la Fiera Letteraria - XII - n. 39 - 29 settembre 1957

Domenica 29 settemr.rc 1957 '' Inverni state. E travestimento degli attori, e tutta la finzione si riduce a far nascere delle immagini parlate. E' appena se di tratto in tratto chiama in scena degli oggetti per sottolineare con un simbolo visivo le parole (...). i\la sempre il simbolo viene ~ co_ncretarsi assai più nelle pa– role d1 chi nomina l'oggetto che nello oggetto per se stesso; sicché in nove casi su dieci l'ogF::elto può non compa– rire in corpo sulla !.Cena e comparin·i solo in ,·erbo (...). A ben legare insie– me in una sostanza ,·erbale razione dei personaggi \\"ilder pone pertanto sulla scena un attore ( ...) che ragiona intorno a quanto a,·viene. e lo presenta, lo com– menta, lo spiega. sostituendo con le pa– role proprie quello che non an;iene. e magari interrompendo w1 dialogo per farlo riprendere indietro di dieci anni o più avanti di due giorni. Tutto si S\·olge sotto la bacchetta magica di que– st'astratta figura, e si S\·olge magica– mente, è prodotto magico. pur non a\·en– do mai in sè nulla di straordinario. Sono fatti grezzi che accadono. asciutti. pri\•i di alone ( ...), fatti triviali di vita quo– tidiana di uomini che nascono, vivono e hanno. senza intreccio. infanzia, \·ec– chiaia. amore. morte: ma per il modo in cui si producono. per gli arabeschi nei quali si convertono. ecco che costi– tuiscono un meraviglioso (...). L·amore del e gioco formale• ha portato Wìlder a tare rivoluzione in teatro .. Lorc-a e poesia moderna maggio ·42 F~nco Garcia Lorca e stato ricono• sciuto scritt.ore. anzi poeta. e insomma uomo capace di dare. nel mondo degli uomini che prendono. solo dopo il luglio del 1936. quando non restava più da far conti con la sua persona scomparsa a Granada. Spagna, i prlmi giorni della guerra ci\'ile. Per questo il suo nome è stato messo in lista insieme ad altri di paeti e scrittori europei di lui più modemi: e citato. allora. con quelli di Eugenln Montale e di T. S. Eliot (di Paul Eluard): mentre l'opera cui esso e legato, pur rappresentando il fiore dell'ultima letteratura spagnola, non co– stituisce una ·vera novità e può esser<? riferita al tempo che ha visto Rainer :0.1. RIike in Germania. Paul Valéry in Fran– cia. e .i vociani (ossia Campana. Rébora. Palazzeschi. ecc.). se non proprio D'An– nunzio. da noi. Per quel tempo di poesia era stato in Spagna padre intraprendente Ramòn del Valle !nel.in. scrittore Corse meno enfatico del nost ro D'Annunzio. ma più di lui legato al gusto dell'effetto este• riore. e avido di pittoresco. infatuato da motivi decadenti. autore, per altro. di nessun e Notturno• e nessun e Al– cyone •· Poi Antonio :\lachado e Juan Ram6n Jiménez, superati i temi del de– cadentismo, avevano potuto costringere la spiegata voce della poesia spagnola entro una questione di rapporti tra me– moria e natura. nostalgia e natura. che praticamente risoh•eva le esuberanze sonore della lingua in maggiore dsività e movimento. Con essi. ancora in modo soa\·e e steso con :\tachado. ma già ri– sentito con Jiménez. si aveva un im– pressionismo di immagini lungamente elaborate. per nulla immediate. e che tulta\•ia deriva,·ano un aspetto d'imme– diatezza. specie in Jiménez. dalla per– fezione tonale raggiunta attraverso il g:oco del suon!. Jiménez. cosi. corri.spon• deva ai nostri Campana e Rébora e un p0' anche al nostro primo Cngaretti. a\·endo in più molta saggezza d'artefice. e in meno l"aiuto di una franca pazzia: e il giovane andaluso Lorca. che scrive– va nel 1917 i suoi primi versi, si gettò tutto su di lui, tutte spese le proprie doti nei modi di lui. e continuò Jiménez. Lo sviluppo seguito poi da Lorca fino al 1935. anno del e Lamento per Igna– cio •· conduce\·a la poesia spagnola a un·acutezl.a lirica che rare volte, prima. a,·e,·a an1ta. li rapporto di memoria e natura, nostalgia e natura. diventa\·a un'addiztone inesauribile di rapparti con la natura. La facoltà di associare le im– magini trova\·a un terreno aperto ad ogni azzardo. Le possibilità di modmen– to da imma~ine ad immagine si molti– plicavano. E nelle associazioni come nei passaggi non c'era molecola che non •n·esse. pur dove sorge,·a gratuita a col– mare un vuoto del canto. funzione di trasparenz.a visiva. Si giungeva a que– sto con Lorca: a una \"isività assoluta. e. nello stesso tempo. a un arrotonda– mento sonoro quasi da canzonetta. Per cui non manca\·ano. in Madrid e Buenos Aires. le polemiche. da Lorca stesso fa– ,·orite, che tendevano a spiegare le ap– parenti ilJogicità deUa sua poes_ia come un'equivalenu letteraria delle pittura di Picasso. Invece si era ancora sul piano impressionista. Altrove. specialmente con :\lontale e con Eliot. la voce dei poeti si era fatta e \.'erticale •: prorompeva dal basso in alto o vice,·ersa. da cielo a in. ferno e da inferno a cielo. senza più accompagnarsi alla natura: ma in Lorc_a restava, malgrado l'acceleramento verh– ginoso delle associazioni. avvinghiata pur sempre all'esteriorità ,·isi\·a delle cose naturali. e. in fondo. da questa esterio– rità determinata. mossa a\·anti e indie– tro. e orizzontalmente•• dalla coscienza delle impressioni. e tah-olta lanciata. da ii~~s~, a 1droa::r:ra~~/i ,~=~~:t:11~\ti. :::.; eleganza. La prova più persuasiva delresterio– rismo di Lorca (. ..) l'abbiamo do\·e la sua poesia viene ad applicazioni pro– lungate, e produce commedie o dramm.i. teatro. Allora Lorca si comporta come Ho!mannsthal o D'Annunzio: prende ambienti. personaggi. motivi dalla lette– ratura naturalista e li •abbellisce•· di– co e abbellisce•· con festoni del suo par– ticolare mondo lirico. (•) (Edlz Bomplan, d- Nozze dt _.snn_pue e altr· scritti del Lotta trad.JU: in 1taltano l!H2J e•> Ogi. anni) 1~7. è Anton:o :!.Lsc.;ici::lO che risulta il maggior poei.a spagnolo del– la prima metà del secolo. P:U ,·ecch:o dcl Loroa egli mori nel 1939, Jl Francia. do,·e l!ra passato col fu!?giaschi de;1·eserci:.:, re• pubblicano subito dopo 1'i.m·asio:1e franchi• s~a della Ca:alogna e la caduta di Bar– cellona. Se Lorca è potuto 11;embrare. fino al '50 circa. p:ù .. nuovo .. di lui è stati> per mot,\·1 con diversi d3 quelli superil~ eiall per t quali accade che dei pittorJ come Juan Gris <' Kle~ vengano comide• rati più .,.moderni .. di uno come Giongio LA FIEHA ~ITFR\RIA avuti, . e monti, compagni non era che un pomeriggio viaggi compiuti. di cose tutte già Erano cose state la che mia c'erano • ? vita. " :-.1or-:id . C.,, tc1ito che Juan Gns e K:tt md :ono la loro mod<"mi:à in !ermi– nl c! :pl.ci <> di •wanguardismo mentre Mor,1. nd1 c c>rca dl d:..s.sumulare la moder– nità proprhl ,otto figure che d:ano almeno la z, , c d'<"•ere d'un mondo ancora \ 0 e-cch10. e tnsommll con~uetc. Nei primi c·è un profeuionBno <e un <'6ibiz:onismo) d<.''Ua. rnod uità. oltre alla modernità 11tes– •": <' !7('1 ■<"l"O:ldo. altN" a qucsia. c'è in- \"t'<'..: iJ ' d <' Romantit·h:mo necessario e ro• mautiri ... mo graluilo settembre ·45 ~el d ~c,n o 1930-1940 la letteratura in~le!-e dei ~iovanl prometteva molto di più di quello che. in seguito. non ab• bia m:\Jltt"nuto. Era allora in una fase di romantici!-mo e nece!'lsario • (ricco di possibilità chl." gli \·eni\•ano dalla vita e dalla storia. aperto verso tutte le stra– de) e Of(gi e in una fase di romanticismo e gratuito• che si è chiuso in se stesso. come per una improvvisa vocazione di assurdo. E' iJ modo fo cui una giovi– netta può di\-·entare, anziché donna. una bisbetica zitella (. ..) Oggi noi (nella letteratura italiana) siamo (. ..) in una Case di e romanticismo necessario• co– me e stato quello inglese del decen- no riproduce in parte la immagine C..) La e decadenu, stessa. nel significato che letterariamente si può dare alla pa– rola, ha ancor.a oggi un compito e rivo– luzionario• rispetto alle condizioni cul– turali terribilmente arretrate di una borghesia incapace. nella sua grande massa, di vergognarsi; e l'individuali• ~mo. In senso non soltanto lettera– rio (.. ), ha ancora, e!lòSO pure. un com– pito ri,·oluzionario 5;e !il accompagna a una sincera volontà di trasformazione del mondo. Hemingwa~· può essere e uo– mo della decadenz.a •· e individualista•· eccetera. tutto quello che si ,·uo1e. e allo stesso temp0 ei;sere. come io trovo che e. scrittore e ri\·oluzionario •· Per cu1 concluderò (...) che non si possono rom– pere COntinuamente le scatole agli scrit• tori come Hemingway nel tentativo di spingerli ad es~re e più costruttivi•· e più progressisti • e. im=omma. diversi da quello che sono. Essi avranno dei diletti (. ..) ma il tempo della vita di un uomo è molto breve. e oggi non si può pretendere che Hemingway perda il suo tempo a correggersi dei propri di– fetti quando torna più utile per tutti. che lo spenda invece a lavorare. a pro– durre. coi propri difett.i di e individua– lista•• di e uomo della decadenza• ec– cetera. e insieme con le proprie quaEtà • Nel 1927 partecipavo alla costnn:lone di un ponte che ha latto epoca in me come nella mia prima infanzia la leÙeratu.ra del "Robinson ••. Costruire un ponte non è lo stesso di costruire un tavolo o di coslnilre una cua. Se si comincia non si può più ,ospenderne i la– vori fino a completamento, almeno per quanto rlcuarda i piloni. Vi :i.ono dei ca55onl di cemento che blso,na far penrtrare ncl letto del fiume a poco a poco. scavandogli sotto la foua e pompandone fuori l'acqua dall'interno. Se viene a piovere bisogna fare più nelll della pioggia sia a scavare che a pompare. E allora 11 lavora di Jiorno e di notte se.nr.a darsi più il cambio. sen1a pen5are più che si lavora per •uadarnarsl Il pane. e pensando ln,·e('e a ,·lncrre. a spuntarla. Que,to rece epoca in me<->· lUa a,·evo anche cominciato a scrh·cre • nio 30-40 ( .). Sapremo valercene Cin tanti. in molti), e consolidarlo. portarlo a produrre ~empre di più e sempre me– glio. \·erso l'aperto. invece di chiuderci in un celibato anche più triste di quello in cui 3'embra si siano chiusi o sì stiano chiudendo (o corrano H pericolo di chiu– dersi) i giO\•ani lnglesì? (Il PolltC'cnfcO. n. 33-34) Preavvi~o ~11 Gramsci ottobre '46 Accusato una ,·olla di e intellettuali• ,mo• anche da alcuni dei suoi compagni di lolt.J. Antonio Gramsci ci appare oggi come un uomo palit.ico che poté ~sere più acutamente e p01itico • grazie ap– punto alla sua capacità di tro\·are ~r ogni questione i motivi culturali e non rinnegarli. In questo Gramsci. specie ri• guardo all'arte. alla poesia. per la quale ri\·endicò l':mpartanza della valutazione estetica accanto alla \'alutazione storica. o andato più a\·ant1 di ogni altro grande rivoluzionario. Saint-Just e Lenin com– presi ( ). Una preziosa eredità è nei suoi scr1tt., anche se spesso buttati giù. come le lettere dal carcere che doveva scrh·ere a giorno e ora fissi, col tempo contato. sotto gli occhi assillanti dei se– condini, a un tavolo comune. E' una eredità per la cultura italiana che final– mente sarà resa. presto, accessibile a tutti. Un primo volume sta per essere pubblicato dalla Casa Editrice di Giulio Einaudi . <•> tll Pofitec-nfco. n. 33-St) <•) S: ·raHava de! I.:.b:o ch'è gtato ap-– punto ch1am.ato • Lettere dal carcere... e c-he re.:te il p.ù importante e il p:ù \'e.fO di. G,am.sci q-iello in eui Gramsci ::ene anche con•o ,~~prel della .,storia aatu– .a:e dee:; uo:-r Il ., m<>ntre ne-,i;i altri l:b.i inc::nl "" prt-t,c: lderne. praso com·è dai p:-opri ftn. ,dt':t!.òci di Ol'83n:z:zatort! p.!:r • i quali g:i ace-ad,.-. . pesso di a.str.arsi i:l uno s'.ud.o esclu.s.v..:>dt,j fatti orcaniz.zetivi. d - e chiese. dei cleri no ,crittore non può perdere tempo a correggere in se stes• so i « difetti » che ono della ~ua epoca. (Hemingway co• mc tendhal) no\·embre '46 Hemingwa,· (. .) rimane per me lo Stendhal del nostro secolo (. ..). Però non intendo con questo escludere che Hemingway sia in qualche modo parte– c:pe dello decadenza di una società. o che gli si possano attribuire molti vizi dell'individuali!-mo contemporaneo (...). Stendhal prolun~·ava in sé la e decaden– za• set1ecentesca. e tutti noi indistinta– mente partecipiamo più o meno deUa decadenza della società borghese pur mentre partecipiamo ai movimenti di formazione d'una società nuova, per la stessa ragione per la quale ogni società nuova è l'erede della sua precedente e di rh·oluzionario. Distinguano poi gli al– tri nel suo lavoro acrett.ando quello che c·e da accettare e rifiutando quello che c'è (che ci può essere) da rifiutare. In Pohtecn1c0. n. 33-34 J I falsi sotto uoli dicembre ·45 (. ..) Ma bisogna fare attenzione alla letteratura che esprime i e sottosuoli•· Non ci si può mettere contro di essa in generale. per pregiudizio ideologico o per pregiudizio morale. e negare Do– stoievskij. negare Kafka: sarebbe met– tersi contro la conoscenza dell'uomo. Ma nemmeno si può accettarla tutta. Bisogna distinguere in essa: e distin– guere la e necessaria • dalla e gratuita •: quella che è reale scoperta da quella che è eostruzione arbitraria: la poesia. e dunque verJtà. dall'artificio, e dunque assurdo. E' inoltre da notare che il gra– tuito del e nero• corrisponde al gra– tuito del e rosa•· e che il risultato let– terario di un finto e sottosuolo• è non meno dannoso alla conoscenza dell'uo– mo di un libro scritto per suscitare sen– timenti edificanti. Però (. ..) come mai il gusto del e gratuito•· sia nel senso del nero o del terrore che nel senso del rosa o dell'edificante, prende tanta voga nel settecento. quando l'esistenza urna· na ha perduto, nel fervore del raziona· lismo astratto di allora (almeno tra gli intellettuali), il gusto del e sacro•? Kon si cerca\'a. per caso. di sostituire alle perdute soddisfazioni e irrazionali• da· te dal e sacro • nuove soddisfazioni e ir· razionali• con un culto del e gratuito•'! Cioè il e gratuito> non è, per caso. una manifestazione moderna di quello che. nel medioevo. si manifestava con il sen– timento del «sacro•? <•). c/l Pohtecnk'O. n. 351 e•) >:i!l (U::!todel ira:uito sar~bbe forse da i.ncluden. a!m~no parzialmente. il sur– realismo. E sarebbe fon.'anche da inclu– dere l'arte chiamata oBtratta Rappresentazione e ideologia. (A proposito di Alberi Ca- 1nus e d'un giovane scrittore italiano) dicembre ·47 Grigio. triste, noioso. E' il primo ro– manzo di un nuo\·o scrittore. di un gio– vane (Oreste Del Buono). e viene da pensare e ancora un libro così! •· Ma subito si passa a pensare dell'altro. C'e dell'altro. Il libro ha w1 ,•alore. Vi si narra di un uomo che non sa credere nemmeno al delitto che pur compie. Che cosa ne dirà la critica degli ipocriti'! Che è ora di finirla con questi e atteg· giamenti >? Che e ora di risalire la cor– rente? Che e ora di Lapparsi le orecchie e di chiudere gH occhi? Che è ora di rimettersi a dire delle e buone• men– zogne? Il libro è nella corrente di tutta la letteratura moderna che suscita il se- dicente di!-~ ·to • di 1uant ancora vorrebbero la salv<"7.Z.'l d1 una :--ana• menzogna. <' perciù sugaeriscono. come rimedio. di cacciar(' la tcMa nella sab· bia di letture più nnt1che. Parlo della letteratura che altre volte ho chiamato e autocritica della borgh<"sia >, e che ha, tra le sue prove migliori, opere $0prat· tutto di americani, e di Sartre, di Ca· mus. ecc. Il libro d1 Del Buono rie– cheggia non pO<""O della pos11:ione che ha Camu:; nel suo e F.straneo • ( L'etran· ger). ~la Camus. come fa Sartre, rico– pre purtwppo la &ua r.1ppre!-entaz1one di una ideoloJ1a m1stific:itr1ce. Egli pre· tende che la s1tuuione dell'c e:.traneo • sia metalì$ica. non i-emplicemente sto– rica. Egli pretendt• che l'c estraneo• sia l'uomo quale oggi 1• costretto ad esl'òere. E m assoluto ruomo .. on come figlio d1 una società e d1 una da~se: di un secolo che muore. Ma c-ome erede di tutta la condizione umana. Per questo la critica (sempre pili :.ens1bile all'ideo– logia che alla rappre,.entazione) parte lo accetta e giust1fic;t, e parte lo rifiuta o lo disprena In e!Tt•tti non accetta e giustifka che l'ideologia e non rifiuta che l'ideoto~ia. Cioc passa !-opra alla e verità• che t· nella rappre~entazione: come se il suo compito non fo!-!-e im:ece di metterla J nuùo. Ora Del Buono nun \·uule o nùn sa assumere nel suo libro una prete!-a ideo– logie.a. Non ha la tona di ass~erla? Certo la sua fantasia ,1 denuncia po· ,•era. e produce uno Mite squallido e stanco. E' appena se ragj?am~e la co– municab1lita. il lin~ua~io. Anzi non ,;;empre lo ragaiuni,!t> ,1a la sua since· rità ci guadagna. E la·,·er1ta ch·egli dice risulta più e\'idente. più diretta .. xon e da denudare: e g'.à nuda. La situa– zione umana che Camus (scrittore in· finitamente più dotato, ci dà come me– tafisica. il nostro Del Buono sa darcela come storica (...). Pen!io al ::\larco amico del protagonista di questo libro. Egli vorrebbe indurre il protagonista a pa– ludarsi di problemi (.. ). Povero Marco! E' più povero diavolo il protagonista o lo e più lui? Letto il libro. bisogna dire che lo e più lui. Perche lui ci mo– stra. nel libro. la misena di cercare an· cera delle mistificazioni. I PoltleCfllcO. n, 39) Fondamenti della letteratura: bisogno di riconfigurare la Yerili1 ,li t'Ontinuo ,a!t"nnaìo ·4g Io non ho ma, a:-plrato ~ai• libri; aspiro e al• libro; scrivo perché credo in e una• \'erita da ,dire: e se tomo a scrivere non è perc-he mi accorga di e altre• \'erità <'hi:- si pos:::ono aggiun– gere. e dire e :n p:ù •· Jire e inoltre•· ma perchè qualcosa che continua a mu– tare nella \'erità mi sembra esigere che non si smetta mai di ricominciare a dir– la. Uno non scri\'e per arricchire il mondo della cogn:zione di qualche e al– tra• cosa. Fosse così. quale condizione sarebbe più felice della nostra? ì-,.:oipo– tt"t'mmo anche non scrivere. Saremmo e liberi• (. ..). Invece non passiamo che scriver bene o scri,·er male. Possiamo anche mentire. ::\la non passiamo mai scegl:ere tra scr'.vere e non scri,•ere. C-e su di noi un impegno che non ce lo consente. Ci \·iene da tttttt gli uomini. impegno che rende terribile la nostra vocazione. ed è questo che noi si eser– cità con ogni libro nel ricominciare a dire Ja verità proprio con ogni libro, con ogni scritto. ripeterla o~ni giorno non in qualche altra sua con,;;istenza ma in qual. che altro suo aspetto che la \·aria, che la rinnova. C! nel .ripeterla dari, ogni volte Co tentare d: darla) tutta mtera. ogni volta (per il mmimo che ne cam– bia) in une nuova figura. come se non potesse esservi al mondo che un libro solo (...). C'è una questione di vita o d1 morte nel gìro del nostro mestiere. S. tratta di non lasciare che la \'erità ap– paia morta. Es,9 e presente tra noi per la continuità delle no:::tre correzioni. delle nostre aggiunte. delle nostre ripe– bero morte. ma la \'erità stessa non avreb– addio: non la poesia o la filosofia sareb– beo morte. ma la ,·erit& stessa non avreb– be più posto nella nostra \'ita. lm·ano. allora. ci \'Olteremmo indietro. cercando la sua figura nei testi deJ?l: ultimi che scrissero: in testi che fossero. mettiamo. divenuti sacri; noi vedremmo soltanto che què:lla figura non e p~ù \'era. e che, per la nostra a!-senza di una ,·olt.a. non abbiamo pili né possiamo p:ù avere urla sua vera fi,iura Piuttosto e da preferi– re. come tante \"Olte accaduto. che noi si cada. per una generazione. nel più cieco errore. e che si scri,•ru10 orrori. che si rinneghmo con sgorbi i più illu– stri geroglifici dei no:::tri padri e le loro più elevate parole. ::\la fermarsi no! La verità. \·oglio dire. non rischia niente a passa re per un periodo di abbiezione: non il suo av,·enire e nemmeno la sua g:iO\·entu. Xe occorre che proceda sem– pre riconosciuta. Quello che non de\·e mai \.'enir meno e il nostro :::forzo di intrattenerla. comunque. tra noi uomini. E anche rerrore può essere questo sfor– zo. Anche rabiura e l'apastasia. Anche !"arcadia. '1a se mancas,e. per un tem• pc. questo nostro sforzo. noi awemmo perduto oJni bisogno di averla L'a\·rem– mo vista com'è da morta sulla faecia dei nostri ultimi antenati: e non \·eder– ne che questo. il caduto. il finito. senza poter sentire insieme com·e in noi la sua \'ita ci renderebbe e annoiati• di essa. e indifferenti ad a,·erla ancora. a cercarlo ancora. f Prrfazione al Gurofano ros.ro. ~1ondadori , 1~8) Il linguagµ:io del romanzo genna:o '48 (. ~el suo senso tradizionale di rea– lismo psicologico ...) Ottimo per racco– gliere i dati e e:::pl:cit: • di una realtà. e per colleiarli e e:.plicitamente > tra Jo. ro. per mostrarli e esplicitamente• neì conflitti loro. r,sulta made.ruato per un tipa di rappre~entazione nel quale s: \·oglia esprimere un sentimento com– plessivo o un·1dea complessiva. un'idea riasstmti\"Q di speranze o :nsofferenze degl: uom:n1 .n ~enere. tanto più se segrete. Risulta. dico ogsci. linguaggio unicamente di studio. O d1 di,·agazione impressionistica entro temj di studio C...) Cioè non riesce ad essere e musica• e ad afferrare la realtà come insieme an– che di parli e di elementi in da di formazione. l on può afferrarla (la real- rd cht a I) ti K> modo m cui l'afferra !{Di , lmguaa:gio concettuale: nella sua eviden7.a p1u mecc-anica: e ormai non più che dov€' l'ha e gja • afferrata, do– \'unque. in un ,ecolo. ha tentato varie volte d, afferrarla e l'ha infine affer– rata. S1 e, m un aecolo. impregnato tal– mente della realtà che ha continuato a ,·oler :onoscere, da esserne ormai sa– turo e non poter rappresentare una realtà di\·ersa o non riducibile a quella di cu: è ~mpregnato. E' come se ormai Co --e un bn1tua1g10 1deografko. Non ri– sponde piu. vale a dire. al compito pro– pno di un l:niuagi10 poetico: il quale e di conoscere fà dt lavorare per cono– scere quanto, della ,•er!tà, non s1 arriva a conosc-ere col linK"uaggio dei con– <'~tti ( ). .1p,-..1 zone al Gaf'O/CJ'l'IO n>UO . Mondadorl. 1.kl L"n libro non è •olo di chi lo 1;cri,e gennaio '48 Un libro non e soltanto e mio• o e tuo•· ne rappresenta solo il ~mio• contributo alla verità. il e mio • sforzo di ricerca della venta. e la e mia• ca· pacita di reahnaz1one letteraria. Un li– bro è un riflesso p1u o meno diretto, e più o meno contorto. più o meno alte· rato. della ,·erità obbiettiva. e molto in un libro. anche all'insaputa dello scrit· tore. specie in un libro mancato, può essere \.'erità rimasta greua. Xei miei libri succe:,;,.;1vi io non l'ho ripresa. dun– que non l'ho consumata. ed essa e an– cora nel \·ecchio manoscritto come "·e la lasciai- Xon mi appartiene. eppure appartiene. A chi appartiene? Alla ~ietà alla quale io appartengo: alta generazione alla quale io appartengo. Anche do,·e sono e mio• e il mio libro e e mio•· do\'e il mio libro e diventato e realtà letteraria• io appartengo alla mia so– cietà e alla mia generazione. Ma do"·e non sono e mio•· e 1I mio libro non e di\•entato realtà letteraria (e la ricerca di verita non e divl!nlata verità lette– raria). un hbro è come se fosse stato scritto impersonalmente. da tutti colo– ro che hanno avuto o conosciuto o co– munque sfiorato la mia stessa esperien– za, vale a dire e un documento (... 'Prf'faz.;one al. Carofo"ltO f 'O.UO . Mon<:l.adorl. 1948) '\aturali-mo e cla,,iciti, g:ugno 51 B,so~na riconoscere che per 1 fran• ces: oggi e particolarmente difficile scri– ,·ere dei grandi romanzi. li romanzo esi– ge un lmguaggio che può non essere ~emplice ma che deve sempre, anche se complicato o mdiretto. te.nere sveglia l'immaginazione e \·i!-iva, del lettore. E la prosa francese. dop0 la continua ten– ~ione avanguardistica del periodo tra le due guerre, e arri,·ota a un punto per cui le riesce assai megl:o far riflettere che far vedere. \la non mancano ogni tanto le ec:cez1on: di !-crittori (...) che ritrovano la capacità di far vedere (...). Quest'anno quella di :\Iarguerite Duras. (...) La Duras si pone, p0ssiamo dire. ,;;ul piano del romanzo naturalista tradt• zionale e a~soggetta ogni battuta e ogni mossa dei suoi personoggi alla logica d·una situaz.ione naturale: ma lo fa se– condo una nuo,·a relazione di tempo che cambia completamente la parlata del suo lavoro. La relaz;one di temp0 del natu– ralismo e quella p,ù o meno semplice da causa ad effetto per cui la causa ,;;compare sempre. presto o tardi. nel– l'effetto che produce. Invece nella Du• ras ogni cosa accaduta mantiene !erma la sua presenz.a e 11 temp0 diventa una accumulazione infinita come il tempo intransiti\·o che, netr-arte classica, per– metteva I contrasti insoluli della tra. 1?edia. Così i personaggi (. ..) si trovano elevati a quella potenza ennesima della persona umana che gli antichi tragici rappresentavano 50tto spo,tlie rC!ali per– ché apparisse subito, sia al bene che al male. nella sua lmpcrtanz.a di e mae– stà• da rispettare; e il loro piccolo dramma di coloni poveri. per quanto condotto coerentemente con tutti i pro– pri dati naturali. si trasfo rma in una di quelle lotte _ ,igantesc.he tra e pari• che du·ano modo . nell'antic a tragedia. di \·edere fino a qual punto di grandezza patessero g:ungere le capacità posith·e e le negati\•e dell'uomo. .\folti critici francesi hanno parlato d. e assurd~tà • del– la miseria• per giustificare naturalisti– camente lo scarto che si viene ad avere tra 11 e minimo• della situazione e il e massimo• della realizzazione (...). ::\la il c-arattere, per esempio. della formida– bile vecchia ch·è al centro del romanzo e l'n barrage eontre l<" Pacifique • (. ..) con la sua sete d1 potere, e il modo dis– simulato in cui può amare il prossimo, quello ostentato in cui può disprezzarlo. o l'accanimento osse:,:si,•o che mette nel suo grande so.l,!Tlodi vincere la natu– ra. ( .) non trae origine dalla sua mi• ~eria particolare di maestrina finita in colonia (...). La spiegazione contingen– te delle co~ narrate e una pelle di serpe che l'! cose si lasciano lungo la .;;trada (,_)_ (La Stampa. 8-6. 1951) Storia pubblica e storia privata giugno ·52 (.. ) Ci piaccia o no, accettiamo la storia di cui facciamo parte: e se non ci piace. nel poco o molto, che non ci piace. diciamo che è nostro compito di agire entro la sua corrente. per mo– dificare la vita che da essa ci viene di \·ivere e per cercar~ di migliorarla. Sia– mo persuasi che non ci è dato di sfug– eirvi. O vi partecipiamo da uomini atti– \'i. mirando a correggerla: o vi parte– cipiamo semplicemente subendola. Tuttavia \'i e un animo in noi, sotto alla nostra pa&.i\·ità o sotto al nostro :-forzo. Xoi possiamo lottare con la mor– te nel cuore. o subire esultando di ap· pagamento. E allora (.. ) possiamo dirci che ci piacerebbe di vivere in altro modo, e in altro luogo, in altro tem– po (. ..). Ci accade (cioè) di trovarci s1ancbi. e perciò di pensare ad altra condizione umana. di pastore. ad esem· pio. dell'antica Grecia. di italiano dei Comuni. o di borghese della Francia fine Ottocento, in cui sia stato più di– gnitoso. più soddisfacente. più profitte– vole e insieme più facile vivere. Oggi particolarn1ente (. ..). Uno s1 trova spesso al punto d1 desiderare di e ·ere g à vi ul(_ e pa§,&to oltre. :Ma e pace concreta che vorremmo, e felicità che vorremmo, è certo non sceglierem– mo d'essere uno schiavo nell'antica Grecia, un cardatore di lana nel tempo dei Comuni, o un impiegato di com– mercio nella Francia fine Ottocento. Ad avere la pace concreta che vorremmo. noi dovremmo sceglierci una parte non da oppressi tra l'umanità di un altro tempo. Dovremmo sceglierci una parte d1 op-– pressori? Gli uomini. indubbiamente~ non si so– no mai divisi solo in oppreai e oppres– sori. Vi sono sempre ~tate categorie so– ciali che non si possono definire preci– samente d1 oppreui o precisamente d 1 oppressori. ~a avere la pace dove vi :ioOnodegli oppressi sigruJka almeno che i profitta di una situazione d'oppressio· ne (._). Potremmo e sceghere • di pro– fittare di una situazione d'oppressione'! Scegliendo un tempo, scegliendo un luo– go in un tempo, scegliendo un modo in un certo Juogo di un certo tempo, noi ci renderemmo re5ponsabili di quel luo– go e quel temp0 auai più di quanto non lo 111astato il peggior tiranno d. quel luogo e quel tempo. Il suo peg– ~ior tiranno e non l'ha voluto•· Noi in· "·ece lo vorremmo. Del suo peggior ti– ranno 5i potrebbe dire che non abbi.a saputo completamente che cosa stesse facendo. _ ·01 ln\.·ece sapremmo perfet– tamente che cosa faremmo C.-). Cos.1 11 nostro desiderio. pur molto umano ;n partenza. non rimane innocente che nel– la misura 1n cui difettiamo di immai1- nazione atonca. ltrd•oCrCLlffl~. a1u,-:-o 1952 La libertà è difficile. (E chi -ce• glie una volta per tulle -i e,clude dalla <toria) Xon solo la cau5a. come si dice.. e della \.·erità e dell'umanita •· ma nemmeno la causa, che in essa rientra, del e movi· mento operaio•· e le altre consimili dei e pepali coloniali• e via di seguito. passono venire associate una volta per tutte a quella d1 un partito o di uno Stato che se ne presumano, poco im– porta se m buona !ede o no. propugna– tori. Questo perche ogni !orza politica costituita Sl car:ca di tali e tanti inte– ressi particolari lungo il eorso della sua ,toria che finLSCesempre col cercare d1 servirsi della causa propugnata invece di sen·irla. La cau..-.a (che la si chiamI della verità. della libertà. della giusti· zia. oppure del monmento operaio) con– tinua naturalmente a rinnovarsi e in– somma ad esistere. nelle esigenze uma– ne. anche! dopo che la pane formatasi in suo nome ha perduto la capacità di servirla (. ..). Essa è indubbiamente ptù e storica• e reale, per il rinnovarsi con– tinuo delle esigenze che la compongono, di ogni forza politica; ma non ba ne può avere un suo proprio corpo d'insieme. e non può agire (...) che attraverso le forze politiche costituite: coincidendo volta a volta. nella lotta tra tali forze. ora con l'una e ora con l'altra di una certa gamma di esse; sicché si ha con– traddizione tra ogni fedeltà di parte 'ogni patriottismo à1 partito) e la fe– deltà alla causa stessa. Militare in favore di questa é perciò estremamente d1!fìcùe. :\la è la ,·erita ch·e difficile, è la libertà ch'è difficile. è l'interesse sostanziale del movimen:o operaio ch"è difficile. La causa (...) ,·a associata a una (orza politica. ma in e Di c-1orno ,·1 ita\"o le: città. di notte (per non pagare ralberco) ~iaggia'\"o. Furono tre foche 10 quattro anJJl. e. non saprei dire se partissi ocn.1 '\"Olta per non tornare indietro. Certo parth·o la.sdando scritto a mio padn– cbe non sarei tornato, e ttr to fin i"'• sempre <=be tornavo. Parti\"O per vede.re n mo ndo: il più <:be mi lo~ po ibil e della ge.ot ~ dcl mondo. allo stetii:'!iOmodo <:be le gi-n·o pe r sa– pere del monde. Ma 11.na qaa.rta '\"Olla non tornai • base a una scelta della forza cui asso– ciarla che va fatta ca!-o per caso, pro– blema per problema. ln questa capaci– tà di rimettere tutto in questione. caso per caso e problema per problema. ri– siede peraltro la passibUità di ciascuno di partecipare alla storia. Chi sceglie una volta per tutte s'illude di assicu– rarsi una automatica appartenenza pe· renne alla stona. e invece è un pigro che se ne esclude. Ed egli non reea danno, con questo. a se stesso soltanto. ma anche alla parte politica in cui. di– ciamo, si versa. Poiché dei troppi uomi– ni come lui si compone appunto l'inerte f?rt.a grazie alla quale una parte poli– uca .può a poco a poco non preoccu– parsi più d~ mente che l'oltrepassi, e può non p1u rtnnovarsi. e degenerare. e fasc1st1zzarsi •· morire. ITe-ntpo prfln~e, n. 9. 19561 ELIO \etrrORL"'tl I brani sono tratti dal libro e Diario in pubblico•• che uscirà prossunomente presso l'editore Bompiani.

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