da ~alort umani che uolte sa distendeni nella tranquillità di .sulla dUte.tc delle .tue ca.!e a.s.solate, dipinte e. ed e .stald, la ma giovinezza. una convinto ras.segna.zio-ne e o volte. in- .sul suo pae.taggio ardente. secco. e le .sue ALBERTO BEVILACQUA chelino -. Lui già sa lavorare meglio di voi. U barbiere se la rideva. Era tanto con– tento d'Alfonso e non gli veniva da pen– sare che proprio Alfonso se lo dove\fa li– quidare. Oramai m barbieria rimaneva soltanto AUonso a lavorare. Don Michelino. invece. andava nelle cantine a giocare con i suoi amici e si ubriacava tutti i giorni. Passava a sera tardi dalla barbieria. sempre mar– cio e barcoUante. - Bè. com·è andata. oggi'! - chiedeva ad Alfonso. con la lingua tra i denti. - Ci sono un po· di soldi nel tiretto. - gli dice\·a AlfOMO. Don Michelino apri\·a il cassetto. co– glieva quei pochi soldi che c·erano. se li metteva in tasca e diceva: - AJrò. domani non venire tardi! - Sa– lutava e se ne andava a casa: e. vestito com'era. si corica\·a sul letto di paglia. s·era molto impoverito. Niente più soldi e di consegue:iza niente più mangiare co~ me una volta. Viveva con quello che gh rendeva }a barbieria. che ancora era in buone condizioni e che. grazie ad AJronso. qualche cosa la rendeva: - Ora vedremo delle belle! - diceva l'Orbo. - Ora che il milio:::iario si è lm– po\·erito, ora che il suo discepolo è ma– stro ratto. Infatti Allonso ormai era uomo. con i suoi diciott'annL Alto e secco e gli occhi grandi. Vestiva bene ed a\·eva le buone maniere. e il rasoio e le forbici davvero li sapeva giocare. - Caro don llìchelino. A..lronso vi fa e vi rifà Quello \'i fregherà anche la bar– bieria. - gli dice\•ano i clienti. Don :'.\lichelino non era tanto babbeo. da non capire questo. ora. - Mi son menata la zappa sui piedi io stesso! - òice\·a con amarena. - Lui mi soUocberà! :-.:on si sbag!iavano. né lui né gli .altri. Un bel mattino. la barbieria di don Mi– chelino rimase chiusa. lin cliente andò a bussare alla pona òe1 vecchio barbiere. che ancora dormiva. - Ven:te a farmi la barba! - gridò l'uomo da fuori. - Devo partite ed ho la barba lunga cosL - Che. non lo sapete che è Alfonso che lavora? - gridò don ì\Iichelino dal letto. - Come mai non ba aper-.o ancora? An– datelo a chiamare voi stesso. se non v1 dispiace. - Alfonso l'ha apena per conto suo. la barbieria! - gridò il cliente. - Come?! - urlò don Michelino. sal– tando dal letto. come se lo avessero morso le vespe. - L'ha aperta per conto suo. - ripeté quello. - E vi devo dare !e chiavi della vostra barbieria. ;.\le le ha date lui stesso. poco h. - Avete rai,!!One. ma state attento alJa mia faccia. però! - Lui a\•rebbe dovuto dirmi. se tosse stato un ragazzo con due soldi di carat– tere ... ma lui è una carogna. e glielo dico in faccia, si... avrebbe dovuto dirmi: .. 1-tae– stro. vedete che da ora In poi non posso lavorare come prima. Vedete che da ora in poi voglio lavorare per conto mio. Ecco le chiavi e vi ringrazio di tutto quello che avete !atto per me w. Questo avrebbe do– vuto fare e noo piantarmi cosi. proprio come un traditore. proprio come Giuda. Figurate\·i il cuore dell'Orbo. - Aaah! - ridacchiava !"Orbo. - E· ar– rivata rora! n milionario di Broccoiino morrà pieno di pidocchi: e non ci sarà neppure un cane che penserà di sotter– rarlo ... Che. andate a fat\•i fare la barba da lui? Ma quello vi appesta: ma quello vi taglia la faccia. perché le mani gli tre– mano. Ormai si è alcolizzato. Andate da Alfonso che è un gio\·ane di valore. Ed infatti quasi tut · anda\•ano da Al– fonso: e don M1cbe1ino lavorava per metà prezzo. Con rutto quest~ da lui andava qualche \"ecchio. Quelli cioè che non ave– vano mai due soldi e che pagavano con un bicchiere di \·ino o con mezzo pane. Passava gran parte della giornata seduto al sole. davanti alla sua barbieria. - Eh. don llichel.ino! Che s1 dice? - gli chiedeva chi passava. - Siamo al sole! - d.!ceva lui. con tri– stezza. - Beato voi che potete avere un posto al sole! Cè chi ra la guerra. per avere un posto al soie! - Scherzate. scherzate! - d:ceva don :'.\Iichellno. dondo!ando la testa. E si dava a pensare. Pensa\.'a che. se non a\·esse in– segnato il mestiere a quel traditore .. la spesa se la guadagnerebbe: e maledn•a . rora ed il minuto che quella stupida della :'.\,fosca era andata a disturbare la sua pace. ~lalediva anche il giorno che si era deciso di fa.e ritorno in Ital!a. Un triste destino l"a\·eva attratto in questa maledetta terra! Chi a,•eva lui al paese. per fare ritorno? Xessuno! Ma intanto c·era stata qualche cosa che ra\.'e\·a attratto maledettamente! La sera cbiude-ç-a la barbie:ia. passa\fa dalla cantina. si beveva il suo solito mez– zo litro di vino e se ne andava a ca.sa . quasi ubriaco. Si coricava e si dava a fantasticare sino a tardi. e spesso parlava anche a ,,oce alta. - Don .:'.\Uchelino ridotto a questo stato! :\la la colpa è mia. aitrimenti chi mi ch1a– ma\·a a met ermi la serpe in casa? Inse– gnare il mestiere a chi poi ti strangola! ... Tutti mi banno =naogiato \·h-o. ora nes– suno mi guarda in faccia. nessuno! Tutti s:amo infami. in questo mondo. tutti!._ i\la ben mi sta... Sembravo un re. quando arri\•ai dal.J'.s\.merica'. Cosa sono. ora? ~i.en – te!... Si2:nore mio. perché mi abbandoni? Son lo vedi tu stesso che mi sono ridotto pelle ed ossa? Perché permetti che il mio Sl~O discepolo mi faccia la guerra? Ab. gniflca che lui lavora meglio di voi. Di– cono che a \'Oi tremano Je mani. - Le mani?!! Ah! Pure voi? - strillava don Michelino, e protendeva le sue vec– chie mani tremanti e diceva: - Guarda– te.le. guardatele voi stesso: è tremore. questo? - Guardatele ·bene voi. piuttosto! - gli diceva l"altto. - Vi tremano e cornei - Mi tremano. mi tremano? Ma voi siete orbo? ... Ma se anche mi tremassero. non è che devo morire di fame. però! - Questo è un altro paio di maniche! Eppoi. di fame non si muore. - diceva l'altro. - Pensate alla salute! - Donde mi viene la salute. se non ho neppure un bicchiere di vino? - Eh. voi ve lo siete bevuto tutto ad una volta. il vino! - dissero i presenti. Avreste dovuto pensarci prima! - Prima doveva fare il ricdmen! - gri– dò l'Orbo. che era più in là. - U rlccimen rhai fatto tu e la tua fa– miglia. gran porco! - gli gridò don Mi– chelino con rabbia Quel giorno l'Orbo gliele avrebbe suo– nate. se non ci fosse stato AUonso vicino. Alfomo s·era piazzato. con Il suo spec– chio. a due passi dalla barbieria del suo maestro. .. Anche questo! w s·era detto don Mi– cbelino. quella mattina che Alfonso aveva aperto la sua barbieria. E per più di un mese a\·eva fatto un becco cosl; ma poi. di tanto in tanto. si avvicinava alla porta della barbieria del discepolo e guardava dentro. :'.\la le viscere gli si spezzavano. se c·erano molte persone. - Salutiamo. summastro! - ili dlce\·a Alfonso. - Entrate. entrate! Spesso don ;).Uchelino vi entrava. anche per stare un po· in compagnia - Perché non fate la barba a massaro Rocco? - gli dice\·a Alfonso. se c·erano molti clienti. - Ah! Da maestri diventiamo discepoli! - esclamava don Michelino. - Questa è la legge della vita! - com- mentava qualche presente. - ieri non siete stato \.'Oi a fteeare il mestiere aJ vostro maestro? Ora l'hanno fregato a voi. I de– biti si devono scontare! Don Michelino brontolava. ma la barba al cliente del discepolo la faceva. ed Al– fonso i quattro soldi li dava a luL - Vi bevete un bicchiere di vino alla mia salute. - gli diceva. - O vi pare che jo non mi ricordo che siete stato voi ad insegnarmi il m,est:ere? - Ah! :\teno male! - Se ci mettiamo d'accordo me la com- pro io. la \'OStra barbieria. - gli disse Alfonso un giorno. - Questo mai. mai! - gridò don Mi– chelino. - Perciò !ai il bello con me? .:'.\fi vuol veder mori.re come un cane? Mat ma.I l'avrai! Ché io so vivere con niente; e fincbé questi occhi miei potranno ve– de.re la luce del sole. la barbieria sarà mia! - Non intendevo oUendervl! - fece Al– fonso. Don :dichelioo se ne andò d1 là arrab– b:ato davvero. quel giorno; e la notte non gli riusci di dormire. pe.nsando alle parole del discepolo e presentendo che raspettava una triste fine. Ora non lavorava quasi affatto e la fame ~li faceva visita: e l'Orbo era tanto felice di questo. - li mUìonario di Broccolino quest'an– no morrà di {a,ne. Pagherà le spacconerie. .. Date da bere aJ compare• gridava. quan– do entrava nelle cantine e cacciava l soldi a manate dalle \a$cbe. Domandategli che mangia ora. lui. che si nutriva di galletti e di cac:o e di capicolli. - Ora mi mangio quello che mi hai rot– tuto tu e la tua famiglia. - gli disse don :'.\fichelino. sentendolo fare questo discorso. - Ti ricordi che una \ 1 0lta per te ero il cugino :'.\lichelino? Però bo la soddisfarto– ne dì dire: ... Tu • non ml hai messo in trappola come pensavi .._ Ho la soddisfa– zione di dire: .. Ho mangiato e bevuto aLa Caccia tua!•. - Ed ora crepa dJ fame. spaccone! - gli gridò !"Orbo. - Non a :nco.ra . perché ho una barbieria che \·aie assai plù di te: e me la vendo e mangio e bevo e dico alla faccia tua porea e sporca. E se la vendette da\fvero. - Se te la vuoi compra:e. ci aggiu– stiamo. - disse quel giorno stesso ad Al– fonso. - Quanto volete? - Quanto mi dà!? - U padrone siete voi. - Fa mille. - Mbù! Per mille lire vado a Regg!o e ne compro una meglio della vostra. disse AUonso . - E tu quanto me ne vorrestf dare? - Cinquecento. - Corpo del d1a\·olo! Per c!nqueceoto lire - gridò don Michelino. - Tu ml vuoi strozzare. e strozzami pure! - Non vi voglio strozzare. Ma voi do– vete conslderare che l tempi sono cam– biati. Non vedete voi steg_,o che non si guadagna una lira neppure in una setti– mana? Come ragionate? - :'.\'la tu lo sai quanto l'ho pagata. io? - Ma allora erano altri tempi: eppal l'a\·ete da tanti anni. Non vedete che è vecchia? - Fa ottocento. - Settecento. - Sciacqua. sciacqua! - strillò don Mi- chelino. - Sei nato con i calzoni addosso. Alfonso rJSe. - Però lo specchio piccolo me lo ten1;.o per me. Anche se mi voglio fare la barba lo stesso... O pretendi che venga anche lo da te, per darti dei soldi? - disse don Mlchelino. - Se venite da me. ve la faccio gratis. la barba. E se vi necessita lo specchio piccolo. tenetevelo pure. Col patto, però, che dovrà essere mio, dopo la vostra morte. - .. E che sia domani! .. dici tu. no? Alfonso rise. Disse: - Siete maligno. voi! - Dàmml anche dieci lite di anticipo._ - Ve ne do cinquanta. - disse subito Alfonso. - Mi \fUOi legare. eh? - disse don Mi– chelino: e si prese le cinquanta lire. Mangiò e bevve. quella sera. Riprese la solita vita. Si ubriacava e. quando andava a letto non si faceva il segno della croce. Ma un po· di sole sorse anche per don Mlcbe1ino. Scoppiò la guerra: ed Alfonso se li do– vette sbafare tutta: e don Miche.lino ri– prese In mano le forbici. orma! arrugìnite, ed LI rasoio. I vecchi e i ragazzi rimasti al paese .si facevano tagliare i capelli da lui: e tutti pagavano. giacchè ora soldi c'erano. Don Michelino rlaprl gli occhi. Riprese a bete e a mana:lare come una volta e diceva alla faccia dell'Orbo. che, Invece. la vedeva nera. - E· ritornata l'America per voi! GH altri crepano in guerra e voi fate soldi! - gli dicevano arlnvidlosl. - Ogni male non viene per nuocere! - aggiungeva qualcuno. - Quello che per me è male per aJtri è bene! Don MJchelino U lasciava dir, , d1 na– scosto faceva le coma per la iettatura; ed in cuor suo desiderava che Alfonso non ritornasse mai più al paese. Ed ora non solo si faceva la croce, ma diceva le pre– ghiere a Cristo. - Cri.sto misericordioso. fa che lui resti nel mondo di sopra. Non desidero il suo male. io: ma non gli dire di ritornare in questo paese. finchè vivrò lo! La sua ve– nuta è la mia morte! - diceva don Mi– chelino a Cristo, a mani congiunte; e gli accendeva anche la lampada. Ma Cristo non poteva. è logico. a&glu– stare le cose del mondo come desiderava don :\IicbeUno. Finita la guerra. Alfonso ritornò al paese e riprese subito U lavoro. lmmaginate voi stessi che scompiglio !u per don Miche– lino. che ritornò a guardare il so.le. - :Meno male che sei ritornato, Alfon– so! - dicevano al giovane barbiere. - Quell'animale ci scorticava vivi. con quel suoi rasoi. - Povero cristo! - esclamava Alfonso. E fu davvero un povero cristo. don Mi– che.tino. che s'invecchiò di colpo e comin– ciò a vivere di elemosina. - Vedete come cl riduciamo. quando non abbiamo testa? - osservavano i sapienti del paese. - Quell"uomo pareva un prin– cipe. quando ritornò dall'America: ma s1 diede a spendere i suoi soldi. senza alcun risparmio ed ora è rimasto con la sola anima. se non se l'é già venduta al dia– volo. Dio liberi! Non sarebbe meglio che morisse.. invece di rare quella triste vita'." Ma non è che don Michelino potesse morire Quando piace-va a loro o a lui stesso. Visse molto a lungo e soffri la sete ed 11 freddo; e morl daVV(!ro di fame; e a sotterra.rio dovette provvedere il Comu– ne. ché l'Orbo stavolta non venne a dire che era suo cugino, né gli spolpatoti si fecero avanti. o Alfonso. SA ' 7 ERIO STRATl
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