la Fiera Letteraria - XI - n. 52 - 30 dicembre 1956
Pag. it R.A~SEGXA ~-\ CUBA DI DI S'l 1 UDJ CLA~SICI '1,T'J'ORE 1• r\RArl,OJlE * DaPindaroad Andocide La conosc~nza della poesia gre,ca si appiofondisce e i ar– ricchisce non solo attraverso le continue ~coperte di nuovi frammenti offerteci dai papiri dl Ossirinco (e del nuovo Ar– chilo·co ci occuperemo [ra bre– dagine. Ma pur con questa de- 0clenza le sue analisi di pro– bl(>mi pArlicolari non m1:mcano di costituire ti forte tessu!o onnl'ttìvo della ua ardua fa– ticA. ,·e); ma guadagna anche dalla R;1tfaele Cantnrella. prose– :lssiduità con cui si continua a Kuendo nélla sua fatica che, martellare ~u quanto ce ne è quando Llrà compiuta. .farà pervenuto per captare sempre onore alla scienza italiana. ci meglio la spiritualità che se ne ha dato in questi giorni il quar– sprigiona e il mondo etico ~ to volurne della sua edizloue sociale cui essa è legata. pu1 crìtica e versione di Aristo!a– sollevandosi quasi sempre a nl'. per la collana dell'I•litulo una significazione universale. E'.ditoriale Italiano di Milano Da tempo in Italia l'esempio II volume comprende gli Uccel– classico del Jaegec. che coi vo- li. In Llsistraru e le Tesmofo– lumi della sua Paìdeia ci ha riazuse, cioè alcune délle com– offerto una prospettiva inte_ medie · aristofanee più rlcchtl gralc della civiltà greca alla dei vari e spt>sso contrastanti luce di un c-once1to conduttore, prf.l'gi eh.è siam soliti ammirare è stato seguilo da una folla di nel grande poeta. Più che mai ~tudiosi. che si son dati attorno abbiamo Avvertito perciò lo sti_ a scovare qualche altro concct• molo a sincerarci del modo con lo ugualml'nte valido per su! ul un competente come il sumere sotto di quello le loro Cantarèlla le ha re,e e le h• visione della grecità Così Fol- giudicate. Già in precedenza su co 1\-Iartinazzoli ci ha dato queste colonne abbiamo osser– Etltos ed Ero., e Carlo Del Gran· \'ato eh~ il modo di tradurre de col grosso volume Hybrb un autore clossico - e specie rì ha offerto una storia dl tuttn un poeta come A ristorane. così la più profonda civiltà greco ricco d'umori e di sorprese - sotto l'angolo visuale del con- costituisce rora della p,rità per retto di tracotanza che viala f un critico di !orte impegno. e supC'riori rnpp-orti !ra il divino abbiamo con Latato come il e l'um:tno e ~O$pingC'ndo !'indi~ Cunhtrella. in accordo col uo vidualità do! mortole oltre i temperamento (un buon tì·adut– limiti ad e~sa consentiti. la Lore non è u11 po' ricreatore espone a sirura rovina: così 1>er conto suo. ·econdo il suo sC'nza parere, tutta la civiltà genio?) e in accordo col suo greca è stata interpretato in metodo di prospettarsi la pro chiave di Eschilo e di Sofocle blematica è l'evoluzione della miche se poi !I Del Grande s'è arte aristofanea, abbia imboc– aclopcrato a scovare una grr cnto In strad~i di unH sornion..1 minazione del moralismo !Ocra• e gustosa mezza voce. attenta tico e platonico dal medesimo soprattutto all'impngab!Ie tono concetto eolloquiale e stradaio!o del pu- tipo di Cesta erano destinate le sue commedie? Ora in una memoria pubblicala dall'Acca– demia Nazionale dei Lincei e mt!tolala I dtLe rea! ri di Ari– stofane. uno dei nnstri più acuti studiosi del teatro aristo– [aneo. Carlo Ferdinando Russo. mira a dare una ri posta defini– tiva al quesito. impiantaudolo sulla base dei due divcr3i tipi di sppttacolo a cui !e commedl<' di Aristofane erano dt'stlnate: I primaverili Dlonisie e le in– vernali Lenec. grazie alla sua intelligente re– visione critica del valore let– terario degli oratori attici In precedenza, ci siamo occupati su queste colonne della sua eccellente edizione di Lisio. Ora. nel penultimo fascicolo della rivista Maio, egli ha scritto un saggio inti olttto Per un profilo di Andocide, che colmJ v;?-rnmen e una lacuna della nostra Jetteralura critica Andocide. rolui che. secondo l'ordine cronologico, precede Lisie nel canone degli oratori attici. ha vissuto e sofferto la medesima tempestosa età su cui il grende meteco d'Alène ha stampato l'orma della sua e perienzn e del suo giudizio Egli non ho raggiunto certa– mente la costante e!licacia ica– stica dell'oratoria li lana: ma la felicità del profilo critico dell' Albini consiste appunto nell'aver individuato i limiti e i pregi dell·e1oquenza di An– docide. che, con tutte le defi– cienze morali che gli si posso– no imputare e nonos ante- le innegabile influenze, che an– che in lui si ravvisa, di una nascente temperie rPtorica. sembra l'oratore attico più vi– cino all'ideale catoniano del uir bon1ts dicrndi peri1us Con mano parficolermente <'sperta !"Albini isola i passi (fa cui emergono le qualità migliori d, Il'oratoria andocidea. Ja Egli ha preso le mosse dal lentati\'o di Carlo Anii di ri– \'endicare, 'llnche pe~ tutto Il sec V av. Cr, resistenza di un teatro Leneo in A lene. distinto dal teatro di Dionisio Sulle condu ioni di natura più stret– tamente archeologica dello Anli permangono i dubbi; e il Russo vi ha aggiunto quelli relativi al rnodo di valutare i da i interni. quella ch'egli definisce (, l'inter– na regia materiale .. , delle com medi('. in !unzione e del carat– tere e dell'ubicazione del IC'alro Leneo. Ma proprio questo me lodo costituì ce il più valido <'Ontrlbuto recato dal Rus~o allR questione. la quale d'ora in po, :,-i può _considerare ri!;oltn nel senso che nel teatro oris ofoneo ~·i possono ir\dividuare con una certa facilità due fllo.1!. l'uno di carattere dionisiaco. l'altro di cnrattere lenaico, grazie n un'attenta analisi dei ctnii ric:i- quale i rnanifesta simile e dis– \'ab!li dalla sceneggiatura delle s_i1:11Iea un tei:npo da quella commedie stesse Co ·i. fra lo ltsiann; ~otto 1_ ttr~Pnzri dell,.. altro. l'esame d'indole lcttf'ra- 11 :'<'desimr _pe~sioni ed ~ e~pe_– ria viene a conrermare J'esi• _rienzt- pol,tt1che Va rla ~e. p01, $lenza del Leneo come sede di c_he _il. v1goro o me.lodo del– spettacolo distinta dal teatro di I Albtm. che ha tutto un suo Dioniso. per tutto il periodo modo_ particolare (e _a,,v1ncen– dell'altivilà di Aristofane. In- le) dt affrontare subito t pro– tal li _ come sempre accade b!em! ali~ radice, permclt~ an– nelle rlcerehe condotte con me- c_he d! risolvere. la problemn– lodo rigoroso _ il Russo è par- llca d1 natura ptù slrettamen– ltlo dai dati certi e li ha anallz te lilolo~ica fiorita intorno al– zati per ricavarne quelle carat- le sue orazioni, proprio pC'r il tl•ristiche peculiari che gli per- (etto ch'es!!e riprendono in mettessero di classificnrc allo tempi diversi e con dh•Msl al– stesso modo gli elementi sul ~ggtament!. la discussione su quali l\nora non sussisteva lu dr,u,,matiche vicende in cui c·ertena. Partilo dal dato sicuro l'autore fu coinvolto. ETTORE PARATORE TFTTERART POESIE l'.llll.,ESI * I F ZlA Un frammento d'a::urro tenero t'agite torme di monelli fresche riei,oca al cuore: ccl era amore ogrn nostra parola, ogni bist icelo. COSI SEGUITAVA Mia madre annusa~'a le mani del figlio soldato e le mie vesti e l'animo mio. Talvolta scittpava per troppo parlare oh inge1111e sciocchez:e i ritorni pit't belli. oppure assistet'a impietrita agli addri dei primi 1ll!ci voli. Cosi seguitava a moriTc in 1111 gesto rubatole tilt giornò 11e! vano della porta. J\fi seguiva nei giorni 11011rnitt sul filo d'un sorriso che portavo cttciro sotto la giubba. Ed era un sorriso tepido di conforrance malinconia. DOR 10 ro I lORTJ S'è sJarto ti 010rno 111 velario d1 stelle: trasognaro nel cavo della mano m'é resraio l'ultimo raggio. Nella grande quiete dormono i morti; irradia i loro volti 101 lunato pallore e al 11ostro lttrto do11ano pace. Sorge 11el silenzio l'infinita promessa del riposo sorto l'erba elle trema al primo vemn PREGHIERA Prrrole bwnchr com<.' ccwall1 s'al:ino alle cime dr neve e il dolore q1wtidiano si placiti nello stupore del cielo. Che sia mire, Signore, il 11t10L'Ogr6rn6! ascere lo ascoltiamo come In madri' il figlio in tt11 grenibo 1'nnne11so. Si desrano voci sui clivi più dolci e fanciulle ignare s'aprono al sole 11ci letti di sogno. Bimbi prepara110 are/ti pei giochi co11suet1. Signore. che l'alba consòli le miri speranze, le attese. Che 110n ci tradisca ancora! DINO CARLE I DI * Domenica :rn <lic-t'mhrf' 1 °.-<i CIII.tHEZZ.\ 11 ''P:iscoli,, di\ alaimia * La l'('~JOla di \'alniminli é di :lYYi('inar~i alla po<'- ~iH <>On di,..('t'<'1:io11" (' ,..<'tll:a (Hll'<'l'<': <' la JlO<'..,ia .-.i apre nei ~uoi ~l'!Jt'dÌ, ""l 0H1·c in lulta la !',Ua 1 ('all:ì * di IGl.1'1') IJE t..,1·c1 Il Pascoli d1 Manara Valg1-1f1L derio giustamente il porta ha saputo cnncrrtarr le voc1 migli (Firenze, Sansoni, 1956) de!lo storia. il. Pascoti è ,_lldri d1vers1 tradurton 1n trno pre~rnta scritti_ e sappi rom- poeta sen:,, storia. Due pe,~r1. luce. e accento d, l'l"rita. Ed !' posti in tempi d1~,ers1 (d_at 1.9321 due geJ1t!ra.z10.n1, d. ue mou.dt merito suo grnndc se ?gnt .le,• al 1956), ma uniti tutt1 u,s,c- fantastici. Poeta senza stona: tor!, anche ignaro d, latrno, me da u.n medesimo cnteno e senza prospettwa di tempo, nP I JHLO ll'g(lrre r comprrnrltrP da uno dtsposrzione d'anuno di spazio, è. H poeta delln qul'sta prodiu,one dl'I Pnscor,, uguale. Non è uno stu.dto st- propria .solztudrne Canta peri che. non è un_a .tarda rserc1- s:cm.atico sull'opera del Pasco• s~ solo• (p. 15). E' .una defi-1 taz1011e uma111st1ca, m.a 1111 li un. lavoro c.ondotto seco,ido n1z101.1e che nasce e s1 Sl'llappa \ asprtto del suo poetar<, an 1 u:ia Lrnea o uno schema pre- naturalmente dalla poetica del l'a,~petto .~uo fondamrntalr, stnbil ili. "" libro cioè clte al- Fanctulltno. . · quello stesso d.clle Myrtcae, I•· tirt.ei capitolo per capitolo i QtLesta poe:ica ,_nrglzo non\ quali spes.~o ritornano tn J1n– t·an problemi critìc 1 e qaesti pore_t•a PSS(•re ch,anta dal Val- gua latnta. • Questr Mynrae problen.u cerchi _di risolt.:.•e1'e. gim1gl1 ne.lle ~Ul' . limpide pa·• 1-. o~-~en 1 a giustnml'nte V.aln1- Niente dt tutto c1ò. 91ne. d(?t'e a l'Ohr un semplr- '!11ql1 - po:ra!lfl0 _s.u~c,tnrP Valgim,glr sa che. a ra1110- ce particolare o ricordo di t'I· l estro e la 1·onlto, J?IIL r me– nare d1 poesfo, non c:'è niente ta pascoliana sa dare 1llurn1- gl10 che altre pors1r. rii un dt pitì vano. niente che allon- na::•0~1 1111proru·se P drfiull 1·c urìle raffronto tra il ~oetarr tnui di p11l dal possesso della S_npp101110 che Vnlgimigl, per tloltono del Pnsrolt .e ti por– poesia che assumete attegr,rn• circa un dt'CPtnno della s1rn1 tarp lat1110: _ per nrnt•nre po~ menti streuantenfe problema- vrta fu molto ptcmo al Pasco-. nlla concl1t.'nor1c Ot'tna che s, ricì e professorali. Egli è fede- l·. ,l. c,ualt• _lo Jec,· r"n ··e a I tratta pu1' semprr _d1 u n. un,ro le al metodo di cap.irr semplt- Me ... s1na. ... ub_1to dop~ lau!eato.l poetare, d1 un 11n1.co sule Al cem.rnte 1 tes11 ietr1 (• Ufficio a rnse9narP ut un g.1nnas10 art• qualr hanno con (Prllo smq_olnri délla critica non è condanna• nes.·w a ttn collegio prwato. P quasi magie, inconrri: ri, rnf• re O a,,.tolt,eTe. biasimare o lo- ~ gli procurò così ,l pri,no pa-\finate esp_enPnze tarme (~na~~,. dare. ma capire~. p. 2). ne e dett'rmrnò anche 1_l ~1L0 1 me da Vtrpìl10), le qunh ha11- Per questo -nella sua critica dest11to ;li profe.~sor~ d1 filo-, no come scovato r. scat'a~o r entrano fonte cose che o pri- lonrn cla.~... ica (• Studia 1_l F'or. aiut~(~ l'anima po~t1ca. del Pa– ma 11ista critica ·non sono: cellrni •. uh andal'n d1crndo scoli 1tal1a110; P cl, e.•opPrt..z-•'. l' umori, divagazioni. anPdrlori. Zranì). • F'rrQUt'ntat•o ra. sua nrrt•s,.,ità ,.,lii? proprie _<11t·1111 ricordi. E cosi. con la regola casa: l1~s1t'n1t' usripamo nr1 po-'. sua_ e pa~s,oni ,"-U~, rt_natr r di at•Pic-nrnrs1 alla poesia con mrr19p1; o .~rendendo fino al r!t'l.'iSt~l~ nr_l Pnscoh latino-· rr– discrezione e senza porere, la porro._ olln Pnln::-:arrr. all<1 Pt> c1p~oc1ta d1 .tcambt forn~n_lt e poesi a medesima si apre nei scherin, o, pill -~prs.~o. ,.,pin9Prt- intimi. sropPrtanu,nrr. t·1s1b1!P ~u.oi segreti ~i offre 111 t11un doci fino al '' mare grosso•· ... r in.'iiien_te feconda _cosi dt ht'nc l a s >tta realtà che è fa tra .dì A Pt't'Q_ quel suo parlare a .tcat- cnmp d1 mnle, cos, ntlln 1·e11n luci~, ma anch~ di controddizto• U, dr •!npress1oui, d i nota :-tonr c-omP anc-hP, tlllt1olta. nell'artlfi• n, ed, ombre. E' la regola. in 1mmed1C1ll': tutte ca.se. rer,. t'IO • (p. 84). un certo senso, di Renaio Ser- ra e di altri • religiosi delle ltttere • che. come Volgimi• pii. uscirono dalla scuoln del Carducci. Allora onrhe la dt'jìn1:ione che Qtd è tencara del Pnscoli, in. opposi:ione a qul'lla cosi fd1cc stobilirn per il Card.Ile• e,, acq1dsta un ,._rnso .~torica• mcntr prrci..,o: • It Carducci Ora Marcello Gigante. usl'ilo ro dialogo attìc·o risplendente anch'esso dulia scuoia napole- nel versi del poeta. ali,• succo· lana. ha inauguralo la collana se pénnellale di colore !ami– ~(Ricerche fllolo~iche » dPlle tiare ~ pl~beo rl'w lo screziano Edizioni Glnux di Napoli con E' natural<! che la creazione più un volume. Nomos basiltus. aerea e fragrante del genio pomposamPnte dt>dicato « a aristofaneo. gli Uccelh. fosse la quanti patiscono l'arbitrio cieco meno atta ad adeguarti a que– e la facile ingiuria dei più sta cifra stilistica. Del resto !I forti» Ci1 che. per un comuni- Cantarella. se ne cogli•. nella sta come lui. ha uno strano sa- Introduzione (pag !8l. la Iim– pore in questi giorni de!l'insur plda. pérap!cuu bollezza. J'oblio– rczionc ungherese). cercando sn rellcilà. e con espr.-ssion1 di di porrp Pindaro al centro <irl- impng·abile consistenzn e so– la spiritualità greca. grazie al brietà. è anche colui che nL 1 fr 169 Schroeclcr. dal quale ~ giudica troppo sevcranwnte In tratto anche il titolo de! volu- $Olid1tà strutturale. purlando me. e - quel ch"è più _ cer- (pagg. 15-1~) di una ~ economia rancio di profllarr• Pindaro drammatica... particolarmente come un precursore del solito claudicante)•, di ""'rnnnifesto Platone. ne] cui grnn maro 1'QUillbrio. strutturale e poetico, vanno a sfociare tutti questi Ira In prima parte ... e In se– Jne.~erianl in diciottesimo ché conda~. e arrivando persino a dclln grecità nuche arcaicR· ci sottolineare - non so con quan– \'ogl[ono dnrc un'interpretazio- ta lede!là a rigorosi criteri ne nello spirito dell'ONU. So- estetici - « la innegabile (dal stanziahncnle il Gigante scm· punto di vista nostro) irrlve– bra aver vqluto creare un rcnza della parte finale...., In rontrnppeso al v o 1 u me del prect'denza avevamo posto in 0,,1 Grande, seguendo la storia rilievo la 1,,gitllmità del me– clel concetto conlrnpposto O torlo del Cantarella di affron– quello di hybrls, cioè quello tare gli aspetti cosi prol>lema– deiht legge ehe deve regolate ticl del teatro aristofaneo an– '" vita morale dell'ulnan!là che in base ad un·attenta con- 1\'atura!mente tale concetto. siderazione dei motivi politici data la tendenza a porre !'ac- ,. culturali che gli sotto. lnt\no rC'nto sull'Ptirl\ platonica nono. Mn ci sembra che ~tavolta t'gli stante le inaugura!! ascendenz,• non abbia evitato del lutto 1 pindariclw si spo.ulia inavvrr- ris-ch\ del contenutismo. C'IH' si titamente dC'l suo timbro origl- ~,nnidn sPmpre solto unu rlcer· nn rio. d el legame con !e espe ,•a di carattere storico eulturale ri ~n.zc c•tich(' e re1iglose dei in !unzione del giuriizio estetL i:r andl santuari della Grecia. co Cosi per la Lisi,rrow egli pN rivestire quel tono di reli_ sf al'tretta (pag. 243) a fare un11 giosità laica che contraddistin- non necessaria dife a contro la gue l'elaborazione concettuale accusa di lascivia e grossolani– e anche mitologica sol'terta dnl tà; e 1>er le Tesmoforioause grnnde filosofo ateniese. lpag. 401) ci parla di «incon- ehe le N,wole. gli Ucc~!lt. la pace sono commedie rapprc– ~pntatC' certamente nello Dio nisiC', e che gli Acarnesi. i C11- 110/ier1 e, le Rnne sono comrne_ die rappresentate C('rtament(' 1ll'lle Lt'nt>e, è riusdto u sr 1b1~ R S'SEGNA DI FlLO OFIA A C * RA DI L IGl QUA1TROCCCH Al Gigante. come al D I gruenze psicologiche». cioè Grande e allo stesso Jaeger, si manifesta unn preoccupazione potrebbe muovere il rimprove- che ci !tt'ntbrn assolutamente rodi ,·oier reagire programma- estranta all'mtendimenlo di tlcnmentc ali' interpretazione una poesia così ~rreR e sc:1- nielzsehiana della grecità. per pricciata come quella di Aristo– ricostituire !! centro di quesln fnne. Ma è risaputo che Io psi– in Platone E' sintomatico eh~ colog!smo è. il più delle volte. nPI volumr del Gigante l'auto- !I pÙì sottile indizio di preoc– re della N,1scita della cragedia cupnzioni contenutistiche o al– non sia mai ricordato: e non ~ meno il me:tzo con cui esse vo– nwno si~niflc-ativo il ratto cht> gliono assicurar~i un posticino vi ~i rncrìa mpnzio11e unn ~o1n nnl'he in unn ricerca ispirata volta di Jacob Burckhardt. che. alln pura critica letteraria lire che Jc prime ci mostrano un inscindibile rapporto con le grandi prospettive dell'Acro poli, l'uso di ratl\nati espcclienll scenografici. l'imponenza di un teatro che non costringeva gli attori ·1 movimenti t-xtrn~ct-nl– ci. mentre le seconde presen– tnno caratteri opposl1 u questa base gli è st.1to !acile rissare che la Lisistrata e le Tr~moforin:usr npporlengono al primo gruppo, le EcdrMn– zu~e t' il Pluto nl ~t'rondo Fo1 e meno p<'rsunslvo, ol meno tino al punto cui il Rus~o ~ arrivnro. il suo sforzo di estendere Ja dìstln– zionC' fra i due lip1 di romme– dit' nnch<' sul piano stilistico C' Ideologie-o. Le sue nfCt'rtnHzio– ni rhe solo le commC'diC' dioni– sinchr rnanifC'stano intC'ressi e progetti volidi per tutta la gre– cità e che solo in esse ci sono protagonisti invadenti che ten– ~ono in pugno l'azione. _em– bra contraddetta dal fallo che nC'gll Acarne~i 1·aspiraz1one al– la pace è profilala come un be– ne tomune. non meno chC' nel– In Pare e nella Usbtrota: e che D!ceopoll degli Acarne.<i e Fras agora delle Ecclesio:use dominano la scena non meno di Lisistrata o di Trigeo della Pace o di Pistalero dr.1111Uc– celli Se prrò prescindiamo da questi particoleri, la memoria del Russo deve essere consi– derala in sostanza il miglio– re avvio a una più profonda comprensione del teatro di Aristofane Umberto Albini si sta acqui– stando un m~rilo particolare e utl'altro che trascurabile. PRECEDENTI DELLA DEMOCRAZIA John Stuart Mtll, nato a Londra nel 1806 e morto nei pressi dt Avignone nel 1873, fu pensatore di moltepltct in– tere,;;,s11 che tn vari campi potè lasciare una test1mon1anza efl1• cace della sua r1tles ione. Nel– la stona della logica moderna, John tuart Mili è nel suo se– colo 11 pi1 ~1gn1Cicat1vo rap– pre~entante, at fianco d1 Her• bert Spencer, dell'cmptrtsmo dr tipo inglese, e cost1tu1sce qu1n• di ti punto d1 saldatura rra i cla,;;,s1ci dello sperimentnhsmo. quali Locke e Hume, e gli ,;;,penmentalistt attuu.h , ella stona del pen"1ero economico la sua personalità acquista mi– nor rilievo. ma appare tuttavia bene mse-r1ta nella trad1z1one, della lilosor!a economica che Smilth, Ricnrdo e Malthus nn cora in Inghilterra avevano fondato e portato a organica fioritura. Anche Mtll accetta so..tanztalmente il criterto hbc• ristico. della libera concorren– za come leg~e fondamentale dell'operare economico; e ciò non ostante cerca di dar luo– go ad altri argomenti. isp1rat1 aJ soc1a1i,mo che in quel tem– pi veniva ~viluppandosi. partt• colarmente in Francia. La tO• nalità de} ,;;uo pensiero econo• mico è data appunto dall'in– contrar~i. e ,;;pes~o dal .._o,,rap– porsi non conciliato. dt due ldeolo~te diverse, quali la li– beri~tica e 13 socialistica. Quello che John Stuart Mili LA tenta d1 operart' su terreno economico, costituisce ancor più il suo ideale su terreno etico e polit1co, nel quale ha la~clHtO il meglio di se h!s-– so. Tanto più qut, l'lmptanto del suo pensiero è, dato dalla teoria ,della llbertà, 1n cu, è J'e,,;;c:pnzadtlla sun dottrina et1• ra Non a ca..,o una delle ope• re più rilevanti da lui ~cr1tte è int 1tolata sempllc<"mPnte ..La libertà•; mn gi:\ prim:t, net suo1 .. Principi di economia po• litica con alcune applìcaz!o- 111 alla filosofia sociale •. e in altri scritti mngS?iori e mmor1 nvevn trovato modo di pren– dere chiara po~i1ione a favo• re di un'etica ltberale. Scrive– va net • Prmeipi di economia polttica •: , Qualunque teoria ,i adollt riguardo at [ondamen• ti della unione sociale, e con qual,;;ia~i 1~tllu7.ione politica viviamo, vi è un cerchie attor– no ad ogni e~sere umano che non dovrebbe e~c;;ere permesso ad alcun ,:!o,•erno - ~ta e~so di uno solo. dì pocht o dt mol– ti - di oJtrepas,;;are: v1 è una porte della vita di o)!nt persò– na che sia ~iun:a all'età della ragione, entro la quale l'indi– ,·idua!ittì di quella persona do– nebbe regnare incontrollata, da altri indi\·idu, come dal rubblico collelt1vamente Che ,·1 ~ia e vi debba e~c.ere un certo spazio della esisten,a umana cost chiuc:;o in sè e ~a– cro da ogni in ru~ione dell'au- G Il A :li ~I tont8, e cosa che nessuno che profc,;;si la menomn considera• none della Iibertn e della dt– g:nit:'\ umana vorrt\ porr~ in dubbio, ma la quc. t1on~ <la risolvere è dove si debba por– re tale limite, e quanto am– pio debba essere lo sp87io del– lR vita umana compreso in que,tn zonn r1servntn econdo la mia opmione, es"o dovreb– be- comprendere tutta quella parte che ri2uarda ln vita, $la estrriore che in erion~. dello individuo, e che non 1nnuen1.a -..u~li tnterec;;c;\ altrui. o v1 tn· fluisce •oltànto attraverso la ìnfluenra moralt dell'esemp10. Rì~uardo al dominio della co-- 1trien1.a interiore, ai penc;.ieri t ai sentimenti, e a quella paste della condotta e~leriore che è soltanto personale, e non implica nessuna conse– guenza, almeno dolorosa o dan– nosa, per altri, io sostengo che debba es<ere permesso a tutti. e che anzi ptr le menti più ri!lessive e p1ù colte sia spes– !ii0un dovere. affermare e r;n• der nota con tutta la !orza di cui essi siano capaci la lo• ro opinione su quello che è buono e quello che è cattivo. quello che è da ammirare e quello che è da disprezzare, ma non obbligare altri a con– formar,;;i a quella opinione• Questo diceva .tuart Mill nei • Principi di economia po• ittica•. scritti nel 1848; e que, sto confermava nell'opera • La * ltbcrtò ,, del 1859, 111un atto di fede as olula nei prtnc1p10 lt– bernlc, portalo alla formuln- 1.ion~ p,ù coerente che mni sl !oi::sc cono!.ciuta.. e Qutrnd'un• che, tutta la specie umnna, me– no uno, nves~e un'opinione, o quest'uno fosse d'opmionfl' con– traria, l'umanit:) non avrebbe mo~gior dintto d'imporre ~i– ! "111.io a qursta per~onu, cho q uesta per-..ona, ove lo potes– ~<', all"un·unlllà tutta .... Noi non possiarno mn1 essere certi che l'op1nioo~. rui cerchiamo d'im• porre il silenzio, !Ha falsa Q11and'anche ne loss,mo certi, reprimerla co~t1tuirebbe un danno. lnnanzitutto perchè la opinione che s1 vuol Car tacere può es~ere realmente vera: co– loro che desiderano reprimerla ne contec:;tano natur~llmente la verità, ma essi non sono in– [allibili, non posseggono cioè la facoltà di decidere in nomo dell'1nterc genere umano, pri– vando tutti gli altri della po~– sibilttà di ~iudicare da se stes– si. Vietare la conoscenrn di un'opinione perchè la si riJ• puta raisa, equivale ad -arrer– mare la certezza assoluta; 10 impedirne la discus~ione è una presunzione alla !nfallibil!t, ...Sì deve condannare chiun– que, non importa a quale idea appartenga, dimostri. attraver– ,;;o il suo modo di ragionare, LUIGI QUATTROCCHI (Continua a. 11ag, 6) I) I~ I F Manar:i Vaigimigli tti<'flf(' o scu1'sa razionalità. Ti,tto il votumr è ricco dt Perchè e1'ct tutto ,1elle cose; e osservazioni Jhuss1mc e nuovt ... - tutto vcdet,a e notava. e ttLt· s,mc (si legga specralmen:c 11 to /acC'1,a ·N'clere e notare: it saggw Sillabe e suoni, che <' volto cli 11,n bimbo, it gndo di tra t pttl 1'Ccenti), e anche di 1m Vl'11d11ore, dr1 /i,01'i a una ricordi che u,n 11 ia 1Uu.mrnrrnn fincst1'a. ,t rolore f! il n,mo1'P la figura cl<•l Pascoli, la sua d<!l marr. Stupi, un giorno,' al j,ersonaltta di uomo e di pot'· colore azzurrissimo dello stret-1 la fedel1ss1ma Ma1'i1ì. e anche to: "Se ci tuffi una mano - Severrno, e nello sfondo auclte disse gocciola azzurro". il Carducci, il gra,i G1osu, i'oc•tn ut put•r (llP 9 10) Ec- Certo, tl lettore tornerà co11 co H fanc1tdlt110, presente se,n- diletto a queste pogrnc, e non pre in una t.·ila • ch'era tutta esclusivamente per amore rfrl quanto, 11aturahn.ente, tota fit- Pascoli. Perchè qui, olt1'e t1Lf– ta trama di -motrui poetici• to, Valn1mlnli ci ha daro 011 (p. 10). cora t,110 1'0ltn unn lezione rl, Tro gli altri, bell1ssuno è chiarezza. Gtn, la chwreo:": Qttl ti saggto mila PoeSta lati- che 11011 è .rnllanro pultzta rlrl– na. che pià fu 1mbblicoto come la pamna, ma puliorn e r0f'– prefaziot1P ni Carmina dell'ed1• 1'Cnza drlt'1101110 rntt~rn, ,,p/– zione Mondntori, dntie oan1 la scunln P fnori. D, qul'~rn lr– componzmPuto lat1no è accom.• ·1 .=ione, c-hr è q,u•lln stl!s ... n rl 'i papnnto pnpinn per pnginri classicL I suoi s('n/nri nli sa– ria un.a Jerlcli ssima e v,iva trn- ranno scmpTe 1'iconn ... cent1. dtt,tone 111 pro.sa. Valo1m1gli ICINIO DE l.l ( ,\ C'<H1 La sua Griechische Kulr1,r- Del rrsto sifTatte os~ervazlont ri<'schichJe. flnl oer consuonare noi abbiamo voluto (are so– inconsapevolmente col suo con pr:attutto per meglio chiarire il 'tempora,wo e collega nell'Uni umbro della versione del Can– versilà di Bnsilen. rivendicando tarella nella resà di questa anche Jui la fondamentale im_ ch·è for e Ja parte più succosa. portanza della grecità arcaica pe1· non dire addil'itlurn il ver• e il profondo pessimismo della tice de! teatro di Aristofane anima greca. anche se poi ebbe Ed è Cuor di dubbio che. se la i1 merito di pre entarci forse \'ersione dt,gli Uccelli Ci sem– la visione più completa della t,rn nteno fc_li~e. perchè le di– t rava.E?.liata e contraddittori:1 \'ine parti ltnche lrnn trovato spiritualità ellenica Sovrnb- nel Cantarella solo una rip~·o– bond~no inYece - è ben natu- duzione t'satta. puntuale. 111t1da raie - le citazioni dall'opera dt•lla letrera del lesto e quanto del JaegN. confermando che Il alle alti·e il giudizio n,:~atl\·o ,·olume è nel solco di quell:1 dd ,;r11tco si è nllesso rn una inlerpretazione della grecità cerln svogltatezz.1 d~!. tradu - come una specie di intuizione !ore. invece per la L_Lstsrr~ta r crociana ante litrera-r'n della le Tesmoforia:«se 1101godtarn_".· vita. con solo una più evidenl,• erazie al Cantarelln. la resa p1u sottolineatura di spiritualismo felice. più viva ~ apo!·osa del religioso: interpretazione chP l'ic::isti_ca co_m1c1tà anstofRnPn per continl'!enze politiche hij quand e sa si scatc11n sulle cor– avuto da noi fin soverchia tor de del burlesco e d1>lh1. cap1- O,•na,nentare Setnira ide luM ncll'u!lnno det•ennio ~!iato Il contrasto fra Lts!stra Però il Gigante è una note- la e le donne smamose de, ma vol<' t,,mpra di filologo. e qutn- riti. quello fra i! coro dei vec– di. se la linea fondamenta!~ chi e il coro delle donne. !a d('I suo studio ci appare monca :-cenH di Cinesia si leggono _con e unilaterale e non mollo sem- diletto infinito nella versione bra aggiungere al quadro a noi del dotto e fine grecis a; e_per familiare della civiltà greca. i iè Tesmoforia~u~e bas_ta c1ta~P risultati particolari della sui, la resa di utt1 ! bram p~rod1 indagine sono di grande inte- slici e_ 51uella 1n_dov111a_t1ssima 1 resse e offriranno fecondo s L ron cui e caratte_nzzato _tl bar- I molo alla discussione. P es. l<t barico !tnguagg10 dell arrrere interpretazione ch'egli offre de! rirn (ma I?erchè poi_ ribattez-1 (rammento pindarico da cui il zar!o « vigile? ~l. s-: 1I~PP• nd0 1 \'Olume s·intitola è Corse viziata con originale. gt!stost~s111rn le– propno dall'eccessivo impegno stività alcune tn!~iztom del ideologico •h'egli ha trasfuso Romagnoli sul modo ~t rend 7 re nella ricerca. ma è indubbia- le cadenze e le coloriture dta-1 n1ente nutrita di cultura vas ~ ·e tA}i o ~_olPch•tirhe nelle com– e prof md:i che fa sfo~~io ci m~d1e aristofanee. si! anche neile succose appen- L'Pdizione ha il solito caral dici sui riflessi che il celt'brt -~~re improntato a sobria es~en passo di Ptndaro hn ~uscitato ziali à. con l'abituale giustap– in Ippia. Platone. Elio Aristide posizione dj un re~tstro dell_~ Clemente ales andrino e Liba- citazioni e testimonianze ant_,– nio. Nè mancano altri notevo- che accanto al vero e propr10 lissimi contributi e egetici co- apparato critico C?sl si ~a me quello sulle Baccanri euri completando in mamera ~agt– pidee. e la dimos razione della strale quella che nm~rra la inesistC"nza dello Anonymu:- prima vera ed1z10ne 1tal1an~ peri nomon postulato dal Po- ii Aristofane hlPnz com~ fonte ideolog,c,, • • • della 25 orazione p eudodemo_ Ed ora un valido contributo ~tenica. Forse quello che !ra sopra un importante aspetto ~li -aspetti particolari del volu- rlPJla problema ica arislofanPa me appare meno sdluppato è Sulla base di un· indagine di proprio l'interesse per la cri- natura archeolo2ica sè appJI· tlca semantica. che pure il Gi- cata ad Aristofane una ricerca • i:ante addita come uno dei pre_ che già era stata lungamente supposti metodici della sua in- dibattuta p~r Plauto: a quale Pro,·a del carattere tipo– grafico cosidetlo Etrusco. corpo 20, su due righe: "'"Ornamentare emirami– de •. Pagina 185 del catalo– go della ocietà ebiolo di Torino. Il c~taJogo stampa– to dalla poligrafica interna della grande indus ria pie– montese. è rilegato li catalogo \'iene normal– mente utilizzalo dalle tipo– ~raflie per i loro riforni– menti In questi ultimi tem– pi si fanno molte ordina· zioni del carattere Cigno. lH~ «fantasia ... di tipo cor– siv'o particolarmente adatto per inviti di nozzt- e per rartP in Psta e di sartorie Il rarAt e-re Etn1c:ro P. nt-– ro. rigido. angoloso. com– patto Ricorda o~ge,li re– moti. dalle tombe di Cn– \'e eri ai ,nanuall di armi e tiro delle scuole di guer– ra dell'età impniale Tl ccmpositore. per darne un sae!!io ha ricorse, mentaJ– ,nente - e di certo senza rPndPrsene conto - ad una delle più rPmo'e ci,·Wà n11Pll~ A~sir:1· ~Pmi rnmide M~ rhc- rnc:~ -::i!'fnifìr'l l'im perativo? \"re e no ato rhe n<'l giorni scorsi. alle fine di novembre. i tipo,irafl hanno scioperato. I tipo!!rafi sono sempre i più sensibili tra gli artii!iani; sono il flore del terzo stato. in testa \coi t.randeril alle Jegittune ri– vendicazioni proleta rie. c· è chi collega questa agitai.io – ne a quel secco ordi ne. riaf – fiorato di tra le pagine dl un catalogo: • Ornamenta– re ... Fino a ieri. questo la· pidario detta o era sfuggito alt'attenzione dei più. !\la evidentemente ora 1 tipo· grafi hanno intuito da qua– li Jontane vie esso sia gtun– to. e si sono messi in al– larme. Inlatli. non è sembra:a una semplice coincidenza che la perentoria disposi– zione. relaliva alla illustre vedo,·a di Nino sia st:i!a rin1es5a in circolazione pro– prio nei giorni in cui i le– gittimisti del bel tempo an– tico si riunivano a congres– so. La teoria sarebbe que– sta: che la disposizione dt « orna men tare Sem"iramìde • rappresenti l'ultimo gridù. lanciato sopra l"ostacolo ri– ~aJe. da.Jl"Aquilone (atten– zione: non l'Aiglon. che ~t· gnifira aqullol o) prima di soccombere sot o il tra~lco piombo nemico Ora i li· persliti. riordinate le filt neU-ultima trincea. Yenuli a conoscenza della finale vo– lontà ancora ineseguita del loro capo. avrebbero deci- cl i so di obbedire. e di reliz– zarla Trasmessa loro per le vie segrete di un catalogo t1pograflco. essa rappresen– ta un impegno - come si usava dire - imprescindi– bile, Ja resurrezione di un antico stile di obbedienza che puntualmente conduce diritto alla meta. Tuttavìa, ora la meta é lontana. e l'ordine è un po– co ermetico. I vecchi ma non domi superstiti si con– sultano perplessi. e tentano una interpretazione plausi· bile di questo compito loro assegnalo nel!' arco del tempo, nel rimbalzo di lon– tane imprèse nnnovellate Si risentono d'improvviso giovani e. come tutti i gio– vani. cui uralmente sprov– veduti. Che cosa avrà mai rnluto dire quel diable d'ltomme? La storia non è mai stata il loro forte: glr anziani furono sempre uo– mini di pretta azione. Una delegazione bussa alla por– la del Congresso li con– gres o. didso da convuls~ di\'ergenze è n.ella fase più tumultuosa. I fantasmi del la «grande• destra monar– chica stanno aggredendolo alle spalle. minacci,,no dt deviarlo fuori del solco (l'aratrol che soltanto la fedeltà delle origini (le * B Arl"l' I S 'I'_\ baionette) può difendere arà dunque in que.sto bi– vacco di manipoli che si potrà trovare un lume che ,pieghi l'arcano del mes– saggio riesumato dalla Provvidenza e dalla Tipo– grafia? Ma via via. il tumulto su citato dalle scandalose alleanze si placa. e alta si leva una \·oce acj annun– ciare che • rinlelligenza nuova sogna di nuovo la camicia vecchia•. E' chiaro che, se si deve far ricorso al sapere. questo è l"indi– rizzo esatto. Comincia rin– chiesta per l'interpretazione del • loglio d·ordini etru– rco ... Anzitutto. coi tondi già raccolh per la legione ara– ba (che ailcnde. nei parag– gi della Galleria Colonna, con lo zaino affardellato al piede. di partire per dare l'estrema lezione all'odiato semita e alla perfida Albio– ne) un delegato viene in– viato sul posto. li posto è il Curd1stan • Qui era Ni– nive? ~ chiede l'inviato . ..,Si figuri. sono passati 3 8 2 an– ni, ormai tutto è nei mu– ·ci • L'ori?.zonte è vuoto, ,ta per pio,·ere e i curdi ron sono cosl civili come i 1oro avi assiri. "Ritornere– mo•, dice l'invia o; e ta ritorno alla base. Ricerche d'archivio. inchiesta nei musei. L'inchiesta si sposta lungo il Corso: a Palazzo Dorla. gli anziani sono in– rornc al quadro del Tiaini, the rappresenta per l'ap– punto li giuramento di Sc– rniramidc. E corposa. paludata, ca– rica d·ori. Perchè. dunque. ornamentarla? Le ricerch~ vengono approfondite in di– rezione biografica. Ci sono i fautori deU-interpretaz10- ne Metastasìo (che Semi– ramide sia stata gettala nel 1 ilo) la quale orienterebbe le ricerche - con chJaro riferimento agli eventi at– tuali - verso il problema egiziano; e c·è chi propen– de per l'int~rpretazione rossiniana, di una Semira– mlde uccisa dal figlio: con chiara allusione al tradi– mento del 25 luglio. Qual– cuno Ca osservare però che la versione più attendibile narra di una Semiramide che non è mai morta. ma soltanto scomparsa in (or– ma di colomba Ma l'imma– ginazione viene subito re spinta: i «duri•, nonostan– te l'arteriosclerosi che ca– ratterizza i superstiti, odia– no le colombe. La terza corrente si o– rienta verso una tesi cge capovolgerebbe tutta l'im– postazione del problema. Semiramidc è un simbolo perfettamente adatto (an– ch"cssa conquistò la Libia e !'Etiopia. li reperimento dei precursori non era mai tanto sceso nella notte dei tem pil. ma è veramente lei? Inutile allibire: la ve– rità è che Semiramide non è Semiramide. bensl l'im– ocratrice di llussia (brevP battibecco: per l'abuso dr regalità, l'oratore viene ac– cusato di essere un quinta colonna dei monarchici). Non bisogna infatti dimen– ticare che Caterina di Rus– sia fu detta • la Semirami– de del Nord... Anche qui l'indicazione è chiara: il messaggio indica un luogo ben preciso, l'aspra terra dei Sarmali, l'eterna ocml– ca di Roma. Viene cantato l'inno a Roma (eh.e qualcu– no proporrebbe di vendere all'Immobiliare). Sembrerebbe dunque chia– ro: ornamentare Caterina Il, cioè la Russia. cioè li bol– scevismo In altre parole, rendere gradevole - allq(• gcrendola. illeggiadcndroto l'ideologia collettivista. Infine. U corporativismo. Semiramide ornamentata st, gnifichcrebbe dunque la ve– ra socialità all'italiana. la ,·ersione accettabile di una dottrina pur tanto ostile. La intelligenza nostrana • eh~ rogna di nuovo la cam1crn vecchia .. > avverte tuttayia l"orrida portata di questo sillogismo. e si ribella IJ drcurione s'alza fieramente in piedi. e annuncia le pro– prie dimissioni dal reparto "E' la seconda volta - di– chiara - che una questione filologica mette in crisi la mia coscienza», E racconta come, nel 193... fosse rima– sto perplesso di fronte alla disposizione di un federale, il quale volle rettificare li noto motto • solo Iddio può fermare la nostra volontà. ,:!li uomini e:' le eose mai~. che fu islorlal sulle fac ciate. ai bivii della provin– cia. secondo la dizione •~– giornata: «. gli uomini e le donne mai i,. E rivela come, passando giorni fa per Gualdo Todino. abbia letto sui muri l'antica ma tut ora non cancellata sto– rica frase: "Chi non è pron– to morire. ': così: pronto 1norire. '"Come si (a - dice - a restare nel solco. qnun– do d'improvviso ci si rcndl' conto che lu sem;ire cosi )travemente offeso il lin guaggio? ~- G. B. VICARI
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