la Fiera Letteraria - XIII - n. 23 - 8 giugno 1958

lloml'IIÌ<'a 8 i,riui1110 19~8 TORI EGRETA DELLE « FAVILLE DEL ìllAGLJO,, * Un paziente schiavo costretto a"sfavillare" * di E:\lUCO F.\L(ll'J 4 E or.a, dopo aver se'guito da vicino il t~avaglio della composizione e pubbllca– .,.1one nel Corriere della ieru di tante Pauille, possiamo, con non minore inte– r~s:;e e altrettando da presso. seguire lt_• \'1Ci$Situdini relative al loro riordina mento in volume. ricorrendo ai du,· estratti del cartenio coi rrntelll Guido cd Emilio Treves, apparsi nel1a Nuora Antologia del 16 marzo e 16 aprile 1938. e integrandoli, per qu.anto possibile, con altre notizie e confessioni contenute nel c.irtcggio con lo stesso Emilio Treves dal 1885 al 1915, già in posse~~o di Mario Guabcllo e d.a noi potuto consultare nella copia dattilografata gentilmente presta– taci da Guglielmo G:tlti. rnoltre. per ul teriorl particolari, ri siamo giovati di due buoni articoli di Orio Vergani (Com'è nato il secondo tomo delle ,, Faville del maglio 11: Corrien, della ~,era, 14 giugno 1928) e di Adolfo Frant'i (Genesi dl!lk "Favill"" del m,1gl10 11: F'1cra lerrern,-rn, 17 giUplO l!WR). St'mprc angariato d:l ristrettezze e dn scadenze economiche. fin dal nove gl'w IHllO 1910 aveva cominciato a promettere ad Emilio: ,, Per il 10 aprile avrai le Fa– ville del maaho 11, Ma, mentre sì dlspo– ne\·a a « met1ere in~ieme le Faville che 'iOno pr<'cedut(' da una }unga epistola al– l'editore crudele 11. dovetle soproggiun– gcre qualche intralcio lmprl'visto. 15 gc,r na10: u Non potrò st•guirC' questo disegno pt>rché le difflcolu.ì lncalznno "· Pas'iÒ un IS ••A IILLE DEI M<CUO. TO~fl l'ltllfO, IL VEN'fUIUER() SENZAVEN– TURA " :tltri .tuolii d,·1 iuimitahil1.·. Copt'rlina del 11rlmo tomo delle • Favlllt del nmglio •, st:ampalil a i\lllano dalla CI\.Sa Trc\U uri 192" anno,· e il 7 ottobre 191 l: 11 Ilo dt.>plorato li tuo nlìulo eh<' non è :.uno µo1ch~ m1 ,:o~tringe .a rinunziate al lavoro di lun ga lena, \'anta.1giosb,s1mo per l,1 C~sn, e n sfavlllore per 11 bisogno cotid1ano 1, Tanto che il 21 diccmbr<' ~l moi-trò tidu– cioso che le Favil!t• potessero venir ul· 1imate e pubblic,,.1te o pnmu della 1\nc di nrnggio u. Ma i mesi l'onllnuarnno a u•,1- scorrere invnno. Ncll'upt"ilc del '12: " l\lolt<' delle Favill<' sono pronte. e si potrebbe già lare un primo rolumc, 1na converrà pubblicarlo in ottobre. Come vl'di. non mi do r1po~o ~ mt auguro che il buon ~nngue mi !oiOsteng,J "· (Cfr. Gatti, 271-272.) Poi, il 24 ag,lstu, propo~ d1 n prendere e ampl\arl' l.1 trag1cll narr~1z10- 11c d('lia \'ioloutl' dò!ln bella i:oct• con– tenut.:.1 in due J\fctmorcrndn delle Fol'ille dd maglio (Corriere dello :wru. 3 e 17 maggio 1912) e più tardi {19:\5) i11:;c– rita nel Libro ~eorero. A\'lcbbe voluto. se aiutato cotl\'enientemente, ricavarne u un volume sunilc a quello delln Co11- te111pla:io11e "· Considerava "1.t..11.::s;i SJ • .:coli i:ibn, (la Contempla:ione e la progettata Violar11e) come le- sue " fantaSH.' 11 e Il df'!-ider.n•.i uguali nel formato m,1 dlsegu:11i nell,.'.1 ,·estc. che non mancav,1 di 111d1carc in ogni più minimo particolare: dal tipo dì coperlina al colore della carta, dalla ri– \'estlturn ,li treg1. dolio schizzo del titolo al motto 11 Quanh? minuzie! Non ne ri– dere.) (26 agost11 1912.) E s·impegnava a :-.crbar(' inedita 1.:.. continuazione del rac– L'Onto. "dando ..i! Cor-riere altre Fau1lle 1 1 • " La prosa è ~uisitissinrn; nel seguito ~o– no molto ~ingoiare. La flnl' tragica è ap– p3ssionata. Anche per un sentimento d1 Pudore, desidero di non stampare quest:1 Con/essior1c in un giornale quotidiano. Che ne dici"! li brano medito si compone di tre faville. ,1 E quanto ire Fari/le chie– de\'a che gli rosse compensato. 11: E \"era– mente si tratta di comPenso. chè in rl'a'.– tà per me k3 somma sarà sempre perduta. Considera il caso e rispond11ni subito. 11 In ca~ atrermati\'O non ~arebbe stato co– stretto a riprendere senza indugio nel Corriere la pubblicazione delle Faville"· cioè di altre cOH'. Ma J..1proposto. quan– tunque accet1ata (crr. lettera del 25 no– ,·embre 1912), non fu realizzat:1: e di ('ssa non rlma'iie che il titolo: Ln Viofatllt? dalla bella rocc. registrato dallo stesso D'Annunzio. :-iel piano delle sue Opera omnia. come primo dei cinque romanzi progettati aU'insegna degli Aspetti de– l"ignoto, di cui la Leda avrebbe dovuto e~scre il secondo m..1 fu 1·unico. Il 25 novembre fece una seconda pro– posta dello st"~so genere e per lo stesso importo. « Le mie condizioni attuali mi oostringono a trarre un beneficio imme– diato dal mio lavoro .... Ti prego dunque di accettare le stesse condizioni ... se de· sideri che questa pro~a rimanga ine– dita. 11 Soldi. soldi per poter lavorare in pace alla Violante. (29 novembre 1912.) !\la più ne ricevern. più gliene occorre– vano. Più scriveva e piti doveva scrivere per cercare di far fronte agli impegni. Il 3 gennaio 1913,assicura: ,, In prima- vera potremo pubblicare la prima serie delle Faville. Ne ho ratte altre sette per il Corriere 11. Il !4 febbraio conferma: "Con la fine dcli.a serie di Dario e con la fine della serie della Violante, il primo tomo deUe Faville è compiuto. Vorrei rosse pubblicato verso la fine di aprile 11. E il l9 marzo: ((Come il paziente schiavo che non conosce "1poso. mi rimetto a davi.Ilare per ridere! 11 solo riposo con– cessomi ru quello del ritagliare con un paio di forbici le Faville già pubblicate. per comporre il libro. La materin è più :he sufficiente a un volume dei ~aliti Alla seriC' vanno ,1ggiunte dut> lunt;he nnn-.azioni, Dario \? La Vtolanre dalla be/In voce. l'una ~ l'altra cosa non conr piutc ancora. Sto terminando la Violontc Ad ogni modo sono venuto nella deUbe· razione d1 pubblicare questo primo tomo non più tardi del maggio prossimo. Vor· rei un \·olumc del tormato ordinario, semplice ma ben imprl':-so. sul tipo di quelli stnmpati dall'Em1l Paul con co– pertina quasi hianca. Il libro avrà una dedica p1,oemi•1 Ciascuna favilla avrà Il suo titolo come una novella, ché non si tratta di un giornale (Dio cc ne liberi). ma di s:qrn1 d'analisi lntedore, a cui Il lubgo e I.i d;.lta non sono se non pre– te~ti. F-annu parte del libro le pagine per la morte de! Gincos.t e quelle per In Re– surrezlonL· del Centauro. " Mo cosi ,il principio come ;11 termine di ogni n;.u,vo la\'oro e·era l'assillo del denaro. " L..i schiena mi duole. La mano è lntorpidit..i. E sono costretto a ta,•ornrc nncora, trn angustie d'ogni genere. Certo, ~ono di ferro buono. ?\-la anchl' la resl– stenw del ferro ha un limite. Sono oggi un ferro ben triste ..,,, (19 marzo 1912.) Gli ;inticipi non Prano mai sufficienti. "Con che criterio san\ misurata rantl– c1p:11.ione l.'he dl'!.idern pel primo tomo delle Faville (ove paret'C'hie pagme sa– rnnno inediter.• DJ'C' le mie condir.Ioni attunll l• necest-ario d1e io sappia fin d'ora. !-tando alla latica, su quale somma pulrò 1•-onL:lrc ... " (7 nprilL' 1912.) Cli sembr,1 cli menclicm·f' ~ !; 1 0llC'nde nl pen :,;wro chL' due nm1c1 t·onw Tre\'es l' Al– bt•rtin\ possnn,1 cn•dt•n•. ,dutando\o, "d1 vio;an"' ogni legge umana C' d ivina e di fomentart• il più , ergo..:no~n , ·i1.io !" ( 19 mnrzo 1912.) E. stam·o di merca nteg– gi;.lrl', Ogni im:crtc1..:a 111 intralcia. Ogni ritardo lo ango!;C\... A \u, non sembra d'l'ssere un gran dt•bi'.•'rt'. d,ltu che è un cosi grande lnvor.ato1t•. ul: <' un H•ro pec· calo non incoraggiarlo "peichl.' lnaspet– tnlnmente questa l'ilN'Oltn l• dl\'entatn un'operu vma C' frese:1 com<' poche altrC' di quelle giù scritte"· (7 aprile 1912.) Ri~t>nt(' del Oitlmbio d: stagione: \'Or· ~i?b~r d;i~::-o~e~ l~1~1p~:o e n~~~~~~il\~~g~i~ di lavorar(' c-hé ln pr1ma\'l'r:1 rtnno\'.a an– che Il' midolla nelle inie vecchir O!-~n C' rn divina In foresta.. Qul'sta. mattina sono partito a cavallo verso l<' otto nella ru– gladn, uttraver:-.o l"oro qua..;i uccecantt.> delle ginestre fiorite. Tuttavia preparo il ,·olumc delle FcWIIIC'. E. tome Al <;olito, prr rnr qunlchc ~plcntt• trnpas!;O. tra l'una e raltra mi \'i(•n \'Oglia di scri\'ere pngine su pagine. l\t,1 cerco di non n•– dl're ,11la lcnt::11.io1w come quanclo com– posi il proemio ùel Cola. 1, ( 17 iaprilL' 1913) Ma ,1 lb agosto il la\'Orll 11011 era an coru compiuto: in quello delle Fat:1Ue i-'ern intromessa la Leda e 11 26 dicenr bre: « Ho nncorn d-1.1 compiere la serie di Dario e quella dl'lla Violanll'. percht'.> il primo ,·olur1(' delle Fcwillc sin compiuto ... Le F'n11illt• scoppierumw alla metà d1 maggio ,1, E siamo oll:..,prile del '14· ,1 \"orre1 pubblicare in questa stagiont:' il primo \'Olumc delle Fat'jlle: ma tu dici che è troppo tardi 11. Siamo n giugno: "Alle Fa1,•11ie non mnncnno se non le pagine !inali di Dario e dl'lla Violante ... 11 PaS"' 1mno nitri dodici mesi t:' il 12 giugno del 1915 tutto è ancor:1 ;,ilio stesso punto: " Ho portato con nw il materiale delle Fa,,ille, ma ma;1ca110 la llne di Dario e la fine della \tiolanlt' dalla bella t•oce ». l\lnncrmo e manchl'ronno. Il 17 dicembre tornerà a chieder quattrini: un anticipo d1 diecimila lire "per il primo tomo delle Fau1/lt>, che formeranno un grosso ,·olu– me da cinque lire e conterranno molte pagmc- inedite. Qucstl' Fari/le sono per O\·ere un grande succl'SSO se non m·in– gannu il sussurro degli anrntori ••· Sen– nonché nel frattempo si era andato a cacciare fino al collo dentro un altro gros'-0 lavoro: quello della guerra. « La· \'oro. come vedi. tra un·azione e raltra. 11 (conrurna} ENRICO FALQ(.;l GABRIELE DANNVNZlO PROSE DI RICERCA ... \101\'DADORl EDITORF Copertina del secondo tomo delle • Prose di ricerca. di lolla ecc.• in cui sono riunite le •Favllle» ne\l"edizione di • tutte le opere di G. d 0 A. •• sl3m))ato dalla Casa !\londndon in Milano nel 1950 L \ F I EH \ LI. I , , I, \ H I \ Ritratti • • • in 1nuiiatiira : GIORGIO CAPRONI * di .. \LHERTO BE\'IL.U::QU.\. F'u durante u11a certa prot'a generale del u Thai, )1 di l\fassenet. che il violino solista deluse improvubame11IC' la giusta aspeuativa dei colleghi d'orcllestrc1. Era un giova1H' magro e timido, con i capelli nlli .mila fro111r e il volto auor10 gid in .«:ontro,ye dofce:.:c>. AUorchè l'avvio al– l"aria della « J\f Pdiro.z:1one 11 placò <>ani suono e l'indice del maestro ,yi. protese dalla luce del podio, alla ,nano del mu– sico ,nnncèt proprio l'ardire e l'archerto rimaae immobile .TUilo sagoma def Candi di bella fattura Era per cedere all'i,lt'ito di un altro suono, agli empiti di un'allra coden.:a: quella della poesia. che il fine accorgimenro capace di conser– rarla, e ignora il compromesso o il timo– re dello scotto. Pur di fronte ai passaggi obbligari di un genere di vita non consono al suo temperamento (ad esempio. quale con/lit– ro nel poeta teso ad assumere t'abito di metropolita), Ca.proni arretra avarC1.1ne11re ,yuf terreno dei suoi ideali, dei suoi c111u– siasmi e, pettino, delle sue i11Qc>1111ità. apparire a qu.czfcuno tutt'al pi!Ì. quale be– t1i,-.ia forma. di rifro:,:a, dl origlnalird. Ma è una rcfrituditl(> che conosce, oltre alla mlle:::a, anche H arido apcrw. E in siffatto passaggio (o, meglio, in tale rldimens10,1arst di una uoéa=ione), un ruolo di prima impor1an.:a lo ricopri la /or11i!issima biblioteca dell"auuocoto Am– brogio Colli. Persino l pudori di Ca.proni lasciano sempre capire. e con netta evidenza, quel– lo che devono. E proprio In lermlnt d~ pocsin. tale accorata. sincerttd, questo ri– chiamo appa,aionato si imprimono a fondo. E dire che il giovane se l"cra studiata e come lo parte nel chlu.Yo della sua sraw ::a: ma lì. solto gli occhi di wtti, !'emo– ::ione non ebbe indulgenze e il suo broc– cio 11011 si mosse. Il silenzio e l'imbarcu:::o generale di quel momento segnarono In ~int' di una carriera aid accare.:::ata da /('11ere lusinghe e rradita da un·ecceasiva t1mldeua. Questi. oltre a una faccia maschia a tal pu1110 da dare all'a!lieuo l'Impressione di 1111 cerro stile Direttorio. potl'va vantare 1rn·agaiorna1a competcn::a in fallo di poe– itia. Non mancava infatti. tra i suoi vo– luuti, "Allegria di t1aufraai 1 che il no– srro giouonr pun1ualmcntr scoprì per far- 11(' it sillabario di una letrnrn do quel momento fervidissima Seguirono i primi 1e11tativi in versi, e con la nascilo di Ca– proni poela la nostra ,roria ha rennine. V1 si può già scoprire la for-::a più fe– conda dell"uomo, che sta sopratutto nella coerl'n::a, nella fedeltà o se ste,so. E' una fedeltà. che conosce la ficre::::a, assai più Dalla chiarezza dei suoi affetti e della sua buona fede. vorreb'>e rendere le ma– ni a tutti per un abbraccio vivo di omo– roaa con/iden.:n, di comprcnsinoe. E oc– cade che a volfe le braccia gli ritornino vuole, per il calcolo, la malafede e il ri– rlcorrente e, do lit des 11 di una ~ocietd e di un ambiente per i quali Caproni, ont'st'uomo vecchio stampo, forse non è nato. Caproni è 1111 personaggio proprio per si/fctua rettitudine a turta prova che, ra– ro. com'è, 111 certe conHnacn:e di vita. può E' tUI p1a,110 ,earero che t11cuote le fi· gurc alla ricerca di un'i11du.lgen.::n che arrl'stl la foro aridità, la seQuen.;:a delle loro dolce::.:e violentate. Poi, d 0 tq1. tratto, la fresca brl!:::a di 1111n 11111.Yicalc a rmina.zio11e pare rc,1dere turro lieve, e rtmmaai11c si scompone e ricom– po11e come toccata dellcalamenre nel ve– rro dL un'acqua. Qualc> capacità, in Caproni, di tradur· re nel canto un'on.Yia nostra, un dialogo umaname11te atMiale e, ad un tempo, di i1111al.:orsi a cadenzare immagini. C' me– morie nelle ara.zie dl u11a musicalità lu– minoso. 111 seaui10, il solitaria stUdeme di vio– ' 111, si lasciò portare da meno ambiziose ,•rUeird, e l'orches1rina dei Carabinieri che illangttidi.vo ancor pitì. n Noi slam come le lucciole u al Dopolauoro genovese della !talila dello Noce, lo e'>be per qualche rempo trn i suoi. Si inlravedeuano di là IP architetture doaa11ali del porro illu– mi11a10 nella 11oue dagli n.:::urri bagliori. dei c1u11uli di carbo11c. Usciva il giovane a 110111! olia. 11ell'odore del mare e tra i colora uiui ùel/c l'CSti di raga:::e in su– dorf' eh,• ntorna.i:ano a casa E dalrt!cc -tra.:ione def rifon10 noscet·o- 110 imma.gi ,11 purissime soflo quelle sielle chr impalli diva110 su//(' luci (' sui fisdli dei rimorchimori Pc1ssò qualche tt?rupo, poi, d 0 u11 1rat10, il violino rncque, e per scmpre. li nostro personaagio comiuciò a percorrere atrade diverse. Sf' ne venne per 1m cerro periodo. mali11co111conella sua rnttmidira Q'iaccht>t– ta, \U pn In via Venli Seuembre, dore al Il. 42, c'era lo sllldlo deli'allt.'OCalO Colli. Tra gli archi dei porrlct si poteva scorgere, a volte, La redingore ma.:::11110,111 di Fausto Mc1ria Martiui. Mo come, nel giovane di srudio. l°t'stro musicale 1ornaya /reque111emr11re a farsi t11vo, pur tmu!toto dogli Pl'Pnt1. lt1sorget•11 011i11alo d1trat1te lt• laboriose stesure i1l bello copia delle i1ta11:e " Ali.mo Signor Procurnrore del Re u. Giorgio Caproni Qursto è /'uomo, con io nobiltd di cerre elcgan.::e nello schietto calore della parola. E' sempre presente, l'amore per una. 1.-rrct - la Llg1tria - e p('r 11110 cittd in. porlicolare: Genova. Per Genova questi. t•t!rsi, traui dn u11a II Litania 11 a due t:oci. uon raccolta in volume: 1, Genova nome barbaro I Campana, I\Iontale, Sbarbaro - Genova ch'è tutto dire / so~plro da non rtnire - Genova illividita / Inverno nelle dita Genova dell'Acqua\.·erde I mio pa– dre che \'i si perde - Genova da Intra– vedere / muttoni, ghiaia, scogliere i•. E poi la Va/trebbia. TOSSO di saSSL fra t,C'r– dl fosforici, che un giorno H pocra, scri– ue11doli, cosi ebbe a de/i11irC': "il fresco paese di foglie I dov'è nata mia moglie,,. E si porrebbe aggitrnoere, ancora con lt! sue parole: "una patrra per metà lon– gobarda e per melà irlandese, dove le ragazz(' sono nell'intimo cosl difficili. ma e-osi indicibilmente celesti negli occhi"· La lonranan:a dt Caproni dalle sue tcr– rt• s·è trasformata in ,iostalglco esilio. g· ra,iro divt.'rsa Roma.. con la. suo aria. gra~– sa e le su<' strade dove è quasi impossi– bile> cammifrnrc diritto pensnndo ai 1c,t:i. 11os1rl e, 1a11ro mrno. alla nostra pad,;a. ALBERTO BEVILACQUA * Dl!E POEJJ!lETTI d·i Bino Hebellato BINO HEBELLATO ~ naro t' nsied tt a C lltadello, 1n µ•ouanclo d1 Pndot•rl ffo COl/l.J)I\IIO gli stu.di clasSICI La JtH'rra g,11hu ntbafo parttcc/11 1111111, La s1u1 pr 11na pubbl!– ·u:lone di pou1r ri.,olr al 1953. anno III cui uinsr il concono n11.:ionalt' di JXH'lta Premio Siena-A usonm Non i:oUabora a g1ornah e rit•1.J1tP:prl'ftruc:I" t>lubornrf" 1,er f)ra in .~1lt>1u:10 ft' 111t' Idee • i ntol 3ai!u lmpt'onato In una intensa atuulld 1M11or1alr. fra lf' aUrr ranla una Jtllt mtglion collane drllo porsia iroliana od1trna. non dl,<legnondo uC'C'o,,1art' 01 nomi .. tllustri .. quelli dl'i gio– vani pn't t'fllidi. E' prot11itma la pubblic~1onr drlla iua ,econda raccolta di por,ie,· ti tl."IT\po t,nito. auomvagnata do 11110 -"1IO 110111, In cui Ira l'nlrro af/tMIWI, - Credo 111.'IIII 11 tritd df'lla poraia C'OIIU1 COIIO.'K'tn;::a delle CO$(' chr aono at1c-ltf'.se 11011 .d t1rdo110, I" conte prrur1tu11rn10 drlla con– di:lonr p11t ulln, più 11era r duralura drll°ttOTtlO Crrdo, ~1~~rJ1iO rr~ ~~!'ts1~oc~~i::~11!1 1 ti,d~ae 1; 11~~1~ic~\~o u~~:t~~O~t\frf l 'uma11i.ld · lu paet, chtt ~ta ol ,ommo del present('; (' in uno t'[Prn1 1d df'I prt>irnlf' 11rlle sur formt' amrr A111kipiamo oi lf'trOri alrunr porsir int!dill' dt'I TMn?O r.nlto, 111 cono di sio.rnpo J•oi t'hC 11101•i1111110 E' cessata la !urla dei cani e si placa la Iolla all'ultimo versante dove sbianca il .sole e amore di paes. contadini ci accompagna nella verde ora che allarga le pianur(' al sud là dove chiare acque annegano Il dolore e le campane delle contrade squillano al nostro incontro. Dorate notti biu verranno ai profondi autunni sui balconi delle cuci-ne odorose di mele dove le nostre parole hanno sapore del tempo. Sarà gentile e :.enera la mano che prepara il desco alla soglia del mezzogiorno quando la speranza della casa fa un nido in volo attraverso le sere dei mondi. Il Sono chiuse le porle, non c'è più nessuno. Siamo partili verso la collina che ha gradini bianchi in mezzo agli arancet; e un pallido sereno fa pjù lievi dislan1.e da una dimora all'altra dal nostro cul)(e a c;ò che il cuore sogna Ci ritroviamo là sulla collina lutti insieme. a parlare, fra gli abeti, sotto un bianco di lumi, là tutti insieme, amici. Soggiorniamo in paesi con le aie recinte di bosso; il tocco di una nuvola apre le ease ai poveri che sanno le canzoni; recano rr-csche rame di pioppo ai portali di legno e per lenle contrade accompagnano i voli delle gazze in mezzo al verde. La sera accendono I falò di paglia nel-la brezza sopra la notte in fuga dietro il celeste manto delle foglie. Sulla lavola, sotto brune pergole , i:_, il pane e il vino della nost.ra lerra !ungamcntc sudata e b~Uiamo cantando alla luna Ili E' grande rombra della piQnura dove ci riposiamo, un·aria mite è sulla nosti-a fronte. E' nostro desiderio estare a lungo insieme, anche solo a \'edere solo a dire le cose che ved'.amo. Scattata dalla quiete belllsshna del <:lelo un'tmprovvisQ folgore ci ha ratti veri, con occhi veri che vedono. con vere nuove parole, le prime che diciamo. Incominc!a da questo pomcr1ggiO in 1•iva al mare un nostro magntnco futuro. IV Poi che morimmo un·atba ci accompagna. !1a pallidi mertggl e lunghe sere, al bianco porticalo dove un'amica reca - nel velato maltino la luce del suo sguardo. V Ora vedi quello che non c'era: l"albcro, ralba. · E' fresco azzurro l'amore che portiamo in mezzo ai contadini fra le ceste di grano nei solchi. Dai loro volli l'ombra nera è sparita. Andiamo pei sentieri della terra natale felici di parlare con la gente dal cuore semplice, nelle piccole case vestite con foglie di pioppo, contenta di vedere nella bassa cucina il rosso della fiamma. VI Oggi il vento solleva i muri e i fiumi dentro il grande sereno ed io cammino sui leggeri orizzonti che trasalgono e lasciano il mondo. VIJ E' fiorita una dalia. E" scoccato un baleno nei monotoni spazi. 1 muri Si allontanano e lasciano un solo altissimo oriu.onlc dove Si sente il -1ole. Bagna un altro sudore la fronte se ancor.a abbiamo una !ronle. E ci perdiamo nell'umida pianura con le ombre che diventano az.z.urre. VIII E' un bel giorno che fa profondi cieli e sposta le montagne al verdeggiare delle pianure - brevi al nostro passo e lo come un bambino che parla con le nuvole. Il dolcissimo azzurro della valle ha seppelltto l'ombra, ha fermato la sera sul'ia quiete delle prode vlclne. IX Slamo I viandanti che il silenzio del lenti fiumi ,ristora e c'inoltriamo per I 6entierl della nuova terra a cercare una spiga. In attesa di un lampo de~le nuvole in ombra c'incontriamo alle Conde radure a vedere Il colore dell'acqua; e là vicino è il nido felpalo della quaglia che ama le nostre siepi, è ll.'odore dei noci umidi. Giunti all'allra pianura ci fermiamo a vedere un uccello che attraversa la quiete; poi scendiamo al paese dai lunghi viali d'erba, nel paese che sfiorano le foghe rosse di sera, !inché s'apre un balcone. 'l'a11to tem1,o è 1mssato Hanno d!menLicato le parole amare, gli aspri dissidi, il lungo monotono lavoro nel !umoso cantiere; e li fa zufolare Il chiaro del mattino: li porta una dolcezza che non finisce qui nella vallata bianca di neve, sulle case d'ombra. Tanto lempo è passato dai giorni della fatica, della paura. Cosi lento il pulsare delle vene. Non abbiamo plù nulla. da attendere con ansia non abbiamo più nulla'. Dalle pareti di limpido vetro ci godiamo il riposo beato del prati ed è come non fosse più domani.

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