la Fiera Letteraria - XII - n. 11 - 17 marzo 1957

Domenica 17 •~rnrzo 1957 LA FIEHA LETTERARIA Pag. 3 C.GNI PAESE DA. I SlJOI BIJJ.NDA. DOPO UN SILENZIO DI. VENTIDUE ANNI UN NUOVO E CRESCIUTO ANGELO BARILE * * Lo spauracchio del "bizautiuismo,, "UN'URGENZA AFFETTUOSA MIPREME contro J'rvoluzione della tteratura Con la limpida edizione di "~uasi sereno", l'e;itore Pozza ci ha offerto il modo di far perdere * Quando continuiamo a fare appello ad tma "letteratu– ra pura", noi oggi non iptendiamo forse riferirci ad una maggiore volontà di purezza ch'è bisogno di verità? * ·d·i ENRICO FALQlJI Ogni paese ha i Benda che si merita. quanto espressione della natura umana. Anche noi, negli anni immediatamente Fin dal '35, Du Bos s'era domandato: precedenti alla guerra, avemmo i nostri: e Che cos'è la letteratura?>. Ed aveva piuttosto scalcinati, diale(taJi, e che nem- rlsposto che, a suo giudizio, e la lette- meno al caffè suscitavano più scandalo. ratura altro non è che la vita medesima Oggi son fiochi. allorché raggiunge pienezza d'espressio- J ulien Benda, prototipo, appartiene in- ne nell'anima di un uomo di genio ... vece per eccellenza a quella categoria di Senza la vita. la letteratura manche- intellettuali che, quand'è l'ora giusta. rebbe di contenuto; ma senza la lette- riscapp·ano sempre fuori con le accuse ratura la vita non sarebbe che una ca- più appropriate per sollevare scandalo scata d'acqua sotto la ·quale molti di e provocar discussione. Così adesso: av- noi restano sommersi; una cascata di vertito nell'aria, da molti segni, ch'er.a acqua priva di significato, che ci si li- il momento opportuno per tirar le som- mita a subire. nell'incapacità d'inter- me del lavoro prodotto nella prima me- pretarla. Al suo cospetto la letteratura tà del Novecento da personalità quali . adempie alle funzioni dell'idraulica: Mallarmé, Apollinaire, Proust, Bergson, capta, raccoglie, guida e solleva le ac– Péguy, Gide, Claudel, Valéry, Alain, Gi- que •· (Qu'est-ce que la Httérature?, radoux, Barrès, Suarès, ·cocteau, e i Sur- •.Plon, Parigi, 1945; pag. 11;, traduz.: Fus- realisti. non ha esitato, con quel suo si, Firenze, 1949, pag. 13.) fare libellistico e profetico, a chiuderlo Sono tra5e0rsi dieci anni, .roWnosis- in perdita, in fallimento, sotto l'accusa simi per l'Europa, e altri (cfr. ·Jacques- di e- bizantinismo•· (La F.rance byzan- Robért Duron e Jean Vagne in Renais- tine, Gallimard, Parigi, 1945). Sola e, sances del dicembre 1945), denunziando in confronto, inod.,esta eccezione, quella astrattezza nella formula della e lette- d'autori sul tipo di Romain, Martin Du ratura come vita• che prende coscienza Gard, Mauriac, Duhamed, Morand. 'I di sé medesima, e rifiutando ogni pro– quali d'altronde e- non hanno fatto che messa a lunga scadenza (e luce, pace. applicare a soggetti nuovi gli stessi rapimento•), rivendica il proprio biso- mod~ che in. d_efinitiva appartengono alla gno dj soccorsi immediati. -nella eter- grande tradizione del romanzo francese nità non si sa oggi che fare. C'è da vin- d'osservazione, da Madame de La Fayet- cere la battaglia di tutti i giorni. Ed è, te a Balzac>. più o meno, quanto sostiene anche Jean Di conseguenza Benda ha rimesso a Paul Sartre (Temps modernes, ottobre soqquadro l'intera Francia, facendole 1945), mettendosi e dalla parte di co- colpa di essersi .ridotta a nazione bizan- loro che vogliono in pari tempo cam- tina, in conformità d'una cultura, a suo biare la condizione sociale dell'uomo e giudizio, decadente e degenerata. Egli la concezione che egli ha di se stesso•· ha'dunque spezzato ogni sua lancia nel- Ma così non si finisce coll'arrivare a la difesa a oltranza dell'c- eterne!> ? Ha una letteratura di classe? cioè ripetuto quanto aveva già fatto al Per suo conto, Benda reputa infranto tempo (1927) della Trahison des clers? ogni vincolo coll'intèllettuale da pa11te Mai più. II Benda di oggi è in contrasto ·ael e littérateur •· e Il letterato è per col Benda di ieri. Allora fece torto agli natura tutt'altra cosa che l?intellettua- scl'l.ittori· francesi d'avere abbandonato le: e si deve ad un'apostasia della sua la difesa dei valori eterni della verità vera natura, se è rimasto tanto lunga- e della morale a vantaggio delle cupide merite confuso con l'int~llettuale. Pro- lotte temporali, la riflessione assoluta clamarne oggi la separazione, serve oggi, per l'azione immediata; oggi Ii condan- •perciò a fargli •ritrovare se stesso.• · na per essersi ritirati e rinchiusi neUa Ma Benda, Per fatale eccesso di po– t'orre d'avorio à;'fare ricerche di'' I"etté- ·•· !emica, si finge come sola esistente e ratura pura, senza alcun contenuto in-· sola valida una letteratura irrimedia– . tellettuale; con un'eccedenza di prezfoso biJ.mente inte1letbualisbica e -sensibili- gusto ales$andrino. stica, antianalitrica e formalistica, anti- (Tutto il mondo è paese. Noi per il oggettiva e soggettiva, preziosa ... Meii.– frangente di certe discussioni ci siamo , tre, giacché s'era deliberato di tracciare già passati e gli accenni che ne rispun- l'c essai d'une psycologie originelle du tano qua e là, in rispondenza con l'ag- littérateur •• sarebbe rimasto più nel gravarsi della crisi dello spirito, non giusto se si fosse messo a indagare real– hanno potere di rimuoverci dalla fidu- mente e i tratti fondamentali che sein– cia in una sorta di nuovo Umanesimo.) , brano definire la classe così detta del Non che perciò, a parte la ragione- ~:t:::::~i:• ;e~~a f~:t~1r:~ufaer;ea;.:~~~o= volezza di alcune osservazioni, sopraf- mia totale delle attivi•tà umane espres- !rt~ebt~la di:~:::!:~: ~l t~:ritla a!t~~ sive, i rapporti di questa funzione Con punto centrale di coer.enza intellettua- le esperienze fòndamentali cui essa dà le: ed è la difesa di un certo numero di ~~;m;i eu!o~:g~~;~~~a ~~=d~nte p~ò 1::= verità generali, i nd ipe nd enti da ogni sere unicamente la lingua delle idee esperienza individuale, immutabili at- traverso i luoghi e i tempi, e assai rac- pure•· Insomma - aggiunge il Duron - costabi1i alle verità della matematica f::ti;i;~t:~~o l~n r~~az~i~: ~:~::O<!:o,de~~ per la loro i nd i st ruttibile solidarietà, suoi bisogni e fermenti, coi suoi voti e per il loro grado d'a st razione razionale con le sue esigenze, con la sua eterna e per l'austerità della forma nella qua- e tuttavia sempre nuova esperienza del ~~;se::,g~~o p~::;~!:,••n::~~~:n~h~l'~~~ ben~ del male. bitrio. Tuttavia, come superare le con- In luogo di addentrarsi in una filo- traddizioni di un Benda? Esigendo dal sofia della letteratura, Benda ha ceduto letterato quel ch'è proprio del mate-., alle lusinghe della polemica, fino a per- matico (e lo stesso sforzo d'astrazione, der di mi"ra la precisione degli argo- la stessa distanza e prospettiva di fron- menti. E non ha fatto che aumentare te all'oggetto, la stessa generalità e la in noi il dubbio se davvero convenga stessa impersonalità dans la démarche ~~~ri::~:; d:l~iz~::!:!~~or:. J:~:~~~~~ :: 11 ;é::i7etr:!~r~g~iut~~cl;i:nt~a~! 0 ~f;~~ zione dalla quale siamo portati a con- tra in quello della scienza. E quando venire con Thierry Maulnier che, e nella si siano am"messe, come meritevoli di misura st essa in cui tende alla purezza, essere partecipate ad altri, le s~le ve- la letteratura contemporanea, grazie a rità < che appar.tengono al grado supre- un movimento cosi profondo da confon- mo dell'evidenza razionale>, t".-P deriv'a dersi con la sua stessa definizione, tende .l'inutilità del linguaggio stesso della : 0 p~s: 1 ~;e ~::a~~~~:. :!~•::~~~cfn s~!s~~~= ~e: 1 t ~:~~:- ~~e!~~o v~~ir:ut:i s~~~~:i:~ · sione l'intero ,sistema di valori sul qualé' con le loro conclamate verità generali, l'uomo fo nd a la propria vita e fin il essendosi essi pur sempre serviti della proprio significato>. , letteratura come mezzo d'espressione. •co~agsgeio~~e:~n!f:~:~;:::b~~~l~n 1:/t:U:.: Meno ancora può giovare Fesempio di autori non letterati. tura francese (dovute in gran parte agli Persuaso del contrario, Benda taccia st essi autori citati con vituperio da Ben- d'alessandrinismo nella forma e d'Ìn- da nel suo Essai d'un.e ps.ycofogie ·ori- tellettualismo nel contenuto tutta la ginelle du littérateur), qualche segno Letteratura francese del già trascorso si avverte anche nella nostra. secolo ~entesimo. Ma ammetteremo noi Quando contrinuiamo a fare appello ch'essa s'è realmente discostata daJ ri- ad una e- letteratura Pura• (considerato spetto delle leggi dell'intelliienza·t (Fe- che con l'uso e col variare dei tempi ·nomeno, del resto, secondo Benda, nuo- anche il senso delle parole subisce qual- VJ) soltanto per la coscienza in cui è che modifica), noi ogg,i intendi.amo r.ife– tenuto nella· 1etterat.ura moderna e per rirci a una volontà di purezza ch'è bi– la scienza con la quale si cerca di sod- sono di verità; a un impegno tutt'altro disfarlo.) che dilettantesco od estetizzante; a un Storture e squilib_ri simili non sono gusto tutt'altro che decorativo o scher- mancati anche presso di noi. Ma la ve- zoso; a un peso di coscienza che è ga- rità. alla prova e all'intelligenza dei 1·anzia di responsabilità; ~ un'apertura fatti. finisce col ristabilirsi. Una pole- di orizzonte; a una sempre più salda mica come quella del Benda, sforzata e pr.onta presa di contatto con la realtà, oltre ogni sostenibile estremo, giunge a col mondo, con la storia. In fine, ogni respingere e addirittura a negare la vera letteratura, a mano a mano che si validità, nena letteratura, d'ogni per- realizza e si fissa, non tende forse alla sonale esperienza e ricerca e angoscia. < letteratura Pura>? Senza perciò dar Più che contro la letteratura della pre- luogo a una e littérature pour littéra- sunta Francia , bizantina>, è una po- teurs >. E senza escludere che anche !emica· che, non perdonando alla lette- nel ci;:,littéraleur > (tolta al termine ogni ralura (alla letteratura in generale) la accezione deteriore) possa riconoscersi propria stessa natura letteraria, implica un e clerc >. una crisi nel concetto di letteratura in El\'RICO FALQUI m leggenda a questo nostro autore quant'egli può finalmente acquistare in concreta realtà di Per poche poesie rimasteci in cuore dai lontani anni di Circoli (da quando non eravamo ancora di leva: circa un quarto di secolo fa) il nome di An– gelo Barile, portataci via dalla guerra la copia che avevamo della sua unica opera (Primasera, 1933); aveva finito col diventare per noi, nei rari inter– stizi fra i maggiori assilli quotidiani, una specie di dolce ossessione: quale può esser quella gene– rata dalla leggenda d'un poeta vivo, ma irrecupe– rabile come un Antico, del quale ci réstino pochi frammenti affidati alla tradizione orale della me– moria, ·ahimé col velenoso sospetto - cui cerca– vamo di schiacciare il capo inverecondo - che tanto trasporto provenisse unicamente, o in. gran parte, da tale medesima irrecuperabilità. Viva l'editore Neri Pozza che ancora una volla, come gia volle fare per Sbarbaro, ci ha offerto proprio in questi giorni il modo di far perdere in leggenda a questo nostro e- autore• (si capisce il perché delle virgoletté) quant'egli può final– mente acquistare in concreta realtà. Angelo Barile, in limpida edizione, è di nuovo - e per di più cresciuto - a portata di mano: è· stato richiamato dai margini della sua Albisola dove per tanti anni ha lavorato in silenzio, e ora (con una forte tinta di novità, giacchè questo suo tenersi lontano dal e mondo• per mantenersi al centro della sua vita ha fatto sì che di lui si siano volentieri dimenticati i compilatori dei Prin– cipali Capitoli di una Storia ancora da scrivere) è qui presente e vivo in questo suo Quasi sereno, che non soltanto raccoglie tutte - o quasi tutte - le poesie di Primasera, ma anche comprende le altre che dipoi (e: Poche - scrive avaramente verso se stesso l'A. nella sua Nota, - e via via più rare, . così da farmi sentire questo mio libro come un libro postumo>) è andato componendo. Diciamo subito, e senza enfasi, che l'intero qua– dro raffigurante, coi suoi var.i Personaggi, la no– stra Poesia del Cinquantennio, si slarga e acquista maggior respiro e determinatezza, grazie all'avve– nuto e- restauro> di questa figura; la quale, come ogni altra che Io compone, non soltanto vale per se stessa, ma anche per la luce e le proporzioni e- diverse• che, dal luogo dov'è collocata, emana sulle altre, e quindi sull'intero e: insieme>. Si sa qual è la zona dove in tale insieme appare B·arile; e già abbiamo consumato un po' di piombo . per dire appunto come Angelo Barile, coetaneo e conterraneo di Sbarbare, col .quale ha in comune le esperienze de La Riviera Ligure e di Circoh, sia riuscito a instaurare nell'a'mara corrente ligustica (da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi a Campana, da Mario e Angiolo Silvio Novaro a Boine, da Sbar– bare a Montale) una sua coordinata cristia'na (anzi cattolica), temperando nella luce madreperlacea d'una lacrima cari.tatis l'anticipata waste land sbar– ba~iana, e, in fondo - con l'unica eccezione, forse, del' do'lce Angiolo Sdvio -- di quell'intera corrente. Coordinata ahe ·non deve· poi s6rprendere troppo in quel suolo, imbevuto sì di forti spiriti negatori, ma dove almeno un Boine (e questa è in parte la e luce diversa> che viene ad apparire nel qua– dro) po'trebbe rappresentare un chiaro punto di riferimento per togliere un troppo forte sapore di scandalo al caso del nostro, poeta. Il fatto è che Angelo Barile, colorando della sua p1·esenza quella corrente che è una delle più robu– ste nella nostra poesia, accanto a Rebora e diver– samente da Rebora (Barile non ha tinte dramma– tiche), e accanto a Betocchi e diversamente ~a Betocchi (Barile è un cielo e- quasi sereno •• dove non soffia il e comunale> vento betocchiano, lim– pido e un poco ebro ma quasi come una tramon– tana marzolina, mentre· l'ebrietà di Barile appar– tiene già al clima aprilino), finisce col raf.forzare di luce cattolica, da quella non romita zona, l'in– tera Rappresentazione, non sappiamo fino a che punto intitolabile - ancora, e tout court •- La Tempesta. Ma apriamo, che è tempo. la prima pagina di Qua.si $ere·nQ, il quale senza dubbio non è soltanto uno dei libri più bel-li (più validi, si preferisce dire oggi) che la nostra poesia sia riuscita a darci; ma innanzitutto, e soprattutto, è un libro conte– nente almeno una decina di poesie (le nomine– remo) che da sole potrebbero bastare a far ricordar dai nipoti i nostri anni. · ' Dopo un attacco modulato su una cadenza che sembra tutta sbarbariana, ecco che in questa stes- sa prima pagina, subito, la musica di Barile di– verge, proprio come se tale prima pagina fosse stata seritta apposta per segnare il passaggio da queUa disperazione (Sbarbaro è stato colto di sor– presa, qui, in uno dei suoi momenti di anelito a un poco di umana solidarietà) a questa tempera- , tissima luce: Accompagnarmi sottobraccio al primo che passa! ' Foresto: a me lo simulo fratello. Mi sporgo a ogni speran.za più leggera d'incontri, mi sorprendo men.tre piego a spaUe immaginat'e ii capo. , Ora sento da questo che ogni giorno mi cresce desiderio di udire voci d,i stringere mani di fare insieme a chi trovo, chiunq1te trovo, la st1:_ada, sento il mio cielo che scolora e presto si annera. Un'urgenza affettuosa mi preme- .. Sul quale ultimo verso e stacchiamo> di propo– sito, non soltanto perché è il primo vero verso di , Barile, ma addirittura~ perchè potrebbe diven– tare il motto araldico della sua intera poesia, la quale appunto da tale affettuosa urgenza muove, per svolgersi poi sicura nel senso d'una trattentJta trepidazione (leopardianamente Barile, chiama la sua poesia < un'operazione del cuore>), ,pronun– ciala, sembra, proprio nel punto in cui la voce commossa (lo struggimento) sta per rompere in pianto; mentre in":ece in pianto no.n romperà (non sbaverà mai il sentimento nel sentimentalismo, e la grazia musicale del lezio), riuscendo piuttosto e miracolosamente, fermata lì da una lucida intel– ligenza e da una fede certa che bastano a impedire il formarsi di vaporosità pascoliane (lo stilnovismo - di rado il preraffaellismo - di Badle) a darci una visione commossa ma ·non umida del mondo (leggi d'una sua Liguria iridata di salso}, attra– verso, appunto, la madreperlacea luce· dì quella cattolica lacrima, trattenuta ben ferma sul ciglio: < lacrima che s'indora I nel verso che la beve>, e lampo deUa lacrima I figlia festiva dell'anima $. Le e ventilate fanciulle•• e chiuse ancora nel loro mallo> (soielle della 'lergine adolescente di Cardarelli, della Paolina di Saba, della·« Bambina che va sotto gli alberi> di Sbarbare, della mon– taliana Esterina, per la medesima trepidazione con cui sono guardate), le quali accanto alle figure del padre e della madre, del mendicante morto, delle ceramiste, ecc., sono i principali personaggi di questo libro e figurato•• potrebbero anche of- * GIORGIO CA.PRONI frirci la più gentile e calzante allegoria, prese una per una nel loro tenero alone di rarefatta sensua– lità, di questa continua commozione del poeta di fronte al IUggitivo incanto del mondo terreno (e marino: il cerulo luminello del mare, sulla cui soglia sono state scritte, batte su tutte queste pa– gine, e le anima), l'anticipato rimpianto del quale non vien del tutto cancellato, nell'animo del poeta, dalla certezza assoluta, offertagli dalla sua fede, d'un'altra patria celeste. Anche se tale sua certezza gli basta, piuttosto, a impedirgli che quella lacrima che abbiamo detto (la quale, e figlia festiva del– Fanima •• potrebbe anche essere di letizia, di al– leluja) piova sulla sua pagina -. che invece rimane tersissima - o a fargli affondare il viso negli inzuppati guancial,i del peggior Pascoli. Di tali ventilate fanciulle, così mosse e vive anche se rese sacre dal loro già avvenuto transito, almeno due vivono da anni nel cuore di noi tutti: la vergine di Elegia e la figlia del pescatore, a proposito delle quali come non citare almeno que– sti versi? A noi tu vergine, deposta la tunichetta bigia, forse hai Lasciato partendo in dono il tremito di quanto eri viva. · F'orse hai lasciato, ch'eri sì schiava, qui. t' esitanza della tua calda anima eh.e tremava di festa sulla tu.a bocca gid un poco svanita ... Davvero non sapremmo dove trovare versi più incantevolmente wnani, se non fra le st,esse librate pagine di questo stesso libro: Nel fresco giorno ha calcato sì poca terra il tuo piede scalzo! Hai fatto questi due passi fra l'orlo del mare e la piana soglia iridata, di. salso delta tua casa a terreno ... Oh, suita noStra marina il tuo soggiorno fu, mite e sottovoce, fanciulla ammainata come una. vela net bianco dei tuoi pensieri ... · . Ora tuo padre ha dipinto Le sue barche d'un filo di. Lutto, gli tremi viva net fl,utto battuto dal lagrimante remo. Se è vero che tutto Montale lo possiamo ritro– vare nella sua più nota poesia intitotala La casa dei. doganieri~ è pure vero che tutto Barile lo possiamo ritrovare qui, anche se poi non è affatto vero che l'intero Montale, come l'intero Barile, possa fare a meno di tutto ii rest<:t per esser sen– tito, appieno, qui. E limiteremmo di molto il campo del nostro poeta, se collocassimo al di sotto della e sua più bella poesia> (appunto il Lamento per la figlia del pescatore) altre come Corona dei morti., L'esclusa, Pupille, Uscire daUa. vita, Osteria della Bella Brezza, Le ceramiste, Clierubina al bagno, Ospite senza invito~ Invernale, Alto prato, Sei tu H mio cielo, ciascuna delle quali aggiunge qual-1 cosa di più alle rimanenti, e quindi alla compren– sione singola, totale, del libro. Limitiamoci a riportare, di queste, Ospite senza invito, che di tutte le poesia di Barile è forse lét' più atta a rappresentarlo nella sua maggior di– mensione: Segregato dagli altri che nel cuore si. conciliano come a sera amici, un mio pensiero ritorna, iL pi.ù tristo. Ritorna repentino aUa mensa che termina, e i rimasti si sono fatti più accosto: leggera una sparecchia, La.se~ sulla tavola l'ultimo vino. L'ospite senza invito m'invidia questo sorso che mi regala una luce tranqu.illa. Da tanto tempo non l'ho più nutrito. tenuto vivo al mio caldo. Dov'era? Certo ha brucato Le morte -radici ha ribevuto il mio sangue trascorso, abitatore notturno. Ogni. volta me lo fingo sepolto sotto la pietra lavata dagli anni, con le mie mani dirozzata a croce. Lo rivedo di colpo apparire sul bianco simulacro. Può darsi che un remoto riverbero pascoliano, come del resto in tanti altri poeti d'oggi, permanga su quest?, pagina, Ma allora benedetto il Pascoli (diremo pascolianamente) se ha potuto donarci, di sè, quest'ostia! _ Noi invero non sappiamo in quale direzione, e con quali risultati, la critica più provveduta riu– scirà a scomporre una per una queste poesie di Barile (separando l'oro indigeno da quello impor– tato, o più intelligentemente valutando la lega) e a dar di loro un ragionato giudizio nel tempo. .Non abbiamo nè laboratorio nè strumenti per com– piere tali analisi, ma diciamo francamente che nemmeno ne abbiamo la voglia (e l'animo), giac– ché sono poesie facenti ormai parte della nostra stes$a persona, e che soltanto per quel sentimento umano che spinge a voler parteoipi del nostro an– che gli altri (dopotutto ci fidiamo dei nostri tra-. sporti) non ci- peritia.mo a segnalare, qui, con con– vinzione. Con la convinzione - volentieri lo ripe-. tiamo - che l'intero paesaggio dell'attuale poesia italiana si avvantaggerà di questa ritornata pre– senza, quasi non ci fossero poi altre ragione secon– darie, ma per noi importantissime, per farci amare questo libro bellissimo. Ad esempio la fattura del verso e d'ogni. singolo componimento (sempre fi– nito in sè come una ceramica, ma lasciato a quel tanto di ruvidezza che basta all'eleganza per non scadere in maniera), o quell'inconfondibile grazia musicale (e p9ngente grazia•• direbbe lo stesso Barile), i cui esempi migliori il lettore non farà davvero fatica a trovar da sè. GIORGIO CAPRONI CRONACHE DEL * PIACERE SI CERCA UNA CASA di * ALFONSO. GATTO Nella sua e- vetrina> Chiurazzi ha esposto fiori. Lungi da me l~idea di trarre altri auspicil cdtici che non siano quello di una frettolosa primavera. Da' vaso o da ghirlanda, da prato o da finestra, i fiori esposti a"gli sportelli delle cornici? Chissà. Dopo De Pisis, dopo Mafai, dopo Del Bon, tra fiori e pittori ci son di mezzo. gli allegri furori dei tempi nostri per cui dire che la pittura è an– che un piacere degli occhi si rischia sempre di perder-e il pane. Nelle nostre e- cronache>, volendo introdurre i letrtori al piacere di trovar casa attraverso inedite consolazioni che ci par sia venuto il tempo di suggerire, quale migliore apertura di questa dei fiori nell'immagine di un uomo gentile che porta al davanzale un bicchiere di violette, con quel tanto di passato e di addio che serve a togJieroi l'im– pronta delle nostre lucide virtù moderne e a dirci e traviati• almeno per uso personale? · Fossi un provocatore, come piacerebbe a un dirigente di magnifiche e progressive sorti deru– bato tempo fa di mezza dozzina di pigiami da.seta, mi piacerebbe insistere su garofani che i pasqua- . lini, gli scampagnatori e i primi muratori ciclisti del Quarto Stato, cari a Pelizza da Volpedo, a Balsamo Crivelli e a Linati, portavano all'occhiello della giacca polverosa. Una scaJ;>igliatura socialista che evidentemente fa onore agli onorevoli mondani dei partiti operai d'oggi e che io - mi fosse con– cesso - onorerei ad ogni lunedì in Albis, dedi– cando agli onesti muratori della felicità il plen– air della vacanza e della prima colazione sui prati. Erano gli impressionisti della p6litica, i fiorai del progresso, avevano come me il piacere di imma– ginare una casa prima di trovarla. (Quanto agli onorevoli mondani dei partiti operai di oggi, ìo li condannerei a portare vita natural durante cal– zoni sovietici di quelli leggerini Ieggerini che scam– panano sulle ciabatte). Torniamo alla casa da trovare. A pensarla, pur– trogpo, non è vera cç>me il famoso ideai di Car– ducci. Perchè dal corpo cinque: e mezzo dell'avviso. economico - epigrammato dalle buone massaie ermetiche o dai sensali e dagli agenti che scrivono maiuscolo per grafia e per aggettivi nel significare le bellezze panoramiche degli attici o la cinica convenienza del cucinino - si riesca a < vedere> veramente la casa, occorre ,proprio tutta la fantasia di un poeta randagio e del suo figlioletto sceriffo che gusta pregusta e scarica i suoi piaceri per il su e giù degli ascensori, i gridi di scoperta per le stanze vuote e persino il puntiglio nel voler per sè, tutto per sè, il piccolo bagno con la tinozza a gradino che l'inesorabile standard del benessere edilizio riserva alle e donne> immaginate piccole, piccolissime, per la loro cuccia. Tristezza, piacere, delle periferie romane, tra lustro di primavera e fondu di scirocco .. Càpita alfine di camminare tanto a pieciii per veder sorgere dalle tre righe cinque e mezzo dell'avviso poetico l'inganno d'una brutta casa di Nomentana o lo sghembo chalet di Belsito, ma intanto si colgono fioretti per il bic– chiere da mettere alla finestra, si J?en~a ai pittori che hanno a sdegno l'album e la natura, ci s'im– batte verso la Camilluccia nella strada dalraccesso proibito nelle ore domenicali di partita all 1 0liim– pico. (Le montagne non bastano più ai fuorilegge. Ai :vecchi tempi, il Testaccio era tutto loro. Anche i poeti morti del vicino cimitero sentivano il lieve, remoto, clamore della domenica). E di più ancora si vede: il treno nero di petto contro il ponte a Montesacro, le maniche a vento degli aeroporti, il gazometro verso San Paolo (tanti anni fa, col pit– tore Melli, Carla e altri si passò un intero pome– riggio laggiù). Il figlioletto impara la storia e le bugie dai .r;nonwnenti. Quanti piaceri che non costano nulla per una casa da fittare. Guai ad avere avuto o ad avere da Tagazzo un quartiere propr.io , sempre lo stesso. Non si cerca nulla, non si è mai i detectives di un destino che ci tenta da ogni parte, di là ormai da ogni convenienza è da ogni calcolo, sulla trac– cia di una casà di cui fidarsi per armonia. "Siamo sempre approssimati alla letizia e alle caducità, come il fumo della sigaretta può persino strom– bettare le piccole nuvole d'una marcia tutta da ridere che ci porta" sempre oltre i luoghi ìn cui dovremmo .fermarci. Così non si trova, no, una casa: ma il cuore-, sì, un'antica e smarrita giovi– nezza da fidanzati. E, se fosse. perchè ridicola? Io, Graziarla e il bambino siamo stanchi come bam– bini che non hanno più gambe per tornare a casa, ma si trovano di colpo a guardarsi e a rincorrere l'autobus della campagna. A cercar casa. non si cerca la tomba. Quando verrà la morte, mi piacerà vedere il figlioletto, la mia donna e gli amici ai quali ho voluto bene e che son tutti buoni camminatori, andare ancora in cerca di una casa per me. Scuoteranno sempre , il capo, qualcosa sempre non andrà. e Sì, ma >, 1 dirà Ennio Lauricella, il più famoso e prediletto tra loro. (Sep.to la sua voce, vedo la sua mano aperta e bit:,lica nello scatto delle parole sibilanti fra le labbra strette, il bel capo incassato tra le spalle a dir di no). Si ascolteranno intorno, ri– prenderanno a camminare, a fermarsi. Poi Gra– ziana sarà stanca, il bambino Leone s'addormen– terà sulle sue gambe. Resterà nella notie il fuoco dell'interminabile sigaretta di Ennio, una sigaretta e taglio da re ri, come si dice. < E lei cerca una casa solo per il piacere di non averla?,. Può darsi. · , e- Forse aspetta una reggia? •· Può darsi. Una cosa non voglio: i pigiami di seta degli onorevoli progressisti che hanno trovato il• proprio e eptacam!;!re riservatissimo panoramico stile Im– pero> nella letteratura e nelle alcòve. Fiorellini di tutto cuore con tante erbacce po– lemiche? Lo so. Ma i pigiami di seta dei fun– zionari pallidi e enormi mi fanno ridere. Ed io vivo per il piacere di corrermi incontro e di dirmi l'ultima. « Sai - mi confido afforecchio - ma ora no, alla prossima volta ... >. Che' testa marzolina! ALFONSO GATTO

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