la Fiera Letteraria - XIII - n. 25 - 22 giugno 1958
Pag. ~ ----- --,---,- ,---- - LA FIERA LETTERARI~- Domenica 22 g,agno 1958 ·Poesiedi Na11netti l!.l'A Sl!A PII.Q.'t.1 * SCOPERTE FERIA da POLIFEMO (Il) Noi, che dormiamo coi pugni serrati, i soeni non frequentano. L'atroce notte di larve brulica: nel cranio larve immonde, nei visceri, nel petto. Ci stanno addosso mura senza voce, ed insieme alle mura d'altre case, che non vediamo, tutta la murata città, che non vediamo; e quale bestia fiata. Seppelliamo la faccia nel guanciale e serriamo le palpebre, le dita. Non già ci ridestiamo con le trombe degli angioli dorati, né col crepito delle fascine tra gli alari, o un lieto sussurro di colombe: sono i corvi disgraziati ed i galli di bandone, il fragore dei carri ed il tormento delle sirene; se non sia un tonfo grave sulla pietra del pavimento. In quella eco mortale ora smarriti, balziamo dai giacigli ed all'acerba luce apriamo le palme con tremore: trovarvi almeno chiuso un filo d'erba. (da • Poeai~ •J BARISTA STANCO Quando si spenge l'aroma illusorio degli alcoli e del moca, e nella sala abbandonata l'alba s'insinua fioca e diaccia, sembra che alla mia scialba faccia, ai vetri ed ai metalli si raggeli un'ora disperata; dura un fiato rinchiuso che combatte l'acre fermento della segatura. Avvinto al malumore dei sassofoni lento discendo in una notte amara ove si aduna la poca luce attorno al diffusore sferico. (Che fai tu, luna, in ciel?). * (da. •Potate.,) Vita da vita: arcana tradizione di sangue e sale. La trepida gioia dei nascimenti fa dimenticare che vita è corollario della morte. II loro ambiguo amore era dapprima una selva di assalti, con cadute immemori. Qual'è sorte agli inquieti alunni dei rischiosi sentimenti, seguivano uno stanco itinerario. Lunghe soste agli spalti delle mura, fuori di mano, sopra dei gradini di pietra, o presso le nascoste anse del fiume. Coi dannati venti o con la pioggia, allora rimaneva la stanza cupa e misera, il giaciglio ruvido. Il loro amore era stato difficile: un tumulto col piglio dei rabbiosi accostamenti. Ma dalla notte appresero il silenzio, senza terrore. Nel silenzio lieti maturano i prodigi. Essa prende la mano del compagno, la posa sul suo ventre: da quell'urna la mano ascolta le onde di una polla ascosa, urti segreti. Sembra che case ed alberi riassorbano subitamente la seppia notturna, mentre nel cielo cresce, tra le mura e le fronde, una fiamma d'alba precipitosa. (da .. ApOCalfUe 1n Barocco• Il, 16) * Va, senza volto, errando per le stanze della sua casa nuda; palpa i muri che non hanno memoria. Quando mori, fu come se la ruota di pietra molitoria fosse andata a pezzi n'el torrente. Cruda morte, che rese muti i familiari. Parve un assurdo, durare. Poi la moglie recu~rò la voce, tra lenzuoli nuovi, col minatore che la trasse m terra forestiera. Adesso è cenci e Anche sua madre, l suoi figlioli, tutti, tutti son morti lungi da quei mu:-i. La casa è sgombra, e nella stanza diaccia, dov'egli cadde, lo scorpione dòmina tra fiori di salnitro. Senza pietà, senza speranza, egli erra con faccia d'ombra. (da. 11 Apeca.'t~se in Barocco, II. 13) * Per me non recidete dai palmizi fronde· o grappoli, all'ora del cordoglio. Non bruciate per me resine o mcens1. Voglio i fiori avventizi. che scolorano sulle rovine cespugliose. l'edera dalle radici disperate, l'alga stretta allo scoglio. Non conviene onore a chi pose nei sensi una ragione che valesse il riscatto della vita. Non fui fedele. Spesso, di\·agando per poca strada con molto cammino, non udivo il segreto ammonimento. Né umiltà, né timore. Anzi che pronto, dimorai perplesso. Ch'io vada, adesso, quasi Per furtivo trasferimento; vada come vanno, in un luogo che vidi, sul tramonto, verso un'isola verde. Andar per acqua, pienamente frusciando, ché all'arrivo li coro delle passere non cada. (C1a • ,1,pocc.U.•al'! in Barocco• Ttl,. 2&) * state truccate e rovinate dal gusto vanesio del puli– to, dal decoro borghese, vanno riferite ad un perio– do di felice esecuzione, che sta, a un dipresso, tra la seconda metà del '500 e quella del '700. secondo uno stile co.stante per la ripe· t1zione dJ pochi motivi, che lrovano risonanza perfino nelle case di questo tem· po. si da conseguire una patente armonia chiusa e ferma, una sorta di accor· do persistente. contaminazione o In un pleonasmo, bensl nella per· !ella •impatia degli elemen– ti alloeenl, In un'Intesa col– l~gata allo scorrere degli avvenimenti, e con tale fe· deità da consegnare. come si diceva, una vibrazione, un accordo penlstente. do· ve il volo Improvviso del pettirossi annidati tra le pietre scagliose, il variare del bosco e del cielo, li coro sommesso di una fioritura magra e quasi segreta, 11 girovagare nervoso del ta· fan! e degli altri mogconi disoccupati, Il fraseggiare serotino delle fisarmoniche. ben si sposavano alle ma· donne dipinte sulle case, al brillare delle miche dalle vecchie pietre. perfino al· all'arrut!io dei piccoli ci· mlteri, restituendoli alla violenza delle Intemperie e della natura selvaggia 1 pa ,a d memo , ma1•0. 1 fino al Savoia. Certo <', cl~~ m m,;:zzo a tutte queste vi· ciSf:itudtnl, del resto comu· :ii In ogni valle di confine, il periodo di tempo nel qua– le ai dovrà fermare quel carattere, su cui abbiamo Insistito, va dalla fine del '400 a quella del '600. Sono intatti di questo periodo le affermazioni più vistose di quelle famiglie che qui ve– nivano costruendo Je loro ville e I loro torrazzi, pro– movendo e alimentando la riedlficazll'nc, e l'abbelll· mento delle vecchie parroc· chlali e cappelle: le (amlglle campleno, Marino, da Ba· 11 'OTTURNO Una sera che il vento era caduto dal cielo chiuso tra pesanti brume, io mi sentivo sotto il monito ostile di un errore non scontato. Lo spazio si serrava senza lume, in agguato. Udivo l'onda estenuarsi con gorgoglio lento sull'arenile. Gemeva invano il vincolo alla barca tenuta dalla corda alla sua fonda. Ferma paura e senso di caduta, muta viltà e obblivione sorda. Era stato l'orgoglio? Ovvero il seme del dubbio, che sovente lo seconda? Dal \'ertice, pietà, rendi scoperti i sentieri del cielo. Ed ecco che le brume si addolciscono e presto si dif'fonde un chiarore remoto, come un velo etereo. sul quale ora si appunta una timida stella: ed una ancora, e un'altra se ne scorge. Il battito dell'onde si fa testo, e la brena disperde la bonaccia. Finché dal mare, grondante di. luce. sorge la bella faccia della luna. (da e Pocsrt! •J * Siamo come una mandra innumerevole dinanzi al corso di lenta fiumana: l'acqua insieme la tenta e l'impaura, mentre di dorso in dorso va insistendo, con morso acuto e proditorio, l'estro bovino. Così noi morde un'umana ansia, che dura; lento si raggruma un terrore sospeso, muto. Siamo come accattoni stanchi al refettorio, temendo un piatto gelido, rappreso. Senza esultanza e senza pentimento, si va a tentoni. Immemori, a fatica, si avanza verso le supreme soglie con cuore greve, come verso il carcere che chiude la speranza in atrc volte. Nulla c'illude. Siamo come marce foglie sepolte nell'antica neve. (da. • ApOCa.!l.~se m Barocco• tV. 3Q) \'IERI NANNETTI Un disegno di Nannctti Partire è un po' rlcomin· c!Rrc a vivere, e sempre, a chi vi si accinge, si presen· tana due diversi Itinerari: il ritorno sul luoghi di una volta e la tentazione di un nuovo paesaggio. Sono due modi, quest.l, di giuocare col proprio tempo interno, due modi di abbandonarsi, se· condo lo stato d'animo Ini– ziale, alla speranza od alla nostalgia,, che, nnalmente, si identificano. La corriera cl portava sll, da Crodo a Mai.zio, a mezza altezza nella valle Antlgo· rio, che già iJ crepuscolo si era addensato In una neb· bla viola e soltanto l'ardito corno del CisteUa, 60rmon– tato da una barocca rag– giera solare, risplendeva ancora di una luce calda e vibrante, col palpito stes· so della dolomia. Si saliva traballando per una stra· detta piena di sassi. tra mo· nolltl rupestri, brevi prati deserti e boschi di casta– gno. Una gran calma. Lon· tani i greggi, lontane le mandrie pet· l'alpeggio. Chiuse le stalle, chiuse le case dei cristiani. A tanto silenzio doveva far riscontro, poco dopo, l'a!Iollamento della pensio· ne piena di 5trllli, di risate e di radio. Ma uscendo nel· la notte, a passeggiare sulla strada del paese, ecco che ci siamo Immersi nuova– mente nella pace di dianzi, turbata, o meglio scandita I dai tonfi Intervallali di un pallaio e, più lontano, dal coro alterno e quasi rituale ·della morra. ln alto la luna viaggiava tranquillamente e attenuava con la sua luce pacata, i riverberi Inquieti delle boscaglie brucate len· tamente dagli Incendi: fu In questa luce che, a sfondo d1 una minuscola piazza, fuori strada, ci apparvero le prime pietre e i primi ferri battuti di certe ca· sette secentesche. di un Seicento piuttosto rustico ed elementare, ma netto e dichiarato, come quello di una finzione scenografica. Un che di metafisico, di surreale. in questo Incontro: una specie di scivolamento del cronotopo; e la scoper– ta si venne arricchendo e sviluppando di giorno in giorno. Fu una rozza pietra, messa in rila con le altre in una lista della strada, che portava scolpito un nu– mero enigmatico, 1508. con lo zero a triangolo e Il cin– que fatto a S; furono le da· te incise sullo stipite alto delle porte di altre casette antiche e delle parrocchiali; I graziosi terrazzini: le in· ferriate. le sagome, le men– sole, a dimostrarci che la maggior parte delle costru· I zionl del paesi che sono si· tuall tTS Crodo e Baceno, e anche più in sù, fino a Formazza. qutindo non sian NO AVVERTIAMO PJU' L'APPRESSARSI DEL SUO PASSO * Dobbiamo apertamente confessare che non abbia– mo alcuna vocazione per l'antiquariato e per le pas– seggiate archeologiche, né alcuna tendenza all'erudl· zione circostanziata e esau– riente. Può sembrare, per– ciò, perfino strano che chi sia uso passeggiare tra marmi illustri cd illustri arenarle possa essersi sof– fermato a considerare dei monumenti. tirati sù spes– so con grande parslmonl.1 di calce e con un prodigio· so disdegno del filo a piom– bo, la cui modestia rende inconfrontabili con le gran– di opere d'arte che sono lo· ro contemporanee. Vorrem– mo allora fare intendere che in questa nostra occa– sione la grazia derivava tutta dalla scoperta minima, in un ambiente che poteva esser sopraffatto dal richia· mi perentori della natura: troppo facile, per chi abbia gambe e !iato, tentare l'av– ventura delle boscaglie, an– dare incontro alle acque che cantano dappertutto, segui– re l'altissimo segno del fal– co. Egli è che, invece, quel· la scoperta non si precisava già in contrasto, in una Della qual gente {attua– le) non abbiamo niente di particolare da ricordare; il nostro pensiero corre, plut· tosto, a quella che transitò per queste valli nei tempi passali, da quando i rama· nt vennero a stabilire delle stazioni commerciali e mili– tari tra I villaggi lepontlni e quindi a costruirvi quei ponti e quelle strade di cui abbiamo Intravisto le ve– stigie nascoste netla bo– scaglia, ai piedi della balza che dopo Premia conduce In val Formazza. Più tardi fu la volta del Longobardi, dei Franchi. del Vescovi di Novara e poi dei Visconti, degli Svizzeri e degli Sfor– za: l'Antigorio è percossa più volte dalle devastazio– ni. é accesa da lotte locali (ponteschl e brenneschi) e •ceno, Silva e Davia. deri– vate quasi tutte dal ceppo dei De Rodis {XIII sec.). feudatari di Premia. le fa· mlgllc che dànno numerosi ed Illustri e probi e pii per– sonaggi. arcivescovi, cardi· nall. papi e Beati Ma non si può dire nem– meno che questo ci Interes– si gran che. La questione. per noi. è un'altra: o Fran· chi o Celtogalli, o Longo· bardi o Crisonl o Visconti. qualche cosa è successo an· che da queste parti che val più delle gesta dei capitani e della prudenza dei pre· lati: qualche cosa che su· pera e vince il polverone degli eserciti. il calpestio degli armenti, le ~corriban– dc sacrileghe e le orazioni nasali; qualche cosa che supera le Intenzioni degli uomini o I.e coord·na e le· guida alle impr~se rr,igliori. q'.leile che lasciano fin eo· pra le rotte mura~he e I duri solchi delle acque d :– lavanti il senso di un flato caldo e di una carezza. \'IERI NANSETTI Vita e moralità (Continu~ pac. I) teresse del critico mascherato di quella falsa e presuntuosa esattezza cui vien dato - a t-orto - il nome di cultura. Si perdono cosi. dello scrittore, quantità di dati significanti. e spesso la maggior ricchezza del suo lavoro. il come inter– pretò la vita. Quanto si debba, a questa attitudine dei moderni studi, del loro allontanamento dall'interesse pubblico e dalle terze pagine dei quotidiani, non si sa: probabilmente mollo. Non perciò. osserveremo, si cessa di parlare di morale di virtù. Tutt'a!tro: contro qualche apparenza formalt; r...ht p0ssa riscontrarsi, lo differenziano prn– fondamente dallo spirito della poe._ic.1 montaliana. che &h {u vicina in e ::;o– laria •. ·vieri: esile • misura , anzi, è pasto d'ogni giorno. e argomc;ltO proprio dei discorsi dei nostri vari ragio– namenti di lettere (sposatori di teorie, e razionalisti anche quelli che sembrano altrimenti basati), un assiduo morali– smo. Che cosa c'è di più corrente da pa– recchio tempo? Quale accusa più viva (e d'altra parte meno temeraria. poichè la ranno tutti), alla letteratura di prima della guerra, d1 aver difettato in questo campo? Gli uomini della cultura si ver– gognerebbero di non essere moralisti. ed Dove l'incanto del dubbio e la mira· bilia delle sorti immobilizza la poesia di Montale in quel fascino che non ci ab bandona mai quando lo legg1amo, dove anche la carità del poeta si sp:--ig1ona dalla sua condizione irresoluta e peri.:o– lante, lo spirito di Nannetti, 11 suo to– scano cimentarsi lo conduce a muover-s:.. a tentare l'antica .strada per cui og:11 opera che sia autentica finisce p~r de· scrivere un viaggio. L'opera complessiva di Nannetti ci conduce perciò, attraverso il vaglio delle dil.ticoltà Incontrate, fino al punto cui poteva arrivare, che è l'. Apocalisse in Barocco•. Luigi Falla– cara, parlandone in questa pagtaa de • La Fiera •. dirà che si tratta d~iì'a,– rivo. nella • implacata decisiva ricerca• di Nannetti. di e un altro elemeato di apparentemente inattesa insperata tra– scendenza•• che è tuttavia postu1a~o ua quella ricerca accanita. Alfonso Gatte. nella sua finisslm.1 interpretazione, con· eluderà che la morte ha fermato la pnt,,· sia di Nannetti, scopertamente. aila so– glia della preghiera. d'uomo, silenziosa presenza * Ma con estrema discrezione egli ebbe ritegno fino all'ultimo perfino a dirsi cri– stiano, ma la sua intrinseca religiosità di natura sempre più venne intridenclo di sé ogni aspello e mistero della vita e giunse infine, pura e disposta. a rico– noscere nel mistero dei misteri il ritmo e il volto ùi un Dio personale )(.. di ADOLFO OXILIA og~ra ;,";. f.:;~:~=:~si pi~i 1:1~~~~\:r;;~t~i c~e~i!~t!!n~~ ~~~\àra~~rfe l~~i ~~~t~aJaz~~ 1!:~d~~;o~~o,bocz~:.g~i ~~;a~:~~ quel suo passo senza peso e non disporre dell'esistenza; vl!cchi che chiude calde no~ Insieme, suo ultimo traguar– tuttavia inconfondibile: non Si che se conforto della sua stalgte di 5ole, la pietra 6e-ldo cosi dell'arte come della sentiamo, sull'amma più che scomparsa è possibile, ce lo rena dei lastricati che ri!lette vita. E tuttavia non possla– sugli occhi, posarsi la dolcez- dà quella parola del Salmi- pallide reminiscenze di ciclo), mo dirlo un •convertito•, se za severa del suo sguardo, sta fatta verso della sua aveva però voluto fare la non per lentissima e sempre l'equilibratrice misura del suo Apocalisse: ..... E quando dalla guerra con gli Alpini: aman· vigilata conversione di fon· spirito, che ne signoreggiava salma - del mondo ricadran- te soprattutto, dunque, degli do, verso una sempre meglio l'lncisivo tem~ramento e per no le catene - il giusto fiorirà aperti orizzonti e delle altez- individuata fonte di bene. naturale virtù si trasfondeva come una palma •· Non pen· zc silenziose ed espre: ma age- Fraterno amico d'uno degli anche negll altri. Un • gran sava di sé, certo, scrivendo voli alle sue • membra di la· •Ultimi• ftn dai tempi del vuoto•? No; ché quel suo cosi. Di sé invece, annotava: certa•• cosi pronte e lievi, più verde grigioverde, non fu modo stesso di essere ci rende 1• Non fui fedele. Spesso, di- neU'ascesa. E sulle balze e tuttavia tra i fondatori de facile sentirlo ancora tra noi, vagando - per PoCa strada le nevi del Monte Nero, tra ,. L'Ultima•· ma forse solo dinanzi a noi, In noi. Eppure, con molto cammino ... • ovve- t'una e l'altra trincea conqui-lper insuperabile vocazione di che struggente nostalgia, a ro: • Anch'Io, distratto e al· stata, perduta, ripresa, aveva pudore (neppure In • Solarla • momenti, anche della sua mi- tcro ... •. E tuttavia, pur se a lungo ascoltato i canti della aveva avuto funzione troppo n:ma presenza fisica! nell'appressamento "de l'arrt- montagna e d'ogni suprema preminente e visibile): pre· Un anno: un compiuto anel- b1gua foce, • Incerto è il se- nostalgia. e aveva organizza- sente spesso, però, nelle sue lo di questa misteriosa danza gno •, ben poteva formulare to una mostra di disegni e pagine, e sempre più pro!on– c~leste che gli fu oggetto di un'umile depreoozlone fiden- pitture: buon esecutore al damente inserito nel suo spi– meditazione via via curiosa, te: ..... E che non abbia fatto plano anche, in quegli anni, rito. Così li 6. capitolo del stupita, attonita, contemplan- offesa cruda - al vero ... •· (senza scuola ma con studio poemetto Polifemo (• un Inno te. Ci lasciò la notte fra li 10 Questo no certo: sacerdote del amoroso ed esatto) di musiche proibito ... sepolto - in fondo e 1'11 giugno, con un gran vero, fedelissimo sempre, In congeniali, da Bach a Puccini; alla rocca del cuori•) si apre flotto d1 sangue che infine ogni senso, in ogni campo: osservatore attento della na· - primo e secondo dopoguer– traboccò dagli stanchi polmo- sbendato affatto d'ogni odio tura e dell'uomo, scienziato I ra fusi in uno, oltre il tempo n1 allagati: un tarlo profondo. non solo, ma pur d'ogni om- non meno profondo che argu- - narrando: • Poiché vedem– ma nascosto, ma dissimulato broso residuo del • rancore to; ma soprattutto, artista: mo i fuoch.l del bivacco - ~~ 1 1~•,::n~~;ti~i si~;1si 0 ~!b\~e: ;;7is:;~t 0 h~ 1 ::0~ :~:o d:e~:1~~ ~~!::tapasr~r~~i~eld:!g~~g~:11: ~!~eavn~~:~o~/1~~~~rs~.eaf~;~ I sc;o in punta di piedi, con nlanza - lo ricordiamo bene parola, fino al suo vertice di sciolti - dai pesanti mantelli schivo pudore, secondo il suo - i tantissimi delle più oppo- silenzio: e ...son le pause - risorgemmo - incontro al stile; non senza, però, perfet- ste sponde, gomito a gomito che decidono Il ritmo della sole ... •, e si chiude: • Il tem– ta consapevolezza; non senza, nell'ac-compagnarlo, e i glo- vita•. po - non vi assilli. né sian anche, un intimo pianto della vsni innumerevoli, con lacrl- Cosi era accaduto che dalle le voglie corte: - questa vita vita. • I~ non volevo abban· me vere, visibili: perché fu mollepllci esperienze, tosse richiede alla natura ;-- chia· donare I erba - del pascoli pure un maestro, umano sl venuto con\'crgendo e adu- rezza spoglia, e no, slamo terrestri..:•· Un~ malatti? di m~ severlss_lmo, e amato pro- nandosl, d'anno In anno, in gli aral~i - di una dura spe– otto mesi, ma d1 quelle msl- prio per la sua severità. questo supremo e più slntetl- ranz_a d1f!erit& •. La speranza d_1osc,che pare e. non (?are, ~ In tempi ormai favolosi era co modo di espressione: e degh Ultimi, appun_to. li consentono d1 uscire d1 stato anche un combattente conquistando sempre più in· Ma con estrema d1scretlone casa, ~o~s_e un po' svagati, fino volontario e generoso di tutta confondibile stile: prima nel- egli ebb~ ritegno ~no all'ulli– alla v1g1ha. Né aveva omesso, la prima guerra, fino al grado la pagina di prosa, più tardi mo perfino a dlrst cristiano: 1~ vigilia appunto, di portare di capitano, fino al novembre nel verso. Perché il suo stile una bella prova dl serietà in qualche ultimo saluto, la ca· del '17: poi, un anno d1 prl- era, in p-rimo luogo, stile ,mez~ 8 cosl folte masse di rezza di un estremo sguardo g1onla In Boemia (non mini- di vita; e il suo cammino ter-1crist1ani e cattolici anagrafi– .a cose care. a persone: senza mo coefficiente remoto del restre un Itinerario fedele (di ci, e anche pratlcant_l. Ma I~ dirlo naturalmente. suo dipartirsi): prigionia du- tal fedeltà cl o!fre egli stesso sua Intrinseca religiosità .d1 . risslma e tuttavia non rlnne- tnconlutablle prova proprio natura sempre più venne m· Era un uomo: • l'unico uo- gata o' maledetta, non infe- lamentando: •non fui fedele•), trlde nd0 di sé ogni aspetto e :od--; J~%s;e_a~frqa~a~; aav~!; condamente vissuta. Fiorenti- verso un'Immagine sempre F~tero della ~\ta; ~ glun~~ voiuto assomigliare :1; e un no di razza (né del quartieri più somigliante al vero s~ c~n~:~e~~r~et Mi:ic~ ~er ;i. altro da Milano: ,. come stavo \'Crso I colli ma del ,. Prato•, stesso, nonché verso una plu steri il ritmo e II volto di un I bene, ieri... •. Era un giusto: e dunque tipico (lgllo della misteriosa e alta somiglianza. Dio personale. uno di quel pochi, U cui s:olo piana e della città - una E così accade che Apocatisse ADOLt"O OXILIA è giusto: sanno che è la loro massima giustificazione, ed è vero: ma il filo mo– rale che intessono nel loro canovaccio non è della lana di quella povera pecora che è l'uomo, ma è di cotone filosofico. quando non è della fibra artificiale di quei sottoprodotti che sono le ideologie. Sta il fatto, invece, che la virtù concreta e reale di un uomo è un'altra cosa che quella tabellata. dimostrata. pretesa e pre– concetta delle tesi della cultura. E' moito più difficile, molto più segreta. ed ha il torto, quasi sempre, per Ja specie di mec– canici della cultura che affronto, di es– sere molto più religiosa, di essere sepoi– ta, cioè, nel tabernacolo dell'anima. e di essere sempre tentata, e sottilmente con– traddetta in tutto il resto. Com'è belio e squisito parlare. ma com'é difficiìe essere! A parlare i conti tornano sem– pre, nell'essere non tornano mai. Eppure il vero è nell'essere. e i meriti reali - che quando si va a fare i conti son pochi - non sono che in lui. E anche quanào son pochi: se sono buoni, la riprova che esistono sta in ~iò che è intenzione di chi li possiede. è proposito più che in– tenzione, è amore più che proposito. ed è amore segretissimo, di tenerli nascosti per sè~ chiusi in sè. ingegnosi a scher– mirsi dalle loro stesse operazioni: offerta allora segreta. e spesso coperta d'onta. di rimorsi, di pianto, a quel Dio che esiste sempre, anche quando non lo si vuol riconoscere. E perchè non lo si vuoi riconoscere? Anche per delle ragioni ~r risorie. oggi più che mai; non sarà p1u nemmeno tanto perchè quel pover'uomo che è l'uomo ha fame. ha sete, ha sonno, s~rà. magari, perchè è svagato: ma ogg;, proprio oggi, sarà perchè crede di non averne più il tempo ... ci son tante cose di cui ci si deve occupare! Tante cose che la cultura che sia pomposamente im– bevuta di sè si occupa di sfornare p~!' chi, avendo la passione della cultura fi– nisca disgraziatamente per intendcri'a a quel modo. Perchè. intendiamoci, filo– sofia. arte. scienza, e tutte le loro spe· cializzazioni. son tutte cose eccellenti, ma soltanto quando l'uomo non si fa mettere il giogo da esse, ma gli impone. egli che ne è l'inventore e dovrebbe es– serne il padrone, il dominio della· pro pria autentica. personale esistenza: nel segno dell'amore. E siamo tornati al mio caro Nannett;: ai doni che aveva ricevuto, alle diffi· coltà della sua esistenza, e a ciò cui ap· predarono quelle difficoltà. Appunto, Nannetti aveva sposato il cimento delìa scienza, e se si dicesse che lo aveva fatlll con lo stesso spirito fiorentino con cui , discepoli di Galileo fondarono la loro accademia, penso che si sarebbe molto vicini al vero: aveva sposato l'amore per le lettere, ma con la stessa ambizione critica dell'altro cimento. Queste due cir– costanie, che si riassumono nella tlp1c;i posizione toscana del suo spirito scien– tifico, lo tengono lontano da qualunque forma di esistenzialismo, e quindi, anche Ma vogliamo forse, per qualche ~copo che si farebbe presto a chiamare JDt..!· ressato, anche se fosse soltanto di cn– stiana e umana letizia. vogliamo ~or:;e trarre qualche conclusione semplic~men- te edificante (nel senso di trar l'acqua al proprio mulino). da quanto abbiamo visto concludersi nell'opera di Na:1nctt1? No, non è questo che c1 preme. Ci preme restituire a Nannetti l'intera figura dei suol rischi, della sua sempre intatta buona volontà, del suo coragghl. RiCl'· nascere che se la strada di Nanneh1 fu una strada nel tempo, la sua partec:pa– zione fu soprattutto di coscienza. 1a sui:\ adesione un atto della fedeltà. intesa come dovere. Vale a dire che Nauueal era singolarissima e definitissima iH!rSll· na: e che, come fu scrittore crcclnua– mente affermatosi ed esemplare nei di· ma di .. Solaria •, tale sarebbe stato an· che senza ..Solaria •. e sarebbe g1unt\'.' alle stesse conclusioni finali, ror.;e ~iù lentamente ma non con minore e-.:at– tezza, anche se non ci fosse stata • L·u1- tima •· Era. cioè, di quelle person~ da tui nascono i climi che poi. per ~::inu sciocchi. restano un feticcio. un tabù. Ma quelli da cui nascono i climi genuini hanno poi cura di non arrendersi. e non possono cedere il filo della propria ~to:'ia a un nome. a una avventura (o • So 1 a– ria •, o «L'Ultima•) che lo spirito rico· nosce più Prossimi a sè in una cPrta stagione, allora accettando - nel iume della saggezza - la necessità di qi.1elt~ approssimazioni di cui - più che i1 pre– suntuose e definitive affermazioni - e fatta e contesta la nos,tra poverc1. •;Jta. che infine vi si realizza. Una apl-)rossi– mazione e Salaria•: una approssU11z10- ne • L'Ultima•: una approssimaz1llne il futurismo iniziale. Tra queste a;.1Pros,i– mazioni. amicizie. consensi apertaml"!:ite dati alla dialettica delle umane 1m;-:erfe· zioni, e a1 loro tentativi di identit1--o.rsi - in cui tuttavia riconosceva la :;ante. diificoltà di vivere, che lui mag:iri n()n chiamava santa. o forse chiamava con uno dei suoi termini di uomo colt..) - si realizzava nei suoi simboli temporali e nei resultati che sono ancora da stua1are, la prosa. il racconto, la poesia 11 Xo.n– netti. vigilate dalla sua cosciente C'!1Cdt· tazione. E ben sappiamo, da tempo, e dalle sue opere, che la sua fe:tenà ol proprio lavoro era tutta documeritata, sui testi, sugli esempi, sugli scrittori in cui riconosceva una favilla dei suoi r,r"I blemi, delle possibilità d'espressi,mc in– tegrale delle sue difficoltà. Di Nannelti. dice Carlo Bo in questo stesso fo~!h.>, oggi .. conosciamo finalmente ti n:ro volto e una cifra inedita, qualco:.a che ci viene regalato•. Restituiamogli dun– que il dono d'amore. pensando .1 ripub– blicarlo, e a studiarlo. CARLO BETOCCW
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