la Fiera Letteraria - XII - n. 49 - 8 dicembre 1957

Domenica 8 cliccmbrc 1957 tA· FTEflA TETTERiUn:A· .A l'l'EJ\ITVRE DEI., Pl.,VRll.,IJ\IGVISBO J\IARRATll'O * La lin;:na non basta più e ci vo;:Iiono i dialetti? Non dispiaccia, al lettore * prelevati tali e •=1uali dalla che si accinga a leggere que• vita. Il miraggio è quello di :t~ch~cr~Yù· s! ~~~m:rt!·git~!: La colpa sarebbe tutla dell"Ai;anguardismo vociano. dello r~a;~r~ra 3 iau eafta"}~~!~trg~~ ::1°q~~nrt~ul~~r abv~~g~~enir~ Stilismo rondista e dell'Ermetismo. nessuno dei quali è !~a~~~!ia(~elsa~ ~~~-t~nd~~~~) r.~b~~~~!tr/e~ladefi~~a o1i~: pervenuto alla crea::.ione di llll « linguaggio popolare)) ~~~vi~~feosti n!u~asc~:opsrra bre 1957, intorno a1lo stesso * scrittura. Ma, privata d'ogni problema del plurilinguismo risonanza lirica, d'ogni !inez- ~~~~~~~:~tep~~~ dae~v~as~~~ di Ei\llICO F.\ LQUI ~:s6-t!F~~~if:·lit:;1t e~fszJ~ ciaccio brutto di Carlo Emi- ca non risulta meno danneg- lio Gadda, il discorso conti- natura a essere retori-:a e ad Bari, 1954), è da annoverare annullarsi in essi, nè scim- giata della verità stessa. nua con la stessa necessaria apportare una distinzione sti- tra le manifestazioni lette- miottarli per gioe o Lo s 1 vorrebbe • cercare una franchezza. Anzi. al riguardo. listipl verso il sublime e lo rarie? scrittore deve poter dire scnttura nuova m espenen– non sarebbe fflale che il let- squlS!to, i primi effetti del Per fortuna non tutti s'af- PIÙ cose d1 quelle che ze immediate non ancora 0 tore desse una guardata an- dopoguerra sono stati appun· fidano al magnetofono, al normalmente dicono gli uo- soltanto scarsamente investi· che all'articolo di Guido Pio- lo l'antire!ori~~ e la mesco- dialetto, ~l .doc~mento ~ome min~ del suo te!'"po: deve c?: te da precedenti elaborazioni ~~~!mb~:lla19f1~"!~f1:u~=~n:! ~a~z:es~=g~et~~!~:· e 5 eannqoune:~: !~z~~.a ~~~i~c;n~n~;;r:~asa:; ~~r;~~ss:n; !~~:i~~al~ p~~~ ~~~=r~~;;en(~~rfebi~ai~e~W Pae. 3 Oskar Kokoschka: • Veduta del Tamlcl • di restaurare una piu corag- mescolanza molti ritengono di grama s1tu82-lone dI vassa.1- s1b1le per 11 proprio tempo: E si pretende riuscirvi an– gìosa cultura non rinunzian- adeguarsi perfettamente ri- !aggio in cui minacciano di non fotografare con compia- teponendo il dialetto alla lin– do - ciascuno per la propria correndo all'uso di un magne- trovarsi la lingua rispetto al cenza i dialetti, che sono sì gua ed eliminando il filtro parte, anche se discutibile - tofono. all'adozione cioè di dialetto, lo stile rispetto al pieni di sapore e rigore e sag- dell'autore: senza badare che all'amore della verità e non uno stile che, con presunta parlato, Ja letteratura rispet- gezza. ma an~h7 d'?f!es~ sop- questi. identificandosi col consentendo ch'esso possa ve- scientifica fedeltà di regi- to al documento. Per esem- portate, _di ~n:i1ta_z.ion:i1mpo: mondo da lui prescelto, non nir menomato dai comodi strazione, dia garanzia di sal- pio: Italo Calvino. s~e. d'ab1tud101 d1 cw non ci ne sarebbe più !lo storico. nè ,-----------------------------------------, ,·antaggi del conformismo; vaguardare all'estremo la !i- • • • s1 sa crollare•· il giudice, nè il testimone. e allo stesso modo, del resto, sicità di tutte le voci. Ma una Fin dal giugno '55 (cfr. Pa- Vocaboli, costrutti, modi, finirebbe, come complice, per GLI SCRIT'l'OKI * E LA. SOCI ET A.' ch'esso non può illudersi di registrazione al magnetofono, ragone, LXVI), Calvino ha ri- accenti. spiriti dialettali deb• annientarvisi. Illudersi, inol– \·enire salvaguardato con la come per esempio quella del- cordato che • la lingua lette- bono essere riamalgamati tre, di togliere il linguaggio tecnica furbesca del non l'Inchiesta a Palenno di Da· raria deve si tenersi conti- nella lingua, se si vuole che, della Narrativa dalfimpasse scrivere e del lasciare in so- nito Dolci (Einaudi, Torino. nuamente attenta ai volgari ravvivandola. l'arricchiscano. in cui languirebbe, e illudersi speso quel che poi il lettore 1956) o sui Contadini del Sud parlati. e nutrirsene e rin- Un Pea e un Tozzi, nel no- rii riuscirvi ripudiando ìl mo– dovrebbe saper da sé ritro- di Rocco Scotellaro (Laterza. novarsene. ma non deve stro Novecento. vi riuscirono, nolinguìsmo letterario in pro ~:ed~elecgfre:eletr:ig~ee ;i~~~ ,--------------------, ~ar~~~~ i~:~~i~à \~~~r~e~~ ~eief~~f~~i~1rc1i n~~l::~~~~ ~=~~~ ~ef~~\~~-meglio, allora. CRONACHE DEL PIACERE ~~~riild~~~f!ti:;1:ijzzr~~~i~~: !~r~in~~:,ed~~~i!~~t~~:~;~ BEN.E EMALE NELL' ABTE FUORI Tanto più. perciò, nel caso ~n:iE:nto di un ma~simo .di fl- maticamente en~letteraria. si ~~~c~li~~t!n a e~~r;:e fa~c~~~~ * ~Ii~1: r~:ltà. ra;;h~f b~ft~lcè ~fs~of~:a:~e~~~ l!itiri~m~a~lf; fusione, nella sostanza e_nel GL l (}CC1H I A se I UT111 che,.mentre ~nt!camente toc: roves~1a. . . * di GUGLIELiUO PETBO:'\I merito. tra l'amaro plurili · I ca a1 Gramsci, 01 !-'ul<a:s, agh A_moos,derarne le prove, e guismo del misantropo c. E. Auei:bach, co,:i 1 ~us1lto dei un_ mconventente, un danno Gadda, che è comunque una Cutnus e degli 5:p1tzer,. far le ~u1 del tu~to, a malgrad? del- variazione della prosa d'arte. s~ese del~a .tessitura Ideolo- l oneroso mflusso am~.ncano, e il dolciastro bilinguismo gico-lingmstlca sulla quale non. ha saputo. nell mtenso del compagnevole P.P. Paso- deporre i frutti ?ella n~ova p_rosieguo del lavoro, ~ottrar- lini, che altro non è se non * ausp.1cata Narrativa. ail att<? s1 c_he ~esa!e. P~vese, _in: par- una l:iuper!etazione del reali· prat_1co, quando si tratta d1 te, 11 V1h_orm1di ~omtni e "!-o smo A parte la disparata di" Jt. LFO"'SO GAT'J'O realizzarla Jetterar:amente, (1945): ~1 _meno. 11 Moravia Chi assiste qualche volta alle discussioni e le ma– nifestazioni di medio livello che vanno salutannente moltiplicandosi in tutti gli ambienti de] nostro paese. chi conosce un poco gli uomori che circolano tra la maggioranza della nostra classe dirigente. siano essi determinati da conformismo. oppure da concezioni ereditarie e inamovibili. oppure da reali convinzioni personali. sa con una certa precisione quanto sia dif– fusa la « preoccupazione del male » e come venga quasi totalmente localizzata in alcuni elementi che si reputano corruttori della gioventù e più comune– mente si pensano diffusi dal cinema o dalla televi– sione. dalla letteratura o dall'arte ecc. Tutto ciò non ha nulla di strano. ma appare invece preoccupante. quando .• subito dopo. si avverte che il male è inteso quasi esclusivamente in chiave di sessualità o no, di purezza o di impurezza, sempre nel senso cosiddetto f( carnale» (l'ho voluto dire con una parola che di per se stessa ha qualche cosa di repellente). E' del resto ben noto come certi scandali che hanno fatto anche epoca. ai nostri giorni. si impostavano magari soltanto sulla rappresentazione di una ragazza un po' scollacciata o su qualche « bacio 11 J:Jiù o meno il– lustrato. morale. di quella portata morale. intendo. che a g!oria del nostro seCQ!o. n<>nva mai disgiunta da un esame psicologico che investe l'uomo nelle sue strutture più recondite. seonosciute in gran parte fino a pochi anni or sono e che. spesso. rovesciano tutto ciò che an– cora impera e viene proclamato in nome di secolari e tradizionali pregiudizi. in nome d'un conservatori- bontà dei rispettivi risultati, a ~ 1,i entra in azi~ne il più ~al- della Ct 0 c1ara (1957); meno · d. erso lo spirito il mo- temperato dei magnetofoni. ancora, Scotellaro.<L1.1:vaput- ~nt:. l'intento JiriCo-satiri- Sul ~preambolo» degli scrittori di cui parlammo s·a_rriva a sos~enere c~e il tanella: 1955), Rigoni. Stern co nel primo, realistico docu- l'ultima volta, eccomi a darvi qualche esempio. Nelle FasCJsmo stava al Rondismo (Il ser~ente ne:na ";eve. 195~~. mentario nel secondo. E al- prime pagine di «Nedda». Verga poteva scrivere: (etichett~to C0!1)e e petrer~hi- Teston ( Il d_10 di Roserw: l'invenzione nevroticamente « Io lascio il mio corpo su quella poltroncina accanto smo • .ps1colo1pco-:1.ccadem1co) 1954>: Fenogho (La malora. impennata dell'uno si con- al fuoco, come vi lascerei un abito. abbandonando c_ome11Mar=;:ismo sta al Rea- 195.4)_. e meno_ che J?e~o, Pa- trappone la registrazione alla fiamma la cura di far circolare più caldo il mio I:smo (spacc!at? com~ e dan- sol!n1 (Ra9azz1 di. v1~a. 1955). piuttosto pedissequa dell'el· sangue e di far bauere più rapido il mio cuore; e tt~mo • vens~1~0-anhaccade• Nei. lor_o_hngu.aggI, .Pl~ o me- tro tuttavia capziosa nella incaricando le faville fuggenti, che folleggiano come m1co). Mussl)lm1. per quanto no tnd1vi~ual), ~ss1stiamo ed su~ parzialità. Gadda cede, farfalle innamorate. di farmi tenere gli occhi aperti. r~magnolo. sarebbe ~tat5>alla una. specie d1 rivolta cori~ro . lo so alla provoca- Lmgua, come Togltatt1, co- la lingua assolut~. trad1~10- ~?oi:r di ~~iniolleranza inti- e di fare errare capricciosamente del pari i miei pen- smopolita, 6 tarebbe al Dia· nale. « q1:1a_si astorica - npe- tima molto dolorosa Oe cui sieri. Cotesto spettacolo del proprio pensiero che svo- l~tto. Pu~;oppo, fra le non te Pasohm - nella .sl:'a su- . . . 00 acremente con- lazza vagabondo intorno a voi. che vi lasci.a per cor- liete eredita tramandateci dal prema purezza. che st e sem· fng!~! ~el "Giornale di guer- rere lontano, e per gettarvi a vostra insaputa quasi Fascismo ci 6 arebbe anche pre posta come m4:>dulo.della r:sse di prigionia del '16-'18: dei soffi di dolce e d'amaro in cuore, ha attrattive in- q!Jella <!i av~r ~asciato. in un Iette~3:tu:a H~lo-f1?rentma •. . smo spirituale che è oscurantismo ormai. ed è ritardo di tutti i ,processi evolutivi dello spirito e de.ila società. Sansoni, Firenze, l955): e nel definibili. Col sigaro semispento, cogli occhi socchiusi. vicolo CJe~ 11 hnguaggio del- (N_9t1ziano Emaudt, maggio i or ere e nel suo espio- le molle fuggendovi dalle dita allentate. vedete l'al- la Narrativa. E come trarme- 19::>~l.. . . . . d~ie ~'è gquasi la riyalsa di tra parte di voi andar lontano.• percorrere vertigino- ~on~to~,a di~~~e J:~e~~~ p'l~:nr:~i~~o tn\• ~:;::1n°o t1na ~u:iga SOJ:!portazio~e~~ ~~~i~::n:rat~o~;:redisc:!~~~~te~a~~~t~rsoirrfJ;~~ Palazzo Vidoni non si sareb- dunque. chiassosamente CQn- ~~?.hm non sI ~~~Ìic~ione do, senza muovere un drto o fare un passo. l'effetto be !atto eltro che congiurare tro l'unilinguismo. ~ cultu- ling:J~!~~}n astut~ sed: di mille sensazioni che farebbero incanutire i vostri ~nur!ad~0 1Jb~dt~: f.:' 0 rS:a ~~~~~~ ~~Jir 1 :~ ~~~~:~n ;,a~~ pa~ìj,tivdi ~ 1 d~lo~:~~~ s:\fa cakel~i~l;acsol~~r~~b~~a~~u~~ ~a~o=~~o~ro;i~l;~ nide anche in letteratura? contro Paristocra:ica. Non 1 :sigei: di una nuov~ cultu- ancora più libero: « Di questi nonnulla più tardi il . C'è poco da ridere. Molti ~!?at~~:1/\l~~F.'reo. bens ra per una nuova società? ricordo fa poesia. quando accanto al fuoco ripensia- ignorano ancora_ che la res!- Ma. quando si va a guar- Non siamo i soli a doman· mo l'ora in-Cui quel nulla ci ha commossi. il luogo s~enza al ~ascismo. opposi- dare. ci si accorge che, sotto darcelo. E Vittorini, neOa 1? 0 - dove ciò avvenne. e quel misterioso miraggio che zione e rea.zione In letteratu- tanto pretenzioso sfoggio di stilla ad un -suo brano critico sovente trasfigura le cose intorno a noi nei momenti ra. fu Prf:Ctpuament~ opf~ata filologia e sociologia. estetica del "31 riportati? adesso r:ie1 dal R 0nd1 Smo. eppoi da 1 .~~~ e linguistica. critica e filoso- Diario i-n puòbhco (Bompia- in cui la vita è il.eggera e il cuore è colmo I). metismo .. tI problema ma.:.si ria, c'è la preoccupazione di ni. Milano, 195 7). si è rail 7 - Verga insiste sino all'ultimo nella sua « voluttuosa mo da :1s~lvere .. per alcun! riuscire a camuffare da ca- grato che c. E. Gadda abbia pigrizia» e rischia per amor di ineffabile. di rimet· narratori. e oggi que~lo d1 stigamatti un ibridismo sti- conservato e tutta la sua im- tersi al vago delle sue sensazioni più egoiste e solita- mettere a; nudo la ~alt.a (~be listico che. elio stato delle portanza di allora anche a rie· così Balzac entra nel pieno della sua estempora- peral_tro e la loro crrcoscntta cose. si limita a partecipare pa.,agone di certe tendenze ne~ vitalit3 e se ne rende. com'eg)li stesso scrive. realt~), .sottreend?la alle con- per una metà del divertisse- della nostra narrativa pi~ « radioso• e « leggero». Ma l'uomo e l'altro com- venzI?n1 letterane. reputat~ ment e per l'altra della con- giovane ., e in particolare d! pongono nella più alta pietà umana due storie tri- o:me• cons1:1nte dopo s~oh taminatio. Non sarebbe pre- quella che identifica i ~uo~ stiss.ime e magre. la cui eco. a ogni rilettura. sem- di uso e ~ii .abus?· . 5 P.E:C1~ 1: feribile che il linguaggio nar- miserrlmi eroi nei RagC1ZZ1 di bra che si propaghi solenne per le navate di un mente tr? 1 g1ovam. 1 .P 1~ m lrativo andasse a cercarseli vita di Pasolini (Garzanti. mondo vuoto in cui Dio ha ancora bisogno degli sofferenti ~! so~o lasc_iat_iat- altrove i campioni con l'esem- Milano. 1955). Sennonchè Pa- uomini. trarre dail illu~io~e di npro· pio dei quali trarsi. all'occor- solini. per racimolare deter- Cambremer che giudica il figlio ladro e bugiardo. d~rre la realta ncorr~do al renza. d'impaccio? minati effetti, che al Vitto· I.o d 1 . . . d f Il d e Nedda dialetto e a_lg~rgo dei per~o- , UI rinl sembrano 'analoghi• a checor:S:annS:,1! ; ;~~=~:~a i~v~~~paa~i:de'iI~ morte nagg, stessi s1 da garant1rn ENRICO FALQ Ora. senza entrare nel profondo sènso del signi– ficato che può avere il male nella rappresentazione. (e per questo rimandiamo ad un attualissimo scritto di Carlo Bo apparso suUa Stampa. nel quale, com– mentando alcuni saggi di Georges Bataille, si pone veramente il problema nel suo significato assoluto, senz.a equivoci e senza pregiudizi. sia pure impostati entro una visione, diciamo cosi, confessionale: che è. del resto. nel credo e nel costume ineccepibili di Bo saggista) senza dunque entrare nell'assoluto di giu– stificazioni del cui significato si deve comunque es– sere d'accordo, dobbiamo pur domandarci se è mi– nimamente giustificabile il !atto che. nei nostri co– stumi generali. il male venga quasi esclusivamente individuato nelle sollecitaz.ioni o no degli istinti ses– suali. Osserviamo intanto che se pure, l"artista. può risolvere un qualsiasi problema moràle e dare ad esso un significato che esula da qualsiasi etica o pro– blematica o pregiudizio morale, è pur vero che nella vita esiste più d'Wla questione che ci pone questi due termini; però se esaminiamo i presuppasti che la vita quotidiana e le sue polemiche impostano su tutto ciò. diificilmente riusciremo a trovare un solo mo .. mento in cui il bene ed il male non siano vagliati dall'alto di una piramide di pregiudiz.i esteriori. du– ramente tradizionali. nei quali. anche stiracchiando quanto si \·oglia. non si può inserire alcun principio Esiste una questione. i cui estremi. malgrado sia antica quanto l'uomo. sono squisitamente moderni, che se fosse conosciuta e destasse un vero interesse. anzichè in pochi neofiti. in tutti gli uomini di cultura in generale e negli scrittori in particolare giacchè quest'ultimi sembrano ad essa i più refrattari da sempre. aprirebbe le porte ad una vera nuova di– mensione dei valori morali, del bene e del ma!e che anzichè cancellarsi nei pregiudfai che per lo più ver– tono sul «nudo» o sul « vestito :o ecc. ecc .• appari– rebbero nel loro giusto limite. Tale questione è la conoscenza moderna. non dilettantesca e non estem– poranea della psicologia infatile e dei problemi di educazione rigorosamente impostati su di essa. Co– noscere tutto ciò. a parere mio. significa che cosa per l"uomo e la sua formaz.ione rappresenta bene e male. significa individuare il vero canale di ·corruzione o la reale formazione ne.I senso alto e puro. Con tali elementi ci si 11ccorge.rebbe che. sulla scorta delle reaz.ioni di una coscienz.a in !ormaz.ione. non sono certo i problemi della rappresentaz.ione sessuale quelli che corrompono. quanto lo sono invece quelli inerenti ad una errata o inadeguata edU<:az.ione ci– vica. ad una deformata presentazione della realtà quotidiana o di quella universale ed eterna. Io credo fermamente che se si facessero meno con– vegni sul sesso degli l.ngeli. e si porgessero invece maggiori elementi e maggiori possibilità di conoscere certi problemi della più avanzata scienza educativa e delle altre scienze ad essa connesse, forse gran parte dei pregiudizi che si accavallano e cambiano continuamente posto restando sempre i medesimi nelle querele degli uomini. IJ10lta parte che oscura la passibilit3 di una solidarietà umana capace di susci– tare pace universale e progresso effettivo. cadrebbero gradualmente per processo spontaneo; cadrebbero gli umori ed i terrori che sono residuo forse di ance– strale barbarie. o di culture che nel loro conservarsi sono divenute l'oscurantismo e la cecità umana che creano più danno delle guerre e delle pestilenze. GUGLIELMO PETROXI ~~!~es~t ~=d~:~i~j~f,eni~: che le porta via la mamma. Janu e la creatura an- teressi essenzialmente filolo- cora attaccata al seno. Vien !atto di dire le stesse gici. Mentre il Gadda presen- parole che Balzac scrisse, dopo_ i_l largo empito in_i- ta, travestiti da filologici, _in· zia le, per il pescatore del Cro1sic: « Tanta !orza In teressi che 6 ono essenziel- tanta debolezza ci colmò di stupore: di fronte a una mente realistici•. Gadda non generosit3 così semplice ci sentimmo piccini»: o di vuole mostrarsi preoccupato leggere anche noi con Verga nella poetica dignità del dalla sollecitazione delle co· volto di Nedda: 11 E scoteva sempre il capo dopo aver se: Pasolini vuol nascondere taciuto. senza guardare nessuno. con occhi aridi d'essere mosso dalle parole. asciutti che tradivano tale inconscio dolore. quale gli Alla retorica formalistica del oechi più abituati alle lagrìme non sapevano primo si contreppone la re- esprimere ». torica nP.orealistica del se- Nei dialoghi che corrono tra Nedda. le compai'fle condo. Ma se in uno • l'e!- di lavoro e la casta.Ida - dialoghi che potrebbero es- tetto del trasvestimento è di sere detti con termine affatto moderno di classe - pudore•· nell'altro • è di esi- Verga non si esime dal rifarsi a « quel sentimento bizionismo. di vanteria, di istihtivo di giustizia che c'è nelle masse. anche quan- smargiassata •. quasi che do questa giustizia danneggia gli individui)). Balza<: ?it~7d;ter\~~ic(e r~!i~iò • ~[g arriva a far dire a Paola: 11. M1 sembra che dovrei pencolosa) » di quella. C!r. vergognarmi d1 sentirmi così felice di fronte a tanta anche A. Pasolini. in Situa- miseria». zio-ne del settembre '55 e Per timore d'essere reazionari. noi finiamo col rea- P. Bonfiglioli. in Opinione del gire veran:iente alla .giustizi~ ~•o~i per_~naggio .che settembre' 56). sia e voglia essere libero di la dai suoi mteress1. A Dal canto nostro aggiunge· dare aiuti e •direttive» a una nostra Nedda. noi remo che. meritre Pasolini ed finiremo col perderla in una solidarietà. astralt~. to- altri tendono col bilinguismp gliendole da ultimo senza compenso anche la sing<r _ ad una trascrizione fonogra· larit3 del suo destino. [icamente letterale della real- Per timore d'essere ipocriii noi non ripeteremmo tà. Gadda col suo pluri- Je parole che Balzac !a dire a Paola: ma .. a !nibirc1 Iinguismo mira ad una dal riconoscre la vergogna che pur contmu1amo a interpretazione e tras!or- provare. a meno .di non identificarci completamente mazione satirica della col povero sino a coprirlo col nostro corpo. noi siamo realtà. A.a piano realisti~o ipocriti due volte. altrui oppone il propno Non c'è via di scampo. Se i preamboli di Verga. di ~~~ ~t~ti ~~ot! i~ri:: Balzac e di altri possono urtarci con la loro singolare dronirsi della realtà !isic<! finzione. è perchè da scrittori sappiamo d'essere a~ col « \'ero più vero». a luI taccati miseramente a noi stessi e di non uscirne ma 1: preme dominarla con la pro· siamo cioè narratori che vivono sulla crisi della pria realt3 morale. Alla • re- esperienza e che attendono t:n~ destinazione morale. sa immediata• di fronte alla a loro insaputa. dai [atti Da soggetti di storia ci realtà preferisce la • conqui- siamo ridotti. per autoespoliazione, a oggetto di storia sta filtrata •· E il nostro automatismo vive di presentimenti e di A questo· punto interviene rimorsi. in una sorta di aurora lirica che da sè volge (nel già citato fascicolo di rapidamente al tramonto senza far mai giorno. . Ulisse dedicato a Le sorti del Per restare a Verga. la fatalità e la proverbiale Romanzo) Angelo Romanò e giustizia dei suoi diseredati. intesi a d~r ~gione del· domanda: e Qual'è l'elemen· l'ordine che li opprime sin quasi a gmstificarlo. son to più sconcertante e prema- messe a dura prova dallo stesso scrittore per il tr~- turo delle esperienze narra- mite di una discordia teorica che. se !erma le sed1- tive di questi ultimi dieci zioni. non cessa per altro dall'operare nell'interno del anni se non l'elem~nto lin· personaggio. Se una interlocutrice « .non aveva che !1{.::sÌOn: sdue~ g~~~::~Ì rispondere)), non vuol dire ch'essa_ sia sogg~tta alle nella compagine delJa lingua ragioni altrui. E' solo perchè non riesce a spiccare la letteraria tradizionale tradi- pr~rr~;i liberi termini della differenziazione e del ~~1~f~~~~1tid~/~T1àn~~:- distacco che si compone la possibile vita dei per- limiti convenzionali assegna- sonaggi. Alle grandi fonti noi abbiamo bevuto. ma ti da noi. per una tradizione per chiedere una disperazione totale. quell'assurda secolare. alla letteratl!ra •. potenza del dolore chP le dittature politiche fa~no Contemporaneamenie. ivi oropria nel togliere ogni valore di pre-::e:ite alla v1ta. c:tesso. Pasolini annota che, E' questa la nostra ve1a colpa progressiva. in conformità del e disgre- ALFOXSO GATTO gamento di una fissazione (stilistica) che tende per sua '--------------------"' Poesia latina dell'età i11nperiale Finito di stampare il 20 agosto 1957 presso le Arti grafiche Tamari in Bo– logna, per conto di Ugo Guanda editore in Patma. ecco un volumè (una vera e propria Strenna. essendo jn realt3 ap– parso in quest'ultimo tramontar dell'an– nò) che vivaddio dimostra come pure i poeti. ancorché non più fanciullini. anzi più smaliziati del Diavolo zoppo. pos– sano tuttora avere. e godere. la loro Befana: una calza lunga quasi seicento pagine. la quale appunto sara la delizia non soltanto di quanti seguono ancora la poesia come semplici lettori o per ragioni di studio. ma anche e soprat– tutto di coloro che uha dietro l'altra. e con infinita pazienza e sofferenza. anco– ra tentano le parole in ansiosa ricerca del e sesamo> capace di schiudere, per incanto, l'usciolino d"una verità più pro– fonda e più vera di quelle offerte dalle Istituzioni al nostro vivere quotidiano. Giacché non sapremmo invero imma– ginare un dono più gradito. per un poe– ta d'oggi perpetuamente accusato di non appagarsi di tali verit3 costituite. e quindi di vi,·ere fuori del proprio tem– pÒ e dell'intera Storia. oltre la possi– bilità elargitagli. e inaspettatamente in più d"uf'\ caso. di sentirsi invece nella szessa casa (par.afrasiamo il Salmista) dove Dio fa coabitare insieme le anime concorài. , Cacadubbi >. sono stati definiti. non troppo ironicamente. i poeti d'oggi. e Se– minatnri d"inquietudini •. ha detto qual– cun altro. con un poco più di pompa ma -:enza che la leggera enfasi abbia modificalo di molto l'espressione plebea. F.d è un fatto che cnn tutta la loro pro– blematica. e con tutto il loro continuo interrogare anziché confermare: con tut. te le pulci che questi Bastiancontrari , amano> metter nell'orecchio del e po– vero• lettore (anche quando si rifugia– no - beato chi ce l'ha - nella casa di campagna o sempl1cemente nel tinello. ma sempre con la trepidazione di eh; già sente scricchiolare i muri) .non sem– brano fatti apposta per SU,l?f?ellare en. comiaslicamente né la saldezza del no– stro Palazzo (casamento di cemento ar– mato o grattacielo di vetralluminio che * cli GIORGIO CA l'RO.U sia) né la bonta delle idee (diciamo pure dell'Ideologia) del Padron di casa o di chi ci terrebbe tanto (vedetene gli sforzi) a diventar tale. La verit3 è che i poeti sono degli ul– trasensibili sismografi. aderenti al ter– reno politico (altro che vivere nelle nu– vole!), e che perciò è del tutto inutile accusarli, o esortarli alla fiducia e aJ. l'ottimismo. quando tale terreno. sia pure impercettibilmente per i Lampa– dari, cominica a tremare sotto i loro piedi scalzi. Quale altro edificio pareva più saldo. politicamente. di quello deU-Impero ro– mano? Ma Virgillo nacque sub Julio. ancor. ché fosse tardi. E gi3 al Capitolo I del Secolo I (Augusto morì nel '14 d. C.): gi3 leggendo e Manilio e Calpurnio e Persio e Lucano e Seneca e Petronio e Columella. com~ non avvertire fin da questi primissimi testi nati sotto quel Tetto, e proprio mentre l"Impero stava scattando verso la sua maggiore espan– sione. il primo presentimento del terre– moto che quattro secoli dopo ne pro– vocher3 la catastrofe? E' (scrive Carlo Carena. che ha cu– rato Introduzione. Testi. Traduzione e ~ote di questa sua Poesia latina deU'età imperiale: 32. volume fuori serie. in so– lida ed elegante veste, deUa Collezione Fenice diretta da Attilio Bertolucci) , un modo più duro. problematico. di vivere: la sensazione d"incertezze non solo nelle categorie della moralità (onde là desue– tudine della sua fedeltà). ma delle stes– .se condizioni del vivere: scetticismo del trascendente e ricerca di sfoghi non pii.t ufficiali e organizzati. ma mistici e irra– .tionali; la progressiva convergenza del mondo dall'oggettivo al soggettivo; in letteratura, una revisione dei grandi se– gni della tradizione e ]'apparizione di. nuovi atteggiamenti e argomenti•· Tan– to quanto basta. insomma. perchè ogni spirito veramente ,·h·o (e e: moderno•) possa In più d'un punto ritro\·arsi in questo volume. , nato dalla convinzione acquisita che la poesia latina deU-eta im– periale - decine di migliaia di versi disseminali per cinque secoli, poco noti - offra incontri piacevoli e proficui a chi. come noi, ripete, pur su altri impe– gni, l'inquietudine lungamente trasci– nata dalle generazioni onde ·nacque•· La e sorpresa > contenuta nella· bellis– sima e calza> (in questa orchestrata An– tologia che sa cosi poco di Museo) sta appunto qui: nella possibilità da essa dataci , di riallacciare oltre il tempo un colloquio con chi un giorno vide questi stessi nostri cieli. versò uguali lacrime. senti simili emozioni. sorrise a medesi– me gioie e stranezze. e le espresse >: ap– punto perchè • questa perenne realtà umana vissuta come problema è il re– gistro su cui gli autori latini imperiali hanno mo5-.<:opiù di molti altri la lo– ro voce. ed è il registro attuale della poesia che noi sentiamo e scriviamo •· Quanti altri e specialisti>. prima di Ca– rena. avevano saputo lanciare per noi, con altrettanta precisione e con un pa– ri intento che sovrasta il puro e sempli– ce interesse estetico. un simile ponte? Percorriamolo con una bandierina di gratitudine (lasciando rispettosamente che altri. dotati d'adeguata cattedra. giudichi l'opera dal punto di vista scientifico) e e godiamoci•· secondo la nostra poverella possibilità. la lunga ma tutt'altro che faticosa lettura. Giacchè oltre il merito della scelta fatta. un al– tro ne ha l'Autore ai nostri occhi: quel– lo di averci porto (con la sua traduzio- '"ne ard1fa in qualche punto ma mai te– meraria. e con le sue note precise ma mai pedanti) il binocolo necessario per– chè anche noi possiamo e veder da vi– cino• quella che. per vizio scolastico o opacità e rigidit3 di versioni. eravamo usati a considerare come un'era dod– ziosa. sì. ma in fondo duemila leghe re– mota dai nostri vivi problemi e gusti d'oggi. Da Manilio che ansioso interroga i cie– li siderei nella concretezza che pare an– cora adamantina del I Secolo. a Boezio che fra le ro,.:ine cerca un 'ultima con– solazione nella filosofia. è un coro folto di quasi cinquanta voci quello che. sotto la volta dei cinque lunghi secoli, risuo– na aUascinante da queste pagine. Coro dove le voci stesse, certo, hanno parti e importanza diver6e, e dove non man– cano i semplici• ripieni•; ma dov·e sem– pre possibile riconoscere (anche nelle note di fondo: nel loro continuo diver– sificarsi e alternarsi e intrecciarsi) il me– desimo grande motivo conduttore della insoddisfazione e dell'irrequietudine, in attesa di Qualcosa d'altro conto cui sem– brano esser diventate trasparenti le an– cor saldissime mura, già daU-interno martellate e lentamente sgretolate da un continuo sordo pulsar di domande (più forte dei colpi d'ariete), intorno ai desti– ni immediati deU-uomo (e alla sua smar– rita condotta: vuoi nella corruzione dei costum_i. vuoi nell'Arcadia) e alla sua sorte dopo il Passo fatale: giacche e af– fannose sono le speranze che com.e gran.– di folate - attraversano la città e, cam– pagna hanno la trepidazione>, in questo anche nostro luogo del tempo dove • al– cuno, immobile - su uno scoglio cor– roso, allestisce - la delusione degli. a.mi, o, proteso net vuoto - contempla giù. i mi.raggi che la sua mano in.seguè >, men– tre (è uno dei pochi casi in cui la resti– tuzione italiana ci sembra irrelativa) e sentit tremulum linea pi.scem >. ~la a parte le vod di primo piano (questa citata è di Seneca tratta da uno dei suoi stupendi Cori: e potremmo ag– giungere le voci di Lucano, di Stazio. di Giovenale,. di Claudiano ecc.) non si pensi che le altre voci minori del coro (quella di Ausonio ad esempio, così straordinariamente vicina alle regioni che - osiamo troppo? - determfnarono certo , laghismo • anche nostrano) sia– no dotate di un minor fascino per noi. Anzi. Giacchè quella che ci ha presen– tato il Carena (ed ecco il terzo merito che anche noi possiamo scorgere e giu– dicare positivamente) non è una se– quenza di posti. ma una societa di poeti: un organismo articolato. con elementi vari e contrastanti (maggiori o minori) ma tutti necessari. capace di muoversi nei nostri minacciati anni con la mede– .sima naturalezza e diversità d'atteggia– menti (spesso ccin tanto maggior poten– za) di chi per sorte vi è nato. GIORGIO CAPRONI

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