la Fiera Letteraria - XII - n. 40 - 6 ottobre 1957
Domenica(, ottolìrr 19,'i7 C'A' FTFn·,_- rFTTF'R'A.''RT'A. GLI SCRITTORI E LA SOCIETA' * QUESTA è lanostra speranza * Ecco forse il punto: ricreare le basi di una convivenza priva di sospetti e di rancori. attraverso il senso delle amicizie e della solidarietà * di GIJGLIEL.flQ PETRQ.11 Chi non ha in qualche modo intuito 1a profonda stanchezza che domina l"atmosfera dei costumi e del– le idee del mondo letterario Italiano? Enumerarne gJi episodi clamorosi che la denunciano anche se non la rappresentano affatto nel suo dramma più preci– so e sofferto sarebbe ora assai lungo e ci portereb– be su un terreno falso che, in definitiva. ci condur– rebbe fuori dello spirito con cui vorremmo interpre– tare questa specie d'incertezza nella quale si svolgo– no i rapporti personali e comunitari e perfino di « ca– tegoria)) entro cui lo :::crittore cerca oggi di rico• struire la sua piccola società e le sue reciproche per– dute solidarietà, ed i suoi compiti individuali e col– lettivi. Credo di poter dire per t:sperienze. :>articolari, che forse molti altri hanno in comune con me, che il primo ad avvertire questa stanca incertezza. que– sta sempre più accentuata tendenz:1 :'!lla coniusion(' a cui fatalmente volgono le manifestazion· esterio– ri alle quale egli cerca malgrado tutto. d1 dare un valore. è il lettore; quel raro esemplare che pur tuttavia esiste e ragiona e. senza che molti lo sap• piano manifes1:a le sue perplessifa con un:. certa precisione. i ,,: ,,,,.,. ~– ,r( . tl i· \ I l l' ! I t ( PIETRO LOi\.GHI - e Figure,. {dalla Mostra roldoniana di Palano Grassi, a Vcnez.ia) CJW,\ACHE DEL PIACERE * Lecittà, sonogli uomini a farle vive e morte * cli .4LFO.l'SO G.I TTQ Chi parla di < città di pro-- va York? Chissà. Anche se sua ventilata apertura verso vincia • crede di definire una gli indici di popolazione, le l'orizzonte. 1 pittori, da che si realtà obiettiva. localizzata are:e occupate dalle une e misero in e plein air •. anda· nella geografia. nella storia e dalle altre, l'intensità del rono a visitarla. aiutandola a nel costume. Eppure non !a traffico. la frequenza degli av- crescere, suggerendole 1 co-– altro che fermarsi alle appa· venimenti politici artistici lori. Anche i bambini. che la renze della propria immagi· sportivi che Vi accadono, sem- nuo\·a Igiene invitava a uscir nazione. al proprio teatro, brano facilmente dare una ri- di casa e a trovar campo per estraneo a se medesimo, an- sposta, la domanda resta per i giochi. sembrarono portarla che se consenziente. Non è I la e qualità,. intrinseca che sempre più in là. E d'anno in che non esistano piccole elpuò rendere preziosamente anno uno strano sillabarlo di !r~~!ioift~à·~!ir~~1fh~h~u~~l ~~aa_p~a~~Pi~i:i~ia ud-~ncav~f:~~t:trtl, d~ 1 ~~fg,f~. ~~P ~~<P- gio:-no alla notte e dalla not- la~g10 e morto del suo anoni- ne avviate al pedale d'una ~~el~l~~rnop:oop~ì~nocii~~n!~ l~~dir~=~l~eq~~n~ia;~t~r~b~ ~~~~~in~i v~~\i r~d:on~:n~; Esistono, ma la loro diversa tanti delle piccole o delle bien •, s'affacciò da quei muri grandezza e l'immagine che se grandi c.ittà. è e provinciale ,. a picco. ~ pubblicità spiegò ne tramanda non bastano a Leopardi affacciato all 'infl.ni· Il suo rutilante giornale. esporne il carattere così ~e- to da una finestra del suo lntanto anche lo strano abi- nericamente. Grande città Fi- borgo selvaggio o il suo con· t.etore della nuova civil~ renze o Milano, Roma o Nuo- temporaneo occupato a sver· tatto più solo e libero. s'abi– nare a Parigi con rocchio tuò a trovare intorno qualche spento e con Ja vanità di sen- ora tutta per sè. lontano dal– LA .JIACCIIIA 1Ui'RA DELL,I '· LETTER1I TURA IT ...\LIA1l'A,, * tirsi grande in una grande le cure da cut rimaneva asse-– città? Se la parola sta a in- diato per il tutto il giorno: dicare un modo d'essere, ere- come dire, una sua periferia diamo che una grande o una net tempo, una tregua. E vuoi grandissima città può essere la leggera persecuzione di cui Le • • • • 1ng1ust1zIe del Carducci contro la letteratura contemporanea * Dall'accusa di "manzonicidio,, alla condanna contro il "romanzo,, e provinciale '"' piU d'un sob- tutti amiamo esser vittime, borgo che abbia nei segni del- vuoi il sospetto da cui ci sen– la sua architettura e della sua liamo guardati da poliziotti storia la presenza della vita: visibili e invisibili. io strano anche perchè le città sono abitatore ha a ,.-olle il seMo gli uomini a farle vive e mor- di girare al largo <li se stesso, te ogni giorno e gli uomini in quest'ultima e periferia • hanno nel cuore la misura che che e ormai, al d; la dello li fa partecipi di una maggio- spazio e del tempo. la nostra re o di una minore com.,;- immagine. U forse riuscia– venza. mo a amarci, dicendoci per Se e pro,·inciale • può &igni- sino i sogni di cui non parlla– ficere ancora bonariamente mo più. una città affiatata nei 6UOisi· ienzi, nella sua calma serale, Quando mi capila di pen· nella familiarità indiscreta sare alla morte, al mio posto che c'è tra casa e casa e tra in un c:mitero della terra famiglia e famiglia, non è chi (appena la zolla un po' rial~ Più d'una volta m'è accaduto :n questi due anni di dire che• .secondo un punto di vista che può esse– re discutibile, ma a cui credo ancora. il vero pun– to di crisi e d'incertezza del nostro dopoguerra, do– vremmo individuarlo non negli anni immediatamen– te dopo il conflitto. ma in questi ultimi. Ancor oggi credo in questo e, attualmente. quella che per co– modo abbiamo qui chiamato atmosfera di stanchezza e d 1 incertezza. ce lo dovrebbe confermare; dovreb– be anche confermarci che le -possibilità degli equi– voci più grossolani e del successo di non poche ma– lefedi, provocando ormai questo se.oso di nausea. di stanchezza. a cui fanno riscontro, non tanto le ope– re. ma le manifestazioni esteriori e deteriori attorno alle opere e le persone. ci annunciano che siamo giunti a saturazione. * ;~~n~~tà, ~~~e J~~h~o/k, ~t~~ ~net~~t~~:a~•e::: :~~= Non è mai accaduto infatti, come ora. di ritrova– re in tanti ambienti ed in tante situazioni che fino ad ieri parevano statiche nella loro equivocità, uo generale desiderio di porre basi semplici, quasi pri– mordiali. ma essenziali: non. cominciando dalla di– scussione delle idee, dalla ipotetica e del resto cert:-, rigenerazione delle por.izion: reciproche. ma dal purv rapporto umano. Non è m;;i :iccaduto come in que· sti giorni di sentire da tante parti, non l'offerta lo– gica e necessaria di una revisione e di un ridimen– sionamento. tanto per parlare un linguaggio sciat– to e corrente. ma assai efficace; ma Poffertn pura <' semplice· di rinnovate solidarietà e, in parole più po– vere. l"o{ferta di nuove o rinnovate amicizie. Ecco forse il p~to: ricreare le basi di quella JX)ssibilità d'una convivenza priva di sospetti e di rancori. at– traverso il senso delle amicizie e de1lc solidarietà che un tempo. non lontano ma estremamente perdu– to. stavano a fondamento d'ogni possibile aspirazio– ne ad un lavoro comune. sia pure ne11a libera espo– sizione delle proprie concezioni di vita e di lavoro. L'« amicizia>) è forse ]'unico 'elemento entro il qua– le la polemica stessa, anche la più dura. sa spogliar• · si d'ogni interesse partigiano e venale. stabilito a priori. e muoversi sul piano d'una comune disinteres– sata ricerca di un equilibrio, d'una fiducia contra– cambiata e. perciò, di una società che del comune interesse fa collàboraz:ione per la chiarezza e l'ac– crescimento del proprio e dell'altrui patrimonio spi– rituale. delle proprie ed altrui resPonsabilità. Ha, un certo significato simboUco che una cartoli– na illustrata. pervenutaci da un paese dell'Europa orientale. anonima, dopo qualche accenno d'un rat– tristato risentimento per la condizione dell't.. 1 omo di cultura, concluda con queste parole: Questa è la n°· stra speran:a: doniamo e cerchiamo amicizie. GUGLIELMO PETRO!\·I cerchi gli angoli. le isole di tro il muro bianco di cinta ci tli E N Il I eo FA L Q (ì I d~e~~a!f1~~~ti~~~~tcci~c~~ ~i:u u~ l~~l~~~rso1t/a:;: . _ . quel pettegolo notiziario che rivinC' i gridi de: ragazzi che Ch~ ctire ngu3:r~o. all'accu- valo e la inutilità degli eser- quanto all'esclusione dei Pro- presi a modello. e Dio solo una certa e oratoria politico- avvicenda morti e vivi. ror- i;::iocano.Quando voglio pren– sa _di e manzomc1d10 • tira· citi di s~nonimia prolun- messi sposi dalle Lettiire ita- sa con quali uggiose conse- religiosa• (Russo). la pro- tunati .? sfortunati, vincitori der sonno ora. la notte, dopo tasi addosso dal Carducci gati per anni su le varianti liane. non certo , mal animo guenze, perchè noi non si vincialità Jel contenuto fa- e vinti nel commento dell'ul- una giornata di tedio, la.scio con l"antologia .;colastica dei Promessi. sposi•· a,·eva- satanico e ;Jarbarico ► •!ra preferisca tirar di lungo ! volistico e la aomentaneità tim'ora ")rima del sonno. che gli xchi mi. ripetano la delle Letture italiane (1883)? no finito per toccar "quasi stato ad -mporgliela. ~on si tornare al Carducci - per del problema psicologico, • • • immagine ::l'una delle tante ~Y~a!!, f;~c~?d:o;si~~~a c~r::; ~fn~:e:~o c~°nmea~nt~~re~! ~;ac~~rsg~{:t~~r\ 0 d~t:a1èc,~: ~~~~. 1 ~~ri~~~i\t~ss~ s~;;:; ~n~ifeP°g~:~~~ J~~~~nde!' 0 ,~i pe:;i~~Ta:èo:~ta j1~~!~!1; 3 ter!i~ ~fo~e~~i•~ssa~1~ir:a st a~ e di quel tal Sandro, autor quel romanzo del quale non media. del Canzoniere, del retorica,. grandi .fatti di razza o •ti po che le città erano chiuse rapida che ci improvvisa la d·un ro.manzetto. - o~c ~i comprend~vano che la f~vo- Decamerone, del Furioso ! Quando agi da storico. ri- nazionci .no !1 c h è_~i g~andi da mura e da porte. Allore la faccia ; g~ occhi. (non _è la tratta d1_Promessi Spos~ ••. 1I ~ a pezzi ,.7 n Manzoni - d_ella Gerusalemme? Tal~h~ conoscendosi come storico il prob!e.m1 J?S1colo~c1 e nono- paura s'_accompagnava alla no~tra -a~Cl~. non sono 1 no– Carducci non accolse nei cm- mcalzav.? volendo aver ra· s1 domandava se non gh s1 pieno diritto di e esaminare vant1s1 nei secoli•· che co- fantasia, 11tempo non brucia- stri ~chi dt _sempre): qu_elle que libri. d~le sue esemplari gi<?ne _ é.lè agni costo .. e d.a dovesse piuttoslc riconosce- lo spirito filosofico O religio- stituisco;10 la base sulla q~a- va. le ~is-t~nze, e uscir _di cer- bandiere in piena. le _fa.coate Letture 1tabane eh~ le otto pranc1p10 c~rcando d1 assi- re d'aver usato e un qualche se che informava un'opera le poggia saldamente hm- ch1a significava per 1 guer rosee e azzurre de~li spetta· meschinissime rigucce di un curarsel, con argomenti onon ad Alessandrc Man- d'arte• il Carducci scrisse portanza storica e artistica rieri incontrare il nemico, per tori ai qua:tro l~l!- del ret:" insignificante biglietto- al esclusivamente critici - il zoni agguagliandolo, per cer- pagine- di alta dirittura Lo di certe opere della lette- i viaggiatori e i mercanti im- tang?lo: l appai:wone . de1. Tommaseo, con una richiesta Manzoni. e analizzatort fino ta guisa. nel trattamento a avere- aUcrmatc che il ·giu· ratura europea. quali i Ni.- battersi nei malandrini. Nelle Vfi:Dlidue e pu_pi.lli '"• COSl vo– di appuntamento. Per con· e profondo di caratteri ori- quegli spiriti gloriosi>. dizio sopra un'oper1. d'arte beLunghi, il Rolando~ il Cid,. città che han_no molta storia glio chlam~rli per q~cl _loro trapposto, quanto Guerrazzi ginalmente sorpresi nella na- [n definitiv- il Carducci O n d v v r 5 tto- il .Macbeth, n Re Leaf, il sulle.spaÙe, 6l dice ancor oggi tro~~ 10 • ~oine ~n_ovet• e 9ua_nto Giusti:. n~nchè ~re- tura. rappresentat?re artisti- fu alla e tira~ide manzo- ~e~c af ;iu~izfo5ed:i s~nti- Fa~st, la Divif!a Commedia e usc1.r di porta_• l'andar _per ~~ ti salti, iueqw~?•~– s~1am e Fo_rnaciari, Pery1ca- came!1te I m_med 1a t o della niana > e soprattutto al menti e dei principii O ii- e 1 Orlando furioso pe;gole e ostene a .me~giare sto ~doc~~eilg mo~n 1 t 0 d~f– r.i _e Maffe, .. Bo~ta e N_1cco·r~altà, no~ e autor da rag~z- e manzonismo degli sten te- losofici o politici eh'" pos- Inoltre Carducci era per- a_llaperto a bere il vino e l'amore e dell'im ccio r hm. La m1serr1ma misura zt: vuole idonea preparaz10- relli • che non la mandò buo- 1 . f suaso che fosse la e restau- 1 amore. . . tt' Co tpa I a1frl- della inclusione manzoniana ne di studi. di facoltà. di na non già .ti Manzoni· poi- S0;1? aver_ a _in .onnata >, non razione romantica del Cat- La_penf~na, o se volete la tu i.. me met ~rs sembrò ir<;>nic~. e ir~verente: osserv~zione ad essere letto chè ~ dal13: lingua dei' Pro: ~~ 'c%~e~~:;1r;~edie~e:r ::~ tolicesirno •. ~ viziare_ e gua- e:u;~::~rfa ~a~ncfn rl~ton~: ri~~:n~~:n:~!t1,:iu~~·i ~:: e provoco p1_u ch1a~so d1 e med~tat~ d~_namente '"· . me~si spon a ~~rta broda d1 timenti e di quei principii stare Io sp1r~lo es!et1cc• e 13:fici. con le và neie le sfa- missione. se non calciando la q.uanto non a,-rebbe ~ esclu· . i\-La. 11 g1ud1z10.che _pote, a fagmoh non e e traghetto e e appartiene quando l'opera larghezza epica dei Promesst zioni i nercar?. Jvu'nque le palla? Una marcata virilità ci s1onc totale. Otto nghette nusc!re pe~as1':o m u!1a dallo ammagliamento logico ne sia de~a. alla storia•· sposi. E. a diminuirglieli case· non' s'appoggiavano più prende, ma il ros-sore, la ver– eran poche dav,·~ro._ La gue~- relazione mm1sten~le. lascia~ dello stile e discorso manzo- ivi compresa la stori2' del- nspetto ad altre opere. ci si l'una all'altra m· !.ibere ri- ginità continuano. la solita ra. tra. m~mzomam e. ant1· ,·a ~olto perplessi allorche niano alla slilacciatura di l'arte. mettev3: anche il , genere• manevano d'ogni parte a leggenda del colore che è più manzomam ne trasse mere- nell attuazione pratica m se- calza sfatta• d1 certi e pie- M I M d p _ letterano cui appartenevano, spiovere con 1 tetti sotto il solo in mezzo -agli altri colon. ;;:1et~ò ~ i~l~~~~ea7h~cc~et~ ~I~ ~~to1t~~~~:::.~n~in~~=tas:~ ~~liag:-:sc:1e~1 r~~~cil~ ~es; met:t :p~t ac~~t~~uò l c;~li ~:=c~~~ai1~od;a~~rer~r!:~~~ ~~~~-ndsc5n:1a:e d:a n~~~p~a~~ ~l s;~~a~°tr Jf ~~ ~o~~ la prefazione delle betture peva d'ostracismo e come nonche fece presto a stan· ~ 1ft~n mo:.' e 11 p~ù a dargliela lunga, e d1 ven- heri. l tram e I metro mco· ~endo - milioni alla dome-- aveva cautelosamente avver-=. tale. prc.vocava reazione cars 1 e a buttarsi nella mi- adatto alle scuole. un po' ttcmque anm •; e non appe- mmciavano a raggiungerla, mca - _hanno bisogno d 1 6t.a- tito e S1 lascino I Promess! - • • schia. I C0Uoq1u manzonra- per lo stile e per l'arte, an- na stagionato, sempre a pa- legandola al cuore della ~1t- re tutti tnSleme per e~ere spost ad accompagnare gh Sulle prime Carducci si h· m, nel ventesimo tomo delle che. anzi sopra tutto. dove rer suo, e assomiglia a1 maz- tà, i piccoli caffè e allietarla, veramente soli. Credetemt. e alunm per le vane scuole mito a respmgere l'accusa opere. ne riportano le pro,·e l'arte sua e più onginale e z1 dopo fm1h 1 pranzi. alle gli operai a popolarla e al per crederm! pensate alla secondarie secondo p1acc1a c.ome una msmuazione (Po- e chi vuole pllò andarsele a ima·•· e e più ancora quanto camelie dopo (m1h 1 balh. darle una mano. Lt vedete 1 oscura serietà che c1 lascia meglio a· maestri• Era fo.r- tria 14 dicembre 1884) Kon rileggere i\lolti tra I pezzi alla ~ducazione morale per ad armad11 d1 ab1t1 passati gazometri neri e azzum come d'improVV?SO squallidi come st• colpa sua se 1 nuovi pro· era' forse stato lui a contn- forti del campionario dello certa ana di a.~cetisrnO de- di moda•· colosse1, le çu. 1 pah, 1 mun, le ~n~1erm~ del ~orner, co– gramm1 avevano relegal-0 m bu1re aUmche le opere del stile polemico praticato dai pnmente che esala dal h- C1 sara chi ,·orra ancora 1 capann~m dal tetto di la- me t 1 t~rnah eh: 1 ! vento 'Si terza liceale la lettura del Manzoni fossero accolte tra moderni sono ritaghah da bro • Ed a1 Promessi sposi scandalizzarsi per tanta m- mtera, gh hangar che st rm- rr a t Ora s ; dico cg: l\Ianzom." Quanti non erano I testi dt lmgua degh Acca- quelle pagme l\Ia Papm1 e 1 m assoluto contmuò ad im· comprensione. ammantata d1 ~ono a ~oli a {:fco gliellipixr.. :a.; 1~ 0 ~:e;e 5 ~~~~o~ede· 1..-------------------J 1 maestri che, dopo aver pro- dem1c1 della Crusca' E m Papm1ani h han già troppo putare. oltre al gravame di ~~c~g~o~f c~::,~~n~el J~gus~~= t>!~~~. e r~m1 cvef~r~ml\ 1e oessun e tifoso_• seno ch'J~ NEI SEGNI DELLA FESTA !t;~f~{iif::~1}]l:i~~ * Cavani é uno di quei pochi credenti che riescouo a fare, della fede, il naturale ambiente dei * ti i GIORGIO CAl,ROi~I Perché il Governo non istitu:sce in Abruzzo o altrove, sul tipo di quello degli Stambecchi. un Parco nazionale do· ve accogliere i quindici o sedici esemplari superstiti d'una razza ingenua ftnchè vo· gliamo ma pittoresca, qual'è quella del Lettore puro di poesia (del Lettore-con· sumatore: del Lettore-utente), dotando tale Parco (unica spesa necessaria) d'una pic– cola cisterna capace di erogare un po' di gas illuminante, e non la solita aria com– pressa che spenge il fiducioso cerino che si accosta al beccuccio? Così una buona volta - e sia pure in uno stecconato - godremmo in tranqu:l– lità anche noi, che siamo nel numero dei quindici, le nostre minime letture ana– cronistiche, fieri e non più vergognosi di sentirci bestie rare, e SORrattutto senza aver più intronato il capo dalle semp.-e più clamorose e arrabb!ate segnalazioni (e O leggi questo, o sei un codino o un criminale :o) di opere che alla prova dei fatti (cioè misurate col rozzo metro del nostro desiderio o no di tornare a leg– gerle) ed altro non Ci sembran buone che ad alimentare, sì, ma con troppo fumo. la gran Pipa della P-ace. rn un tale Parco, dove golosamente e in vena di provincialismo pensiamo al– l'angolino che con qualche racco"landa– zione potrebbe toccarci, porteremmo sot– tobraccio i nostri pochi libri d'uso (quei libri di poesia contemporanea che, letti la prima volta, non sono stati poi riposti ma lasciati li a portala di mano), e non si griderebbe forse allo scandalo se, fatto uno scivolone, e sparpagliatisi per terra quei libri ,si venisse a scoprire che al• meno tre hanno oscuri natali, e cioè sono di Autori cosi poco noti, o così ignorat:, da lasciare a bocca aperta, al solo no– minarli, tutti i cosiddetti Ambienti ufli· ciali - o tuite le cosiddette Sfere respon– sabili - delle nostre cosiddeUe patrie lettere. Come sarebbe i1 caso, ad esemp:o, delle raccoltine che già avevamo messo e lì,. di Guido Cavani, alle quali ora viene ad aggiungersi un'altra (Net segni della festa, Ferraguti, Modena), che subito, ap· pena aperta, ci ha conJermato intere le doti Oe belle virtù) di questo poeta che, pur non e correndo per la magg:ore •· ìn noi non ammette dubbi suJJa sua na– tura e la sua misura, anche se c1 riesce cosi difficile catalogarlo, e definirlo. se· condo gli schemi ormai imparati a 'Tle- moria: R,.suona d1 ru-non 1mp,1Z1t'ntl la ca~a: qualcuno corre per le sian..:-e, Spo$la le .9ed,e. apre al ,ereno d·apnlc .le /IM3tre: / lnanc"C»pinf odorono; 1.m.a rnce $troniera ci .sa.Iuta dalla strada. Com'è fragile il tem.oo nelle cose! Sto nperl$ando ancora a quel Jrat.tagllo di rami che , illumina oUre tl muro del tuo giardino. o Vinca: sembra eterno quello che c'i di là -per te e duade 1 no.!trf cuon fra dtie spcz~ ugu411. Da altrr cose 9iung0no altre uocf nella memoria: ctò che si è -perdu-to neqli anni. lungo 1I i;:119g1O immaginano– qui lo ritrotio, dentro queste ,tanze. Fuori. una prtrr.ai; era St>1t2a tempo ngurgita per noi. of/re a, nostri occhi OOnt poggi emergenti fra i L'19net1: l'ana tepida è pregna d"u.n delfoato odore di vivande. Rintocca mezzogiorno e sc10qlze un t--olo argenteo di colombi nrl tu.,chino; la banda del paese sta $~Onando e la gen.!e s'assiepa .s1Ula p14.U4 àot-e i mercanti orldano e i -petard, ,coppiano azzurri come le colline e I or">?.;anott1 tan110 luminello ron gli ~htettt e abbaghan le raga.::.:e f:n dentro al cuore. tanto il gioco è bello. In que$la Mgra ant,~. in cui remote .){?,nbran. le c<>$e.: in tanta Jrsta.. ,n tanta zuce. d1 me rimane un po' di canto fra due ca.se t.u.Ote. Siamo - lo \ledono i ciechi - fra i rottami della grande canzone leopar· diana, ma è con questo stesso endeca– sillabo dinoccolato alternato al dinoc colato settenario, col quale apparente– mente ogni dilettante potrebbe esercitarsi a mettere in metro tutto ciò che gli possa. per la testa (e magari tradurre in versi anche un articolo sui concimi chimic,); e con questi medesimi rottami che è .st3to scritto il Pianissimo di Camilla Sbar!:>aro (cioè uno dei capolavon della poesia con– temporanea), e non sarà certo per questo. o per la profonda radice pascoliana che da tale • prosa ,. qua e là trapela. -.:he collocheremo Cavani (affine si, per tem– peramento, allo Sbarbaro, ma nofl dav– vero un suo epigono: cosi come son frutto soltanto d"una spontanea e naturale im– medesimazione nel tempo presente - e d:ciamo pu:-e nella cultura presente - ci::rte :mprovvise animazjoni quasi luz!ane :1el dimesso tessuto del discorso, avvertibili del resto anche nell'esempic- riportato) ncl:a numerosa e facile schiera dei buoni imi– tatori e assimilatori, in quant.::, a colmar di sé la apparente monotonia o povertà o p:grizia delle invenzioni st.;1ist1che. i-ta la forte e calda personalità ,1e!l';iutore, inconfondibile. più che per '.l!Stosa origi– nalità di linguaggio, per la sua umana - e oggi rara - entiéresse: giai:che è pro– prio L'immagine d'un uomo ;ntero in ogni senso - anche morale .:Mche :oel:gioso. d·uno spirito in perpetua comunione coi vivi e coi morti nella propr:a iollt1.1dlne - che scatta de. ogni pagina, dando al lettore l'emozione. sovrasta 1te :I puro e semplice piacere estetico, che api)unto e soltanl-0 l'incontro con un uomo (ogni Iet• tore é a suo modo un Diogene) è capace di generare: Su. gH orti. $poglt 5; r1_po,5a Ù $Ole: re, come giu st a e irnmedia- interamente· chiuso s 1 va storia, non s1 consuma, non bile. e la 1mposs1b11lta che componendo sul vec~hio scac- invecchia: nasce dalla terra uscisse m Italia un romanzo chtere: anche se è presto se- ogru domenica alle qumdict in italiano legg1b1le •• quasi che gnato di fatica, tra la ruggi- punto. ln p1ed1 noi siamo le m c10 fosse realmente da n- ne e il fumo, non perde la sue memone- pro pri sentimenti virili e civili ~~~~~~~~«;.td!u?:~~~ad~~:r sua veste di campagna, la ALFOS50 GATTO tà. E difatti arrivò a dolersi --------------------– oggi che I mor:f donano la lOTO C$to"te a, po~ri. ti $ereno dilaga sul f<!eU. Son riesco a guamare più. lc.ntano d1 questa nuda siepe: prlgwn iero mi $eTito del $lr~io che i;ice 1ntorrto a. me. Di tanto in ta.n-to– qualeh'albero stormi..Sce e. qualche. foglfa. cade ahbret:1ando d 91orno. L esempio e tratto da una rac'coi~:na di due anni fa {Riposo d'ogni giorno: una delle tante che il poeta ci ha offerto fino ad oggi con commovente modestia edito– riale}, ma invero avremmo potuto citare qualsiasi altra pagina di Cavani, talmente infnterrotta - su tale tono per il quale sarebbe troppo facile dir semplicemente Leopardi più Pascoli - è la calma ten· s!one della sua voce. che siffatta presunta impos· sibilità andasse e tutti i gior– ni diminuendo•· con le con- seguenze che al suo spirito e al S'JO gusto non potevano non risultare fortemente pe– ricolose, se non dei tutto no– cive. Russi e Francesi la fa– cevano da padroni nella nuo– va produzione romanzesca. E gli Italiani? Al se'guito. come vassalli? e L"umanità è gran– de cosa. e certamente è bel· lo che vi sia un consesso so– rellevole de 11 e letterature europee; ma per arrivare a quell'alto consesso - insor- - geva Carducci -, per esser degnj di queu·abbraccio, non bisogna deporre il sentimen– to nazionale, non bisogna portare livrea di servi nè maschera di cortigiani. Noi Certo, lo sfondo di questa come d"ogni ~?~~~~mde~ip~:~~rreml:e;r~~ altra poesia di Cavani è pur sempre quello Virgilio. Dante. Petrarca, i della civile pro'1incia italiana (dominante, quali trovaronc, rarte mo– qui, l'Emilia, ma un'Emil!a « portata den· derna e il mondo nuovo: tro,. e perciò prolungata, pei continui va- noi dobbiamo, continuando, gabondaggi dell'autore, fino alla più lon• ampliare questa tradizione, tana Puglia). me è su tale aperto sfoodo senza farci schiavi e scimmie di borghi e di campagne e di marine che di nessuno•· I occh:o attento di questo poeta riesce a Si capisce che. in tal mo– cogliere in modo nuovo, e la sua mano do. Carducci parteggia,·a per sicura a muovere e a rappresen1are, uomi- il mantenimento di un cer– ni e animali e cose e affetti, con una to gusto retorico ed accade-– naturalezza che, superata la cultura, ha mico della pur gloriosa tra– saputo diventare Istinto. Anche perché ca. dizione letteraria italiana e vani, a differenza dei suoi maestri, è un si escludeva dalla compren– sincero credente: uno di quei pochi cr!- sione della originalita (per st:ani i quali. -senza sofisticare O n3.scon- quanto elaborata) e della dere (o esibire) la loro propria !ede, Me· . ~~!~itf 1 dc~!a n~~le;~~a;:o~ scono al contrano a far di essa 1I 09.turaie suo profitto. Ma è anche da ambiente dei loro propri sentlment; v!ri!1 considerare _ d'intesa col e civili. e delle figure (o gruppi di figure, Russo _ che a sospingerlo che m quel paesaggio. diventato dell':m1• e a trattenerlo in certe an- ma, muovono per raccontare la lo:.:, pro· EÌ"RICO FALQUI pria storia. GIORGIO CAPRONI (Ccntlnua. a. i,a,. 6) Goldoniana.-- a. Pala.no- Gr&.5$1., a Venezia: una. sala. ,.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy