la Fiera Letteraria - XIII - n. 15 - 13 aprile 1958
Pag. I LA FIERA LETTERARIA Domenica 13 aprile 1958 NEL CINQl!ANTENllRIO DELLA il!IOBTE * EDMONDO DE AMICIS .... ... • .... di ALFOi~SO G.4TTO Se vivesse oggi, De Amicis, quale &!ornallst~, ro– trebbe dare qualche treno di vantaggio a ~h1 1 h~ spacciato per morto. Per giubilarlo, se vol~ss1, potrei attacca1mi :mch'io ai brutti versi che scrisse e che le nostre madri sanno ancora a memoria. Ma perchè farlo? I versi morti son morti e sepolti e ne~meno gli antolog'istl, tanto in voga ai giorni nostri, po– trebbero trarli di fossa. Ma il (e Cuore Il balte ancora, e come! Leone - è Il mio bambino, nato nel 1949, e ve~rà senza di me la fine del miUennio, alzando il bic– chiere alla mia memoria, me lo ha promesso .- l_o legge e lo rilegge e si spiega con quelle pagine 11 bambino povero che gli è vicino di banco a scuola, il ragazzo cattivo, il trafficone, H primo della class~ e l'ultimo, la piccola Italia che i .registi. intell_igenu non sanno vedere e la grande Italia che I poeti lau– reati htrnno tirato su a volta a volta col perme~so delle nutorità, Il padre scrivano (sono io) che scnve a notte alta mentre lui dorme, la Sardegna del tam~ burino e la Calabria del nonno, la lingua fatta d1 tanti dialetti che si prendono in giro e che stanno passando tutti per la sua bocca di scolaro italia'1o che ha una patria bella e fatta e ancora da fare. Coraggio, coraggio, amicl sapienti e bugiardi, nar– ratori Jn America e in Urss. Che colpa ho io se il « Cuore 1) vive e anticipa nell'immagine un'Italia appena appena cristiana e socialista che non c'è an– cora? Che colpa ho io se i nostri nonni erano euro– pei più di noi, si da spedire per il vecchio conti– n<?nte e senza il permesso di Carducci che restava al piede di casa, un libro come questo? Sarebbe stolto fare polemica, lo so, ma non c'è polemica - il libro vive senza il nostro permesso, i fascisti non riuscirono mai a allontanarlo dal cuore dei ragazzi, nemmeno a opporgli Pinocchio, nem– meno attaccandosi 'ai baffi e alle la'1"ime del buon Edmondo -: piuttosto abbiamo avuto insieme un'al– tra occasione per misurare la nostra miseria di pro– vinciali occupati ancor.a a esserlo senza parere, lo ostinato conformismo che ci porta sempre a restau– rare le baruffe goldoniane di casa, lo spettacolo delle nostre ambizioni sbagliate. Ho detto: De Amicis giornalisia. E vorrei ricono– scere, per dargli merito, o almeno per spiegarlo, che i! « Cuore >I è un giornale, il più bel giornale che mai ~ìa stato scritto per r,agazzi, un giornale che non invecchia, anche se ingiallisce e si fa prezioso, tra– sparente, per longevità. Oggi tutti pretendono di co– noscere il « pubblico >1, occupati 1( professionalmente >J a servirlo nelle sue paure e nei suoi !acili amori, 'butti hanno il fiuto della notizia e dell'• idea•· Con tanto populismo a dritto e a rovescio che abbiamo sulle spalle, nessuno mostra di credere semplice– mente al popolo, riportandolo dalla sua astrazione almeno a un carattere, a un'onesta convenzion,e che lo rappresenti. E l'edificazione soverchia, ormai senza rimedio, la stessa umile speranza che avevamo di conoscerci tra noi, di unirci, di vederci uniti. Il « cuore 1) è ancora questo giornale che dette valore a una piccola comunità di un piccolo mondo, al presentimento o almeno al sospetto di una storia viva nella sua cronaca familiare di tutti i giorni e di tutte le ore, nell'immagine eufemistica di una so– cietà operosa e operante nei suoi mestieri, nelle sue arti nei suoi uffici, nelle sue istituzioni, nei suoi sca~bi. Fu ed è appunto, il ((Cuore)), un libro di relazioni, di vicinato, di parentele, di strette di mano, di parole d'onore, di impegni, di doveri, ma un libro reale, minuto, modesto, indelebile per la rispondenza che aveva e ha in ogni ragazzo esposto subito, nella famiglia e nella scuola, all'immaginazione, alla pau– ra. e alla sorpresa dei suoi affetti. Ognuno !accia i conti con se stesso e dica quanto gli deve e quanto gli addebita, per altro nel ricono– scimento che quel 11 tenero)> e quell'invito .al ripen– samento e al rimorso, !urano sempre sorgivi, liberi, mai intimidatori o terroristici. Si affidavano e si af– fidano all'onore dell'uomo. ALFONSO GATTO Quadri della Parnpa * di Edmondc de Amicis Oe Amicis con Luigi Capuana Capitan cittadino * Cortese emerito di GIAN FRA1"CO l'ENÈ (Continua. a. pag-. 7)
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