la Fiera Letteraria - XIII - n. 24 - 15 giugno 1958
Domenica 15 giugno 1958 LA FlEHA LETTEHARlA Pag. 5 NARRATORI DELLA ""FIERA LETTERARIA,, D01nande a Cajòli lnrorno al '44-'45, Cajoli scriveva pagine di narra– tiva per Cosmopolita e pub– blicò un ronurnzo, Uomini, donne e [iglt. per la Leo– nardo-Sansoni. Prn tardi, è siato critico drcrn11no1ico, ., segnalatore librario,. (cosi gli piace defi11irsi) r saggi– sta, ma non crediamo <'Ile abbia scritto altri racconti Gli domandiamo se era scontento del suo lavora dt narratore - Sì e no. Per esempio, ebbi i compllme,ui del Cro– ce per aver trascritlo con avventure moderne la no– vella boccaccesco di An– dreuccio da Pentgia, ,no sentivo che le nue inclhta– zioni erari diverse da quel– le dominanti. Vladimiro Cajoli Un giorno mio padre, a tavola, domandò alla mam– ma se non fosse giur;tto il momento di farmi l'abito da sera. Tra di loro, ne avevan discusso chi sa quante volte, ma la questione doveva es– ser posta solennemente, perchè capissi bene l'im– portanza del passo che ero chiamato a coll\piere, Strano effetto, sentir par– lare di smoking, del mio smoking, intorno a quelli) tavola dove si mangiava po– co e male, e si ascoltavan tante querimonie sulla no– stra miseria, Ma non pote– vo dire. nemmeno per com– plimento: lasciate andare, non me ne importa nulla. Avrei fatta la figura del pazzo o dell'eretico, perché tal vestizione era a quel tempo un atto di saviezza e di fede, Inevitabile come li battesimo e la prima comu– nione. e più certo del ma– trimonio, che ne dipendeva. Nella mia città, voglie e talenti dovevano passare per il Circolo dell'Accademia, dov'erano soppesati e di– scussi, messi prima 111 ve– trina e poi so1to contratto; tanto che se mi fossi presen– tato m una delle buone aziende per chiedere un po– sto che mi avviasse ad una carriera aperta. di tipo d1- retl1vo. non mi avrebbero domandato: • Che sa fare?•, avrebber detto: • Cl vedia– mo al Circolo, ne parlia– mo là•. Ma al Circolo si accedeva secondo un rito preciso, vec– chio di secoli. Un socio ef– fettivo introduceva l"aspiran- 1e come invitato personale. accompagnandolo ad una delle feste di fine d'anno o di carnevale: feste famose, favoleggiate dagli esclusi. che sostavano a lungo nella strada, per assistere all'in– ~resso dei privilegiati. La folla accorreva quasi come a Firenze allo scoppio del Car– ro, per trarre pronoslic1. La moglie o la hgha • del calza– turificio• sfoggia\•ano abiti più bolli della nuora o del– l'amica • del past lficio •? gli Orticultori apparivano più facoltosi del Cioccolatai. e i Terrieri degli lndust ria li? Ebbene. ciò dava angine a previsioni d1 cui non ho mai compreso il meccanismo: ma debbo dire che non una d'es– se falll mai. speci;ilmente nel campo politico e amministra– tivo: sindaco o deputato, chi fu designato in quelle oc~a– sioni dal fiuto popolare. vm– ceva, e gli altri eran trom– bati. Cerio, ebbero grande importanza i galoppini e I loro commenti informatissi– mi. Sapevan tutto degli abi– ti: tenuto. foggia e costo. Infatti, che cosa era possibile vedere nell'attimo in cui le donne dei Grandi passavano dalla carrozza a cavalli nella bussola del Circolo? Poco, anche se le più vani– tose sostavano con ab11l pre– testi per farsi, appunto, am– mirare. Una sollevava con lentl.!1- sima cura la gonna lunga o lo strascico. un'altra dava piccoli colpi di tacco sul la– strico. come se \ 1 0lesse cal– zar meglio la scarpma; c'era chi si faceva cadere il velo, il fazzoletto o il mn1.– zolino dei fiori. Anche per queste trovate ,;"esiponeva– no al giudizio della folla, che apprezzava o disprez– zava ad alta voce, da far fare le guance d'un rosso che non era più quello stu– diato allo specchio della to– letta. La baronessa de' Fan– ti visse anni ed anm con il credito d'un genio. per aver insegnato al cocchiere. co– me chiuder lo -.portello prendendovi dentro un lem– bo della pelliccia di grig1et– to. Raccontavano i vecchi che si liberò agilmente del prezioso animale, si strin– se le braccia al petto, I remò, vibrò, roteò quasi per il freddo, e intanto la veste di broccato respirava apren– dosi e frusciando, e i gio– ielli sfolgoravano abbac1- n:11nt1. Rispose con un gra– z;oso cenno del capo agli applausi, finse di starnutire e ,·olò via. Corsero parole e 5commesse, e il cocchiere al– la taverna si fece pagar vino da tutti: ma alla fine, per amore d1 verit8 e di pace, diede torto agli innocentisti. confessando che lui e la - Non li piacciono i nur– rator! contt>mporanei? - E' il mio modo d'inten– dere la 11arra1iva, che non sarebbe piaciuto ai ll'ttori degli ultimi fre lu,tri - Ma. ru lertore, quali autori prediligi? - Non è una domanda da amici... tuitavia indico in Jwla Calvi110 e Pa.~quale Festa Campariile, i rappre– sentanti giovani di. 10w nar– rativa. lo cui ampie::z.o mi par sufficlt111e a quulificar- 111~ come e.stimatore. ---=- Non ti piace il rtalismo più fortemente impegnato? - Alla narratnrn di cer– ti a111ori. preferi.tco lo loro saggistica: faccio prima a capirli .• - Ma eviden1emen1e pc,,i– si elle i tempi siano mu1ati, se 1or,1j al racconto, - Son mutalo io ... e, que– sta, è uno favola - ce gran differen::a? - Te lo dirò quando a- vrò scritta il pro~simo rac– conto. - Favola. vuoi dire - No, proprio un rac- conto. cameriera della baronessa avevan fatto un gran nu– mero di prove, perchè la scena rmsc1sse perfettamen– te. E non si macchio come mfedele e indelicato. J\J:lzi, la barones.!la che voleva far sapere quanto tenesse a\– l'apprezzamento del popolo, aveva studiata e concordata anche la confessione ciel vecchio servitore. Da que– sto caso, cominciò un'èra nuova. Il popolo, che non n– nunzia alle conquiste st.rap– pate o larg1tegli, non po– tendo pretendere che tutte le dame si spogliassero per la strada. ma non baiuando– gli più ciò che vedeva, ot– tenne dalla direzione del Circolo un bollettino d'in– formazioni. Poco prill'a del– la mezzanotte, il maggior– domo in polpe, abito gallo– nato e bicorno in testa, .scendeva nella strada, bat– teva tre volte per terra la mazza dorata, si schiariva la voce e annunziava solen– nemente: • La Bice ... l'Ar– gia ... l'Orietta! •· che voleva dire!: le donne più elet{ant1 son quelle nominate, or ora da me, nell'ordme: e la ci– tazione del solo nome pro– prio, era una prova d'amore e d1 popolarità. Il giorno dopo, nella cronaca c1ttad1- na, si poteva leggere che 11 premio d'eleganza era statn assegnato alla Bice, regma della serata, che nveva avu– to come ancelle l'Orietta ,. !"Argia. Quella voce stentorea. Jo non andavo n1a1 nella stra– da ad assistere all'mgre<: o e ;,ll'annunzio. Vedevo bene dalla mia finestra e senti\•(' tutto dal letto. Che rimesc1~ \io del ~angue, l'anno prima. Dopo i tre colpi di mana che parvero fucilate nellP notte m'entrò in camera il no111e·della Bice, Oh, l'esu:– tanza e l'angoscia. Ero in– namorato della Bice. Parteg– .!davo per lei. ma soffrivo di gelosia. lo non c'ero. cnpttl'"' .. T'innla il Benedetti .. non è un presentatore dei più seri. ma basta che ti in– troduca. Il resto tocca , te ... •. disse mio padre. Osservato da unu commi~ sione sejlreta. dovevo m" strarmi degno di appartene– re al Circolo, se dopo qual– che giorno, come s'usa,•a ave!lsi presentata la doman da. Ammesso, avrei potuto (requentare le belle sale. so– stare presso I tavoh d~ giuoco, puntare al Biribiss1. una tombola figurata che avdava equamentP i timidi e I maliziosi. agll intrighi d'amore. Si diceva che fos– se una specie di segretano galante: • Cinque, ro so, di– span: l'anello 111alrimonia– Je •··· e tra vecchie battute di spirito. d1 cui non si ri– deva nemmeno allora, li mio sguardo adorante avrebbe sollecita una ri~osta Mio padre, naturalmente, mi esponeva e lodava oppor– tunità assai diverse: • C'è una sala con tutte le rivi– ste ... ti farai vedere intere~– sato alle buone letture. Qualcuno ti noterà. Di pa– rola in parola. non SI ~a mai ... •- L'avviamento ad una buona carriera era sta– to sempre quello nella no– stra città. '-li dommavano ab antiquo I r!lppres~ntanti dell'aristocruia a_e:rana. poi vi s'erano imposti di forza anche gli mdu<:tTlali e 1 grandi commercianti: i libe– ri profes<:ionisti stavano da una parte, cercando di ren– dersi neceiisari a q1·•st1 e a quelli. Ma per quanto la vita c1ttadma, nei dissensi e nelle intese. na<:cesse tutta al circolo. non si può dire che foc:se un monopolio aspramente difeso da una casta chius:'!. O'!gl. urta il pensiero che si dovesse pos– sedere uno smoking per varcare quella soglia, e se potessimo le_e:gere i verbali di ammlssion". giudicherem– mo piccine certe motivazioni impedienti. ma è un fatto che gli ammessi eran tratta-: ti alla pan e r1conosc1ut1 aspiranti legittimi ad o,e:ni privilegio, come le digmta cittadine. le avventure sen– timentali e I matrimom più ambiziosi. Se la città era do– mmata dal Circolo, il Cir– colo era aperto a tutti: che era un bel modo di rmsan– guare con robusti apporli dal basso, le linfe stanche delle famiglie gentilizie. Il punto che mi stava a cuore. Ma questa collaborazione tra una classe abituata al domi– nio e chi ,,olesse apprendere i segreti della vita pratica e quelli, anche più sott1li. del– la vita piacevole, el'a su!:ior– dinata a certe spese, che non tutti poteva1to s('Jte– ncre. Maledetto denaro. Per es– so, mio padre non aveva mai tentato di far parte del Circolo. La sua fabbrica di campanelli per biciclette non consenth·a alcuna agia– tez1.a. Era guardata con ri– spetto anche dai magnati che capivano solo le trom– be d'automobile; con ri– spetto, perchè consentiva a mio p~dre un'attività pulita e indipendente. ma senza ammirazione. Che diavolo! con molto minor fatica_ si potrebbe far di meglio. d_i– cevano. Infatti, era diffici– le capire come si fosse osti– nato per anni a resistere al– la concorrenza dei tedeschi, che in un acce950 di follia imperialistica avevano mon– dato l'Europa di campanelli a cinque lire. quando in co– scienza costavano sei e cin– quantt.. Mio padre era convinto di possedere un segreto di bot– tega, che prima o poi avrebbe pre\ 1 also. Egli di– scendeva, per sangue e per mestiere, da antichi fondi– tori di bronzi <:acri: e, in effetti. i suoi metalli dava– no uno squillo speciale. Tanti anni prima. convinto che le chiese fossero ormai troppe e le biciclette poche, aveva avuto l'idea di pas– sare dalla fabbricazione delle campane a quella dei campanelli, e gli andava ' bene. Poi la concorrenza co– minciò a corrodere i suol pochi mezzi ma non la sua fiducia. Diceva: • Dovranno smettere, un giorno, questa svendita. Nessuno può pro– durre a questo prezzo•. E si riferiva al i;egreto. ovvero imma,1Z111ava che. per otte– nere lo squillo e il timbro dei suoi prodotti. 1 tedeschi e i milane!li dovessero spen– dere chi sa quanto. e rovi– narsi. Stava sempre in officina, e più volentieri quando, do– po l'ora della chiusura, po– teva esser solo. Ricordo che una volta, fanciullo. ero ri– masto· a giocare dietro un banco, seduto per terra. Si– lenzioso, smontavo e ri– mon1avo le rotelle e i setto– TI dentati di un campanello rotto. Mio padre. che non mi aveva visto. andò a chiudere il portone, e si mi– se a trafficare. Sulle prime, non ci feci caso. Poi mi venne un sospetto. Mi ri– cordai di quel segreto di bottega, che egli vantava, con la mamma, come un conto ln banca. Diceva d'averlo scoperto per aver tenuto gli occhi spalancati: e così pensai che fosse tem– po di aprirli bene anch'io, che forse il babbo, ignaro della mia presenza, avreb– be tirato fuori il se5?reto. Immagmavo che !ii trattasse d'un oggetto nascosto in un armadio, in un bancone, forse in un buco del pavi– mento. L'avrei veduto e tor– ::.e,un 11:iorno. avrei :rnputo usarlo anch'io. Non re~pi– ravo, qua~1. Il babbo teneva in mano certe piastre, dei frammenti metallici, non scorge\•O be– ne, Limava, impiombava, forava con la macchina. D1- ('0 quel ('h<' capii o credetti di capire Ognuna di quelle operazioni era staccala dal– le altre. Limava. e !lospen– deva la piastra ad un sup– porto: poi. la toccava deli– catamente con un martello di legno: tann ... Impiomba– va: tenn... Forava: tinn ... Spicca'va da quel metallo note armoniosi!', come da un grappolo d'uva chicchi dol– ciii,;imi. E quanto ebbe so- 5Pesi tanti 1ubi, Jo~anghe, triangoli e mezze sfere. si mise a battervi sopra forte e piano, svelto e adagio, ri– cavandone effetti meravi– gliosi. uno scampanio ecci– tante e un massajlgio elet– trico per i miei nervi tesi. Erano insieme premiate e punite l'audacia e la pazien– za con cui volevo esser pari a mio padre. Soffrivo. così Immobile. mentre mi si tra– pungeva di spilli. Avevo bi– sogno di gridare, di far qualcosa. correre da lui e attaccarmi al suo collo, piangendo fone o ridendo. Non potevo star fermo, pro– prio come mio padre, che !lonava e ballava. Con ili occhi d'oggi, rivedo una sorta di danza selvaggia. ri– tuale; non mossette Incon– sapevoli. ritmate sugli sti– moli di quella strana mu– sica: ballava sapendo di ballare. faceva giri su se 'itesso. lasciava spegnere nel capannone un ultimo squillo, e riprendeva a bat– te'fe sul1'1strumento, inven– tando _nuove combinazi.ini di pa!ìSI e d'armonie. Quel– l'uomo non era il mio so– lito padre, ma m1 · piaceva di più, cosi debole e indife– so; e non venni fuori dal na~condiglio. perchè non avrei sopportato che egli si ver1rn.1tnasse d'un; cosa tan- to bella Alla fine, come Dio vol– le. <:e ne andò e chiuse a chiave il portone dell'of!1- cina. Aveva \asciati appesi i suoi metalli. Accarez1.ando– li, mi parve che vibrassero ancora. che bruciassero; al– lora fuggij e rischiai il nodo del collo. uscendo per una finestra alti simn e schio– dando una grondaia, che )f. ll<1ccouto (ti 1/L.I Dlilll li.O CAJOl..,I cadde con terribile fragore. S1 parlò di ruggine e d1 gatt1. Nessuno capi come fosse accaduto, perchè sep– pi tacere. Era 11 segreto d1 mio padre: qual che ne fos– se l'uso mdustriale_ un se– greto bellissimo. Perciò fui sempre sohdale con lui, quando gli amici o la mam– ma lo esortavano a trasfor– mare l'officina. Li guarda– vamo come se c1 propones– sero di sconsacrare un tem– pio. Ma gli effetti erano quel– li che ho già detto. Il bab– bo non aveva mai potuto chiedere l'ammissione al Circolo. I giovani come me spendevano poco per l'iscri– zione e poco per tutto il resto, se eran giov~ni evve– duli. Ma gli industriali co– me mio padre eran tassati fortemente, e non potevano dimostr~r<:i ta~cagni, se chiamati a fare 11 quarto ad un tavolo. Quand'anche non <:1trattas<:e d1 poker, ma di ~capone o tressette, il ~et– tone era pesante, fino ai li– miti di un rischio poco ra– gionevole. Ma pare che al– lora non ci fosse altro modo di soffrire_ gioire o ~uoter– si l'uggia di dosso. Tutte cose che sentivo d1re. Per me, il Circolo era la Bice, e basta Dove l'avevo conosciuta? Ci si conosceva tutti, in cit– tà: solo che ci si sentiva astrelmente lontani, se non si aveva quel particolare di– ritto acquisito al Circolo, di rivolgersi la parola. In chiesa, alla messa d1 mezzogiorno, da due anni ormai mi spingevo fin pres- Ìi~e~tib~~~t~i l~~t:~n~~ggf~: re. L'ultimo a destra. il più vicino alla navata popola– resca, era appunto il banco della Bice e d ella sua fa– miglia. Mi appoggiavo alla prima colonna. sconfinando ostentatamente dal recinto ideale di mia spettanza, e, da due anni. guardavo esta– tico la Bice. Come i miei padri antichi. mescolavo 11 sacro e il profano, in gra– zia della più facile occasio– ne d'mcontrar la Donna presso Dio, che altrove non sarebbe stato possibile. La Bice forse aveva ca– pito, e forse, poichè ero un giovinetto garbato, con oc– chi grandi e azzurri, capelli un po' disordinati ma p1tto– resch1, e di me si diceva un r.ran bene. non le dispiaceva che la corteggiassi con pu– dore e discrezione. Ma la discrezione. in certe cose, è sempre relativa; e il d1 piu o 11 d1 meno del mio conte– gno avevan hmto con il procurnrci quasi 11 cnsma sacro e l'incitamento ad amarci sul serio. Un giorno, venne a casa mia G1uhano, ch1er1chetto del Duomo. • L'Arciprete ti vuol vedere•. mi disse. "Che vuole?•• domandai stupito. Era molto tempo che l'Arciprete non si oc– cupava di me. Mi aveva in– segnata la Dottrina in San Tarcisio, e s'era illuso che avessi la stoffa, se non pro– prio d'un santo, nlmeno di un teologo, perchè vincevo tutte le gare e superavo tutti gli esami, specialmente quelli sulla Stor1a Sacra, che mi affascinava e mi re- stava impressa nella memo– ria (senza alcun mento da parte mia). • Che vuole?•– ., Non lo so•. M1 aspettava in sagrestia, solenne e amabile come sempre, benchè gh avessi procurata un"amarissima de– lu!':ione, quand'era venuto dai miei genitori a doman– dare se non vole~sero met– termi in Seminario, che c'eran molte buone speran– ze per il mio avvenire ec– clesiastico. • Non c1 penso nemmeno•. avevo risposto con spudorata franchPzza. Poi avevo addolcita la pil– lola con modi pi\J r1<:pettos1. ma egli si tenne quelle pri– me parole come uno schiaf– fo meritato. A\"eva mancato cli prudenza e d1 umiltà. nel credere d'aver scoperta e coltivata una vocazione. Lo disse lui. e si scusò nel– l'andariiene: ma soggiunse ~~\e~pr~ 1 si:s'ì~ùt:'~ ;;;1:~: to ugualmente. L'antefatto spiega come gli fosse nata l'idea d"inter– venire, quando m, credette m pericolo .. al cospetto d1 Dio. Banano ma fermo m1 disse: .. D'ora m poi, verrai alla messa delle undici •. Lo guardai fisso. Non c'eran dubbi: sapeva. Sor– risi apertamente, non fmsi di non capire. e ntposl con voce tranquilla: • Monsi– gnore, non deve chiedermi questo, Non posso obbe– dire•. Cmcischiò nen•oso fin- gendo di riordinare pianete e piviali, alzò gli occhi al grande Crocifisso su tavola dorata. che pareva patisse solo per colpa mia; giunse Giacomo Manzù: Disegno le mani e, guardando Lui, parlò ancora a me: • Per te, per lei, per la vostra anima... devi far qualcosa... Vieni pure a mezzogiorno, ma starai nel– la navata di sinistra ... se no, la messa non l'ascolti, e lo sai bene ... >. Misurai le mie forze ri– spetto all'impegno che sta– vo per prendere, e risposi: • Verrò anche alla messa delle nove ... • Meglio per te ... ma è in– teso che, a mezzogiorno ... ». • Navata di slmstra •, con– clusi con la serietà che il luogo e l'uomo meritavano. Mantenni la parola, e cer– te volte non mi mossi di chiesa dalle nove a mezzo– giorno; ciò vuol di re che le prime messe eran solo il prologo dell'ultima, e che nessuna contava per l'ani– ma mia. se è vero quel che dicono i preti. Ma io non ci posso credere, E non chia– mo a testimoni quei soavi antenati che, peccando co– me me, seppero difendersi per le rime; faccio sempli– cemente appello alla mia memoria. ove non è segnato momento più mgenuo nè più puro. Quell'amore · at– teso. Invocato e coltivato là dentro, era molto più vici– no al dolore che alla gioia, e non poteva contener om– bra di peccato. Se poi l'or– gano o il coro attraversava– no per un attimo i miei pensieri scompighandoh, l'odore di m9ccolaia delle candele mal goverrl'ftte e quello clell'mcenso fermo nella chiesa poco aerata. ml restituivano sempre a quel malessere fisico in cui la morte e l'amore fanno tut– t'uno, e l'anima conta di più. Fin dalla domemca suc– cessiva al colloquio con l'Arciprete, ebbi dalla 81- ce alcune occhiate fra com– pass1onevoli e birichine, le sue prime occhiate d'intelh– genza. Guardava me. guar– dava l'Arciprete all'altare, e poi di nuovo me: cosl. due o tre volte. C'era biso– gno d'un messaggio scr1lto, per mtendPre? Non capivo tutto, naturalmente. non po– tevo sapere che quel san– t'uomo. durante una confes– sione della Bice. aveva me– scolato a duri rim.proveri per lei. la notizia che 10 ero. già stato strigliato _a dovere: ma quel che capi– vo. mi bastava. Ero amato, o almeno ella sape\,a d'es– sere amata. Per gratitudine, feci voto d1 chiamar lui, l'Arciprete, a benedire il nostro matrimonio. ti quale. accidenti, era in– sidiato dalla mancanza dello smoking. Fu Il Benedetti. colui che doveva presentar– mi al Circolo, a volere ed a permettere che fosse fatto subito e bene. Un altro mu– sico, nel mio destino. Il Benedetti non era quel che s1 dice un amico di fa– miglia. ma come scapolo, benestante e curioso, teneva d'occhio un po' tutti. e am– ministrava il credito certo o probabile d'ogni cittadino che si distinguesse e pro– mettesse. diceva lui, di sa– persi salvare dal pantano della provincia. Che non eran solo parole. già d1 per sè generose e stupefacenti, In quel mondo: aiutava con ogni mezzo tutti gli aspiran– ti ad una meta ambiziosar e capeggiava ognt solle,,a1.10- ne di spiriti contro la me– diocrità. Per fatto personale, direi. Per esempio. diceva che si potevano fare gran disegni su di me, ma forse perchè ero tra I pochi che desiderassero di !lenti rio cantare. Non che mi p1ace!i– se la !!Ua voce. Aveva stu– diato con buoll! maeslri_ e conosceva un gran m1mero di opere e di Lieder. e ascoltandolo si poteva ap– prende,re qualcosa, ma biso– gnava anche soffrire, èome oggi, quando l'altoparlante del vicino è regolato al mas– simo volume. Se aveva fal– hto la carriera. era stato per un eccesso di voce. Una volta che s'ammalò il se– condo tenore m non so più quale opera, e mancava il tempo di rimediare altri– menti, l1 Benedetti ave\•a potuto tentare la sua carta. Alla prova, com'ebbe l'en– trata, ammutoli il coro, la orchestra e i compagni di scena. • Guardi che lei deve ~~nt~~~to "il ~f:::t~~ ~· ~O; capo•- Ma ignorava che 11 volume di quella voce era fisso; se il Benedetti voleva moderarlo. diveniva afono. • Non posso sperare ...?-., do– mandò il Benedetti nel si– lenzio della successiva m– terruzione ... Può sperare di gridar l'orario dell'omrti– bus ... •. urlò 11 maestro con la malagrazia dell'artista Impaziente. Gli ,,oJse le spalle e andò a cer<:are I di– rigenti del teatro. con 1 qua– li prese una decisione d1 cui si parla ancora nella mia piccola città. La parte del se– condo tenore sarebbe stata letta da un hlodrammat1co. E cosi fu. Il pubblico, se non fos!.e stato avvisato. non s, sarebbe accorto d1 nulla, perchè pochi conos~e– vano l'opera, e l'attore mise tant'enfas, nel leggere la parte, che fu come se la cantasse. 11 Ben edet ti, accettando alla lettera il consiglio ri– cevuto, si prese la piu alle-:– gra delle vendette. Ando nella piazza grande. dov'era ,I capolinea dell'ommbus a cavalli, diede una mancia al postiglione, sali in serpa, e si mise a gridare, appunto. l'orario delle corse. Poco mancò che facesse impazzi– re i cavalli. tenuti per la cavezza dal complice prez– zolato. Quando la piazza fu piena di gente. ,I B,enedet– ti chiese al popolo d1 mter– rompere la grande nsata, e gli rivolse Quest'orazione: • Concittadini! Questa è la mia voce. Mi s1 protesta, e va bene. Ma io vi dico che la massonera dei cantanti e dei musici ufficiali non po– te·h permettere che un pri– vato cittadino come me. facesse sfi.ii: urare i compagni di scena. Questi sono i mez– zi con cui essi tengono il monopolio del teatro, e In– fliggono alla provmcia pes– simi spettacoli. Cittadini, avevo il diritto di tutelare il mio onore dinanzi a voi: punto e basta. Io non sfug– go al confronto. Correte al– lo spettacolo, e paragonate il pigolio di quei poveri pas– seri alla mia voce•· Disc;c. e intonò l"Esulrate dell'Otello. Non lo lasciaro– no finire. Fu preso a spal– la e portato di peso all'oste– ria, dove pagò per tutti. Questi era colui che do– veva presentarmi al Circo– lo. Si po\eva certamente contare sull'unanime simpa– tia di cui godeva, ma io ero nello stato d'animo dell'In– namorato che aspiri alla mano della principessa, e debba sperare nei buoni uf– fici del buffone di corte. Se avessi avuto mmor presun– zione e più cultura, avrei saputo che spesso i giullari hanno aperto, con ch\a,·e e grimaldello. il cuore delle dome: e. con maggior cono– scenza de.ii: ll uomini. sarei stato contento di affidarmi ad uno che mi voleva bene, perchè l'affetto è la miglior credenziale per un'amba– sciata d'amore. Io invece, nel darmi l'ultima occhiata allo specchio, rimpiangevo di non potermi presentare a cavallo di un cigno, piutto– sto che per mano al Bene– detti. E dico tutto ciò per– chè sia chiara la nostra in– nocenza. la mia e la sue, nel fatti che seguirono, se qual– che malignità perdura tra i miei concittadini. • Non esser troppo sicu– ro ... ci son anche lt- marsi– ne. e fanno pili effetto!•· Lui. il Benedetti. sull'uscio di camera mia, guardava e commentava così. Che dir– gl!? Lo smoking era. per otto decimi, suo: egli ave– \"a prestato il denaro, egli avevo insistito perchè non iii rimandasse la cerimonia all'anno prossimo. Bisogna– va ringraziarlo. e lo feci. Anzi. andai ad abbracciarlo. Ma lui. che non voleva com– muoversi_ riprese nel suo stile a pizzicarmi: • Ci sono le marsine e, peggio, le divise militari da sera ... Non illuderti di poter vincere il confronto. Hai una ragazza?•· • No•. sospirai rallegran– domi che egli non sapesse. re~~!t ilrornera_~l~~~era~:~~: quelle che si circondano di code e di galloni. .. me.nte da fare. Hanno fretta. Puoi sposarle subito. tu? Le mar– rane sanno che le divise contengono uomini pronti ad arrendersi. come sempre dinanzi ad un nemico più forte: oppure opinano che 11 frak rivesta buone educa– zioni e congrue fortune .. Vengo ... vengo!•· Lo chiamava mia madre. probabilmente per fargli le ultime raccomandazioni segrete. E chi :i:a che cosa ~li avrà detto, povera mam– ma. con la sua trepida ine– sperienza di cose e di pa– role. Ma potevo indovinar– ne il senso: che non ten• tasse lui, gran tipaccio, di iniziarmi alla vita oltre il limite lecito ai miei anni. Alla m\mma, Il Circolo ere sembrato sempre un luogo di perdizione; e non aveva torto, dal suo angolo di vi– suale di piccola donna di casa. la cui vita due e due fanno quattro, non conosce– va avventure ma le paven– tava. Povera mamma. pen– sava che io e mio padre fos– simo sempre esposti alle tentazioni. Tacitamente rea– givo, dicendomi: per me passi, che ho tutta la vita dinanzi, ma mio padre! casa e bottega ... Eppure, che (Iu– lo, la mamma! Solo ora ca– pisco che se mio padre si chiudeva nell'officina per scoter sistri e campane, era anch'egli m pericolo. E mi stava alle spalle, un po' di!ìtorto dalla specchiera matta, tendendomi qualcosa. Aveva gh occhi umidi, ed anche in tutto il resto face– va pensare alla timidezza del coniglio. Farfugliò: .. Non l'ho mai venduto perchè fosse tuo in questo giorno ... o non l'avrei ven– duto ugualmente ... sai, son ricord1. .. •, e e.on mano tre• mante cercava di ficcarmi nel taschino del panciotto l'enorme orolog10 d1 suo nonno una splendida mac– chma · d'altri tempi. una sveglia piena di congegni favolosi. che da piccolo avevo sognato di maneggia– re, senza ottener mai il per– messo Ma quella sera no, non l'avrei voluto: no no non portarmi dietro_ quel tubero, che sopra la vita mi guastava la linea dell'abi– to. Ma come dire veramen– te • no•. a lui e per un do– no. Ml ripromisi di metter l'orologio in una tasca del cappotto al Circolo, e rin– grazi11.i mio padre • E' tuo• mi di~se. • ma devi promeitermi di fare il possibile perchè a mezza– notte balli con te ... •· • L'orologio?•· domandai stupidamente. • La Bice • e arrossi lui. L'Arciprete. perbacco. Ma non mi dispiacque che sa– pe~se. Domanda i: .. La mamma ...?•. Mise un dito sulle labbra c. sorrise: • C'è tempo... meglio non darle apprens1on1 •- Proprio come avevo fat– to io, con il segreto d1 mio padre madre e I cugini. e lo sentii ehc )?ridava: n Giovinotti. è 1c~~sf~e ac~!i~:r ::~~l~t:3l~i sanno che ho amato vo..: stra zia ... "'· Non so Immaginare che cosa sarebbe accaduto aUora e poi. se la Bice. !o.s5e rima-: sta a sospirare o a parlarmi del tempo. Invece. ella aspet– tò che le grida del Bene– detti si perdessero lontano. e ml disse: .. Son due. con l'Arcipre– te... non va troppo di fret– ta. lei?"'· Ero certo ehe non credeva alla connivenza dell'Arcipre– te. ma come potevo farle ca– pire -che lo. al Benedettl. non avevo chiesto un aiuto d! quella sorta? Mi trattava come se le avessi teso un tranello. Forse. avendo so– gnato la dolce a)?onla degli approcci. del tentativi di re– star soII. e ben preparala alla scherma1lla donde una fanciulla s'aspetta le picco!~ rivelazioni che diranno M? quell'uomo è proprio lm. l'Immaginato e l'atteso. non le place,•a sentirsi imporre un l\nale. che la degradava da protagonista a compr!- mbi~-1. penso e dico cosi. Ma. In quel momento. non pensavo. non sc.ntlvo. quasi non la vedevo. .. Ml creda. non ne ho col– pa... mormorai. Anch"io ca– pivo che avevamo bruciato ore. )?\Orni. mesi di aJlusionl squisite. di delicatezze,. di pudori. Tra di no!. sera come sfondato lo schermo su cui. da una parte e dall'al– tra. s! proiettano gestl e movenze d'ombre cinesi. No_n c'era più nulla da immagi- Ma quando fui da\·anti al nal~tr~v~s~nl~rps~~!~~io. cl solenne guardaroba e gli guardavamo con sospetto. consegnai il cappotto, non come due creature d'altri pensavo più all'orologio, Il tempi. destinate al matrimo_- luogo. un po' stretto per la nlo dalla volontà del parenti. folla che vi si pigiava. non Mi prese alla gola 11 rl- consentiva alcun agio dl cordo dell'aria Inebriante e movimenti e d'idee. Spinte, un poco disgustosa deUa cat- saluti_ motteggi facevano un tedrale. dove e·eravamo chla- tumulto cosi nuovo per me, mal\ di lontano con tutt'al- che cercai solamente di tra voce. Era la fine? Si sa sparire. Parevamo uno stor- come sono I ragazzi. pron- mo di colombi viaggiatori ti all'automortl!tcazlone ec- appena liberati dalle gabbie, cesslva. Farmi rrate. l\ non prima che abblan trovato. pote\•O: ma credetti di sce- ciascuno, la direzione del gl!ere la strada del preci- propno volo. La cura più pizio. provocando la Bice diffusa tra tutti mi parve ,a rivoltarsi: Quella d'osservarsi a vicen- .. Voglio ballare con lei~· da, dalle scarpe ai capelli, dis.sl furiosamente: e m1 subito seguita da una so 5 la aspettavo uno schlarfo. In-; d!:i cosif~~C:t~ sfo~eani\'!!~~~ vece. tranquilla e un po \"a In correzioni vistose o Ironica. ml mo st rb 11 carn~t imper<'ettibili: una lisciata pieno di nomi: .,.Imposs1- ai càpelll. un ritocco all'ala bl:\~~ando ha preso questi candida del fazzoletto: chi impegni? ... domandai con rio~tvu\i :i~:i~~n~~~ i;~~~ti l'accento dell"uomo tradito. denti scoperti: chi s'accani- dt~~e~l'i~npet~~•m!n~i~~c}it! va sul fiocco della cravat- dire canzonandomi: .. Questi ta, indispettito d1 vederne impegni si prendono parec- migliorl o meglio annodate. chle settimane prima ... Non Uno si guardò con la faccia conosce !"uso? ... mesta di chi trovi tutto da Sentii male al denti. ma correggere, ed io mi sentii non lasciai la -presa. Ringhiai: ~:~~;d 3 ~Ji~~j~• co~ffi~t~osa- .. Ma lo son qui per lei, e Il Benedetti, alle mie spai- voglio ballare con lei... a le, sovrastava Il rumore dl mezzanotte,._ risacca con la voce di testa. .. SI calmi! .., disse con '.lP- che pareva Il segnale d\m ~f!~n~-~- ~r;J::~~~~zz~a •p~~: vaporetto: e tutti gli occhi chè proprio a mezzanotte? .._ ~ua~~n~ s~u:l ;ue~toSpdt:~~; .. A mezzanotte precisa ... (anzi. ,Il ridava): .. Sl. signor:!! ~C:~l~a~te~~~ed~fe ~1;~ 0 1\d~~ G\acchè debbo presentarvelo. era d! mio padre. non le ~ 0 /u~on co~~~~larch:ub~~i~~ dissi nemmeno un perchè. pronunciato 11 mio nome e Ma lei pensò che si trattasse cognom~. ma ricordo ben\s- i:b~'ùis~~n~uf-~:Ot!~er! ~~~ simo che berciò tutte le al- altra voce: ., Vediamo ....... tre cose che sapeva. men- incominciava. Le presi una tre alcuni siJmorottl ml mano e la s!r\nsi con forza. :~~\~tevQnuoalc:~~~ld:~~:ros~~ Non voglio illudermi che &li mente. cucò di trarmi dalla ~ft~~I lih:I nlu1a~1!~rod:i1~ vergogna e dalla confusione. stretta. Llberò la mano. se battendomi sulla spalla. la strofinò con l'altra. disse ~[;_ nd ~nodr~~ira~~~~I il lnbrauc~ con voce Irritata: ,. Spero che orecchio: ., E' un caro bu(- !~ri~!a a::àb~o, baUa nd o "'• e Jone .., e il caro. ~uf!one Era una promesu? Rimasi continuava a tarmi la plaz- nel salottino rosa a riflet- za: ,. Un giovane con i con- tere sull'accaduto. Ma. pre- trofiocchl. Farà bene qua- parato anch"lo ad un lncon- lunque cosa gli farete fa- tro assai diverso. non rag- re ... "'· Pareva ml proponesse giunsi alcuna conclusione nè ~ent~~-a~en~~rse di tn~~~~;:; previsione che potesse ral- proprio mettere In parodia ~~g/io~n~,aAn~;~o ;~~r;redf:; il senso ultimo di quella qual rosse lo spirito con cui rere~:r;:i~l~n~sa~ 11 ze 5 ~~:~:tne~ i;;~na1fal~:eel~~voadco~tt~~~f:l~ .. Ama i fiori e le piante"', turbamento. non spiavo la disse al Vernati, orticultore sua condotta. non soffrivo principe. .. Ama que 5t o e Intravedendola tra le brac- ama quello... gridava a eia di altri. Quello era un ognuno dei presenti. secon- passato che ella doveva do che rappresentassero que- smaltire come tutti gli [m- sta o quell'attività. A sentir pegni presi prima del mio lui. amaoo tutto: che. In fon- Ingresso In società e nella do, era vero. Ml si fermò sua vita pratica. ~ 0cuif'~aJ~anJe~l~n3~~!~a~; Sentivo di dover sospen- 11 Benedetti non gridò: .. Ama ~=~~a 0 !~~ssf u~iz:~· Jfsp!~:: la Bice ... Corse perchè non z!one. fino alla mezzanotte. conosceva ancora il mio se- Poi ... poi... già, c·era un poi. ~reto. Due minuti più .tardi. Ebbene, lo aspettavo a piè egli seppe. termo. il poi: che è un mo- La scorsi nel sa"lottlno ro- do dt dire. perchè in effetti sa. una delle stanze parai- stavo compostamente seduto. lele al salone da ballo. Era e contavo I crlstalli splen- con la madre e due cugini: denti del lampadario. le due prime marsine che I ti Benedetti mi passò vi- mi trafiggessero le pupille cino due o tre volte. e ve- come scorpioni velenosi. dcndoml cosi stranito. ml os- Strihsi U braccio del Be- servava perplesso. Non ca- nedetti. .. Che c'è?... egli piva Il mio contegno. La disse ... Mi presenti a quelle terza volta. scrollò Il capo signore ... mormorai cennan- ed allargò le braccia. Finsi do al gruppo ... Bene!. gridò. di no:1 vedere. e mi trascinava per la ma- Passaro:lO dalla saletta ro- no. Questa volta, re~istetti sa parecchie decine di cop- sgarbatamente. Si volse a pie itiovanl e anziane. ma guardarmi stupito . ., La pre- la Bice. che pure sarebbe go"', implorai. "'la prego: potuta venir là, sola O ac-· dica solamente il mio no- compagnata. con un facile me ... Le parole rurono que- pretesto, non si fece veder ste. il tono... mai. Alla fine Il Benedetti, Testa .fine. il Benedetti. Il non potendone più. venne a tono gli bastò. Si fermò un dirmi: ..Che fai? che razza attimo a Interpretare il mio d! serata sta! passando·t "· sguardo supplichevole. e .. Per me. comincia a mez- cambiò subito d"espressìone. zanotte .., gli risposi. .. Un Sparirono le pieghe ironiche appuntamento?.... congetturò che gli contornavano la boe- senza alcun impegno ... Ap- ca. e gli occhi. che lampe11:- punto"· Ero severo e so- glavano a intermittenza pri- !enne. doveva credermi. Dis- ma d'ogni scoppio di voce. 1 se: .. Sei stupefacente ... , ma gli si velarono di tenerezza. pareva ancora dubbioso. e Con la mano che mi tene\"a se ne andò. al bicipite. strinse più forte. L'orchestrina. pur eccel- e sussurrò: ,.,Miri In aJto. lente. non sonava per me: briccone!"'· dunque. non aveva aJcun e(- Quando ml presentò. la Celio sul mio stato d'animo. madre e ! cugini della Bice Il brusio degli Intervalli. il lo guardarono stupiti. La frusciare e lo schioccar del- Bice guardava me. Non era le vest!. le risate, la grazia la voce del Benedetti. era ora aggressiva ora smarrita Cornelia che presenta l suoi d~lle fancluLe che mi passa- gtoic.111. ed lo valevo per vano dinanzi. trascinate, ec- due. Ml depose nel gruppo compagnate, Inseguite da gio- come se dovesse impollinare vani fauni. e la scia del loro un'anemofila. poi riprcs.! a profumi non Intorbidivano turbinare. si portò via la affatto i mie! pensieri. Non
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