la Fiera Letteraria - XI - n. 52 - 30 dicembre 1956

Domenica 30 dicembrt> 1956 U~ FTER~ CFTTFR~RTA PROSEGUE IL DIÌJA TTITO Slll PREJJII LETTERARI IO~ DI OUESTI PHEMI l\,J non posso _che dirmale * A proposito dei eremi letterari potrei parlar bl'nè. con quanta parzialità è faèile immagi- nare. soltanto di quèi due che sono ri'uscito a vincere. Degli altri, non posso dire chè male Càrò Fabbri, parecchi mesi !a la Fiera ospitò una n'l1a lettèra alquanto polemica su, premi letterari e sul S,ndacato Nazionale Scrittori. Ora che l'argomento è tornato sulla pagina con piacevo e ,·iolenza, torno a ìarmi vivv anch'io. pregandoLa d1 lasciarmi un po' di posto. Premetto che sono quanto mai contrario, per natura potr21 dire, agli interventi statali: lo schema di dise– "l?no di legge per la registrazione dei premi letlereri, arhst,ci e scientifici mi fa quindi rabbrividire. Pre– mette anche che, a mio avviso. i premi letterari s,1no attualmente una cosa disgustosa, grosso modo. Potrei parlar bene, con quanta parzialità è facile 1mmag1nare, soltanto di quei due che sono riuscito a dncere. Di altri ai quali ho partecipato non posso dir" che male: uno si è risolto in una truffa, in quanto l soldi per il premio non c'erano; nell'altro il mio nome è stato sfruttalo per dare lustro ad un settimanale che s'interessa soprattutto di automobili. La • inizia– tiva privata di chi, •enza nessun guadagno, e _per ~more della cultura, dà denari per un premio lette– rario > (così si esprime. con una ingenuità in lui sor– prendente, Goffredo Bellonci) non mi convince. Chi dà denari per un premio letterario vuole sempre qual– cosa 1n cambio: in genere si tratta di pubblici\&, e non 0<,no 1 casi peggiori. Però è importante che nel baratto ti generoso donatore non si prenda più di quanto è giusto. Cioè: si faccia pure pubblicità. dato che questo è nei patti sottinte i. ma per farsela si serva soltanto d: eh, ricava un utile dalla faccenda. L'utile sono i soldi del premio. La •segnalazione• tanto In voga può essere un utile, ma può essere ancl]e un danno: il concorrente deve rimanere libero se accettarla o no. * di t..ll.,-SEPPE BERTO 'on basta la lunga lellera di Goffredo Bellonci a cònvincermi del contrario. L'unico punto su cui posso concordare è dove illustra il lodevole funzionamento dtlia Cassa scrittori (io stesso sono stato più ,·olle aiutato) ma giacchè la Cassa e il Sindacato sono due enti distinti, mi s.embra superfluo in~istere. Rimanga al Sindacato il merito di averla, molti annl fa, pro– mossa o fondata. Tutto il resto della lettera non è che una elencazione di tentativi mal riusciti o non riusciti aifatto, dalla quale risulta in modo fin troppo evidente che il Sindacato non ha alcuna autorità. L'os– sen,azione che agli scrittori è stato negato 11 ribasso ferroviario proprio mentre veniva concesso il perma– nente gratuito agli ex accademici sqrebbe addirittura umoristica, se non mettesse in cosi chiara luce l'impo– tenza del Sindacato. D'accordo, non siamo un Sinda– cato d1 ma sa (del resto. neppure gli ex accademici lo sono} ma insomma cl dovrebbe e sere anche un limite alle brutte figure. Amedeo :\lodigliaui: "Ritratto del dottor Brabander '' • (:\eloslra d,ll'Arte Italiana ,. Londra) L.'\' .\L'IRA L~'l"I' .. ,.RA POl.,l:tJIICA * Ora. lo schema di disegno di legge pubblicato nel n;- 4P della Fiera offre ai concorrenti un solo van– taggio: pretende dagli organizzatori • sufficienti indi– •~azion1 delle garanzie per la corresponsione del pre– mio• Non è molto. Anzi, è troppo poco, in confronto a: numerosi malanni di cui soffrono i premi letterari. Val la pena. per un cosi piccolo vantaggio, sottoporsi ad una regolamentazione legale. con tutti i rischi che comporta? Mi sembra chiaro di no. E bisogna subito porsi un'altra domanda: non c'è nessun altro ente .che megl.o dello Stato possa garantire un onesto e morale fun,zionamento dei premi? C'è, ed è il Sindacalo Na– zionale Scrittori. O meglio: non c'è, perchè è come se U Sindacalo Nazionale Scrittori non ci fosse. Ora, la cau a dell'impotenza del Sindacato è una sola: non ha mai funzionato. Cioè non ha mai adem– piuto la sua principale funzione, che dovrebbe essere quella di creare tra gli iscritti la solidarietà. Non so neppure approssimativamente chi sian!> e quanti siano glt iscritti, forse cento, o trecento. Ma fossero pure cinquanta, sono tutte persone di grande autorità, in possesso di mezzi atti ad influenzare l'opinione pub– blica, con una attività indispensabile al buon funzio– namento della società moderna. Se fossero unite, costi– tuirebbero una forza che gli ediiori, la RAI, il governo stesso sarebbero costretti a rispettare• NeHe condizioni attuali invece, il Sindacato si presenta come il con– sesso di lre o quattro consiglieri, senza nes uno alle spalle, e allora si capiscono ahche le brutte figure. Si potrà obiettare che gli scrittori sono persone particolarmente restie a unirsi e a far fronte comune. E vero, ma è altrettanto vero che il Sindacato non ha fatto molto per unirli. Io sono iscritto da almeno tre anni e nes uno, in tutto questo tempo, mi ha invitato a una riunione, a una discu sione, nes uno mi ha mai chiesto un parere. In tre anni ho ricevuto, e eccettuo i solleciti per il pagamento della quota, sol– tanto due bollettini, e tutte e due le volte mi sono sorpreso che li a,·essero stampati, tanto mi sembra– rono inutili. fuori un'edizione di un mio libro senza il timbro della SIAE: mi i rispose che éro uno scrittore fortu– nato, che i miei libri si vendevano anche troppo e che non avevo molte ragioni di lamentarmi. Allora non ero iscritto al Sindacato e stetti zitto. Ma quando capitò la seconda occa ione (quella del settimanale dagli interessi prevalentemente automobilistici) ero 1egolarmente iscritto e chiesi assistenza: mi si rispose che ave,·o torto. Può darsi che avessi torto. Eppure trovai un avvocato, che non mi era parente nè amico, ;i quaie giudicò la causa giusta e inieressante e si offerse di patrocinarmi in cambio del solo rimborso delle spese. La cau.sa l'ho persa. e non ricorrerò in appello perchè non ho nessuna voglia di spendere i miei soldi per far stabilire giuridicamente il principio che quando uno istituisce un premio de\'e farlo per favorire i concorrenti e non per sfruttarli. Ora ne - suno mi toglie dalla testa che avrei potuto factlmente vincere la causa (non m'intendo di questioni giuri– diche, ma la tesi che sostenevo è moralmente inecce– pibile) se il Sindacato mi avesse appoggiato e non mi avesse la ciato solo a recitare la parte di un con– corrente ad un premio che litigava perchè non aveva vinto. Se il Sindacato fosse intervenuto, questa insi– nuazione, sulla quale i miei avversari si basarono principalmente per vincere la cau a, non sarebbe stata possibile. Quando Bellonci afferma che in fondo « bastano il codice civile e il codice penale a punire chi faccia un imbroglio o non paghi quel che ha promesso> fa una dichiarazione molto incauta per un reggente di sindacato. E' ben sicuro Bellonci che tutti gli scrittori abbiano il denaro sufficiente per pagarsi dei buoni avvocati? E' ben sicuro che il codice civile e il codice penale regolino tutte le questioni che possono sorgere tra uno scrittore e gli editori o gli organizzatori di premi? E' ben sicuro che una causa, magan persa, non posa servire ad attirare l'attenzione pubblica su una c.arenza legislativa e quindi a pro\'o– care un rimedio? on l)a mai entito dire che una legge può essere interpretata in diversi modi? Purtroppo. l'attitudine principale del Sindacato è quella di vivacchiare in pace. Immagino che ormai. a tanti mesi di distanza daila morte d1 Al\'aro, il Con– s.glio direttivo deciderà ri\'olgersi agli iscritti per le eiezioni• Sarà questa una buona occasione per far !'esame di co;;cienza, e soprattutto per .cambiare strada. Regolamentazion 1 e morali*zzazione In due occa ioni mi rivolsi al Sindacato per a,·ere aiuto. Una, molti anni fa, quando un editore mandò OSSERVA~DO G l.,I EPISODI * GfU EPPE BERTO L"artista sopra o~ni altra cosa * Ogni programma politico, ogni difteznn spirituale. tutto vf'Jrte sulla sostanza dell'educazione * d I L ~· l G .I B .:-l 11 'l."' ti I_, .I .\· I ra spirituale. una anima alla San Gerolamo, è 11n'altra co– sa. E' tutt'allra cosa. rituali che andrebbero posti nude dei valori umàiti (s6cìa– in condizione di 11011 essere li, civili) van po!li gli spiri– tormentati dagli uomini co- tuali (spirituali che infatti. in nurni. Allu.do al torme-mo, ad quei tempi antichissimi. era– esempio. che dovette subire no i consig!ierì di coloro che il Tasso; o, altro esempio, a governavano). Qttello subito da! Leopardi ed Oppure se per ftmzione (o, anche 01,ello subito da Bat,- meglio detto. missione) spiri– delaire. Ma oltre a mortifi- ttwle si sottintende un • or– ca.re ed an=i, ad aiutare gl,i pello . una burla, un piag– scrittori lo Stato non può né giamento, un incensamento, deve ;ngerirsi a guidare. co- 11n lustro ai governanti. al.lo – mu11que, le menti degli spi- ra il caso è !'opposto a quello della antica India. Allora, lo spirituale disonesto. U lette– rato ciabatta trionfano. Allo– ra versipelle Chiabrera, loda– tore di wtto, diventa un eroe; e qttell' Annibal Caro che. per meglio servin. chi lo forag– giava si ridusse a fare i! niezzano di qttel poco di buo– no eh e era H Ra.nuccio Far• nese diventa un altro lette– rato eroe. LUIGI BARTOLIN1 ~",empreché irregolarità e abusi si d1anò, essi sònò a mio avriso da ricercare sopràttutto all'interno dei prertii ,tedi, nèl loro meccanismo, negli interessi che spedo prevalgono * di GIAì\-'1 GRA.t\A Caro d.iréttòre, ha, nulle raa,on, v,aorelli qu.artdo dice che ben altri mo• nv, di dibar tto urgono irt que– sti giorni che non la minuscola questione dei premi letterari'! guardando dall'esterno. Ti.su.lta perfino inspiega.bile che in 11io– me1tt~ come questi i letterati tton trovino di meg1io che az– :u.ffars, col ctWre e la baldan– za dei verdi anni per una sec– chia rapita dì questo genere, e per di piti che portino !a zuf• fa in pubblico soprattutto certi autorevoli scrittori. allarmati, nientenieno. per un paventato tentativo di sopraffazio,ie della libertà della cultllra! La questione, a rn.io ai:viso 1 forzatamente ingigantita per v•– por polemico, mi sembra sia. fn sè assai meno dramntatica. Il registro dei premi. se non vado errato. è smto cliiesto dagli scrittori stessi, o da una parte ài essi. col lodevole intento di ottenere una sorta di generica .,, regolam.enta-zione .. dei premi. P in sostanza una ,.,, m.oraliz::a– done.,,,. dei medesirni. Secondo me. piuttosto che indignarsi da una parte. reagire non men.o vivacemente alla indignazione dei primi dall'altra parte, è da domandarsi se Ja regtstraz.1one, richiesta dagli ttni o,teggiata dagh. altri, 1ia uno .strumento effettivamente valido, capace cioè di av-viare agli htconve– nie-nti lamentati: i quah, se si verificano, sono indice ed esp-renione di ma.lcostume, nè. a ben considerare, potrebbe una leggina di questo genere riusci re ad eliniinarli, se non forse in parte per qu.el che con– cerne le ., garan:ie .. (quali?) richieste per la corresponsione del premio. Questo. io credo, offe,a. Ah ))tTdo!li Btllòne , 11\a ritengo questa. u.na foMa o.nar– chista .ttran.amente contraddit- toria. V'è però anche un Jondam,n– ro più strio e ptù grave di que– sto sentimento: ed è il timore, non ingiustificato (è ancora in– cisa. negli animi l'esperien:a della dittatura) d'ttna po,sibi– le ingerenza de! potere politi– co: e per uno scrittore che sia geloso cu,tode della propria in– di.pendenza. non è. tra le tarlte, que,1ione di. poco momento. Su questo. sulla compo,i.zione cioe del Comitato. •i può e si dei:e discutere: soprattutto •i deue. ,alvaguardare l'autonomia del– le catef)orie interessate. che de· vano pottr de,ignare da sè i propri rappresentanti. ,Van. si deve però ,ottovalutare il fatto che. nel ca,o '1)ecì/ico. i! com· pìto degli oraani a.mminl,trat!.. t>i dello Stato è puramente e•e– cu.tivo (che ragioni •I potreb– bero addu.rre p,T negare la re• pi.stra:zione d'un premio in tut– ro rispondetlte ai requisiti r'– chiesti dal!a legge?): lo è certo assai pii, che nell'~se(llla.zione dei contribu:i • delle sov~en- iioni. Lc'uomo (stàvò per dire !'animale uomo) si divide in due categorie - ? non so perché i naturalisti (i fisici) L'abbiano consider11to quale an11nale d'una, sola specie -. Le due categorie sono... una quel!a dei lettrrati e, L'altra, quella deg!i iHetteraW: cioè degli educati e degli ignoran– ti. Ma educati a che cosa? E' possibile, è efficace l'edu– cazione detta creatuTa uomo? Ed essa giova a qualche cosa?. Sissignore. Ed a!I Jra che cosa intenderemo per educazione?. Forse quella formale, appa– rente?. No. Ed allora, quale?. Quella sostanziale. E clte co· sa intenderemo per quella sostanziate?. (Ogni program– ma. politico, ogni disegno spi– rituale ttttto verte circa ciò che intenderemo per sostanza detta u-mana, educazione!). In a,!tre parole: vivere come maiali?. Vivere, cioè come si vive ormai in molte regioni de! mondo?. Non so se !a povera creatura mnana sap– pia. che essa ormai vive come i! maiale. ALiora occorre spie– gare cosa s'intende dicendo che oggi la crearnra umana vi1,,e atta maiala. varsi dopo ogni guerra in una condizione sili rituale peggiore di quella di prima. Ma cosa?; ma come, 0/1 filosofo?: neghe– resti i! progresso?. (L' ha,ino negato ;11gegni maggiori del mio: maggiori Lumi del mio). (L'istesso Socrate platonico nega, nei dtte Dialoghi, del– !' Alcibiade primo ed Alcibia– de secondo, ogni virtù al progresso: cioè ogni possibi– lità di assoluta risoL11zione o riduzione alla perfezione di– vina, sia delle questioni uma– ne i.enerali come delle parti– colari, e sia di quel!e d'ori– gine atavica come di qt,el!e generate dalla presente con– dizione umcna). Non soltanto si nega i! progresso ma si ammette, ripeto, con !e paro– le di Leopardi che • l'uma– nità peggiora di secolo in se– colo». E' un immenso banco di sporadi che paurosamente minaccia Lo sgretolamento. Si sgretolerà se verrà il comu– nismo. Essi. in altre parole, credono clte tutto con~isla nella pappata o ne! ludo car– nale. Sono freudiani all' ec– cesso!. San. Gerolamo conobbe il piacere, ineffabile. de!la con– templazione. San Gerolamo conobbe l'altro piacere (an– che più profondo) della me– ditaz;one. San Gerolamo è quegli che vis e beato anche in una spe1011ca, anche in 1111 deserto. Le cose create da Dio. Qttelle che, per il maiale grufolante, non. signifi.cano se non il masticabile o H da ri– fi11ta.re . per San Gerolamo rnlgono la felicità della gior· nata. Valgono il poema del– l'esistere. E le sue Lettere, a Paola, ad Eustorgio, a Mar– cella, a Lia costituiscono al tretta11ti poemi. Poemi d'un celebrato amore (che 110n co– sta. materialmente, nul!a). E soltanto c,osta la santa volon– tà del credere in esso. Ché. gli spirituali. non è da dire che ripudino il concetto di amore. Anzi. sono proprio essi che amano l'amore, men– I re sal')piamo clte esso 11011 con iste nella brnta.le carna– lità. Ecco. intanto. indicate le ragioni del generale sconten– to, scoramento. disorienta– mento dei pot·eri uomini co– muni, di costoro che 11011 1prono mai la loro mente: né credettero. né credono 11é crederanno'7lrinimamente 11e1- 1'efficacia dell'educa:ione spi– rituale. rituali. La. fortuna spiriti.aie l----------------------------------------– di San Gerolamo fu quella è il ~,ero punto della questione. Gli abusi ci sono o non ci sono? Può o no una regolamentazione come quella riclii.esia evitarli, e ~e no, cos'altro si pu.ò fare per assicurare serietà. e dignità al– l'assegnazione dei premi lette– rari? Io credo che la. registra– zione dei premi sia un piccolo passo avanti, almeno percltè elimina certi (pochi) abusi: !a richiesta d'una tassa. d'iscrizio– ne (ma è poi. un abuso cos1 grave?): l'approvazione della denominazione d'un pre-mio qià varato (il caso si è poi real– mente verificato?); il pericolo che il preniio non venga cor– TÌ$posto ( è però da chiarire quali serie e sicure oaTanzie si po,sano pretendere per questo). Troppo poco, mi pare. tanto più che la esigu.a. • multa.~ inflitta è una sanzione in sostanza. ben poco efficcu:e. Sempre che ir– regolarità e abusi •i dian.o, e•si sono a mio avviso da ricercare soprattutto all'interno dei pre– mi stessi, net loro meccanis·mo. nelle modalità di scelta e d'as– segnazione, negli interessi che non dì rado prevalgono: e que– sto è un problema morale, u.n problema di co•tume (il vero problema). che riguarda la. co– scienza di chi impegna il pro– prie nome. il proprio lustro letterario, nell'avallo di certe scelte ... o di certe ,.,, cambiali ... come suol dirè tLn noto critico. Un problema che nessun con-– Jrollo esterno. nessuna regola– mentazione o legaliz.:::a:ione potranno risolvere, tranne in aueì casi di flagrante reato, pe, Concludendo. il promio lette– rnrio è un·ini::iativa. di privari cittadini (• cos, no,tre •). e sta btne. s, però è vero eh' ,s,o investe non solo interessi di •ingoli ma, anche qu.,m pii, ua• stì dèlla ,ocietà. letteraria. se è uero eh• oggi ogni problema anche pratico tanto più •• con– cerne la vita della cultura. tra– scend• la sfera del privato e ~i pone in una d.i1nen.s1one $.O– ciale. nella piti larga pro'J)et– tiva d'una •politica• della cul– tura. come tal, anch, questo problema va affrontato e risol– to nei miglio-i dei modi (le as– socia...>ionì degli ,crittori debbo– no ,entìrlle la responsabilità), con serena e realistica valuta· zione, sen.::a pregiudizi e inlbi– :-ioni, in. sostan:a più. dannose dei pericoli eh• ,i paventano. Ma. a molti osservatori - ossen:atori in surerfi:ie - non sembra che la cosa stia cosi come io la dico. A molti, sembra. invece, reale e per– fetto il cosiddetto progresso meccanico abbrutitore. Im;e– ce. esso costituisce un vero abbrutimento. Un abbruti– mento clte. in politica, i chiama • tutti egwrli •. Or– mai. è da considerare che alla povera umanità è accaduto ciò che sappiamo dello spo– radi mo animale: banchi di sporadi che. J1elle rit·e deoli oceani. prolificano .rn1•s1..ra, tamente: generando, I' u11 banco, il crollo del contiguo. Gli oceani ruggono e le guer– re si prospettano sempre più paurose. Intanto. nelle soste fra l'una e l'altra. la povera umanità conv11lsamente opera a rifare ciò che durante le 111time guerre si ebbe a di– struopere. E' la fatica dr Si– sifo! E' un fare. disfare e ri– fare per venirci a ritrorare. ·dop~ l'altimo cont'ulso rifa– c;,nento. 1neglio o oeppio di dianzi'. Qui sta il pm1to: oiacché la ·erirà è che i di– ~itti alla libertà, alla patria, alla poesia vengono a tra- Noi. invece. crediamo, con Cristo. che non di solo pane possa vivere L'11omo. L'esi– stenza è un labile velo; è ve– ro. è un labile velo che si sq11arcia con la Morte. Ma dobbiamo, noi pirituali. di– stendere tale velo. Tale velo di utili e necessarie ill11sioni sopra l'orrendo della Morte!: Il velo (delle celesti illusionil ra. disteso sopra il disegrt, del triste Demone che ci po– ne al mondo soltanto con glj istinti del oenerare esseri inutili. I cartivi is1i11ti sono possedu– ti dagli at1imali bruti. E' che siàno bruti animali, o crea– ture 11mane brutalizzate. ciò fa lo stesso. E' la brutalità umana che· è fangosa. vani– tosa. superba. irosa. ladra e spia. Assassina e peggio. Di consepuenrn, è !ardei/osa, in– fingarda, ipocrita e prepoten– e. Vergo;mosa e stupida L'animo di certe belle donne assomiolia ad un tncchino .soltanto capace a fare lo M,ota. Solicrnro capac(l a suo– nnrP il ramb11ro co11 le sue bPlle penne. E l'animo di certi 11or11i11i è un tal po:zo nno dove i loro isressi oc– chi non osano rispe~chiarsi. Invece l'anima. della creatu- d'imbattersi i11 un Damaso, papa intellige-11te. Ma, morto tale suo protettore intelli– gente, San Gerolamo dovette allontanarsi da Roma: per g!'istessi motivi per cui. in– vece, il buon Damaso l'aveva protetto (protetto contro le immancabili ire deg!i uomini mediocri). (Uomini meschini se considerai( da! lato spiri– tuale: ma potenti e prepotenti se invece li consideriamo ai pratici effetti). Si giunse. do– po la ·morte del buon Damaso. ad acc11sare San Gerolamo delle più abbiette inverosi– mili azioni. Si dichiarò em– pia ed origenica la sua sttL· penda predicazione. Dunque, se la sorte dello spirituale debba dipendere dalla qua– lità del QOt'ernante (o dei go- 1·er11anti) o da quella del nu– mero i·olga re. sarà sempre una sorte infelicissima (e che impedirà il zneglio). E qui si • • • affaccia la questione mas imo Ciò che è riassunto qui so- dei rapporti tra gli spi_rituali pra l'ho e posto nel moqo più ed i volgari: tra i dotti P glr breve. possibile soltanto a imbecillì, tra i filosofi ed i modo di preambolo per co11- fumosi cervelli degli 1wmini siderare se lo Stato (uno Sta- picci11i: cerve!li che soltanto to supposto ben basato. ben oieni di fumo (fumo di no– organizza to. ben diretto) deb- vembre) ranno alla deriva. ba. o no, irHèressarsi dai casi In altre parole, o si crede degli spirituali: e dei lette· negli spiritual; ed allora_ r,– rati e degli artisti in ispecie.' conn<cPndo la loro miss1onP Se. cioè, sfa giusto che un quale missione sov~ana ad Governo (governo che può es- essi spetta una funz1on_e su-. sere ottimo. ma a11che può periore a quella degli 1stess! essere composto di dirigenti governanti. o no. Se no. e mediocri e persino pessimi in11tile tenta.Te altro. (come in Russia) possa e deb- Quella degli spirituali è ba interessarsi dei cas, degli una missione assoltLta. non scrittori e degli artisti e de!le dipendente dai turbamenll per one (egrege) (private per- !improvvisi) dell'ocea110 uma– one) che istituisc0no e ban- no: ma dtpende11te soltanto discono preminzioni. dalla dil'i11a ispirazione (giac: Lo Stato non può. né deve, ché è da ritenere che l'ispi– ingerirsi tanto da fare in mo- ra:ione del poeta è quella do di guidare, esso stesso, le clte proviene da Dio. E coste– menti dei saggi uomini, dei ché concluderemo che come l;beri sudditi, dei buoni !et- avvenne nelle antiche caste teratì. Sono. invece. 17li spi- indiane. al sommo della pir(l- i quali (ha ragione Bellonci) hasta il codice vigente. Ma. pur nei ristretti· !imiti della sua efficacia. ed anzi pro– prio per qtLesto, perchè inorri– dire dinan:i alla prospettiva che una legge, abrogattdo uno vecchia legge. fissi delle nonne per una in sè innocua regìstra– cione e la affidi agli organi del. lo Stato 'preposti a qu.esto set• tore di attività? Molti cittadi– ni, in special modo molti scrit– tori, hanno una ben strana idea dello Stato e della btLrocrazia statale. Si sa che c'è e ncii po– trebbe non esserci, che assoli,e bene o ma!e certe indispensa• bili funzioni. e che se non lo facesse tutto andrebbe a rove– scio: ma nello stesso tempo la si guarda con diffidenza. e osti– lità e in fondo si p-referirebbe che ncn ci fosse. Dallo Stato si ha i! diritto di pretendere stan– :i.amenti. contribu.:ioni. sovven– :ioni. premi di cultura. acquisti di libri e alrri aiuti del gener. (quanti premi letterari non go- l àono di sovvenzioni?). ma se !o Stato dispone una regi.strazio rie (ammettiamo pure che sin. e non lo è solo. per sua garan– zia), allora, si grida, alla libertà GIANNI GRANA ORIO VERGANI: • Quarant.cln– que crad, all'ombrà • Attra– verso l'Afrièà dalla Città del Capo al Cairo •. Società Edi– trice lnternuiònale. Torino, pagg. 246, L. 1000. GIUSEPPE DE ILBERO: e Sa– tana • L'ewre • L'azione - lJ dominio>. Società Editrice In– ternazionale. Torino. pagg, Zl6. L. 700. GAETANO BAGLIO: • Odtssea nel mare Mediterraneo c<!.~tra– le >. •L'Erma> di Bretsi:hn,ei– der. Roma, paga. 84. L. 600, NEV1LLE ROGERS: • Sho,lley at Work • A Criticai Jnqulry • Clarendon Press, Oxford. pa– g.ìne 356, se. 35. DOM&"!ICO MECCOLI: • Lu!~ Zampa•· Edizioni Cinque Lu– ne, Roma. pagg, 110. L. 500 APPENDICE VlRGILI.-.NA: e La Cirls • a cu.ra di Caterina Vas. sallnl. Edl~lonl Fussi. Firenze. pagg_ 105. , p. LOU1SE LAR~: • Elegie e Sonet– ti• Casa Editrice Ceschioa. Milano, pagg_ 52, L. 500 G,!QRGIO KAIS$ERHAN: • Polo. miche sul realtsmo ,., Edize...n1 Cinque Lune. Roma, :pan. ;Il L, 500.

RkJQdWJsaXNoZXIy