la Fiera Letteraria - XIII - n. 8 - 23 febbraio 1958

Pag. 4 IL MARE r.\' FGNZlONE DELL·t.:mlO * c(Amers)) diS:iint-John Perse di ALDO * CAiUERIJ\°O DA LA FIERA LETTERARIA "'LlJCH.1· JI/IIH ·• I LIHE * IT HERE,. Domenica 23 fchbraio 1958 CROì\"ACHE DEL PIACERE * CANTA CHE TIP \SSA ' * di ALFO.ISO G.ITTO Si può cantare il bove e mangiarlo! Questa, in 909tanza, la domanda d1 Un !Mi.or-e che ba il d~to puntato su Carducci. AI dolce animale. Carducci dette rattributo virg.liano e papista di e pio•· di– cendolo addirittura e contento• (e un po' troppo) d'inchinarsi al giogo e tuttavia bisognoso di un pungolo. Il lettore vuole per ti suo interTOgativo la risposta da un poeta. e fo aon qui a e,aud,:--lo come posso. senza reticenze. A che varrebbero d'altronde, ritrosie e mezu m,sure' A Carducci piacevano le bistecch e. piacevano trippa e codino. Né va le discl' imina.re Il e monumen:o • dalla besLa wi.va, e .l"animale da Li.ro da queUo più t~ero e com mestibile. Sarebbe soflstJcher.e che una f:iuona !orch.ctta e un alzabicchiere come Enotrio mai ci perdonerebbe. !.Jell'affe!tuoso, domestico Ottocento ci furono a1 rl, in verità, specie pitton. che pur lodando e Mtraendo h ~. C'O'T1l1)atmo di fatica de~ l'uomo, non ristettero tuttavia dall"assaporarlo: ma. si sa, la gloria in qualche modo bisogna pagarla. e il sonetto che e sulla bocca di tuttl i ragazzi di scuola è giusto sia nel nostro ca,o la cambiale che prima passa alrinca560. Dobbiamo pagan?. e pa– gh.iamo. Lanarrativa di KingsleyAmis e Falso i1 poeta o crudele J'uomo1 •. ci ch.:ede ancora il lettore senza meu.1 terni.;,_ni. Evident.e– mente parla sul serio ed e cosi sic-uro del suo aut-aut da non sospetLare nemmeno che. :n qual.La di lettore e di uomo d1 buona memoria che r-.corda quel bel sonetto parola per parole. egli fa per lo meno - come di re - fo stesao doppio g:uoco del poeta nel lodare ii bue e nel mang:ame Je caro.a. Prow; a riflettere. Si sentirebbe d-i non lodare il bue. di non amm1rario. dt non a~:.rofado con dolci parole? O, quel che e peggio. per mangia:-lo. ha bisogno cU non accorgerSl che qu,ella cara besCl mansueta è bella a vedere! Chi ci perderebbe in ogni caso e il bue: doppiamente cornuto e battuto. come dice un proverbio. e mangiato lo 5t.ess,o. La domanda ci porta a fare qua:lche altra corwdera– z.ione non peregrina. E' per lo meno insolente mett-ere 1 poeti cosi in alto per c-reder,i in d1ritto di fare in basso il comodo proprio. Se un poeta parla per gli uomini in mezz.o agli uomini. egli h fa part.edpi delle sue colpe e delle rue virtù.. meglio dire della sua condizione. Son 11 sot:.rae. soprattutto, al loro do vere di vivere. Se il letto re. e tant.i innumerevoli alt.ti con 11.c. nel v~ e.re il e pio bo"·e >, si sentono na scere dentro e giungere sino alla voce le parole del poe:.a.. sign...ftc.a che essi Je fanno proprie e ne rispondono. In ques:.l termini il lettore scoprirà che le as:.rat:.e coerenze con cu.i impunemente si cerca di esercitare il ca– rattere sono un nulla. un be.n ausero nuli.a r...spet:o all'integra wita della co soenza che as,orbe e pe– netra l'intimo delle sue contradd.iz. ;.ow. soffrendo-– ne il tempo e la durata.. S e non c1o fosse ques:.a legge. la vita sarebbe ferma alla solenne igna"ia degli inappetenti e degli astemi o pree1p1tata nella ck!ca distruzioo-e del d.'-\.-oraton. Degli u.m e degli altri i nostri tempi conoscono le intempene. Ove i principi siano ridotti a esosi motivi di d!sciplina e di obbedienza. si oerca 9empre di tradirli. Ove i Paesi e l popoli Sii.ano stati chiamat.i a mostrare un carattere, tradendo la propna C01Scienz.a sto– rica. ess:i hanno sempre perduto la bben.a. * di GIAC0/110 Ail!TOlVl!l'I Gli • nei Il OJI A ALLO * SPECCHIO ultimi trent'anni dell' 800 riflessi dell'opera trilussiana * La ricchezza degli elementi vagliati e i risultati che ne conseguono, fanno del vo- lume di Livio }annattoni il più completo e decisivo contributo alla conoscenza di uri periodo storico e culturale tra i più intensi e suggestivi che Roma abbia conosciuto di ELIO * FILIPPO ACCROCCA No, la bambina che nacque e con una rosa LO mano > iJ 29 giugno, non è cresciuta.. è rimaS'..a in mezzo al grano di quella lontana. er..ate o nel e boschetto "\icino alla marina•· Forse anche Te– resina se ne sta chiusa nella sua cameretta a ricamare fiori.. E. aJ lettore che ch;eòesse not".zia de.i w·ersi di guerra che andarono sotto il nome di e Canta che ti passa >, b3ste~bbe con siglia:-e di leggere il capitolo dei Pesci Rossi e.be Cecchi agghindò di tutta la SUél graziosa ironia. in una prosa scintillante d'ammicdli. lustra e godereccia.. che ancora fa testo. Gli anni e le guerre che son venuti di poi hanno appannato e Io smalto dei colori favolosi> che lo scrittore scopri in quelle rime che oggi. sembrano annunciare un Saba meno petrarchesco. se non addirittura un Giotti. poetJ tutll e due - guarda il caso - di Trieste. Sotto l'italiano gracile e pulito di quei ,·ersi e di quelle rime s'as:saporiva il yene\.O.E 1-a n1gion4;– di questo sapore che c rediamo scoprire è da ricer– care nell" immediat.ez.za che avvic.rnò la terra o,·e si combatteva a i so ldat.i venuti su da una patria popolare encora oscura. per la prima vol:.a impe- gnata "-eramente nelrun.ità. • Le donne del \"eneto, le luci e la ricchezza di quelle campagne, le moataJne. i fiumi. dettero a molti. specie ai meridionali chiusi nella propria sfiducia n~rso la natura, il senso di una leggerez– za nuova. di una trasparente "\italità. Era più fa– cile vh--ere. ecco tutto, meno arduo parlare. L'amore s:i libera"\·a dalle paure ant.iche. dalle in'.!– biz.ionj, e trovava nel proprio impaccio la sorgente cui dissetarsi. in due. Tutto questo fu ,-eoeto. Se ne parlò nelle nostre case del Sud da pa.rt.e degli uomini che tornavano. Alle loro parole. noi ra– gazzi, immaginammo per Ja prima volta che poteva ALFOSSO GATTO (ConUnaa a pac. I) A.ntonlo Vancelll: • ComposltJo oe.

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