la Fiera Letteraria - XII - n. 47 - 24 novembre 1957

Domenica '.! l nonmhre 1957 :.\"ELO RI I TRADCTIORE lXYEXTORE * Pierre J an Jotn ein ituliano * Il nostro giocane poeta ha saputo restituire in un imniaguie italiana /' immagine francese e Ira indicato finemente e chiaramente. nella prefa:;ione. /'itinerario intero di ]ourn * di G/011.GIO CA l'll.0.\1 Se eccettu;amo le trenta poesie scelte e tradotte da .4.Jdo Capasso (Per esser gai come Titania, Emiliano degli Orfìni. Geno,·a. 1935: raccoltina del resto ormai introbadJe). poco o nulla conosce,•amo fino ad oggi. in italiano. di Pierre Jean Jouve. Si dirà che un poeta francese non c·è bisogno di conoscerlo in italiano. dal momento che da noi il francese s'ap– prende a scuola (come il morbillo o il Principio d'Archimede). e che perciò chiunque. il quale abbia soltanto un bri– ciolo di passione per le letture poetiche. e è in grado > di leggerselo sufforigilla– le. sia pure con l"aiu o e il consiglio del solito ma sempre \·egeto e beneme. rito Ghiotu. A parte che non è così (una simile lettura sull'originale. oltre che una fa. ticaccia. è una continua traduzione mal fatta: un legger nella nebb1a. e quindi un continuo equivoco). la questione. di. ce\·a quello. è un'altra: è che il tradurre in ling-.ia nostra un poeta straniero è sempre qualcosa di più di un semplice e generoso atto di filantropica divulga– zione. e per forza deve interessare - a traduzione a\·\,·enuta - anche chi cono. sce quella lingua straniera quanto la materna: giacché non ammettendo. la poesia. altri traduttori che I poeti. il fascino dell·av-ventura (della lotta col leone) rimane intatto come se essi aves– sero scritto in proprio: anzi. non esitia. mo a dire. resta raddoppiato. per il e piacere> (che non è poi l'ìnfimo per un Jettor di poesia) di scoprtre fino a che punto. secondo la nostra lingua, l'invenzione del poeta traducente ha sa– punto mantener \-;vo il tradotto. ~ fino a che punto questi ave\·a in se spiriti sufficienti per poter vh·ere nel nuovo ambiente. e per poter attizzare (s\·~– gliare, suscitare) le parole del nostro \·ocabolario. Reciproca prova di forza. e reciproco esame critico. il cui ultimo esito non può esser che quello. anche per chi sa a perfezione la lingua ori– ginale. di una conoscenza nuova. E ciò senza contare l'altro piacere. neppur esso infimo. di poter scoprire ftno a che punto, due temperamenti per forza di. versi. siano riusciti a incontrarsi senza reciproco danno. non importa se per tradizione debba esser quasi sempre il minore a tradurre il maggiore. il che dov.t:"ebbe ·comportare (ma non è, vero nemmeno questo. perché ogni JX)eta ha un suo patrimonio da difendere. piccolo o grande che sia) un"eventuale perdita soltanto per quest'ultimo. Cosi Nelo Ris.i ci perdoni se. in que– sta nostra labile nota. preferiamo tra. scurare la sua lodevole modestia (e \"al. ga questa prima traduzione italiana. so. stenuta per anni con amore. a far cono– scere una delle \·ocl più alte del nosfro tempo>: ultime righe della Prefazione a Poesie di P. J. Jouve. trad. di N. R. con t. o. a fronte. Presentazione di Giu. seppe Ungaretti. Collana del Punto. Carucci Editore. Roma. 1957. pagi– ne XXXIV-184. L. 900) per metter piut– tosto l"accento sul suo la\·oro (sulla sua mediazione: e La poesia - egli scri\·e. e non pote\·a dir meglio - è sempre un atto di mediazione. di interpreta.zio. ne>), il quale. al pari delle sue poesie originali. ancora una \·olta ci conferma in lui la natura. oltre che la cultura. del poeta: la capacita. oggi cosi rara. d"inventare in italiano la parola e la frase. e quel continuo allegro estro (an– che nei momenti di maggior t:istezza o. addirittura. tragicità) che non de\--e mai mancare a un poeta: Vivi, Libertd. rerg,ine nelle tue grandi [acque: Es~e non sono più contrarit' agli angeli Giuu1zif'ri ma se ne t·anno belle D'un occhio sohlorio chiaro e /o"do Lonlano dagli incendi. Libertd La.scio il tuo letto Souo un cuore t'hf' f'.Sita Sii perft>na. le macch,ne a noi care del (tempo Ti hann ;o logorato: Po .s.se~ corruzione tutto muta E nien te accade ma lt tue acque, (Libertà! va· risali alle 111e pn:zn:di acque. (Va t:ivre, Liberté, vierge en res gran– des eaux: / Elles ne sont pa.s au.x anges contraires / Ces puni.sseurs du juge. ment mais elles cont / Belles de leur seul oeil rransparent et profond I Loin des feux. Liberte ne sois pa.s en tes eau.x / Mais sous la pointe hesitante du coeur / Accomplis-toin. les machines du temps / CeUes que nous aimon.s t'ont brouee à l'u sage / To ut change de vou... loir et de corrupti.on I Rien n'arrit1e, mais Liberté ! tes gr andes eaux I Va Liberte, remonte au:r grandes eaux). C'è bisogno di sottolineare le e infe. deltà, (i riporti a1 nostro clima: quegli e angeli giustizieri,. ad es.: omaggio a )lontale. si. ma anche alla nostra lingua d'oggi) o le in\"enzioni. i capricci. infine i felici a:bitrii. che in altre poesie me– no e caste> di queste (tutti sanno che Jouve non fa complimenti col Codice del falso Pudore) saltano agli occhi? Si legga. ad es.. e si confronti \•ocabo– lo contro vocabolo. e Arianne > (Arta.– nes). a pag. 79. o e La mano della don. na ... > (La maine de la /emme) a pag. 7. Si legga e si confronti ogni pagina: Dieu merci. les rochers dechirant.s or– nes de massifs soleils se ooient dans !"Arche de Triomphe: e Grazie a Dio. i Resegoni ornati di soli massicci si spec– chiano nell'Arco di Trionfo>. Una trovala, appunto. come lo è sem– pre Ja poesia. Una trovata introvabile sui dizionari. i quali griderebbero al– l'infedeltà. come qui invece essa affer. ma runica fedeltà possibile col suo re. stituire in un'immagine italiana (e in una parola italianissima) l'immagine (e la parola) francese. (D'altronde, di queste sue doti di tra– duttore inventore. Risi già ci aveva da– to un piccante saggio io u.. 1 e Pesce d'oro> uscito un anno fa: In vi.aggio con Supervielle, che al lettore, certo. non sarà sfuggito). Dopodiché. diciamo pure dell'altro merilo (pedagogico) dell'Antologia pre– sente. la quale. appunto perché il tra– dottore è un poeta e non un ripditore (uno che ricopia in italiano quanto è stato scritto in altra lingua). permeL terà a quanti non conoscono il francese. a\·endolo imparato a scuola o non aven. dolo imparato affatto, di poter dire (e questo accadrà anche a qualcuno che sa a perfezione il francese. proprio perché Risi ha scelto la via dell'interpretazio– ne), e conosco qualcosa di Jouve >. Sen– za contare un altro merito ancora di questo giovane poela nostro. e cioè quello di aver saputo finemente e chia– ramente indicare. nella Prefazione. l'iti. nerario intero di Jou\·e. e di aver scelto i testi. oltre e~ nel senso della bel. lezza. in quello dell'esemplificazione: da Paradi.s perdu, del ·29_ a Langue del ·54_ Giunto all"ultima pagina. anche que. sto lettore e nuovo> potrà dire con Un_. garetti: e E' un'opera [quella di Jou. ve] sorta come sotto il segno di Niobe. ~on c·erano per Xiobe che il figliare e catastrofi. sino dal principio. ma. mesco– lato alla \"icenda anche quando per il troppo durare l'anima pare\·a essersi fatta di roccia. mai non era assente il mattino che ode l'allodola cantare. lddio non auendo voluto fosse senza aurora>. GIORGIO CAPRONI rA· FIERA LETTER!ìRTA Roberto MeUÌ: • La signora dai gua.nti bianchi• (19-tl) VILLA VE NET A * cl i G I o ,, ,I ,I ,I I 11 E e e o La vt:la sta alla sommità è !a loro cucina. e a sviare le ricerche. Noi ci merari e imprudenti. Così la d"uno dei colli pedemontani Scoppiet!.ava il fuoco sotto rintanammo nella boscaglia, ultima voJta fummo pescati che daì!a pianura risalgono l'enorme camino quadrango- e le donne attesero. fuori del r:fug:o da un pat· fino a1la falde brulle e arsic• lare che da solo ha rarea di Spuntato il giorno. ecco il tug~:one di tedeschi. Fosse la ce del Cansiglio. Durante la una stanza e pei tre !al! pattu~one dei tedeschi ': rabb:a d·essere stati ingan~ lotta clandesLDa \"enne a t.ro - corrono gli scanni della • ~ dei fascisti. 1 loro propositi na~ fosse il sospetto che n01 varsi propno nel lembo con- tonda> . .Mentre l e don o e erano feroci: catturare gli avessimo a che fare coi par– teso dalle due parti, io una sfaccendavano. g.li uomini si uom.:ni e incendiare la \illa. ~iani. si imbestialirono e specie di e terra di nessuno> erano aSS:si sott o la cappa gi- L'energ:ca e astuta Carolina. spianarono i (D.ltra contro di Non per questo aveva -perdu- gantesca :.n pose libere ma uscita a par I amen tare noi. ma, interpostesi. le don– to la bellezza delle sue ar- so!enni. che parevano perso- ob!enò: ne, abbassarono .!e armi. Due moniose linee. naggi del mondo omerico. -Quali uomini? Qui non di essi che parlavano abba· MoHemente adagiata sulle Non e!'3, dunque. disdicevole abbiamo che un n~c-c.hio di stanza bene l'italiano. ci di– colonnette del lungo por1.1ca- partecrpare al pittoresco con- ottantatre anni, asmatico e cb:ararono pngionieri e ci ln– to cui fa da avancorpo, nel sesso. né sgraòe\"Ole. Dai t:..Z-quasi incapace di muoversi. limarono di seguirli. Prima, mezzo, la scala di p!etra zoni del • Jar.n , veniva. un Degli altri purtroppo. noo pe"r"q, di allontanarsi vole\·a– oode $1 accedé ~alla • sa!a > tepore che sembrava tanto sapp:amo più niente. neppu- no appiccare J fuoco alla ca– del primo _piano. la \'illa, ba più dolçe, in quanto si udi- re se sono ,·;,i o rnor'..i: uno sa. Invano l.e ~onne _p1a.oge~ un che di solido e 1eggero per va fuori il S:bilo della fra- fu disperso :n Africa. un al- vano e supplica\·ano: essi la giusta d.:.Sposiz:ionedei \'Uo- montana che calava'. C"Cin le tro in Russia, un terzo... era.J?o ~1 a tutte le_nostre tl e dei P:eni: sugli archi a tenebre, giù dal Cans1glio. Nel Gli uonuni della pattuglia \"OCI. Studiavano solo il modo tutto sesto della trifora bai- grande paiolo s chiocca va la rovistarono tutta ia casa. e, più spiccio e sicuro di ridur conata centrale si modella oo~enta che un~ del.le nuore creduli o increduli che fosse- tutto in ~nere e cerca\'ano ~ei~~f ~r~~-to m~ 0 nr;;!~~j___ .. .,,,... ..,,.,,..,, ----. ~~:'ar':~a iJ:~a~~ ~Ò sovrastante secondo piano il valse a distrarli. ~ intanto la muro è appena interrotto da Carolina. che è p1ù furba del minuscole !inestrette rettan- diavolo. si riebbe. e fece il golari che Si aprono proprio suo piano. • Ubriacarli, ubr:a- sotto la cimasa del tetto. Le carli come porci!> pensava. di.le ali detred:ficio s; rac- ""'"-'''"-'- e Questa vo!ta tiro fuori il CO!' dano li nel cen:ro a cui torchia.to a costo di sciupar- dà slancio il frontone soprae- lo turto. Il torchiato va giù levato. sul quale spicca un come l'oCo.. ma dà subito al- grande stemma. la testa e annebbia la mente Curiosa \;Jla. dove la fine anche ai bevitori più forti •· architettura suggel!a quasi E quelli, oh se trincarono, un patto d'alleanza fra i rap- non appena annusarono ra- presentanti dei due ceti che roma del torchiato di Fre- \'.i coabitano senza contras- gona. Carolina mesceva. me- segni esteriori. NeH'intemo. sceva. come fosse vinello! I naturalmente. proprietari e tedeschi scbloccavano la Un- contadini sono sislemah eia- gua, si leccavano le labbra, scuno secondo le proprie esi- r.l)ete\'ano qualcosa come genze e i propri gusti. Alla • smeche gut. smeche gut , ala destra:. riservata alla pa- cr::cordo le parole perchè le hiarcaie farn.igl:a del mezza- avTanno ripetute cento vol· dro, .il pianterreno è tutto te), poi COzza\·ano i bicchie- occupato daH"immensa cuci- r.. si guardavano negli occhi ne e da}la e cane-va>, ti pri- e, pronunziando e Prosit! mo piano. dalle stanze delle Prosit!> come il prete a nuore - tante che sembrano messa. ingollavano che &em• "-------------------------------~ quelle di Priamo -. il se- bravano tacchini. Ma il tor- Roberto )lelli: •Paola• (1951) condo. dal solaio. Dal lo ggia- eh.iato fece presto a toglier to l'occhio spar.,a sul.le col- loro la memoria e la \·olontà. line antistanti e attrav erso Dopo alcuni b:cchieri, essi la pianura cosparsa di bor- ciancia\·ano. ride\·ano e bal- ga-te e casali. si spinge fino lonzolavano che no."l sembra- aU'(r.zumte. dove iJ cielo si \'ano più quelli di prima. Al- abbassa sopra una piatta lan- la fine cominciarono ad al- da s.fuma tra va-pori bigio- lungar le mani verso le don- gnoh e fa presentire la ma- ne. ma con gesto malsicuro e n~:te della \illa. una se- Ralner )laria Rilke ~n":~o~~rre:.t!«~~a~en~u~: ra dello scorso ottobre go- rimestava con \·alida mano ro, do\-ettero converure che Carolina che. rinfrancate le devo da un intercolunnio del sotto l'occh10 v:gHe della di masclu non c·era che un altre eon segni di inteH!gen– loggiato lo spettacolo di un suocera. intenta a \·ersare. d! \·ecch:one il quale per la ClI'· za. le inc:tava a rb--poodere ~esti\·o tramonto. Nane. tanto m tanto. la farina costant..a s~mulò tutti gli ac- con !ì.nte carezze a quelle ~:en~~mfi~ 1 !f 1 ico~~\e ~r::~ g;~'.aNa.'le. ri\'o:gendosi allo ~~~ ~eun Do~!:!~d!i'IS:~~ ~~~do~ ~~~-ti din:~~~:: verso la p.anura, non sospet- o.:.p1te :nsolito. r:prese il rac- Dato. A!la Carolina si uni- re i mascalzoni nel cortile. tò oun10 che io me ne stes- conto: rono le ai.tre donne, e in UH· D:. li. con la stessa mano,-ra, si li. senza uno scopo ,preci- - Quattro volte è saltato te. con proteste, giuramenti, fattesi coraggiose li accom– so. dinanzi a un lembo d: Il ponte sula strada che sale sosplrj e preghiere, riusciro- pagnarono fuori del portone. terra e di cielo che e~h scru- da Anzano. J part:giani a,·e- no a scongiurare il pericolo. Erano tutti ubriachi tradi– ta solo per amore delle biade vano posto li 11 termine del U pattug-hone si accontentò di: non ricordavano più nul· e per seguire le \"lcende at- loro regno. (La narrazione di una beUa mangiata e be- la. I loro terribili propOS:ti mosferkhe te quali ne secon- deff;l!etterato Nane aveva. a \'Uta. dopo di che, sfumati i erano sfumati nella sbornia. dano o contrastano la ere- ;ratti. un sapore quas: epico). propositi della punizione, -e noi. intanto. ce la S\·:gnam– scita. Xe! cuore delia no:.te si sen- rientrò nel proprio terntorio, mo. Le donne, dopo scher– - Guarda il famoso ponte., ti\·a il gran rimbombo e la recando 1n ostaggio qualche.~ magl:e p:uttosto lunghe. riu- - mi domandò sicuro di casa trema\·a da!!e fonda• oca e galLna. SC':TOnoa chiudere il portone aver lntlov:nato il punto do- men:a La seconda e terza spedi- alle spa!!e dei tedeschi che ve mi affissavo. Noi co:100.:e\'amo a uno a z:one si risolsero pressochè protestarono per un po' di (Egli allude\·a al ponte che uno tutti i partir,ani. ed era- allo stesso modo. sah-o che tempo. ma oo: si decisero a \·arca. con una sola arcata. vamo solidali con loro. Sa- ora noi non ci davamo più scendere \'erso Anz:ano. can– i! torrentello che d:scende pe..,·amo pressoché il giorno a!la macchia. ma ci rimpiat- ticchiando smemorati. dalle falde del CansigEo ver- e rara in cui compivano j tavamo nei nostri rilugi. Il Cosi anche que!!a \'O!ta so la pianura: posto. durante loro atti d, sabotaggio. Te- più sicuro l'avevamo a due andò liscia. e poco dopo \·en– rultima guerra. per cosi di• me\'amo. s·intende. !e rappre- passi dalla casa. E' uo cun:- ne la l:berazione a por fine re. tra il regno dei partigian: :;agì1e dell'altra par I.e. di co!o dlc si apre fra la scar- ai nostri guai. Aì!ora final– e que!lo dei tedeschi e dei fa- quelli che stavano al di là ;>a'ta del val:oncello e il mu- mente. concluse Kane con un scisti, H ponte venne p:ù \'Ol- del ponte. tanto più che S: ro che la riveste. Sopra ci sospirone. ci par\'e d:. rina– te dish'utto e ried:ficato dal- era già ass:stito a duri scon- sono i porcili: abbiamo fatto scere. le oarti a\·verse. Quelle a?- tn. a rastrellamenti e a ven- una boto!a ben camuffata nel terne vicende della lotta clan- dette. Il risch:o più grande lo pa\imento. e appena \·eni\-a Quando uscii dalla cuc:na. destina vivono tuttora ala- :::orremmo la prima \•alta. l'allarme (una catena ininter- :1 profi:o de::a \"i'.'.a si sta– cri e tresche nel ricordo de: Erano le due di notte quan• rotta d; \·edet:e passava la glia\·a o'1Tl.ai \·agamente su!– contad:n: che parlano de~!: do si udì il fragore dello voce di casa jn casa ogni \'Ol• lo sfondo azzurro della notte. onna'. lontan: ep:sod: come ~oppio. Immaginammo sub•· ta che si a,•vista\·ano !e pat- avYivata in a!to da un ba– di a\·vl'rr.menti dell·:mme- to l'accaduto. e sentimmo an- tuglie nemiche), ci S: cala\•a gl:ore etereo. diato ieri). cora il oasso dei part'.giani nel sotterTaneo. Il cuore ci La tramontana si era at• Gli risposi. naturalmente. ~he si r:tiravano nel!a bosca- batte\·a forte, ma quando tenuata !n un alito. La casa. di sì. glia dietro al costone. per ri- sentivamo nel rifugio la Ca· \"iva e palpitante al lume de- -E. sa!tato in aria quat- salire i canaloni del Cansi· roiina che sospira\·a e dice- !!:l! a~ lontani. paf'"e\.·a una tro vo!te. - riprese il con- g!io. Pensammo con spaven- va ai tedeschi o ai fascisti: de!le e ~-e oscure e intelli– tad'.no ,·oglioso di raccontare. to all"alba. Ma occorreva non - Ch:.ssà dove saranno i no- ~~ntic di cui parla Rilke. E e poichè credette di notare perde-r la testa. e non la per- shi uomini in questo momen- forse quel notturno soff~o era sul mio ,·olto un se!?Tlodi cu- demmo. Si decise che i ma- :o! Ch;ssà se li rl\·edre-mo :m soso:ro di gio'.a che an– r:osità. mi im·itò a scendere :.chi si dessero a:la macchia ancora! a. do\·evamo soffoca- :-h·~-s., ~ra("\·3 a! r:cordo e accomodanni in quella soe- e le !emm~ne rlmanessero li re le risa. La fam:Jfarità col deìle e!' ... ,.\·e~ 1 1'.,.e ,.~<C"l"IT"Se. cie di rustico megaron che sul posto a guardare la casa pericolo ci rese a:Ja fine te- GlOVA..'1'XI XECCO CRO:.\".ACHEDEL PLKERE 'I-- LEFARFALL del Sillabario Dufy fu for•e l'ultimo a scrivere farfalle col <uo inchiostro leggero •ui prati nrdi--imi del sillabario * di .U,Fn:\'SO G. 'M'O Sta~ra non ho f· tto nlli.a per r.co: -da:e Gio:-;:o Baccet::. n0n ho v1aggiato a occhi duus1 pe:- rc;g– giungerlo nella !ontana Firenu dei m.:ei e dei suoi anni- ~1i s·è presentato al>imp:ovvis,o e mI e da· \·anti. G!i ra male la testa come sempre (anche que);.a ,era a Viareggio, dopo rar:-ivo di una t.appa del • G;ro . venne a mcont:armi e ave\·a !a mano al!a l:on:.e. un peso su quei suoi occhi do:ci.s.11mi e buoni). Caro Giorg,o. e non so dire a'.t.-o. Crnt::iuo a ch:edermi pexhè ho pensa:.o a ~U:. a Clel sereno. e ce!'CO forse di .:o\·a:-e t:..::i cenno della se.a be~e– \·olenza, un a.;.uto. Era un .-~gazzo cosi :eue:-o. cosi 5-tupi o e doloroso che a pensarlo si :-1mar.e giovani. fermati in un•età. in un tempo sospeso. ,n una catà sospesa. Cosi è a vol~ Firenze. quando il so:e toc:ca 1n alto i muri di una s:radina •n ombra 1.l!umi.nata di sè sola e della sua unu!:à. 0:-:na; mi d·c:o 1pe.150 che tornerò: sar3 giusto. quando sa:a. dùo mi ci porti a morire. Spesso \'Or:ei par:a:ne con Lau:ice:la, pe: lui oltre che per me. A Roma. come a !.U:ano. lo vedo spaesato. a::a perifena d: se s~esso. L'una e l'altra capitale. e per oppos:e raiio01. hanno una sfrontata creduhtà. QuJ la no.itra nobi:e mise:ia è soltanto uno .straccio. A Firenze si potrebbe ancora 1entare una nuova inclemenza. perdlè le SOJtudini si avvicinano e si toccano. L'Ita:.i.a si \-"ad:.ss.a:\·eruio in una cordialita ottusa e immemore. E la d.ffil:Le \·eglia del:e minoranze è perduta. I gaglioffi abbondano tra i :ei:erau e. g:1 • ~e:.t1 • lra i giornalisti. Chi ha la coda di pag,:ia. :a bruc.!. Una \"0:ta uno scrittore di cui non faccio il nome mi disse nell'incontrarmi: • Le m:.e oo\.·elle le pub– blica la Pracda e t·ouervatore rom.ano deHn dome– nica •. Aveva r.solto per suo con:o il prob:ema defia coesistenza. giubilato d"esse: conteso daI:e due parti. In quel momento mi acco:si che e•a insoppo:--..ab,:– mente brutto. :Xemmeno il suo cinismo g:1 appa..-;e– neva. l,;n gaglioffo. I primi cristiani le iscrissero SU:.:.e prop:-ie to:nbe a significare che dal bruco òel corpo l"anima, a.:.ftne. liberandosi. poteva mettere le ali Sono :e irr.ma· gtni della mor:e e deU'anima. XelJa lo:o m~:e:iosa e al:ucinata bellezza. a volt.e r-affigur.1110 i. tesch:.,,. fI bacmo. Stlno a:Jora leggibili e ermet.c:be come le tavo!e di Rorschach. Se !a \anessa in volo è cosi \·ana da sembrar vistosa e poi egua:e pe: co:ore al– l'ambiente in cui posa. se le esotiche Ka:hme com– baciano e sollevano le ali sì da apparire come fog).:e appese ai rami. l'Atropo de:l'Ac:heronte ha nel suo nome di sfi.ngide il des'jno che g:i è commesso: di portar morte agli alveari e di u.s.cirne indenne pe: il suo tegumento che resiste al pungig:ione delle ap;.. E. la farfal!a a t~a di mor:o, l'esoso suo:h:.ami~e cui le antiche :eggende at::-ibui.-ono malefizi e in· ganni. sposandolo ai \·ampiri e a:la Febb:e. Il teatro e il varietà. fon:e per averle \i.ste in li– vrea - e livrea> cluamano gli eni.omolog~ l'effimen e meta:lica squama di riflessi che le veste - hanno chiamato le farfalle a bruciare alle luci della riba!ta. a prestar nome e destino alle po\·ere donne cadute. Falene. Gli :strass dei loro capelli. i lustrini dei :Oro abiti da sirena vestono le Bunerfty dei melodramm.1, i popillons degli imberbi che cacciano n:.anate di neve nelle spalle nude delle cocottes. xe: :-on.zio So– lenne dei teatri grandeggiano gli atropi s:e:ssi che ossessi\·amente ricamiamo sul foglio col pennino ado– lescente delle calligrafie. Nel!a provincia nascono e muoiono !e farfal:e not– turne. Entrano dalle fuiestre aperte con la prima– \·era e con l'immagine del pr:mo amore. b:uciano al;e fioebe lanterne dei poeti e a:le candele degli insonni. Tutti i fiori dormono senza ca:ore. intensi di profwno: le piccole i\epticulae CO:o: sabbia insi– stono nel loro eterno palpebra.e. grandi risalendo alle pareti dell'ombra che le insegue. Solo la Va– nessa plana ad ali ferme. Ce.nlomila specie di farfa:..te pare siano state con· tate in tutta la terra: da:Ie piccole Xept1cU.:ae al– l'esotica Agrippina che misura 280 millimetri d"aper– tura d"ali. Sembra che i tropici abbiano voluto le1are a queste monumenta:i effemeridi l'ordito delle :oro tessiture più segrete. il clamore e g.:i abissi putridi spezzati dalla luce. !a loro pania 5.:amentosa e òol– cissima. Non sono pretesti leggeri della natl.1:'a. Sono. sem· maì. L \"ìvido getto della \"Ìta che crea e distrugge. nel bre,·e ,·o:gere della luce d~n giorno. le spoglie e i \'eli dei suoi richiami. rendendo sunili e dissi– m.:li neu·apparenza gli occhi invts:.Oili con c-.C ci guarda e ci as..<.edia.popolata di anime. estenuata dal suo in.5.nito cangiamento sino al:a polvere e all'oro. 1 templi antichi delle foreste _ no eguali a:la po't"era !arfal!a che tiene il filo della sua breZZ3: l"eternità e il secondo s'appuntano nell'..nvisibLe spi:Io che può rermar!a sul ,·elluto d'un collez!onista come un fran• cobo!:o. i: i ragazzi e le ragazze con i :iccio:i d"o:o che corre\·ano ad acclliappa: farfa:le nei lib:i di lenura? Oh. a quei tempi ~esso s·ama,·a gioca: con !a morte, s;no a morirne. Fu il tempo delle falene. Gozzano le !asciò bruciare al lu.rne de~:a rua fiamme:la patetica. \"isse;o per la poesia solo le bianche farfalle diurne. :e Pieridi. le C'a\·aolaie: farfalle da pas...c:eggia:e e da lunghi colioqui. uguali ai fiocchi deae bambine che corrono oltre !e siepi. paro:ette e~e stesse. Vissero le bellì~ime :.\lacaone con le ali gialle e nere insierne con le cetonie e g:i scarabei. II farfa!!one mozar tiano intanto s'aggira,·a sul bictc:o. amoroso e biondo a dir di sì. Du.!y fu forse ru:tuno a sc:l\·ere farfalle col suo inchiostro leggero sui prati verdis...tjmj del Sillabario. ALFO:<SO GATIO

RkJQdWJsaXNoZXIy