la Fiera Letteraria - XII - n. 37 - 15 settembre 1957
Domenica 1.5 settembre 195i I.\ ~l~HA ll·lll·H•\lllA llJABRATOBI DELLA~' FIERA LETTERARIA,, Una ragazza affacciata a un balcone * ( l.Jn capitolo ciel 1·01n,in:o « IJti i\ 1 onnu Sub,~11" » ,li P. Il nonno uscì di prigione che aveva trentotl'anni. in virtù d'un condono; ma gli era bastala la prima occhiata a com– prendere di non avere più amici oltre il figlio di Chluchiarl, l'unico sopravvis– suto ai compagni di suo padre. Lo trovò fuori del portone del carcere, ma sul momento non lo riconobbe. Chiuch.iari, che stava appoggiato con le spalle a un muro. la giacca ripiegata su un braccio. non s'era mosso da quel punto, ed era H dalle prime ore del mat– tìno: credeva di sapere con che animo il nonno lo avrebbe accolto. Perciò gli andò incontro senza esitazione, ancora prima d'essere certo d'essere stato riconosciuto. Comunque, nell'attraversare lo spiaz.zo che li divideva, mentre dei ragazz.i cor– revano su del carructoll, Oliuchiarl ven– ne avanti lentamente. in modo che mio nonno a,·esse il tempo di rammentarsi di lui. - Ueh. Chiuchiari - gli disse il nonno. 11a il tono della sua voce era cosl natu– rale e immutato - quasi si fossero par- 1ati l'ultima ,·olla non già quindi anni ad– dietro, ma la sera prima - che Chiu– chiari. benchè fosse venuto per questo. ~r sapere da lui se aveva cambiato idea. non pensò più di dovergli fare domande. E si incamminarono senza attendere al– tro. procedendo affiancati. e in silenzio. Passarono per dietro la cattedrale. per ur. vlCo scosceso e disagevole, e scenden– do la rampa del Carmine, arrivarono al mercato. Più volte. al loro passaggio, dei paesani s'erano voltati. ma senza !are commenti. con una curiosità seria e pie– na di rispetto. Durante tutto il percorso il nonno tac– que. assorto in vari pensieri. E Chiuchiari, che pure era una natura loquace. in Sf:· gno di devozione e di riguardo, restò si– lenzioso anche lui. Passo dopo passo. ormai erano giunti al centro dPl paese: il nonno. tuttavia, non accennava a uscire dal suo riserbo. nè pretencieva di sapere dove l'altro !o ste~se conducendo. Davvero sembrava die la c-oc:.anon potesse interessarlo. l'u7ii~~re~ol~~e~~e ~~e leeav?v~ 1 ~is~raedr~ c:.talo quand'era ancora ragazzo. Difatti un bisogno di abbandono Io colse. all'improv– viso. Ed egli dovette fermarsi. co1:1e per riprendere fiato o vincere un'emozione. Era visibilmente affaticato, ora: e non tanto per il cammino fatto. quanto per l'addentrarsi dei ricordi. Guardò le cose che gli stavano attorno. poi lentamente disse: « Ho capito che tengo buona me– moria». e a trattenerlo dall'aggiungere ;altro doveva essere stato lo stesso invin: cibile ritegno di quando, nel passato. gh era accaduto di dover sopportare l.a pena di un distacco o Ja gioia di un ritrova– mento Era il suo modo. queslo. di dare e di avere: e O,.iuchiari, che non s'era discostato da lui. attese pazientemente un suo gesto per incamminarsi di nuovo. AlPaltezza di un vicolo videro una donna affacciarsi a una finestra e vuo- 1are un orinale; un bambino fece _a temp~ a scansarsi. gridando: « Mannagg1a a cht t'è morto)), e il nonno ripetè sorridend?: « tengo buona memoria "· Lo stesso d_i– vertito sorriso di quando incontrarono più avanti. annunciato da uno squillo stonato di tromba. il banditore che gridava: « Tutti pulissero strade e cantoni. e le– vassero la porcheria. altrimenti paghe– ranno la multa )). Erano giunti così alla salita dei Mon– ticelli. Poi attraversarono la strada Ron– ca Battista, e giunsero sul Corso. Percor– sero forse duecento metri. non più. Non s'erano ancora illuminate le fine– stre. dei ragazzi gridavano per la strada. E fu in quel punto che il nonno, come obbedendo a un impulso. a un non tra– sourabile richiamo. alzò lo sguardo sul palazzo di fronte: c'era una raga~a af: facciata a un balcone. con ~pelh nen trattenuti" da forcine. Una voce. dall'interno della casa. per invitarla a ritirarsi. chiamava. « SabellaJ1. Il nonno sostenne il suo sguardo. giac– chè lei non nascondeva un sentimento di impazienza. una viva speranza di pia– cergli. Circondata da una disadorna ringhiera in !erro battuto, nella sua semplice ve– ste scura. lunga fino ai piedi. elJa non era più un'adolescente, e tut_ta_via_ non dava l'impressione d'essere png1on1er_a o infelice. come altre ragazze a una fme– stra. Di nuovo una voce di donna la chia– mò: « Sabella 11. Ma nemmeno questa vol– ta lei se ne diede per inteso; e il nonno Pasquale oltrepassò la casa, e proseguì per la sua strada. Chiuchiari disse: « ~a questa parte 1), preeedendolo per una via secondaria. Dunque andavano verso un luogo pre_– ciso, e Chiuchiari sapeva dove e da chi. Eppure. adesso. tutti e due riflettevano su una cosa diversa da questa. « Quand'è stato che l'hai conosciuta? » chiese ina9pettatamente Chiuchiari. Il nonno assenti col capo, volendo dire che era anche il suo pensiero. -. Quand·è stato? 1> ripetè il nonno. E per quanto frugasse nella sua me– moria, non riusciva a rammentarsi in al– cun modo di lei. Sicché presto fu certo di averla vista ora per la prima volta. Tuttavia restava in lui un sentimento vago e indecifrabile, la sensazione di po~edere un ricordo, ma di un fatto non accaduto. Nemmeno lui avrebbe saputo dire perchè. ma ciò che Jo ;,concertava era una insistente associazione di idee fra la ragazza che aveva sentito chiamare t"C Sa– bella ,, e la volta che lui era tornato a Melfi con i ferri ai polsi. in una gior– nata di neve mai vista. Sì. c'era un'im– magine di quel giorno che poteva somi– gliare a questa: una gonna vista roteare nell'aria. proprio all'altezza di un balco– ne, uno sbattere di finestra. una presenza avvertita dietro un vetro. Senonchè. la possibilità di stabilire un rapporto fra le due cose non esisteva: era stata una supposizione certamente irragionevole. C'era un particolare, tutta– via. che. astraendo dal tempo trascorso. ancora lo inquietava. Ed era la pasizio– ne di quel balcone rispetto alla topogra– fia della strada, poichè, a rifletterci su, il nonno poteva d-ire di non ingannarsi: la casa era la stessa. quella dell'avvocato Guantario. Da questi pensieri di nuovo lo distra~– se - e forse volutamente - la voce di Chiuchiari. I( Siamo quasi arrivali 11. Il nonno non avrebbe potuto dire. sin– ceramente. d'ignorare del tutto il propo– sito di Chiuchiari. la ragione per la qua• le era venuto a prenderlo: sapeva che al termine di quella camminata - e di que– sto egli non sarebbe stato scontento - avrebbe dovuto parlare di politica. Accade tutto, o quasi. nei tre giorni pre– cedenti la festa "di lu Sang di Crist ,,. Ho detto accadde, ma impropriamente; ~rchè non ci fu un !atto vero e propri,.1 in quei tre giorni. Esistono vite. e storie di gente, che si compendiano nei !atti: altre che si dipa– nano naturalmente dall'inizio alla fine. senza che un particolare episodio abbia dato loro l'avvio. o a distanza di anni ne possa racchiudere il senso. In quest'uJti– mo modo fu la storia del nonno Pasquale con la nonna Sabella, durante quel tempo. Erano i primi giorni di maggio. E già si preannunciava l'estate coi suoi lardi tra– monti. Il nonno era tornato ad abitare nei pressi del Castello: e aspetta,,a l'imbru– nire per uscire a passeggio sul Corso. li camminare verso sera per lunghi tratti di strada gli aveva sempre procu– rato, anche negli anni della giovinezza, uno straordinario piacere, un intimo sol– lievo. Ora, però. questo piacere gli sem– brava più penetrante e completo. poichè gli restituiva giornalmente il comune sen– so della libertà. Tuttavia egli non si sentiva attirato dalla gente. e per questo preleriva al passeggio del dopocena - ch'era un pun– tuale incrociarsi di sfaccendati - le ore intorno al crepuscolo. quando la luce del giorno si diffondeva. e c'era ancora te– pore nei muri. e i vecchi stavano seduti sulle sedie davanti alle porte delle case. Durante tutto il tempo della sua reclu– sione. il nonno s·era abituato definitiva– mente al 'silenzio e alla solitudine. Era un giorno del 1888. li sole non era ancora calato del tutto dietro il monte Vulture. Attraverso le IX)rte dei sottani si scorgevano donne cucinare con la car– bonella. Il nonno gi.unse sul Corso. che era una strada diritta e non tanto stretta, e guar– dò più lontano che potè. La ragazza del giorno prima c'era. Stava affacciata al balcone. e pareva che non avesse altro in mente, davvero. che di attirare la sua attenzione. .Era una giornata chiara e anche più lunga delle altre, poichè la luce, atte– nuandosi dolcemente. si propagava tutto intorno. Il nonno andò avanti e indietro. più di una volta. dalla piazza alla ri– messa di Logrippo il cocchiere. Voleva proprio vedere quando la ragazza si sa– rebbe ritirata. Cosl che. andando e ve– nendo, sempre il suo sguardo si po~ su di lei. Dev'essere una ragazza insopportabile. pensò. Difatti ella appariva del. tutto in– sensibile alle petulanti esortazioni della madre - la stessa voce di donna ~el giorno prima - che non s~ stanca~a rii chiamare: « Sabella ... )), a mtervalh eh~ si sarebbero detti regolari. La ragazi..a, tranne che nel modo di guardare. non aveva nel volto tratti par– ticolari. Tuttavia. l'insieme della sua per– ~na suggeriva l'indocilità del carattere e una irragionevole, capricciosa impa• zienza. Il balcone si trovava a metà strada sul cammino del nonno, tanto che egli poteva vederlo all'andata e al ritorno sempre secondo la stessa prospettiva, di– stinguendo anche da lontano la figura di lei. una macchia scura e ostinata con– tro la pietra grigia del palazzo. Poi, man mano che la distanza si ridu– ceva. gli occhi della ragazza rivelavano come l'attesa di una qualche risposta. Egli. invece. per riguardo o per timi– dezza, proprio allorchè le passava davanti evitava di guardarla. E tutto sembrava dover restare nei li– miti di un gioco, di una reciproca sug– gestione. Tanto più che il nonno. per sua natura. era incline a proibirsi ogni sorta di abbandono. Questa volta. però, una dolce emozione s'era già impadronita di lui. Anzi, gli ridevano gli occhi. Come poteva essere successo, e quando. egli non poteva dire di saperlo. Ma una cosa era certa. che aveva già accettato l'idea di questo platonico amore: lui, che aveva fatto della politica la sua mission~. Poi, mentre egli era assorto in questi pensieri. si fece notte all'improvviso. e venne fuori la luna. Da una via traversa, giunsero delle voci di uomini che giocavano a morra sotto qualche finestra. e numeri gridati furio– samente. tanto da mozzare !I re5piro. frammezzo a qualche bestemmia. li nonno guardò verso la ragazza un'ul– tima volta. e vide che s'era sciolti i ca– pelli. In una mano ella teneva strette l_e forcine, con l'altra aveva preso a petti– narsi nel chiarore lunare. Trascorsero cosi altri due giorni, du– rante i quali !•aria divenne proprio estiva. e si riudirono le cicale stridulare. E quello che c'era stato il primo giorno, ci fu nel secondo e nel terzo: nè più. nè meno. Il nonno passeggiò lungo il Corso fino all'ora di cena. sempre spiando da lontano la casa Guantario. e da vicino facendo finta di nulla. La nonna si pet– tinò i capelli sul balcone. per ore e ore. con gesti pieni di lusinghe. Mio nonno. in realtà. non aveva l'aria di sapere fin d'ora che cosa. da quel– l'ingenuo Intrigo. sarebbe potuto scatu– rire E invece. di quella loro silenziosa intesa, se n'era accorto più d'uno in pae– se. E che. fra l'avvocato socialista appena uscito di prigione e la figlia dell'avvocato Guantario ci foss:e qualcosa in comune - da tenere nascosta. e magari molto più che un Idillio - già si andava dicendo nelle case. nelle ore delle visite. Eppure. se fosse dipeso da mio nonno. tutto sa– rebbe ri~ ~ ad ora. Gli anni sa- Massimo Campigli : •Figure• NOVE DOMANDE a P.FestaCampanile - Può darci qualche notizia del suo libro? - E' tm romanzo che vorreb– be raccontare - attraverso il ca– rattere e le vicende di un curioso personaggio femminile - ttn certo abiente meridionale borghese dal 1860 ad oggi. Sarebbe stato nelle mie i,n,enzioni, cioè, dando vita a questo personaggio. di approfondi– r~ alcuni aspetti del costume me– ridionale e cerri atteggiamenti mentati della borghesia di provin– cia. è la nonna Sabella'? _ Si. E' un personaggio che è raccontato fin dal giorno della sua nascita attraveno le sue varie età: quelle etd che coine1dono con la sua educa.zione e la sua assuefazione all'ambiente. Negli ultimi capitoli ella appare come una vecchia da mito. ipocrita e tiranna, capricciosa e simulatrice, che trova tuttavia una sua grandezza nel suo stess-o genio di commediante e nella s-ua stra– ordinaria avidità di vita. - Può riassumerci in poche pa– role la trama? - E' la storia di una ragazza bor– ghese, impaziente e ardita sotto il suo convenzionale velo di ritegno, che, con un atto di ribellione con– tro i preconcetti del suo stesso ·mondo, .sposa per amore uno dei prì-mi socialisti meridionali. Per far questo. tuttavia, ella deve vincere la natura pi.atonica di lui e una sua certa riluttanza a prenderla per moglie. Messa berò al bando - ol– tre che cacciata di casa. a causa di questo ,natrimonio - dalla buona società cittadina. ed esclusa dal gi– ro delle visite e dei ricevimenti che si tengono nelle cosiddette case si– gnorili. la nonna Sabella non riesce a spezzare dentro di se il filo logico che la tiene legata alla sua condi– zione di un tempo. quando tutti la riverivano e la portavano in patma di mano. Cosl che - pur amandosi i due teneramente per tutta la vita - it matrimonio dd luogo a una con– vivenza piena di problemi e di con– traddizioni, in cui la tenerezza si mescola continuamente a!l'in.soffe– renza. la gentilezza aU'indocilità. In aperto contrada con le idee e le inclinazioni del suo uomo, difatti, la nonna Sabella, durante anni e anni. non insegue che un solo de– siderio. un'unica ambizione: essere riammessa nell'ambiente per il qua– le è irrimediabilmente nata. E' il suo problema. Per risolverlo. ella dà fondo a tutta la sua acaltrezza, ed ha la costanza di arteggiarsf a vittima per quasi tutta la vita. si– mulando infelicità e riS'entimenti, rancore e malinconie. Alimentando cosi net marito il sospetto e il ri– morso di averla resa infelice, e traendo profitto da quello ch'è i.l privilegio della schiavitù femmini.– le. ella induce piano piano H suo uomo ad essere .5empre più condi– scendente e arrendevole. E, facen– dosi accontentare in mille picco/(' cosp apparPntPmPnte irrilevanti. lo avvia sulla strada de; compromes– si e dell'ambiguftd. fino a trasfor– marlo in u.n borghese come gli al– tri, che sfoga le sue ultime vellei– tà di pnliticnnte chforchierondo a un tavolino di caffè. Quanto alla nonna. può finalmenlP riPntrorP nel circolo d('l/e « perso,1P per bene )1. può partecipare - con le dovute prpcauzioni contro il malocchio - ai « migliori n funrrali c1ttad1ni e a tutte IP visite di luttto che. in un modo tanro plateale da apparire grottesco. si scambiano fra di loro le famiglie più in vista. - Quali sono, quindi, gli atteg– giamenti mentali ai quali ha ac– cennato? - Tutti i pregiudizi e le conven– zioni che condizionano e falsano i. rappoTti umani e le relazioni so– ciali. Le esigenze del decoro e del– la rispettabilitd intese nel s enso più meschino e rtstretro. La stmu.la– zione della virtù religiosa e ci vile, e, in genere, dei buoni senttmentl . Tutta quella serie di ipocTisie, cioè, che ha nutrito e continuamente im– miserito la vita del meridione. •- In che senso? - Alimentando l'ignoranza delle classi umli e l'albagia di queUe più elevate, e accomunandole quindi m un comune destino di povertà. lt mito della. laurea e della professio– ne. iL prestigio della cultura clas– sica, il vanto in se e per se della biblioteca: ecco degli elementi che sono forse bastati a te-nere il me– ridi.one lontano dal progres-so e da ogni espressione di vita moderna. - La • Nonna Sabella • ha quin– di un tono critico e saggistico? - No, esclusivamente narrativo. Queste considerazioni sono appena suggerite dalla lettura dei fatti. Lo argomento del libro è una Lunga, forse poetica, storia. çi'amore, sul cui sfondo appaiono alcuni avveni– menti st0rici. minori: ad essi si ac– cenna solo nella misura secondo la quale inftubcono sulla vicenda, pri– vatissima, dei personaggi. In que– sto senso, la « Nonna Sa bella 11 non è un roman:-o a sfondo politico, nè un romanzo in qualche modo pole– mico. La sua steua vena ironica non prevale ·mat sul senso di affet– to con cui sono visti i fatti e i personaggi. La vicenda del mio ro– manzo si svolge in Lucania, dove io sono nato~ di qui, forse, la di– sposizione d('lla scritt'ttra all'indul– genza se non alla commozione. e la forte inclinazione sentimentale verso i paesaggi, le cose, le gente. Se l'umano sovrasta - come spero - la parte d'indagine e di opi– nione, non può quindi trattarsi di romanzo critico. - Comunque. è un romanzo «meridionale))? - La letteratura cosiddetta meri– dionale ha naturalme nte un suo im– pegno caratreristi.co e una s-ua par– titcolare pro blematicità. Ma credo che te opere migliori, anche se le– gate strettamente alla vita del Mez– :-ogiorno. si siano sempre inserite nel vivo della cultura nazionale. Quanto alla « Nonna Sabetla », ho cercato di trovare un equilibrio fra l'aurent1cità deLla lingua parlata e il linguaggio letterario. - Ma lei ha anche accennato a dei fatti storici. a problemi locali. - Ho la personale convtnz:ione che la maggior parte dei problemi meridionali - sia morali che mate– riali - possa venire diretttamente espreua da una onesta storia na– zionale. La storia del meridione, dall'Unità in pot, é, a mio parere, gran porte della storia d'Italia. - Dal suo romanzo è stato tratto recentemente un film? - Si e no. li romanzo e h film sono, difatti. due cose nettame11te di.verse: direi che hanno in comune il titolo. Da una riduzione iniziale già abbastanza libera. si è arrivati - attraverso successive trasforma– zioni. dovute alla collaboraztone dt più persone _.. a u11a stesura cine– matografica che è assai lontana da quella let!eraria. Direi che sono due prodotti di/JPr<'11ti anche nel genere. due opere che partono da esigenze differenti e hanno differente de- stinazione. L, c. FESTA CAillPANILE) rebbero tra,;conn facilmente, l'importan– te sarebbe ,tato d'cs~r,i incontrati. Se– condo l'idea del nonno, avrebbero potuto continuare ad amarsi in quel modo, e Fenza mal parlarsi. Ma a un'idea del genere, evidentemen– te, la nonna non 1i r;arebbe mal rasse– gnata: e come avrebbe potuto? Aveva Habilito dieci anni prima che queJJo sa– rebbe stato il ruo amore e aveva atteso un temp0 inverosimile. E Je ora le era capitato un vero e proprio in[ort.unio. cioè di scoprire in lui una natura del tutto platonica fuori delle cose della politica, non per questo li sarebbe arresa. Irragionevole, quindi, appariva al suoi occhi l'ostinarsi ad aspettare: erano tre giorni, onnai. che il nonno passeggiava sotto le sue finestre. E non c'erano altre alternative: si imponeva un ge'.rto, una decisione da par\e di lei. E il terzo giorno. come era italo con– venuto, per la fec;ta III di lu Sang' di Crist •· il nonno si trovò alla Porta Venosina. Era stata una giornata torrida. e dalla cam– pagna non veniva un filo di vento, nean– che adesso ch'era il tardo pomeriggio. I contadini avevano occupato la vasta area assolata - un terreno sghembo e ir– regolare - che si estendeva dall'antica Porta fino al mara:ine deUa strada che conduceva a Venosa. Dovevano essere più di duecento. la maggior parte in maniche di camicia e coi gilé della festa sbottonati. Molti di loro avevano lavorato anche durante quel giorno. sicchè l,Opa attese il tramonto per dare la parola a mio non– no. Mischiati agli altri c'erano Oliuchiari. Galliano, Lasala. Ma. tutti. piuttosto che ammassarsi. avevano preferito restare co– m'erano, sparpagliati e dispersi in più gruppi. Jl che non gli impediva. anche mentre il nonno parlava. di far girare gli orci del vino. Il nonno aveva esordito riferendo che Giustino Fortunato, proprio il giorno avanti, era comparso alla Camera dei de– putati, a Roma. ce>n un involto fra le mani: e che, disfattolo sotto gli occhi di tutti, ne aveva cavato un pezzo di pane tanto nero. che non sembrava pane. "Que– sto è quello che mangiano i contadini me– ridionali». aveva quindi detto. Il nonno. come sempre, parlava misu– rando le parole. e senza mai infiammarsi. «Ebbene, - esclamò. ma senza alzare minimamente il tono della voce - par– liamo dello stesso Giustino Fortunato che vuole si innalz.i a Melfi il monumento a Federico Il. Un monumento, sissignori». Ogni tanto, dalla parte di Venosa. so– praggiungeva un altro contadino, a piedi o a dorso di mulo, e andava a fermarsi in fondo, sotto un grande albero di gelso. Poi. a un tratto, si udl suonare in lon– taqanza Ja campana della chiesa del Car~ mine e cominciò a imbrunire. Gli orci. ormai, erano del tutto vuoti di vino, ma gli uomini non si mossero perché voleva– no ancora ascoltare. Qualcuno si abbottonò il gilé e qualche altro si buttò la giacca sulle spalle. 11 nonno. però. pensò di non avere niente altro da dire. almeno per quel giorno. oltre il ratto che si sarebbero ritro,•ati se avessero voluto. Allora Lopa alzò un braccio e propose di riaprire la sede della vecchia Alleanza: e siccome tutti si dissero d'accordo. la riunione po– teva dirsi Cinita. D'intorno, ormai, la campagna aveva perso tutti i suoi colori, e anche le foglie degli ulivi erano diventale brune: e nel– l'aria passavano solo le grida degli uc– celli che fendevano il cielo. Fu il momento, quello, che discendendo dal poggio su cui s'era issato, il nonno guardò verso i1 punto dov'era l'albero di gelso. Inchiodata al tronco, e come disegnata irrimediabilmente sullo sfondo della Por– ta Venosina. c'era la nonna Sabella. Senz.a una ragione plausibile. il nonno si sen~i sbiancare in viso, e la sua prima tentau.one fu quella di fuggire. Tuttavia, un residuo d'educazione, e uno spontaneo senso di riguardo non esente da un vago sgomento, lo indussero a rivolgerle un composto cenno del capo. Ma lei, anzichè rispondergli. ebbe co– me Un trasalimento. Anz.i, quella sua ostentata immobilità aveva tutta l'aria di un'attesa. E soltanto allora, comprendendo che non si sarebbe più potuto sottrarre a quell'incontro. il nonno - mentre la più parte dei conta– dini s'era già dileguata - si diresse verso di lei. La nonna Sabella s'era messa un ve– stito di damasco marron da gran passeg– gio, e un cappellino a cloche col sottogola. Così abbigliata. aveva un aspetto anco– ra più patetico. E nonostante tutto. egli si domandò se davvero Potesse essere tan– to ingenua e confusa, come mostrava di enere. Poi, lei gli sorrise; ma con un ta'.e trasporto, e con un tale senso di comp:I– cltà, che lui provò di nuovo timore. U."l qualcosa di mezzo tra la trepidazione e la vergogna. Le si fermò davanti, incerto sul da farsi. senza saperle dire una pa– rola. Era lei a guardarlo - ormai senza pili ombra di souezione - e ;n un reodo co i amabile e ansioso che non c'era da equ1vocare sul suo sentimento. Da vicino. le sue iricH erano chiare, azzurrine. e ta:– mente struggenti che sembravano queLe di un dolce di zucchero: difatti il nonno i;i chied~va se per caso non fossero li li P"'' sciogliersi nel bianco stesso degli oc– chi. In lei. e vero, c·era un che di af!et– tato e lezioso: ma era l'ansia dl piacerg:i e dl es~ere sua. o d1 apparirgli mansueta. Poi. a un tratto. il nonno si accorse che il momento più temuto - quelto dP:'.~ p,imr parole che bi.sogna dirsi - e:-a g:à paSfato: ed era stata ancora una volta lei a sapere da dove cominciare. Improvvi-:a– mente ella aveva chinato il capo. e con un'aria di umiliazione e un tremi~o ne::a \. 0 0Ce, aveva wssurrato: « A casa si &0no accorti di tutto •· l I nonno non rispose. anzi stentò a ca– pire il significato di una frase tanto im– prevista. • ).fammà non ne vuol sapere di voi - continuò la oonna c~ un profondo so– spiro -. Sono due giorni che non m'. dà pace. Mi cammina appreS!"O per tutta '.a casa. e sapete che mi dice?: Ma è partito da prendere in. considerazione, quello? •· L.a nonna s'interruppe. Ebbe un a:timo di esitazione. poi. per evitare che il d·– scorso potesse finire li, a cau!"a di") cpm– plice • Aah! • di mio nonno. agg:unce !':gomenta: • E di papà, non ne parliamo proprio. Figuratevi se c0n la superbia che ha. e-; lascia commuovere•· Mortificata. la nonna chinò di nuo\·o il capo. "Mi ha dato della svergognata•· reo!'– morò. 111 !\fa è più che altro con voi che s·è preso collera - aggiunse - E non po– tete credere come questo mi ha fatto ur– ~re. Dice che siete un ozioso e un soc:a– l1sta. e che vi siete approfittato del:a mia inesperienza per atti!'armi sopra il ba;co– :ie. E che poi mi avete lusingata facendo il galante e il bellimbusto•· Il nonno. sempre restando in silenzin. annui più volle con un gesto del capo ~~~~~m::!:~i~~- se:-iamente gi quanto !~ « Ma io. - ella soggiunse dopo un a!tro bre"'.1ssim!' indugio, - io sono disposta a mantarm1 anche contro la volontà dei miei». Il nonno fece di nuovo se~ di si con le testa, per significare - sta pure un po' ~penosamente - di aver esatta– mente compreso. Tutta,.;a, il fatto che fos– se soltanto lei a parlare non gli dispia– ceva. e in un certo senso lo liber-a\."a Anche se impi:ovvisamente a:li e:-a in~ sorto un dubbio: che ella. in sru:tanza. stesse alquanto esagerando, e avesse m– \'entato molte delle cose che diceva. pe:– addossargli una colpa inesistente - la re– ~ponsabilità di averla compromessa - e spingerlo a dichiararsi. Ma ciò che p;ù lo con!ondeva era un'altra sensazione. che qualcuno stesse decidendo per lui - e quasi a sua insaputa - cose che sa:-eb– bero state per la sua vita di fondamen– tale importanza. Era diventato buio. ormai, e dall'oscu– rità che aveva avvolto la campagna. pro– venivano i latrati dei cani. • Sempre che voi mi vogliate veramente bene », disse la nonna. lfesso alle slrelte., il nonno capi che era arrivato, anche per lui, il momento di parlare. • lo ve .ne voglio •• rispose semplice– mente. Ed era assolutamente certo di di:-e la ,·erità. • Allora. - rispose subito la nonna - ,·orrei che ci sposassimo pcima dell'inver– no, - e 'poi aggiunse - percbè è noio~o. e fa freddo•· A mezza voce. e anche un poco intene- rito. il nonno disse: « Va bene•. « :\la ora debbo andare •• fece la nonna. E fu a questo J1W1toe.be mio nonno Pa- squale fu preso da una grande e bene,:o:a ilarità. da una sincera e sconfinata alle– gria. Guardò la nonna negli occhi. e le dìs...c::e con un certo sorriso: « Ora. però. dovete dinni come ,·i chia– mate,,. La nonna non raccolse quell'ironia. E: • Sa bella». rispose. P. FESTA CA..1.,lPA!\-U.E Questo brano è tratto da.I roma1UO • La nonna. Sabdla. • di pros&lma pubbllcaz.ione presso l'editore Valuti.no Bomplani Francesco Trombadori; « Marina di Siracuu. •
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