la Fiera Letteraria - XIII - n. 25 - 22 giugno 1958
Domenica 22 giugno 1958 Gti ~crittorl di Sola ria. ln primo piano d11 sinistra: Nan netti. Vittorini, Montale, Bon– santi: dietro: Franchi e T•m panaro NELLA SUA POESIA L'ASSILLO DIRITROVARE L SPERANZA * ,ti GIORGIO ('~I 1 11 /ltJ.l"I Ho conosc'.uto troppo tardi !"intenzione cessità f;guratlva (anche se c"è di mezzo deJ:,a Fiera d, ded:care una pagina alla Il ricordo del Camposanto di Pisa, o del memoria di Vieri Nannetti per poter of- brucghelinno Trionfo della Morte: e non frire, con qua:che utilità. un m'.o conti+ sarebbe difficile risalire a certe visioni buto sia pure modesto. Tutt.av:a, se un e trionfi, o a certo grotte.sco italiano). Ma angolino testerà l:bero tra le tante cose anche li, a voler guardare oltre la raccla– g;ovevoli che s: diranno, voglio sia reso ta gotico-barocca, o d'un romanico quasi manifesto un segno della mia 1rascura11- alla Wiligcimo (però d'un •rozzo• quale za. Della mia e un poco dell'altrui, giac- so'.tanto i letterati più scaltriti sanno chè saremo più d'uno, nel triste anniver- raggiungere: e tale è in quel punto il li– sario. a rammaricarci di non aver fatto mite del linguaggio nannettlano, il suo se– abbastanza, o dì non a\'er fatto add!rit- greto secentismo); a voler penetrare oltre tura nul:a. qu-antl ne avevamo :a possibi- le spesso stupefacenti architetture me– lità materiale. arLnchè tra le poche voci ll;chc, senti che dopotutto anche quello autentiche alzatesi a cantare o comun- armamentario. che poteva sembrare li– que presentatesi al pubblico dopo Ja bresco, fa parte d'un rovello ch'è invece guerra, Cosse in primo luogo cons:derata nel profondo dc.Ila carne e dello spirlto. questa. D'altronde., e non è di poco, Nannetti La poesia di Nannetti (ad essa sol- sembra apparentarsi, per certi aspetti, ai tanto mi riferisco) è aspra e non facile. poeti dello stampo di Rebora, il quale lontana non poco dai gusti correnti. e proprio coi frantumi dei più marmoreo e c1ò può !orse scusare in parte la scarsa • antt~at!co • titanismo nostrano compo– attenz:one prestata al poeta nonostante se, Cortemente esprimendo, i momenti più l.a forza della sua voce. ricca, sì. d'anti- alti d'un drammatico travaglio morale. E che radici letterarie, ma non per questo ciò anche se Il linguaggio di Nannetti è meno implicata. nell-a sua composta seve- tanto più ordinato, sen1.a le fratture o rità priva di convulsioni formali. nel più lmputature reboriane. e semmai più vici– alto assillo del tempo corrente: quello no, per certe cadenze e scintil:amenti del– vergente a un necessario ritrovamento. o lo sca:pe:·lo soprattulto In Poesie, a quel- Invenzione, della Speranza. lo di Betocch'.. Certo, in alcuni co mponiment i c'è dei Ma sono discorsi inconcludenti nella byronismo che può infastid.re, visib:le loro fretta, che toccano soltanto un punto ad occhio nudo; come nell'ìn!e rnale be- di questa alta meditazione della morte stiario dei libro IV di Apocalisse puoi (cosi gremita di carname ma anche così sentire. magari troppo corpulento per un tesa alla luce). e perciò fermiamoci qui. orecchio d'oggi, un medioevo che non paghi d'aver confessato r:ngiusta • tra– ignora gli incubi di Ih!cronimus Bosch. scuranza •. e con l'augurio sincero che mentre a volte il compia cunento de : a:tri. in questa medesimJ occas:one o da 1etterato trapela nella fitta mostruos.tà essa spl'Onato. vogiia alf'.ne col1ocare il degli stessi vocaboli scelti, i quali han poeta scomparso - con luce d'intelligen– tulta l'aria di voler concorrere. allo sco- za critica - al giusto posto nell'affresco perto. a una specie di • messa in scena•· della nostra novecentesca poes:a. piuttosto che a una vera e propr'.a ne- GJORGIO CA PRONI LA FIERA LETTERARIA "UNA E ATTA RAGlONE • REGGE LA NOSTRA SORTE, COL RIGORE • MUTO E SEGRETO Ul UN'ALTERA LEGGE,, * Pag. 5 BREVE SCHED NANNETTI, L'ULTIMA AFIRENZE per la • sua poesia Seppi ch'era morto da u1U1\'0ce anonima che ml chiedeva. al telefono, un "pezzo" su di lui. per il giornale di domani. Modo pjù esteriore, e duro. ~a– rebbe stato difficile Imma– ginare. Da dieci e più an– ni ci si vedeva quasi ogni giorno. seduti tutt'e due, a un3 certa ora della sera, sullo stes!o divano verde. nella redazione dell'Ultima. Un caso, privo di significa– to. la mia a,.<;senwnella sua ora supren-..a: che mi ricon– duceva così. dinunzi ad una spoglta muta, per un col– loquio possibile, ora. solo con me stesso? Poichè la morte è sempl'e, mi sembra, un invito perentorio a un esame di coscienza: se si \'UOI rendere utile. e non sterile ,ijuo:::o, la memoria. Un caso, già: né mancavano ragioni e giustificazioni precise nella logica çlei fatti. Che è, in tutti I casi, peraltro. una logica irrime– diabilmente insufficiente. Della mia assenza. infat– ti. una r.agione più profon– da e vera emergeva: e si racev,l rammarico, si tra– sformava in rimorso d'aver Intuito troppo tardi il ,·ero senso dcli.a presenza uma– na di Vieri Nannetli, di aver lasciato, almeno un poco. disperdere. nella su– perficie della consuetudine un rapporto ben altrimenti radicato, ben altrimenti ri– goroso e stretto. Non m'era sfuggita. no di certo. la lezione della sua misura fiorentissima, l' ncutezza mordente dellu sua intelli– gente ironia, la sua capa– cità, rara, d'ascolto; la sua strenua serietà morale. Non ave\'O certo mancato allo appuntAmento né con l'ami– cizia per l'uomo di tah qualità né con la stima per l'artista di finissime ed espertissime sapienze. Ma. nel fondo dt mc stesso. a veva I ndugiato a lungo il : :ospct.to che quel quotidia– no trovar ci nella medesima stanza fosse frutto più di contingenza che di neces– sità: che, cioè, fra \'itine– rario dell'Ultimn e quello suo personale cl fos~e. si. in atto. e da tempo. un incon– tro magari reciprocamente attivo. una indubbiamente sincera collaborazione: in– contro e collaborazione, tuttavia, non privi di un certo limite cosi da non po– tersi in alcun modo mani– restare in una pienezza dì comunità spirituale. Troppa diversità di partenza, mi pareva. fra le sue esperien– ze Jettera rie e la ricerca propria della rivista che. sia pure in forme diverse e mag,3ri conruse. era sem– pre stata. fin dagli inizi. essenzialmente religiosa. Né bastava a cancellarla. mi dicevo. il suo crescente in- * tli 1IIARIO GOZZlì~I tere%C per un certo ordine di pro'.llemi, vi.a via che noi ci andavamo sempre più riconoscendo. a nostra \'Olla. in una esatta e co– sciente misura cattolica. - Cosi, per anni. E \'amici– zia e la stima. per .Quanto fo~sero venute crescendo e approfondendosi, non s'era– no mai aperte a quella con– fidenza abbandonata ch'è il resultato umanamente più valido e schietto della ri– conosciuta fraternità degli animi. Ma ora, da qualche settimana ,appena, m·aveva dato a leggere il suo poe– metto Apocalisse in baroc– co. che sarebbe dovuto u~cire stampato di li a po– co. Non saprei ricordare, oggi, quel che gli dissi. parlandogliene. Sentii tut– tavia con estrema chiarez– za. quella sera, di fronte alla sua spoglia muta, nel colloquio amaro con me stesso. ch'era un esame di coscienza, sentii come aves– si mancato l'appuntamento decisivo. Poiché il suo iti– nerario d'uomo e di scrit– tore. d'autentico poeta. mi appariva, con persuasiva incisività, una risposta straordill3riamente precisa a quelle aspirazioni, a quelle richieste, a quelle proposte che nell'Ultima avevan trov-ato. da più dl dieci anni, la loro tumul– tuosa e progressiva espres~ sione. Avevamo polemizza– to contro la letteratura-di– vertimento, contro l'inven– zione narrativa e poetica fine a se stessa. Avc.vamo sostenuto il carattere, In qualche modo. sacro deli,3 poesia e dell'arte, come portatrici di una rivelazio– ne, in ultima analisi. reli– giosa: e proprio per questo avevamo polemizz..ato anche con una certa letteratura troppo frettolosamente im– pegnatasi a parlare di Dio, cedendo più alle suggestio– ni di un.a moda che a una autentica vocazione di fon– do. E quando, negli anni recenti, avevamo dichiara~ tamente jntrodotto nelle pagine della rivista I.a teo– logia (convinti che solo ri· prendendo contatto con la n scienza di Dio,, nei suol aspetti più vasti e aperti. si sarebbe potuto fondare una rinno\--ata unità di lin– guaggio culturale e la pre– senza religiosa nella lelte– ratura e nell'arte avrebbe potuto acquistare un senso -attivo). ci eravamo soffer– mati a considerare il mu– tamento della tlsionomia di Firenze. un tempo simbo– leggiata nelle Giubbe Ros– se e ora diventala "città teologica" (non soltanto per La presenza operante di Giorgio La Pira). magine puntuale: al con– trario di quanto avevo l-emprc sentito. c'era una corrispondenza quasi incre– dibile Cra la storia di lui e la storia della città, fra la sua figura splrituclle. quale l'Apocali.,sc la defi– nivo. e le tesi sostenute dail'Ulttmn. Anzi, proprio lui quelle tesi ce le resti– tuiva. per cosi dire, attua– te. Partito OOlle Giubbe Rosse .era approdato a quelle sponde dove la poe– sia si fa preghiera, contatto con un Asrnluto che ha le sembianze, non più vaghe. non più astratte, del Dio Persona. Già, perché era un poeta: e a lui era stato dato di toccarla. quella sponda dove l'esperienza letteraria riceve la sua ul– tima consacrazione; venuto sulla nostra stessa strada, era andato ben più a\'anti di noi. Di noi che, nelle no– stre raticate e inqualifica– tlsslme pagine si era potu– to soltanto re~istrare. cer care, auspicare; mentre Jui aveva sentito, rAggiunto, espresso: anche per noi. E quella sua Apocalisse (dove l'esperienz.a scaltrita del letterato. tuttora presente, e come!, si !a funzione. ap– punto, d'una poesia-mes– saggio, d'una poesia-trasfi· gurazlone del dolore, d"una poesia-preghiera: ma sem– pre intri~ ·e palpitante di caldo sangue umano). quel– la sua Apocnli,se ci resti– tuiva il senso profondo di quei dieci anni e più di quotidiani incontri. della necessità che li alimentava. Una eRalln ragione Rer,r,e la nonra ~rte, col {rigore Muro e segrero di un'attera (ler,r,e. Son parole sue: e ml tor– navano insistenti nel cuo– re. or fa un anno. nel col– loquio con mc stesso ch'era un esame di coscienza: don- • de si chiariva quel che son venuto dicendo qui. Acuto era il rammarico di non a,·erlo sentilo prima: così distintamente da poterglie– lo comunicare. da poter gioire insieme d'un'amici– zia diventata fraternità. Anche questo l'aveva detto: Ma i giorni un dopo l'altro {ci sommergono. Acqua densa e corrotla. (che traduce I sor,ni e le proposte nei (meandri. Le omissioni: In fondo, ecco il nostro peccato quo– tidiano, la trama segreta di tutta la nostra vita. Ed an– che verso Vicri Nannetti io mi scoprivo peccato1·e. Per questo, appunto. la no– tizia della sua morte m'era venuta tardi, da una voce estranea nel telefono. MARIO GOZZINI Ebbene, proprio di que– sto mutamento l'itinerario di Vieri Nannetti era im- .Venezia, Riva dcJli Schiavoni, 19i15: da sinistra, Neri Pozza, Vierl Na.nnctti e Aldo Carne rino Di Nannetti. a chiarirlo. va subilo ciel- lo eh-egli fu un lemperamcnlo. un ca– rattere e che penò a ricondurre all"ani– ma la sua umiliala superbia. all'espre'l– sione il suo imperalivo e il suo detta– to. alla parola e al verso il racconto * di ~uJFo.n;o G,I 1'TO M AGRO. rattenuto .e impetuoso. come lo conobbi ,-entiC'inque anni Ca, al tempo de e I nudisti di !\tonte Catterina ,. così \'ieri );annetti se ne è andato lasciandoci le sue cPoesie, e questa • Apo– calisse in barocco• che egli non ha fatto in tempo a vedere. Di Nannetti. a chiarirlo. va subito dello ch'egli fu un temperamento. un carattere e che penò a ricondurre all'anima la sua 1..1miliata superbia. alla espressione il suo imperativo e il suo dettato. alla parola e al verso il racconto. Va detto pure che non sempre riusci a sottrarsi alla sua srena po– lemica. al suo piglio: e. d'altra parte. non sempre si rassegnò alle proprie imposizioni: la sua poes:a vive in questo contrasto operoso che la letteratura alimentò con la durezza toscana della parola e di una sintassi che nel rifuggire dal declamato p:ù spicca e conclama la sua impervia riottosità. Nannetti fu un romantico sospettoso dei propri abbandoni. e per altro abbandonato a risentire epi– grammaticamente. con estrema concisione. il valore del suo gesto e della sua retorica. Fuori dalla e pu– rezza ,, egli cercò di giungere per impurità at:e virtù quasi emblematiche dei mistici. E l'eloquen– za non gli dissimulò le cadute. lo scarto tra l'essere e il voler essere. tra la libertà e l'anarchia. !\la la giustizia. la sua volontà di definizione. fu sempre faziosa. Le trentuno liriche di cDeclamazione• non sfug– gono a questa vicenda della finzione nannettiana. del vedere agrezza, del vagare con cuore sognante e temerario. del non volere docih pianure. del voler correre con le fiere scorrette netta poluere, dello scegliere miti estremi. e cosi via. Attraverso echi leopardiani e foscoliani e un senso perenne– mente obliquo e tangente della tradizione e del verso tradizionale. Nannetti risente di :.\lontale e di una pur dissimulata koinè ermetica. La quinta poesia di • Soste del malumore. che e una bella poesia (Ero forse la nucola che caria - o !'albero che $Crotta foolie e latice ... espone come meglio non si potrebbe il risultato di questa ispi– razione composita. C'è di più. Le liriche di e Di– mostrazione dell'autunno,. pur acuite qua e là nel quarto e nel quinto grado ermetico. confermano. nella pausa e neUa perentorità del patetico, tutto il presentimento montal:ano. ma sciolto e come al– lentato. alla larga. nella voluta impre<":isione dei simboli. (Sul tavolo di. marmo la rissosa - acetilene /rigge e a repentaglio - pone insetti testardi... oppure La mano pesa sopra il ver.chio tavolo - e con dita avotute - tenta il sale riverso ...). Incomincia allresì a farsi strada il Nannetti. spe– cie nelle e Varie, del primo volume. il tipico parlato cardarelliano che in e Apocalisse in barocco, con– voglierà insieme l'ironia. la superbia, il cinismo e l'umiltà del poeta iµ vista della morte e di Dio. E" una poesia che cerca di tramuL2re in occasione la memoria assidua e quasi ossessiva dei giorni: poesia persino di personaggi. La cronaca immette cruda– mente il disagio della sua dimensione prosastica. del ricordo reperibile, della brutalità pittoresca. nella intonazione stessa del verso. quasi a romperne la indifferenza.. Ma l'alternativa è difficile. rischio:sa. e N'annetti s'assicura ancora una ,·olla il tipico e sug– gello, montaliano che meglio lo porta a fondere i toni di un congedo sempre [ermato alle ultime parole di ogni lirica e sempre ripreso. Nannetti torna alla sua irritata icastica. alla botta poetica e vi sottintende quasi una stanca. pro,·ata. pazienza di riflettere. di ragionare irragionevole. il suo desiderio di avere una fede da un astratto e pure inclemente paesaggio di Cede. E' una poesia che la morte ha fermato da ultimo nella sua imma– ginazione povera e picaresca. in un'ibrida hiblicità. o. scopertamente. alla soglia della preghiera. 11a ripeto: è una fede e vista•· un"idea che si fa per– sonaggio. paese, città di tenebra e di luce. barocco. ALFONSO GATTO S 'f O Il I A SE G R I~ 'I' A D FJ l-1 I, E «FA lr IL LE DEL ì'I AGLI O» * Della t,•istezza n1i servo per concinie niiei fiori * D'Annunzio reputava di avern in quelle sue pro~e saputo trascendere le misure di ogui a1·te plastica e musica fl 19. una confessione e una promes– sa: • lo ho attra,·ersato un periodo di inquietudine e di ricerca affannosa. per ceni problemi tecnici che ho quasi ri– solti. Mi ti riconfermo artista inespu– gnabi!e e strafottentissimo. Il 21 mi ri– metterò :tlle \'enti ore cotidiane di mi– racolo. Ora la\'oro appena 8 ore. come un buon operaio J>rovvi.sto di orologio con catena. Non sono lieto. ma della tristezza mi servo per concime a· miei fiori•. Ancora pochi giorni e le prime copie dell'opera saranno pronte e. a parte alcuni erron di stampa. risulteranno ott.me anche all'infatlcab;le el es!gen– tissimo autore e li nostro sforzo merita d'es~er coronato di quercia come l'in– cudine ~imbolica •· che figurava allora nell'emblema editoriale dei Tre,·es. e lo sono inquieto e triste. qui solo. Mi son rime~so a sfa vi.Ilare.• 23 luglio 1924. FJnalmente. l'uno agosto 1924 uscì il primo tomo deLe Fcwi!•e de nwg.1,1 dove. fra gli altri e studii del vivere inimitab:le ,, (i. primo dei quali e H venturiero senza ventura. datato: Firen– ze. 29 agosto 1898. e pJbo'.ica o ne: Cor– riere della $CM drl 10 cettc: ·!)re 1911), figura anche Il secondo amante cli Lu– cre:,a Buti. n' :o; UH17. m,. ~ 1tto o ripreso e r:scr:tto allora .-\ q~1e;,to punto c·e da precisare un particolare. Il 2 settembre 1924. per i-ment:re la notizia tendenziosa della sua adesione alla Lega italica. ideata da Sem Benelli in oppo<z:one al Fa– scismo. D'Annunz:o ind:rizzò una pub– blica lettc-:-a al d'retlore della Prt)v:,1- cia di Brescia. In es~a rivendicò di es– sere e ridivenuto il solitario e orgogli<''-? artista del 1911 • e. contro oeni vile mormorazione. assicurò che e le not;ziP schiette del Vittoriale> e··ano t ·e. Pr:– ma: e Ho l'ccnziato il <ccondo tomo delle Faville, per la Casa Tre,·es ». Se- conda: e Per la Bottega d~ Poesia ho terminato Ja Figura di cera. secondo degli studi raccolti sotto il t'.tolo Aspetti dell'Ignoto•· (Lo stesso sotto il quale aveva già pubblicato. nel Corriere della sera. dal 27 luglio al 31 agosto 1912, le sei puntate della Leda senza cigno.) Terza: e Ho incominc:ato iJ mio nuovo romanzo Buonarrota per r Olivetana •. ì\la a Guglielmo Gatti. nella Vita di Gn– briel<' d'.\nnrmzio. le tre notizie son risultate e tutt'altro che schiette. se il Il tomo delle Faville usci solo nel 28. e la Figura di cera e la Buonarrotn non furono mai .scritte,. Ora: in quanto alla Figura di cera, nC1n si sarà trattato delle notes com– prese più tardi nel Libro segreto? (Cfr. Prose d, ricerca. li. 750-757.) E per la Buorwrrot<1 contentiamoci delle cinque pagine di appunti ripl'odotle nello stes– so Libro segreto (743-747). (Ma su I li– bri elle G. d'A. pertsò e 'rio,1 scrisse cfr. C. Antona Traversi: Nuova Antologia. I e 16 aprile 1929) Circa. invece. il secondo tomo delle Faville. che ru quel– lo intitclato li compagno clapli occhi senza cigli. in una lettera all'ec{itore del 25 no,·embre 1924 troviamo: e Le carte d~I Compagno te le porterà il mio novo messaj!:gero: e a questo proposito Suor Dolcina rch'era Antonietta Treves. mo– gl:e di Guido] ti dirà qualcosa in un orecch:o ,. Dunque la composizione del Compagno. cui aveva fatto ansioso cen– no in ~ma precedente lettera del 4 mag– gio '24 allo stesso. procedeva; ma il contenuto e l'ordinamento del secondo tomo. poiché uno soltanto era risultato i··ci mc:ente. eran già slrh ti c~m buon;1 p~ce del proto di Casa Tre\'eS, 4 mag– ,:;10 1924. "Ti supplico di proteggermi * ti i FJ l\' Il I (.'. 0 F A J., q U I contro i saccenti. Il tomo secondo con– tiene la continuazione del Compagno e dclla'Violante (circa cento pagine stam– pate de-I primo, circa cinquanta stam– pale della seconda). L'osservazione del proto è irrispettosa. Bisogna accettar tutto. stampar tutto. senza comprendere e senza fiatare. lo sono infallibile (papa laico) e questo urge sapere riga d'ila– rità la mia pena di galeotto della pen– na. Perché io spezzi l'una e l'altra prosa in due frammenti (divisi in due tempi). e spic~ato nella prefazione. Spero di meritare l'indulgenza letteraria del pro– to. t'è un po' matt et d'Anunzi. • Fatto sta che il lavoro continuò senza interruzione e anzi con crescente foga. fino al compimento di tutta la materia: e nulla di più naturale che vi fosse compresa anche quella del Compagno. In uno stralcio epistolare citato dal Franc1, sotto la data del 28 novembre 1924: e Puoi farmi novamente tirare le bozze del Compagno clagH occhi senza cigli?• Ma \'[ene il dubbio che ci sia inesattezza. poiche da una lettera del 16 majlgio 1925. in risposta a qual– che sollecitazione. ap('rendiamo invece: e Sopporta che io tenga sopra la mia tavola il Compagno dagli occhi senza cigti, terminato fin dalla fine di marzo>. Passano altri sei mesi e il 28 novembre a\'verte il caro Guido di aver e rifatto un novo ordine nel manoscritto del Compag110 • e di mandargli «l'indice definitivo pe-r modo che possa pub– blicarlo nella illustrazione prossima ,. Poi nell'epistolario coi Treves (alme– no nella parte anticipata dalla Nuova Antologia) C' 0 è un intervallo di tre anni e dal '25 si salla al ·28, con un biglietto dove fra l'altro si legge: e Al tempo medesimo (di un dizionario greco-italo e italo•greco. chiesto rnvano a Guido da Verona] mandami 25 esemplari del Compagno,. Segno che anche il secondo tomo delle Faville era ormai in circo– lazione. Dedicato alla Duse • che del suo genio e del suo amore - in tutta la sua vita di esilli - fece a se stessa alterne - una luce di lampada - una luce di rogo,. conteneva appunto anche Il compagno dagli occhi senza cigli. da– tato: 1900. ma anch·esso di scrittura più recente. (A Giovacchino Forzano. reca– tosi a Gardone per intervistarlo. poco prima che il tomo venisse pubblicato. disse: e Ho finito ieri mattina l20 mag– gio '28] alle 10. Ho lavorato anche ven– tinove ore di seguito senza toccar cibo•. Corriere della sera. 22 maggio 1928.) Ii 25 maggio. riposto in una cr1ssetta sigillata col principesco nastro azzurro e amaranto di Montenevoso. l'intero e voluminoso manoscritto venne affidato nelle mJni di Calogero Tumminelli. nuo– vo condirettore di Casa Treves (dopo la morte del Beltrami). recatosi appo– sitamente al \'ittorialc. E il giorno dopo toccò al settantunenne Andrea Molinari. assai provetto. iniziare la composizione a mano del testo. Il 30. tutto è già. com– posto e corretto. Il 3 giugno. le bozze ~ono rispedite a l\lilano con l'imp:ima– tur: e e voglio udire di qui non gemere 1 torchi ma stridere le macchine>. Dal 3 al O si effettua la stampa in quattro diverse edizioni, dalla comune alla spe– cialissima. L'll, consegna 3 D'Annunzio della prima copia ancora slegata. E il 20 giugno iJ volume è in libreria. con più di tre anni di ritardo sulla data progettata. Un tour de force per Casa Treves. sollecitato di giorno in giorno dalle lettere. dai telegrammi. dalle te– lefonate dell'autore. che. una volta en– trato nella fase conclusiva del lavoro. non si concede,•a e non concedeva più tregua. Al punto che. per evitargli ogni disturbo e ogni ritardo. si da,•a inca– rico a due carabinieri di montar la guardia all'entrata del \-ittoriale. de· tando a chiunque di ,·arearla. Nessuno poteva intralciare il gran la\'oro del poeta: e il poeta ~e lo aumentava con una incontentabilità crescente e con una minuzia implacabile. l suoi scrupoli non conosce,·ano limiti. l suoi allarmi oscil– lavano tra la raccomandazione e la dif– fida. e Tanto mi è lieve .lo scri\·ere sul filo del miv spirito e tanto mi è greve il correggere le stampe., Scegliessero buoni operai compositori e non glieli cambiassero. e Dovendo io dare alla Casa tre altri \·olumi almeno voglio a,·ere una piccola maestranza specializ– zata. come si dice ora di certi carabi– nieri reali.• Tre altri volumi, perché il III avrebbe dovuto essere quello più opportunamente intitolato: La guerra seriza cimiero: e il IV quello col vecchio titolo: La serua mescl1inclla ·dal gran cuore. E fu anche annunziato. dallo stesso Autore. nell'Ao– uertìmento premes~o al primo. che ai t:-e consacrati alle Grazie avrebbero fatto seguito altri tre tomi consacrati alle Parche. i\la né dell'uno né degli altri si st-ppe più nulla e !"accordo con Casa Treves ebbe termine dopo tanti anni. Termine reso maggiormente ma– linconico dal catti\'o esito editoriale toc– cato alle F'auille e lamentato con a~cre– sciuto or~oglio dal D'Annunzio nel mes– saggio ad Antonietta Treves in com- pianto del marito Guido: e .•. Ti ricordi del tempo quando di settimana in set– timana gli sped1,·o il manoscritto del Venturiero senza ventura e del Compa– gno dagli occhi senza cigli? Sapevo e so che in tutta la storia delle umane Lettere non v'è prosa da comparare alla vivida perfezione di quelle mie prose condotte dalla volontà di trascendere le misure d'ogni arte plastica e musica. Ma Guido. contro la beòtica tardità de– gli Italiani. fin dalle prime pagine ave,·a sentito. ave,·a compreso. a\'e\'a gioito nell'intiero suo spirito e in tutti gli or– dini della sua cultura. Te ne ricordi? Tu !"udivi leggere inebriato le più pro– fonde cadenze. seguire nella voce giusta le più audaci trasm:.itazioni della pa· rola. E fu ben egli il primo a divinare alcun segreto della mia ·• alchimia ver– bale .. Te ne ricordi? Erano gli ultimi due libri da me affidali a quella ,·ec– chia stamperia ... • (Corriere della sera. 15 maggio 1932.) E non par vero che quei due libri non siano piaciuti. che non siano stati riconosciuti per quelli in cui realmente D'Annunzio aveva radunato e le più belle prose, e le più ,·arie e le più ric– che e le più ardite. arditamente estratte dal libro della sua memoria•· Di li ebbe più ~ecisivo principio. e per la sicura amm1r_azione e per la coraggiosa condanna• d1 se. ti D'Annunzio postero di se medesimo. e ~e· più di,·ersi epi– sodi• del secondo tomo delle Faville e si rivela la parte migliore di me. E le Esequie delta giovinezza e il Mae– stro avverso sono pagine oltremirabih. (~o mi faccio. postero attento e sagace d.1 me medes1~0.)_t E q.uanto ciò gli sia costato. 1101 siamo heti di a,-erlc:, potuto confermare attraverso la docu– mentazione epistolare qui raccolta e<' esposta a maggior chiarimento del' storia esterna delle Fauille del mao' (continua). ENRICO t'ALQ I
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