la Fiera Letteraria - XII - n. 30 - 28 luglio 1957

Domenica 28 luglio 195i LA FTETIA LETTERARTA Paµ 3 '-ORA DEVI FAR CONTO D'ESSERE TORNATO DA UN LUNGO VIAGGIO " * QURZIO MALAPARTE A ·s U O iU OD O, 1\1 A Il A 8 E M P RE CERCATO LA V ERI T À * On c.he la sua agonia è terminata, e con essa ogr.. a vventura, quanti anni dovr~n· nu passare prima che l'immagine malinco· mc~ de, Malaparte artista rie6ca a prev,– lere su quella ironica del M..aJaparte po– lemista? Una lunga e affettuosa amicizia cl aveva da tempo ra!!orzato nella persu9:s:one eh era Malaparte stesso, cedendo con pia– ce1·e alla parte bizzarra e scaltra del suo temperamento di pratese europeizzato, .i far si che l'una immagine oC!uscasse e qua· si nascondesse l'altra. tino a renderne furUva e sorprendente ogni r!appa;-izlone. Sembrava un giuoco; una scommessa: una pro\·ocazione: ma non lo era che !ino a un certo punto. L'elenco delle sue opere. tra saggi e viaggi. racconti e romanzi. me– morie e fantasie. poesie e commedie com– prende una trentina di titoli. Il primo del qua.Il è La rivolta dei $anti maledetti e risale al 1921, a quando l'autore contava poco più di vent"anni. Maledetti Toscani è purtroppo l'ultimo e reca la data del '56. Sarebbe errato veder adombrata fa quel e maledettismo • tra popolaresco e aristo– cratico, tra ridanc'ano e intellettualistico. la testlmonian1..a di una ininterrotta per quanto travagliata, vocazione sobillosa? A rileggerla. adesso che la penna gli è ca– duta per sempre di mano, l'apologia dei Toscani, parimente ingegnosa ed ispirata, si riassume in un estremo 6aluto alla sua ter– r9: e del commiato laacl{l qua e là trape– lar la commozione. In quanto al primo li– bro, nacQue dall'esperienza della guerra. cui Malaparte partecipò ragazzo, e dalla scoperta che v'erano due opposte Italie; ma soprattutto scaturi dalla persuasione, ri– badita poi sempre (dr. Batri?eccO, 17). che e soltanto l"aperta e animosa ricerca della verità potrà far di questa nostra povera Italia una nazione d'uomini liberi e gh.16ti•. E' da allora che, di battibecco in batti– becco, Malaparte non ha tralasciato occa– :,ione, o sacrificato pretesto. per contri– buire alla e ricerca , Quasi che. nascendo. avesse ticevuto l'investitura del canta– chiaro. In effetti, volendo salvaguardarla come l'eccelso tra i titoli nobiliari di sua spettanza per natura e per cultura, si è ogni volta trovato In obbligo di trasfor– mare la ricerca in !atto personale. Anche a costo di suscitare chiasso e provocal'e scandalo. E. per quel tanto di scherzoso e a volte contraddittorio di cui volle circondarla lasciò che la ricerca deUa veNtà prendesse parvenza di capric– cio e di divertimento. Provocò insom– ma discussioni e polemiche, sottraendo alla sua investitura il sussidio det con– s.-?nso e tirandosi invece addosso un cu– mulo di equivoci, errori e danni, per sot– trarsi .ai quali - r6a non sempre vi riusci - gli !u poi giocoforza tramutarsi in li– bellista Curiosa sorte, la sua: di essersi affidalo più alle lusinghe e alle astuzie della JntelHgenza che al richiami e alle schiette ragior;Ji del vero. cui pur s'illu– deva o pretendeva di rendere omaggio tra· le mille ambagl del suo intimo. Per un'imma~ine ~iusta dello scrittore edell'uomo * Ora tocca a noi saper distinguere: tra l"arlisla e il polemista : ricordando che la poesia oince il tempo * di ENRICO FAL(tUI detestavano quell'uniformarsi; abbando· nato poi. e avversato, quando non rinun– ziò a una posizione di indipendenza e prosegui a tener d'occhio le varie possi– bilità di un mondo tanto più va.sto della scena politica italiana: Il fascista rivolu– zionario !u mandato al confino di polizia •, ma e non certo in figura di martire poli– tico>, gmcchè ogni sua avventura ha sem– pre recato • Il segno di un individualismo riottoso, da artista della Rinascenza o da personaggio 6lendhaliano ,. siste più a lungo come sensazione di co– lore trasi:>osta e !issata in figura quanto in Angioletti tende o 6ciogliersl In armonia, impregnando di sè il paesaggio. E crederemo davvero che D'Annunzio e Papinl. quantunque e diversi e ripugnan– ti tra loro •, siano stati I suol magistrali modelli di vita e di Gtile? Per le ragioni che, a carico di D'Annunzio, sono state riassunte ln una e sensualità lussuosa di esperienze e di vocabolario•; e, a carico di Paplni. in una e spregiudicatezza e mo– nelleria di fedi letterarie e politiche )1? Spingendo l'indagine oltre l'apparenza, che finge dannunziano ogni ral!inato e papi– nlano ogni battagllatore; badando più da vicino alla sostanza espressiva, a noi sem– bra che il meglio della prosa d'arte di Ma– laparte Gia da registrare più come una naturale ramificazione del rigoglioso tron– co dannunziano (a parte ogni altro lntrec~ clo e innesto) che non come una regionali– stica derivazione del ceppo papiniano stroncatorio. Che cosa ha di comune con la sovrab– bondanza, la cruschevolezza, l'arcalcltà, il preziosismo del vocabolario dannunziano? Forse certa &inuosità d'impressioni è on– dosità d'espressioni; certi e attacchi> nar– rativi, guidali. sulla traccia descrittiva d'una realtà che subito s'indora nella me– moria, da un sottile !ilo di canto; certa cadenza elegiaca di racconto che sfuma nella favola: lutto ciò rende 11 Malaparte scrittç,re un po' dannunziano? Ma•queste e altre sono caratteristiche che Malaparte - pure imprimendovi il proprio contrassegno e pur lasciandovelo sentimentalmente più !orte del prevedibile In un autore della sua ironica spavalderia - spartisce con l'élite del periodo lettera– rio Intercorso dal Post-vocianesimo al Post-rondismo. E, nel mentre lo ricollega– no al D'Annunzio meno dannunziano, al D'Annunzio notturno e 6egreto, al D'An– nunzio postero di se medesimo, si trasfor– mano e, differenziandosi nell'intento e nello svolgimento, arrivano ad esercitare ~~~~~~~ :t~~~Jenr~i5f: :~~~~~~:~e~•~= lico. un europeismo di variegata specie ha sempre fatto. ln Malaparte, da correttivo al regionalismo e al provincialismo. Il popolaresco delle cantate dell'ArcitalfClno (1928) sa di rifacimento e di scherzo. E non per caso al tradizlonale stampo satirico italo-spagnolo di alcune narrazioni (là per là raccostabili al Lemmonio Borea di So!– !lci) giovò la brillante Intacca (come in Don Camaleo: 1928. 1946) dell'esprit \"Ol– terriano. • In quanto alla e spregiudicatezza> e al– la e monelleria• di cui avrebbe fornito in• sistentl prove, cl sembrano designazioni piu\tosto inadeguate per valutare al giu– sto un attegglamento, meglio: un impulso, che alla fine ha sempre 6plnto M.,llaparte a schierarsi dalla parte più agitala della Fronda e così gli ha procurato avversione e biasimo. confino e prigione. Perchè non tener conto che il Battibecco (1955) fu il suo Giornale di bordo? Meriti artistici a parte, la dit!erenza della navigazione e dell'approdo salta agli occhi. Di stroncatur:1 in stroncatura, di con· \·ersione in conversione, Paplnl si ridusse reazionario, e più che mal persuaso di essere il 60l0 dispensiere di verità. Una il– lusione propugnata con troppa- arroganza perchè non dovesse costargli cara ... Men– tre la tata morgana. correndo dietro la quale, lo politica e in letteratura, Mala– parte si è allegramente giocato la reputa– zione, è sempre stata la libertà: la e sua> libertà. E fu una forza, un bene, un dono di cui non si lasciò defraudare nè a e Re– gina Coeli • nè a Lipari. nè da sconosciuto nè da celebre. Di sè prigioniero confessò che aveva e ormai rinunziato a tutto ciò che era il segreto orgoglio della sua vita, a tutto ciò che fino a ieri era stato la 6Ua gloria, la 6U3 schiavitù, la sua feli– cità delusa, umiliata, corrotta•: al mala– parllsmo, !nsomma. E da Pantollia si mu– tò In Candido. Slcchè quando più tarO!, dopo reiterate avventure e dls.i.vventure, ripensò a quel tempo, per lui cosl e ricco di eventi, ricchissimo di alletti e di memo– rie •, non fu diversamente che e come a un'età libera e felice, per sempre tra– scorsa•. e Ora devi far conto d'essere tornato da un lungo viaggio• gli di~e la madre quando. tornò a casa. Ma, più che da un lungo viaggio, Malaparte 6entl e confes– sò d'essere tornato da anni di • continui tentativi di evasione•. E avrebbe potuto ripeterlo sempre che tentò di evadere at– traverso la poesia. E molte furon le volte in cui gli riusci. Per liberarsi dalla propria prigione. D'Annunzio dovette Isolarsi nel buio e curvarei sul mistero della morte. Al •dannunziano• Malaparte giovò Il si– lenzio, la segregazione. Fu allora che an– che sul suo volto l'Impronta della felicità più segreta coincise con quella della ma– linconia. Ma quanti se ne accorsero? E quanti vorranno persuadersene? Noi non siamo qua per bruciare incen&,o nè per dar fuoco alla miccia. l\Ia tradi– remmo ogni nostro convincimento, proprio quando più dobbiamo approfondirlo per onorare la memoria dell'emico, se come unica giusta etichetta lasclasslmo. 6enza contrasto, appiccicare quella di estroso li- belllsla sul busto di Curzio Malaparte. Spostiamo un poco quel bersagliato bu– sto: invece che di promo, guardiamolo fi– nalmente di !accia. Lo vedremo stendersi aprirsi e sorridere: nel comprl?nsLvo e as~ sorto modo che !u segretamente suo. t\nnl !a, in una sua trepida Ode alla SibiUa Cumana, Malaparte scrisse, con cuore presago, che e ogni uomo, a!Cinchè possa veramente sperare di salvarsi dopo la morte, deve, una volta almeno nella sua vita, attt11versare 6elve e giardini, tutte le Insidie dell'onrnglio, della pietà e del– l'amore, e giungere a battere, vivente e senza speranza, alla porta dell'inferno>. Chi sa quante volte, durante la sua lunga agonia, gli sarà toccato di andare a sbattere disperatamente. ma con..atroce pienezza di cosc!enza. contro quella por– ta. E non è per il vano piacere di un rac– costamento letterario che ci torna pro– prio adesso alla mente l'accorata chiusa di un'altra sua e ode>: alla terra di To– scana, alla terra di un suo orlo Il cui dol– ce 63.pore ritrovò in 6è ogni volta che si ricordò delle fortune della sua \;ta. In quelle parole, più che in altre, noi rive– diamo Il suo sorriso e la sua malinconia. e Se ml volgo alla mia sorte, elle mie straordinarie &peranze e delusioni, io ri– pen&o a quell'orto d.i Colano, dove vorrei esser sotterrato fra le cipolle, l'Insalata, le carote, e ml parrebbe d'essere disteso tra le mie sorelle e i miei fratelli. Ogni tan– to morderei in quelle sottili radici d'erbe, sembrandomi d'avere In bocca H sapore. l'odore, la voce e lo sguardo di Ezio. di Maria. di Edda. di Sandro. E cosi passe– rei !elke l'eterno tempo, nutrendomi di quella 6tessa terra di cui son !atte la mia carne e le mie ossa •. Ora tocca a noi saper distinguere: tra l'artista e il polemista; ricordando che la poesia vince Il tempo. l\Ia per comprendere e per mettersi in grado di poter forse anche giustificare gli sbalzi e gli squilibri di taluni suoi punti di vista. particolarmente politici, che non mancm-ono, nella successione del fatti, di risultare 6travaganti e. come tali, dlscu· tibilt: per non incorrere nelle sue stesse &forzature, occorre tener conto delle di– verse scene e -sollecitazioni cui. quei pun– ti di vista, si trovarono a dover far fronle. Potevano i soprassalti. I voltafaccia, gli scombussoli verificatisi in Italia negli ul– timi lustri non ripercuotersi in una mente della pugnace e insoddisfatta e dispettosa specie di Malaparte? Tuttavia le sue espe• rienze - proprio perché lo sospinsero da Stracittà a Strapaese, dal • Cicognlnl • al· la Muraglia cinese - non saranno da ac– creditare al suo di c<>ntinuo insorgente !rondismo, anzi che da addebitare od una esclusiva esigenza tra scandalistica ed esibizlonistica? Prigione e conDno non gli olfrirono sopratutto l'Insostituibile mate– ria di una esperienza umana da cui tras· sero ugualmente vantaggio l'u .:>mo e l'ar– tista? In luogo di offrire a.ll 'uomo. come sarebbe stato presumibile, « v olgare pre– testo a ogni sorta di speculazioni politi– che•, non diedero modo all'artista di ten– tare le sue prime evasioni in campo poe– tico? Dei resto, quando mai Malaparte si è nascosto che • il problema dell'uomo non è d1 vivere in libertà ma libero den– tro una prigione>? E che la sola fuga pos· sibile, dopo ave"r invano tentato attraverso l'intelHgenza, la cultura. la poesia. e quel– la attraverso Ia morte? Questo spiega pe:-chè - a causa della accaparrante vistosità fìaputale accorta– mente conferire dal Malaparte stesso - la parte polcmico·pollUca della sua copio· sa produz.ione sembrava destinata a sover– chiare quella poetico-letteraria. E anche il differente successo ottenuto dall'una ri– spetto all'altra parte della sua opera pa– reva confermarlo. In realtà una revisione attenta e serena degli 6Crltt.i dovrebbe ser– Vire o.I riscatto dell'artista, risollevando in una più. aperta luce di poesia li pae– saggista e il fantasista di Fughe in prigio– ne (1036). di Sangue (1937), di Donne come me (1940), nonchè di alcuni tratti dei due romanzi Kapi,tt (1944) e La pelle (1949) e di Maledetta Toscan, (1956). Lo e strapae– sano• Malaparte si trovò di continuo a sconfinare nei territori del realismo ma– gico. Certi suoi e paesaggi con figura • vo– gliono essere ricordati a gara con quelll di Angioletti. Ma toscano l'uno e lombardo l'altro, tanto in Malaparte l'immagine re- presslonlsmo e del criticismo lirico che furon propri degli e scrittori nuovi• di al~ loro. Più che una reminiscenza e più che una rlecheggialura Il suo e dannunziane· simo• e della stessa specie di quello di alcuni tra I buoni pro@tori del laboriost1 periodo tra le due guerre: è l'attestazione di una concomitanza spontanea, dl una li– bera parentela; non già di una sudditanza passiva nè di una schiavitù rassegnata. Difatti in Malaparte consenti al presunto cinismo di Gciogliersi e di effondersi !In quasi al sentimentalismo, lasciando alle sue raYole e al suol miti tanto di scaltro e di bizzarro. di istintivo e di intellettuali– stico, di sprezzante e di drappeggiato, di spontaneo e di arlificiato, di storico e di lirico. di corposo e di svaporato, da garan– tirne l'originalità. LE VIE DEL SIGNORE SONO INFINI Sono tutte domande che esigono un'in· dagine spassionata. se si vuote che por– tino al riconosc!mento che la • riacquista– ta indipendenza di Malaparte. caduto il Fascismo con la seconda guerra mondiale, coincide con la sua maturità letteraria >. Diciamo di più: se si vuole riconoscere che le sue veraci composizioni poetiche eb– bero inaspettato inizio propr!o durante la prigionia. nel ripiegamento della solitudi– ne e della riflessione. Ma, fra i tanti che si sono occupati di lui e che hanno cercato d'Intenderlo nel– la molteplicità dei 6UOI aspetti, quanti hanno, come Mario Apollonio (in Lettera– tura dei Contemporanei: La scuola. Bre– scia, t 956). avvertito che Malaparte, pur mescolandosi con baldanza nell'avventura polemica. non lo ha mai !atto dandosi tut– to e nè ad una ambizione nè ad un acqul• sto "· bensì ha sempre accompagnato la polemica politica e al di là o al di qua del· le dirett!ve ufficiali»? Eppure, per entrare nel segreto di una personalità instabile come fu quella di Malaparte. occorre po– ter scoprire il movente di un'irrequietezza e spregiudicatezza cui spetta la qualifica di e inquietudine •· E l'Apollonlo è nel giusto quando o~erva (validamente, per Malaparte, anche rispetto al suo atteggia– mento verso ogni altro potere govematl\·o) che, non appena e il Fascismo diventò bu– rocratico e conformista, egli si trasse in disparte>. e Tollerato dapprima, e !ino a un cer– to punto sollecitato dai circoli politici che Nè più effettivo risulta li legame di Ma– laparte con Io stile papiniano di cosi con– testata risonanza. Dove quel turgore les– sicale, quello spicco.cromallco. quell'inuz– zollto toscaneggiare? Negli scritti di mag– giore impegno artistico e abbandono poe- Riportiamo dal Tem.po del 20 luglio ti succinto ma commosso e significativo ar– ticolo col quale è stata data notizia più particolareggiata e più esatta dell'ultima crisi spirituale affrontata dal Malaparte e risolta nella serenità del perdono divino. Soltanto adeuo, contemporaneamente alla notf.zia della morte, pa33famo 3cioglie– re un riserbo dal quate cl eravamo vo– lontariamente sentiti vincolati fin quan– do il no3tro amico è rimasto in vita. L'estrema delicatezza dell'argomento e il grave rischio che talune notizie potessero provocare di.!cussioni, ci avevano infatti con3igHato di tenerle scrupolosamente na– sco3te. Ma ora non c'fà più mottvo di tener celato quel che da un momento all'altro non mancherd di trapelare, euendo a co– noscenza anche di altre per3one della fa– miglia e della clinica. E poichè torna - con la fermezza di un documento inon– pugnabile - a tutto vantaggi-Odella liber– tà di coscienza del Malaparte, rompiamo senz'altro ogni indugio e rendiamo noto quanto appresso. Durante te lunghe ed estenua.nli alter– native del male, che, net mentre lo solle– vavano fino alla speranZCl più tenace, lo lasclavano subito precipitare nella dispe– razione più tetra., e ,!empre asslshto dalla pienezza della sua intelllgenza, Curzio Ma– laparte ha avuto modo di rtjlettere con tutta lucidità suUa effettiva. reattd della sua situazione spirituale. Già nel primo periodo della degenza romana ebbe spontanea occasione di ac– costare alcuni religiosi e sempre ne tras- 3e molta edificazione. Non soltanto; ma nei di.scorsi tenuti con essi non mancò di dimostrare la sua profonda conoscenza del problema religioso. E, se anche lo fece in maniera che µotè non 3embrare del tutto ortodossa, sta di fatto che la sua ap– prensione spirituale non mancò di com– muovere uomini come Padre Cappello e com~ Padre Rotondi. Innumerevoli episo– di si potrebbero citare al riguardo e non farebbero che confennare quanto il Mala.– parte abbia penato prima di raggiungere n.e!t'intimo quella chiarezza dt 3entimen– to. che da ultimo ali ha consentito di tro– var pace e di congedarsi dalla vita con rassegnazione. Ma non ali è stato facile raggiungere * quella che, per ogni savio cattolico, è la vlCldella verltd. Figlio di padre protestan– te, negli estenuanti mesi della malattia, egli si è più votte intrattenuto con gli amici intimi intorno a quello che con3i– derava il proprio dovere di rimanere fe· dele alla religione paterna: e sempre ha sostenuto di voler appunto morire nella stessa religione in cui era viuuto. Ma la durezza del male, il prolungarsi dell'ago– nia, la resistenza quasi $OVrumana del suo fisico - tale da avergli consentito di • so– pravvivere • oltre ogni limite, meravi– gliando gli stessi dottori e mai perdendo la forza della propria intelligenza, come tutti possono testimoniare tra gli auistentl e i famigliari e gli intimi -: tutto ciò ha consentito al Malaparte di far chiaro nel– l'orgasmo del proprio animo e di richiede– re, del tutto spontaneamente, quell'aiuto religioso che peraltro non erCl stato nep– pure proposto net timore che potesse su– scitare nuova incertezza e maggiore agi– tazione in una creatura già tanto sconvol– ta. Ma quando a richiedere quell'aiuto - vinte ed eliminate alcune resi3tenze do– vute al suo temperamento - è stato lo stesso Malaparte, prontamente esso gli e stato recato. E a intervalli di pochi giorni, nell'ultimo periodo della sua ec– cezionalissima lotta col male, Curzio Ma– laJ)(lrte è 3tato battezzato dal PaiGe Cap– pello e comunicato dal Padre Rotondi, alla presenza del fratello Enzo. Il che gli ha consentito di ritrovare un po' di quèlla pace, in mancanza della quale Si sarebbe congedatò dalla vita con una disperClzione troppo straziante. l\'lentre così lo ha po– tuto fare con l'augurClta serenità di chi sente giunta la sua ultima ora e l'accetta non come un tradimento nè come una condanna. Ma ancora una notizia vogliamo ag– giungere. Al ritorno dalla Cina, Malapar– te recò con sè una bamboletta confezio– nata in un ospizio di Suore Salesiane. Gli era stata consegnata con la preghiera di recarsi personalmente in Vaticano, non appena tornato in patria, a deporla nelle mani del Santo Padre. Ma, tornato in pa– tria, Malaparte rimase subito inchiodato al suo letto di dolore. Tuttavia s'1llu3e di potersi, un giorno, risollevare e rimettere i.n cammino: e atlora non avrebbe man– cato di e!audire la preghiera delle brave SaleJiane. Solo quando il male fini. dl pie– garlo e di ,troncarlo, capi che non. avreb– be mai potuto consegnare quella bambo– letta al Papa, dal quale pur aveva. nel frattempo, ricevuto una fotografia propi– ziatrice. E cori, quando la $Orella gli chiese se avrebbe avuto piacere che a consegnare l.a. bamboletta fOS$e stata lei personalmente, subito acconsentt Ed infatti la consegna ha avuto luogo, alla presenza del Padre Rotondi e della Madre Superiora della. Clinica Sanatrix. E il Santo Padre, gradito moltisstmo tl simbolico dono, incaricò la stessa 3orella di recare al fratello Curzio la 3Ua apo– stolica benedizione, accompagnandola con illuminate pClro!e di conforto e di augurio. Continuare a tener segreti questi fath avrebbe significato togliere alla contra- 3tatissima esistenza di Curzio Malaparte Quel tanto di edificante che c'è in atti co– si supremi e che non deve rimanere na– scosto. E' da ultimo che tutta una utta si riassume: e che Malaparte abbia voluto deliberatamente concludere ta proprta nel– la luce del Signore è motivo di conforto per chi ne rimpiange la perdita. LE OP.ERE Avventure di un capitano di wentura (l927). Sodoma e Gomorra (l93l). Fu– ghe in prigione (1936). Sangue (1937 ). Donna come me (19-10). Il Volga nasce in Europa (19-13). Kaputt (1944). Don Camalèo (1928). Il sole è cieco (1941). Storia di domani (1949). La pelle (1949). Maledetti toscani (1956). La rivoLra dei santi maledetti (1921). Le 11oz:?e degli eunuchi (1921). L'Europa vivente (1923). Italia barbara (1925). Incetligenza di Lenin (J930). l custodi del di3ordfne (J931). Technique du coÙp d'état (J93J). Le Bonltomme Léntne (1932). Oeu.r chapeau:c de paille d'!talie (1948). Battibecco (J9SS). L'arcitaliano (l928). I I battibecco ( J 949). Ou c6té de chez Prou..,r (Parigi. 1948). Das Kapital (Parigi, 1949). Anche le donne hanno perso la guerra (Venezia 1954). '

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