la Fiera Letteraria - XIII - n. 10 - 9 marzo 1958

Domrnirn 9 11iatzo 19.;8 LA FIERA LETTERARI\' POESIE DI RAFFAELE CARRIERI l\Jariuolo cosa hai rubato i\lariuolo co~a hai rubato Per essere tanto sfrontato? Il fiore alla pianta All'amata il cuore. E il mariuolo ri~ Dai ferri alle grate Mariuolo la notte è alta Non senti che il gallo canta? La.sciatelo pure cantare Non voglio mai più Tubare. Mariuolo pcrchè sci triste Perchè sci tanto triste? Il fiore è gid appassito E l1amata m'ha tradito. Se vai a Pesto Se vai a Pesto non chiedere rose E tanto meno favi di miele. 11 ragazzo delle capre Nulla sa di Poseidone E di te ride che cerchi rose. Se nel fuggevole niente Riconoscere vuoi Qualche segno degli Dei Ascolta a Pesto, ascolta ridere I r.1gazzi delle capre Cli.O l'.I CIIE Scompaiono i pianeti Queti scompaiono i pianeti. Il calabrone dei canneti Una stella sospinge V er:-o l'acqua E in silenzio la disra. Terra in bocca Per il buono e il cattivo ladrone Di uh medesimo legno E' l'albero della croce. Una sola lancia, Una sola tenaglia. Una sola spugna NeIla coppa vuota. Una sola terra in bocca Colpisci giusto L'uso ti ho ipsegnato Perciò mira giusto Con l'acciarino, Colpisci l'occhio Come il serpente Che ha fame. RAFFAELE CARRlERI J)EL * 1• I .I CE Il. E • Venti anni dopo * Pe11etrazio11e ai La Rochefoucauld U11 11ecchio scritto s1.1 Spaz:apari * La l/estn armonin ,> rii Pindemonte IYA111111t1:.io è t1ef nostro :,guardo di .u,Fo.,·so G,11"1'0 P ER UNO SCRITTORE di mas!lme mornli, Ch(' è !K'mprc> il più p('netrante degli scrittori, vale qu('sla SC'ntcnza: .. La p nétrnUon a un alr dc devin('r, qui flntte plus notre vnnlté quc toutcs Ics autres qunllté!ll dl' l'esprit... L'ha scritta La Rochcroucauld per sc strRsO E' da considerar(' che questa parola, .. pénétratlon .. ~ statn usata per lui dal critici più Illuminati chc hanno lntC'<rollbc>rarlo da o,:nl abuso slstcmatko c fllosoflco pC't r<'Rtltuirlo alle contraddl.tlonJ. allc> • \ntl'nnltt('nce~ du COCllr ... allif «brodl'rìe qul plait Aux remmes .., alla· ....nunnce ... Questa penetrnzlonc. contro o,::nl ~uona r('- nolu dl'I morullsU. porta Ln Rochefoucnuld n essc>rc>o11- tento dell'autenticità dc>lsuo acume, più che consapC'vO!(' della sua rispondenza al modi della verità A ragione è stato \'!Sto In lui un romanziere, un Impreveduto ro– manziere che per andare oltre l'cpl~ramm,1 e la sentC'nz.1 morale guarda Intorno a sé quotldlanaml'ntc> nel cn!ll partll"Olarl, pur certo che lu ·conoscenzn eh'l"gli ha dl'i i;:randl sentimenti possa passargli dallo spirito al cuore' Se lo dirà con buonn grntla nel • Portrnlt du due dc>la Rochchlucauld ralt par lui m~me .. F U IL VERSO di Plndemonte \'Cramcnte go\•crnalo dalla .. mesta armonia"· come pretese sentare il Foscolo? Carme pc>r carme. del Pindemontc bastn lC'ggcre .,. J sc>polcrl.. che contraccambiano nl Foscolo non solo la dedica, ma anche il cerimoniale: (' rispon– dere no. Nc>lsentirsi giudicare "d'Omc>ro più possentc> ancora» certo Ugo avrà sorriso con indulgenza: meno si sarà compiaciuto per l'ht\•ito che ramlro gli r1vol1te a (arsi vedere, a uscir di nascondcrello (..Pc>rrch~talor i!on la fobC'A fov~lla • Sl li nA!tOndl i!h'lo h c!crco itl– darno' »). e nel vedersi paragon:ito al fiunu~ che esce «cilc>stro .. dal lap,o, corre. si cela «sotto al!pri sus;:l enormi,. e poi risbuca dalla terra. Quanlo, poi, al rimprovero di stendere « !unge da noi voli si lun~hl .. e di ai:tgirarsl ...lra le ombre della vecchia c>tnde ... occupandosi d'Ettore. d'Ilio, di Micene o d'Argo: quanto al conl!igllo di trarre ..da men lontani Olo!gctti,. nuon• .. poetiche scmtille ... ecco. crt"diamo che il rosso pol'tn almeno sarà aadnto in collcra P ER IL CARO Spauapan, ch'è morto, tro\'o questo. mio \'ecchio scritto ancora inedito, credo d('I '<13 Sc.rivc,·o: ... A Spauapan, \'lolento e appassionato artista cittadino, è necessaria forse una wcic>tà che lo oHenda. l'epica quotidiana che lo inciti a giudicare nei tratti immediati la vita. Del proprio !legno critico e c>legaute, dei propri colori d'affronto. rlsso~i. Spa:unpan hn un'idra in atto, eroica Ma ha anch".' 1.-i \'anitò d<'IIC' filture che restano sole nl et! là del loro ~csto, del mo v1mt'nto che si ra 90spc!t0 quosl nl suo crollo Il disegno ~ più che lussuria, enfa51 a volle'. sollloqulo, impaccio Il tocco di colore. limpido sulla grano gra~o. <' bul3. è squillo, scatto di figure amidiche <' cavallerl:'schc>, freJ;:io c sfregio del mondo Nei,:suno più di Spazupan è con– ~;lpc,·ole di lnfranacr(' ~C'mpre un'am1onh. di cozzar<' contro un (Usto. Eppure .l.' continuo In lu,1 lo ~tud10 d( raagiungere una mlrncolo!'M ilarità In cui IP Immagini siano ulhmc, impennate ncll:l propria tenert'Zta a d11rr un grido alla vita. uno scampo, J.1 ft'lic.ltò dell'c>rrore E' l'Ironia Innocente dei cavalli C' dt'I cavaUt'rl, dt'&II uomini In cappa c spada, degli arlctthlnl. deilt' ragAne nordlchc che fanno tumulto nt'I !'IUOmondo pC'r lmpo!i– ~cssan;i di un colore comc di una bandlcrn Qual<' 1"11Prnvl!i,l:lloso illustratore ,uio:-;tesc>o!'larcbbC' Spau.ap:m. qualr commC'ntatorc di Don Clrn,clottt', r soprnttutto chl' i,:iudìcc>di i-mar~iassatc• Alln chiu"'n dC'lu,~lon,.di Spnz– zapan occorre' una vendclta ~le_;iata, uno sp.1210 In cui lc> flJure più alte e s.lancìat(' da ~. l' lrra,i;ci!,1UngibUI allc> proprie braccia, occorrano a esistere pl'r la pnma volta. L'immnjl'.ine c><iòplodc e rag11;ira sc> 'ilt's~a: è una domanda n cul l'artista non può rispond<'rc> chl' con un'altra domandA. con un d1scgno conhnuo e curicato ,·anmncnte della sua forza. come d'una sfnrzo!'l:I ironia Sembra che Spauapnn flnalmcntc rlu!C1rò ti inondar,:;i della sua facilità di parola e che con qul'sla PQS!la ln– tc>nderc e fare intcndcrr la causa prima .-:J<>I suo mondo. umana per come è umilc>.storica per qu!lnto è av\.er~a fn Italia egli è per noi uno del pochi spiritosi e auten• lici castlttalori di aceadcmle, irrl'frcnabile \'enc>to eh<' '"h·e d'Oriente' In una città crCp\lScol,lr(' 'T ENT'ANNI FA. a r1rcn:tl' Una mattina a1.z.urra. quasi la neve. Esco dal portone di casa. a via Pic– trapiana. Sullo stc>rralo di via dcil'Agnolo dU<> bam– b111lranno J:(lrar(' la giostra dei cavallucci di legno. Il , ento ha strappato e laschi pendc>re il Cestone di cotonina In cui s'avvolge l' s'imbroglia. ormai In sella. una Gra– t:iella \'l'stita di freddo. (La mamma continua a chia– marla dalla sua casa a ruote) Vado a comprarC' il i,1:lor– nnle. E' morto D'Annun210 Va morendo anche il ricordo dt'lla sua età nella guerra che cl è addos~o E' questione d1 mc-si. Restano a ricordarlo. per le strade. gli squa– dristi che hann" avuto per dono d'emergenza 1I 11lctto rosso al bavc>ro. Sono i becchini del comandante li poc>ta è nel nostro s~uardo. intorno, dni colli al ciclo. ALFONSO GATTO Da "Stradario della primavera" * di CORRADO GOVONI Rimpia1110 Con te non sono andato lungo ìl fiume. ed è questo il rimpianto di tutta la mia vita ... La nostra strada non sarebbe durata più di quella della polvere-, avrebbero rialzato guarendole le !oglie Il \"ento C' la,....rugiada. Sarebbe st~lo bre,•c il cammino col t\umf' c-11~ ha .liCmpre troppa !rC'tla . L'avremmo presto salutato; e sedendo sull'erba come presi nel vortice di ebbreua di una nuvola di farfalle nere dcllt' ombre dellC' bas5c rondini, noi l'avremmo pregala mutamente di salire e infittir come una siepe e diventar ~greta come il letto. Guardandoci negli occhi senza veder più nulla all'infuori del nostro turbamento ci saremmo lasciatt rapire dal \'Cnto che leggeva lentamente le foglie I fiori e la corrente col lamento amoroso degli uccelli. Saremmo ritornati verso sera quando già il fiume scuro incominr:iava a fumare di luna .. Non so cosa di lei più rimar'rebbe: !orse meno dell'ombra di una rondine rimbalzante dall'erba vcrdebruna. l\ta porterei in cuore la lettura del ,·ento e il gemer degli uccelli per amore. Cuore Così duro è il mio cuore, che non si spezzerebbe marteUato sul masso di sardonice d"Orlando: tutt"uno il cuore con la pietra oscura che temperò l'orrenda mia sciagura: cosa potrò mai far per separarmi pa questa durlindana fiammeggiante? Che guanto tenderò con la mia destra a San Gabriele che lo rechi a Dio? Cammi11arono lungo la scarpata Camminarono lungo la scarpata con la guida dei lucidi binari saettanti nel sole nrso i lontani neri boschi sopra la ri,·a del perlaceo lago, tenendosi alla ,·Ha: lui, una giacca di color celeste, lei un corpetto rosso. Spanrono alla vista in un baleno. Lei un puntino rosso. lui celeste. entrarono nel fresco regno agreste. CO~RADO GOVOl'lil Pap:. 3 LUCL\\'O DE GJO\Aì\l'II PER J TIPI DI REBELLATO )f \ IAGGIO CHE NO~ FINIS * E' fa fedeltà di Dc Giovanni alla sua terra che ben lo apparenta ai maggiori poeti della « Riviera Ligure)). vero com·è che in Li– guria non si nasce o non si vive (e soprattutto non si crive) cnza avere un debito verso quel paesaggio e il suo singolare alfabeto * <li GIORGIO C..tPRO.H Abbiamo comprato anche noi la tclc>– ,·isione l\la non e nulla. anche se la cosa ·µuò destar meraviglia. di fronlC' a quel che \'errà. dnl momento che dàlli e dàlli. e a !una di e benevole note•· contrariamente al famoso verso d'un famoso scritlor nostro della Ver– silin ci siamo ripromessi. con fermezza. di arricchire: e giustappunto, fuor di ogni malinteso. di far palanche, pun– tando risoluti a comprarci domani una 600. cOn la quale poter correre posdo· mani a Bogliasco a comprarci un sc1tu, donde dirigere infme (in rinc: c1oe postridie eius dici, quando e per rag– giunti limit.i d'età avremo maturato. il diritto> alla pensioncella) un angolmo di Cogoleto. non _per noi a dir vero, bensi per dare asilo a quanti zelatori, St'mpre e nel corso di queste note,. ci hanno im·iato anonimi o firmnti i loro a!!ettuosi auguri di buona morte. come se non fossimo già iscrill1 alla pia Confraternita. Abbiamo comprato. dice\'amo. un te· levisore. E 9tascra ecco infatti sui vldco (il quale ho In \'lrtù di far spenger la luce. e quindi di farci mangiar pa– tate lesse e tonno come se fossero ca– scine di pollo, tulli protesi verso l\lorio Saldali d la rechcrche dei cibi genuini nella \'alle del Po: la più bella trn– smissione - approfittiamo della paren– tesi ancorn aperta - da noi fino nd oggi gustata): ecco slasera sul video Carlo Betocchi. che con un bel sorriso. e un ancor più belrinchino. ci presen– ta, tenendolo per la mano, lo stagnino (e che Roma boccalnrga chiama sta– gnaro, e Firenze, attenta ai difetti delle cose, trombaio - perché stnsa gli in– toppi dei tubi - e sulle msegne trom- Solt" di O"rtnaio e ciclo a.::;:.urro ftt'r l'opc morra nell'acq110 della g,rondato Sì diri1: appena l'abbiccì della poesia (un frammento. un minuzzolo). come ìl gridolino rugginoso clello _scncc,ol~ d1 fronte alla ca\'ala a ,:?ola piena dcli w..i– gnolo. Certissimame.nte. l\ta_ pensiamo a lui. l'idraulico. lassù m bilico sul tetto ad accomodar la gronda. e alla sua alle– gria (addiriltura un'ilarità che rasenta quella d'un santo) net veder l'ape mor– ta: Ehi. sorellina. 11 resto che \'ien dopo è - o può sembrare - letteratura. quasi per sca· ricarc in qualche modo la acuta spinta d:.-lla semplice. ma cosi viva. emozione iniziale. l\ta q u e I te prime tre lettere (quei primi tre versi) dell'alfabeto poe– tico? Apriamolo altrove. questo Viapgio che non finisce (Pado,·a. l'.:ditore Rebetlato: il quale avrebbe fatto bene a ripro– durre la bella e giusta presentazione di Bctocchi), e ancora e compitiamo> insieme quest'allro esempio: So quel che so <' non m'irn.porto. Operaio uomo con la fr1cc1a .1porco dt"bole Jiammn rnquirlo rwrò Oppure. con un tantino di maggior intenerimento e compiacimento verso la propria e figurina, (quasi una civet– lNia): Ml sl.'nlo leggero leggero cosi sen:o nussioni/ baio fontaniere,) Lucinno Dc Giovanni. Do oggi. .1esono arrobbuiro Come slamo fieri del nuovo Cosset- dorò calci ai gatti j-... cucina, tonc. e come li vediamo bene tutti e io, lo sfognlno, due, 1I nostro Carlo secco e aspirnto con la mia ca.nl. 'tta, come ogni buon t.oscano asciutto, J'nl- un. mottlno di sogni. !~~o (~a t3;~tive~\~p~ 1 ~s::~~'.t~·u11~sìs!~i~de~ Inutile. forse. cercar di più. l\la inu- pettlnato e alberghiero di Corso degli Ule. anche, cercar qualcosa di meno Inglesi a San HC"mo: la Liguna dei (una caduta o capitombolo, ad esempio: Palmizi e delle belle Otero). con a ma al momento giusto Dc Giovanni n tracolla e lo scatolone. di lamiera, coi nbbrncciarsi cosi bene al .mo Ungaretti ferri lo stagno Il minio la stoppa, che e al suo Garda Lorca. ripresi ne.Ila pende da un grosso cignone eh<: gli r:;~fc. p!~u?1\t";i~lt:~1l•~/;i 1 dc~op;~rto"a~ ~~~~ ~al~~~~'ii, 1 \,~;:~~!6; 3 ~ f~ 10 0; 1 : 1 1 :1~~ in c-lmn :i una scala. dt)\tc 11 nostro 0 ~~id,-ic"~'· ', ,. ' 1 ' "' ~~t~ndi d~~f 8 ~i~t 0 rv;~~;l~g~~ 1 ~i~~·rt/u;E ~a ch1ud1amo l mnocente scherzo, e riesce a lavornrc e O vivere (e a seri· apriamo m sua vece Lelteratura, dove vere) come sulla terra ferma. per l~ prima v o I t a Carlo Betocchi Senza in ultimo dimenticare (anche (ma,gio~agoS t o 1.950. 11 • 2 1 - 22 > pres~n- se il nome non esiste nell'elenco delle ta I ogg.i ,trentacmquenn~ poeta Lucia~ predilezioni presentato da Dc Giovanni no Dc G1ovann1, idraulico. appunto di a Betocchi) che proprio li sul ponen- proicsslone, Co st agnmo dt mcStiere). tino corno della Riviera. dalla parte d1verl~J1dos, un mond<;>- •~ con tqu~i'~; dell'Olio Sasso, c'è! stato anche un Mario ta ca11la e comprensione 3 s ab Novaro (certamente non ingenuo - lm paralleli (a tesser corrispondenze} tra filosofo e industriale - come il nostro 1:uomo con la cassetta a tr~colla, e e latto,iìcre !il). ~I quale, col suo modo I altro con la c,arta e lo penna 111 _mano. puntiglioso e secco d1 sillabare il e fram- Scnve tra I altro Bctocchl. felice di mento,, potrebbe pur aver insegnato tornare ancora un poco in cantiere: qualcoso (e l'insegnamento d'un poeta e li più spesso da solo. dunque. l'oz· non e mai unn diminuzione) al nostro ~;~~o st!tgn~~~·u: ;;d~~!~~~~c n~~1eo~;~ Luciano: che per esser finito è assai più com- Il vento plesso d'una volta. Ed assai misurata si è fatta una culla dalla solitudine riUessiva, a cauti passi di onde di nia,e. .e un po' perigliosa:, di un tale mestiere. la poesia di Dc Giovanni. Della quale non voglio dir nulla che non s'addica a un mestiere come il suo, che ha da fare con l'acqua e le pendenze. a volle minimissime. un pelo; con le tenute sta– gne dei serbatoi e delle docce, che se fanno una goccia. specie non vista, insi– diosa. son guai: poi i calibri e le madreviti. dosatissimi, a (razioni di pol– lice; e le filettature dèl I\.lnnnesmann. fitte e rubate a forza dalla filiera nel– l'acciaio. Lo so. non si chiama far della critica. ma un suggerimento, no? è pur possibile quando s'e •vissuto lavorando; o non si fa poesia per amore della vita?~. lJ che sarebbe come dire che la poe– sia di De Giovanni e una poesia pru– dentissima, e dosai issi ma, e a !raz.ioni di polli("e ,, timorosa d'una lacrima troppo compiaciuta (troppo gonfia e cantata) come d'un possibile seme di inondazione o aUagamento. Ed ecco al– lora, e si capisce, l'allegria nel dolore. (più betocchiana che lorctùana. anche se è ai due poeti insiem,g. che Dc Gio· vanni s'appella) di: Un'ape ,noria pell'acqua della grondaia. Ehi. .1orellina! Sommer.10 nel ternpo lo dormo e sogno plnt e bacche O meglio ancora: Ades.so che anche tu lentamente slai diventando pa.ssalo viaggio che non fini.sce e cammino perduto almen.o vieni cort il tuo sorriso favola Lieta del nostro spento ovventrr guardami ancora col tuo uolto auorto. terra appena concLmalo sa.sso di 4'tra pietra Cl.'.1pod'orli.che con Tout garofani! E' la fedeltà di De Giovanni alla sua terra (nativa o d'adozione che sia), e che ben lo apparenta ai maggiori poeti della Riviera Ligure. vero com'è an– cora una volta che in Liguria non si nasce o non si vive (e soprattutto non si scrive) senza avere almeno un debito verso quet paesaggio, e il suo singolare alfabeto. GIORGIO CAPRONI Carlo Carrà: • Paesaulo • (l'!loslra dell' E. r. T. dl Taranto) .

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