la Fiera Letteraria - XII - n. 22 - 2 giugno 1957
Dome~ica 2 giugno 1957 I.A FIERA LEl I ERARIA UN UOMO E MANCATO Sei pa,·tito senza qù.asi salutarmi. Quando nii sono svegliata, ho guar– dato l'oroLog iQ, e l to saputo da me stes– sa che eri parti.to . Non andrò ad af– faccianni.: è i.11ut iLe. Non ti vedrò piiL passeggia,re, attraversa i vetri detla corsia, ltrngo il corridoio det reparto maschi. Per non mettermi a piangere, devo pensare con tutta la concentrazio– ne possibile clte guariremo. E che anche q_uesto .rncri/icio serve, in fondo, a gua– rire. H medico, ieri sera. ha detto che sto megtio. Però oggi non facci.o nutl.a per migliorare. Tanto non potrò vederti. Che m'importa? Non mi sono neppure osservata netlo specchio come ho sem– pre fatto prima di. venire in giardino. né sono scesa per la colazio11e. So che la su.ora busserà e mi chiamerà. Però non sono scesa io stesso. E non vogtio aprire la finestra. Anche se il medico mi dirà di aprif"la, i o poi la c hiuderò di n.uovo. Non vogtio respira.re quest'aria, che tu non respiri più. Mi. se mbrerebbe di rubartela. Aspetto prima 1wa tua lettera, che mi rassicuri. * Sono partito senza salutarti. Avevo pensato per alcuni giorni, che questo modo sarebbe stato il più facile. E adesso mi trovo a quattrocento chilo– metri di distanza, e non ho neppure le ultime immagini di te, che mi possano aiutare .. Su questo terrazzo non piovono ro– dodondri come dal tuo balcone. Ma se ci si diverte a correre sul prato - che appartiene alla clinica per intero - al– lora si scoprono perfino le stelle alpine, mescolate all'erba verde come se fosse– ro margherite. Questo fatto mi pare meraviglioso. Io pensavo che le stelle alpine fiorissero solo a margine dei crepacci. Non so con sufficiente chlarezza se que~ta tappa è per me sulla strada per andare, o su quella per tornare. Se, cioè. essa è più vicina a vivere o a morire. I medici, naturalmente, parlano e non dicono abbastanza. I loro occhi sono vuoti di qualsiasi segnale, come i loro camici. Le loro parole restano fuori dei miei poteri di udire. Le Poche cose che essi mi dicono, io so che suonano false e certe volle d'una falsità acuta, e quasi irrimediabile. Non credo a una sola pa– rola delle loro spiegazioni, ed a loro, d'altra parte. non è permesso spiegare tutto ai malati. E per questo sono pri– gioniero dell'incertezza. Non ho grande dolore e ciò dovrebbe servirmi da mo– tivo di speranza; eppure la vita mi sfug– ge, sento che le mie labbra non possono più chiudersi per trattenere guelfa for– ma misteriosa. Torno a vivere? Comin– cio a morire? Non so. Se devo giudi– care dalle pareti della nuova clinica, esse sono più tetre di quelle che lasciai, e dove tu abiti ancora. Anche le len– zuola hanno grezze, il cuscino è ruvi– do, e le suore vestono di marrone. Si direbbe che vi tira dentro un'aria di cimitero. Ho chiesto se ne muoiono molti. Cinque o sei al mese. Nella no– stra clinica ne morivano forse uno, for– se nessuno. l medici tuttavia non stanno zitti: essi vogliono parlare e non mi spiegano nulla. Secondo loro qui starò meglio. Ed io sono uscito, e sono andato a pas– seggio per il parco. Quest'aria è uni– forme. grigiazzurra, nebbiosa. Fa fred– do, bisogn::t piegare in croce la sciarpa sul petto. Le montagne guardano la cli– nica come un oggetto iil una ciotola. L'edificio è in, basso, e non c'è valle tranne il piccolo appezzamento ,a prato, tutto il paesaggio ha un appannamento lunare: e l'aria è come sotto una ttela– tura di gas denso. L'aria passa attra– verso questa velatura con delle trafitture gelate. Ecco ciò che sento quando ne respiro una parte. Non posso inspirare completamente. E' come se nuotassi nel– l'acqua. Porto con me la stessa incom– prensibile oppressione. * Sono stata due o tre ore stilla terraz- za comune. Tuttt guardano iL sole, e/te si sparge senza angoli morti neUa ve– trata. E' la prima volta che vedo le montagne ancora di un altro colore. So– no gialle di sole: H marrone e t'azzurro deUa roccia hanno preso una tinta ac– quosa, come se vi avessero dato sopra una mano di acquaretlo. Il ghiacciai.o briUa più che mai. Domani riprenderò ad uscire. Vorrò tornare a interessarmi dei sentieri che hanno le mète di diver– si colori. Seguirò le mète rosse e qu.eUe giaUe., Le mète biancazzurre t~ abbiamo seguite assieme. lo no~ vogtto . and~re in nessun posto dove siamo statt assie– me. Q1iesto ti parrà strano, e poco ro– mantico. Ma comprendimi: ci tornere– mo da vivi. * Racc,mto cli 1'1 A S ~ l ili Q FRA/\ICIOSA Oggi sto meglio. In realtà quest'aria e leggerissima. E' come certe acque pu– re. Il luogo ha in definitiva una sua bellezza particolare. C'è anche un la– ghetto fra gli alberi. Non saprei spie– gare che azzurro è questo, ma un pitto– re riconoscerebbe che è mescolato con del blè pavone. E gli alberi sono verdi come se fossero neri : e sono molto più alti che larghi. tut.ti . Ma non c'è span– na dell'abetaia che non abbia alberi. Penso al primo mio amico. che s'am– malò. perchè anch'egli venne da queste parti. Sono anni e anni che non lo ve– do, oggi potrebbe essere più morto <;he vivo. Ricordo il terrore che ne ebbi, quando mi avvidi ch'era ammalato a ' questo modo. Eravamo studenti di li– ceo, a quei tempi. Lui mi disse che ave– va una affezione alla testa. !\'li ingannò senza una ragione particola\e, tranne la paura che lo abbandonassi. Però quando andai a trovarlo all'ospedale capii ogni cosa. Decidevo di non torna-· re da lui, pur non osando confessare del tutto a me stesso che ero un vigliac– co: ma lui mi cercava, mi voleva. Io non so se facesse così con ciascuno dei suoi amici ma è certo che aveva il ti- ;n.ore ossessionante di perdermi. . Un medìco che conosc o fin dall'in– fanzia mi spiegò, tem.po fa, che quelli come noi sono co lti qu asi sempre da ossessioni di ordine psichico. 11 timo– re d'essere schivati da tutti fa dimenti– care .loro che gli altri possono conta– giarsi. Cerco spesso di studiarmi sotto questo punto dì vista. Ma non riesco a riconoscere di aver commesso atti di Un egoismo tanto turpe. AnZi me ne sto so– lo, orribilmente solo. Isolato nello spi– rito, e nel significato che la società stes– sa ci concede: rammento il timore che avevo di queste cose nella mia adole– scenza. Fu mia madre a insegnarmi tale paura. A fin di bene, certo. Però bggi vorrei che non mi avesse raccomanda– to nulla di queste cose. Tu sei con me. Ritorneremo assie– me~ appena p·ossibile, fra la gente. M a se uno di noi due dovesse guad.re , e l'altro rimanesse invece sepolt o in m on– tagna, a che ci servirebbe allora aspet– tare? * Eppu.re aspetteremo. Mi pàre che t"u:t– ta la natura, nei suo i miU e e centomila aspetti e palpiti.. ci ai.u.ti a si.are be~te. Oggi ia luce è più . forte , di un chia– rore perfetto. Ha snperato, se possibile, ogni limite d.i bianco assoluto. Nu.vote come spume d'aeqna, lunghe, attraver– sano le cime dei monti. I massicci so– no, in questa nuova stagione, impetuo– samente imminenti; ed è facile immagi– nare la sterminata bellezza di paesaggi., che da qneHa piattaforma si può go– dere, come si fosse in aria a cagione dei sogni.. Non conosco il nome dei fiori. Ma ne sono nati di tutti i colori in que– sti giorni. Pi-it, QZZ1tfri ç,ie rossi, E C(1r– tnni paiono an~m.qni d.i mare; Il.anno falde quasi di polpa. Attorno v'è H 7714- re d'erba, immobi/.e e senza alcuna stri.atnra. Oggi, sento proprio che gua– riremo. R.espiro a pieni polmoni. E so– no andata suita seggiovia. Ero stata molte ore presso la stanga, a vederla paT'tire. Ma poi mi son deci– sa. Saliva piano, però H mio corpo era coperto di brividi.. Le persone che veni– vano dalla vetta si incrociavano e si sa– lutavano con t'altra teoria, che andava via dalla terra verso il cielo. I miei pie– di erano subito aU'al.tezza di alberi al– tissimi, ero sospesa 11el vuoto; quando il cavo in.contrava i pali di sostegno ed il seggiolino (con me sopra) precipita– va, aHora avevo paura; e più che mai mi pareva d'essere guarita. . . Sono ancora tutta vibrante di questa · giornata così colma di sensazioni. Ti avrei voluto con me. Dall'atto si vede– vano cento case piccine, anche qu.eUe che non avevo mal conosclu.te.Ed attri monti più piccoh, e monti più grandi: e catene di altre regi'oni, che si. scorqe– vano, in un lido di nebbie, al confine dell'orizzonte. Questo è · guari.re ; essere di. nuovo funziona11ti n ella natu ra, e che ogni par– te di noi torni a caricarsi. Sento che tutto it mio viso è scottato dal sole. La suora mi griderd. * La pioggia cade stridendo sulle la- stre della e passeggiata•· éerte volte nembi di vento avvolgono quell'acqua, e la fanno picchiare che sembra una gragnuola. Poi torna a scendere di. fino; certe volte scivola come un esercito di insetti sulle superfici di vetro. Se avvi– cino gli occhi per guardare di fuori, l'acqua gonfia e pastosa sul vetro mi fa da schermo, e trema, proprio sul mio sguardo, facendomi lacrimare. E' un brillare opaco. Non faccio nulla. E non desidero co- nosccre mai più nessuno. Mi stanca fi- to 1,erdonato. Ho conosciuto quakll.e nanche il leggere. Pure i versi di Gray, persona. fra gli scaiatori, e un ragazzo quelli in cui si parla dell'uomo che è mi. ha prestato gli sci. Sono passata per sempre m3ncato. E cosi ·mancato egli La prima volta per i 11ostri posti, e ci attende la mot'te. sono venuta sciando. Ho pensato mot- Lc nuvole, oggi. sono tutto il cielo. to a te, ecl atla gioia immensa elle avre- Se ne muovono poche - e sono le più mo, quando saremo stilla neve soio per basse - con rotolii e brontolii cupi. diporto. Le altre nuvole sono più in alto, ma il Mi. sono ricordata bene tttUe le mos– cielo è completamente coperto: ed è se, it cristianfa mi riesce ancora per– assurdo presumere cli distinguere da fettamef1te. E in satita non ansavo. Tnt– clove potrebbe tornare il sole. Eppure t'intorno, un tepore di riverberi. ed il c'è un chiarore a ponente. Fa un fred- candore pieno e compatto di certe gior– do cane. 11 freddo entra da tutti gli in- nate d i mont'agna. Sui cornicioni, tap– fissi. Hanno portato via un morto. peti.ne di neve. Ancl1e la mia finestra Scenderà con la corriera. Forse mette- ha una gran fetta di. neve. Vi. ho scritto ranno la cassa sull'imperiale assieme a sopra quei versi d.i Gray, clie mi hanno tanti altri baga_gli. fatto innamorare cii. te. La notte li scia- lo non so citi sia: ma l'avvenimento glierà, forse. nii ha incuriosito quasi in una maniera * morbosa. Ho persino aperto uno spie- Se vi sono sette gradi di minacce pri- chio di vetrata. e· le gocce di pioggia ma che la morte questo è il sesto ai.'. battevano sul parapetto, dure come meno. Devo darti cattive notizie sul mio chicchi di grandini,?:, e poi sul mio viso. conto di povero rottame. La carcassa so L~hic~~~~ ~~~u~~rt~i ep~~:z~i I~ve~~~ non ne vuol sapere: anzi pare che peg– visto uno in clinica nei giorni scorsi. ~~or!~ 1 ~e Qt~:~~~cof~~o s~~~tos~~d~icl:s~~ molto basso, abbastanza anziano. E quella macchina. sento che la macchi- adesso, per quanto cerchi, non mi rie- na mi tibutta rivelando ai medici il tar- sce• di ritrovarlo fra gli altri. O è an- lo che è dentro di me, sempre più gras- datò con quella cassa, ò sta per andar- so del mio sangue, sempre più mostruo- sene: e allora non può più scendere in so. Un giorno diverrà grande più di me. refettorio. e )ungo e schifoso come un verme, e Un pensiero che mi tormenta è que- se ne sortirà dalla- mia bocca, lascian- sto: che potrei non uscire mai più di do il sacco di me alla morte. E niente qui, o meglio potrei passare da: que st d altro. Se ne andrà via con l'anima. Se luogo a un ospedale gratuito, qua nd o ne andranno, sottobraccio, il tarlo e jiniranno le ultime lire. l'anima all'inferno. · * Ho chiesto se c'era un cimitero nelle Pare clle non si g1Lariscamai. Ma poi adiacenze, perchè non mi piace di es– ci' si avvede, tutt'a un tratto, d'essere sere messo sul bagagliaio, assieme alle i.n forma. E atlora si ricomincia a leg- ceste per le galline. Mi hanno detto di gere i giornali. I teatri, i cinema di c~t- sì, ma bisogna prendere accordi pre– tà,• scorre di nuovo fra le nostre dita venti vi col parroco, che abita giù, a 1iutta la vita quotidiana, di citi si o·ccii- cinque chilometri di qui, in paese. pa la gente. Anclie la pace, la guerra, * toniano ad essere notizie per noi.. Per- Non essere triste. Quan.do eri con me, ciò non ti scora.ggi.are. Presto saremo 110 n lo eri tanto. Cerca di non pen– insieme, fra uomini e donne normati: e sare alla- solitudine. Spesso è proprio nessu .110si accorgerà più. di nulla. Nep- l'esser soU che aiuta a mettercela tut- pu.re i nostri figli lo sapranno. Ho rac- ta per stare megtio. colto fra Le mani La prima neve. Era E sorridi, perchè io invece lio una morbida come un gattino bianco. Me buoha no.tizia. la sono messa tutta s-ul viso. E dentro Sono· giorni e· giorni che non ho nep– quella neve - ti sembrerà buffo - ho piire la febbre. Ho voluto aspettare di pregato. Mi pareva che, così, nessuno dirtelo. 1 ,f?r esserne cert·a. Il primario potesse vedermi. Ho pregato per te, e dice che se continuo a comportarmi. co- clle anche per te fosse scesa la prima sì. mi. darà H permesso di fare un pic- tieve. Essa ci serv irà a si.are megtio. colo viagaio. Verrò da te. in quella T,atavia H medi.ca dice che it freddo sleepy-hollow, in queHa vaUata del son– eccessivo p uò farci. male. no. per intenderci, di cui tamo ti la- I monti. hanno •cappucci di neve più menti. g:~f:i;ù. e co~:n~~=tidid!inn~!talt~. sole vi * Ma iL paesaggio è soffice, lungo che-.· E il Sonno è giunto oramai, ed è i-1 pare di sognare. · sonno che precede la morte. Ho avu- Sono venuti s_ù gh sci a.tori. Essi can- to un brutto attacco. E da allora sono t:ano, ridono, e suona.no dischi. Suona- a letto. Tutto il mio petto è come se I no 11.nacanzon e che mi piace, che mi fosse di pn. altro, e quest'altro si lha- , , piaceva anche qualclie anno fa, quando mentasse. Il medico non vuole e e stavo bene. Si chiama « Yes, sir, that's scriva, Ess, sann? be,ne. quanto sto pet m·y bàby •· , 1' , ì',llorite. U'ila -nhma<;~-~m1 l'ffi. p~~tato di Sono passdta in mezzo a loro, per nascosto queiStO lapis e cost t, mando provare una coka. Mt ,ianno git'<trtl'ata una 1ettèr'a. FOI"Sè è l'ttltin'la"l'the li man-: ù tutti., io sentivo i loro sguardi stt di. me. do. Tu mi .nascondi. ancora ·un po'. d1 Allora non lw nulla e/te mi fa sem- essere guarita. Ma 10 ne son.o felice, brare malata? perchè tu resti e io vado. E. andandomene, ti posso dire al– tre cose. Non sono un ottimo giornali– sta, come credevi. Ti ho mentito, per– chè speravo di tornare alla vita civile con te. La mia carriera tra i giornali è stata fra le più disoneste, e per questo nessuno risponde alle mie lettere. Ho preso soldi da tutti, ho scritto articoli solo per ricattare e affamare la gente. Con la penna ho fotto il falso infor– matore, Ja spia e il ruffiano. Ero un rottame assai prima di venire in mon– tagna. Mi sono ammalato perchè il gio– co non riusciva più. Non c'era più chi mi pagava anche per poche righe di soffietto. Ho preso la malattia per la fame assoluta, era la fame senza alcu– na speranza che cambiasse. Un ultimo colpo mi ha aperto la via d 1 uscita del– la nostra clinica. Per questo colpo so– no in carcere tre persone - due donne e un uomo - al posto di un quarto. E costui mi ha pagato profumata– mente. * Piove ancora. E gli alberi sono neri anche di giorno, e l'acqua li h~ gonfiati. Mi piacerebbe avere qualche forza in me, una forza qualsiasi, quella di men– tire, quella di offendere, quella di igno– rare. Ma nessuna forza è in me, per qu::tnto io ne cerchi almeno una. Perciò dimenticami. Io fra la gente non sono quello che hai immaginato. E non ricordare mai questo morto, che in realtà non ti appartiene. Ritorna tu alla vita. Cercati un uo– mo forte e sano, che ti ami e ti voglia sposare. Non dire mai né a lui né agli altri dove sei stata in questo tempo. E fa' dei figli forti e sani come lui. Corri per la tua strada, che non ,una parola di me resti sulla tua pagina. Cancella ogni cosa. Innamorarsi di un rufiano? •E' da pazzi. , Cancella anche tutti i versi di Gray, che ti suonano nella testa. lo getterò quel libro - e tu pure: Perchè l'uomo, Mio caro, ho fatto tina pazzia, clie, con la sua parte, è mancato. Giorni fa, avevo provato a scrivere una corrispondenza da queste parti. In quest'articolo cercavo di esprimere la montagna .che mi circonda nel modo migliore possibile. Intendevo dire che di fronte a questa montagna tutto il mondo s'attutisce e si smorza, e secon– do me è come avere ovatta nelle orec– éhie: per cui la musica, che se ne cava dall'armonia di questo paesaggio, non ci viene dal mondo, ma è musica del paradiso. Molti giornali mi pubblica– vano prima che io ammalassi. Però, da quando sono lontano, e simile a un rot– tame. nessuno mi pubblica più nulla, né mi risponde anima viva. So per espe– rienza personale che cosa sono queste redazioni. Si risponde soltanto a chi può farvi un piacere, e tutto il resto si but– ta. Se scendessi in città anche per qual– che giorno, potrei cercare di tornare dentro il giro. Però il medico mi ha sconsigliato. Questo medico, quando mi guarda, non ha soltanto del bianco ne– gli occhi. I. suoi occhi sono oscuri; e se mi guarda, si fanno ancora più oscu– ri. Però lui vorrebbe che non me ne accorgessi. E' come se vedesse passare, sulla mia fronte, un treno carico di morte. * se t1t fossi stato qui, non mi. avresti. cer- MASSIMO FRANCIOSA DI LITRI * Salvatore Secchi: "Composizione" Galleria • Selecta •• Roma) Nu, 1 ole come meringhe * · Hacco11to di 11l.4.~Sl110 VECCIII S'erano seduti fuori, ad uno dei tavolini di ferro col ripiano smaltato. An– che le sedie erano di fer– ro e non molto comod~, ma c'era l'ombra di due pini e un po' di vento fresco· ed un ragazzo ave– va appena innaffiato tut– t'intorno con un barattolo di latta bucherellato in fondo, ed ora una crosta bruna copriva la polvere. Era un piccolo caffè– osteria appena qualche chilometro fuori città sul– la strada nazionale e ven– deva anche le sigarette. Alla sera probabilmente i contadini della zona ve– nivano li a bere un bic– chiere ed a fare una par– tita e .magari a sentire le . ultime notizie alla radio. Lui disse: cCosa bevi?:t. :~:!~ ~~·? ·~' .SPQ.ùe l ej, e Caldo>. ,..,-;l,'en::l\è,? >•.. ,.. ,.. .,.,, .,. e C affè calclo >, di'gse lei. i.ui volgendosi nel buio de lla porta gridò: e Un caffè caldo e una birra. Ghiacciata la birra•. Al di là d'un campo di trifoglio dietro un filo spinato, c'era un cascina– le con due grandi olmi sull'ingresso ed una fila di pioppi giallo-verde-pal– lidi lungo un fossetta e un grosso silos in un an– golo accanto alle stalle. Tutta la costruzione era dipinta, evidentemente da poeo, d'un color rosa vi– vo' che dava un senso di nuovo e di pulito. Una bimbetta con una vestina rossa saltellava su d'un mucchio di paglia rincor– rendo alcune galline ed un ragazzo beveva al fon– tanile. Forse erano fratel– Ji e si sentivano le grida gioiose della bimba ed un dolciastro leggero odore di stalla. Lui oensò che certo non era bello che tutto finisse così e provava un senso di pena e d'affanno e lei giocherellava intorno alla chiusura della borsetta e con l'altra mano si teneva sollevato il viso fissando la cima degli alberi o qualcosa di più lontano. e C'k un po' di vento qui vero?•, disse lui. e Sì, ma se lasci anco– ra l'auto al sole tra poco sarà un forno>. Lui disse: e Ora la spo– sto. Sotto quell'albero>, e s'alzò. Si sentiva in certo mo- do colpevole, come se fos– se lui il responsabile di quel sole e del caldo che lei soffriva. Comunque - pensò - ·poteva pren– dere qualcosa di fresco invece d'un caffè bollente. Quando tornò verso il tavolo lei aveva già ,be– vuto il suo caffè. Lui pre– se il bicchiere di birra ma era diventata tiepida e non c'era cosa che lo disgustasse di più della birra tiepida. e E' tiepida•· disse. e Non fà bene la roba fredda, sai? Potrebbe dar– ti mal di stomaco >, disse lei. Lui annui gravemente e versò la birra in terra guardando la schiuma bianca che rimaneva so– pra e le goccioline che scoppiettavano. e Bevi apcora qualco– sa? >, chiese. e _S.i >, lei disse. ftU~ al– tro caffè, volentieri> . cCa,ldo vero?>, e No,· lo vorrei freddo questa volta, grazie>. Lui si volse verso l'in– terno e disse: e Ancora un caffè, fred– do. E un cognac con ghiac– cio>. Venne fuori una donna grassa e piuttosto anzia– na con un vestito nero sbracciato. Sudava e ave– va dei grossi cerchi umi– di alle ascelle ma teneva i capelli bianchi chiusi in un fazzoletto e sorrideva. e Ecco qua>, disse cVuole anche dell'acqua?.>. e No, grazie. Va bene così >, rispose lui. Spinse verso la ragazza il bicchiere nero di caffè gelato e sor– seggiò il proprio cognac. Gli piaceva il cognac col ghiaccio. Era una delle sue bevande preferite in– sieme alla birra. Avrebbe bevuto sempre cognac con ghiaccio e birra. a secon– da del tipo di sete. An– che il latte freddo gli piaceva, ma non come la birra o il cognac con ghiaccio. Le cicale sembrava se– gassero lastre di ferro con furioso accanimento. Lui disse: e Cosi fini– sce tutto qui?•· e Penso di sì >, rispose lei. e Brutto posto per mo– rire. C'è polvere e puzzo di stalla>. e Non era molto bello nemmeno dove cominciò >, disse lei. Lui pensò che non gli era parso tanto brutto ve– ramente, ma accennò di sì con la testa e sornse leg– germente, con tristez2.a. Le prese la mano. ma lei si ritrasse. e Hai detto penso d1 si. ~;!? ~~i dubbi o sei de- e Oh ti prego non ca– villare. Diventi seccante>. e Bene>, disse lui. Si appoggiò indietro suUa se– dia e tornò a guardare il cascinale. I due bambim adesso si tenevano per mano camminando lenta- :~~~~to 1 de1ef~~~~b;i1~. AJ un tratto il bimbo scivolò e cadde giù nell'acqua e la bimba strillò acuta– mente. Lui disse: ohè!. indicando con la mano, ma lei non si voltò. Uscì fuori il ragazzotto del bar e buttò un sec– chio d'acqua sulla polve– re, roteandolo in modo che l'acqua descrivesse un arco e bagnasse un largo lratto. Poi s'avvicinò a loro e chiese: e I signori desiderano qualche altra cosa? •· Lui disse: e Desideri aricora qualcosa?>. e No, grazie •, rispose lei. e No. Grazie>, disse lui. E ancora: e Senti, tu che sei di campagna. credi che pioverà?>. e No, non credo •· e Ma ci sono delle nu– vole laggiù. Le vedi la,g– giù? •. e Sì le vedo, ma non credo che pioverà>. Sor– rise e rientrò nel bar. e Allora non c'è spe– ranza >, disse lui p:uar– dandola. Lei disse: e Sono nu– vole bianche, non portano acqua. Sembrano grosse meringhe. Se le vedessi in un quadro direi che il pittore è pazzo•· E dopo. un 1>0': e An– diamo? Si sta facendo tardi>; e Pago e vengo>, disse lui alzandosi. Quando uscì fuori. lei si stava incamminando verso l'auto. Lui le ten– ne aperto lo sportello aiu– tandola. Lei lo guardò e gli sorrise. Lui si sedette al volante e la guardò. Lei sorrise ancora e poi rise apertamente. Rise an– che lui e le prese la mano e avviò il motore. MASSIMO VECCHI D'AU(IIJA Racconto di V'ANNl RONSlSVALLE Bia1ica abbaci 11 ant·e è la Ma è troppo stordito dal so- na. Da tempo non l'ode più.lcesto era un beU'im.piccio, g~iaia di _mon.eti:n,~,m~gliaia fior~m.i come un~ .maccltia spandere al s?atuto. - Ora ne a·veva parlato, di quel me e la l:JrOpancia è 'bian- . . 'i O il verde det- le 1'er insistere Bisognerebbe guardare. ogni volta. dt u.omtm, migliaia dt gr a- variopinta s·uL qrtg~o co~- che le prende. banco. ca come it latte. spiaggt?, un7i sal ono aUe Chiude li oc~hi e te pal- Ma guardare è aprire pti Poi sut nastro biaio del- neUi di sabbia, miati ,a.ia d~ patto, delte m utandine ptç- La pallottola rossa anda- Datla scarpata scesero giù Son o piccoli, i. più• pi~toH le cotlt?{ ~li!tro fa scarpa- pebr.e nona ari danno H buio occhi, alzar~i sui gomiti., ~'autostra·da avrebbe atteso gocce d'acqua, davantt a tm cote e. vela.te che potevano va len.t0;ment~ verso destra: di cor~a cJ.eatiuon:,ini con ,i d ~t.ta razza ~ ferocissimi ~ :uedsfi° i' ovia come for- completo ma solo una tinta farsi solecchio con la mano. il torp edone ro sso colmo co- nel mare. stare m un p ugno e dette Ma tm mdovmava come l~t calzoni rimboccati sotto tl vi li quando attaccano, mai 0 . ~ a err ' rosa, tiei,id(l. Guardare è troppo com.- me un bar.i.te . . . . ,i Q!ianta acqua p·edi vi altre cose che te donne por- nuotasse forte ed era la di- ginoc_chio: C9r~ero fi.!1' dove soli ma a frotte risalendo mtcat. . ose fette di C l d' ell e di san- plicato. · Dent ro st sa rebbe ptgtato sta la dentro?->. (Th aveva tano suita petle. stanza eh.e faceva sembrare la sptagma fmwa ed il mare dal fondo scu.ro verso la Mangtano a~q~uliscono la O (i!~ede 1~h/ iJ sole tra· e De·ve essere molto ton- tra le donne dalle vesti va- chiesto. E sporgeva il mento Migliaia dì litri d'acqua così b-reve la su.a corsa. sciacquettava, stanCo. luce ... coca.mero .J sJ col dorso ane~ t tana•· riopi.nte, ali uomini che indicando il mare.. . intorno a l~i. . Voltò. ~igramente il cavo Entrarono nelt'acqua fino I_l sole cal(fva verso sud ~awta, rt en o, pa;~a. . U l t e Che (ltisto ad andare co- ostentavano it petto abbron- Erano aUe solite. Oam - Perche va cosi tonta- verso smtstra. al polpaccio Erano motto e tl mare dtventava meno e. a mano,. . del co- t rivo a su v.en re. sì lontano ... >. · zato sotto le cami~ie aper- volta non .sapeva se fa;cesse no? - Disse scuo~en4osi. .- Buon. divertimento! - a(litati e si· indicavano le ari.pio.. Il d~? e p,att~oenata do _Come da ~.ont antsS imo ode Ripensa a quanto stia be- te. Nella foresta dt gambe, cosi per dire o sul seno. - Vuole farmi dispetto. Disse rabbioso. . pinne trianqolari a fior di Quast azzurro era H mare, tore_ eb acqua sa - tet entrare in acqua, spruz- ne nel costume breve. breve di cosce, di. calz~mi di tela Ma lei voleva saperlo. Ecco com'è ... tanno così, lo-: 1:~rsç sinistra ~l mare si acqua e la ·testa rossa. ora. po t! ucato.. . me zando. sulla pelle d'oro. azzurra i bambini con le e Quanta?». ro. Ma vorrei sapere a cht strio dt spuma bianca, bas- _ Sa a . . Gli squali. guadaanavano. SuUa. te~ta t! sole" eb~~ca. La od~ battere l'acqu~ co~ Ripensa co n gus to a quel- cir:,tia e i cap~Ui. bian.chi cJ.i e Moltissim?. >. . . lo f(f il disp~tto se non to:na. S?,. fotepan<? essere. un cen- di esci:a!ro_ uÒic~ev~!~~to Guadan?ta.vano sempre. fuoco J~qmdo che I b. Ua le braccta e allontanar st . Poi l'oceano di tu.ce insosteni- sale boccheggiavano 1stum- e Su per am. L1trt •· St sollevo stille braccw e tinaio dt strisce, dritte e ve- P N 1 f d . d' - Ct saranno cinquanta Da d.i st anzt eno:;i asi~n- ricade 11el torpore. bile che u pr oteaa e in com- diti. e Moit-issimi. Migliaia e i. aomit-i a.fiondarono nella loci., motto più veloci· di lei -D. on ce a b ar · vi ico. braccia. - Disse l'uomo bava i ~en ° rap, 0 . n Allunaa una mano .cott(!, e pleta solitudine. - Un biglietto. - Avreb- migliaia~. rena. Il mare era lucido e che nuotava verso destra. - . 1 sse u.no asso. basso. gono. voci 1 st emperate in u d9rata per una ~eluria sbia- Che stupida ad andare be det.to a_l ~att9rino. e Mialiaia di l.itri.d'acqua>. via~t<?come un lastrone di , Al p rincipi~ di ogni scia d Lui aua rd ava, svuotato . Miatiaia di litri d'acqua br 0 usio con. u~o. l • a dita dalla ~aLsedine. Nel ce.- così lontano. Pot.rebbe non - Due bialtetti? - Avreb- Aveva. detto lei: . acc,~io. . c e.ra ttn triangolo ner<;>,l entro come ~n sacco, ora intorno a lei., sotto di lei. , vun~ue rn arga misur sto l'uva e calda. Anclie ti tornare... be detto lui. Apri 1m occhio ... AU'oriz- P1.ccola come un'arancia d ritto e acuto, volto verso tl a. testa~ 9ra tL banco, ora Solo queUo. e solo ~e st ate., . . sugo dei. ehicchi è caldo e Pensò a se stesso che tor- - Un biaHetto. • zonte, sulla spianata, tra il la sua testa dentro la cuf- deto. att t~onunt. . Poi tacquero tutti. Su di loro e tL bructii~ dolce. nava solo in città. - Mi pareva che ne_ vo- ciel~ e le dune, la sabbi~ fta rossa er~ quasi i.~mo~a. - H banco. - Diss!? con Gli sq_uaft guadagnava~o. Pensava a se stesso che de~ . sole. ,;ott9 t lad rb l e Avremmo dovuto met- Risaliva la scarpata te• leste dne come stamani. fumiqava e pareva eh.e ti al Larao. Let da lunat aaitò I.errore. - Il barico det ver- e U7?-btqliett.o solo?>. chte- tornava in clttd solo. grigio-oro rucin a 1 .so_:: teda in fresco... Insieme nendo per i l man ico il ce- - T .'altro è rimnsto... JJrofHo delle cose tremolasse. nna ~nano che in cima <,Il d.oni.. . . . deva il fattortno s0spettosa- - Hai. riportato iL cesto? .- Va~o a. ba9n:r n:-i· le alla bottialia. L'.uv_a nel ee- sto vaoto del.la colazione - ' [ene.te il_ vos~·ro :es.to. E ri.eUe e sue• cose che ne ~raccto era com.e una foaha L~ flo~ttatia det pesche- m~nte. e. n_eHa sua cassetta :- Gli chiedevano. Dice e ·t aJ st cdri° te .r 0 no sto i.n fresco. insieme atla che. si eran o rac comandati, - Cl.i n dtn e i SU{lt sp 1cct0- nvrP.bbe fatto? . m p11.11tad un fo.sceHo. , recci uscit_a al tram9nto lo glt sp.tcczo!t cadevano facen- VANNI RONSISVALLE spalle t. no. 0 e re(lptse u~ bottiglia ... >. Pensava. do1>eva t'ornare alla casa. Li si confon4ono S?nora_me~- G~ardò. ii mucchietto del - Clte roba ....Andare co~i aveva avvistato al dt là ~el do dm dm. -- volte.::_ !J!6e siC:l~nf;ftiÌ.to. Deve essere ormai tonta- Prendere in forza quel te con quelli degli aitri. Mi- vestito dt cretonne rosso a lontano. - Disse senza ri- capo e qualcuno la mattina Sono colore del verd.era- (Continua a paglna 6)
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