la Fiera Letteraria - XII - n. 15 - 14 aprile 1957
Data Ja sovrabbondanza di scritti che cl pervengono con la esplicita richiesta di gtudizi particolari. comunichiamo agli interessati che direttore e redazione della «Fiera)) sono asso– lutamente impossibilitati a dar riscontro a queste richieste. ORARIO UELLA ltl!.UAZIUNE ll 13 16· IIS LAFIEIIA tETTERARIA i\lanoscrltll. f.ltO t' dtseirnl oon oubbllc-.:: i.ll non !(I restituiscono UNA CAUTELA CHE PUO' DIVENTARE UNA CONDANNA * Nel Pantheon degli autori non c'è posto per i viventi * Pa1•1·ehi1e che il solo loscinpasscU'e valido fosse quello ,tel ce1·tì/ict1to di nuscitn e non In potente di buon sc1·ittm·e * di ENRICO F ALQUI :;. o o,,.,, o o DJ AMl':HJCANI ADl!:RJSC::ONO AJ BDOK CLUBS Lo oentale tni21atwa e ,tata reatrz2ata tn ltalla daQ11 Ai'tllCI DEL .(,I H HO 1 cui aderenti e:odnno dei -.e(!1Jent1oenef!Cl: ()J ♦ r1cevuuc b dom1c1110. a rneb..l posta. 1 o:lihn del mesi-• da loro rlchiP_<;tl: e) ♦ rlct'vunu 10 premtu un •libro del me:,ea a •uru scelli, del valore medio degli acqui~tl. per og-ni due •lihri df"I mrsf'.> da loro acqui!itati: d,J ♦ usU1rU.1SCOno del servwo gratwto Cliconsulenza u braria offerto dagli •Amici del llhro•: eJ ♦ Inuscono dl uno sconto sutl'lwporw dell'abbonamento a riviste e giornali di carattel"f' lettPTario. L'adesione al tsook UJuo it1tliii,oo e uo~a e ~ratu1ta e "l etfettuR. con l'acquisto di un clihro del mesi!•. Gli aderenti ohe presentano tre nuovt associati han11,, diritto a scegliere gratuitamente un e libro deJ mese• Richiedere senza impegno dettagltato programma e schedo di adesione agli Amici del Libro. viale delle Mll!ziP 2 Rnmn 1 Ungaretti fra· Cornello (a sinistra) e Della Monica dopo il "Trebbo Poetico" dedicato al poeta svoltosi a Ravenna. alcuni giorni fa.. Cornello e Della Monica hanno prcscnia.to (con commenti e dizioni) liriche classiche e moderne. La manL festazione ravennate, come quella forlivese (svoltasi la sera dopo) ha. richiamato una folla di un migliaio di persone provocando un entusiasmo attorno ad Ungaretti come mai, si era. verificato BAT,KVANTI l!\li\lAGINI DI VE:VEZI.\ Metamorfos~ del I'An~elo Olotilde tra due guerre (Continua da pagina 1 > I un coro contrastante, una drammi individuali si proiet- mozione sincera, diremmo -,- . tasti~ra ricca _di suoni d!- ti?o a poc~ a poco quelli e vissuta> che traspare in bondo . de,11 en~ou~ape . dei versi; la realta che ne n- d1 una nazione e come ·ella tu.tto il romanzo-diario di C,roc_E;, l suo giu~izio __ s, fa- sulta è quindi varia e ·com- accetti di soffrirli guardan- quest.a fanciulla che si fa ra ptu uri e anc e piu cof plessa. regolata da un hu- do in faccia alla realtà con donna e che affronta la vita rente, .a1_1c le se qua e 1 ha mor solt~le .. oss~rvata com'è trepidazione, ma con fem- con tanta chiarezza e con– tr~~panra anco}a h qua \ e da angoh d1 v I su a I e non minile consapevolezza. Ap- sapevole candore E soprat– T~tfin~~ròe èq~e~s; /;~i: sempre simili, spes_so in con- punto per questo si accetta- tutto si acc~tt~ "Per _l'ultima tato a fuoco non soltanto su t~as~o tra loro,. e 11.s_uo non no di questo libro tramato parte del diano co~1 amara quelle che sono le reazioni d1ch1arato ma 1mphc1to an- su una minuta cronaca fa- e co~mossa e cosi aperta dirette di Clotilde ma dal- ticonformismo è anche uno miliare ricca di affetti anche ormai, oltre la crona7a, •ad l'incroci~rsi di esse' con quel- dei pregi di questo diario. le cose che personalmente Y~t;r:::i~~e co~~re~Sl~~Jiu1 le di tutto il suo ambiente: Traspare da esso una chia- non ci piacciono: l'orgoglio tragedie che Clotilde annota i giudizi talvolta contrad- ra e aniinosa immagine fem- borghese. talune freddezze e fa sue. E tra tanto reali– dittori del padre alto magi- minile nel suo sviluppo lun- diremo classiste, nella pri- smo o neorealismo dichiara– slrato (oscillazioni. diremo, go il corso degli anni: la ma parte. quella della guer- tamente populista è proprio burocratiche. di•casta), quel- giovane donna 1915 con la ra 1915-18. dove si insiste la puli~ia, la civiltà di que– li più limpidi e sempre ne- sua coscienza di essere alla un po' più del necessario sta borghesia, senza infingi– gativi, su Mussolini e il fa- vigilia di eventi assaf più sui dolori e sui sacrifici del menti e anche senza polemi– scismo, anche se dettati solo grandi di quello che non pos- cèto al quale appartiene Clo- ca a -dirci ancora una volta da un profondo istinto. del- sa prevedere e sopportare il tilde, e un po' meno su quel- quali sono i limiti di una la madre. quelli dello zio ex suo animo di donn.i., ma da li di tutto un popolo si sa buona e civile letteratura, deputato, e via di seguito, lei acéettati con la sicurez- quanto provato, una certa una buona letteratura. che è cosicchè è proprio un'arte za di una profonda vita mo- aria mondana, che non si anche fatta di educazione. di tanto più scaltrita. quanto raie, il su6 coraggio nello intona troppo con ra 8lo- serietà morale e di saggez– meno rilevabile il suo gioco affrontare la vita. la sua tilde che ci si presenta'va za, doti che oggi accrescono a 11 a superfice esterna, di umile ma ferma dirittura in prima del matrimonio, nella il rammarico per la perdita esperta scrittrice, quella che un'epoca di facile arrivismo: nota su Capri; e si accetta- di questa scrittrice. riesce ad offrire al lettore si veda come sopra i suoi no soprattutto per la com- FERDL.~A.t.'\11>0 VIRDL\ CROY\CIIE OEL PJ.\CEBE * LE CASE I~ FIORE Sale nell'aria il fre,co rlei giardini, l'ampio silenzio clrlle case io fiore coi bimbi addormentali sui ,gradini ... * ,li ALl<'O.\SO GATl'O Il paese sembra nato da un sussulto, le case bian– che dalla luna. Una volta c'era silenzio, una volta la mamma che portava di stariza in stanza il lumino delle paure camminava nel bosco della notte. saliva e scendeva per una scena di Wagner. Allora c'era Wagner. laggiù, tutti gli uomini del Nord. anche Ibsen col suo occhialetto. I figli del sole. usciti dalle Utopie e dalle congiure. levavano il capo. in piedi contro l'orizzonte. Gli indigeni non sapevano di aver casa in un dia– mante e che le finestre delle loro piccole sta·nze erano le sfaccettature del magico anello che la .montagna si metteva al dito. Gettavano addosso al limoni bei cappottini-di stuoia. Con un-po' di malta, una cazzuo– le e una scala squadravano e inc.astonavano case nella montagna, ma non sapevano di costruire un paese cubista prima di Cézanne. Dipingevano bianco per fare azzurro come se avessero sempre contem– plato nevi e ghiacci che non avevano visti mai. Strano questo sortilegio del fare e del toccare tutto con mano. quest'anticipo sulla teoria. Ma, chi sapeva che il mondo, a furia di essere insensato, avrebbe perduto i sensi: chi immaginava che a furia di spregiudi– catezza l'uomo, un giorno. si sarebbe persino mera– vigliato della spontaneità. eleggendola a sistema o per lo m_eno a modello? Quegli indigeni certamente non lo sanno ancora. oggi che tutti mostrano di edu– carli e di tener conto della loro nazionalità, della loro e organicità>, della loro verginità. di tut.te le astratte parole c:he coi troppi accenti s'azzuffano anche nel nostro periodo. Allora erano e si consideravano piuttosto uomini usciti da vecchie civiltà dipinte e cantate. rimasti fuor dai contratti sociali e politici dei nuovi tempi: marinai che avevano sempre di che aggrapparsi alla vita prima che il mare se li portasse via. Tra le rocce I a strapiombo il treno non sarebbe passato mai e non è ancora passato. Neanche la luce sui fili sarebbe venuta se stavano appena scassando la strada tra capo e capo. Sarebbero apparse per le carovaniere di sabbia le prime carrozzelle gialle col cavaHo ma– gro e infiocchettato, venendo da Salerno. da Vietri o da ,Castellammare e portando sul panorama gli In– glesi con le lunette nere agli occhi e l'ombrello di seta grigia. Poi, i Tedeschi e i Don Chisciotte russi alla Scialiapin sarebbero calati con grinta espressio– nista a far la scena su quella conca marina che. dava loro modo di specchiarsi, di colorar pennelli barbe e costumi e d'avere persino l'eco della propria voce. Tutto questo non era detto nella parola che fece mondo e paese all'estremo del vecchio golfo di Pesto. In quella prima parola c'era soltanto la natiVità di un sussulto, d'un cristallo che si rompe e resta cri– stallo. universo, in ogni sua scheggia d'acqua e di luce. Io so che le case bianche, fresche, tirate su dalla calce ch'e i muratori hanno sempre sulle mani e sulla giacca, sono case di luna. di serenata. di e voce 'e notte,._ La quiete di Leopardi può approfondirle. E l'uomo che nel Sud è sempre un viandante al suo sguardo, con loro sa di vivere in un rilievo. in una stretta della terra, figura lui stesso in una misurata e affettuosa prospettiva che non è mai eguale come negli affreschi di Giotto. Sono case spontanee,, na– scono dal di dentro, da quella elementare ospitalità che fu dei Greci ed è degli Orientali, scoperta da \Vrigbt sui libri di Lao-Tse. Direi che nascono dallo spiraglio di una terrestrità vittoriosa. Immaginate.. per capirmi, l'occhio socchiuso che filtra la delizia del suo sguardo e il nostro modo appassionato di bere l'acqua e il vino. come succhiandoli. Sono case fitte di se stesse, còlte e impressionate dall'appari– zione. eppure durevoli in una forma che è sempre vivida della propria sostanza plenaria. Case-fem– mina veramente, case feconde. nude, schiette. éaroc. che per quanto in sè sole abbracciano l'empito del volume, la succosa durezza del chicco nel grappolo e nel festone dell'intero paese che ride. Ì..a cupola è il sogno dei nostri paesi. Gli avven– turieri della bellezza che s'inebriano di Positano e di Capri. di Amalfi o di Ravello e che è.agli indi– geni tardano a apprendere la semplice soavità delle parole che pure non si stancano di cantare. credono che la cupola sia soltanto il puntino della loro me– raviglia o - come dire? - un'esclamazione ratte– nuta. Così, forse. sperano di non arrendersi a una civiltà. per riconoscere soltanto la natura. Strana credenza, se l'incanto dei nostri paesi è un segreto di vita appreso dalla terra e alla terra ricondotto per vene d'acqua. per giardini, per fiori. per frutta da quegli uomini affusolati nelle gambe. da quelle ti– mide donne che fissano il tempo e coi propri bam_ bini si fanno burla dell'innocenza che hanno addosso come una smania. Non vedono nella cupola il cla– more di un giorno di festa che è sempre ai confini della sera, lo stormire altissimo dei paesi che si chiamano all'orizzonte. sul dolce azzurro canale delle acque marine. E' l'ora dei nidi, il paese si fa di piume. Le donne vengono alla soglia dei balconi. dei piane– rottoli con le mani incontro al volto senza toc– carlo. Si ricordano allora di una dolcezza che ave.– vano quasi dimenticata. cercano di trattenere il riflesso di luce che le fa leggere e pingui. Corrono. vedendosi correre, per la spiaggia rosea ove il mare lievita senza rumore. L'hanno lasciata gli impres– sionisti. questa spiaggia. l'hanno lasciata i e fauves >. ri--Ia gli indigeni non sanno. l'hanno sempre• avuta. Sale nell'aria H fresco dei giardini. t'ampio silenzio delle case in fiore coi bi.mbi addormentati sui gradini ... Sono miei versi di e Novilunio>, scritti nel 1933, quasi venticinque anni fa. Me li sento nascere den– tro. nel mio cuore di ragazzo. se chiudo gli occhi e vedo le mie bianche case del Sud. Gli architetti cbe hanno scoperto solo oggi la e spontaneità,. del loro essere al mondo. le rispetteranno, speriamo. sino al punto di non volerle ripetere. Riavrebbero soltanto tra le proprie mani chalets. cottages, gio– cattoli di vita felice. A meno che non si mettano in armonia con la voce notturna del pastore che erra per l'Asia. ALFONSO GATTO
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