la Fiera Letteraria - XII - n. 8 - 24 febbraio 1957

Pag. ;i LA FTERA LETTERARTA Domenica 24 febbraio 1957 si • comperato un lenzuolo di mento: ., Sent..a. Ani,gelk'IJ ... » terra i.n an c0nvento di cap- gli taçcio. ,. Senta, Angelini... » puccini ie:rooolimitani. alle m'inchiodo lui come uno spa– pe.ndici del Ta•bor? Che Wl daccino che springa al con– gelsomino d'oriente, donatogli trett,ac-co dall'orlo di un pre– de. persc,:.a a lui devota e im- cipizio, ,. quelle parebo1c! Eb- ~:~8!g:I°~f~1 s ~a~~~!m; ~;~o~ E d~u~~~o8 a11~a1:: di notte, in certe veglie soli- rabola delle ver.gini savie e tarie. esprlme p-ofumi esotici delle vcrg'li:i folli: « Sto acca– e -arabeschi stra,ni? rezzan<lo per lci d:eci ten- M-a a qµesta aneddotica ro- ciulle ... ». _ rnantic.a e trasognata se ne [,e parabole sono uscite al– contra·ppone un'altra burlesca euni anni dopo, nel ·55_ men- ! ~!~{~!ing/e »~ Si A~~~ ~t~elrf::~~:ft. ji} 11 7oeù': ~ un paio d'anni !a a mettere gno di s~rl'V'ere un libro m ~tl~si~Jtrcl);~!hldim~t ~ ~f~lr~~;~~ f~in~~ta~o~ Il prosatore * di BORTOLO PENTO Che un assiduo brivido di è il teme del quorto sonetto. scorrenti sottili voci dj una più fin-e pOl?tS."a percorra costante- Una poesia, dunque, di ispira- acuta e più nuova sensibilità mente la prosa di Cesare An- zione stagionale. atteggiata nel Urica, che riportino l'Angellni gelini - una prosa stiEstica- modi che Iurono tipici della al modi e al .gusto del1a nostra mente sorve-gJiate. le-vigeti-=Si-nostra poesia tra la fioe del- più -attuale poesie nove.ceni.e~ ma, e tuttavia di continuo ab- l'Ottocento e il principio dcl sca: certe allusività suggestive, bandono od aperta a lirici in- Novecento. E' già su!tlclentc certe immagJ,11fresce.merrte in– tenerimenti. a poetici tra.sali- codesto rilievo per fare inten- ventate e di polivalente signi– mentl e stupe!azioni - è or- derc che. a proposito del qual- tlcazione. certe analogie sca– rnai d2 tute risapu'o tro so:iEtti '8•1gelinlani. non se- vate nel proprio intimo stupo- Nessuno sa però che egU ha rf'bbe possiblle parlare di ori- re lmma-ginativo e sensiti-vo. scritto anche poe!;!a In versi. ginalità di intonazione e di Queste. ad esempio: .,.l'aria è Quattro suoi regolarissimi so- conduzione. di novità di spun- tutl-a odore ... di lune nascen– darmi scandalo di sè, rove- E -uno de1 suoi l~·br.ipiù « pu– sciandOSi ll'lel 6UO contrario. Mi rament.e modellati», per_ usare sapev.a irriducibile a-ntifoa.sd- una Sue e~pressfone. M1 sono sta. Che lui lo to 56 e altrettan- precl1;1so, _m questa . sede, il to era per me, pur senza aver- ~Plt_o d1 parlare di Angeli– ne mai trattato in ~plicito. lll ~nt~ore (qui sto narro.ndo un fatto scontato. Nossignori. A-ngelin.i come ~a f.avola. a Quel pomeriggio ad Alssisi si ve,lfa con tgli, mmci); ma pro– impuo.~ò a :f.armi. in una pno ~re'hè l ho un .POCO pa– conversazione apertasi per ca- gato d.1persona. voglio saluta. so. il fa6'clstone il nost.algk:o re cavallerescamente questo littOTio. Rlmpiai{geva ed esal- libro tra. i taoJ1:1splendidi di ta"·e. Mussolini 1 suoi tempi Je q-uesto s1-mpatk1ssimo autore: sue guerra e Persino ,gli sti~a- l'uni~o. l'ulttmç, « class_ico» c!"e loni e gli or.beci, coi più .gret- c! ~imanga; uno fra 1 P?Chts– ti luoghi comuni deUa propa- smu dal qual~. 1Se fos.:'1. una .ganda staraciena. Io traseco- oce., mi lascerei strappare sen– lavo, friggevo, schiumavo; lo za protestare le pe~ne perchè scongiuravo di rientrare in sè, le adoper~sse a 7ll?11are le sue di non rinnegare a quel modo gemmatissime pagme. $ netti è possibile scov.arU tra le ti e di piglio lirico. Nella loro te». "'Nel chiarore mutevole pagine conclusi'Ve dell' et;au- esperta fattura metrica e nella è un indizio - d'autunno»: rl-entc ed -at'fetluoso Cesare facile identificazione di motivi « s·lncurvan 1'ore - su:i miei Angelini e la letteratura co-n- e di moduli ilnemente essimi- ,glor,1i che crolla:-io (si badi t.empora11ea (Bino Rebellato lati. '10n .sprovvedutemente rie. all'attualissimo suono e &apore Augelinl e plldre FabbreHi editore) di Carlo Martin i. che.ggiantl. essi documenleno incupito di que6tl "giorni che Per queste rede tetStimcnfa.n- soprattutto la operante presen- cz:oUano••~ .,; ...riaccende J?a– ze di propria poesia "en,ifi- za di un gusto letterario di glrucole d1 quarzo»; ,... un fiu– cata, Angelinl. in consegue:iie prim'or?,inc. di. un·educa-zi?ne m-E: .che va _col?r d'o!lva<»; accordo con gli orientamenti letteraria scaltrita al maes1mo "'~1clt. - fatti ~1 luci lab~. della sua formazione letteraria e realizzata sulle selettiva e d1 veli - tessuti dalle rondini attuRl•a nel quotidiano contai- pronta ricetti"Vltà_di un l~ttore tardive»; "'Respira ottobre .una to specielmente con gli tùtimi est~emamente esigente e sen- dolcezza mes!,a ... E. da ultimo. classici della nostre poesia. ha slb1le nel soneMo finale, e da cltere pre:fe.r:iio le forme metriche Uno che avesse l'abitudine tul"ta intera la seconda ~uar- * re stesso e tutte le sue paglne Se è vera 1a sentenza del per nmc,r di pare.dosso. Non suo Fosco!o: « PJa? a. te stes– ci fu verse>. Sostenine la com- 60. e sare.1 meno infelice sull.a medio ron tanta fe.cei,a di terra; ma per piacere a $è sties– bronzo che'ci lasciammo quasi so. bi.sogna seconda.re la, pro- chi-use. Ha anzi adottato que.I- o, piuttosto. il vizio statistico tlne:."' Eco. di .soli ultimi. lu– la che, Ira codeste prosodiche e illologi'co della m.i :nuz.io, ;.amegg1a - 11 p~atan? tra s~llcl 5?"hem~tizzazi~ni. è. forne la analisi .ed itd~-gine. delle est~r- ~~et~~; ~n~e11;;~ 1 ~<1~e~fd~ di CARLO JIIARTINI ~~ro~~u~~~r~i Mesi CO~ c:~r:atX:ii~~h/ _Ìti~c~~li~a~ a uo ,..i,-.10in!ranto. porte.i il t? Creso d1 arguue ~ d1 sa~o– lutto di Cesare Angelini. E fu r1te m~orie, solltar~o o oocie- ~fg ~~, 1 ~s1; il ~~~~tt!:.n}f 0 t·ri~ ~~e~;r;~~z~t~ 1 · n~~ 6 J~:~\-e~~; estate pe·r :~e osi ... In alto Bi!llo, c~n Cesare Angell~l, (Molti ~n~i !a i,! gio1:1anissi- diz.ionelissimo sonetto. E tra- f-atice qui a puntuallz-zare sva- grado indicativa dEila tempe- parlare qwetamente di poesia. mo AJ'!gel..in1 llneò 1n un arguta dizionali oono anche, in un rie.te ed indubbie reminiscenze rie .se 11 sibile di cUi si è de:!?, Con lui, la conyersazlone lette- • ~gunna ~ questo etrusco poe– certo senso e su una linea dJ d'cltn poeti. e come nes6un'allra propu 18 raria s appoggia a mo?uli di ta. : Cardarelli fa la . ron~a ripresa e di adesione a de- Ma ciò che maggiormente in• al nostro assunto. ci pare 1a soave, ormai rara, grazia. tra 1 Aragno e 11 Carnp1d~gho ~~l; ~-: rr~a~~di ru;• ior~ ~~~o,lii~~zt1;~di~ns~ volte. che all'impensata. SQr- uomini del Bel Paese sono suoi nion-am-fnte, disse a mia moglie ~cl e ~o ~olg~no d'un :fa– voltandonù le spalle: .. Quel nali:itsmo lD.Sleme giocoso e re- ~c~7t~a cl~~Ic~et~~an~:~ ~;~~a è a di!or~re~~~o em~i ~ll~iimf~. a~~tu~r ;,~~ ~ so~t~ ~:r1~os~!N!z1~i:d~;r~:::. ~a°~!~~i. 0 deÌ 1 s~~!~~ ::/ vm::. Otto e No-ve,cento. i fulcri .i.spi- circo~rivere, nelle linguistica un dominio di scnsib!lHà e di ma dello Zibald_one e delle OtO, cogitabondo dJ non so eh~ rativi dei quattro comporul- e pro.sodica tcssihrra di questi resa poetica non molto dl'iten- Operette Morall, Bacchelll, favole della genesi, che dara meoti. Sotto il titolo di OUo- ben pror.ur1ciati e provetti en• te da quello di Quasi.modo. d1 Baldlni... E Cardarelli. fuori puntua.lmente dopo un ~:~fd0e:ies~~··d~ ve;1~~ ;:~~t ~nas~:8 ~~e f!t;~ credere d'essere st.ato fascista. di rlJ)etere: d~a com~cata B2<ii: le sarebbe f.acile in,ge.n,- mensola dei suoi penn~ d,a nerlo .. ». E io mi S'VV'elltai b ~r.ba . al:l:e penombre auliche, &ti di lui con un furibondo. ai. so.flfitti a cassettone, elle veJldicativo abbraccio. qUll1,te vegetali del pa,reo. bor• i\ngelinl :ul A!òislsi bre sono radunati i primi tre. decasillabi. le improvvise e Montale, o di Sinisgalli. Ho ciavanti Je poesie di Vin- anno e un giorno>) disposti a trittico. Novembre rapide WumJnazioni. le .tra- BORTOLO PENTO cenzo Cardarelli. S'era impegnato con un f~:,~~~e egli ~!!:ruoM'~: ~~;o ~~~re epe~o~~o vi~~! =isrra:re d~osè sa;= !~IT~l 1 P;!~~! j~~!d~~ ;~~~r~erd;ù,~8;~~: . ~:~.~~ :~;=· ~ ~= ~~~fe 1 esu~eb~Ì UN SERRIANO PURO J".!0Scr1t10 er~ ~te dia .moJ- ma trion.tali vacanze; va ogni 1?· ~.G troppi. anru. Uo giorno estate ad Assisi. che è dopo !~~~-~ ,~b_aa aiarBo::t:;toi raa-;~a l~~ s~= 0 -patria. suo1 d1:-1tti. Siedono. uno di Cosi fra P8'Via e Assisi _ fronh> all'altro, al pretjoso ta- tra 1e' malineonie lom•barde e volino dove il Foscolo scrisse lust:reggi80!ti del Ticino e gli l'ode all'Amica rise.nata: rosso olivi arsi• del Subasio - lo e. nerv~o il creditore. imp,er- colllflgure. un biografu.mo vago scrut..'lbile e felino il debitore. di simmet:r:ie, stendhaliana- - Oh. ser:iti. ora basta: ora ... ~ente compi.3:ci~to di paes.ag – Con. ~esto lentto e calcolato ~;t~~ ~/4: ::nt1:~ te;~: Angehru estrae dal cassetto volta rintoccando con le nocche una pistola cesellata, 'glieJa sù una chitarra appesa al mu– porge: ro. .,.Un gior-no, chissà. oon ...ora, uccidimi: ne hai trove.r-emo più il rettore. Sarà il di,itto. fuggito con, ques~ sui colli ~ E noo ride. di fuori. severo Provenza, terra. d1 me~eslirell1: e con_tTito. fino .a che l'~tro ~ce:~~~. n~1:ienetA~~ .non si arrende in una nsata D,aniello come Francesco' di di ammirazione. La vita di Asrua». 1 E la sua voce per la Gesù noo è encora pubblica- plima volta non s'increspava ta. Angelimi è vivo e quello di istrionica ironia, era me.,gi- ed.itore gli è rimasto emdco. ca e accorata. Di codesta sua indocilità agli No. non ho svelato _il segre. impegni <da ~ro gatto di raz- :2:i ~~ ~~~~~ ~) :feçJ io stesso le spese qual- che fa sua ennesima battuta che anno la. quando m'illusi estetizzante, una .tal.sa pista d'ingaggiarlo per un certo li- beft'-arda per meglio sfug,g:ire, bro da SICrlve.re :lll col.labo- una tra'J)pola per gonzi come :razione: un commento al Van- me. E. segreto di Angel:ini sta gelo di cui a lui affidavo le più in tondo, in una clausura par&bole. Accettò. Dopo mesi ~~~ta})ie~1f~~~~n= che lo ptmgolavo e lo -suppli- e non rioordo d'aver mai Stflo– cavo senza esser rJuscito a far- rato con lui un argomento an– nù mostrare uc :foglio del 1-a- che indirettamente religioso. vero intrapreso, e.ndai e Pavia Nulle. a:nzi mi ha mai trattenu– deciso a metterlo con le spa:1- to dinnanzi a lui dall'entrare ile al muro. e< In ®. quarto di ru~:~~~ti creù f.: 00 :~i ora la faccio finita. o durtro una sorpresa, un edificante o fuori;.. Mi tratrenni - 0 scandalo per coi quel giorno per meglio dire mi trattenne al Borromeo, con Angelo Ro– al Borromeo - per parecchie manò, quendo dopo a<vercl .f,at- :~òV~mi ::on 8 e,C:: ~ imW:u1~rf~ 1:asefe1: Ji!: tanita deliziosa liberalità che >!"e, con una smorfia di affll,a- ~ tu impossibile iotavolare ~: il N~~!ove~~es1f~:; Il argomento. Feci il viaggio al- il padrone di casa ... »· tr,e due volte: et~ risultato. Poosammo a qualche ·ecce:i– !Mi rubava il 'betnpo, o mi pa- h'ica « boutad.e ». Ci aperse :relizza,va nei brevi silenzi con una porta: era la cappellEL En– un 'arte diabolica alla quale trammo; ci accompagnò alla prendeva visibilme:nte un gu- -~leust.i:a ed _egli andò ad ic• sto matto. Finaimente, sulla ~~~hi~n sl~~e f~a ~~ porta, ceroando di mascherare mani la fronte con le due vele nella studiata indifferenza del- bianche di capell!. Un piccolo la voce il b~ciore dell'argo- prete nero. in ginocchio, come tanti se ne vedono neU'ombra COLLABOB.ATORJ, 0o r r1- di n ~a~~~ di casa ., muto sPoDdentl, Informatori. rl- là nel suo tabernacolo, era cerea ovunque ■erta orsanb– uzione slomallatlea. Sori– vere c ... etta 60, Pablla.ip, TorlnO. l'unico padrone anche di 01-– sare Angellni, il più libero uo– mo fra quanti noe conosco: l'unico che ne ·sappia il genui• no e br-uciaate segreto. LUIGI SANTUCCI Ai coetanei di Rèhato Serra, e, forse anehe meglio, a queU.i dhe seg.ul -rono, subito dopo la sua morte, sarà surperfl'llo dire del-1 'lnffuenza benefica ed efficace che egli esercitò sullo spiTito e sulla educazione letteraria dei contempcfranel. Tutti coloro che, nel secondo de– cennio del secolo nostro, furono presi daliJa dolce ma- 1).ia delle umane lettere e degli studi gentili, hanno risentito ln sé il beneficio di tale influenza, e hanno r!conosduto in effetto che la continuità dell'opera di Serra netn era interrotta, non si era spenta con la sua improvvisa e immahl-ra scomparsa. L'efficacia dell'esempio di Ser:ra è, dunque, ancora valida, e, se per poi coetanei fu un fascino e un'at– trazione proficua, possiamo sempre affermare che neànche col passar degH anni taJe effetto e affetto è srrùnuito, e che Serra non ha perduto U Vanto di "maestro», né la natura di e guida» nella ammira– zlctne dei giovani. E questo ~ U tjconosçìrnento GPonta-neo, non solo dei giovani seguaci e vorrei dire del neofiti, ma sì de.i g-rapdl ,e ill4s,trtr,:'1 S,à'{>PAamo 'butti (soriveya Atti!llo Mo.– rnigliano fin dal 1928, quando si pubblicarono gli Scritti e da pcf'Jo era uscito l'Ept.stota,-io) che SerTa ha f.a.ttò scuola» e l'ha latta sopra tiutto con LI Rin– graziamento a una batlata di Paul Fort). (Scritti in o'n.ore dt R. S., Garzanti, Milano, 1948, p. 204). Più esplicito e definito e, nello stesso volume, a pagina 25, Cesare Angelinl, testimone sempre vigile e so1'lecito della ~andez:za di .Serra. Leg,glamo le sue 1-uminase parole; parole di « chi l'ha visto, l'ha udito, gli ba pa-rlato, ha goduto, camminando, gomito a go– mito con ilul, della sua -compagnia e amicizia»: e Serra è anoor oggi quet Sel'II'a consolatore, da lui non ab· biamo patito delusioni né tradimenti. Anzi, dirò, che se per nai, suoi coetanei, Se,rre era l'amico c:he dlven– ta,va lnvolonta-riamente 14 maestro per una particolare Investitura d'Ingegno, per l giovani d'og,gl è il maestro che diventa l'amico. Al giovani non è necessario rac• comandare di leggerla: ci tornano istlntlvamente, sen– tono per lui una ,particolare passiru1e ... Essi stessi ,I giovani, diventano i rtvetatort di Serra; rivivendone la memoria con quel senso mistico che crea I f~deli ». Fedeltà a Serra, che qualcuno oserebbe perfino ·irri– dere oome una forma smiSU'l'ata e indiscreta di ammi– r-azione, perché non sa quanti e da quante parti ti posscmo scrivere per aver libri, nianoscrittl, lettere. fo– tografie, autografi: notizie insomma e cose di lui. Dunque, fedeli di Serra ! Ma del fedeli di Serra. quelli che furono suoi coetanei, che lo conobbero e gli hlrono -accanto, non pochi l'hanno raggiunto nel regno del'la pace. A perpetuarne la memoria, la devozione e l'esempio rimangono t figli e già fioriscono I nipoti.. Ma del fedeli del primo tempo. che tuttavia so• pravvlvono. uno del più degni del maestro. di·rei i1 più e puro•. è. senza dubbio. Cesare Angelìni ... ·Questi. pur nato in Lombardia, ad Abruzzano (Pa– via). nel 1887 visse alcuni anni in Romagna. nella città di Cesena Quando vi giunse nel 1910. a 23 anni. era di * ALFREDIJ GRILLI appena prdinato sacerdote neJ seminario delJ.a sua dio– cesi Pavia, dove aveva fatto i suoi studi. A Cesena lo ch.Jamava, per un ,po' di compagnia e un po' di souola in quel seminario, la fiducia del vescovo, mons. Giovan– ni Cazzanl, già suo professore di lettere nel seminarlo pavese: un uomo, afferma chi ru in grado di giudi– carlo, che, se non fosse stato dalla Provvlden:za di– stratto verso l'amministrazione spirituale della dioce– si, ~rebbe stato un meraviglioso uomo di lettere, ri-u– nendo in sé la genialità di De Sanctis e la sa·lda qµa– dratura logica dl Benedetto Croce. Nella ~pi.ente dimestlche:zza di tanto mustre pre– lato, e quindi nei frequenti amichevoli conb?tti con Renato Serra nel-la casa solenhe dei libri, Cesare An– gellnl trascorse in Cesena ben cinque anni, e la città e la Romagna tutta gli rimasero sempre nostail:glca– mente vive nella memoria e nel ouore. Lo senti:rete anche esclamare: e Oh vita I I più meravi,gUosl anni che rrµ hai concesso, per incontro di terre e di per~ sone: la legg~nda della rril,a prima gl07J'inezza ». In ,pa– gine luminose "ricorderà a·l suo arrivd la città sotto un :a~~ P~~~cfeù 11 s1;_;:,aifi~~!.f\:res";! ~~~a!Te~:~fu:f~ della Madonna del Mante, la fontana in pl,azza Meg– giore, la bella gente cesenate, tutto, e anche ie belle donne. e sane e schiette e di carni ridenti, da g!usti– floare certi lor nomi leggi-adramente ,prestati dal-le ore del tempo e delle stagioni: Alba, Aurora, Azzurrina•· E di 'Serra, del nostro e annonlosissimo Serra », li cul • nome risuona all'orecchio erme il ,principio di un'ode», - che cl dirà don Cesare? - A 'butfa prima non vi aspettate troppa. loquacità. Ve ne parlerà con un certo geloso riguardo, con religioso riserbo. « Penso. vi dirà, che Serl'a - grande sn'!tario - non convenga Importunarlo, mettendogli attorpo troppa gente. Ab– biamo avuto Il privilegio dl v'ivergl! vicino. di Impara– re (secondo il poter nostro) molte cose da lui. Nvn pretendiamo di più•· sto SJ!Pc~n= 1 ~~u~~~l~~i~~is:::~~~erc~~a~~~~~rts:~; ad lllustrare la sua figura, Angelini non dubiterà d1 ritornare sul primitivo concetto, comincia:i.,:lo ad ngn1 modo a confessarsi: e A parte che Ser-ra sat"eb~ meg~o lasciarlo nel-la sua soiitllldine, che la colma lui stesso tccm la sua persona grandei penso che l'episodio dei miei rapporti, cosi bello In sé e fors'anche a contarlo a voce, per Iscritto. si risolva In una cosa troppo gracile». Come poi avvenisse che Cesare Angelini, fin dai primi tempi del suo sog,giorno a Cesena fosse avvici– nato assai familiarmente da Renato Serr-a, potremo dir noi con sicurezza d'informazione, convinti che, se anche l'episodio in sé non sia di gran peso. possa ~uttavia dimostrare _la buona creanza di Serra e l'In– tuito pronto nel riconoscere la intelligenza e l'animo del prossimo · Tra I frequentatori più solleciti e assidui della sala di lettura aHa Ma'latestiana, forse non molti e quasi sempre gli stessi. Renato aveva n~tato un pretino. ap- PASSANDO. PEB PA l'IA * A:ngelini è una presenza silenziosa e insistente, un ricordo vivo e stimolante: un uo·mo a cui si torna ,,. di Plls}RO (':H I AH A Tutte le vo!te che visitando che aveva scritto di sè: .-vo,-- bihre altro piano o una d1-,rhia. e si muore: ma m,s1len- .JCchi con un'aria estasiata, al- t1m poi è di Domodossola e Pavia e andando da una chie- rei fa.r mio il motto di Ermo- versa distanza dati· eterno zio. Lo sola cosa bella che znrsi lentamente e. an~are alla Angelini della campagna pave– sa a11· altra m'è accaduto di la.o Barbaro, umanista del Quel S. Pietro in CieJ d'Oro possiamo. invocare intoni.o al- finestra portan~os1 dietro un se. Tra questi due estremi di passare davanti alla tacciata Quattrocento: Duos agnosco per esempio. che s'inabissa e la nostra ultima ora ,.J. Mentre bel verso da nmpensare o da L0mbardia, nord e sud, s1 può dell'Almo Collegio Borromeo, cfominos. Christum et litte- sta fra la terra e gl'ipoge1. _ce- in Terra San.ta addio sile~z10 ridire da. solo guardando la /u- immaginare un· asse poetico i~.inm~~ =toa c~~r~e:~ ~~~Ì ». c~ece:t:~ d;~~!~~ar~ ;f~e~~o.lae 1a°~~a u~~ ~6~::tn~ ~r a~v~à ~h~:à p~~o ddft~~~: ~:ar~~:! 1 c~~1;r;µe~'i~~r bra- ~~e~:l r~o~:~~i~ :uf1~er:i~~: piena di libri e di cimeli, c'era scrivendo. Se era un pomeri~- nella favola .del Boccacc10 _ ra che lui 91 era assicurato per 1:,ettorc, d1,~es1~ è stato de- dimento dei suoi frutti più sa~ Cesare Angelinl. gio estivo: ..... Queste ore eQUt- prese terra il gran materasso Jt1 sua sepoltura. finito Angeluu. c1?è inbelletto pori ti e sostanziosi. Lo immaginavo com·e me lo h_brate, perfett~. Questa .lu_c• recante Messer Torello che se Sul suo tavolo mtanto ci do- poetico, capace d intendere I Ma qunnt'altre direzioni de- avevano descritto quelli che riposata, con ~inte .seoantmta• ne vemva~addormentato tn vo- vevano e!'.scie dei flort, rorse poeti Non c11t1co esegeta o v~ conoscere il paterno.~ffett~ che erano stati almeno una ne, che vuol dtre estrema.1!1en- lo dall'Egitto per prod1g10 d1 1.m vaso di peonie di quelle studioso di tecniche, ma letto- d: Angehm con _tutti I g1ovan1 volta, a trovarlo. Di entrare te lombarde • Se era prima- negromanzia.. che. danno .. i' impressione di re. de.l1bator~ at~raverso uo fll- che ha visto uscire dal Borro– e chiedere di lui per cono- vera certo scriveva d1 fiori e E Angelini mentre 10 passa aucre delle fanciulle in ca.sa: t;o d1 e.ntus1ast1co an:iore del meo ~ che ha co~tant?mente scerlo non ho mai avuto l'idea del nflor1re eterno della sua vo stava nel gran palazzo, se- luminose. sonore •. 0 altri fio• lrn~n!agg10 che tirasflgura e seguiti. tenendoseli uni~~ col Mi p~reva meglio figurarmelo Pav1~ color ru:naranto .. In quel- duto a1 suo tavolo, dentro un r1 di un orlo .che certamente quasi transust_anza le cose. Bel- :~game, deJ cuore e del! 1nteJ– là dentro i naro d'essere pen- la piazza antica dommata dal seggiolone secentesco, cosi pie- c 1 sarà dPnt.ro il collegio. forsP le parole religiose .. trasfigura- 1genza_. sato da UD! che passava da- Borromeo iJ tempo par~va at- colo e argenteo uomo, con una dietro, 0 in qualche cortile z101_1e transustanz1~z1one. ch_e Perc1ò. ~assai:tdo per la 1 ~1~z– vanti al suo Collegio, chino sul tendesse di esser. descritto da p_enna nella mano bt~nca e una Quando ritornavo a Pavia r>gh ad~p;~? proprio per ti ~~i \av:~ :Cli ~~:gra?~ 1 d~i~ ;f;~~'e og:nur~n:a:i~~i::a f:.: ~~ 1 ~~: :~ o::pe~=~:~i~:;~~ ~!ar:~~1hgbl~c~a~~n~a:~od!~: r~~:v~n s~~tif: ~r~~~a.d: ~!~= su~o~:~~to ~he nel suo studio c~ampar_e i~ t~tti fll\ inv~ibil~ Je dita e la zazzera bianca il- con belle immagini e fiorite vero di rare a ritroso il viag- minavo lungo la facciata del ·, è un r1lratto di Rt>nato Ser- 0 e us~ivano 3 • que d. 1 P~ one, Iuminata dalla luce che entra- metafore: .il tempo dì. Pavia, ~io di Messer Tor~Uo _e d1 an• Borromeo, ~ giusta .. d_istan.za, ro, l'amico che fu ?cl!2:iR. e :;:voun 8fl~~~~azione I aver- vaU~orm~&ftn~!~e de~~ort~~ :;~i v!~fil~o::i~llde~r:e,chi~: ~:~~a ape~":fp~!ar~l~ot~~ q~e:i~: ~r ii~~~: ~~~~a~em~1;;1\:e~ r:,~~~:a c~~~a l~~.a /l~~~ne~:1~· I :~gelini è tn~ tpr:senza s~- J'avevano descritto, ma' palu- t> d~le strade. Un tempo mi- lapide eh? s1 era ?ett~ta _con sare Angellnl continuava a~ :_ico; lettierato che ~ ~vev~ del- c~~i~s\i~: ens~t~ofàn~~ rSi dato con sobrietà nella talare stertoso e profondo che na- tanta umiltà: • Qui giacciono essere là dentro. un po I nrte im senso rehg,oso . 1 . d olte d'rezìo e con una capigliatura. ondu~ sco!lde pi~ di quant? non ri- le qua~r•ossa - del .oovero oiù arge~teo. ma sempr1: rhi- Se di _Con~ni. che è vivo, ~f:n~a et P~~s/ a~ch'io ~he al· Inta che gli dava un·an{l set- veli. nel! ombra d1 oscure Anaelini - pellepr_tno in Ter- 'lO a scr1vere framm~nt1. os non ha 11 ritratto appeso al !'rsona non l'ho conosciuto tecentesca, intonata ai mobili navate, nessuno delle qu~~ (e ra San~a •? _Poss1b1le che vo: ~<>rvoz1oni. a_nnota~.1om. O ~/muro, è certo che .deve_ av~r- ~ai e che forse non andrò mai I e ali'ambiente: e l'eterna slga- lo osservò proprio Angehn1) è lesse rinunciare alla tnra d1 '..ggere.1 suoi poeti con moli\ lo 1~elcuore. Dei ~tova.m Cg10- 3 cercarlo oltre uella soglia retta invece della tabacchiera. a livello di questa terra dove Lombardia. all:i sua "RmpR~na 1mpep;ni e moltR responsab1- val'!.! per ~~gehm che ~ de! rincipe"1-ca che m~ contento di Esile, vivace, rapito quando camminiamo. Quale si .spro- p~v~s~, do~ ayer detto che !ità, no~ mi passava per Il ca- _1881~ Contm1 è quello d, cui PuRrdar; assnndo. poteva dire: •Amor di poesia.,,. fonda in basso e quale s1 alza v_1s1 invecchia st, ma co~ gra- po.. ços altro poteva fare An: il_ Direttore e. U Letterato va g P PIERO CHIARA Cosl. doveva essere l"uomo d'alcuni gradini, pur di sta• zia, lentamente? (.,,S'invee- geltn1 che leggere, levare gh più fiero, e gmstamente Con- parentemente di pochi anni pi\) giovane di lui, di co– stituzione piuttosto esile e minuta e di statura mo– derata, tutto rpreso dal suo attento leggere e scrivere. Un giorno U ,pretino si vide avvicinato da quel nobilis– simo glovane, Il qua'le gli chiese se fosse lui quel c. a. che in un giornaletto locale, aveva pubblicato certe strofe saffiche, che non g•ll erano dispiaciute, di fat– tura carducclana. Erano nove stro!e di un Canto di Risurrezione, uscite i'l 6 aprile 1912 (doveva essere Pasqua) nel settimanale cattolico Il Corriere Cesenate. Di intonazione religiosa, come co:mportava il giorno e lo stato dell'autore, Set'r,a col suo gusto e intuito squi– sito e immediato, non aveva ma~ giudicato . Da quel giorno, si può dire, che ogni settimana o anche più spesso,, don Cesare anda,v,a a trovar Renato nel suo studiolo (ora, ahimè, distirutto e non dai bom– bafd,amenti), dove son nate tutte le pagine migllori del– lo scrittore, dove iù giovane amico Pha \Sentito ieggere per ·lui solo il meglio dei p~U che in quegli anni era– no loro cari, e Pascoli e Paul Fort. Quanto, dunque, Cesare Angelini debba a Serra, riconosce egU stesso e con.tessa con piena gratitudine; Serra, eh~ l·o introdusse nella società letteraria, inco– raggiandolo e presentandolo, e aVViandolo a mandare le sue prime pagine alla Roma.gna. e poi alla Voce. E qui entriamo in campo più nostro. Anche Cesare Angelini, come il maestro suo Re– nato Serra, fece le prime prove nella rivista La. Ro– magna, introdottovi da lui stesso. La lettera di pre– Gentazione è del 29 novembre 1912. quando da circa due anni don Cesare era in Romagna. ma non vera– mente, come dice Serra, « educato nel seminario di Cesena • (Ep., p. 463). Mi scriveva Renato: « Ti pre– sento un giovane lombardo (educato nel seminario di Cesena), Cesare Angelini, che vorrebbe stampaTe un articolo su La Romagna.. L'argomento non mJ pare molto felice: ma lo conosco l'Ingegno di lui e ne augu– ro bene•. Come sappiamo dalla lettera cit·ata, l'artl– colo trattava dl Serra, e però egli invitava a e sfron– darlo (conslgllando) di qualche lungaggine ed esage– ra~one »; e ma, ccmtinuava a parte, le lodl e gli epl– tett, non è mal fatto •. Se Renato in tondo aveva ap– provato e Angelinl aveva dettato, era naturale che non si dovessero metter le mani in queHe pagine. E fu risl)OSto subito: « Dl pure al buo giovane che spe– disca: la tua presentazione è garam.;i-a slcura ». L'articolo: Un poeta delta critica fu pubblicato ne La Romagna. del 15 gennaio 1913, e Angeli.ni tratteg– giò in esso, da maestro come quegli che col cesena te aveva avuto lunga e proficua consuetudine un Serra lettore squisito e un critico sincero con tutta la sua più viva e piena umanità. Un anno dopo, nella stessa rivista (marzo-aprile 1914), d<:tn Cesare pubblicava un altro stiudio, quello su Adotto Atbertazzi, il • casalin– go :t Albertaui., come già l'aveva definito; uno di quella famiglia romagnola. che, insieme con Severino, con Panzini tanto piaceva a Renato. e del quale egli non scrisse. quantunq'ue se lo f.rnse proposto. e ne lasciò l'Impegno all'amico non indegno di lui. Con questo ultimo scritto hanno fine le relazioni dell'Angelini con La Romagna. rivista; ma non già con la Romagna regione e con Serr-a. e anche con quakhe altro romagnolo. In una lettera da Latisana (14 mag– gio 1915) l'unica che Renato mi spedisse da•l fronte. clrca due mesi prl'l"Oadella morte. queste parole si leg– gono nelle ultime due righe. chiuse tra parentesi · ~(Avrai visto qualche cosa che ha scritto sul tuo ll– bretto Angelini, invitato anche da me)». Poiché. ancora una volta si intrecciano in benevola cmtesia i nomi dei due amici, sia consentito notarli. pur se entr-ambl. uno per l'Invito al-l'omaggio e l'a'1tro per l'esecuzione di esso. fecero buon viso a un vecchio libretto dal titolo: Pa.use del lettore. Ci fu di che esser grati al recensore di allora, sì per le garbate e chiare parole di generale approvazione. e di consenso pietoso a certe pagine commemorative di un grande cn ..do,lio. e si per aver riconosciuto all'autore il titolo di fedele animatore e srloriflcatore di « questa benerletti:i terra: la Romagna ,. ... A testimoniare come Renato Serre fosse ricono– sciuto da Cesare Angellnl. quale suo consigliere e 't:uida nep;li studi, basterebbe quanto si è scritto fil"' qui. Tuttavia, poi('hé cl rimangono cinque brevi let– tere, In tempj diversi Indirizzate dal Lombardo al Ro• magnolo non serà fuor di proposito riassu'merle, com– mentarle e magari pubblicarle. que.ndo se ne conosca !'opportunità. La prlma. dal seminario di Cesene. è del 23 dicem· bre 1913. Risente naturalmente della data. L'!ncer– tezz.a e indecisione dello scrivere o non scrivere, co– minciata la notte del 23 interrotta e ripresa la mattln~ del 24. designano Il primo contatto epistolare ·del gio• vane, che, vinta alla fine la titubanza e auasi il timore di e compiere una Ingenuità•. afferma di scrivere « al C'aro slq Professore• ,, oer dirle adunoue che parti. colarmente in questa nottP., in cui ricordi dolci e anti– che rimembranze scendono al· cuore con melodia chr c::educe, voglio pregare per Lei. perché il Signore l,."l benedica nella sua vita, ne' suol lavori e nel sogni dP c::uocuore ricco e bello •. Quando Cesare Angellni. circe. tre mesi dopo. i' 27 marzo 1914. scrisse la Fecnnda lettera.. Serra sveve già letto nel teatro comunale di Cesene., le. sera del - Al,FREDO GRILLI (Cont.lnua a. pa.g. 5) Leggo • Sera d1 Gavinana ~. Ecco la sera e spiove sul toscano Appennino - Noti quel •spiove~: e ces– sa di piovere•· E' bellissimo verbo, e s'incontra di rado nel– , le pagine de.i nostri scrittori contemporanei. Cè in Manzo– ni: • non era mai spiovuto >: e nella forma parteclpiale par fin più bello. · Riapro • Liguria> I E' la Liauria una terra leggiadra. - Qu1 Cardarelli riscopre Il movimento di un verso na– scosto nel capitolo VI del •Pro– messi Sposi>: • E' Pescarenico una terriciuola ... •. Continuo la lettura. O chiese di Liguria, come navi disposte a usere varate! - Altrove, e megHo, il poe– ta- ba detto: • Le chiese sulla riva paion navi che stanno per salpare ... Rileggo allora • Sera di Li– guria•: Lenta e rosata $aie su dal mare la .sera di Liguria, perdizione di cuori amanti e di cose . {lontane_. Pe.r me - ma AngeUni non è del mio pattre - •Liguria., è una delle lfriche più signi– ficative di Cardattlli: una del– le più sue: delle più, In tanta limpidezza. misteriose. Ogni immagine. ogni parola. direi n respiro di ogni sillaba. qui è lmprimaverito da una luce mattutina.: parole che brilla– no vive di un'aria veramente nuova.. E il sapore della mor– te. Sempre la bellezza da ulti– mo. in Cardarelll, ha un estre– mo sapore di morte. • Venere torna a nascere - ai soffi del maestrale._•. Venere è nata dal mare, ma sul man!: sl sono poi • aperti ai venti e all'onde • i cimiteri: • O aperti ai venti e all'onde liguri cimiteri! • Una rosea tristezza vi colora • quando di sera, rimile ad u.n fiore - che marcisce, la grande luce - si u12sft;.Cetidò e muore•). - Mi può sintetizzare il suo giudizio sull'opera di Vincenzo Cardarelli? - - E' uno del nostri scrittori più patetici, voglio dire più ticchi di sentimento (di Leo– pardi scrisse: e fu un uomo inestinguibilmente nostalgico•, e acutamente si soffermò nelle pieghe del suo • linguaggio pte- · toso>). Cardare Ili ci ba aiutati a scoprire le parole nel loro valore originario: e pensi in quali anni. La sua larga fama è affidata a non più di trecento pagine tra ))oesia e prosa: par– chezza che, se testimonia la schiva nobiltà del suo spirito. documenta pur il valore di quegli scritti. Critici sensibili hanno trovato in lui una cer– ta • ars oratoria• o • arte di parlare•: quasi continuazione di una sua giovanile e spicca– ta attitudine alla recitazione del suoi poeti, alla dizione del– le loro pagine. Sarebbe que– sto. ad ogni modo. testimo– nianza del suo amor di poe– sia. d'un suo ragionato entu– siasmo per le pagine ben scrit– te. Certo Cardarelli ba molto assorbito dagli scrittori del Cin• quecento (e [I Cinquecento. pe– trarchista in poesia, è dante– sco nella prosa, vale a dire in quanto ha di meglio, nel con. cetto della lingua, se è vero che Dante la detinl antica, cu– riale e cardinale .. •. - Noi at– tribuiamo al Cmquecento una grande funzione storica nello sviluppo o accrescimento del nostro genio letterario e arti– stico nazionale Lo riteniamo un secolo itahanissslmo. il più italiano della nostra storia •); - e poi dal Leopa-rdl del qua– le. come è ben noto. concorse a risuscitare l'ammirazione e lo studio. - E bisognerebbP anche porre l'accento sulla sua ironia. spesso atroce, feroce: quasi u.n piccolo Leopardi a cui han mutilato i! regno. Espertissimo dì ognl finezza stilistica, la sua poesia par tal– volta risolversi In pura tecni– ca. Ma non è vero Non è ve· ro: bisogna leggere attenta• mente. in profondità. Un vapo– re poetico, e talvolta un calo– re poetico, muove e commuo-– ve le parole d'un calore volu- 1 tamente prosastico e indiffe– rente: e moralità e pittura, fi– nezza di stile e saggezza e ma- 1 linconia si fondo sapientamen·, te Insieme, fino a raggiungere, nei momenti più felici. un s~- lenzioso splendore •. CA~O i\lARTINI

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