la Fiera Letteraria - XII - n. 20 - 19 maggio 1957

LAFIERA ..LETTERAR Anno XII - N. 20 SETT-lMANALE DELT:,E LETTERE DEC-,f,E 4RT1 E DEDI:,E SCIENZE Domenica 19 maggio 1957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direllore VINCENZO CAHDAHELLI DIHEZlONE, AMMINISTRAZIONE: ROMA - Via di Porla Cas1ello, 13 - Telefoni: Redazione 555.487 - Ammini,str. 555.158- PUBBLlCITA': Amminlstr.: « LA FIERA Lli:TTEHAHIA" - V. di Porta CaSlello, 13 - Roma - TAR.: Comme'rciali L. \50 Editoriali L. 80 al mm. - ABBONAMENTT Annuo L. 2 700 - Semestre L. 1.400 - Trimestre L. 750 - Estero: Anno L. 4.000 - Copia arretrata L. 100 - Spedizione In conto corrente postale (Gruppo TI) - Conto corrent; postale l/'.l142H CRONACHE DEL PIACERE * LEOUABT DE flNAHD * Saluto al P,·esiclente Coty - Apollinaire e Beatrix Beck - Le arti teoretiche Uno scom1nettitore - Musa e fatica * cli A l~FO!l 1 SO GA '1'1'Q e C'est à toi que je songe Italie mère des mes pensèes ... ~- Pensavo a questo ve:so l'altr? ieri sul– la via dei Fori, vedendo passare il caro signor Coty che salutava dalla macchina aperta e _sembrava pe– scarci tutti, a uno a uno, col suo sorriso. Il _verso è, di Apollinaire, tra i p_rimi d~lla lunga poesia ~ Al– l'Italia> contenuta nei e Calhgrammes • e dedicata a Soffici. , ... Ttalie mère qui es aussi ~<:>t:e.tille ... ~• avrebbe potuto dire con la sua semphc1ta 11 Presi– dente, aggiungendo in so.tto~oce: e ... quelque chose comme une soeur ... >. Tra noi e lor.o lo stesso quar– tuccio di vino e la stessa voglia di scherzare, lo stesso vizio di scegliere e d'esser liberi. Avreb~e potuto leggerla tutta, questa bella e generosa poesia di Apollinaire, il signor Coty? E avremmo potuto ripeterla noi? Con quale f1ccia? . Allora, nel 1915, Apollinaire poteva dire: ".... tant de différence entre nous et les Boches ... •: poi, ven– ticinque anni dopo. se fosse sopravvissuto il pov~ro poeta non avrebbe potuto pi_ù rivolg_ere la sua_ ded1:a all'amico italiano e a noi npeter_e il no~e di : fre- ri:s ~e~~i, tr~é~~ixe ~ifkqui;st; ~~~~n:1~~~fo ~;:à~ec~ alla meglio. e Potevano essere le otto di sera. Tor– navo da un paese vicino quando. nel passa_re da– vanti al parco comunale già chiuso,. fu_i colp1t~ nel vedere un gruppo di giovani stra111er_1c_he s1 ag_– grappavano alle sbarre per fissar meg_ho I f?assant1. Portavano larghe mantelline romantu.:he, ~n testa. 'divertenti cappellucci di feltro con la piuma, e sembravano aver l'aria di dire: "Dateci delle noc– cibline". Mi domandavo che significasse quella_ ma– scherata. Subito ebbi la spiegazione dell'enigma: drae;N :it::;~g;l~;~~c:~~v~~~e:e~fo ~r~ 1 ~er~:~:~1 alloggiare nel parco. Pur sorl?rende~dol:1-i ché i~ quel momento si pensasse a d1strarc1, m1 ralle~ra1 all'idea di poter assistere a uno spettacolo. Il gior– no dopo. seppi che gli zingari della pen?mbra eran~ soldati italiani venuli a occupare la città. Non s1 vide più che loro. Camminavano a du~ a du~ .ga– reggiando in altezz~, o i~ br_~nco mangiando_ ~1hege e sputando il nocc1olo 11 p1u iontano poss,:b1I~: O trainavano "carretta da battaglione leggera (~ tta– tiano è net testo) cariche di frutta e spesso d1 ra– gazze che cantavano.• Le nostre lettere ora a:,,evano tutte .n marchio "Verificato per censura" (l'italiano è net testo), un'espressione che subito ci divertim– mo a salmodiare con un tono ridicolmente ~u_n:b.r: al loro passaggio. La lingua dei nostri v1cm1 c1 faceva l'efl'eLto di una caricatura della nostra. Al– l'ufficio, una mattina, fummo sorpresi nel nostro lavoro da una musica d'operetta. Correndo alle finestre che davano sulla strada, vedemmo avanzare un battaglione. DieLJo la loro allegra fanfara, Gome figure di un corteo folcloristico, i sold_ati sfllava_no con un'aria burlona. Voltammo la faccia. Una gio– vane impiegata gridò: "Le piume, le pium~" e si arruffò sulla Lesta un immaginario pennacchw >. Che dire? Per le stesse piumé Apollinaire aveva cantato: e O frères d'Italie vos plumes sur la tete ... >. Possiamo dire che l'icastica pagina di Beatrix Beck, proprio per l'aria scanzonata di que~ nostri _soldatini che non riescono a essere occupanlt, che s1 vedono discriminati dai tedeschi e che si arrendono loro come nemici dopo aver sparato· tutte le munizioni (ne fa fede la Beck stessa nelle pagine seguenti dell'opera), pur nella sua spietata e off~nsiva esat– tezza. ci riporta ancora alla nostra sacnficata uma– nità che fa Italia in ognuno di noi. SI, questo ancora potevamo c;Iire al -signor Coty e ai franct:si, e lo dicemmo ancora .c_on i versl di Guillaume: « ... Je t'envoie mes am1tlée rtalie et m' apprt?te à applaudir aux hauts faits d-e ta bleu-saille - NNon parce que j' ima– gine qu'il y aura jamais pl_us de bonheur ou d~ malheur en ce monde - Mai parce que comme tot j'aime à penser seul et que !es Boches m'en em_p~– cheraient ... - Et sourtout parce que commc to1 Je sais je veux choisir et qu·eux ~ voudrai~n_t nous forcer à ne plus choisir - U,ne meme destmee nous lie en celte occase ... >. Oggi, più di ieri e più del– l'altro ieri. Boches n<;m_ sono _s~ltanto i _tede~ch_id~l~e due guerre, ma tutti I nem1c1 della hberta md1v1- duale e della verità dell'uomo ~olo. Forse perciò il signor Coty,_ dalla sua automa~ bile scoperta. sorridendo a tutti, sembrava pescarci a uno a uno col suo sorriso. ... Di molta poesia e di molta arte di oggi si_ r8:– giona più di q~anto !l~n ~i renda pet·sua~i_- E ~01che. ragionando, gli uommi si trovano a capu e anche l': cose che non sanno o che non fanno, ecco che _essi sinceramente finiscono con l'amare quella poesia e quell'arte che hanno. per_ ogg~tto_ i1. proprio pr~~ blema. Si spiega cosi ne, pertodt di grand_e cns~ come il nostro, la fortuna di una certa poe~1a e d1 una cdrta pittura ch'io chiamerei e teoretiche> e l'uso di una certa critica che dà ad ogni poeta e ad ogni pittore gli attributi d:lla poes!a e dell~ pittura. anziché definire per _ciascuno I caratten della sua poesia e ~della sua pittura. _ Io per mia· esperienza. so che una poesia, un racco~to. un quadro sono riconoscibili subito se suonano falso o schietto, se sono un problema. u_n cavillo persino. o una realta. Non si _discute l'ev1~ denza, per la proprietà _che essa ~a d1 appartenersi tutta. Se proprio ·vogliamo saggtarla, ?ccorre __un reagente d'altra natura. Ogni dimostrazione cnttc~ procede per assurdo. ~ l'ipotesi è proprio que,sta di ricondurre, per tutto il tempo della prova. un O{?era certa e creata allo stato di· dubbio e di genesi. A questo punto il critico ve:·o ~a che il _proprio lin– guaggio conta per q_~anto e Q1retto su_lJopera. a de– scriverla sempre pJU nel profondo. 1dent1ficandola ALFONSO GATTO (contJnua a pai;-. 6) nu·E POESIE « L'ADOLESCENTE » - « STORIA A PEZZI » * DI GIACINTO Duedonidipoesia SP AGNOLETTI In Arlriano Guerrini, tranquillità e grazia s01nmessa del pa:5so ln Marcello Landi una poetica arditezza cli proponimenti * Aspettando una bambina Quel viso che si cela ... lo conosci trepidi, fra passeggiate e silenzi, accoglimi fin d'ora nel tuo grido come se tutto fosse già accaduto. di GIORGIO CAPÌlONI già; ammicca da un giornale, splende lieto al neon di una vetrina. ti sorprende dove la vita passa. sempre uguale. E• strano che io pure viva dentro questa tua luce e non m•accorgà d'essere indiscreto. Talvolta sorridendo accenno un nome. più tardi lo ritiro per un altro; ma non tocco che gli orli del tuo sogno, troppi occhi e colori e mentre posso scegliere, tremo. Ma cara, dimmi almeno che non è tm giuoco questo scorrere di mesi PHl1JIE A mio f'iglio nel secondo compleanno Hai messo 1a tua mano nella mia e mi bai chiesto che cosa posso darti. Ho pensato: che aiuto posso darti! Ora comincia i1 tempo in cul guardandoti è per me tanto facile scegliere tra ciò che sei e districarti ... Come il vento delle nostre contrade. quando vuole, muove la sabbia e cambia al mare il viso. GIACINTO SPAGNOLETTI t~IBHEll/11 INSULARISMO E SIMBOLOGIA DI DESSI' INQUIETUDINE E MORBIDEZZA DICECCHI * cli /lEflDltllA/IIDO IIIIU)/11 La nuova raccolta di rac- questo mondo nel suo intatto che torna dalla guen-a e del- ta di paesaggio e di costume conti di Giuseppe Dessi che. spirito patriarcale, ma regi- la sua ex fidanzata che si è come talvolta nella narrativa sotto il titolo Isola deLL"an- stra altresl attraverso sotti- sposata' a un altro dopo che della Deledda, bensi, in que– gelo, appare come primo vo- IJsslme evocazioni di ricordi egli è stato dato per morto, sto racchiudersi di ciascun lume della nuova collana di quelli che sono i suol attuali il sen-so di una tale effrazio- personaggio in una vita inte- rt~;~·!zlo~~ll7ecmo~!ggkcia~gi~-- ~;t~~~e pel~~~~~i~I ~e q~~r~!~ t:nd~ ~!~~~e:1~: ~ ~~m~~= ~~t~ed~;h~o~ursJu~ ~-~:~i1 ~!l diretta da Arnaldo Bocelli l'imoniale che è In tutto e rlchi e di ·rimor-si tippena ac- primo racconto. cosi le fan– ci riporta a una natTativa per tutto una legge morale cennato tuitavla alla super- ciulle del racconto I segretl; ormai inconsueta dopo alcun! un tempo sicura nella sua flce. ma piuttosto affidato a cosi si maturano In una loro anni di intensa seminagione :;everità. Già l1 primo rac- note di un·estremo rigore psi- sol!ludlne_ I destini delle cu– neorealistica, e dopo le mol• conto che dà il titolo della coioglco, la sco12erta di. una gine di Francesco nel rac– te, Je troppe richieste di un raccolta, lo stesso lmmedesl- duplice amarissima sol1tud1- conto La cometa. Non di ra– romanzo-romanzo, di nuovo marsi nel paesaggio della ne. L'insularità di Dessi non do questa solitudine si tra– condotto non soltanto sul rit- storia d'amore del giovane è un fatto esteriore. una no- duce allusivamente m favola ~b 0 bie1Lv~~~~n!~ !d;t~;~e ~\~ ~--------~----------, ~~~r! 0 :~:~ò e ~nnaaf~~~~~l:i: tresì alle esigenze non dire- questa focaccia era un campo mo di una tesi, bensì di un circondato da siepi. tutto pie- impegno morale condotto it1 no di galle scoppiate simili extenso sul piano della vita a piccoli crateri o a mucchi sociale; comunque di una di ca~cina preparata da ma- narrativa chiaramente orien- novalt e già Impastata con la tata verso scoperte e rappor- terra (...) Si guardò attorno ti dell'uomo con la società e a giro d'orizzonte, e vide con la storia. Questi racconti dietro la siepe, come in tra- vecchi e nuovi di Dessì - ,sparenza, acco.-sciati. anzi af- più nuovi che vecchi, essen- fondati a metà nella terra. do annesso alla raccolta so- enormi buoi che ruminando Jo qualcuno di quelli già co- volgevano a lei il muso ...)i(Lei nosciuti dal pubblico che In e-ra L'acqua). Ma non si pensi essa hanno l'ufficio di chìa- soltanto a una evocazionesul rirne il carattere - ci ripor- piano dì quella che è la ci- tano invece a un clima di viltà primitiva di quel mon- !mmagini e di ricordi che se do sardo, alla fabulosità con- pur si esprimono in perso- Giuseppe Dessi FERDINANDO VIRDJA naggi e vicende assai ben de– limitati nella trama dei loro '-------------------~ (continua a pai;-.2) Ecco un libriccino che, virtute duce co– mite fortuna. non ce l'ha fatta a fermarsi sulla catasta che sta sul nostro tavolo, col rischio (e il danno sarebbe stato tutto nostro) di rimaner sepolto sotto la poi– -Vere dell'oblio: L'adolescente di Adriano Guerrini, pubblicato da non sappiamo bene quale LiOuria di Genova. Poichè di questo Guerrini ignoriamo tutto 1 di tutto. ed egli è stato così discreto, nell'inviarcelo, da omettere l'indirizzo del mittente (la Ca.sa editrice par non averne). ci domandiamo quale genio o ge. nietto abbia mosso le nostre dita a sfo– gliarlo, prima di deporlo• Il, a stagionare. Dopotutto, mancando quell'indirizzo. non eravamo nemmeno obbligati a dir grazie. La Discrezione, lo abbiamo sempre det· lo. è la virtù che più ci intenerisce. E In fatto di Discrezione il Guerrini pecca sem– mai per eccesso, non soltanto nel gesto con cui accompagna le sue paginette (« una piccola cosa i> dedicata a Diego Valeri <( d'un piccolissimo poeta genove– se>>. secondo le uniche parole da lui ag– giunte_ a stampa e a penna, ai versi) ma neJ profondo dell'animo all'atto stesso del comporle. In sostanza. si tratta d'una brevissima Novella in versi. o poemetto di dodici strofe eguali (di dieci endecasillabi sciolti ciascuna) i cui personaggi sono due in uno: e cioè l'autore medesimo in terza persona. come adolescente del quale viene raccontata la storia, e ancora l'autore in prima persona. non solo come narratore, ma anch'egli come personaggio che inter· viene. dicendo o io)>, con le sue rifles– sioni: due personaggi dei quali il secondo, l'io, corre alla vana ricerca dell'altro, ltti. naturalmente senza poterlo raggiungere mai. Il fondo è certamente patetico nella sua elementat'e trovala. e sarebbe bastato un poco di zucchero di più (o un poco di sale di meno) per far di· questa gentilissima storia un giulebbino, specie con il rischio che corre nell'alh1-re dello sciolto (rischio. per la verità, sempre eluso) di un para· tione non profittevole con la fogazzariana Miranda. Ma bisogna dire che qualcosa come un continuo miracolo di equilibrio, e che po· trebbe essere giovanile pudore come ma– tura saggezza, trattiene da capo a fondo questo poeta sul filo sottile della sua nar– razione (possiamo dire senz'altro della sua poesia. esile flnchè vogliamo ma poe· sia), impedendogli non soltanto di cader nella rete una sola, volta. ma anche di perdere un solo istante 1-a tranquillità - e la grazia sommessa - del passo: un passo che alla fine scopri. nella sua ap. parente ingenuità, educatissimo, e d 1 una <( ligusticità i> che questa volta (a parte il montali ano « ciò che non siamo. ciò che non sappiamo n, innestato con tutta natu– ralezza ne!Pordito, e a parte certe caden· ze felicemente sbarbariane, che non sono un'eco ma un frutto) ci ricorda - ed è il richiamo più ovvio - il poeta più << a ;parte i) della 4 Liguria:, qu~l Giovan_ni. De. ~ scalzo soprattutto di Uligine, ormai rima· "sto a Sestri Levante soltanto nel busto de11o scultore Galletti, intorno al quale invano aleggiano, per chi vuoi dimenti· care a tutti i costi, le bellissime parole pronunciate da Carlo Bo nel suo discorso inaugurale del 27 giugno 1954: parole che senza dubbio sono - oltretutto - la più bella lezione in casa nostra e nel nostro tempo su come l'intelligenza critica possa. anche in un'ufficiale occasione celebra. tiva, accoppiarsi con la più profonda com– mozione e comprensione umana. senza venir meno a se stessa e alle necessità d1 quell'occasione. Guerrini donde ha tratto questo suo fiore di grazia? Dalla sua intatta gioventù? Da una saggia maturità? Invero la pulizia (anche del linguaggio) o la si possiede a vent'anni, ripetiamo. o la si conquista dopo i quaranta. La pu· lizia che non vuoi dtr per forza abbon– danza, anche se una ricchezza essa lo è sempre di per se stessa. come sempre lo è la virtù, e che comunque (promessa o raggiungimento che sia) brilla talmente in questo «poemetto)) del Guerrini, da ren· derci impossibile il solito gioco dei raf– fronti. Se Guerrini è gioVane, diremo a con·– cluslone, auguri. Se è anziano, compli– menti. E ad ogni modo. giacchè non pos– siamo farlo privatamente, grazie per il dono gradito. Dopodichè passiamo pure a dire d'un altro libro il quale, invece. sul nostro ta· volo c'è rimasto per più di dodici mesi. e non certo per indifferenza o dispetto, ma perchè capitatoci quando ancora non avevamo preso quefta disperata decisione di parlare dei o libri ricevuti>): Storia a p~zzi (La me1ng1tsta. Livorno) dì Marcello Landi. ' Che Marcello Landi sia un « pessimo >1 iridividuo, « buono fino alla vergogna n. e capace di tutto. perfino di far della buona poesia, non ne abbiamo mal dubitato, da quando la prima volta lo leggemmo nella sua prima raccolta (Soliloqio, in Nuovi poeti di Ugo Fasolo, Vallecchi, 1950) ~ da quando, dopo averne letto la seconda (Speranza da inventare, Vallecchi. 1953) . lo conoscemmo << uomo lungo» suJ Voltane (in una ventosa giornata che faceva bian. che come ossa spolpate le panchine di marmo, e neri come bitume i becolini e i navicelli nei Fossi) e la nostra grande voglia di picchiarci fini invece in un « ver– gognosissimo ii abbraccio: padrino quel Riccardo Marchi, che forse ancora aspetta un nostro grazie per la sua bella tradu· zione di Shelley (Adonais ed altre inteT– pretazioni di: R.M., Milano. Ceschina. 1956) e per la fresca e iridata ombrina offertaci (rima compresa) Allo Scoglio della Regina. GIORGIO CAPRONI (conUnua a pag. 2) affetti e visti quindi con un ---------------------------------------------------- distacco tipicamente narrati– vo, lasciano tradire una ca– rica interna di emozioni, un fondo segreto di cui Io scrih. tore stesso è l'unico deposita– rio. E' Inutile aggiungere che in questi racconti di Dessi si avvertono assai più che in romanzi come Michele Bo– schino o come I passeri, I più costruiti sul piano narrativo dello scrittore sardo, i mo– tivi autobiografici e lh"ici da cui così spesso traggono ori– gine e ispirazione. senza tut– tavia che detti motivi siano così evidenti, anche da un punto di vista affettivo, come in San Silvano, romanzo che lucidamente evocava una sto– ria segreta di dolori gioVa– nili in un dipanarsi di emo– zioni talvolta sottolissime. un empito di m~morie condotte UNO DEI MAGGlORI SCRITTORI FRANCESI DESTINA I LIBRI M GLIORÌ ALLA PUBBLICAZÌONE POSTUMA * Denry 'De Monthèrlant Un'ombrosa timidezza, un'eccessiva suscettibilità d'autore che lo inducono a tener segreto quanto gli è più caro, ed un'intima certezza del valo1rc intrinseco delle sue opere d'impegno sono i lati peculiari dell'indole di Montherlant che lo inducono alla caparbia rinuncia * tfi Gl1ICOMO Ai\/'1 Oi\!IJ\I I sul filo. di una ricerca nell~ Di HenrY de Morilherlant prèsentativi che la Francia altrove ai violenti attacchi dì Enfant > sono scritti in un quale Sl fondevai:io_ paes~g~: tutto ci interessa. La sua abbi.a avuto nella appena con- un'epoca confusionaria ed francese ricco. vario, colorito, esternj e paesaggi mterni .J~ ascesa per essere stata rapi- elusa metà del Novecento. Af- ignorante, Montherlant è sta- di una purezza ammirevole. un _v1cendevo_le_ sov_rap~or~, da dapprima e poi singolar- fermazionl perentorie queste to scoperto molto tardi e solo Pochissimi sono oggi gli auto– di figure e d1 1llummaziom. mente contrastata è rimasta ma, non fatte a caso nè az- in questi ultimi tempi comin- ri della sua levatura. Come di realtà e di sogno. c-osUmte fin dai giorni !onta· zardate. L'incomprensione ed eia ad ottenere l'attenzione spesso è stato detto egli di– La Sardegna di questi rac- ni de .- La Relève du Matm >. a volt.e l'ostilità incontrate da ed il riconoscimento che me- scende da Chateaubriand e conti, come quella stessa dei Avendo raggiunto all'incirca Montherlant In vari periodi rita. da Maurice Barrès. Il suo do– romanzi di Dessi non è sol- sessant'anni egli è oggi indi- di una intensa vita di scrit- In primo luogo è uno stili- no di stilista pur coltivato ed tanto quella p;iiria segreta scutibilmente uno dei mag- tore le rendono necessarie. Da sta anche hei lavori drnmma- arncchito è innato. Per uno che -si ricorda como cosa que giori scrittori francesi viven- noi in Italia. dove pure li lici. e Port Royal >. e Malate- scrittore come Montherlant il se a soiiado para dar pet1a: ti, forse il primus inte-r pares, culto dello stile e della for- sta>, e La Reine Morte>, e La pericolo sta nella dovizia, nel– si avverte in essi. qua e là, ed inoltre uno dei più rap- ma ha resistito forse più che Ville dont le Prince est un la tentazione di abbandonarsi ~r1~~aa ~ 0 re!~~ssgh~~~r ;;;;: ~----------------'----------------- :n: :~~~~!· d~\l'apbe~~~g;~z~{ so ri-svegliava la lettura dei 11Bagotta comportarsi come certi vlr- romanzi di Grazia Deledd-a. tuosi del pianoforte o del vio- un grnto odore, comunque. lino che si affidano ad una ~~tr~~~~~o ~e~~alir;!e~ìz~·ea~ Il trentesimo premio lette- ;~cn~~~ ~~~aJ!r! 11fn P!fifbl1~~ una civiltà poeticamente pri- rarlo llagutta è st ato asse· una sala gremita di pubblico. mitiva ma tutt'altro che bar- gnato l'll maggio. Nell'anti- li peggiore nemico Mon- barica, malinconica civiltà 11'-· ca trat 1toria loseana 1 _si ertl~- therlant l'ha sempre trovato nella quale una certa com- "no cl:lt com•egno g I un •· in se stesso. La scontrosità. passata tristezza è anche il ~ ~ta. gi:::!~i\ csc~/1\~eri:r:~:;:~ le contraddizioni del suo ca- segno di una profonda serie- giornal.lsti ed editori. \-in- ratte_re_gli hanno spesso crea- tà e brevit à di istinti ed an- citore del premio è stato to d1If1coltà provocando an- che di un cerimonia.le rigo- Pier Angelo Soldini C'On il che incidenti di_ scarza i":1- roso ma non ~olt_a?to fori:na~ romanzo « Sole e Bandie- ~i~~ft~aer fnaags3;:irl~a pesru~~= le e fatto d1 riti .estenon. re•; Enrico La Siella è st a~ durlo a ritirarsi. a nasconde- ma piuttosto di intime radi- ~oop::;c~:rn~a >d~ lonpl;el~ I\~ re nel cassetto le' sue opere cate persuasioni che si tra- manzo ..L'amore giova.ne »; inedite concedendo alla pub- mandano di padre in figlio Antonio Delfini. vincitor e blicc1zione soltanto quelle da e che hanno la forza di un del « Bagutta.-Vent'anni do- lui stesso considerate di se- irrefutabile patrimonio mo- po. con il romanzo « 11 rl- conciario interesse. Scrittore raie. L'-arte di narratore di Antonio Delfini cordo della nasca.,._ GIACOMO ANTONJNl - Dlt·nore 1---------------------' Dessi non evoca soltanto ~-----------~------------------' (Continua a pag. 8) Henry dc Montherlant

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