la Fiera Letteraria - XII - n. 18 - 5 maggio 1957

Domen,ca 5 maggfo 1957 I GIULLARI COMELLO E DELLA MONIC,t\. * POESIE FBÌ\LAGE~TE * L' mnicizia di quèsti due g1:ovani per la poesfo ci commuove per la stessa anacronistica am.icizia che alla poesia lega cm– che noi, in nmne della quale ci siarno m.ossi lieti se ci accu– seranno di « troppo buon cuore », tanto più che questa volta stiarno appellandoci proprio e soltanto a.l buon cuore altrui * di GIORGIO CAPRONI Chi disse che i racconti sono uomini. parte, ce n'è quanto basta perché tn:ti ben disse. E così noi speriamo di non ormai possano dire .e lo sapevamo già> dir peggio dicendo allora che le poes.t:, a proposito del significato che s'è voluto quando non s,.m grandi dame o non .se I dare al Trebbo poet.i.co , il quale per nùi ne dànno le arie, sono ragazze, e come ha un altro significato ancora - non tali, anche se fanno le ritrose e spesso trascendente anche se non ·reg'istr.1t.o si chiudono in sé. preferiscono esser - per il suo ritrovato sapore di farina guardate lungo la strada (e di quegli comprata direttamente al mulino. sul sguardi vivere) piuttosto che restarsene più puro sfondo nostrano d'un borgo zitelle in casa. montagnoso e castelluto, e alle radici Ma quando mai s'è visto una poesia d'un fiume ancora in esordio. Appun>to attraversare una piazza, e far voltare per quel tanto di , provinciale :t che li la gente, come la fa voltare appJn!o Trebbo (non il Trebbio) ha e \l'Uo}!;> una ragazza anche se non proprio bella avere in sé. come la Lollo o Sophia? Cornello e Della Monica, all'inseg:rn S'è visto, invece. e anzi se ne sono del Trebbo poetico, hanno dunque L1- viste di recente parecchie a braccetto ventato il più straordinario anacronismo in varie città d'Italia e perfin ".li Ger- del se·eolo. mania (tutte rese eguali dalla loro gra- Vanno in giro per piccole e grandi zia che non bada a patronimici: la figlia città' recitando poesie (d'ogni epoca e di Dante o di Cavalcanti accanto a quel- d'ogni genere) e riscuotendo a palate la .di novissimo casato), e soprattLllto (se non denaro, giacché l'ingressl1 - - miracolo - s'è visto la gente vol- crediamo - è sempre libero) applou– tarsi davvero al loro passaggio, e artdi- si (!). Appla1:.,i non soltanto per le rìttura far capannello (ressa addirittu- interpretazioni di Cornello (« superbrì ra. di mil,le e più persone), se non sem- - scrive Della Monica - a qualsi:1s1 pre su una pubblica piazza, in una pub- altra»: e convinzione condivisa da tanti, blica sala o saletta senza palcos·cenico, fra cùi Ungaretti, Quasimodo, Titta Ro– dove nessuno s'è pentito - pare - d'a- sa, Romanò, Gatto, per citare i più no– ver rinunciato per l'occasione al cine- ti :i-; e speriamo - per citare i meno matografo. noti - anche da noi, quando qui a Ro- Ci par d'aver detto abbastanza per far ma - presto - le avremo udite) ma capire che qui vogliamo e spezzare una pro-prio per. toro, per le poesie. Il che lancia :t (l'avessimo!) in favore del francamente ci confonde un poco le Trebbo poetico, o per meglio dire dei idee, avendo sempre avuto l'impressio– due moderni giullari Toni Comellll ~ ne che ormai le poesie ve.nissero scritte Walter Della Monica, frequen1atori non soltanto per chi le scrive, o tuttalpiù di corti feudali ma di borghesi sale o per u,na ristretta cerchia di amator.i (che di proletarie piazze, dai quali appunto non vuol sempre dire di innamorati) i.:e in questo mùmento abbiamo ricevuto non addirittura per il piacere cli certi non· un Assegno di Lire Cinquantamila, chimici o meccanici che, divertendosi a ma - a saldo della nostra buona iIP.en- scomporle in tutti i loro elementi o ro– zione - la Garanzia avaliata da un Pub- telline. non sempre poi riescon1=1a ri- blico Notaio che non. ci deluderann0 fa metterle insieme. · . prima volta che ci sarà dato di udirli. I vari successi riscossi• dal Trebbo (a Perché il be.ilo è qui, non abbiamo •nai Cervia come a Stoc-::arda} hanno invece sentito Un solo Trebbo, e il nostro pen- dimostrato cfie ie poesie, alla gente, nino unicamente s'è mosso (oltre che da piaccic,no ancora: basta che le si tolgano un poco di gratitudine: perché Cornello dal chiuso dei libri - che la gente s·è e Della Monica hanno portato fra la disabituata a freqyentare - e le si fac_ gente anche la nostra Annina) da una ciano, cori la viva voce, vivere e circo– spontanea simpatia. la quale già ci un:- lare, appun\o come si faceva ai tempi sce al coro dei Zaudatores che, da Un- del Re Pipi'no, quando altri Cornello e garettt a t.anti altri. del Trebbo hanno alt,ri Della• Monica - altri giullari e · detto un gran benP. . menestrelli - facevano per i Baroni Ma intanto, cosa significa T.rebbo? quel che ~oro d-ue oggi fanno per t-utti. -·-un Vei-de vo18.lltiri.O cì inforrna che e a solo vantaggio dei tropl?o timi<li (o .-:Frebbo è termine r-omagnolo (dal latino troppo orgogliosi) trqv,atorj 1 .,. ' Trivium), equivalente a Crocicchio, e Ma Walter Della Monica (ohe fa la che. Far trebbo significa riunirsi a ve- parte del J?resentatore) e Toni Cornello glia. Ma esiste anche il limpido vocabolQ (che fa quella del Recit,ante), oltre gli italiano (messo in soffitta) Trebbio, i appla'Usi, ripetiamo, finora non hanno cui vari significati - ricopiamo da un riscosso nient'a,Itro. E allora diremo che Tommaseo economico _ sono uno più invece qualcosa dovrebbero riscuote,-e calzante dell'altro: St-rllmento col quale anche in moneta, loro che sono così po– si. tri.ta O di.rompe la terra arata per 'ipia- veri da spaventarSi di un deficit - in narla. Canto, o Crocicchio, dove fanno un anno - ·di centomila lire. capo tre strade. Per Trivi.o non si. ww » Perché anche lo Stato non li aiuta !n (quindi, n.d.r., niente di triviale) anche qualche modo, affinché essi possano por- se e in trasL. una contrada dices~ Crnce ~~re 0 gl~i ~p~~·tebr: 1 ;~al\~g' a!!~z!lepte~ec'c\~~ al -, perché posta in un Trivio. Detto anche per Bivio e Capo di strada. Per parsi ,troppo delle spese? Perché le mag– Brigata, Crocchio, e sim. Far -. Far giori Case editrici non li favoriscono. crocchio. Trattenimento. Spasso :i-. prendendoli in consi<lerazione anche da Com'è bello aprire, deamicisianamen- uri· punto di vista pubblicitario? E per– le, un vocabolario così casalingo, e così ché cert? Enti di cultura non a,pprofit- pieno di patria. E così anacronistico. GIORGIO CAPRONI Ma, sentimentalismo e. divagazioni a (Continua a pagina 6) LA FIERA LETTERARIA GLI SCII l'l"l'ORI llJ l~A SOCI IJJ'l'A' * Essenza del lin!.!ur1~gio letterario * Sono ormai ben tanti anni che viviamo in mille contraddizioni spirituali e nelle 1ni.lle difficoltà delle contraddizioni reali che ne vengono di conseguenza, ormai abbiamo in1parato assai profondamente che queste contraddizioni inevitabili sono state uno degli insegnamenti più profondi perchè più duri a superare ed assimilare * di GUGl,IRl,~10 PE'rHONI Poter chiarire quanto d'impuro ha confuso, se non intorbidato l'essenza del lavoro letterario, è un .,,.,rnv·- lo assai duro e richiederà certamente il lavoro di una intera generazione. se le nuove generazioni daranno, anche nella sfera degli interessi artistici e letterari. uomini di· buona volontà capaci di operare una sin– tesi immeaiata del passato che ancora ci preme le spalle. ·e capaci dj \ma analisi che invece dovrà esse. re lenta e pungente e dovrà risalire assai lontano, con uno spirito di revisione molto più sviluppato di quel– lo che norm,almente anima ogni generazione che si affaccia alla vita. Cercar oggi di individuare l'essenza del linguag– gio letterario e riportarla spoglia ai suoi compiti, cercar di separarla dalla pressione tutt'altro che in– giustificata dì tutti gli altri interessi che hanno in. vaso le nostre ~oscienze attraverso tante lotte senza precedenti, è come voler dividere le acque di due o più fiumi dopo che si sono confuse per una piena mi· nosa. Eppure la riconquista di un rifluire normale del– le esistf'nze particolari e delle particolari attitudini nelle quali si qualificano e si riconoscono le varie at– tività umane, ~ una neçessità che ormai nessuno met– te più in dubbio. Sentiamo bisogno di un chiarimen– to che però non si potrà raggiungere altro che al mo– mento in cui sarà possibile riporre il corso di ogni 'e< fiume >i negli alvei originari e lasciare che le acque confu-se si smalt.iscano da sole. Noi, in pratica, non riusciamo mai a fare a meno di una continua elaborazione teorica nella quale mai restano disgiunte, le istanze più disparate della no– stra storia, dalle istanze 'della poesia in sè. Voler vo– lontariamente seguire un altro metodo sarebbe come rinunciare a essere vivi anche nella speranza di poe– sia che continuiamo a nutrire in c_uore, siamo nQi stes– si che vogliamo questa promiscuità di sentimenti e di metodi e di azioni, ma non possiamo fare a meno di sentire che proprio tutto ciò. nella misura in cui lo subiamo e lo vogliamo, è un elemento di disord1ne in– timo nei rigu<1rdi del mondo particolare e della par. ticolare <1ttività in cui vorremmo avere il bene di po– terci 1·itirare ancora, senza. scrupoli e rimpiant,i, senza nulla tradire della vita o dell'arte. Il disordine direi che non è solo nel nostro particolare. ma anche negli altri particolari in cui il nostro ormai sembra esser divenuto di casa; si tratta di una· coabitazione tra le più totali e promiscue le. cui conseguenze sono sem. pre paurose. <1nche se l'esperienza in sè, quando è do– vuta ad una necessità dalla quale non ci si può sot. trarre, è font.e dì nuova •conoscenza e di nuovi modi di intendere la vii-a e la collaborazione col proprio prossimo. Sono ormai ben tanti anni che viviamo in mille contradizioni spirituali e nelle mille difficoltà delle contradizioni reali che ne vengono di conseguenza. ormai abbiamo imparato assai profondamente che queste contradizioni inevitabili, se non _ci ~.anno fiac: cato. sono state uno degli insegnamenti piu profondi perchè più duri a superare ed assimilare; ~ggi la no. strn aspirazione è nella normale ~epa.raz1o~e dell~ competenze, nella ricerca della propna d1mens1on._espi– rituale senza che tale riconoscimento di competenze possa essere isola!'llento o sp•ecial!zzazi~ne, giacch~ la promiscuità di cu1 anche tutt'oggi facciamo espenen. za non potrà mai più f-a1·cisentire isolati e fuo:·1 de!?"ti interessi di chiunque altro. Vorremmo divertirci a pensare come sarebbero certe 'nostre cose il giorno che la situazione ocJierna, contro la quale non ci slamo accaniti. ma che abbia– mo più ragioni del normale per criticare. foSse supe– rata da una soluzione chiarificatrice che riesca. nei limiti del possibile, a restituire a ognuno la sua giu– sta funzione. Vedremmo le riviste che oggi, giv.stamente si chiamano tutte riviste di cultura, andar lentamente qùalificandosi come riviste di politica, di econo~ia,,d_1 scienze sociali. di filologia. di filosofia e, tra d1 ess!, alcune si chiamerebbero riviste di letteratura. cli cri. tica e magari, andando troppo oltre come sempre suc– cede, anche riviste di sola poesia. Vedremmo che le autorità costituite, invece di cer. care di interessaI'si di dove va e che, cosa fa la Jet– . teratura. si interesserebbero di aiutare la diffusione della letteratura nazionale senza preoccuparsi del suo svolgimento e senza volerlo indirizzare. Vedremmo le molte industrie della s•.amoa m~e. ressate a preparare un buon terreno ed uni\ lluonil r.r– ganizzazione industriale e commerciale p,...r il pro. dotto letterario, senza preoccuparsi di indidzz<>,.r~ovel'– -so basse esigenze di p:ura speculazione, u ut:l tzzarlo come benemerenza per sovvenzioni uffi::ali ecc-. Prc. Vedremmo ... Potremmo continuare p~r un bel pez. zo ma non riusciremmo a dare altro che dati esteriori di un fenomeno le cui ragioni, qualora si verif!casse, sarebbero tutte sotterranee, alla radice st ~ss 1 di una evoluzione nella quale lo sforzo spirituale mutH que~lo economico. invece di far di esso un elem<:!n:.o ,,;er urta lotta di pura supremazia di potere. GUGLIELMO l'ETRONT Remo Brindisi: "Via _çrucis" D,'1.LLA .f>;l(.;I1\ 1 tl D.l G.lOR1\IALE ;l QlJELLA DI LIBRO * Mestiere vocazione nell'''inviato" Artieri * Tre raccol,e, nel giro di due anni, 1,1-ttestano,·he in lui non è Ja,·ile d st•n~uere il giornalista dallo scrittore * di ENRICO FAL(tUI A voler essere .giusti, un al-1sporre di una certa dose di formare, contemporanei o po- vale, una pulce, anche di buo- che l'articolo, pur continuan1. ad effetto. E questo rientra minore; in ciò agevolato an- tro nome di «inviato speciale, vocazione, sterità non importa, si collo- na volontà, non può spiccare do a partecipare delle solle- nelle buone norme del «gene- che da ragioni etniche t~ di è da aggiungere al non lungo • • • cano 1n statue solenni nel salti. deve cammmare, fer- c1taz1on1 g1orn-ahsttche, attm- re», con mtend1menti e pio- tempe1amento Ma a dtfferen- elenco dei «professionisti.» Inviato speciale si nasce. tempio maggiore della Storia. marsi, mordere qualche val- ga la garanzia letteraria. E in cedimenti che variano da au- ziarvelo, per un'elaborazione che, da Barzini a ~ma?uelh, Ma per per~ezionarcisi occorre A_nche Plutarco e anche Ap- ta »; e si gius_tifica conside- Artieri ciò si verifica .sp~ial- tore ad autore e che, di fr~- più con'trollata e per una più pos~ono perme~ters1 d! tra- che all'attrito della sc~rpa sul- piano, a quanto se ne sa, vi- rando ~!1e il hb~o, nelle sue men.te dov~ la pred1lez1on.~ quen~e .tr?vano, per _eserr,ip10!aperta disponibilità, è l'espe– sfenre le propne . "con:1sp.on - la strad~ e dell'occh.10 sulla dero, co~e reporters. qual un- parti pm intrecciate alla ~r~- S!onca (ch'e un po'. come. 11 l'Ar~1~r1 111;pegnat1? in fmali rienz,a letteraria, intrapresa denze, dalla. pag1:1a. di g1or- realta s1 accompagni quello que. I.apianura di O~nne, pri- nac,a r~ce!lte,. «_rassom1gha r~scatt~ dal c~onach1sn~o. in. poetici. Cosi puye r1entr,a n~l'... fin dal tempo della rivista nale alla pa~ma. di llbro s.en - ci.ella ~enna sutla earta e della l'I'!ad1 stendere la Vita di Fa- m.ol~ o a; .viaggi d, una pulce s1ste m .ogm ((serVIZl(? >l) 1~ rego~e del g1uo~o la vane- '900 di Bontempelli e prose– za doverle r1scnvere da cima nfless10ne sull'apparenza. Oc- bio, l'uno; la Guerra anniba- tra 11cuoio e la pelle. accom- as~ume nsonan~a poet.1c~. ta degli argomenti e la per- guita attraverso la miglior a roi:ido e senza c~e !le] pas- con-e chE: la .curiosit.à ceda tic~, l'a!tro. _Il solo Livio P.a~nati da pause e da pru- G.11 stessi tratti des~nttl: spicuità nel tratt~rl_i. Ma par- produzione di « terza pagina,. s~gg_1~perdano d1 v,vezz.a e a!io . s.tud10, 1'1mpr~ss.1onE:al scr:s~e d1 maniera, su. notizie nti ». e le «pause>, a· pa1:er ~. 1 hanno. allora p~te1e d1 t1colare dell'.Ar~1e~·1 resta la dall'una all'altra guerra. Sie– di nllevo. . . g1ud1z~o. E che 1'1sp1raz1one altr~u;. ma 91.:1ello, diremmo nostro, son qui da J?refenr~ tia_lzare. il_ detta,to. come f?ga con cui v1 s2 a.dden~ra, chè più appropriata colloca- Stando alle tre volummose non sia da meno dell'atten- oggi. s1 salvava per lo stile,. pe.r le aperture poetiche cui nei capitoh su ~ uomo del sia che ,svolga un-a mdagme zione critica risulterebbe 0 ,,._ raccolte che ce ne ha presen- zione. "Forse ho viaggiato Ora, non sarà proprio nel consentono sen;i;a dispendio caos, sulla. Cntrora a Lec- sociale o un'inchiesta politica, gi quella che lo riunisse °ai tat? nel felice giro dei due per tanti anni in t.l.!tt~il mòn- tempio maggiore della Stor,ia di lirismo. . ce, su .La pta~ur~ di C~nne e sia che tracci un rih·at~o nel- campioni della «: letteratur,a ultim! annj ,---: ~a _dOJ??un do - _confsesa Art1er1 -:-- solo che i pos~ri an~ran"!o a ri- In vero, nell~ raccolta. si come m molti d1 q~ell1 .sulla lo sfondo <;J.e! suo -amb1e.nte o di via i» e delle « ca vi– labonoso tll'ocimo di p1u 1u- perche. da ragazzo, mi per- trovare G10vanm Artieri, ma passa dal conh·ibuto storico S~rd~gna. Quandp 11pae~g- che sceven 11segreto d1 una ste ,.. ~~nza tuttaivia t:iscu– stri. a sostegno di UIJ.aauten- devo dietro il fischio 'Qelle par certo cP• c;e coi:itinuerà (cui del resto !'Artieri 5'era g10, invece che r1pre~o dll'et- terra. Artieri non indulge al- rare' che !'Artieri da buo tica vocazione - non sarebbe locomotive». Salvo ad ag- ad a 1anzare ,rnn tanta bai- già venuto facendo la -nano tame!)-te dal. vero, _è.r!evocato, l'effimero della cronaca più napoletan'o eh€ a v~lt , . et~ infatti facile distinguere in giungere che a)l'inviato ~pe- danza. il posto spettantegli con IL tempo delta R 17ina: acquiS t a .una_poeticita dovuta di quanto può giovare alla te in cammin e e~~ ~a Giovarmi Artieri, dove finisce ciale ben s'add·1ce la qualifica nella saletta degli ((inviati 1950, c_on It Re, il Gene-rale e al s.ua naff1orare. nella me- stabilità della documentazio- da solo d ~o~o~c.;t 1 \~ il ·gior1:1alista e dove co~i~c1a di co.mm ~sso viagg!atore « i? spe~ia,li .>l del Novecento non i soldati .che '!)ins~r.o:. 1952, e moria. Anche. !e figure Vi ot- ne. E anche il particolare, an- luogh· di_ taa f. n . ~ 0 cer_~ lo scnttore. Nuovo :1~1i1.onf' traccia ~1 id1;e, fa~ti, dral"'!-mi, sa_ra, di. _secon_da. fil~. ~ra con Tre ntr~ttipoLttici e quat- teng~n~ u~ r11l~vo meno c~o- che ~'aneddoto li adopera a te ca~e vib~a~i~n!1 1 !tiehcet (1955), 'Napoli nobilissima guerre, rnqmetudmi e mise- gli mfimt1 art1coh di. viag- tro attentati: 1953) alla rela- nach1sti~o, e paiono atteggia- tal fme, con una bravura dì cert •mmag· . fa 1 ;. ~ e le (1.955) e La pulce nelto stivale rie del tempo in cammino :rt, gio che ogni giorno si zione di viaggio: ..con uno sti- te come m un racconto.« Sarà lunga scuola. Arti~/ s· 1 ~ 1fe r;:1 1 ian ": ~ (Longanesi, Mi~ano, ~95~) d?~ per p~i riferirn.e ai lettori d~i st3:mpano nelle .gazzette 1 po- le eh~ non_ ha bisogno di. let- queJ che sarà, ma per. certe Oggi che compier~ il giro nent 1 11 1 Pèt ss . a«pparte. cumentano. coi capitoli ptu suoi libri e dei suoi .giornali. clu sono quelli che s1 la. terarizzars1 quando l'articolo persone, cose e momenti della del mondo« non è più un'av- cac/ai8 }d~ f t\ dei_ gra nd1 pronti e coi pili assorti. come «Riferirne,. non 'sarà desi- sciano ristampare (e rileg- assume forma e accento d'((el- nostra vita avviene un curio- ventura geog1;afica » e che« la . 1 . 011 . 1 an asmi, ~mma~ agli interessi· e alle urgenze gnazione troppo spiccia. rl- ~ere) in volume. Ma quelli di zevira: ». Segno che Artieri ha s? fen~meno. Avvie!le ch'esse terra e le genti non sono più lati d. 1 curi_ose ~ostalgie. e ~ 1 del giornalista facciano ri- guardo al valore della testi- Artieri appartengono al grup- as.sim1lato - come non s 1llumrnan~, nel ricordo, d! da scoprire», Artieri sa di do- luoghi_ 0 dt peisone .mat vi-: scontro le virtù e le esigenze monianza, quand'è verace e po dei po.::hi che addjrittura molti altri dello stesso me- LI?a luce giusta e netta e si ver appuntare l'attenzione st e, ~1 scene fa~tasti~at~, d1 dello scrittore. Sia che voli approfondita? Ce lo prova ci guadagnano. perc-hè si rin- stiere - la lezione del buon d1segnano nella nostra co- più sugli uomini che sulle co- r~alta legge nd ar~e. Noi. ci fa~– intorno al mondo O che si ad- Artieri stesso. saldano in una continuità de. giornàlismo, attr-averso una scienza con una punta d'ar- se. per cercar di capirne, le c~amo personagg.1 a noi stessi. dentri nei vichi e nei bassi Trovatosi a visita·re l::t pia- scrittiva e riflessiv;i: ed è CO-·fatica e una pazienza di anni, gento "· inquietudini e i subbugli. Ciò ncon.templa nd0 ci nelle pro– napoletani O che ispezioni in nura di Canne, sulla sc?rta ~e. se ri~rovasse~o il presta: senz~ uscir d~l~e righe. e anzi Ma_ del buon gio.rnalismo, salvagu-~rda l'attualità delle ~pe~tl~1r del tempo .. traverso lungo e in largo l'Italia ma- d.elle sempre valide ind.1c~- blh~o disegno td~ale. C?s1 cos~rmgen?ov1s1 come m una scalt.1a:11ente ~artecipe _della s1:1,e pagine. nel mentre ce~ca 1 _.cns.. 1 def~r~a~tl, ~a cosl lata del Dopoguerra, la re- z1oni registrate da Pohb10, ogm raccolta ha 11 suo filo tacita ma mcessante ed acca- sa~g1shca nell ~rdua ndotta di fissarla in una prosi;1ett1va ucchi d1 P_oetici tle!llon, ~el-: ciprocità del con<lizionarsi tra Plutarco e Appiano. non ha conduttore, e I.a compagine nita garn da rinnovare e supe- m1s~ra dell'articolo, Artieri non giornaliera: e chi sa che la no st algia l>. Ed .e. l'Art1er1 giornalista e scrittore è in potuto a meno d'inorgoglirsi dei vari capitoli rer.ta pili ser- rare ogni giorno. Dare al o_ossiede anche la riassuntivi- ~ consentirglielo non sia lo che,. cedendo. al « v 1~ 1 o » dell~ Artieri così intima e sponta- :-onstatando che il « mestiere r.ita. •servizio» la documentata ta: tutto un ragionamento. stesso studio per la cernita stona, potra- darci doman: suasione che anche quello ripete origini troppo basse se .In quanto a La pulce -nello nel contC'mPo. imprimergli il s~e. ~ condensarli nella laco- teria. • • * v1agg1 da_ fermo. nel chmso Paµ:. 3 CRONACHEDEL PlACERE * Su1 pratel!o dell' A,,iene * Donne e colori - Questioni. d'età - Officine di gioco • Un'ambigua metafisica - Pine e pinocchi - Tutto sommato - A mo' di st1renna * tli Al.,F01i'SO GATTO Qui, sull'Aniene, si vedono donne a be_i,colori, ros– se, celesti, gialle, che altrove non ci son p1u. S'annyn: ciano da lontano. salendo e scendendo dai terrapieni che costeggiano il fiume. I loro colori non son d'og~i e non fanno pittura: ma di ieri. dl un passato prossi– mo che amò l'illustrazione, le bandiere, le coccarde. gli sciroppi (megLio dire i siroppi), le feste. Ogg! i colori degli abiti più modesti, non so se per tecnica o per gusto, fanno corpo. tono. non gridano, restano opachi. Ieri erano velini. religiosL mariani. Sempre al sble dell'Aniene vedo bambini. italiani e no. Hanno nel comodo. negli abiti, nell'igiene. uno standard internazionale che gli adulti sono ben lonta. ni dal raggiungere. Genitori modesti e arretrati con figli à la page. Ai diminutivi. alle grazie. alle maniere è sempre affidato il contagio delle società provvisor:e. / Leone che faceva girare la rivoltella su un dito solo come un cow-boy l'ha puntata improvvisamente contro un amico della sua età, armato anche lui. In nome del comune orgoglio si son detti all'or~cchio chissà che proposito da ridere insieme e da scappare rincorrendosi tra le gambe dei domenicanti. Siamo rimasti di fronte io e il padre del bambi– no: lui, veneto a sorridere prima ancora che a pc1,·– lare. io neutro come mj sembro ridotto quanto al dia– letto, di buon impasto, credo, qual'è la lingua in boc– ca d'un calabrese istruito. Scusandosi di non esser giovane a trentotlanni per quel figlio di sei. mi ha costretto a dir di più per i miei quarantasette. Ne è rimasto contrariato. trovandosi sopra lui che voleva restar sotto. Mi ha ofJerto una sig"àretta. facendomela sceglie. re fra tante d'ogni marca, italiane e straniere. ~he ser– bava in una scatola delle più pregiate. dicendosi au. tist<1 da vent'anni presso una ditta, contento d'esserio e d'aver pensato tardi a prender moglie per non sba. gliare, come non aveva sbagliato. Voleva soccorrermi e ridarmi, con l'esempio della sua buona riuscita co• niugale che ripagava come tutti chissà con quanta rinuncia, l'iniziativa di una pmdenza ancora più in· fallibile, quale egli poteva veder riservata alla mia età che scomJderatamente m'aveva costretto a rìi. chiara re. Gli uomini buoni son tutti falli d'impaccio e sba. gliano !'entrata: per riparare. non trovano l'uscita. Finalmente soli. gli uomini abbandonano ogni vel– leità d'onore e si dilettano ad abbrutirsi. Hanno quasi tutti. come Luigi XVI le proprie « officine n. Scrive Baudelaire nei << Journaux intimes )): '' Mais ce n'est p'as particulièrement par des institutions pol.~iq11es que se manifestera la ruine universelle, ou le progrès universal: car peu m'imporle le nom. Ce sera par l'avilissement des coeurs ''. Abituali ad aver paura di se stessi per le armi e le invenzioni che si lasciano sfuggir di mano quanto più credono di usarle, gli uomini a poco a poco. in questi ultimi tempi, si son venuti formando una strana idea del <t mistero >i. Sono sempre più serviti da << estranei >i di cui non conoscono le ultime intenzioni: radio, televisione, automi sono gli dei ex• machina delle loro case. Il progresso lascia dietro di sè quest'ambi-gua meta– fisica. Conosciamo soltanto i << modi d'usare il farma– chi, macc•hine, formule e pensieri ignoti. Non c: s"'r– prendiamo nemmeno d'aver tanta fede. Qualche volta - quasi da assenti -· siamo colti dal dubbio d'essere sopraffatti. •Per rassicurarci proviamo più e più volte a chiudere l!interruttore della TV. <( Dipende anche da noi», vorremmo dire, ma il pensiero ci agghiac. eia. Nei sensi, prima ancora che nella mente, siamo sconfitti. Le idee ci precedono, in bianco. E' la fine dell'umanesimo. A tradimento, senza parlare, tentiamo di dirci di no, ma sappiamo che il nostro tentativo di addomesticare l'ignoto è il modo più vile con cui ab. biamo imparato a ig,norarci. O forse, nell'immaginario tornare al nostro pae· se, ch'è un raggiro per tornare a noi stessi. faremo com~ il Bretone d'una poesia di Prévert? Aveva <1... quelque chose - quelque chose dans sa tete - ·quelque chose de mauvais >) e finì col torcere il collo all' « oncle Grésillard 1> di cui temeva il vaticinio per fumare alfine una sigaretta in pace sulla soglia del patibolo. A proposito di « quelque chose dans ~a tètz » e di patibolo. mi v!en da ricordare le ultime parole che André Chénier disse all'amico poeta Roucher. col qua– le era legato insieme sulla carretta dei condannati. Il trentaduenne elegiaco André. al rimpianto dell'amico per lui, esclamò: «: Ic n'ai rien fait pour la posterité! » e, poi levando il capo come a scuoterlo con le mani che mai più avrebbe potuto muovere: « Pourtant j'a. vais quelque chose la! >:, Torno alle pinete dell'Aniene e per paste e pa. stiere di questa Pasqua appena sparecchiata ricordo il (e Canto d'uomini che vendono le pìne ii di Ma– chiavellL Non son vecsi molto belli. ma « teneni \l sì a.d ripagar-ci di tante tristi astrattezze. Ricord-i:.~Y A queste pine. ch'hanno bei pinocchi, Che si stiaccian con man. come son tocclii. La pina, donne. il1fra le frutta è sola. Clte 110n teme 11è acqua., 11è gragnuola; E che direte voi, che dal pin cola Un liquor, ch'ugne tutti questi 11occhi? Noi sagUam su pe' nostri pin. che n'hmmo, Le donne sotto a riceve·re stanno, Talvolta· quattro, o sei ne ca.scheranno: DunQue bisogna al pin sem,pr'aver gli occltl.. Ancora di Baudelaire nel «Mon cocure mise a nu». (e Bisogna lavorare. se non per gusto. almeno per di. sp·eraz.ione. Tutto sommato. lavorare è meno noioso che divertirsi>>. Così, a mio modo, voglio ricordare i cento anni de « Les fleur-s du mal ll: ma ne parlerò un'altra volta, a rilettura finita. Comunque, è una no. st'ra faccenda dì famiglia. ((Les nations n'ont de grands hommes que malgré elles l>, ci ammonisce Lui, Per finire, a mò di strenna, questi miei versetti nuovi ci stanno bene: .Sur praticeHo delt'Aniene il bambino ignaro viene a giocare anche per me. Oggi è sabato di gloria, tutto passa nella storia non soltanto duci e re. Passa l'erba, passa il fium~. ii tepore cli'è nd hone cleUa terra oggi per te. ALFONSO GATTO nea da ribadire in noi la per-I di viaggiare per scrivere non • • • fondatezza del sopraluogo e tutta una dimostrazione rie- e per l'assestamento della ma- q~alc?e sorpresa: quello. dei dell'« inviato speciale,. è me- coloro che Jo esercitaroi:io ne1 7 I sti~ale il ti~olo si spiega rigo;e ~ella n.fl~ ssione e c?n- mc;t_a o. n~lla \m1:1agìnosità A prime: vista, Artieri. sa- dello studio. ma col c~ore tra stiere per il quale, chi vi si Jia stessa forma e :11an.1er~_d1 facilmente ricordando eh.e sent1:gh quasi ~ estro dell m- degli ultimi p~r10d1, a ~eno rebbe da r1col\egare alla hnea 11 mura della sua Pa1 tenope. voglia distinguere, deve di- oggi e con gli stessi fim d1 m- <( stretta .. tra gamba e stt. venz1one: ecco 11segreto. Far che non preferisca una chmsa dello Scarfogllo e della Serao ENRICO FALQUI ____ _.________________ __,

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