la Fiera Letteraria - XII - n. 14 - 7 aprile 1957
Pag. o J;:A: FIERA! LETTERARIA! Domenica 7 aprile 1957 con modelli di pietra ella gi:an– dezza na.tur.a:l.e ~ ci compas– si0<1avano p e re h è v.xlevamo «fare finto», uno dei nostri centomila monumenti ,-eri. Ma clhi. fra tutti i detrattori del campanile. veechio e nuo– vo. ~:lS&lva il limite e metteva :fiuon dai gangheri il Sacconi, ::al~v!;:w.1a.Ja q=ag~~~~ Libertà forse troppo scontate esofferte, non ~esticolazioni liberta osarto dare la ,.noti.zia del crol– lo in poche rigtie. con un ti– tolo su una colonna. Per quel .giornale ..privo di fantasia,. e'era pfuttooto da aUietar'9i. che da piangere. do:po la fine del co1ooso. Scrh-eve. infatti tal Goliardo, in una prosa il cui tono era notissimo al Conte: « Io... sono lieto di quet*-1 ca– duti.a e non vorrei cile il con– .si,g'lio comunale di Venezia - co,-ne si minaccia - peosasse a~a rieostruz.ione dell'edificio. sgra.z:ieto e volgare, con le sue strisce bianche su!l rossastro dci mattoni ... ». Quel ,.brutto co– so» (d~ito da GiaC:ur.o G<i.1- lina « qucl mana de campa– ni!,..) schiacciava brutalmente «la leggiadria di Venezia ... !Ma l'a."111101902 ayev:a regi– strato ancora prima Cihe il ca.in – pa::n,::le di San Marco croll asse , un ailtro importantissimo av– venimento. non import.ante ed eooeziooale come que'.ll'altro - anohe perehè cli carattere i11 ce-r.:o modo più tecnico - ma senza dlulblbio é<leezionale per un uomo come il Sa-cco::iii., clle era prima di tiwtto un ardh!l– tetto: si era• inaugurata a To– rino l'H mcWglgio la esposizione internaziona:le d'arte decorati– •ve.;e fin da a±lora, anzi qual– ohe tempo pl"imG d! allora, nei sa!lotti più (fUQJ.ificati e nei oi,r– cdli pro.fessia.J,ali di artisti e di appalhatori l'« arte nuova», lo «stile moderno», la «decora– zionee Liberty ». stili, modi e concezio:i.i a-i quali si era in– fonmata la Bsl>osizione. erano .a:1 centro delle più a;ppassiona– ie dispute. pro e c0ntro. an– che qui. le ragioni es:teticbe, morali, oociaJ.i. eeonomiohe di qUleSto fenomeno. I1 Sacconi, Stmtpre pr,imo ad essere io!onnato delle cose de:l !J)BSS8to ql.l'a!n to ad a'I'Cfuitetbum, non era mai stato eeeondo nel– na schiera dei euriosi del pre– sente. 'Thrtb:ow:ia, poco prima ohe si in~asse la :&posizione, rimnse sgradevo1men te impres– sionato, J)Oll'.lendosiSllbito, d'i conseiguenz,a, in uno sta1o di dE!l!fid,en:tecuriosità nei oon– iron•ti dEillè Mostra di Torino. alla lettura d el programma esteb."t-o de !l.la m1élllul'estazione. Esso esolud ev.a dn.mQ\le <«con ina-udt:i1o8'l'dtimento »> tutte le « rilproduzioni di stfili storici », ammettendo sdlhanto «~ di.notanti t010 sforzo verso il 1rinn()'\,, ama1,to estetico d e :il a for.me ». struirio sotto aspetti consueti e ovviamente signifi– cativi (e sotto note forme•), ossia nel e sistema quieto> delle nostre percezioni. che è il cosiddetto oggettivo. E non è dunque e att'origine deLl'azione artistica una causa che s'ingoifa nelle tempeste del– l'animo e della coscienza per citi i segni (come gesti) acquistano autorità> perchè di fatto questi gestì son come i gesti di gestazione: i calci nel grembo dei neo-da-nascere, e ancora senza determinazione ed ..espressione che non siano oscure e veJleitàrie, e dette infatti: ,·natura prenatale• ma per inten– derla poi come forma manifesta. efficiente e produt– tiva, che è il modo perchè e la curva lirica soda– lizzi con la linea speriment.ale dell'intimazione esi– stenziale>. Per èiire che e è assurdo esigere che L'arte sia accessibile senza studio o educazione:,. Ma troppa, a questi lumi, se ne pretende e vuole. L'estetica addentrandosi neU'esame di quell'arte come a manifeslazione che ripugni dalla parola e decorazione> (e che invece per la sua vocazione all'eccentrico, ha soltanto ripugnanza della regola– rità. simmetria e ripetizione delle forme di lei, e delle di lei contrizioni e logiche> al suo verbaliz– zarsi. e del formale protrarsi in automatismo del di lei discorso), ritorna poi incessantemene e ii;iav– vertitamenl.e a patrocinare tutti i termini ricorrenti alla definizione della decorazione appunto. ampli– ficandoli e dibattendoli ad uno ad uno. E solo quan– do ne ha esaurito la scorta. senza tuttavia ricavare ragione di scarto e di divario da quella al di là di quanto s'è detto, vista l'impossibilità di dimostrare. in termini tecnici ed estetici, che quella sia poi a1tra cosa, nè che il proprio almanaccare sia più che un'illazione soggettiva e neppure paritetica alla ragione sufficiente dell'arte; imbastisce un reale pro– cesso delle intenzioni tra i più estrosi e spericolati; e comincia da una e smontatura> e ab iniquo• del– le ripetizioni teoriche di che fin qui s'intese per arte (e se la cava con ipotesi come: e rimodellare la realtà oggettiva> che è davvèro una curiosa ipotesi della realtà e dell'arte: quella perchè data come cosa gratuita e non solTerta e tanto meno ipo– tetica, questa perchè coneessa ad un prezzo che sembra fisso) (oppure: e appticare deHe tinte sii uno schema disegnativò > quando già nel '400 Piero della Francesca aveva trovato il e tono> ossia la sintesi di luce-forma-colore. come forma del senti– re) e per ridurle ridicolmente semplicistiche e sprov– vedute da tanto che se ne intese dal tempo dei tempi di congetture e proposte; e e montare> in antitesi una macchina tutta nuova e fiammante sopra i tetti del soggetto, per fare sondaggi nelJa oscura cantina del di lui subconscio attraverso l'introspezione dì va rii piani d'intermedie e levitazioni> e e latenze>, e recupera processi di coscienza e di sotto-coscienza (soggetti inediti di e fantascienza> di contenuto animistico e spiritato) che sarebbero presenti in quell'arte quando sì e quando no, e 9uando gli uni e quando gli altri; e suffragi di soggettività rispec– chiate sul soggetto medesimo, e anzi neppure rispec– chiate (e vedi che lavoro di testa). partorite, come Minerva dalla testa di Giove. Ma pare poi (e qui è il nuovo) che Giove debba partorire se stesso in un figlio padre di se medesimo, e alla sua stessa e potenza> tanto da potervi venire, nell'atto proprio del parto, a collusioni determinate. Vedi che scienza da stregoni è quella delle sel– vatiche, conturbanti e paure> e degJi ancestrali e af– fidamenti> sul e segno>, e in genere sul suo e si– gnificare> per fori:a implicita di rudimento. Una scaturigine che adesso magari si è convertita al Bello, se di bello può più parlarsi in un tale spo– stamento di termini estetici. Il « nuovo stile» - a quanto di,cev-ano i suoi S'OS'teniiori - noo era na1o come una teoria, sul tronco della q uafte sareb– bero poi sibooci.a.ti gùi esem– :pi; era gli .à Wl alb ero fiorito. wmeggiante. dai color.i e deJle forme singolarissime. che aspet– tava d'i essere scoperto dai più. studriato. ba1t~to. Nell'aa,rile del 1900. due anni prim.a dei bando della Fsposi7li.coe, si ere– no riuniti a Torino in aooean– blea i « novatori d'EuI'O(?a », i qualli, se non elessero loro pre– si.dente Raimondo O'Asonco-. E in questo clima, que1l'estetica tramuta e tra– Git.rt.raO.e «deus ex madhina,. sferisce un soggetto-agente, imbolsacchito sull'c in– della ~osi.zione Internaziona- transitivo> d'autorità (e n rinnovamento deU'orga– le d'arte d-ecor,atwa. conside- nismo artistico può avvenire soltanto se ... > con una rarci:::o i-I brillante airohitetto speéie di guida apodittica del pensiero a senso uni– come tmo dei ma;zglori paila- co. che ai tecnici ·sembrerà magari incontroverli– !in~=~:a~ 'ì?f>~c~u:;; bile, ma che di fatto non lo è per gH artisti. I secoli professo-re di Universi;fà a Mes- insegnino, se a proposito del seicento (secolo dai 6 rn,a, aveva partecipato ed una molti e gusti>) abbiamo visto convivere contempo– infinità di concorsi v:incendone raneamente l'illuminato realismo caravaggesco. l'i- . assai pochi e, ohiamato a Co- <lealismo caraccesco, il formale luminismo di Rem– stantinopolf' per la costruzione brandt, il barocchismo di Rubens. ecc.) e che si di uoa E::."J)Ottiz.1one. tanfo piac- scarica non sai bene se su, o in, o sotto. o intorno =Ò aji s~~:'f~Scilt.!h:. a se stesso, ma comunque su nulla di oggettivo, Tlop.JX> JXKX), in verità. alilo nuova e alla potrida > dì Sancio Pancia, éhe gli ri– attivo di questa carriera per sulla interdetto. (Intransitivo. che certo non è a persuadere i·l Sacconi che lo caso il e requiescat in pace> da parte della cono:– « stile ·mooerno », sposato in- scenza ai propositi del fenomeno). tierammote dal D'Aronco, fosse Sdenza che, semmai, riserva a un tal. soggetto una cosa seria. E poi, dO'Ve quel tanto dj oggettivo nei limiti di quel che si può ;f~?er~~ e~~~oG~te~ern_:. scorgere 1\ttraverso una lente, perché sembra se ne si diceva _ olamorosissi mi fin possa concedere all'arte il macroscopico del solo d.illa Esposizione Uniwen .a.le di microscopico: una oggettività zero virgola 2;ero Par~; ma. per dir le co se zero divenuta carica rappresentante perché inedita, come stanno~ n Sacconi oon esistenziale, prosciolta. Virus barbarici e belluini se n'era accorto. ma in cultura ridotta sterile perchè non tu capo a E la colpa non fu butta sue: nessun indice di ritenzione obbiettiva. Un fascino quclla babelica torta cli stu<XO. del brago e dei pantani de11'inconscio e deffirra– ~'!~1;t:acSi~n~ur:;~'l.J;iùe\~a~i~ zionale, ma tenuto per concime e vigore degli orti zio:iia.1e ohe rilvohu.rlonaria, se irrigui che gli sono fioriti di sopra. Qual vacuo sen– si fosse IT}iSUiatasul3a bilanci.a tire sarà il nostro deg'li ordini speculati dalla scien- ~n f~t:en:~fJ :L~~C:.~ic~; ~ n~o dcll;o~ 0 ~u~~~s~~~s;:~~ael~I~ !~g~~°ae v~~:t:n:~= ·la porta monumentale col suo lita> e simpatica del bello? i'. Quaesisti nugas, nugis arco di venti metri di luce. galldeto repertis >. E sono proprio come orti irrigui ~~alldel:l~~~~. f~.~= i giuochi euforici di vernici a matasse embrionali. ch~""g-iatada diue immensi oan- o i patteggiamenti dubitori di e forme1'le > come delaòri a fonn~, cW O'be!lioohti.ammule esegetiche su mancamenti di direttrice. o potwa suscitare una e-erta me- le atmosfere l!guescentt dt sogm asfittici su· tltoh ra-viglia SO?reltuHo per le sue collazionati, o il virgolare esegetico di partiture ir:crostazi?ni d! la~ smalta1a. difformi, tragico ed esagitato come può ess'ere un ~ ce~nuoa .. d 1 ve:tn. d?Iati e mondo d'irresponsabilità e di vacanze e spesso ~~~~ ~~!itf~~~ ~=I giocante sull'equivoco dei doppi sensi: p.9rere e cature delJ'arte arehilettonica non .es~E:re, parere per non parere, parere d1 essere. di tutti i tempi: Il pad~lione et similia. dell'Itaflia. costruito in. legno e Tutto ·tm mondo irri.prensibHe. d~ Kef'messe e ferro. ariegigiaiva la Bas.filica di beneficiata, ilare e gentile o, se mai alcuna volta Sen Marco, con quei roooni, fumoso e allusivo per ecce·sso di scontroso caratte– q~ ~e.gi a m-u:saico.·quélle re, tenuto a fin di bene senza diferimenti offensivi ~as 1 d 1 ma rmo poJ;~omo. quei- ad alcunchè di reperibile. Un gentile decorare tra– i:.e F=~ a:eu.potuto tro- b?ccnnte d.i r.9ffinam.ei: iti ~ d'.infingit~1re. ~ro~~ammi . vare lo spU!Ilto d-el ,,uovo stile di proporz10n 1 prospicie nti, di calcoli casuistici. tar- . sulla facciata del P.a:l.azzodella ~ie di svagate retoriche in una esemplare parsimo– Elettricità al Campo di Mar- nia d'intenti. recuperabi.Ji negli stessi intendimenti. te. tu~o in ferro e vetro. do- esemplificazioni alle più svagate diversificazioni e minato da una c:masa recante la data del 1900 e sormontata questa da una figura ~)ego- diversivi. E diciamo con ciò. una volta per tutte. proprio belli nel bello: bella linea e simpatica, bel colore, belle forme (che costano, se non importano? E vedi allora da che parte sia quel famoso e autar– chismo >) e surrogati detta bella nat1Lra > per dire proprio come dicono ma alle cose come sembrano a chi non confonde il linguaggio euforico con la dialettica dell'espressione, i dati soggettivi con gli oggettivi. e via dicendo. E sono virus stecchiti che non ucciderebbero un autore, come i vivi uccisero un Van Gogh, un Gau– guin, neppure se fosse un autore microscopico, cor– puscolare. mi<Uimetrico. e benché l'estetica si affanni a scriverci sopra: VELENO, ATTENZIONE, in un vivere di sussulti. soprassalti e timori. Una estetica alla testimonianza del e fatto nuo– vo • che e L'uomo abbia riconosciuto come propria co11dizio11e 1rnt1trate la condizione d'agente>. Rico– noscimento - questo dell'essere naturalmente agen– te - e su per giù è i1 modo come volontà e rappre– sentazione - che fu già il recupero da Cézanne in poi. anzi, dall'impressionismo in poi. se vogliamo intendere di quel riconoscere l'oggetto, come as– sunzione esplicita e soggettiva di luce-colore. e cioè una e sintes-i. d'i11divid1tazio11e soggettiva della og– gettitìità com.e realtà concrela >. Ma quel pensiero non testifica invece nel nostro proposito che è tutto nel rivolgimento dell'essere pensante stù proprio pensiero nell'atto di pensarsi in proprio. e non più sul e pe11:sato•· Cioè in un tempo unico e nello stesso luogo. Ossia nel gratuito rispetto alla filosofica e negazione della cosa in sè, condotta alla metafisica negazione dell'oggetto in qwmto>. Picasso, Klee hanno. si. procurato di rompere la forma naturale per farne una specie di e robot>. un'antropomorfa macchina d'espressione. una spede di e resistenza> all'automazione dei sentimenti. E chi volesse vedere in fondo a questa forma e par– ziale•• vedrebbe l'intenzione dichiarata di lavorare avanti lettera sull'oggetto, come su di una e natura predestinata>. Ma a parte questa accezione dell'in– tendere, il procedimento estetico resta conforme al e transitare> dal soggetto all'oggetto. Siamo, in al– tro senso, ai manichini di De Chirico più chiara– mente e e naturalmente> precostituiti, come una attre zzatura. per captare quanto risulta di stridente t':a revoca1.ic ,ne di un ricorso sentimentale a una e sto ria> a lo ro equiparata. e l'automatismo del loro e presente•· Ma non vedo come è p ossibile precostituirsi per precostituzione, ossia fa.re di un soggetto agente l'oggetto agito, senza stab ilirli in una specie dì Piet Mondrian: Compo!>izionc corto-circuito, in un e avvitarsi> sopra se medesimi per andarsene, sl, allo sprofondo: ma per risolversi in una e formula bruciata•. Voglio dire per risol– versi in astratto, in illazione e sospetto. in totemi– cità e superstizione, che sarà bene: e la recuperation totale de n6tre force physique par un moyen qui 11'est autre que la descente vertigineuse en nous> ma che teoreticamente si risolve in una formula dinamica, e in estetica in un (si vorrebbe) paros– sismo sensistico, come avverrebbe, in pratic9, in una e scarica > tra poli inversi di un potenziale di misteriosa testificazione. e che è proprio quella non-intelligibilità del soggetto bruciato nel contro– avvertimento d'essere agito. • Ma ripeto che questo meccanicismo dell'idea è tutta intrusiòne e stecilìtà. In pratica testifica un e bello> congenito - perchè partente da se stesso - e retorico (perché non giunge) il quale. in una libertà sconfinata, ha l'imbarazzo di risolversi tra l'Hbitrio e In preziosità: posto com'è oltre le neces– sità stesse del naturale accadere dì un'arte; da cui l'affannata ricerca dell'estetica a sovvenirlo di ra_ gionati irrazionali, di e estrazioni di emblemi oscu– ri>. di induzioni ipostatiche. di e caric11e di conte– nuti di coscienza>, che vorrebbero rimetterla sul piano delle responsabilità da que1la scantonate. Come un'aia compiaciuta di e miticizzare> i capricci di un e enfant gaté >, svagato e terribilmente incon– gruente. E che, più è plaudito. e più ne inventa. O troppo congruo. se dà nel saggio. Cosa sarebbero infatti, d'altra parte, questi con– cetti puri nella sostanza di riproporsi. tanto di forma, tanto di colore, come addendi da addebi– tarsi quasi ad una scienza a priori. e cioè di cui fosse implicita la conoscenza, come un saggio di bella scrittura perchè intanto è scrittura? Non s'ha qui da leggere quello che fosse scritto? Abbiamo, nei traumi visivi, un esteso reperto– rio d'immagini, un caleidoscopio formale, una in– $lruzione congenita delJa forma forse a ricorso di memorie ancestrali che è inflessione e non ri!Ies– sione e la cui cognizione non suppone ragioni di co– noscenza. non suppone problemi che di conoscenza in sè. Non è mezzo da estendere. ma fine delimi– tato nel proprio, sul quale è pacifico convenire. Una specificazione del genere sarà pittura del genere: una distorsione o rifrangenza, un morti– ficante ritiro neU'ascesi della sensazione. Mondrian insegni, che per essersi posto dinnanzi all'oggetto in atteggiamento critico ed. intell~ttivo; a mano a mano spoglia quello, non dico dei suoi attributi (chC pochi sempre gliene concesse) ma della sua steiisa essenza. non per riversargli un proprio sentimento predominante e magari defor– mante. ma per averne una ragione. Ne ha ragione come un iconoclasta di cui il e furore> é di origine fauvista, e la e persecuzione> è in un cubismo ar– chitettonico al modo di quelio di Braque e di Picas– so (in grigio e ocra) ma sperimentale, e cosi as– sunto. Arriva nel 'quadro e Più e meno> al e pro– cesso • con la concettualità distesa della ragione di quel cubismo, tanto da farne un e problema• di conoscenza; e remittente, espositivo. implacabile. un vero e proprio paradigma: e. poichè recupera in tutto un piano armonico (ma proprio come istru– mento d'induzione), vocalizza su di un tale stru– mento un solfeggio e battuto> sul canto, fermo ad una infanzia nella quale ha fatto asilo della forma cosi ragionata.· Ed è proprio l'asilo d'infanzia della forma razionale. Infanzia che fu il e relan > del vecchissimo Matisse ccin le sue emblematiche forme– colore. che però almeno erano forme fantastiche e non forme logiche; ossia il minimo possibile del massimo dell'art.e, e non il massimo possibile di un minimo di ragione. Una ragione adultissima che in pittura sta allora alle asticciuole e alla meccanica delle proporzioni, almanaccando, in campo sterile e avverso. un recapito alla poesia. Sfoggi d'inteL letto. perchè una tal ragione non potrà darsi dia– lettica e discorso neppure ormai logici. La ragione che è in antitesi ai fatti della poesia come nega– zione d'ogni poetica: non quindi in sè, ma in quanto. Mondrian ha inventato una specie di quadratura dei cerchio in cui le ragioni del quadrato e del cir– colo, negandosi, instituiscono una specie d'istruzione della tabula rasa. Un catechismo estetico che è il de profundis d'orni poetica e il testamento della ragione velleitaria., , E questo è il testamento di Mondrian che noi raccogliamo: un atto di conoscenza sul limite del– l'inçonoscibile. E. per tornare al principio, se intendiamo tutte le arti come la somma delle gamme d'esercizio del– l'espressione. di cui la più e bassa> e e logica• è la letteratura, la più e alta> e librata é la musica, sembra che la pittura non possa trovar la sua sede che abbinandosi ai modi dell'una o dell'altra. Inter– ferire in questi· modi invece è (come per una parte s'è visto), quanto disperdere la sua natura a servi– zio di ragioni a lei impertinenti, nelle quali rivela o la sua stranezza e stravaganza o la sua irrimedia– bile incompetenza. Tutto dunque si riduce ad un aforisma come quello del gusto delle carni delle bestie in libertà, che sarebbe migliore: da specie alla propria specie. Non se ne dubita. E che la libertà sia ripetibile a tutte le speci, nei termini del gusto. E lo fosse allora anche nei termini della cono– scenza, e cioè potessimo anche noi ripetere il vero concetto di questa libertà come costrutto non più per via d'esempi; o magari solo i termini di una tal vocazione (perchè qui sembra se ne vogliano esemplare i paradigmi) come profitto nostro e d'al– trui (cosa che una volta sembrava difficile), nessuno sarebbe più contento di me, e credo, di noi tutti. Ci nasce altrimenti lo stesso sospetto che ai Romani di Shakespeare, che Si sentivano liberi e divertiti come nella Roma di Shakespeare si poteva ancora essere, al grido di: e Libertà! Libertà!> dei congiurati. Che se non avessero visto Giulio Cesare fatto fuori e stecchito, si starebbero domandando: e Di che?> ancora adesso. Dalla tirannia del soggetto, suggeriscono alcuni nell'intento dì fornire chi sa perchè, una teoria sto– ricistica a suffragio della felice intuizione realistica di Venturi, che invece si giustifica nel collocarsi quasi come un reperto tra dati di fatto, e in fase necessariamente estemporanea e deterministica. QuelJa tirannia del soggetto è credibHe fosse invece quel che gli artisti in antico si affannavano ad ottenere: la commissione; e fin che l'arte è stata lavoro di bottega, ossia nel vivo della richiesta: ed è dunque un pensiero controvertibile e di oscura risoluzione. Non è che ab antiquo il variare del soggetto se– gnasse un'evoluzione e incidesse su un ipotetico con– cetto dedicatorio degli artisti verso più libere forin ~. e che dunque quelli sollecitavano a sè so~getti meno e obbliganti>. La pittura era proprio nel credito e nell'aspettativa di quelle forme. così condizionate e intese. Neppure nel pieno delle richieste storiche e della illustrazione di letteratura religiosa e profana, il variare da queste verso più liberi soggetti mutò l'a!teggiamento degili artisti che videro, in questi nuovi e meno impegnativi, altrettali soggetti, inci– denti allo stesso grado nel loro lavoro, e che ci ~è non incidevano affatto come un limite e non in– ciampo alla loro espressione, che vi era legatissima, e vi restava, nell'ordine di quel gusto. Una preven– zione al soggetto da parte di un artista potrebbe se mai essere per un soggetto che non ri&ponda ai pro– pri sentimenti. Ma di fatto non è mai thle: perchè egli (l'artista) è ta•le (se è artista) da riportare a quelli con la massima semplicità (e profitto evide:ite) qualsivoglia soggetto (purchè sia libero nell'espres– sion e e cioè nel suo e modo>: la e maniera > sua pro– pr.ia. che è « gusto1> in atto tanto da ritrovare in quel lo il contenuto della propria espressione e cioè di recuperarlo in forma. Da artista ad artista ciò si vede, quando, ed anche se, trattano egual sog– getto: e voglio dire che ciascuno di loro lo e inventa> nelle ragioni del proprio sentimento, diversissime per ciascuno. Se mai non fosse abbastanza evidente dal continuo anacronismo dell'arte nei riguardi dei con– cetti storici. E, al contrario, dei concetti storici nei modi anacronistici . Fin verso il 1870 ci fu proprio una soggettola– tria, fino al deter.iore soggettismo; anche, e ciò è molto indicativo, quando la richiesta del soggetto cessò d'essere per commessa, e divenne dell'artista rica, il Genio deilla fillettrici1à, , :~~~r~va ~ ~rie1 ti~f~ fn 1 ~/t~e<li d~~~!1ie. p~til~~d~'. l;:~~l~i!a mde;t~~~tu~:~~ TT~e: r~~p~~:i~a%o=o tt~= ~t!=ni. ~~~i~~o~r ~i~ ~~t~~~a p~n~?,lì~~~J= iues~~~~ti ~r~~~te~ ~~~~~ da ippogrifi. Ma come clas- di ra(ggl. come in un « rac,con- ty, si pa&--a,va al cotone, alla zioso. al didattico, dal patriot,.. vd11eneppur coruservare la ~ar- \"3.I!O dli-vsersee invitanti. Per ~.ano oe'.Lla zoologi!a, nelle siticare, se non una r'.mastica- t-0 fantastico» di Hoftmann. juta, aLla carta stamrpa-te. ta.'lto tico al simbOlico-IiloS'Ofico. al tolina ulustrata che uu artiste di più, non tutti i prodigi che bot.anica, nell'entomologia: il tura di San Pietro. l'edificio Ma al di fuori delle possibi- che ogni pic,colo bo13'1.ese di satirico. Gli artisti deUa car- in,superato nell'arte di inca- si decant.aivano all' Esposiziooe prem.iatissi.Jno Bugatti av ,e.va ?~ J;t\~~.:u~~~~~ ~!i in!~1,e.~ti~~nd~r;o:::o S~; !~~eiix:~::di o=zz~.uì; ~~~~~tf11~fat~n: :ix.ad :~~ ~~r:.:n::~~a r~p/;:to~~! :=~~~o~if:~~\r~o~~t ~~~ u~r: ti~an~is';!:: ~:t: as:::nrn;:..adiiu~~;1~~~ !;id;~~t~d~°roe;er;~i ~~i :11f1q~~~/~t:e~~/~~t::~= ;!:ri~ ~~iie~~= 0 o,fr;~t~ ~ 0 1.;rr~i.ance più di un figlio ~~~8! 0 ~r~;an.;; n;:zzra!:: ~hioii~Za.d;1!~uf~g~;n~hf:J~~ al[ spieg:a,te dhe pare,v,a. l'~o ciel secolo? taoinque. centesimi il mobilio di,vano.-,am.avano. vetriolegg.i-a.- 1 prodigi ohe butti raccory- font:an.a. d'e~e11to del (..'()S1o di lbalcon~ a .crisalide. si ~de– di GU@lliei!mo El col p1ce1one Era b.amlòino. face'1'1 già i !_accalo d.1 « stile J'!'1od~r~o .» P<;r ...ano il1 L11bc~y. La cartohn.a lavano di aver visto a Torino, Cf•J,lomila lire, ~-e,Uata da vano mopuiatamente. s'apnva- cresciuto. Se poi si fosse data . . . passi nelle colonie tutta la casa, 1 vilhm Cl- conteneva solitamente tre zo- V1._ d . digl' . delrEs:po uno scultore come 1Anllbey, e no a tutte le a1tezze. . appena tm'occhiat.a Sli'Ja riva s-tl <;~/r>.md· &uskin e il si,gnor ,.-ei:.uoli cominciavano ad avere ne, o parti: l'orname.,10 tlo• .~,a,n od: P~ lOnl .. . - simboleggiante la musica te- M~eno il pad~lione della sinistra defila Senna al palaz- a~ ane . \ a ,.encÌente indu- la sommità più larga d-ella b.a- reale. indri...<:ipensa=bBe. quasi smone. . ar,e. d~ra,iva. l:l desca. Scoz1.aSaocoo.i do.vev.a v,ederfo: 20 deg;li Es.ercitli dii Terra e L_,.,~erty, m r p. , . _ se. a metter nastri. Este. doo1- sempre in primo piano: gra. vece di mvog.hare il Coor.e Sac- Ma. a parte questi detla$i le pare:i erano bianche e lilla di M.are. allestito personalmen- str1 ale de~~.tffi :'i~rn~ef~ nine alle fi!l1estre a forma cU t.ioci stilizzati di garofani. sel- coni a prendere il treno. come la &; posiz.ione poteva esser ,.'U~ e .ton:nayano « un comp1~ -.e dall'Impera.lore d'i Germania. da!<> la t cd 'l 'b;so.,,.<>llo di ri- cresce:lft:a. ve di foglie: la tabella, in stile fonse avret'ibe !etto senza quei site.ta an dhe n el suo insieme, deihca•tiSSL."nO »: le colo:inme si sarebbe vi&to quanto Medio OUlod sen en '? ~iseg_.,. dei suoi A queste intenzioni espldclte, greco romano con un motto, -dlamori. sorti.v.uio nell'effetto 6 e no n a1t.ro per concludere, q'.1ad're.sorr~evauo nastri ver– Ev.o contenesse in q~eg1i. a~- :~a;: :OotiNi floreali in- or,aniuate. ~,ette:o. 1~ ~no alle oui l~ttera m~~e SlP~- contrario: il Conte si teneva come a. tt~~~ ? I d".denso~ ~d: ~~~2.Z~ d~im;~!n~~~ ~~~~\~~~r~à~ ~o:~ diani. aveva creato una seta .~! 1 ~t~:r1:r:a\: o::h~\•~~~-. ~':~ 0 0 ~~n:.1~~!~~ 0 J~~ «uarding_o al" di qua d~o ~tee- feeg, 1 ~ ~~o~ t>o~~ 1~ 0 1! 1 ~~/ti~ le p~~li. erano. d~ale delle :!ia.TJ1..~an1e. Tuttaivia can- ùegigera e t.rasparente- BU:ilaqua- la aostalgia, l'amicizia. congiu- nel tondo. Ma sove::,te 1 tre cato. Glt a, rebbe fat,o pi~ce- cercato, non c'era a:icora. E se v~z,g;n1su fondi di carta~ra celiati d.a un mago gùi ., st::.li le. rameggiava.'10 flora .e. bOta: rarono atla diffusione del Li- elementi si mescdJ,wiano. le re. comunque.' an~are a ! 0 .rmo, c'era, era una babele di voci ~al~na: 1~ labbra r~. 1 VO'l– storici» con un colpo dJ. bac- n1<:acon contro~atra ~zia. Poi òerly. quando si cominciarono vergini simbolliche prende:\•.ano dcwe generali e L::d'llStr:eh sa- dis'cordi: cella !retta di buttar u. b1eno1:f. le tel'?p.:e adorne ohetta all'ingresso, Ja fls.posi- si m\·entarono I m~.b'iJ.i~he. a~- a spediTe e a rlceve re falangi il posto dei convolvoli. reg- pe,,,"8nogoderseJa. amm:,Y...stran- da:lla finestra i manuali del le d'l rooom. le. tuniClhe.. app.ma zione Unùve~le di Par.:gl_ non ~~,?.3t 11 ~;;e.erotquei 1f5uf~!~ di cariolin-e i.llustra.te . Quel pi~- gevano .1abe-1lea forma di pa: do i1 loro temipo tra uno .;qui.l- Luc. _gli ic.onoclasti s·erano d~- segnate ;d': hnce sottih come saro'tfue sparite del tutto. sa- ~~• 0 61 adat aro.,~o e s ei colo rettan golo, dal rovescio rallelep~pedo. con uno degli lo di tromfoa in caserma. e una menhcate 1n un angolo le an!J- ca.pel .i. t'rarp.ezzie qua ~ là Tébbe rimasta una sarabanda chhll~W~Ji,,;~i~ t~ u1~ igremito di minutissima scrit- e.n,goli tond~anti oppure le <Sinfonia d,el .,Gugilielmo Tell» che età: ed ora che non ave- mr qu5ccned !Or(' no ros.,do 0 :rfen~~~· lf ;~:i~~ d~ ~~o ~e ecase dhe P?te,·.a:1o ave: ~J~ il f~o~f°~:o, d~c:: ~~i~~~~~~~ f~!~i f~tti~~~ al «Vittorio» o ~ ~ Carigna- ~~Iigi~!ù» ~ir= ~ ;~: ne,~·so"n -~~~~?J::J~. s~~ mf;~~~ triangoJo. di tettd.. rotondi. dj re quelle stanze: .laroh1te~ra~ ceno' mLgratore cfne portò alle ni~an~. ponev~o• loro suJ no», tra .un urlo d1 sirena ne~- cavano a quelle ~re di er- ~?» si .°!:1edcv~~ i ,~ts1ta: coro:cio.Tli convessi; senza c< >n-stavod.ta, contraddì~do a1 poa porte d'ogni casa il t'cstoso capo log!g'iati e pergolati. La la rat>bnc-a .e UJl go~hegg10 chit-et'~ure, sopr.aV!V'..ssuie al lo- ton estasl 8,1 .. ~o si ll. Sacco~1 tare c.he il pad:i@lliode dell'«Art stu.lati del Saecom. «nascev ,..rido del Liberty. cartolina il1uatrata era insie- della Storch10. A Tonno. an- ro scempio: le porte assire, 1 ,foce su la v.a.l.tg :1a e fmalmen,e Nou veau» O!Vreb'be.~nti_nuato d<>,Po ';.' come una ir:;a ca~; .., Non in anni il carattere .9V0- mc c~ncetto: prospetto, pittura, ohe le C3-!lolan!i del varietà, in cornicioni ~izi, ae m~er4: parti... ,. intatto nel suo d~rno. cli ser7 ~ie~a fati~ s~. m~.an~ ~ei riat.isrunog de.i COllcetli che era- arcltitetturo, a scorno del Con- quell'a:imnsfera quasi gallica, a.tz.eche; poi, con paghi d1 MARCELLO VENIUROLI pe;1ti, di alghe, di. chiof!le, di 1probet?k,o-ere p,u s a se stesso. Delacroix, Courbet. per esempi. Né, ex tempere acti-, gli artisti giu~icav~no t:a ~oggetto e soggetto. quando all'esser~ risolutivo, ne g1ud1c~vano il soggetto elemento spurio ed esterno. Io ho impa– rato da Venturi a dis.tinguere soggetto da contenuto.: e Venturi ci ha insegnato che il contenuto non e forma storica né letteraria. ma il sentimento del– l'artista che t.utto trasfigura in forma e colore con la sua fantasia. e quindi anche quel che a noi sembra. e non più all'artist~ (per il .quale, nel fatto. sono ormai atto e invenzione) storia e letteratura. E che dunque é cosa tutta nuova la richiesta deUa libertà dal soggetto. perchè prima non era. liberta che 1:1et– tesse, essendo già delibata nella libera determina– zione del sentimento. appena aveva luogo: e non implica quindi resigenza di liber~rsi ?al contenut~, da cui si è liberi comunque o s1 desiste. perche 11 soggetto o diventa contenuto o non ha forma. Va– lida. s'intende. E' chiaro infatti che descrivere non e significare, come abbiamo visto che significare non è neppure un semplice e designare>. Allora ~isogna ammettere che questa vocazione alla libertà sia cosa abbas~anza recente. Ma il bello è che non fu neppure vocazio:1e; fu un accidente del mestiere. Non che gli artisti scantonassero e volessero scantonare dai soggetti •. ~ un certo punto, per mutate cond1zion\, nessu~o p1~ ne prestò loro. C'erano. è vero, soggetti vaganti. ven e propri postulati senza p~droi:ae.- ma erano m fa; coltà di chi volesse esercitarv1s1. E a che scopo• Passarono in retaggio alle accademie e ai retori che amavano appoggiarcisi come storpi alle stampe.Ile. e divennero perciò retorici e accademici. Il pubblico, benchè non ne e ordinasse•. li amava, anzi includeva in questi ogni interesse di pittura. E tutti i pittori che non avevano cose personali da dire. li escussero per farsi amare dal pu bblico. . I grandi pittori imp ;essionis.ti, c_h·eran~ veri_ p1t-: tori. si portarono sugh esempi pm brevi e d1re~t1 del paesaggio, del piccolo trofeo di oggetti: del sa_gg10 di figura, quando si accorsero che n?n cera p1u da inscrivere e inquadrare nel loro sentimento una for– ma e storica• divenuta pleonastica per ragioni pra– tiche. Erano loro gli artisti, i soli e veri artisti di quel tempo. Dunque rifusero le forme sem_pl.1ci e dirette al calore del loro sentimento che pote inve– stirle e ad libito > e completamente. Fu una seplo– sione di luce e di colore in questo casuale proscio– glimento. Si rifecero le scale del colore, del tono. della forma, in una nuova orientazione. li rapporto di dipendenza che era stato eserc_i.zio ~i misura _sui e quantum>, divenne vano e perc10 smisurato o 1m– misurabile; il rapporto di e convenienza>, eccentrico sulla e forma>: ogni addendo della resa pittorica. o declassato o surclassato. Fu: insomma. quel che doveva essere: un grave impegno su un altro par– tito e una nuova determinazione. e Argenteuil •• e La Gare St. Lazare > furono grandi deliberazioni este– tiche. non libertà circostanziali. Ci si era trova~ ad esser lib"eri, insomma, non che si fosse voluto diven– tarci. Si fece, come suol dirsi, di necessità virtù. Bella aspirazione alla libertà. quella di chi è abban– donato! Ma (c'è di peggio) la cultura umantstìca d1 Cé– zanne raggelava in lui questo ormai diffuso gusto delle dimostrazioni alla stregua di una nuovissima esperienza di linguaggio, e riaffacciava in lui i pro– blemi di una forma formativa. anche se questa forma rimaneva in Jui. alla fine. come un nulla di fatto rispetto a quella ingombrante cultura che perciò risultava inerte e improduttiva circa la soluzione delle richieste del suo sentimento. E restò a speri– mentarla senza soluzione (egli e studiò• fino alla fine) ormai sentendo solo. e non sapendo già più, cosa che non fosse pittura. Ma sentendo questa come limite e e maledizione>, e quasi una rinunzia ad una espressione compiuta. Gauguin e componeva>: un mondo esorcistico e totemico, tutto incubi. spauracchi, panico, una gros– sa e macchina> di superstizioni, ma tutto timbrato in una sua forma esplosa in èui bruciò ogni residuo di contenuto e proprio per miracolo e con suo strug– gimento. Van Gogh impazziva dietro il volo dei corvi, come un ritorno e in minore> al romanticismo e in maggiore :, di un Doré. lui che e scriveva> tutto, e e copiava > da per tutto. come un emanuense visio– nario, nelJ'ansia' di un ordine di cultura, e che intanto si mortificava di sentirsi fuori di ogni ordine di cul– tura. e infine si struggeva in una inaspettata favola cosmica avventata sul mito di una natura farneti– cante e tribolata. Ciascuno trovava inventando la propria espres– sione, ma non a sèguito dì un processo del linguag– ~io, quasi fosse sperimentazione e induzione. Il loro liguaggio era intuizione e sentimento della fantasia, non una scienza della forma. Nessuno di loro. se non forse Cézanne, e all'ultimo, capi di aver lasciato per retaggio l'invenzione di una forma di pittura 'come cosa a sé stante, infine: come sostanza (esem– pio di ciò che è in sé}. limite e maledizione. sulla giuntura dell'espressione quale emanazione d'incanto e di poesia, e cioè nella sua essenza (in ciò che è da sé), mn che si reggevano insieme giustificandosi in questo binomio, proprio metafisicamente. Libertà dunque forse anche troppo scontate e sofferte, e non certo libertarismi, gesticolazioni li– bertarie ma tutte preoccupazioni e problemi ed as– silli. Venturi non vuol portare da quanto s'è detto il corollario che ci fu una aspirazione dell'arte a non darsi soggetti per portarla anche a non darsi con– tenuti o sentimenti districabili da una esistenzia– listica congerie di forme come colori e di colori come forme in simpatica dimostrazione, dibattito formale e sfasato in cui l'arte moderna ha dovuto ridursi per avere, e solo. o per non voler avere che di questi sensi pullulanti da dibattere per conte– nuto, ed in cui si vuol convogliare (dall'esterno) un credito concettuale gratuito di natura teoretica e superstiziosa. E questo in conclusione vuol dire Venturi: che quelle famose nostre passioni noi non le conosciamo perchè ci sono inconoscibili al di fuori dei loro impulsi; e che sono a richiesta del nostro esserci ridotti a vivere di sensazioni. a vivere della vita fluttua.nte e sparpagliata dei sensi, sulla scorta delle loro impressioni; e soltanto dei quali riusciamo a fare esperienza, nel ritmo dilapidante della vita moderna. non trovando noi altro modo più cosciente d'illuminarle, se la nostra ragione, a furia di dibat– tere nelle forme. non recupera certezza che nei principiì che informano le conclusioni di un Mon– drian e che potranno essere non più di quel che s'è visto: elementi di scienza dimostrativi; che le virtù del colore sono espressione innata come quelle della forma, e di limiti immanenti e già risolti nel– l'atto o che resteranno insoluti nel risolversi che fanno strumentalmente; e che una gran libertà è nel e senso>, fuori dei sentimenti che non hanno nemmeno in che riferirsi a una e storia•· nei limiti che ponevamo alla storia: che sia cioè un postulato della forma e in lei incidente, e non più nell'antico concetto storicistico a priori. Noi abbiavio fatto partitamente giudizio di tutti questi concetti. se l'arte deve essere a queste con– clusioni: e della tradizione idealistica a furia di con– cettualizzarla: e l'arte moderna si esemplifica evi– dentemente ormai in questo concetto realistico e immanentistico di Venturi che si giustifica sulla vicenda. A questa stregua s'intende finalmente che avviene all'arte astratta quel che sì dice avvenga al calabrone. il quale. data la sua propria corpu– lenza e di contro la brevità delrala. e la scarsa muscolatura. è scientificamente assodato che non possa volare. 1fa in quanto egli ignora completa– mente questa sua obbiettiva impossibilità. né la so– spetta. finisce (e qualche volta si vede) che vola lo stesso. in quel suo goffo modo e clamoroso. osten– tato. esorbitante. Deve essere così: l'arte (quale che sia) e dopo tu tto un atto di fede ed è un atto d' e ingenuità>; ai qua.li il fatto conoscitivo suole adattarsi a po– st eriori. FAUSTO Pllt,\NDELLO
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy