la Fiera Letteraria - XII - n. 31-32 - 4 agosto 1957

Pag. il- t'A: FTERJ\' LETTERARI/\' Domenica 4 ap;osto 1957 VARIETA' LETTERARIO * LA t. llA. JJ lU,l'l'I CA D El F A.'l".f I * Arte e mondanit ' a * Dato che chi fr, il f!llSlo è una capricciosa minoranza, che coso succerlPrà il f!Ìorno in c,u essa potrà r111uncia,e a, surro_!(atì della Rolls Rayce rìlorna,do ai metodi aulici e tradizionult G. * Il. l'ICAIU Dall'inverno all'estate senza Intermezzo, slamo avvezzi al passaggi bru– schi. Hanno appena ripo– sto il cappotto nella naf– talina, e già meditano sul– la villeggiatura. Dalla stu– fa alla finestra spalanca– ta: una fineStra - si rac– comanda - come quella del pittore Antero Pilet– ti . .addobbata di limoni ba– nane aranci sedani rava– nelli fragole pomodori (la uva è appena in fiore). Non slamo lontani dai mercati generali. a quan– to pare. Ecco che le pa– role ci portano lontano: cioè nei rioni più fitti di umanità, nelle periferie popolari. Infatti i quadri di questo pittore (trenta– cinque anni, parmigiano, maestro elementare, arri– vato a Roma tre anni fa, baffetti, specialista in ri– piéno di gal1ina) giungono dal popolo. I suoi temi vengono scelti sulla stra– da: venditori di taralli, di trombe, di peperoncini rossi. di uova. di scope. Citiamo sulla fede di una amka nostra che se ne intende, Emilia Granzot– to; la •pescatrice• di An– tero Pllettl è una ragaz– za dalla lunga capellatura bruna. ha • due occhi in– dimenticabili •• un cap– pellucclo di paglia. un abi– to • senza spalline color verde mare•, una sopra– gonna marrone. Riferisce la eccellente cronista che questo costume « è un in– crocio tra un vestito di stracci e una creazione di alta moda•. E' insomma una • pe– scatrice ben dosata, ha i numeri per una lunga car– riera. Ci sembra già di sentirla grldare la propria melce con qualche erre di meno nella voce. tiglie. meluzzi. tote e calamali. Infatti, quale è il suo ra– dioso cammino? Dalla strada sale rapidamente al palazzo. perché subito - citiamo sempre dalla stessa fonte amicale - • le Le macchine fu solo uu affare di famiglia Lo stimolante invito si ebbe attorno al 1851 e si disperse rieali anni mc– ccssivi; la terra non era de"1olatn ma verde rrlsole ch'emeraono dal mare so– litarie: isole. Ubere tnre vergini senza plan, e fu una tuni:,a co.rsa attraver– so i calendari: e poicht? i r,iorni si trasferivano ne– gli anni senza ansia mu– tava iL linpuaaaio della gente per dire macchina: e fu solo un affare di fa– miglia inventarne; perchè 11e avevano blsoano. Erano uomini con ampie fedine e nobili barbe: ce li resti· tutrà iL cinema. i trattati di storia ne offrono com:_ piuto ritratto senza dram– ma, la loro cronaca ha d·a– ti positivi. ç,1wrdaleli nei_ ritratti al dagherrotipo. si Tassomialiano tntti nella fronte. han110 l'aiireola sco11tornnta e i couplets del Ballo Excelsior. cre– dono nell'uomo morale e scrivono certe volte scien– za con la maiuscola. dico– no politecnico con rispetto e affermann /'nvuenire P nei figli. Scavano predi– cando nuove struuure e premesse tecniche e so– ciali. signore trovarono i qua– dri deliziosamente nuovi ». Le signore: contessa Pece! Blunt, Consuelo Crespi, V Blunt. Consuelo Crespi, Valentina Cortese, Flavia della Gherardesca, mi– ster:s Potter Palmer, Je quali • vollero assoluta– mente a\·ere un Piletti •, perchè • oggi avere un Piletti è di classe come avere una Rolls Royce '"· Ut1a bella carr;era anche per una intera famiglia d1 venditori ambulanti. Il caso è esemplare. Di– mostra l'assioma che l'ar– te è popolare a patto che piaccia al piano nobile, che i venditori ambulanti manchino un po' nella erre, e che siano addob– bati di stracci secondo lo stile di via Frattina. Sono ingredienti da nul– la. ma chi ne può fare a meno? Per -andare verso il popolo, prendete per mano il popolo e deviatelo per un momento fin sulla soglia della • boutique •, dove il gusto aristocratico si impenna In un &apore acre di materiali primJtivi ed elementari, si ritempra in un ritorno alle origmt rusticane. Fu nel '43 che la con– tessa cominciò a spostarsi verso sinistra (di chi guar– da), tanto più che non si poteva più far fino con la Rolls Royce. Ci voleva il surrogato. Il primo surro– gato della finezza fu Il gergo. Disse addirittura: • ammappelo •, un pome– riggio, commentando una conferenza di Carlo Levi. Poi ci fu una parentesi, tre anni dopo, alla vigilia del referendum Istituzio– nale. La contessa si rigirò per un momento a destra (uscendo), e del resto suc– cedeva perfino che folti gruppi di sanculotti si riu– nissero deliranti tra le statue di Castore e Pollu– ce e il balcone. Ma fu una breve ventata. Vennero gli scorpori, l'occupazione del- passa le Alpi, era la lun– aa strada d'Annibale e qtLella di Stendhal (lassù in alto faceva freddo). poichè erano uomini ed eravamo uomini rn cerca d'altri orizzonti e H cine– ma darà una variante det ritratto: lo straniero ha sempre la pistola. lo stra– niero porta novità aL se– guito. la ruota aiuta la na– vigazione e c'è chi la can– ta nel suo ambiente d'ac– qua e colori. Oç,nuno che scende dall'Europa è bar– ca disancotata, lta 11ella aamba di teano di \"iserva un breviario da scrivere, la bussola, Marco Polo iL suo nome di guerra. Ora tocca al telefono telearafo elettricità. ci fanno onore: aente parla di sottomarini - mormora110 che l'uomo vincerci lo spazio. Erano lindi e pinti alla partenza sporchi all'arrivo fieri d'essere arrivati a desrinazione: i treni. cor– ttJIIO, daL Pacifico all'A– tlantico corron le Ameri– che traversano le steppe russe ahirahise cinesi: le mie macchine ham10 cota– le forza afferma Capita– no Nemo: sovrasta it Cor– po Scienziati ch_e seaue Napoleone rn Eqltto per– chi> tutti voglio,w trasJe– rirsi e la scienza è nel moto: fu solo tLtl affare di famiglia e si aspettava ~i momento in momento 1l telegramma per partire, e i~ff~lo ~i~~à si~re~d~r~a~, Cominciarono col tele– grafo e le strade ferrate: i milioni di Rotschildt fa– ranno l'Europa unita cnn te ferrovie disse il mio avo parlandone col Gran– duca di Toscana: i tre,ii avanzavano suali Appen– nini e suUe Ande riaand.o iL paesaaaio di fischi e d! fumo. David aveva im– mortalato Napoleone che allar,:,a e il canale d'AL– bany clie volge al mare: ma guardate B1~ffalo vi dico: questa città è mia zia! Perchl? Paolo Busti iL fondatore era mio zio. Noi siamo d'ori(line trie– stina o lo1nbarda o nati a Palermo Roma Firenze !f: terre, la progressiva (marzo 1947), le Inchieste di costume. Infine, con trentatré an– ni di ritardo, 1n Italia si scopri l'arte astratta, Ro– ma pullulò di gallerie, An– na Magnani, De Sica e Fabrizi andarono ai comi– zi di Piazza del Popolo, e ci furono perfmo contesse che si apparentarono con I nuovi Iconografi della nuovissima storia. Cosi. per il tramite delle pagine confidenziali della Setti– mana Incom, mentre si chiamando a collaborarvi preparava li Tevere blu un trasteverino, !I trapas– so avvenne nel modo più naturale e facile, l'arte fu l'agile veicolo con cui fu possibile compiere ll viag– gio sorridente dalle zone un tempo chiuse della ca– sta a quelle amplissime (fino a dove porteranno i confini? oltre la pineta Sacchetti? oltre Grottafer– rata? fino alla Tomba di Nerone e a Ciampino est?) della società totale. Fu allora che da questa sintesi tra iJ rotocalco e la collana dei • Saggi • di Einaudi, tra il cinema e i premi letterari, tra le feste dell'• Unità> e gli Amici della Domenica, tra i quadri fatti di tela iuta forata o di manifesti in– collati l'uno sull'altro e accortamente stracciati (divieto d'affissione) e le interiezioni di Franca Va– leri, tra I richiami all'im– pegno e le dizioni epistal– tiche di Mimmo Rotella, tra un trattato sulle cra– vatte di Renato Giani (il trattato di R. G. o le cra– vatt-e di R. G.) e un son– daggio tra i cavernicoli, fu allora che in questo immane crogiolo di ele– menti il Pa·ese - limita– tamen'te ai quartieri alti, dove si comprano i qua– dri e si leggono i libri - scoprì Il linguaggio nuo– vo, quell'estetica fatta di gusto, cioè di combinazio– ni tra Il tragico e il face– to, tra l'utile e il dilette- anche a Pariai, non esiste patria unica per citi ha ruote congegni. viti. da si– stemare, siamo nati do– vunq~e affermano, hanno fedine come Eugenio Mon– tale ha saputo affermare e deboli• dice: e uomini che hanno fedine altere e deboli in grandi ritratti d'oro • si rassomialiano tutti nel genio del viag– gio, e sono genio. porta– no suLla spalla un fucile una vanaa H compasso. in– tendono pm Lire andare pere/tè era il momenl.o di trasferirsi e tutti si tra– sferivano. Le ruote girano girano macinando ransia scavano scannati. nudi ammalati scavano scavano I scava– no canali pollerie foana– ture colleganp uniscono raccordano I aboliscono distanza e r,eoarh.fia an– nuUano l'ieri dentro gior– nate / di piccone e minie· ra e di decauviUes: senti– te come esplodono le mi– ne annie11tando q.li di roccia? Hanno inaugurato la Met,ropolitana a Pari,:,i. Idem a Londra e a New York e Berlino si corre a mezzaltezza. Le città sono invenzioni di macchina, parti di ricam– bio. i messia gridano agli 'ifo'tf~r~te t~~Wa iie;1:~n~~ cacio coi bucl1i e tutto ciò percltP la ne11te si trasfe– riva da Est e da Sud per Ovest e ti Nord e scavan– do scavando trovavano L'o– ro nel TraansvaL o nel– l'Alaska e diamanti 11el Brasile e Sud Africa. Al· la puzza di petrolio spa– ri van dai volti dei pionie– ri le antiche barbe. Cautamente da un ma- vole, fra li futile ed il du– revole, tra Paraggi o Cor– tina e la Valdlnlevole. Cosl, via vi.a, I già er– metici salotti dell'aristo– crazia e dell'alta borghe– si3 si popolarono di volti nuovi: i volti de! proleta– ri. 1 proletari giungevano negli aviti saloni bene Im– ballati e incorniciati, i fa– migli con ricuperata me– moria e affettuosa solida– rietà li schiodavano, li li– beravano dell'Involucro e della paglia che sentiva dell'origine stalliera. Nel periodo delle più tragiche coabitazioni, l'tHan soclal dell'aristocrazia concesse a un autentico popolano (dt Guttuso o di Omiccioli) di occupare tutto un salone. Ci furono casi In cui una haUe intera tu riservata addirittura a un mezzo popolano (busto). L'evoluzione degli aggre- J ~~\n~:: 13 ~ 1e1f! a:~~~e~ ~~ dato ultimo dei rapporti risulta dai nuovi modi espressivi, dalle modula– zioni inedite del linguag– gio. Chi ha detto che sul– l'uso del neo-francese si fondò il sentimento della libertà In Rabelais e m Montaigne? Che fu il neo– tedesco a consentire l'esi– stenzialismo di Lutero? L'appena inaugurato vol– gare italico a creare la teo– logia politica di Dante? In una parola. le vere rivoluzioni sono quelle della parola e del gusto estetico. Mentre i villici di Genzano credevano di pro~ cedere alla conquista oc– cupando le periferie tu– facee e incoltivabili dei colli Albani, mentre i bo– vari del Polesine si lllu– devano di abolire le classi rifiutandosi di mungere 1e vaccine del Delta. la ge– nuina e brevettata aristo– crazia del P..ese compiva la più vera rivoluzione aggiornando gli strumenti espressivi, determinando il gusto della scelta este- ttca. La storia dell'arte militante di oggi parte di Il. Non fu un grido lace– rante, ma fu un gridoll– no, qualcosa tultavla che spezzò non ln due ma in tre l'antica cifra, il lin– guaggio di corte tino a ieri (nei libri e nell'alta poli– tica) costruito - dagli umanisti in poi - per non essere Inteso da chic– chessia· situato al di fuori. Da allora, cronaca in cor– so più che storia, le lin– gue sono tre: quella colta, quella che pretende d'es– sere popolare, e quella nulla (radio-TV, giornali– smo, cinema, • ambienti '"• romanzi-Inchiesta). I neologismi pullulano, e grazie ad essi noi piccoli borghesi finiremo col sen– tirci principi, cosi come già I principi si sentono popolo grazie all'uso della raf!ia nell'abbigliamento e agli intercalari Importati da Trastevere, cosi come ormai la contessa si sente pescatrice, pescatrice con • due occhi indimentica– bili > quando indossa un vestito d'alta moda sa– pientemente strecc!ato nel– !o stile via Frattina, e quando può dire: • Tiens. vaffa' ... >. Avvertiremo soltanto, nel registrare questa im– portante svolta culturale, questo nuovo atteggiarsi delle forme sotto la spin– ta di così impellenti ur– genze. che il nuovo stile potrebbe diventare assai ~ragile da un giorna al– l'altro. Dato che chi fa il gusto è una capricciosa minoranza, che cosa suc– cederà Il giorno in cui es– sa potrà rinunciare ai sur– rogati della Rolls RoYce. e far fino ritornando ai metodi aulici e tradizio– nali? Sia consentita. alla fine, una citazione (cita– zione per eruditi), da Pè– guy: • Etant peuple. je n'exècre rien tant que de le faire è la populalre •. G. B. VICARI di * RENATO GIAN I re all'altro stendevano cavi i. marinai perc/1e mio nonno partito da Genova per guardare davvicino i cavalli del lontano West potesse telegraJare (non lo fece mai tuttavia J so· no arrìoato a mia ,wnna. Eravamo ,wa famialfa aeoaratict1, e m,ia 11011110 si chiamava Arpentina. IL FréJus strizzava /'oc– cltio al Sempione ed era– vamo in tempi di perfini– re letti s1illa Domenica e le tavv. di Belrr ame nrou– davano d' eroi.ci pastorelli sol di ra bb ia armati con– tro aquile m. 3 apert1ira d'ali. e tutti si trasferiva– no, non c'era il W.L. né la Cit: ma attardate alla fretta di tanta aentc in trasfere11do coi carri car· rozzoni calessini carretti portantine perfino i debo– li - lla,ino fretta d'arri– vare e zinç,ari le viti i bulloni ali ingranar,gi sug,:,eriscono patrie n1Love. patrie vere inauaurate con dinamire e forza di fiumt imprigionati: anclle le ro- 1atit1e i:;iirano e con ferma– no lontane notizie arri.va– te per posta: q11ante co se sono s11ccesse dai tempi. clw Cardano prevedeva di morire e moriva per far fronte agli rn1peym del~ l'oroscopo? Jules Verne Ferd. Lesseps iuc. e la geografia $'incontrat10 ai bagni di Ostenda o a Nizza sul Me– diterraneo. Sullo sfondo dei loro ritratti co11sumnti dalle più attente lettura Buffalo Bill inventa l'A– merica nel cu()re delle genti, e que~ra cfttd è mia zia e q1Lcl paese c'è cuai– no. e la ruota madre. Si trasferiscono e sono api regina di api. ponti na– vi piloni turbine pistoni bielle catene produttive ma non si passa Suez pet– che la Reaina Vittoria 110,1 vuole. iç,nora La civil– tà della maccllina cl1e fa breve La vita, né si vuole che Pariai sia lroppo vt· cina sotto i flutti della Ma,1ica: eppure i.,uardate quanto s'è lavorato: km. di buchi corrono dalla pe– riferia a' cer,tro km. di ~ee,~r~i;rtAo i;~ll~;Pf i~~e~1~i Le Montaqne Rocciosr. le Ande: i monti si strizza– no l'occhio. dice Vittorit1i scrivendo un romanzo. e il Monte Bianco aspetta la teleferica. Firenze al– lunga lo sguardo sul per– corso dell'autostrada al mare: Corrono le ferrovie e corrono i personaggi hanno trovato iL loro au– tore e tutti anche 11er scommessa si trasferiscono e poiclu! tuffi dobbiamo trasferirci dateci un pon– te fra 1\'lessina e Reanio. esile e filiforme. e apria– mo i mari grida il Sia11nr F'erdinando di Lesscps. F'a· tenli un monumento allo apertura del Canale faro verso i mari del Sud e il s,io occhio q11ardi i mari elle sono d·Pvasione. di pietra in pietra nasce ad Assw111 101 laao smisurato a sbarrare il Nilo padre della terra feconda. E qualcuno pensa il ai– ro del mondo iri ottanta (liorni e si andrà nella lu• • na e l'alluminio splenden– te materia nuova P lancia– to verso u11 riestinr, che dal romanzo di Verne fi– nisce alla <:toria ~P<'nica dei metalli. ma OC<'Otre andare in fretta perchP la strada fra Torino e Pari~ gi è lunaa e anche fra Vicn11a e Verona, le stra– de sono sempre lunghe, ,; CHE' I PESC1 GUIZZAN SU PER L' ORIZZO TE,, * e la Valigia delle Indie hinqhissima non finisce mai. Sipnor Ferdinando di Lesscps le prese,no n 11- yegner Neç,relli. è H suo monurnento. Per far prima ha,rno in– ventato il velocipede e La carrozza senza cavalli. il i~,~~::'r~. f;;~ o 'i~icce~is~ 11 1 (lrandi mota per aspera ad astro ricorr e neali e .'t' libris. il loro desti.no è nei calli delta mano e sul– la riaa mi.llimetrata, la loro civiltà è la maccltina pensata. Scavano sabbia lungo l'antico istmo di Suez e dovrà venire i~ cinema a darre11e un programma di massima. farci parteci– pi dei lavori di avanza– mento. muratori carpen– tieri ingeaneri ha11no ma– le alla schiena. da cento anni lavorano lavorarin né smettono perchè da loro dipende che mi trasferi– sca con le petroliere da Marahera a Ras nt Tanu· ra. dalla Calata Canzio di Genova a Altrove. Sca11- nati nudi scavano ;cava– no scavano: km. di terra tornano al mare. le qeo– arafip dl?i pese, sono a rima baciata dall'Atlanti– co al Pacifico dal Medi– terraneo al Mar Rosso. Datemi una leva solleverò il mondo ora hasta 1111 pulsante e hanno av11to pinze pale scarpelli cacciaviti dadi bul!oni fe'rro acciaio cro– mato cavi speciali e la To,ir EiffeL sale aggressi– va come i pennini scola– stici contro la maestra partono messaggi d'incon- vato un detto dell'lmpera:ore Segn O ~fèeg~~.t•••to al m,lo. che • n popolo "°rrre '~ fred– do?,. - « La colpa è mia! > - • Il popolo solfre la fame? a - tro saluto 11otizie lampi sul mondo. i. cavi e/te 1er1 regaevano un ponte sono passaparola d'una storia di simboli senza era della fede nel proaresso, avvia– no da una sponda aU'al· tra La prima era industria– le e il seauito, e di lti la torre Eiffel impone dice Marchiori al paPsaaqio ur– ba110 tradizionale elemen– ti fuori deali stili consa– crati. la strtLttura in fer– ro d'tin meccano aiqante: nasce anche nella pittura di Renzo Vespianani la periferia e Civiltà delle macchine, Esso rivisla Pi.– relli Ferrania aridano i nomi di chi colori il pae– sat,gio della periferia. ci– viltà indiistriale. Le centrali termiche i cavi le cabine cli trasformazione ingabbiano de11tro ai tra– licci l'aria che diviene so– nora, e tremula s'allunaa wl ponte la passerella ae– rea di fHi fiato sospensio– ni bulloni madreviti sul Niagara F'atls, s'apre que– sto paese se precipita nrlo il mare di chiusa in chlu– sa Atlanticn dt Hemìna– u·a11 e Paci/ic lllc. addio Strerro rii Mnaellano. ad– dio Capo di Buona Spe– ranza (' tanre tempeste di carta e racconto - la ter· ra i> dit1Pnra1a pii, corta. la gcoarnfia correa addì· lata a scuola tiitta sui frartcobolli meditativi di cbmmernorazione. E le iso– le soraon.o dal mare nel sal.<:odesertn d'onde d1ce– t•a Omero: ora ponti navi traohetti caui ali vortan· ti colleoano uniscono sciol– aono 1 e disrante alla ma– dre terra. isole rtan più. ma tulio conrinenle ne so– litudine esiste che la mac– china no11 vinca. e si par– la del ,:,enlo della stirpe: se mntati. sono i ritratti e • L'errore è mio! a • il po– oolo commette delitti?• - •La causa sono lo!,. ali uomini han perduto le altere fedine e rasate le barbe da dagherrotipo, ah eroi del reaolo calcolatore e del filo a piombo sono ancora gli stessi. net col– loquio con la matematica e le formule e i quanta, forse vogliono l'ordine del Barmo. chiedono La Gìar– ruttiera e la Leaion d'Onu re. il Collare delt'Annun– zialu, e amano trasferir– si di paese in paese per– che hanno fretta e a tuttt preme d'essere puntuale, li chiamano dappertutto al capezzale d'un treno nuovo, tastano il polso det– le miniere. ascoltano nei polmoni della terra iL pe· ::i;;~~::~ ~~cef~ggrn~ ~~it z.olJo o le (>O.zzie della stratosfera, c'e sempre ur, ciclotrone da esplorare, un·attrito da misurare e hanno i loro monumento tlove leggete giacimento di e macchine del o stabi– ltmento e officina e opift- ~~zion~~"!rale di trasfor- Gente destinata al monumento e al naso rotto o L'acqua è l'elemento do!! pesci: è. però. anche la lor.> li~tazione. I pesci possono vivere anche fuort acqua. ma solamente per breve te:noo. L'elemento dell'essere umano è la hm1tazione. Egh può oen– sl spostare i limiti verso rl!– limitato (apeiron). ma li spo– sta unicamente a scapito del proprio equilibrio e de::a propna vita. L Ed appunto perchè ha la fa– coltà di spostare I limiti ver– so rmunitato. l'essere uma– no crede - e questo è il suo pericoloso errore! - eh.e noo esistano llmiti. Ma come :.1 pesce che. tolto al suo ele– mento. muore e va m putre– fazione, anche l'essere umano muore e va in putrefazione quando si spinge nell'llhm:– tato. che è nello stesso tem– po l'informe. il Caos. M Lungo i viali. del Pincio non sono i viaH del tra– monto e i rapazz1 a1ovan<, al decoro de! naso di mar– mo: la ploria si misura al restauro aenre sen=a tra– mo,uo rh·e du:enta turbi– rw e C'avo aente sempre all'alba a auardia dei ponti costrutti e di quelli che faremo in trasferta . 1.J~rche noi dobbiamo par– tire: hanno L'ansia di far presto e la vita corta cot cavalli che rodono il mor-– so e scalpitano alu. La terra li riassorbe, diven– tano i draghi del pome– riagio. l'anima loro rie– merge nelle citazioni dei tibn di testo. La forza che ha creato l'es– sere ed il suo elemento, ~a creato anche i limiti: ma questa forza agisce anche nel– l'Ilhmttato e nell'Informe. al di là cU o.e;n, limite. L·uom:>. legato com'è alla forma ed ,ai limiti quando si spin2.e verso l'Illimitato, vuole lui stesso divenire illlm:tato. M.,i nessun essere creato può nei.– lo stesso tempo essere e non essere. E se .si azzarda a pro– cedere troppo avanti. si dis– solve in atomJ. Ogni bomb1 atomica che scoppia e .m simbolo gnndioso dell'autri– dissolv!mento della uman:!.à. i\la non è solamente un sim– bolo dell'auto-dissolvimento. è anche già una parte della sua realizzazione stessa. N Voi \'i vantate d! essere ,mceri. quando feste.gg1ate :1 brutto e rornbile. Ma no:i. negate forse il bello e l'ama– blle1 La vostra sincerità. an– ch'essa mi sembra una moda. E se veramente siete since~i. ebbene, guardate In taccia ~lla meduM, ridendo! RENATO GIANI VICTOR WITl'KOWSKI

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