la Fiera Letteraria - XIII - n. 50 - 14 dicembre 1958
Domenica 14 dicembre 1958 L A F Il;: R A LE T TE R A R·I A Pag. 3 A.LMANACCOLETTERARIO BOMPIANI 1958 Il lavoro degli artisti è l'avvenimento più impÒrtante della nostra vita civile * di L.tLE.\.Tl,\·o BO.IIPIA.\"I Alla fine del 1941, dopo lS mesi di una guerra cadu– tact addos.~o com,. un castiJo, sospendemmo la pubbli– canone dell'.ALM ANACCO che, ogni nnno, dal 1925, regalat·amo a noi stessi messnqpio in uno bottiglia ap– prodata alla negletta isola della nostra società lette– raria. Chi scrit•e questa nota, era stato richiamato alle armi sin dai prinn mesi dd '40 e non so come si era riuscili a preparare gli ultuni du-:?Almanacchi, dedicati l'uno a un epi~tolorio di t·enti anni prima e l'allro ad un raffronto tra due genera..:ioni. Più. o meno con.sa– pecolmetlte, per parlare di letteratura. ci rollammo tndietro. huanlo Milano er.i $lata bombardala e !e bombe si erano accanite contro le tipografie. Per so!– core i! solcabile e per poter lavorare ci trasferimmo a F'1ren.::e,an:-i sopra F'1ren.::ea Maiano, nella t·illa cii Marsilio Ficino, ot:e la sera scendel:a con odore di peLsomini. Era rap1onei.:ole pensar~ che in quella qmete ai.:remmo potuto riprendere e continuare, ma non era vero: si era stanchi senza 1vn lovoralO, la stanchezza venwa dai discorsi quieti e dal benrssere, ridotti a vergopnarsene. E quanto all'ALMANACCO sembrai.:a che non ci fosse puì. nulla di cui poter parlare. I rapporti erano frammentari o andavano rapirf::imen!? avvicinandosi o quel linpuaggio umo allusivo. che il campo di con– centram.ento chiamava e casa di cura•; i nomi di pio– vani venivano scritti al femminile, si parlova della radio come della C'nonna» e dell'olio come della •zia . Era tempo di smeltere ancne la soln speranza di un discorso letterario. Dicono i libri di storia che la guerra e finita nel 1945, ma noi tocchiamo con mano che i libri di stona menti.scono. Da tredici anni. quando apriamo il gior– nale al mattino. cerchiamo oscuramente un Bollerti- no di .Pace, che i giornali n~n pubblicano. I fatti, sem– pre pnì. grandi, quando non anche più paurosi, inva· dono e colmano la nostra oiarnata, svuotando la no– stra vtta. E non possiamo jarci niente. Nel cuore di ogni uomo sulla Terra, amici o nemici che siano certo non c'è che ,1 desiderio e il bisogno di pace. Ma la pace non c'è, e il lavoro degli scrittori, come nei tempi di guerra combattuta, e nei tempi in– cwili appare marginale o so!tanio diletrct·ole. Eppure, anche negli anni di guerra, gli scriltori ridotti al si– lenzio combattevano le loro hattaglte ~egreie. Guai $C durante la guerra non ci .fo~se una masso inavvertita che continua a vi.vere: il cal:?ol1io fa le scarpe, il fa– legname accomoda le sedi<?. qli scrittori scrivono e i peschi fioriscono. Alla fine ~ono quesh uomini e fuori della storia•, che vincono tulte le ;1uerre. Cosi, Za– vaurnt ed io, oggi, novembre 1956, abbiamo deciso che la guerra è finita e torniamo a proporre il mondo e t 1. lavoro degli artisti come ,_.t•venimento d1 gran lunga più importante della ,1ostra vita civile. Sappiamo, oh sappiamo misurare la proporzione. Ma riprendendo dopo tanti anni questa Tassepna, ecco che tornano tra noi, vivi e vicini, gli scrittori scom– parsi nel frattempo: Savrnio, Rranca11, Alvaro, Bor– gesc, D'Amico, Saba, Pea, ed altri altri, sano più di. 500 éelebri e meno celebri, sino all'ultimo, cosi mode– sto, nel suo valore, scomµ,Jrso in questi giorni, 11 caro Celestino Canasso, che era con me da lauti anni a lavorare ai Dizionari.o, cui ha dato tutta la sua pas– sione e la st;a sapienza. Tornano tra note tru Voi, le1- tori, che, sfogliando queste poqine li ricorderete e sco· prirete che non sono morti, 2s.:,i soli non sono morti fra tutti i potenti. della Terra. \'.-\LESTJ:'\"O BOi'lPIASI CONVERSA.:\TJOCOX ZAVATTii\ì )f. LOSPECCHI DELLACULTURA Abb~amo ch:esto a Cesare Zavatt:n: di parlarci dell'Almanacco Letterario Bompia– ni, di !.llustrarci brevemente il &ens o dl q ue– sta &ua ultima fatica. E, come al soli.io, lo entusi.asmo e la vivacità d. Zavattin:. hanno dato luogo a una conversaz,one quanto ma~ v:va e interessante. • Abb~amo dec:so, con Bompiani, d, r.fare l'Alma– nacco Letterario - ci ha detto sub:.to Zavattini - quando già credevamo di essere staccati da certe cose. Perciò è un fatto che mi è &embrato quasi avventu– roso, giovanile, curioso. E s:a r::ntenDone che il risul– tato dimostrano in fondo che s;amo veramente giovan:. Del resto, ci sono tornati in mente I ricordi a folate. Io, come tanti altri, sono nato sotto il tetto di questo Almanacco. Allora - negli ann! attorno al '25 - c'era– no per noi solo questi due punt. di nfer.mento, la Fiera Letteraria e l'Almanacco di Bomp'.ani. ed è commovente, oggi, r.allacciarsi a questo passato che è comune a tutti n~. Io credo che il trascorrere del tempo camb'.a tutto e non camb:a mente. Ogg~ pos– siamo d.:re di sentire che tutto è ugua:.e e tutto è di– verso. Forse c'è sempre la presunzione che in tutte le opere al!e quali si partecipa esista qualcosa d, d.verso: eppure, riprendendo questa c!ass~a fat:ca dell'A.:ma– nacco - continuando questo d:scorso interrotto - ab– biamo veramente sentito che tante cose sono mutate. L'Almanacco, difatt;. non è solo un calendar:o de! fatti accaduti: noi, fra le cose di ieri e le cose di ogg:.. abbiamo avvert:to una diverS:là più intima d;. quel. che .si pu_òriscontrare C?nfrontando appena deg!: av~ vemmenL,. Se sorvolass:mo con un 3ppaTecch;o de1 lunghi tratti di tempo e di storia si vedrebbero con molta chiarezza le trasformazioni de::o spirito. E !a dif!ereni,a che noi oggi sent:amo è proprio questa: la coscienza stor:ca. Non che la coSCienza stor:ca s1a stata inventata adesso. Tuttavia, muovendoci in mezzo a1le nostre carte e ai nostri progetti, oggi ab· biamo la sensazione di un impegno nuovo, d: una maggiore e più profonda partecipazione alla v:ta collettiva. Es.:stono, è vero, scrinori sui quali tu-:.:o è (contln"'u'a par. 4.} .. Roberto Lonrhl •• collare di Lida :Uastroclnqut-. (D:all' a.lm: an:acco Bomplanl 1958) Feudaleshno * J1ocabola1•ietto dell'italiano di GOFFREDO BELLO:\"CI Che cosa sia stato, nella storia, il feu– dalismo lutto ~anno. e come :a ;;ocietà europea Sl ordinasse allora intorno al feudo dato in concessione (da prima re– vocabile. di noi ereditaria) dal -;ovra– no, per suggellare un vincolo di fedeltà, a chi portava un cerio numero di ca– vaI!i e di cavalieri all'esercito. che ap– punto nella cavalleria aveva l'arma più valida. La gerarchia feudale, del Signo· re e dei va ssalli. fu in Italia nei secoli medievali e si.no alla metà del Cinque– cento meno rigo rosa che in Francia o in Germania perchè alla economia cur– tense si contrapponeva qui una econo– mia cittadina, al castello del feudatario la citià quale Roma l'aveva creata e do– ,·e nobili ribelli alla gerarchia. e clero e ar1igiani stavano in più varia convi– venza. Ma quando alla fine del Cin– quecento le terre dei signori caduti in povertà furono acquistate da gente nuo– va diversamente arricchita o nell'ammi– nistrazione di ouei patrimoni aristocra– tici, o con i ri!omimenti agli eserciti, o con i traffici mediterranei e transocea– nici, il feudalismo che incominciava a decadere neJie altre nazioni anche per l'ostilità dei sovrani che revocavano cer– te immunità, da noi parve rafforzarsi. I nuovi proprietari, borghesi, vollero in· fatti, e ottennero dall'imperatore e dal Pontefice. i titoli nobiliari e le imesti– ture feudali. II feudalismo diventò allora la forma dello spirito italiano, quale è tuttavia. Privilegi. immunità. dominio sui servi senza speranza di liberazione: tutto que· sto difesero nei secoli seguenti i nostri capilahst1 feudali. E non vi llludano le apparenze, per esempio le famose ri– forme del Settecento sollecitate da una tale classe di proprietari che volle appa · rire borghese e illuminata. Oo,•evano ser– ,·ire. quelle riforme. a separare l'am– m.inistrazione dello Stato da quella del monarca. a creare il catasto che de.;;se precisione giuridica alle proprietà di ciascuno: dovevano insomma conferire alla sicurezza d1 queste proprietà lascian– do liberi i proprietari di fare (come si dice) i propri interessi. con quanto loro utile potete immaginare se ricoròate che questa loro !Jberta si aggiungeva ai loro privilegi. Più tardi, appena si accorsero che il Risorgimento poteva essere una vera e propria rivoluzione cercarono come potessero essere salvati i loro beni e i loro privilegi, e con.sentirono nell'idea dell'unllà d'Italia, di uno stato unitario monarchico che fosse una .. stanza di compem:az1one • degli inte· ressi dei proprietan settentrionali e me– ridionali tutti messi in salvo. E Giosue Carducci e Vittorio lmbriani si mera– vigliavano di vedere numerosissimi né! primo Parlamenio italiano i nemici del Risorgimento, fedeli sino a ieri al Bor· bone e all'/~ustria. Feudalesimo sPintuale. Gh 11aliani, se vogliamo dire la verità, non lottano mai per la hbertà propria e d1 tutti, bcnsi per i privilegi per le immunità per le esenzioni d'ogni specie d1 una cla;se, di una categoria di un ceto di un gruppo. magari di una famiglia. In questi anni avete spesso udito parlare di .. cc.:ono mia d1 mercato. di • libera con, on en• za • d1 • iniziativa prh·ata •: tutte frasi di propaganda che mascherano pr1vile gi. Di nessuna merce si fa OJ?gl Il p1ez zo nel mercato - che dovrebbe es~ere ., indifferente a{f ut>ndo,·: nuov clienti e nuove quant: tà di quella merce prodotte 111concorrenza. tutte vi g1.un gono con un prezzo già fatto. che e il ,egno del monopolio. Dovrebbero dire. con maggiore v.erità, .• libera concorrc~– za protetta ., • mi:r:iat1va privata p1a111f1 cala•= tutti comprenderebbero che vi hanno in Italia speculatori sulle aree, costruttori, imprenditori, md':1striali eh~ ,ossono fare quello che vo~hono, anche distruggere le nostre antiche città e i nostri bei paesaggi perchè la libertà loro concessa è un vero e proprio privi– legio. E che diremo delle immunità? Ba· sta osservare che da noi il concetto di lesa maestà si è paurosamente ampliato in un codice che condanna Come reo di lesa maestà .chi osi fare critjche. a,certi istltuti o a certi p~rs.onaggi. E per•.giun– ta talvolta proprio uno di questi istituti paga un. suo sgherro p~rchè ingiuri e diffami m laidissimi fogli i suoi nemici, questi. si, taillables et corvéables à merci. Dobbiamo confessare che siamo tutti colpe,·oli C'è un partito italiano che, asceso al governo, non voglia per sè e i suoi nessun privilegio? Solo la cultura può liberare il nostro spirito dal peccato di feudalesimo; ed è infatti odiata da tutti come la nemica suprema. GOFFREDO BELLOSCI F(;RRERIA. * di CARLO E~ULIO GADDA Veristmilmente da un francese gerga– le ..maschile• fourbe ladro e • !emmi– minile • jourbe l'insieme dei ladri. la ladreria o madoler:a d'un paese o d'una contrada di es~o. collie ogl!i diremmo in altra accezione la teppa, la malavita. Anche. in limiti piU stretti, associs,doni per delinquere. Fourbe equivaleva dun– que coleur. coquillard (1455, sec. XV 1. La Coquille è il banditismo dei conge– dati disoccupati al finire della guerra dei Cent'anni. In italiano è furbo (Pulci) il \'aga– bondo. il ladro. Lingua furba è il lin– guaggio· gergale e pressochè cifrato dei ladri e marioli in genere (Bernil. Risa· lcndo nell'oscurità del probabile. furbo s1 fa derivare come aggettivo dal lati– no fur ladro. e vale dunque !adresl'O. attraverso · la mediazione dell'italiano forbare e forbire e del francese fourblr nettàre, pulire. spazzar. via, spazzare le tasche: (gergali o familiari. almeno ini– zialmente). Negli ultimi secoli e fino ad oggi. fur– beria ha il senso più attenuato di scal– trezza. sveltezza mentale. astuzia, ric– chezza d'ac~orgimenti e di atteggiamenti simulati per trarsi d'impaccio, premedi– tazione del contegno, cioè dei proprii atti, parole, modi e moine in vista di un profitto da raggiungere: e quello a:1che più tenue di sott1ghezza. abihtà, pru Jen– za. aC'cortezza. Si può essere furbi nello sfuggire al nemico, all'inseguitore, al violento. nell'ae:~irare pre,·enendola una per;colosa minaccia. L'aggredito che s'è ratto scivolar di tasca il portafoglio e dichiara • niente da dichiarare• al dazio di rapina. il fcnto e caduto che si dà per morto a non ricevere altri colpi e mortali, sono degli svelti, dei furbi. L'etica ammette la furberia purchè mo– tivata dalle nece~sità della difcba e del– lo scampo: e la concede come pratica arma rivendicatrice al debole oppresso. o minacciato nella sua stessa passibilltà di esistere da un \'al\'a$SOrc, da un fur– bo e potente. La commedia dell'arte, il gioco dei burattini, la favola moraleg– giante. la farsa e la commedia in gene· raie, discendendo a stadi mentali pseu– dc;,-ellci ossia ad atteggiamenti e a ,·alutaz1oni di tipo ~adico infantile (5 · 10 anni) o sadico giovanile, mitifica ed elauda come onorevole ri\·alsa la pro– dezza del furbo, del frodatore, del lesto– fante, del ladro con destrezza, dell'astu· to ingannatore (la \'Olpe, il formaggio. l'adulazione. il corvo) e de,:?li animali che nella favola f;Ogliono rappresentarli: volpicciattolo. gattino, topolino, cagno– letto, scimmiotto. Donde un'ammirazio– ne tradizionale per ,il furbo, per l'~scroc e per la relativa attitudine mentale, teo– retica: e per contro la derisione e lo scorno per le vittime del furbo. A parte i casi di difesa e di scampo. la furberia è attitudine e direi qualità dell'animo e modalità del contegno sicu– ra~ente infame: quand'anche il voca– Qolo contenga e serbi una nota di am· m1raz1one, sporCa ammirazione, per l'eroe della furberia. Nell'ambito della serietà e della one– stà civile, operosa e-ostruzione di una società e di una patria, de,•e ritenersi una frode: e così nell'ambito stesso del lavoro, del commercio, della produzione dei beni. Un commercio è onesto quando non vende articoli fa:;ulli. non prepara alimenti adulterati: è furbo e cioè diso– nesto quando invece di condire il ri· sotto con lo zafferano lo colora coi deri– vati dell'anilina. La furberia è una eva– sione dai propri compiti e dai necessari !~~~~: 1TI~i~t~~ech;ei::ii!~~~~e 0 rn7~t=~: rottamente osservati nella loro connes– sione, nella loro necessaria combina– zione logica, e direi logico-matematica La furberia cospira alla cancellazione e alla distruzione della vita associata. so– stituendo l'attività storica con una pseudo-storia o, peggio, con una non - storia; in ogni caso con una fabulazione iurpe e ladresca che sfocia all'insensa– tezza e al nulla-di-fatto. Il furbo. il lestofante. colui che inganna e deruba pro~rammaticamente popolo e co-nune ( Vulgus vult dccipi u). io sfruttatore della ignoranza e della opacità dei sem– plici. vale a dire dei cretini. è da col· locare negli imi gironi dello inferno etico: e l'etica secolare ivi appunto lo colloca. Anche nella vita estetica. nella galanteria e nell'arte, furbo è quegli che crede di poter utilmente indossarè una camicia sporca per il ,:?iorno di nozze, o per 11giorno di gloria. CARl,O Ei\llLJO G.-\DDA Jll~OllA:\Z,.l * di NICOLA LISI Sul colle, d1 mattina presto, quando però si er.a .già levato il sole, al tronco d1 due ohv1 dirimpetto, due spinti ce– lesti. con le ali abbassate, si 'presero a parole, Diceva l'angelo al diavolo: • Vat– tene! Costi non ci puoi stare: l'olivo fra tutte le piante è la più sacra!•. Il diavolo non s1 sarebbe ,·oluto muovere per niente, ma quel che era virtuoso nell'olivo lo sping:eva innanz1. Per non dare comolcta soddisfaz1onL· all'avversario andò poco lontano: sul ciglio del campo, con le spalle ad un cipresso. Non appena si fu a contatto de_lle .raccolte fronde dilungato. l'angelo gh d.1ssc: e Dopo l'olivo, vai proprio a sceg!Jere la pianta che dell'ininterrotta preghiera è simbolo evidente! Alza il capo e guardia con quale intensità la sua cima è orientata \'erso il ciclo, da ~~:• ~~~~i~~ ~~~~!~~ • t.ra~ ~~o ,~;I :U~~~ che metta in agitazione il diavolo come ricordargli la vicenda della sua scon· fitta, perciò subito rispose: • ~le ne va– do. Ci ho di meglio: avvicinarsi vedo un uomo». Era un contadino con la zappa. che si recava d1 malanimo al lavoro. Be– stemmiava a voce alta e, pure a voce alta, ne diceva le ragioni. Il partito che gli piaceva era rimasto soccombente sebbene avesse avuto molti voti; cioè in minoranza alle elezioni. Malediceva Id– dio soprattutto perchè per levarsi il gusto della rivincita bisognava che aspettasse altri cinque anni. Giunto in quello spazio fra gli ollvi ed il cipresso, prese a continuare, per il lungo, l'apertura della fl>ssa. Però nemmeno i ripetuti srorzi del petto e delle braccia gli ierravano. dall8 gola in bocca, il sobbollimento delle impre- cazioni. ' 11 diavolo, che aveva seguito il conta– dino m tutte le sue mosse. piano piano, ma l~ggero come un soffio, gli si ag· · grappa alle spalle. Quello strettissimo contatto soltanto nell'anima ebbe effet– to. Essa si dilatava di odio al punto che per tro,-arc sfogo richiese la imme– diata sospensione del lavoro. Il conta– dino rimase fermo e con la zappa in alto. L'angelo. in meno di un istante. si portò dall'olivo alla fossa, dove si· di– stese. Il diavolo suggeriva al contadino. con una insistenza senza requie se pure al massimo Sommessa. che come si era sfogato dentro si sfogasse anche di fuo- * L';Umanacco Letterario Bompiani ri– prende quest'anno le sue pubblicazioni. L'Almanacco sarei formato dalle antiche rubriche annuali relative alle lettere e alle arti. con riferimento, naturalmente, allo storico periodo clie abbiamo attra– versato dal 1942 (armo dell'ultimo Alma– nacco) ad oggi. Not consideriamo tuttavia che il fulcro dell'Almanacco del 1958 sia costituito da una iniziativa che si chia– ma· • li vocabolarietto dell'Italiano•· Si tratta di questo: noi abbiamo scelto un centinaio dt parole che sono tra le più correnti e che, pertanto. strumento essen.:ìaie della vita collettiva, ne deter– nunano il senso e H valore; come: Ami– cizia. Cinismo. Demagogia. Furberia, Fu– turo. Patria. Onore. Dignità. Cultura. Re– torica, Persona, Societti, Liberto:. Tolle– ranza, ecc. ecc. Ctascuna di queste parole L·rene affidata a uno scrittore perché l.a illustri secondo la sva esperienza. secon– do la sua visione della vita. Non vien chiesta certo una definizione in senso • clas.~ificatorio •, ma mezza pagina. una pagma. in cui o attraverso un apologo. o attraverso un ricordo. o attraverso un ragionamento analitico si intenda preci~ sare il significato della parola, liberan– dola da tutte le incrostazioni ch:e il con– formismo e la pigrizia vi hanno depo– sitato. Vogliamo aggiungere che nell'assegna– re a questo o a quello scrittore una pa– rola - (per ragioni di lavoro spettava a noi questo compito) - non ·abbiamo seguito nessun criterio particolare. per– suasi come siamo che tutte queste paro– le si eq111valgo110 m quanto confluiscono in un impegno morale. VALENTINO BOMPI.\NI CESARE ZAVATTISI r1. zappando a tuua forza. Ma quegli non riusciva ad essere obbediente. Ve– deva che della fossa era sparito il fondo: gli sembra\'a dì stare in sospeso su uno specchio che riflettesse il cielo: B~stò quella pianificata luce a fargli sperimentare un nuo,·o sentimento· quello di chi passa da una minoranza a un'altra e ne ha, per prima cosa. un senso. al 1:uore, di alleggerimento. Non che questa non aneli ad allargarsi. an– zi!, ma però nella pace profonda del silenzio; senza dunque le ansie delle ricorrenti spasimose attese. Allora l'angelo solerte uscì dalla fossa. subito. annullando la propria luce ai sensi Da vittorioso rimase accanto al contadino mentr'egli lavorava. pèr de– finili\'a speranza - dal te.rr.estre al ce– le:'.>te- alacremente. NICOLA LlSl JI 11. 1 O * di ALBERTO :'IIORAVIA Il mito ha un significato culturale ormai abba;;tanza preciso; e ne ha uno di esperienza personale che varia da in– dividuo a indi,·iduo. Mitologizzano la realtà 1 bambini e gli uomini a carat– tere infantile; all'infanzia dei popoli ri– s.algono i i:rrandi miti magici e religiosi. Per questo. si può affermare che il mito, sia nell'individuo che nelle società, è indizio di primiti,·ità e di infanti1ismo. Il che non toglie che esso sia talvolta una forza determinante così nell'agire individuale come nella storia. Nell'individuo il mito non è spesse, che una tecnica di compensazione per agire in circostanze oscure e difficili. L'uomo mitologizza le cose più di\'erse per compensare la propria ignoranza e darsi una giustificazione all'azione. In altri termini è mito tutto ciò che non si conosce ma di cui si afferma lo stesso l'esistenza con animo inconsapevolmente interessato. Per esempio un paese, un uomo. un partito politico, una fede re– ligiosa ,·eng:ono mitologizzati proprio da coloro che hanno bisogno di credere in quel paese. in quell'uomo. in quel par– tito, in quella fede al fine di superare gli scogli di un'azione che con il solo ausilio della ragione non saprebbero affrontare. Il mito in questi casi consen– te di fare il salto qualitativo dall'inten– zione all'azione: salvo poi a rivelarsi più tardi, all'urto inevitabile con la realtà, come un camuffamento compensatorio di insufficienze ignorate e inconsape,•oli. Ci sono tutta,•ia anche dei miti posi– tivi, per così dire, ossia originati non da insufficienze bensì da prese di pos– sesso della realtà di specie irrazionale e ineffabile. Oggi i soli che siano capaci di_ creare questi miti sono gli artisti. Il mito nell'arte sembra essere insepara– b\le dalla poesia; la sua presenza sta a dimostrare che l'oggettivizzazione di qualche aspetto .della realtà è stata rag– gmnta .m man.1era complet.a. per solo approccio d1 simpatia -e d1 intuizione, Cuori dei meccanismi della ragione. .\LBERTO MORAYl.-\ ili OD A * di :'llARIO PRAZ Non si \'Orrt'bbe ridurre tutta la sto– ria del gusto a un conflitto tra la linea retta e la curva. risolvendo in un loro meccanico alt-ernarsi una varietà piena di sfumat1.,1re innumere,·oli. Tuttavia esse rimangono come poli opposti verso cui tendono le mode. e la prevalenza dell'una o dell'altra imprime il suo ca– rattere di un'epoca cerca di esprimersi polarizzandosi verso l'una o l'altra. Ua. Settecento m Poi quest'alterna aspira– zione è divenuta spesso cosciente. e la retta e la cun•a sono state investite di qualità etiche. nella prima ,·edendosi ora Uf! simbolo d'ordine, di forza. di autorua. non s.o che di marzialmente solenne o di ieraticamente severo. o:-a l'espressione d'una vuota e insipida eti– chetta ufficiale; e nella seconda, dai suoi e~altatori un :-imbolo di grazia, di uma– nità, d1 fecondità, di magnificenza, dai suoi detrattori un paradigma di mol– lezza, di gonfiezza, di leziosaggine. Po– trebbero anc-he vedersi nelle due linee l'elemento mascolino e il femminino dell'arte, concludendosene per la neces– sità di entrambe, e per il danno appor– t3to dalla loro reciproca <'sclusione; giu– dicandosi non meno oziòse le discus- sioni sui loro rispettivi meriti di quanto non sian quelle sulla superiorità del.i'un sesso sull'altro. ;\{a quel che n: pare soprattutto istruttivo e insieme di:e:~o~o è il graduale affermars;, d"un gusto, di– ciam così. rettilineo o curvilineo. h. una epoca dominata dall'opposta te::::iderua, finchè, sorpassato il punto d'equilibrio. la situazione si capo\'olge, e. di li 3. un certo tempo. si accentua un moto in senso contrario fino a un nuo,·o turba– mento dell'equilibrio, e via dicenèo. co– me in un congegno di moto perpetuo. (Vista dall'Altissimo. tutta la st.>1:3. della Terra, non solo quella del gu~!o. può forse apparire né più né meno che un giochetto di questo genere~ )IARJO PRAZ ~ .-l 1. 1 (j R A * di ITALO CAL\TIO Sta per morire. Gli uomini (gli ha· liani) la amano. non l'hanno ma.i amata tanto come oggi. E così amandola la uc– cidono. Le coste. nei punti più belli e una volta solitari. appunto perchè belli e solitari la gente \7JOle andarci. fer– marcisi. star li: e sono in tanti a voler questo, non in pochi come una ,-alta; ottimo segno, d'ingentilimento generale dei costumi: così si costruiscono sul mare grandi casamenti come in città, gremiti d'appartamentini con la vista, e grattacieli. e distributori di benzina, e locali danzanti con le insegne al neon. Le montagne. i posti più belli e im– pen·i, è un bene o un male che sia tanta la gente che vuole andarci? E' un bene, no? Quindi le funivie portino sulle vette com1ti\'e di signori obesi e di signore coi tacchi. )folle città. do,-e rara verdeggia una fila di ,·ille, un tempo quartiere residenziale fuori ma– no, oggi l'assedio del cemento da tutti i Jat1 le condanna e insieme le promuo,·e si destino di aree fabbricabili; graz1e se qua e là si salva qualche albero. Però - dite voi - per fortuna in It~lia di natura siamo ricchi: hai voglia prima che col cemento e col bitume si sia riusciti a ricoprire tutta la lungbez.– z~ delle nostre coste (pensa - dite ,·oi, giustamente - al Sud!l, prima che tutte Je sterminate Alpi siano nascoste da cartelloni pubblicnari! E quand'anche per ipotesi tutta l'Italia fosse urbaniz– zata, ci resterà sempre qualche atollo del Pacifico, per non parlar del Mato Grosso .. A,·ete ragion~ voi. esageravo. )l'affretto a consolarm1. mi dò d'attorno, ,·ado a cercare la natura dov'è. non do– ,·e vorret che ci fosse ancora. Però chis– sà mai quale malinconia m'è presa: là dove tro,·o la natura più intatta, più splendente, non riesco più a provarci il piace~e di prima _Guardo il paesag– gio e g1a penso: se ct passasse una au– tostrada. qui sarebbe un buon punto per. ui:i bar. con un terrazzo, gli ombrel– loni, e un punto panoramico, uno che voles.se comprar~. non dico molto, cento me tn q uadri, c1 fa un palazzo. esposto a.I sole, magari di sei piani ... E già sono sicuro ('he quando ripasserò qui tra un p~lo d'anni. tre, al _massimo. questa mia visione os;;:essiva s1 sarà già avverata. E' che ormai ho capito come vanno le c<?se: ~i miet occhi la natura sana, ver– gme, 1i:idom1ta. si dissolve, come in un m1.ragg_10,e _app_are quale se non oggi domam mev1tab1lmente sarà. Ho capito questo: che la natura è mortale· non è quell'eterno termine antitetico ~U'uo– mo. l'altro da sè cui continuamente ~~~t~~~~1iii:il~ngi~~~~:z:e~:Ì =~ e appena se ne è visto un framment~ morire, è già come se tutto fosse perso ogni foglia di prato. ogni pietra di sco~ glio è un illusorio rinvio che la storia ~1uif:ncede, ma che non significa più Sono disperato? Io? Non ci penso (cont.lnu& a. pa.c. t)
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